Stanotte - Il sogno
di
Faraway
genere
orge
Stanotte ho fatto un sogno, un sogno erotico in cui c’era lei.
Mi sono svegliato, teso, e dopo un attimo di smarrimento ho deciso
inconsapevolmente di continuare il sogno ad occhi chiusi, con la
fantasia, senza l’intermediazione del subconscio.
Così ho fantasticato di cose varie e interessanti, idee lascive e di
poco pudore tra me e lei. Ho immaginato di seni morbidi stretti intorno a
carni dure, di bocche affamate, lingue assetate e mani avide,
avidissime e lussuria, tanta.
Ma tutto era a suo modo regolare, fin quando ad un certo punto, da
chissà quale angolo della mente, dei ricordi o chissà dove, è entrata
nel sogno una casa, un salotto per la precisione, con altre persone
intorno a noi che ci guardavano, ci imitavano, godevano del piacere tra
noi due.
La lussuria è cresciuta, si potrebbe dire che è diventata pura
porcaggine e voglia di affondare nel sesso, di respirarlo fra noi e
intorno a noi. Così ti guardavo aprire la zip dei miei pantaloni e a te
piaceva farti guardare dagli altri mentre il mio sesso si bagnava nelle
tue labbra, ne usciva lucido e brillante come una spada.
Decidevo di provarci anch’io, facendo fare capolino al tuo seno senza
togliere il reggiseno, così giusto per farlo stare un po’ stretto e
scomodo, un passo intermedio verso il piacere di scoprirlo poi tutto e
stringerlo a piene mani. Poi lasciandoti sdraiata su quel divano, in
quel salotto, le ginocchia verso il cielo e l’intimo spostato di lato
per scoprire il tuo tesoro lucido e goloso, il fiore carnivoro. Sotto le
mie mani, sotto i loro occhi, tu chiudevi i tuoi nell’ultima pallida
forma di pudore o forse per non godere troppo della vista e dell’essere
vista?
L’idea è diventata insopportabile, martellante come la pioggia che
cadeva fuori quando due persone si sono unite a noi, non saprei chiamate
da chi, comunque benvenute. Lui e lei.
Io seduto sul divano, tu a cavallo su di me danzavi lenta e ipnotica con
i seni alla portata delle mie labbra. Così lui, in piedi sul divano
accanto a me mostrava tutta la sua eccitazione, gonfia, le vene in
rilievo, il glande liscio che punta in un’amichevole minaccia, un
irrinunciabile invito.
Ti vedo farlo scomparire lentamente, sempre con gli occhi chiusi ed ora
tutto è inesorabile e senza tempo: il tuo movimento regolare su di me,
lento e pieno in sottofondo, la tua bocca piena di lui che cerca di
trasmettergli il tuo piacere. Lo vedo apparire e scomparire, millimetro
dopo millimetro e sento il mio sesso gonfiarsi allo spasimo dentro di
te, e lo senti anche tu.
E poi ti sento fremere, un rivolo di saliva ti sfugge colando giù per il
suo sesso, scivolando sul tuo seno, quando senti dietro di te la
carezza della lingua di lei. Liquida tra i liquidi, disegna i contorni
della nostra unione e li fissa, li alimenta come benzina sul fuoco,
aggiunge la gamma di sensazioni morbide al contatto primordiale tra i
sessi. Vibro anche io sotto la sua lingua che corre da me a te, non
distingue più, è un’onda che travolge tutto senza distinzione e come
onda si insinua e penetra il tuo buchino ormai libero, pulsante e
lucido. Sei piena, scivolosa e completa.
E’ l’apice, non si resiste più. Veniamo tutti, i due del sogno, i quattro dell’immaginazione e io nella realtà del mio letto.
Mi sono svegliato, teso, e dopo un attimo di smarrimento ho deciso
inconsapevolmente di continuare il sogno ad occhi chiusi, con la
fantasia, senza l’intermediazione del subconscio.
Così ho fantasticato di cose varie e interessanti, idee lascive e di
poco pudore tra me e lei. Ho immaginato di seni morbidi stretti intorno a
carni dure, di bocche affamate, lingue assetate e mani avide,
avidissime e lussuria, tanta.
Ma tutto era a suo modo regolare, fin quando ad un certo punto, da
chissà quale angolo della mente, dei ricordi o chissà dove, è entrata
nel sogno una casa, un salotto per la precisione, con altre persone
intorno a noi che ci guardavano, ci imitavano, godevano del piacere tra
noi due.
La lussuria è cresciuta, si potrebbe dire che è diventata pura
porcaggine e voglia di affondare nel sesso, di respirarlo fra noi e
intorno a noi. Così ti guardavo aprire la zip dei miei pantaloni e a te
piaceva farti guardare dagli altri mentre il mio sesso si bagnava nelle
tue labbra, ne usciva lucido e brillante come una spada.
Decidevo di provarci anch’io, facendo fare capolino al tuo seno senza
togliere il reggiseno, così giusto per farlo stare un po’ stretto e
scomodo, un passo intermedio verso il piacere di scoprirlo poi tutto e
stringerlo a piene mani. Poi lasciandoti sdraiata su quel divano, in
quel salotto, le ginocchia verso il cielo e l’intimo spostato di lato
per scoprire il tuo tesoro lucido e goloso, il fiore carnivoro. Sotto le
mie mani, sotto i loro occhi, tu chiudevi i tuoi nell’ultima pallida
forma di pudore o forse per non godere troppo della vista e dell’essere
vista?
L’idea è diventata insopportabile, martellante come la pioggia che
cadeva fuori quando due persone si sono unite a noi, non saprei chiamate
da chi, comunque benvenute. Lui e lei.
Io seduto sul divano, tu a cavallo su di me danzavi lenta e ipnotica con
i seni alla portata delle mie labbra. Così lui, in piedi sul divano
accanto a me mostrava tutta la sua eccitazione, gonfia, le vene in
rilievo, il glande liscio che punta in un’amichevole minaccia, un
irrinunciabile invito.
Ti vedo farlo scomparire lentamente, sempre con gli occhi chiusi ed ora
tutto è inesorabile e senza tempo: il tuo movimento regolare su di me,
lento e pieno in sottofondo, la tua bocca piena di lui che cerca di
trasmettergli il tuo piacere. Lo vedo apparire e scomparire, millimetro
dopo millimetro e sento il mio sesso gonfiarsi allo spasimo dentro di
te, e lo senti anche tu.
E poi ti sento fremere, un rivolo di saliva ti sfugge colando giù per il
suo sesso, scivolando sul tuo seno, quando senti dietro di te la
carezza della lingua di lei. Liquida tra i liquidi, disegna i contorni
della nostra unione e li fissa, li alimenta come benzina sul fuoco,
aggiunge la gamma di sensazioni morbide al contatto primordiale tra i
sessi. Vibro anche io sotto la sua lingua che corre da me a te, non
distingue più, è un’onda che travolge tutto senza distinzione e come
onda si insinua e penetra il tuo buchino ormai libero, pulsante e
lucido. Sei piena, scivolosa e completa.
E’ l’apice, non si resiste più. Veniamo tutti, i due del sogno, i quattro dell’immaginazione e io nella realtà del mio letto.
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