Il capitano
di
Anonima
genere
sadomaso
Il Capitano era uno strano tipo che non avrebbe potuto godere di noi fino a quando non ci avesse ammanettato, mani e piedi, per fare a suo piacimento senza che noi potessimo minimamente opporci e ribellarci.
Non aveva che un vago interesse per la penetrazione che eseguiva solo quando una sua vittima si metteva carponi nella più bestiale delle posizioni, e solo quando lui poteva profanare quell'altare d'amore comune ai due sessi.
Come prima cosa, ci fece spogliare completamente, intanto sbeffeggiava la nostra nudità nel più sconcio dei modi.
Poi ci fece mettere carponi, come due cagne, e ammanettò la mia mano destra alla sinistra di Carla, il mio piede destro al suo sinistro. La vista dei nostri culi nudi per aria lo eccitò oltre misura, il capitano aveva un gran bell'albero maestro...
Afferrò, prima del cazzo, lo scudiscio e ci colpì ripetutamente. Ben presto mollò la frusta, si calò del tutto le braghe e penetrò da dietro me, poi Carla, con quel suo cazzo simile ad un ariete. Fu doloroso ma fortunatamente non durò a lungo.
Sia le frustate che la vista dei nostri culi nudi l'aveva condotto così vicino allo spasmo che non potè penetrarci a lungo. Emettendo copioso il suo seme si abbattè sulla schiena di Carla.
Si tirò in piedi annaspando e quindi fece rialzare anche noi. Ci condusse al centro della stanza e ci ordinò di allargare per bene le gambe, più che potessimo. Si distese supino tra le mie gambe, mi ordinò di annaffiarlo della mia naturale pioggerella, il cui scroscio attese a bocca aperta.
Gli pisciai addosso, mentre schioccava le labbra, felice, come gustando il più fine dei vini. Strisciando sulla schiena, andò a porsi sotto Carla che emise un torrente.
"Bevi porco!" gridò lei. "Oh sì! Insultami !" l'implorò lui eccitandosi.
Il capitano gemeva per la soddisfazione, leccandosi le labbra e manipolando il proprio membro, finché di nuovo emise un getto appiccicoso di seme giallastro che andò a mischiarsi con il nostro piscio.
Il capitano era soddisfatto...
Non aveva che un vago interesse per la penetrazione che eseguiva solo quando una sua vittima si metteva carponi nella più bestiale delle posizioni, e solo quando lui poteva profanare quell'altare d'amore comune ai due sessi.
Come prima cosa, ci fece spogliare completamente, intanto sbeffeggiava la nostra nudità nel più sconcio dei modi.
Poi ci fece mettere carponi, come due cagne, e ammanettò la mia mano destra alla sinistra di Carla, il mio piede destro al suo sinistro. La vista dei nostri culi nudi per aria lo eccitò oltre misura, il capitano aveva un gran bell'albero maestro...
Afferrò, prima del cazzo, lo scudiscio e ci colpì ripetutamente. Ben presto mollò la frusta, si calò del tutto le braghe e penetrò da dietro me, poi Carla, con quel suo cazzo simile ad un ariete. Fu doloroso ma fortunatamente non durò a lungo.
Sia le frustate che la vista dei nostri culi nudi l'aveva condotto così vicino allo spasmo che non potè penetrarci a lungo. Emettendo copioso il suo seme si abbattè sulla schiena di Carla.
Si tirò in piedi annaspando e quindi fece rialzare anche noi. Ci condusse al centro della stanza e ci ordinò di allargare per bene le gambe, più che potessimo. Si distese supino tra le mie gambe, mi ordinò di annaffiarlo della mia naturale pioggerella, il cui scroscio attese a bocca aperta.
Gli pisciai addosso, mentre schioccava le labbra, felice, come gustando il più fine dei vini. Strisciando sulla schiena, andò a porsi sotto Carla che emise un torrente.
"Bevi porco!" gridò lei. "Oh sì! Insultami !" l'implorò lui eccitandosi.
Il capitano gemeva per la soddisfazione, leccandosi le labbra e manipolando il proprio membro, finché di nuovo emise un getto appiccicoso di seme giallastro che andò a mischiarsi con il nostro piscio.
Il capitano era soddisfatto...
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