Una moglie timida

di
genere
trio

Siamo una coppia felicemente sposata, mio marito sulla cinquantina ed io una decina di anni più giovane. Per riservatezza qui ci chiameremo Barbara ed Alberto.
La nostra vita sessuale è sempre stata appagante e sono sempre stata ampiamente soddisfatta dall’ars amatoria del mio lui, abile ed infaticabile linguista. Se devo proprio dire con gli anni il “fuoco” che ci unisce si è sempre più attizzato, nonostante la nascita dei figli, anche se il tempo per l’intimità ovviamente è diminuito.
Per chiarezza di esposizione, e perché possiate comprendere meglio anche i risvolti psicologici di quanto ci è capitato, devo ammettere di essere una persona riservata ed introversa che si è sempre vergognata di esternare le proprie emozioni e pulsioni, anche con Alberto.
Alberto, salvo nei primi tempi della conoscenza quando ancora stava “pesando” la situazione, si è, quindi quasi da subito, dimostrato più estroverso e fantasioso, seppure anche lui esternamente appaia rigido e tutto d’un pezzo.
Fisicamente non siamo degli dei, anche se possiamo con un certo orgoglio ritenerci persone piacevoli: io sono alta un metro e settanta di corporatura esile (una prima di seno) ma devo dire con un bel culo (mio marito dice che con gli anni è addirittura migliorato aumentando nelle parti giuste); Alberto è qualche centimetro più alto di me, di corporatura normale con un filo di pancetta, quella che sinceramente non disturba affatto.
Nell’ultimo anno ho potuto riscontrare in Alberto l’intenzione di rendere la nostra intimità un pochino più piccante ed ha iniziato a regalarmi completini intimi molto sexy. Dapprima baby-dolls trasparenti con mutandine in pizzo, in seguito due pezzi sempre più “esili” ed ultimamente tanga e calze aperte sul cavallo, i così detti crotchless.
Data la mia indole, inizialmente, la cosa mi imbarazzava ma intimamente mi eccitava moltissimo: adoravo mostrarmi a mio marito e mi sarebbe piaciuto poter dimostrargli ancora di più la mia nascosta vocazione.
Mio marito, come detto, ama il cunnilingus e non mi dispiaceva affatto che leccasse la mia vagina, dedicandole moltissimo tempo e facendomi raggiungere plurimi orgasmi.
Con l’utilizzo della nuova lingerie, poi, Alberto aveva iniziato ad utilizzare sempre di più anche le dita della mano nel mentre mi leccava, infilando dapprima uno, poi due, tre fino ad inserire nella mia figa tutte e quattro le dita contemporaneamente. Va detto che in un primo momento la cosa mi disturbava non poco in quanto sentivo del dolore, ma col tempo e la pazienza Alberto riusciva nel suo intento definitivo, o almeno così credevo.
Un giorno, dopo avermi già fatto raggiungere un forte orgasmo con la lingua, e nel mentre mi stava scopando alla missionaria mi sussurrò all’orecchio “ti piacerebbe prenderne due contemporaneamente, vero?”
Sentii una scarica adrenalinica pazzesca e senza nulla proferire iniziai a slinguazzare, questo è il termine esatto, la sua lingua e bocca con una foga che non riuscivo a contenere, la mia figa burrosa, già larga dalla precedente ispezione delle quattro dita, si allargava ulteriormente accogliendo abbondantemente il cazzo di Alberto che nello stesso istante si induriva ancora di più.
Non riuscivo a rispondere, ero in estasi, quella domanda mi aveva presa in contropiede.
Alberto continuava a pompare imperterrito, ma nel contempo mi chiedeva una risposta verbale: aveva ben intuito come il mio fisico avesse già risposto, ma pretendeva la conferma dalla mia diretta voce. All’ennesima richiesta riuscii a dire solo “two is meglio che one” come la nota pubblicità …. E arrivò l’abbondante e caldo liquido maschile sulla mia pancia.
Nessuno dei due disse più nulla …. Fino al successivo incontro intimo.

Di li a qualche giorno, con il messaggio in codice che solo noi comprendiamo, mio marito mi lanciò il segnale che desiderava fare all’amore (o meglio del buon sesso, come lui dice).
Messi a letto i figli, e dopo una doccia rinfrescante, mi diressi in camera.
Sopra il letto trovai l’ennesimo regalino, delle calze autoreggenti molto sexy ed un mini tanga.
Mi vestii, se così si può dire: il tanga non copriva completamente la mia figa, che con le manipolazioni di Alberto si era nell’ultimo periodo allargata.
Si, Alberto amava dilatarmi la figa infilandomi le dita ed ogni volta provava ad infilarci qualcosa sempre di più largo: non gliel’ho mai ammesso ma la cosa mi eccitava non solo fisicamente ma ancor di più mentalmente: si, mi piace il pensiero di poter accogliere ogni tipo di cazzo, anche quello più grosso.
Una volta pronta mio marito mi adagiò sul letto ed iniziò, dopo qualche bacio appassionato, a scendere giù e a leccare avidamente la mia vagina già abbondantemente bagnata al solo pensiero di quanto era successo la volta prima.
Alberto capì la mia eccitazione e con la solita abilità e pazienza riuscì, questa volta, non solo ad inserire le quattro dita della mano ma tutto il suo palmo. Non ha grosse dita ma il palmo è bello largo, questo si, e lo sentivo bene.
Nel leccarmi e manipolarmi la figa, ogni tanto mio marito alzava la testa per dirmi che amava la figa larga, che amava inserire il suo cazzo su un orifizio molto largo in modo che ci si potesse, come dice lui, ballare dentro: la cosa, ancor oggi, mi lusinga ed eccita, e non poco.
Arrivato l’ennesimo orgasmo clitorideo, chiesi ad Alberto di penetrarmi sperando anche in sue allusive parole. La figa era bagnatissima, larga e burrosa ed il cazzo di mio marito entrava senza alcun minimo impedimento … ci ballava bene dentro tanto che Alberto riuscì ad infilarci assieme anche tre delle sue dita…. Non vi posso descrivere la sensazione di pienezza e quella di “troiaggine”, se così si può dire, che mi passava per la testa, ma credo che ogni donna lo possa ben comprendere.
Nel mentre assaporavo quella sensazione appena descritta, sentii Alberto che, sopra e dentro di me, si avvicinava con la bocca all’orecchio e mi sussurrò con voce ferma: “ho voglia di vederti fare un bel pompino ad un altro cazzo” ed aggiunse “mentre io ti penetro o ti lecco la figa” ….
Non so cosa mi sia capitato in quel momento, la psiche del resto è imperscrutabile, ed infatti tra quanto andavo a riferire e quanto nella realtà sentivo vi fu un cortocircuito. Riferii a mio marito di lasciar stare quel discorso che io volevo solo lui, ma nel momento stesso in cui riferii quella frase nella realtà la mia mente seguiva l’indirizzo prospettato da Alberto e pensai ad un bel cazzo forestiero in bocca da leccare avidamente.
Dovete sapere che Alberto in realtà mi conosce meglio di me stessa, nonostante quindi quel mio atteggiamento non si lasciò “raffreddare” (so bene che in certi momenti basta poco) e con la sua proverbiale nonchalance mi rispose “questa è la mia di fantasia, quindi puoi dire quello che vuoi che tanto non me la cambi”.
Compreso l’involontario errore di comunicazione mi dimostrai molto disponibile al rapporto allargando bene le gambe e la figa, in modo che Alberto potesse sentire l’effetto burroso e ballarci dentro ancor di più. Il diavoletto comprese bene ancora una volta e con voce suadente disse: “so bene che piace anche a te avere la figa larga, molto larga”. Altra inaspettata scarica adrenalinica ed ormonale che mi fece avere un orgasmo incredibile. Mio marito a stento riuscì a togliere per tempo il cazzo dalla mia cavernosa vulva e mi sborrò addosso raggiungendo la mia faccia.
La mia timidezza non mi permise di dire quanto fossi soddisfatta e quanto mi sentivo una troia, si una vera troia cioè una di quelle donne, anzi femmine che amano il sesso e farsi scopare in ogni modalità.

I giorni a venire la mia mente era persa nel pensare alla fantasia di mio marito, fantasia che in realtà era la nostra fantasia. Nonostante la mia mente fosse rivolta a volerla soddisfare e si impegnava a pensare a cosa poter dire ad Alberto alla prossima scopata, nella realtà ero bloccata.
Dovevo assolutamente evitare di seguire tale involuzione, dire una cosa e pensare il contrario.
Mi feci coraggio e durante il rapporto sessuale successivo, senza che mio marito se lo potesse aspettare, nel mentre mi stava penetrando in posizione del missionario, presi il suo avambraccio iniziai a leccarlo con voluttà e senza esitazione alcuna gli dissi: “vedi, questo potrebbe essere il cazzo di Stefano”. (Stefano è il mio capo ufficio).
Alberto non riuscì a trattenersi e senza preavviso alcuno mi venne in figa abbondantemente.
Nel sentire il caldo liquido che schizzava contro la parete uterina ebbi io stessa un orgasmo molto forte e a dire la verità prolungato.
Ancora una volta fui bipolare: ero orgogliosa di aver aperto la mia mente e riferito quello che era un mio sogno erotico (chi non immagina di farsi scopare dal capo, o fargli una gustosa pompa?) e l’imbarazzo di essere stata tanto troia.
Alberto, devo dire, gradì molto e la cosa non potè certo nasconderla: l’eiaculazione direttamente in figa con le ovvie conseguenze ne era la prova provata.

Da quella volta, superato quindi l’imbarazzo iniziale, in ogni incontro sessuale la nostra fantasia ritornava e io fantasticavo ad alta voce su chi mi sarebbe piaciuto spompinare davanti ad Alberto e lui raccontava cosa gli sarebbe piaciuto vedere. La cosa però finiva lì, nella fantasia.

Dopo questa doverosa, anche se lunga, premessa vorrei farvi partecipi di quanto ci è capitato: in realtà nulla è capitato per caso.

Sono impiegata di una multinazionale e da qualche mese sono entrata a far parte del sindacato di base. Sono l’unica donna con questo ruolo nel mio stabilimento.
Anche in questa struttura ovviamente c’è una gerarchia ed un capo sindacale (Giorgio).
Il mio superiore è un uomo qualche anno più giovane di me, scapolo e dedito solo al lavoro.
Non è particolarmente avvenente né bello, anzi ha un naso alquanto pronunciato.
In più occasioni durante le riunioni sindacali ho potuto notare che mi scruta, in particolare quando mi sposto nella stanza e lo precedo: mi guarda in particolare il culo con un certo malcelato interesse.
La cosa, devo ammettere, mi fa piacere tanto che in queste occasioni ho iniziato a curare con più attenzione il mio vestiario. Porto pantaloni molto aderenti a vita bassa in modo da valorizzare il mio lato più bello, il B. (quando mi chino si vede tutto), oppure indosso qualche vestito con gonna al di sopra del ginocchio, e in tal caso indosso le calze e la lingerie regalatami da mio marito. Direte voi che, in questo aspetto, emerge il mio lato da troia, ed in effetti avete ragione.
Mi immagino infatti di come potrebbe reagire Alberto se sapesse quello che faccio per provocare il capo, e la cosa mi eccita infinitamente.

Venerdì scorso, durante un incontro vis a vis tra me e Giorgio, mentre ero intenta a raccogliere un documento che era caduto sul pavimento, Giorgio da dietro, con una inaspettata disinvoltura, mi ha infilato la mano sotto la gonna tentando di accarezzarmi la figa. Con sua sorpresa ha riscontrato che sotto portavo la lingerie aperta e pertanto le sue dita si sono trovate immediatamente a contatto con la mia calda vulva. Mi sono eccitata a mille, ma per il rispetto che nutro per mio marito ed anche per non apparire troppo facile agli occhi del capo (valutazione inutile mi rendo conto), mi sono immediatamente scostata togliendomi dalle grinfie del quel maschio.
Non sono passati più di due secondi che la mia mente è andata alla fantasia di Alberto (e alla mia ovviamente) e con altrettanta disinvoltura prima dimostrata dal capo, gli ho detto: “caro Giorgio potrai anche assecondare le tue voglie, ma devo avere il permesso di mio marito, quindi aspetta qui”, lasciandolo allibito in ufficio. Senza pensarci due volte ho mandato un messaggio ad Alberto dicendogli “vorresti vedere qualcosa di eccitante che mi riguarda? All’ora appartati in privato ed attendi la mia videochiamata: se hai qualcosa in contrario dillo subito che dopo non potrò risponderti e sarebbe troppo tardi”.
La risposta del diavoletto fu immediata ed affermativa, anche se non sapeva di cosa si trattasse.
Mi sono quindi recata nuovamente in ufficio dal capo e ho chiuso la porta a chiave.
Ho detto a Giorgio di non dire nulla e di non proferire parola di li in poi.
Ho aperto la videochiamata con Alberto, appoggiando il cellulare sulla scrivania in modo che l’inquadratura fosse indirizzata all’altezza del cavallo dei pantaloni di Giorgio ed in modo che non si potesse riconoscere il soggetto ripreso, o meglio fosse ripreso l’unico soggetto importante.
Avuto conferma che la videochiamata era attiva mi sono avvicinata alla telecamera del cellulare sollevando la gonna e facendo vedere ad Alberto la sua lingerie che metteva in risalto la mia figa che risultava già abbondantemente bagnata.
Fatto questo mi sono diretta verso Giorgio e mi sono messa con la faccia all’altezza del suo pacco che nel frattempo era gonfio al massimo, o almeno così credevo.
Accertato che tutto fosse ripreso correttamente, ho slacciato i pantaloni del capo ed abbassato i boxer. Con una certa sorpresa davanti a me si è presentato un cazzo con la C maiuscola, che sebbene non fosse ancora del tutto in erezione era già piuttosto voluminoso.
E di li partì l’embolo ormonale: ho iniziato a segare piano quel maestoso cazzo e a leccarlo lentamente sul glande. Il membro era del tipo a fungo, con una cappella molto voluminosa, come piace a me, e l’asta comunque bella larga. In lunghezza invece non era particolarmente dotato.
Riuscivo con la coda dell’occhio vedere lo schermo del cellulare e il volto di Alberto chiaramente eccitato: la cosa mi ha dato il là e la sicurezza di continuare nel mio lavoro orale.
Ho continuato con una certa maestria, ben conosciuta da mio marito, a leccare quel palo di carne che ad ogni colpo di lingua si traeva ed irrigidiva. La grossa cappella con difficoltà entrava nella mia bocca che, vogliosa, comunque lo accoglieva ed aspirava delicatamente tanto che, dopo poche e ripetute riprese, ho potuto assaporare la pre eiaculazione di Giorgio. Era buona, davvero.
Mentre ciucciavo con avidità pensavo ad Alberto, a quanto sarebbe stato orgoglioso della sua moglie troitta, e nel contempo immaginavo a come sarebbe stato prendere in figa quel tronco di carne. Il tempo sembrava non passare tanto mi piaceva leccare quel cazzo, quando con una repentina contrazione del pene, ho capito che il capo stava per eruttare tutto il suo seme.
Nella mia mente non sapevo cosa Alberto avrebbe gradito, se accogliere lo sperma in bocca (cosa che facevo di rado con lui) o farlo schizzare fuori, magari in un fazzoletto di carta.
Il dubbio, stranamente, non mi ha creato problemi di sorta, anzi l’eccitazione mi ha portato a leccare avidamente il bel membro con l’intenzione certa di voler assaporare la sborra di Giorgio.
Dopo qualche altro colpo di lingua e l’introduzione del cazzo nella mia bozza fino alla sua base, il capo mi ha sborrato abbondantemente in bocca. Io senza alcun tentennamento, raccolta con la lingua ogni singola goccia del nettare maschile fuoriuscita dalle labbra, ho ingoiato il tutto dopo averlo per qualche secondo assaporato con gusto. In quel frangente la mia mente era rivolta a mio marito, quindi ho preso il cellulare e avvicinatolo alla faccia ho mostrato tutta quella articolata operazione ad Alberto.
Mio marito aveva uno sguardo indecifrabile e per i primi 5 secondi non mi ha detto nulla per poi proferire queste parole che ulteriormente mi arraparono: “non so chi sia il fortunato, ma considerata la tua espressione ed il suo cazzo sarà sempre il benvenuto nel nostro letto: chissà cosa proverai quando scoperà la tua bella e larga figa. Sappi che ti amo”.
Amo e sono orgogliosa di mio marito che ha saputo rendermi libera, anche sessualmente. Mi sento donna, femmina e sono la troia del mio uomo e questo mi innorgogliosisce.


scritto il
2020-11-14
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