Un pomeriggio di Maggio - Capitolo 1 - Solo per Noia
di
Perplessita
genere
masturbazione
Gia era una ragazza di 18 anni appena compiuti.
Come molte ragazze di 18 anni si annoiava facilmente, ma al contrario di quasi tutte le altre ragazze aveva bisogno di stimoli forti per allontanare quella noia.
Era un pomeriggio di Maggio quando si ritrovò su un sito proprio come questo a sfogliare svogliatamente i racconti che si ripetevano tutti simili. Cercava qualcosa di particolare, di nuovo, ma nulla sembrava accontentare la sua curiosità.
Con la mente stava già correndo passando al giorno successivo, a quello che avrebbe fatto a scuola in uno degli ultimi giorni dell'anno, come se ciò le permettesse di skippare la noia di quel pomeriggio, quando un racconto raccolse la sua attenzione.
Non è davvero rilevante di cosa parlasse, come si chiamassero i protagonisti o il contesto. Sono dettagli che ormai non hanno rilevanza anche se Gia li ricorda ancora dettagliatamente.
Ciò che la colpì furono le sevizie sessuali a cui la protagonista fu sottoposta.
Dettagliati, volgari, estreme, ma non cruente o inutilmente violente... Sembrava tutto molto ponderato e preciso. Capì che era il racconto giusto quando sentì un lieve fremito nelle sue piccole labbra e una lieve umidità negli slip.
Indossava una maglietta larga, estiva già. La alzò in modo che la mano sinistra potesse correre fino al suo piccolissimo e acerbo seno, una lieve sporgenza nel torace sormontata da un dolcissimo capezzolo. Mentre con la destra scorreva il mouse sul racconto e gli occhi divoravano parola dopo parola, la sinistra iniziò a giocare col capezzolo, prima dolcemente corteggiandone la punta con l'indice, poi con maggiore decisione, prendendolo tra le dita e torturandolo.
La ragazza veniva sottomessa prima con le parole e poi con i fatti. Il suo aguzzino, nel racconto, sembrava assolutamente in grado di farle fare ciò che lui desiderava senza che lei fosse in grado di opporsi e a Gia, questa cosa, la eccitava. Immaginava di sottomettere qualcuno con la medesima abilità, di torturarne le sinapsi prima del corpo. Furtivamente si infilò l'indice tra le labbra carnose e lo succhiò, per poi farlo tornare sul capezzolo ormai turgido e sensibile.
Più l'aguzzino del racconto indugiava sadicamente sulla protagonista, più l'eccitazione di Gia saliva.
In pochi minuti la sua mano sinistra iniziò a scendere dal seno. Si ritrovò a sfiorare la cicatrice che sfregiava il suo ventre piatto e poi a scendere ancora più giù, infilandosi nello short e sotto gli slip, alla ricerca del clitoride.
Quando l'indice lo toccò, sentì distintamente le labbra schiudersi per concedere l'uscita ad alcune prime timide gocce d'umore. Iniziò a toccarsi con intensità crescente, senza tregua, via via che le sevizie del racconto diventavano più oscene e crudeli. Immaginava di avere a disposizione uno schiavetto da sottomettere allo stesso modo e l'idea la riempiva di brividi lungo la schiena, di scariche di piacere che diventavano umori tra le sue giovani cosce.
Il piacere cresceva e cresceva e la sua mano martoriava il suo clitoride sempre con maggiore intensità finché, non seppe bene come, non arrivò ad immaginarsi al posto della ragazza seviziata. Quando il piacere divenne incontrollabile non era più lei a dirigere il gioco, era la schiava in balia dei pruriti del suo padrone.
Istintivamente si strinse con forza il clitoride tra indice e pollice imitando ciò che stava accadendo nel racconto mentre lo leggeva. Il dolore le fece mordere il labbro, ma non cedette, se lo strinse senza pietà per se stessa, per rispettare il desiderio del padrone del racconto, eppure ciò non ridusse il suo piacere, anzi, lo accentuò ancora di più.
Fu costretta a mettersi la mano destra sulla bocca per attutire i gemiti di piacere che ormai, incontrollati, stavano iniziando a nascere sulle sue labbra. E poi, finalmente, un orgasmo liberatorio. Tremiti lungo le cosce, le braccia, la schiena... Un piacere coinvolgente e sconvolgente.
Aveva il fiatone quando finalmente fu terminato... e una macchia bagnata che aveva superato anche gli slip e aveva toccato gli short.
Alla fine del racconto c'era una scritta che invitava a contattare l'autore per commenti, dubbi, curiosità o suggerimenti. C'era l'indirizzo email di chi lo aveva scritto, che si nascondeva dietro uno strano pseudonimo:
dubbieperplessita@gmail.com
Gia decise di scrivergli, anche solo per dirgli che quel racconto le aveva regalato un bellissimo orgasmo. Non immaginava a cosa l'avrebbe portata quella scelta.
Come molte ragazze di 18 anni si annoiava facilmente, ma al contrario di quasi tutte le altre ragazze aveva bisogno di stimoli forti per allontanare quella noia.
Era un pomeriggio di Maggio quando si ritrovò su un sito proprio come questo a sfogliare svogliatamente i racconti che si ripetevano tutti simili. Cercava qualcosa di particolare, di nuovo, ma nulla sembrava accontentare la sua curiosità.
Con la mente stava già correndo passando al giorno successivo, a quello che avrebbe fatto a scuola in uno degli ultimi giorni dell'anno, come se ciò le permettesse di skippare la noia di quel pomeriggio, quando un racconto raccolse la sua attenzione.
Non è davvero rilevante di cosa parlasse, come si chiamassero i protagonisti o il contesto. Sono dettagli che ormai non hanno rilevanza anche se Gia li ricorda ancora dettagliatamente.
Ciò che la colpì furono le sevizie sessuali a cui la protagonista fu sottoposta.
Dettagliati, volgari, estreme, ma non cruente o inutilmente violente... Sembrava tutto molto ponderato e preciso. Capì che era il racconto giusto quando sentì un lieve fremito nelle sue piccole labbra e una lieve umidità negli slip.
Indossava una maglietta larga, estiva già. La alzò in modo che la mano sinistra potesse correre fino al suo piccolissimo e acerbo seno, una lieve sporgenza nel torace sormontata da un dolcissimo capezzolo. Mentre con la destra scorreva il mouse sul racconto e gli occhi divoravano parola dopo parola, la sinistra iniziò a giocare col capezzolo, prima dolcemente corteggiandone la punta con l'indice, poi con maggiore decisione, prendendolo tra le dita e torturandolo.
La ragazza veniva sottomessa prima con le parole e poi con i fatti. Il suo aguzzino, nel racconto, sembrava assolutamente in grado di farle fare ciò che lui desiderava senza che lei fosse in grado di opporsi e a Gia, questa cosa, la eccitava. Immaginava di sottomettere qualcuno con la medesima abilità, di torturarne le sinapsi prima del corpo. Furtivamente si infilò l'indice tra le labbra carnose e lo succhiò, per poi farlo tornare sul capezzolo ormai turgido e sensibile.
Più l'aguzzino del racconto indugiava sadicamente sulla protagonista, più l'eccitazione di Gia saliva.
In pochi minuti la sua mano sinistra iniziò a scendere dal seno. Si ritrovò a sfiorare la cicatrice che sfregiava il suo ventre piatto e poi a scendere ancora più giù, infilandosi nello short e sotto gli slip, alla ricerca del clitoride.
Quando l'indice lo toccò, sentì distintamente le labbra schiudersi per concedere l'uscita ad alcune prime timide gocce d'umore. Iniziò a toccarsi con intensità crescente, senza tregua, via via che le sevizie del racconto diventavano più oscene e crudeli. Immaginava di avere a disposizione uno schiavetto da sottomettere allo stesso modo e l'idea la riempiva di brividi lungo la schiena, di scariche di piacere che diventavano umori tra le sue giovani cosce.
Il piacere cresceva e cresceva e la sua mano martoriava il suo clitoride sempre con maggiore intensità finché, non seppe bene come, non arrivò ad immaginarsi al posto della ragazza seviziata. Quando il piacere divenne incontrollabile non era più lei a dirigere il gioco, era la schiava in balia dei pruriti del suo padrone.
Istintivamente si strinse con forza il clitoride tra indice e pollice imitando ciò che stava accadendo nel racconto mentre lo leggeva. Il dolore le fece mordere il labbro, ma non cedette, se lo strinse senza pietà per se stessa, per rispettare il desiderio del padrone del racconto, eppure ciò non ridusse il suo piacere, anzi, lo accentuò ancora di più.
Fu costretta a mettersi la mano destra sulla bocca per attutire i gemiti di piacere che ormai, incontrollati, stavano iniziando a nascere sulle sue labbra. E poi, finalmente, un orgasmo liberatorio. Tremiti lungo le cosce, le braccia, la schiena... Un piacere coinvolgente e sconvolgente.
Aveva il fiatone quando finalmente fu terminato... e una macchia bagnata che aveva superato anche gli slip e aveva toccato gli short.
Alla fine del racconto c'era una scritta che invitava a contattare l'autore per commenti, dubbi, curiosità o suggerimenti. C'era l'indirizzo email di chi lo aveva scritto, che si nascondeva dietro uno strano pseudonimo:
dubbieperplessita@gmail.com
Gia decise di scrivergli, anche solo per dirgli che quel racconto le aveva regalato un bellissimo orgasmo. Non immaginava a cosa l'avrebbe portata quella scelta.
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