Fantasia di fine anno
di
Dolceerotica
genere
etero
Recentemente ho aperto un blog in cui racconto di me stessa, di cosa penso e delle mie fantasie... ho pensato che questo racconto erotico sarebbe stato bene anche qui :) Se vi piace e volete commentare potete farlo sul mio blog (http://dolceerotica.wordpress.com) o alla mia email dolceeroticablog@libero.it.
Nota: NON SONO ALLA RICERCA DI INCONTRI. Grazie.
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Ogni minuto che passa i lunghi preparativi a questa festa di fine 2011 mi sembrano sempre più una farsa inutile. La ceretta brasiliana e le unghie perfette dall’estetista, l’acconciatura e le meches dalla parrucchiera, le scarpe da 150€ con tacco altissimo, il vestitino nuovo pieno di glitter… spese inutili, tempo sprecato. Cosa pensavo di fare? Gli amici si sono presentati perlopiù in coppia, qualche single ha provato a flirtare un po’ ma… non sono così disperata. Le chiacchiere acide della amiche single come me mi hanno stancato dopo due ore, ormai la mezzanotte è passata da un pezzo e non sono neppure riuscita ad ubriacarmi abbastanza da annullare tutti questi pensieri che mi affollano la testa. Merda. Sono le tre, la festa è entrata nella fase di stanca. Le coppie più calde sono già andate via e ora stanno probabilmente scopando per inaugurare nella maniera migliore l’anno nuovo, chi è rimasto sbadiglia, sragiona in preda ai fumi dell’alcool, cerca di coinvolgerci in balli stupidi o giochini di gruppo… la maggior parte semplicemente si annoia, ma pensa che ancora sia troppo presto per andarsene a casa. E’ il primo dell’anno e tornare a casa prima dell’alba è da sfigati!!! Bah, stronzate…
- Io sono un po’ stanca… ho mal di testa. – Dico a Katia, l’amica che mi ha accompagnata con la sua auto e che sembra presissima da una partita a carte con in palio una manciata di spiccioli.
- Finiamo le partite ormai… va bene?
- No non ti preoccupare, tu resta, io sento se trovo un passaggio da qualcuno…
Mi scoccia farla venire via per me, lei sembra una delle poche che ancora si diverte. Non ho neppure voglia di infastidire gente che conosco appena per chiederle se stanno per andare a casa… potrei provare a chiamare un taxi. Chissà se risponde qualcuno a quest’ora del 1 gennaio.
Mi apparto in un angolo silenzioso. Due squilli e… miracolo! Il taxi c’è, e non solo, sarà qui tra cinque minuti. Saluto in fretta il padrone di casa, le amiche, tanti auguri a tutti e scendo le scale.
Non è una serata freddissima, ma sotto il cappotto indosso veramente poco che possa ripararmi dal freddo. Sembra iniziare anche a piovere… merda, non ho neppure l’ombrello! Il taxi per fortuna non mi fa attendere molto. Barcollo sui tacchi per raggiungerlo… forse sono più brilla di quanto pensassi.
- Dove andiamo? – mi chiede il tassista. E’ un bell’uomo, dimostra meno di quarant’anni. Mi sorride con espressione stanca mentre mi accomodo nel sedile posteriore. Gli dico l’indirizzo e parte, dieci minuti e saremo arrivati, visto che in strada non c’è nessuno.
- Come mai di ritorno a casa così presto, e tutta sola? Hai lasciato il fidanzato a vomitare in qualche angolo e ti sei incazzata? – A quanto pare il tassista ha voglia di chiacchierare. Ha un accento romano piuttosto marcato, mi fa ridere solo sentirlo.
- No, sono single… mi ero solo stancata della festa e avevo voglia di tornare a casa. Ho provato a chiamare un taxi senza troppe speranze, ma a quanto pare lavorate anche la notte del primo dell’anno.
- Già… qualcuno di turno deve esserci sempre. Purtroppo quest’anno è toccata a me.
- Allora non sono la sola ad aver passato una serata di merda.
- Beh, a mezzanotte ho brindato con alcuni colleghi. Solo mezzo bicchiere però, che se mi beccano a guidare il taxi dopo aver bevuto anche pochissimo è finita.
- Niente festa con moglie e figli, quindi?
- Divorziato! – Mi fa vedere l’anulare libero con tono estremamente soddisfatto. – E per fortuna niente figli!
- Addirittura per fortuna? I bambini sono carini…
- Quelli degli altri sicuramente. Poi se avessi avuto un bimbo e fosse venuto fuori a quella strega della mia ex moglie… no grazia, meglio da solo! – Rido e mi slaccio il cappotto. In macchina fa molto caldo. – Già così faccio fatica a pagarle gli alimenti. E tu, non vuoi figli.
- Tra quindici anni, forse. Con la persona giusta.
- Brava, fai bene a divertirti finchè puoi. Io l’ho capito un po’ troppo tardi purtroppo. Sto sparando le ultime cartucce.
- Esagerato, avrai 35 anni!
- 38 a dire il vero! Ma inizio a trovare qualche capello bianco la mattina allo specchio… è un brutto segno, sai! Voi almeno potete tingervi! Scommetto che non ti ricordi neppure qual è il tuo colore naturale.
- No! – Rido. – Non sono così esagerata! Non sono tra quelle che si tingono di colori strani… al massimo qualche volta biondo platino. Comunque sono castana chiara!
Continuiamo a chiacchierare in maniera simpatica per qualche minuto. Non c’è traffico, ma la pioggia è aumentata, quindi non andiamo velocissimi. E’ un viaggio piacevole, forse non dovrei concedere tanta confidenza a uno sconosciuto, ma l’alcool e la noia hanno allentato le mie difese. Mi accorgo che il vestito è salito fin quasi al sedere, lasciando bene in vista le autoreggenti. Ora capisco tutti quegli sguardi dallo specchietto… Mi copro quanto posso, arrossendo vistosamente.
- Ehi, non c’è bisogno che ti copri, non sono un guardone! Eppoi ormai me l’hai detto il tuo colore naturale. – Mi fa l’occhiolino e arrossisco ancora di più.
- Sbirciando tra le mie gambe non l’avresti scoperto di certo. Primo: non sono di quelle che vanno in giro senza mutande. Secondo: sono stata dall’estetista ieri, quindi niente peli!
- Mannaggia a voi ragazzette, con questa moda di depilarsi tutte. Pensa che quando ero ragazzo io si diceva che era il pelo ad attizzarci! Ora sembrate tutte bambine…
- La maggior parte degli uomini non la pensa come te… Eppoi dai, i peli sono brutti.
- Vabbè, mica devi essere pelosa come una scimmie, basta tenerla un po’ curata…
- Non è un discorso solo estetico comunque, è anche più piacevole farlo senza peli… soprattutto il sesso orale…
- Ehi! – Mi interrompe. – Non iniziamo con questi discorsi, che sono in astinenza! Parliamo di altre cose, il governo, le tasse… – Altre risate. Un po’ mi dispiace essere ormai arrivata. Il taxi si ferma sotto casa, pago e sospiro, pronta ad uscire.
- Non hai neanche un ombrello?
- No, affronterò la pioggia…
- Aspetta dai, ti accompagno io al portone.
Il tassista prende un ombrello, lo apre, mi apre lo sportello da perfetto gentiluomo e mi fa scendere senza prendere neanche una goccia d’acqua.
- Grazie – gli sussurro. Zampetto sui tacchi per qualche metro, quasi scivolo e lui mi regge con la mano. – A quanto pare sei uno degli ultimi gentiluomini rimasti.
Ora siamo molto vicini, mi ha messo la mano intorno al fianco. La situazione si è fatta intrigante. Arriviamo al portone e ci ripariamo lì sotto.
- Bene… vado! Buona ser… - Accosto le labbra alle sue e lo bacio dolcemente. – E questa cos’era, la mancia?
- Forse… no, la mancia è questa.
Il nuovo bacio non è più dolce, è appassionato, spinto dall’istinto, dal desiderio represso. La mia lingua si fa strada nella sua bocca, e dopo una piccola esitazione lui fa lo stesso. Mi stringe, la mia mano va a cercare la patta dei suoi pantaloni, sento qualcosa che sta diventando duro lì sotto…
- Mi accompagni di sopra? – Gli chiedo.
- Sei sicura che non te ne pentirai?
Gli faccio cenno di no con la testa, lo prendo per mano e apro il portone. Saliamo le scale fino al secondo piano, apro la porta e lo trascino dentro. Ci chiudiamo la porta alle spalle e mi giro verso di lui. Ho voglia di una pazzia. Ci baciamo, gli sbottono i pantaloni mentre lui mi sfila il cappotto, che finisce a terra. Le sue mani si insinuano sotto il mio vestito, mi accarezza il culo, cerca il filo del mio perizoma e lo sposta, le sue dita mi stuzzicano l’ano e la parte inferiore della vagina, mi sento bagnata, e lo sento sempre più duro. Gli abbasso i pantaloni, mi inginocchio davanti a lui e tiro fuori l’oggetto del mio desiderio. Non è enorme, ma neanche piccolo, puzzolente e peloso come temevo. Anzi, è pulito, mi piace. Lo prendo in bocca, cominciando un pompino frenetico.
Sono spinta dal desiderio, dall’istinto, la tecnica non ha nessun ruolo, succhio come un’indemoniata, forse qualche volta gli faccio sentire i denti, ma anche lui è preso, non sembra farci troppo caso. E’ durissimo. Mi alzo in piedi e lo bacio ancora. Lui mi prende, mi solleva, mi stringe. Sento la punta del suo cazzo contro il mio sesso fradicio, il vestito ormai è salito a mostrare tutto.
- Dov’è camera tua?
- La prima porta di là.
Apre la porta, accende la luce. Continuando a baciarmi mi deposita sul letto, poi è lui a chinarsi su di me. Mi sfila il perizoma rosso, si ferma un attimo e mi sorride. – E’ proprio vero, neanche un pelo!
- Baciami!
Inizia a leccarmi, anche lui freneticamente, senza tutti quegli accorgimenti che in una situazione più normale mi avrebbero fatto piacere, ma che ora sarebbero di troppo. La sua lingua penetra dentro di me, alternata alle dita, poi passa a stuzzicarmi il clitoride, con le mani sale a cercarmi i seni… voglio di più, voglio il suo cazzo dentro di me.
- Scopami!
Obbedisce, sale sopra di me e mi penetra tutto d’un colpo. Lo sento più grosso di come mi sembrava, mi sento riempita, si muove con colpi violenti e profondi, mi mette il pollice in bocca perché glielo succhi, la cosa mi eccita moltissimo. Scopiamo senza parole, non servono, non sappiamo neppure i nostri nomi. Mi sa mettere a pecorina sul letto, vuole scoparmi da dietro. Apro gli occhi, davanti a me c’è lo specchio della mia camera, l’immagine lì riflessa mi sconvolge. Il trucco sfatto, i capelli in disordine, il vestito che lascia scoperto un seno e dietro il tassista che mi scopa guardandomi il culo con desiderio, sul volto un piacere animalesco. Mi sconvolge e mi eccita. Volevo essere perfetta, stasera. La perfezione fa schifo. Ora voglio essere sporca. Vorrei che mi inculasse, che mi sculacciasse, che mi dicesse che sono una troia. Di solito la volgarità in un rapporto non mi piace, ma adesso si, adesso sembrerebbe giusta. Vorrei che mi facesse male. Vorrei essere punita.
- Sto per godere – mi dice.
- Sborrami in faccia.
Esce da dentro di me, mi inginocchio davanti a lui a bocca aperta, lui si sega freneticamente e gode quasi subito, schizzandomi in viso il suo piacere. Mi mette il cazzo in bocca per farmelo ripulire dalle ultime gocce, io eseguo senza fiatare. Poi si mette a sedere sul letto, imbarazzato. Mi giro verso lo specchio. La mia faccia è ricoperta di sperma bianco e denso, che è colato fin sul vestito. Il tassista mi mormora due parole di scusa, deve andare via… gli indico il bagno per darsi una ripulita. Esce dalla stanza mentre io resto lì, a specchiarmi come imbambolata.
Mi sento bellissima.
Nota: NON SONO ALLA RICERCA DI INCONTRI. Grazie.
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Ogni minuto che passa i lunghi preparativi a questa festa di fine 2011 mi sembrano sempre più una farsa inutile. La ceretta brasiliana e le unghie perfette dall’estetista, l’acconciatura e le meches dalla parrucchiera, le scarpe da 150€ con tacco altissimo, il vestitino nuovo pieno di glitter… spese inutili, tempo sprecato. Cosa pensavo di fare? Gli amici si sono presentati perlopiù in coppia, qualche single ha provato a flirtare un po’ ma… non sono così disperata. Le chiacchiere acide della amiche single come me mi hanno stancato dopo due ore, ormai la mezzanotte è passata da un pezzo e non sono neppure riuscita ad ubriacarmi abbastanza da annullare tutti questi pensieri che mi affollano la testa. Merda. Sono le tre, la festa è entrata nella fase di stanca. Le coppie più calde sono già andate via e ora stanno probabilmente scopando per inaugurare nella maniera migliore l’anno nuovo, chi è rimasto sbadiglia, sragiona in preda ai fumi dell’alcool, cerca di coinvolgerci in balli stupidi o giochini di gruppo… la maggior parte semplicemente si annoia, ma pensa che ancora sia troppo presto per andarsene a casa. E’ il primo dell’anno e tornare a casa prima dell’alba è da sfigati!!! Bah, stronzate…
- Io sono un po’ stanca… ho mal di testa. – Dico a Katia, l’amica che mi ha accompagnata con la sua auto e che sembra presissima da una partita a carte con in palio una manciata di spiccioli.
- Finiamo le partite ormai… va bene?
- No non ti preoccupare, tu resta, io sento se trovo un passaggio da qualcuno…
Mi scoccia farla venire via per me, lei sembra una delle poche che ancora si diverte. Non ho neppure voglia di infastidire gente che conosco appena per chiederle se stanno per andare a casa… potrei provare a chiamare un taxi. Chissà se risponde qualcuno a quest’ora del 1 gennaio.
Mi apparto in un angolo silenzioso. Due squilli e… miracolo! Il taxi c’è, e non solo, sarà qui tra cinque minuti. Saluto in fretta il padrone di casa, le amiche, tanti auguri a tutti e scendo le scale.
Non è una serata freddissima, ma sotto il cappotto indosso veramente poco che possa ripararmi dal freddo. Sembra iniziare anche a piovere… merda, non ho neppure l’ombrello! Il taxi per fortuna non mi fa attendere molto. Barcollo sui tacchi per raggiungerlo… forse sono più brilla di quanto pensassi.
- Dove andiamo? – mi chiede il tassista. E’ un bell’uomo, dimostra meno di quarant’anni. Mi sorride con espressione stanca mentre mi accomodo nel sedile posteriore. Gli dico l’indirizzo e parte, dieci minuti e saremo arrivati, visto che in strada non c’è nessuno.
- Come mai di ritorno a casa così presto, e tutta sola? Hai lasciato il fidanzato a vomitare in qualche angolo e ti sei incazzata? – A quanto pare il tassista ha voglia di chiacchierare. Ha un accento romano piuttosto marcato, mi fa ridere solo sentirlo.
- No, sono single… mi ero solo stancata della festa e avevo voglia di tornare a casa. Ho provato a chiamare un taxi senza troppe speranze, ma a quanto pare lavorate anche la notte del primo dell’anno.
- Già… qualcuno di turno deve esserci sempre. Purtroppo quest’anno è toccata a me.
- Allora non sono la sola ad aver passato una serata di merda.
- Beh, a mezzanotte ho brindato con alcuni colleghi. Solo mezzo bicchiere però, che se mi beccano a guidare il taxi dopo aver bevuto anche pochissimo è finita.
- Niente festa con moglie e figli, quindi?
- Divorziato! – Mi fa vedere l’anulare libero con tono estremamente soddisfatto. – E per fortuna niente figli!
- Addirittura per fortuna? I bambini sono carini…
- Quelli degli altri sicuramente. Poi se avessi avuto un bimbo e fosse venuto fuori a quella strega della mia ex moglie… no grazia, meglio da solo! – Rido e mi slaccio il cappotto. In macchina fa molto caldo. – Già così faccio fatica a pagarle gli alimenti. E tu, non vuoi figli.
- Tra quindici anni, forse. Con la persona giusta.
- Brava, fai bene a divertirti finchè puoi. Io l’ho capito un po’ troppo tardi purtroppo. Sto sparando le ultime cartucce.
- Esagerato, avrai 35 anni!
- 38 a dire il vero! Ma inizio a trovare qualche capello bianco la mattina allo specchio… è un brutto segno, sai! Voi almeno potete tingervi! Scommetto che non ti ricordi neppure qual è il tuo colore naturale.
- No! – Rido. – Non sono così esagerata! Non sono tra quelle che si tingono di colori strani… al massimo qualche volta biondo platino. Comunque sono castana chiara!
Continuiamo a chiacchierare in maniera simpatica per qualche minuto. Non c’è traffico, ma la pioggia è aumentata, quindi non andiamo velocissimi. E’ un viaggio piacevole, forse non dovrei concedere tanta confidenza a uno sconosciuto, ma l’alcool e la noia hanno allentato le mie difese. Mi accorgo che il vestito è salito fin quasi al sedere, lasciando bene in vista le autoreggenti. Ora capisco tutti quegli sguardi dallo specchietto… Mi copro quanto posso, arrossendo vistosamente.
- Ehi, non c’è bisogno che ti copri, non sono un guardone! Eppoi ormai me l’hai detto il tuo colore naturale. – Mi fa l’occhiolino e arrossisco ancora di più.
- Sbirciando tra le mie gambe non l’avresti scoperto di certo. Primo: non sono di quelle che vanno in giro senza mutande. Secondo: sono stata dall’estetista ieri, quindi niente peli!
- Mannaggia a voi ragazzette, con questa moda di depilarsi tutte. Pensa che quando ero ragazzo io si diceva che era il pelo ad attizzarci! Ora sembrate tutte bambine…
- La maggior parte degli uomini non la pensa come te… Eppoi dai, i peli sono brutti.
- Vabbè, mica devi essere pelosa come una scimmie, basta tenerla un po’ curata…
- Non è un discorso solo estetico comunque, è anche più piacevole farlo senza peli… soprattutto il sesso orale…
- Ehi! – Mi interrompe. – Non iniziamo con questi discorsi, che sono in astinenza! Parliamo di altre cose, il governo, le tasse… – Altre risate. Un po’ mi dispiace essere ormai arrivata. Il taxi si ferma sotto casa, pago e sospiro, pronta ad uscire.
- Non hai neanche un ombrello?
- No, affronterò la pioggia…
- Aspetta dai, ti accompagno io al portone.
Il tassista prende un ombrello, lo apre, mi apre lo sportello da perfetto gentiluomo e mi fa scendere senza prendere neanche una goccia d’acqua.
- Grazie – gli sussurro. Zampetto sui tacchi per qualche metro, quasi scivolo e lui mi regge con la mano. – A quanto pare sei uno degli ultimi gentiluomini rimasti.
Ora siamo molto vicini, mi ha messo la mano intorno al fianco. La situazione si è fatta intrigante. Arriviamo al portone e ci ripariamo lì sotto.
- Bene… vado! Buona ser… - Accosto le labbra alle sue e lo bacio dolcemente. – E questa cos’era, la mancia?
- Forse… no, la mancia è questa.
Il nuovo bacio non è più dolce, è appassionato, spinto dall’istinto, dal desiderio represso. La mia lingua si fa strada nella sua bocca, e dopo una piccola esitazione lui fa lo stesso. Mi stringe, la mia mano va a cercare la patta dei suoi pantaloni, sento qualcosa che sta diventando duro lì sotto…
- Mi accompagni di sopra? – Gli chiedo.
- Sei sicura che non te ne pentirai?
Gli faccio cenno di no con la testa, lo prendo per mano e apro il portone. Saliamo le scale fino al secondo piano, apro la porta e lo trascino dentro. Ci chiudiamo la porta alle spalle e mi giro verso di lui. Ho voglia di una pazzia. Ci baciamo, gli sbottono i pantaloni mentre lui mi sfila il cappotto, che finisce a terra. Le sue mani si insinuano sotto il mio vestito, mi accarezza il culo, cerca il filo del mio perizoma e lo sposta, le sue dita mi stuzzicano l’ano e la parte inferiore della vagina, mi sento bagnata, e lo sento sempre più duro. Gli abbasso i pantaloni, mi inginocchio davanti a lui e tiro fuori l’oggetto del mio desiderio. Non è enorme, ma neanche piccolo, puzzolente e peloso come temevo. Anzi, è pulito, mi piace. Lo prendo in bocca, cominciando un pompino frenetico.
Sono spinta dal desiderio, dall’istinto, la tecnica non ha nessun ruolo, succhio come un’indemoniata, forse qualche volta gli faccio sentire i denti, ma anche lui è preso, non sembra farci troppo caso. E’ durissimo. Mi alzo in piedi e lo bacio ancora. Lui mi prende, mi solleva, mi stringe. Sento la punta del suo cazzo contro il mio sesso fradicio, il vestito ormai è salito a mostrare tutto.
- Dov’è camera tua?
- La prima porta di là.
Apre la porta, accende la luce. Continuando a baciarmi mi deposita sul letto, poi è lui a chinarsi su di me. Mi sfila il perizoma rosso, si ferma un attimo e mi sorride. – E’ proprio vero, neanche un pelo!
- Baciami!
Inizia a leccarmi, anche lui freneticamente, senza tutti quegli accorgimenti che in una situazione più normale mi avrebbero fatto piacere, ma che ora sarebbero di troppo. La sua lingua penetra dentro di me, alternata alle dita, poi passa a stuzzicarmi il clitoride, con le mani sale a cercarmi i seni… voglio di più, voglio il suo cazzo dentro di me.
- Scopami!
Obbedisce, sale sopra di me e mi penetra tutto d’un colpo. Lo sento più grosso di come mi sembrava, mi sento riempita, si muove con colpi violenti e profondi, mi mette il pollice in bocca perché glielo succhi, la cosa mi eccita moltissimo. Scopiamo senza parole, non servono, non sappiamo neppure i nostri nomi. Mi sa mettere a pecorina sul letto, vuole scoparmi da dietro. Apro gli occhi, davanti a me c’è lo specchio della mia camera, l’immagine lì riflessa mi sconvolge. Il trucco sfatto, i capelli in disordine, il vestito che lascia scoperto un seno e dietro il tassista che mi scopa guardandomi il culo con desiderio, sul volto un piacere animalesco. Mi sconvolge e mi eccita. Volevo essere perfetta, stasera. La perfezione fa schifo. Ora voglio essere sporca. Vorrei che mi inculasse, che mi sculacciasse, che mi dicesse che sono una troia. Di solito la volgarità in un rapporto non mi piace, ma adesso si, adesso sembrerebbe giusta. Vorrei che mi facesse male. Vorrei essere punita.
- Sto per godere – mi dice.
- Sborrami in faccia.
Esce da dentro di me, mi inginocchio davanti a lui a bocca aperta, lui si sega freneticamente e gode quasi subito, schizzandomi in viso il suo piacere. Mi mette il cazzo in bocca per farmelo ripulire dalle ultime gocce, io eseguo senza fiatare. Poi si mette a sedere sul letto, imbarazzato. Mi giro verso lo specchio. La mia faccia è ricoperta di sperma bianco e denso, che è colato fin sul vestito. Il tassista mi mormora due parole di scusa, deve andare via… gli indico il bagno per darsi una ripulita. Esce dalla stanza mentre io resto lì, a specchiarmi come imbambolata.
Mi sento bellissima.
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