L'amico segreto
di
Giovanna & Duplex
genere
trio
Dedicato a tutte le donne che hanno la fortuna di raggiungere la complicità totale col proprio partner.
Dedicato a tutti gli uomini che hanno il coraggio di amare le loro donne nella libertà di esprimere la propria passionalità.
Prologo.
- Scendi dai, scemo! –
Era quello scugnizzo di Armando. Stava cercando di convincere Simone, il ragazzo suo vicino di casa, a scendere nella piazzetta per giocare.
Lucio sapeva perfettamente da quale bieco interesse nascesse quell' insistenza: Simone era il detentore del gruppo più nutrito di figurine dei calciatori Panini e della più ghiotta collezione di Topolino del quartiere. Inclusi gli Almanacchi e gli Albi speciali!
Il suo vicino era un bravo ragazzo, figlio unico di una coppia anziana.
Sembrava un po' più lento degli altri ragazzi ma, in realtà, era solo timido e molto introverso.
Lui lo conoscevo meglio degli altri ragazzacci perché abitavano di fronte, sullo stesso pianerottolo.
Si sentiva un po' responsabile nei suoi confronti perché era un po' più grande, e molto più sveglio … e anche perché i suoi genitori, per procurargli un po' di compagnia, permettevano a Lucio di giocare a casa sua.
Una casa cupa e buia, con le ante sempre serrate, che per tutti gli altri era off-limits.
Questo dava a Lucio la possibilità di godere della compagnia di Simone (che non era poi il top della goduria) ma, soprattutto, un certo "potere" sui giornaletti e … sulla stanza “segreta” dell’ amico.
La stanza dei giochi: una stanza piena, zeppa, di giocattoli di ogni tipo, provenienza e specie. Rigorosamente conservati nei rispettivi scatoli e sempre con le batterie cariche.
Li tenevano lì, inutilmente accatastati, e quasi mai usati.
Probabilmente servivano per tentare di riempire tutti i vuoti che non avrebbero mai potuto colmare nelle esigenze del piccolo; e anche per tenerlo il più possibile chiuso in casa, per evitare quei pericoli che i vecchi vedono sempre e i ragazzi, mai.
Ora, non è che a loro, piccoli e probabili criminali, i giocattoli facessero gola particolarmente … preferivano fionde e coltelli; ma certo una sbirciata di nascosto dagli altri si poteva pur dare, in fondo anche Lucio, era pur sempre poco più di un bambino.
Era soprattutto curioso e poi, quel “potere”, dove gli altri non potevano, lo faceva sentire importante.
Un'altra cosa che gli altri non dovevano sapere, era che i giochi nascosti, che tutti i ragazzi più o meno facevano, legati alle prime curiosità sessuali tipicamente giovanili, a volte, venivano ripresi e "perfezionati" tra i due ragazzi, quando erano da soli nelle stanze buie della vecchia casa.
In quei frangenti, Lucio più grande, volitivo e "maschio", assumeva un ruolo dominante e possessivo.
Simone, del tutto incapace di tener testa all' amico, lo accontentava assumendo un ruolo passivo e a lui più congeniale.
Non era tanto per una tendenza all' omosessualità, quanto per un pigro, quasi filosofico, fatalismo nei confronti della vita.
Così, anche quel giorno, Lucio, pure se non interpellato, si mise la polo verde e, volando per le scale, raggiunse i ragazzi nella piazzetta, tra i vicoli neri.
Gli altri ragazzi storsero il naso nel vederlo, non avrebbero potuto fare di Simone “la vittima” che speravano.
Lucio non era un capo, volutamente, ma era un pericoloso felino solitario e infido: un lupacchiotto, con cui nessuno aveva piacere a misurarsi.
Come iene deluse, fecero buon viso a cattivo gioco.
Dopo pochi minuti correvano, gridando e si azzuffavano, rincorrendo il Super Santos arancione.
Non sarebbe passato troppo tempo e qualche adulto furibondo lo avrebbe sequestrato, o peggio, bucato.
Era ancora l' epoca in cui i ragazzi prendevano anche qualche scapaccione, senza che per questo venisse richiesto l'intervento della CIA.
Avevano tutti più o meno la stessa età.
Quell' età in cui a tantissimi ragazzini viene spontaneo conoscersi, indagarsi, e a volte quasi come in un gioco di ruolo, avere le prime, impacciate, esperienze erotiche.
Anche in quello Lucio era un privilegiato.
Il libero accesso in casa del suo amico, gli angoli scuri della camera dei giochi e il suo carattere dominante, avevano spesso la meglio sull'
altro ragazzo, che di buon grado si prestava alle curiosità dell’ amico ... in tutti i sensi.
Prima Parte: Beata gioventù
I
Quanti anni erano passati.
I ricordi dell’ infanzia gli tornavano in mente uno dopo l'altro, mentre percorreva gli stanzoni vuoti della vecchia casa.
Si erano trasferiti da oltre dieci anni, ora lui era praticamente un giovanotto.
Aveva passato da un’ altra parte tutta l’ adolescenza e la gioventù e, si sa, quegli anni per i giovani sono paragonabili ad un abisso temporale. Pieni di cambiamenti fisici e psicologici. La crisalide diventa farfalla ed è pronta per affrontare il suo destino: forte e matura.
La vecchia casa di famiglia si era liberata, da poco, dagli inquilini e si erano detti: perche tenerla abbandonata?
D' accordo con i genitori, avrebbe organizzato lì il suo studietto di disegno (aveva appena terminato il primo anno di Ingegneria) e, pensò tra se, per portarci anche qualcuna delle sue conquiste.
Cosi, per scopare, non avrebbe dovuto più ricorrere ai mille, scomodi espedienti che rendevano ancora più bramoso e intrigante il sesso giovanile.
Immaginandosi le scene di cui sarebbe stato protagonista si senti come un pascià, pronto a spalancare la porta del suo Harem privato.
Qualche giorno dopo, entrando nel portone pieno di scartoffie da portare in casa, si incrociò con un giovanotto longilineo dall’ aspetto familiare.
Dopo un attimo di esitazione, lo squadrò, poi disse: - Ehi! Simone! -
L' altro rispose con un sorrisetto sardonico.
- Ciao – aggiunse Lucio - da quanto tempo... –
- Però! Mi avevano detto che eri tornato. – disse Simone.
- E tu, invece? Non ti sei mai mosso dalla vecchia casa? - chiese.
- E dove vuoi che vada? I vecchi sono morti e mi hanno lasciato la casa. Almeno riesco a viverci... -
Lo guardò con comprensione e dissi: - Mi dispiace, non sapevo. –
E, Simone: - Lascia perdere è relativo, in realtà ero stato adottato. –
- Dai, mi ha fatto piacere rivederti, io ci sarò spesso... Vieni a trovarmi, non farti problemi, attraversi il pianerottolo e sei da me... tanto sono sempre da solo. -
- Ok! - disse - vedremo. Ciao, allora, adesso vado. – e Simone si perse tra i vicoletti antichi.
L’ attività di giovane dalle larghe prospettive si ampliò e si intensificò per Lucio.
Inoltre si era alla fine degli anni settanta e le ragazze dell’ epoca erano in piena rivoluzione sessuale.
Le minigonne e i minishorts impazzavano, le discoteche per gli studenti erano aperte dalle 10 di mattina … le occupazioni universitarie e le “comuni” erano all’ ordine del giorno e il sesso si praticava in ogni sua forma: spesso e volentieri.
Cicciolina e Moana erano le nuove ambasciatrici della ricerca erotica.
Naturalmente per Lucio avere uno studio-garconniere non poteva che rappresentare un grande vantaggio.
Inutile dire che l’ andirivieni di amici e ragazze in abiti succinti non passava inosservato nel vicoletto. Ma i tempi erano cambiati, le case erano piene di studenti in affitto che arrivavano da tutto il Sud per frequentare le varie facoltà universitarie. Nessuno più si fossilizzava a controllare cosa succedeva agli altri: la vecchia città, diventava una metropoli.
Intanto, il povero Simone sbarcava il lunario alla meglio e soprattutto essendo chiuso e schivo: non batteva chiodo.
Gli incontri di pianerottolo si susseguivano e spesso, in tutta onestà di intenti, Lucio provò a inserirlo nel giro di facili scopate … ma con nessun risultato pratico.
Un pomeriggio di tranquillità relativa Lucio invitò l’ amico di infanzia ad accomodarsi per chiacchierare un poco e per fargli vedere i suoi progetti … e anche per dimostrargli che non era solo un satiro, ma anche uno studente attento e appassionato.
Parlarono del più e del meno … all’ epoca un whisky e una Marlboro accompagnavano di prassi ogni chiacchierata.
Il discorso, a un certo punto, cadde sull’ argomento: sesso.
Lucio incitava Simone a non farsi troppi problemi nell’ abbordare una ragazza, magari anche una di quelle amiche che spesso, seminude si aggiravano per casa sua.
Ma l’ altro era “tosto” e proprio non se la sentiva di paragonarsi all’ amico, che nella sua immaginazione limitata era, praticamente, un vero play boy.
Quando l’ argomento diventò più diretto, Lucio disse: -Ma allora insomma, come fai? Non scopi? –
La risposta di Simone tendeva al vago e al sibillino, ma in realtà non negava di limitarsi all’ auto erotismo per soddisfare il suo piacere.
E Lucio ridacchiava.
I “rossori” e le titubanze dell’ amico, praticamente ancora vergine lo divertivano, e un po’ lo stimolavano.
Negli ultimi anni di grande attività fisica, Lucio non si era negato neppure come gigolò, e poco importava se i suoi amici generosi, erano donne mature o uomini importanti, con la passione per il “pisello”.
Parlare con un ingenuo come Simone lo stuzzicava.
L’ età era quella in cui, se non arrivava almeno due volte al giorno, si sentiva a disagio: e così un po’ per esibizionismo e un po’ per fare sesso con un uomo senza ricevere un compenso, ma per il puro piacere di dominare, lo eccitò.
Con disinvoltura seppe ritrovare nella mente dell’ amico i ricordi di infanzia e così, quasi per gioco, cominciarono a rinvangare il passato.
- Ricordi quando me lo prendevi in bocca - diceva Lucio, mentre tirava fuori il cazzo già duro dai pantaloncini.
- In quella stanzetta scura – disse – ricordo ancora quelle volte che arrivavi da sotto, da dietro alle mie gambe … mettevi la testa sotto le palle ed, io abbassandolo con la mano, ti premevo il cazzo in bocca. –
Simone non aveva né la forza né la volontà per reagire e così, ancora una volta, come se il tempo non fosse mai passato, si sedette sul divano e, senza remore, cominciò a fargli un bocchino.
In poche ore il leone rampante e arrapato che si nascondeva in Lucio aveva avuto di nuovo la meglio sull’ altro giovane.
II
Simone, ammirato e soggiogato dalla forte personalità dell’ amico, riprese il suo ruolo supino, di strumento sessuale, rassegnato e grato, nelle mani di Lucio, più furbo e dotato.
Naturalmente anche in lui si nascondeva una forte carica sessuale ed erotica.
Quel ruolo gli piaceva. Infatti mentre succhiava il cazzo dell’ amico e gli leccava la sacca dei coglioni, si sentiva in tiro il suo arnese, come mai prima.
Ripresero il menage da dove l’ avevano lasciato tanti anni prima.
Ma adesso erano uomini.
I cazzi erano grossi e duri.
E la sborra non era acquiccia, ma sperma abbondante, denso e gustoso.
Ora prendere il cazzo in mano di un altro non era più un gioco non meglio identificato, ma una precisa masturbazione dell’ altro.
Gli incontri omosessuali tra i due, non erano più supportati da uno scambio di figurine o di soldatini, e non si potevano più giustificare come un gioco … nonostante Simone amasse pensare di subire un piccolo maltrattamento, occasionale ma piacevole, e Lucio si giustificasse con se stesso, pensando di usare la bocca e le mani dell’ amico, come surrogato più arrapante di una masturbazione solitaria.
Infatti il rapporto si evolvè nei mesi successivi: diventando sempre più morboso e trasgressivo.
Simone rimaneva arroccato nella sua posizione di orso solitario, mentre la vita e le avventure di Lucio si arricchivano di nuove conquiste e di compagnie femminili sempre più coinvolgenti, eppure …
Eppure non passava un mese che, nell’ ombra segreta del suo studio, non si incontrassero almeno due o tre volte, per imparare i limiti e i confini del sesso proibito … sempre che questi confini esistessero davvero.
Dopo che Simone aveva ripreso il suo ruolo di gregario accondiscendente alle esigenze del capobranco, iniziarono a sperimentare le nuove vie del piacere omosessuale.
Così per Simone iniziò un tirocinio in cui l’ amico esperto gli insegnava come donargli piacere e trarne, dal semplice servirlo.
Il ragazzo fingeva di imparare con difficoltà, soprattutto per compiacere l’ amico e non deluderlo, ma intanto anche il suo coso, nei pantaloni si agitava come un serpente, mai domo.
Così Simone imparò a fare la sega a Lucio in maniera perfetta, aspettando fino alla sborrata, che di prassi, si faceva sgorgare nell’ altra mano, in attesa davanti al glande rubizzo, con le dita raccolte a forma di conchiglia.
Poi si perfezionò nel bocchino e imparò, per compiacere l’ amico, che lo pretendeva, a farsi arrivare in bocca, soffocando nella sborra e tossendo, avvilito, schizzi di sperma e saliva contemporaneamente.
Il suo amichetto gli diceva che le sue donne gli facevano questo e l’ altro non doveva essere da meno.
Sempre più spesso gli permetteva di togliersi i pantaloni e le ridicole mutande bianche, anni cinquanta.
Sempre più spesso gettava un occhio preoccupato verso il cazzo strano dell’ amico, dove i problemi di rapportarsi con gli altri, sembravano rappresentati “fisicamente”.
Il “coso” di Simone infatti era particolare secondo lui.
La pelle del prepuzio non aveva forse mai oltrepassato il glande per intero, infatti successivamente scoprì che, per l’ amico, era fonte di dolore lo scappellamento completo: soprattutto quando il pene era duro (cosa che per i loro incontri era la norma, del resto).
Aveva una forma che, contrariamente al normale, lo rendeva storto verso il basso, invece di svettare in alto nel classico “alzabandiera”.
Ma ancora più piacevolmente preoccupante era il fatto, che quando il cazzo dell’ amico era molto duro, diventava perfettamente diritto.
Era come un’ asta, un manico, che spuntava orizzontalmente dal corpo magro del giovane amico.
Inoltre, quando si eccitava sul serio, il suo cazzo diventava veramente notevole e, pensava con raccapriccio Lucio, probabilmente non era ancora al massimo delle sue capacità espressive, visto che dopo tutto, lui nemmeno glielo toccava … ancora.
Ovviamente, nell’ intimità fisica dei primi rapporti, qualche volta il pene di Simone aveva sfiorato l’ amico, che però non me aveva fatto un dramma. Magari poi nei suoi sogni ripensava a quel contatto infinitesimale, senza ammetterlo neppure con se stesso.
III
Lucio continuava a frequentare l’ università e a studiare.
Poi iniziò le prime attività e continuava a scopare con la sua ragazza fissa o con una conquista occasionale.
Ma la vera libidine inconfessabile lo attendeva in quel gioco di ruoli, estremamente complesso, che avveniva ogni tanto con l’ amico Simone.
Dopo le seghe lunghe e languide, offerte quasi come un servizio, erano passati a Simone che diventava sempre più bravo nel fargli i pompini.
La cosa era andata avanti e quindi, facendolo sembrare più un premio che un piacere personale, anche Lucio aveva cominciato a concedere qualche attenzione a Simone.
Questo lo faceva in modo distaccato, quasi controvoglia, non voleva rinnegare così apertamente la parte di maschio, dura e violenta, tipica dei giovani del suo stampo.
Però poi, in realtà, seguiva a ruota le performance di Simone.
Quindi anche Lucio imparò a prenderglielo in mano.
Una volta aveva provato a unire i loro due peni e a masturbarli in contemporanea, non poteva nascondere il piacere unico che questo sfregamento provocava.
Specialmente quando, in piedi l’ uno contro l’ altro, dai due piccoli orifizi la sborra eruttava quasi contemporaneamente, spandendosi, calda e appiccicosa, sulle sue mani.
Sempre per non dispiacere l’ amico, così disponibile e servizievole, aveva voluto tentare a prenderglielo in bocca.
Le prime volte il gesto era abbozzato, quasi controvoglia e con fredda partecipazione, ma poi … pian piano si era dovuto rendere conte che aspettava quegli incontri omosessuali, con maggior eccitazione di qualsiasi altro appuntamento erotico.
Desiderava imparare sempre meglio a fare il pompino a Simone e il sangue gli ribolliva nelle vene, quando si accorgeva che il cazzo del suo amico, sollecitato dalla sua lingua, si ingrossava a dismisura.
Spesso lo misurava controllandone il “calibro” sulla pancia di Simone.
Quando il ragazzo era al massimo del piacere e non capiva più niente, il suo cazzo superava di molto l’ ombelico e la pelle di seta era più tesa che mai.
Simone una volta aveva trovato il coraggio di chiedere: - Posso venire in bocca? – ma Lucio per orgoglio maschile (come se non fosse impegnato a fargli un languido bocchino), aveva risposto di no.
Salvo, in seguito, a desiderare nei suoi sogni, quello spruzzo di sborra, che tanto scioccamente aveva rifiutato.
Venne poi il tempo in cui cominciarono a desiderare qualcosa di più. Praticamente si ricordarono che, tanti anni prima, negli angoli più bui del vicolo o per le scale di sera, qualche volta, più per istinto che per conoscenza, Lucio aveva appoggiato il suo membro giovanile dietro le natiche di Simone.
Allora non sapevano nemmeno bene il perché, però sentivano il gusto proibito di quel gesto di possesso dell’ uno nei confronti dell’ altro che, supino, si donava.
Ora erano adulti e sarebbe stato ridicolo se, come allora, avessero contato quante “botte” l’ uno desse all’ altro, pur senza una effettiva penetrazione.
Così non senza reticenze da parte di Simone, Lucio vinse la sua ritrosia.
Forte dell’ esperienza fatta con le ragazze, riuscì ad ottenere che l’ amico si rassegnasse a dargli il culo … inutile dire che Simone era vergine, di dietro.
Un pomeriggio estivo, intimò a Simone di stendersi sul solito divano e di porsi su un fianco, abbassandosi il Jeans fino alle ginocchia, poi con calma, anche Lucio si stese sull’ angusto spazio del divano.
Il suo cazzo si indurì, come, e anche più, del solito, e per tenere tranquillo Simone, glielo prese in mano da sotto le gambe schiuse.
Poi, sempre per rendere arrendevole ed eccitato il suo amico, si abbassò dietro il suo culo, in bella mostra.
Da sotto il taglio netto delle natiche, fioriva lo scroto compatto di Simone, scuro e profumato di umido. Poco oltre, dalle gambe strette tra loro per bloccarlo in posizione, il cazzo del giovane sembrava una piccola terza gamba. Lucio leccò ripetutamente tutto quel pacco, trovandolo delizioso.
Si divertiva a prendere il pene di Simone tra le labbra e poi, nel perderlo, perché la posizione forzata rendeva il cazzo del giovane elastico e sfuggente.
Intanto, frugando e baciando sotto i coglioni di Simone, Lucio iniziò a bagnargli il buchetto con delle linguate piene di saliva.
La libidine del rapporto era sempre più cocente, fino a quando Lucio si decise a provare a penetrarlo, questa volta sul serio.
Si mise ben piantato alle spalle dell’ amico.
Entrambi poggiavano sul lato destro del corpo. L’ altro era magro e abbastanza leggero, probabilmente ormai era rilassato e arrapato, infatti, Lucio, con le sue grosse e forti mani non trovava difficoltà a gestirne i fianchi in modo da portare la chiappe dischiuse del ragazzo a favore del suo cazzo in tiro.
Bagnò ancora una volta di saliva il buchetto dell’ altro, che sentiva morbido e arrendevole al massaggio delle dita. Altre volte aveva penetrato un culo maschile o femminile, ma mai la verginità anale dell’ altro era stata per lui tanto significativa.
Non che ci tenesse sentimentalmente per Simone, ma di sicuro il loro era un rapporto estremamente particolare, che si combatteva a suon di posizioni psicologiche, più che a ritmo di semplice sesso.
Lucio dominava, nella vita e nel sesso, la personalità più arrendevole e pacata di Simone ma, allo stesso tempo, era come se si prendesse responsabilità dell’ amico e lo considerasse un suo paggio al quale era affezionato e a cui riservava le attenzioni migliori.
Il loro rapporto era segreto e intrigante.
Fuori da quella casa ogni uno tornava ad essere una persona perfettamente normale e, soprattutto, eterosessuale.
Lucio era deciso a godersi quei momenti al massimo per renderli memorabili. Così iniziò a rompere il sedere al suo amico con estrema cautela.
Il suo cazzo era veramente enorme però e dovette adoperare molta delicatezza.
Dopo alcuni estenuanti minuti di tentativi, il cazzo nerboruto di Lucio li teneva collegati come un grosso tubo, l’ uno nel culo dell’ altro.
Simone era esausto e dolente, e più volte si era lamentato nel subire quell’ ennesima mortificazione, eppure aveva accettato tacitamente di essere inculato dall’ amico più potente, come se fosse un atto dovuto, un segno del destino.
Ovviamente la cosa era anche eccitante al punto che con la mano si cercava il buco tra le gambe e lo trovava completamente invaso da quel tronco di carne, che sfociava alla radice nelle morbide palle piene di sperma.
Quello sperma, lo sapeva, inderogabilmente sarebbe confluito nella profondità del suo culo, ne era certo.
Ma non tutto successe così rapidamente.
Quando lo sfintere, con un ultimo gemito, aveva accettato lo spessore del cazzo di Lucio non erano che all’ inizio della bonaria punizione.
Gli uscì dalle terga e gli carezzò il culo, per dargli il tempo di riprendersi dai postumi della innaturale dilatazione.
Ma subito dopo l’ inculata riprese, con ben altri ritmi e maggiore decisione.
Lo trascinò davanti allo specchio e lo fece abbassare a novanta gradi.
Mentre il giovane si prendeva le caviglie per tenersi in equilibrio, Lucio lo impalò perfettamente, per non permettergli di cadere.
Il giovane si sentì venire meno, mentre assisteva allo specchio a quella scena da film, ben rendendosi conto dalle pulsazioni che gli si scaricavano nel culo, che il soggetto era lui stesso.
Venne poi posseduto, sempre nel culo e sempre per tutta la lunghezza del cazzo di Lucio, sia gitato di faccia che di dietro, poggiato sulla scrivania.
Infine dopo oltre mezz’ ora e una caterva innumerevole di penetrazioni, ritornarono sul divano.
A Simone bruciava il culetto, ormai definitivamente sfondato, ma non desisteva dal farsi fottere, perché il piacere di subire l’ inculata dall’ amico era troppo intenso.
Sul divano, si dovette stendere supino, con un cuscino sotto il bacino e una delle cosce, che per meglio spalancare il deretano, penzolava dal lato libero.
Lucio era sudato e arrapato.
Ancora una volta, sostenendosi sul braccio si posizionò dietro il giovane e ancora una volta lo inculò con decisione.
Il ritmo divenne costante e distaccato.
La mente di Lucio vagava nei paradisi del piacere, mentre si accasciava pesantemente su Simone, che pur soffrendo per quel peso invadente, non aveva il coraggio di fermarlo.
Infine, gli sentì accelerare il respiro e ansimare … e infine , pesando solo su di lui, gli strinse con le mani le chiappe intorno al cazzo che impalava quel minuscolo culo, come per farne una guaina più stretta, idonea al suo piacere, cattivo.
E così gli venne dietro.
Scaricando la sua rabbia e la sete di dominio, tutta nel sedere dolorante arrossato.
Sprofondava in lui con tutta la forza, e sborrò tanto profondamente nell’ ano del giovane, che ancora il giorno dopo, in bagno, egli si sentì scorrere dal sedere alcune gocce dello sperma ricevuto il giorno prima.
IV
L’ intimità tra i due arrivava a livelli sempre più profondi.
Lucio, sicuro dell’ affidabilità dell’ amico e certo della sua totale complicità, si lascio andare anch’ egli, senza più farsi troppi scrupoli o imporsi remore.
Giustificandosi con se stesso per il fatto che Simone gli dava tutto se stesso senza chiedere e senza pretendere nulla di più, gli piaceva pensare di fare dei piccoli sacrifici per l’ amico, che non aveva mai chiavato con una donna vera.
Cominciò a ingoiare il suo sperma, dopo avergli praticato il bocchino talmente in profondità, da aver spesso lacrimato per il soffocamento, in conseguenza dell’ introduzione esagerata del glande nella gola.
Aveva scoperto che la posizione più favorevole era quella in cui si stendeva sul divano a pancia in sopra, posizionando la testa rovesciata su un bracciolo.
La dominazione del cazzo in quella posizione era totale.
Il giovane era libero di chiavarglielo in bocca a suo piacimento, comodamente in piedi, con la possibilità di governare il ritmo e la profondità della penetrazione.
Dal canto suo, vedeva in primo piano il cazzo in arrivo o mentre lo pompava.
Vedeva anche il sacco coi coglioni, poteva carezzarlo e spesso, in un assurdo tentativo figurato, pur avendo la bocca piena fino alla radice del pene, cercava di spingerci dentro, almeno una, delle palle di Simone.
Spesso, questi gli sborrava in gola, senza che nemmeno riuscisse a sentirne il gusto. Infatti quando veniva così, Simone, diventava una corda tesa: tutto il corpo si irrigidiva e il cazzo fermo, sprofondato in bocca a Lucio, e lui era totalmente bloccato.
Il glande, gonfio, sborrava a fiotti vibrando violentemente insieme all’ asta. Aveva il dono di restare duro e in tiro a lungo, anche dopo la sborrata.
Capitava così che, Lucio, doveva soccombere per non contrariare l’ amico e aspettare a volte anche un quarto d’ora, fino a che il pescione di Simone, gli liberasse la bocca.
Dopo questo tipo di pompa, le mascelle erano indolenzite.
Di contro, però, la situazione era talmente arrapante che spesso Lucio si masturbava, tenendo in bocca quell’ asta prepotente che mandava odore e sapore di sborra calda.
Di questo passo, non ci volle molto per decidersi a sacrificarsi fino in fondo per l’ amico.
Con la scusa di fargli provare com’ è fottere una ragazza, ammise il pene di Simone nel suo culo.
Non fu una passeggiata, come credeva.
Infatti la sua speranza era che sapendolo mettere dietro, sarebbe stato altrettanto bravo a prenderlo, tra le natiche.
Ma non era così.
La colpa era anche di Simone però, che si ritrovava quel cazzo ballerino, un pene che, alle sollecitazioni rispondeva fin troppo “elasticamente” … e così, quando si trattò di sverginare il culo dell’ amico, divenne grosso come quello di un cavallo.
Ormai non è che si potesse tirare indietro, anzi il gonfiore della cappella di Simone, lo rese ancora più lascivo e desideroso.
Si preparò stendendosi su un lettino, con un cuscino sotto la pancia.
Allargò le cosce per dare spazio a Simone che iniziò ad armeggiare dietro di lui.
Per prima cosa, con lo sfintere, sentì perfettamente la cappella tonda che si posizionava, al centro del punto giusto per penetrare.
Fu una sensazione difficile da raccontare: era come se vedesse quella grossa palla, estranea, che tentava di diventare parte della sua stessa carne.
Quando Simone iniziò a spingere, capì che era condannato.
Gli avrebbe fatto male.
Ma era troppo arrapato per dire di no.
Si rassegnò a diventare uno che lo prende “in culo”.
Cercò di scacciare tutti i preconcetti e le frasi fatte, volgari, legate in maniera figurata a questo evento.
Cercò di pensare che dopo tutto non era che una atto sessuale come gli altri, un momento di piacere che finiva lì.
Nulla di male. Una tantum.
Nel buio nascosto di quella casa dimenticata, donava un emozione all’ amico. Quell’ amico che si fotteva da quasi un anno, profittando del suo culo a suo piacimento.
Si convinse che era un dono.
Una sensazione da regalare a chi, diversamente, forse non avrebbe mai provato il piacere di … possedere.
Mentre i pensieri turbinavano nella testa, Simone si era bagnato il cazzo di saliva e ripartiva all’ attacco.
Riprese ad armeggiare col suo buchetto finché … finché, con un guizzo, la capocchià di Simone, gli spaccò l’ ano in due, superando la resistenza, involontaria, dello sfintere.
Il dolore fece saltare Lucio, che sgusciò in avanti; mortificato e offeso, col culo indolenzito.
Non aveva mai provato niente di simile. Mai.
Era un dolore deciso e umiliante, ma allo stesso tempo gli dava il desiderio perverso di provarlo ancora, per avere e dare piacere.
Si massaggiò le natiche, facendole vibrare con le dita, per rilassarsi.
Era confuso sul da farsi … non sapeva se tirarsi indietro, non sapeva se ormai, avere il culo rotto, non gli avrebbe permesso mai più di essere “maschio” come prima.
L’ amico era in attesa, arrapato e un po’ confuso.
- Mi hai fatto male! – disse Lucio, languido. – Fai piano. E’ la prima volta, lo sai. Lo faccio solo per te. –
Purtroppo quelle parole non convinsero il maschio pratico che c’ era in lui. Si rese conto che era cambiato.
Il desiderio di prenderlo ancora nel culo non era da “macho”, né era un favore, semplice, da offrire ad un amico.
Dopo alcuni minuti si calmò e riprovarono.
Simone fu più dolce nell’ entrare e Lucio, con sorpresa, scoprì che il male era quasi del tutto sparito.
Restava quella strana sensazione di carne estranea che viaggiava nella sua.
Capì perché alle donne … e a molti uomini piaceva.
Era il colmo del piacere, darsi totalmente.
Dare il culo era un atto amorevole di sottomissione, che dava brividi di piacere e sensazioni profonde che nessun altro atto poteva eguagliare.
Simone se lo chiavò a lungo, sempre così: distesi sul letto.
Ogni tanto gli faceva cambiare la posizione delle gambe.
Prima il giovane lo aveva tenuto con le gambe e il culo spalancati, mentre lui, con le ginocchia serrate, si era messo dentro, oscenamente, spingendo spesso troppo a fondo l’ asta e provocandogli qualche fastidio, che lo faceva saltare in avanti.
Poi, al contrario, gli strinse le gambe e le serrò, mentre lui si sedette
praticamente sulle sue terga, col cazzo che sprofondava nel culo ben fatto di Lucio.
A volte, tenendosi sulle mani, il ragazzo si fermava col cazzo infisso nell’ ano solo per metà.
In quelle occasioni, Lucio, con le dita controllava sia il pene di lui, scoprendolo enorme e tosto, sia lo stato del suo sfintere.
Era molle e dilatato, al punto che ci poteva infilare anche il dito, per controllare i contorni del cazzo che lo stava ingroppando.
Una vera libidine.
Era stancante prenderlo nel culo ripetutamente, ma non si ribellò.
Quell’ esercizio lo aveva reso languido e passivo, lievemente femmineo.
Scoprì un piacere nuovo: aspettare che “l’altro” finisca di fottere.
Imparò la grande differenza tra l’ orgasmo maschile e quello femminile.
La donna, o chi “dona” e si “fa fare”, può permettersi di godersi tutta una serie di sensazioni, molto simili all’ orgasmo fisico, prolungandole all’ infinito e gustandosi tutti i momenti dell’ accoppiamento.
Il maschio, sopra di lui, col cazzo dentro, invece, non provava che un crescendo di arrapamento, concentrato violentemente sull’ atto materiale e sullo sfregamento fisico che lo avrebbe portato ad arrivare.
Lucio, sottomesso a quel cazzo, invece imparava a godere costantemente del piacere e della furia dell’ altro.
Simone sudato ed eccitato gli diede le ultime, selvagge botte, intensissime, poi uscì dal suo culo e fece in modo di farlo girare.
Lucio ebbe giusto il tempo di aprire la bocca, mentre l’ amico con un mugugno animale, cominciò a schizzargli sperma in faccia e in bocca … a litri.
Col culo dolorante e indolenzito, ma non era mai stato così arrapato.
Aspettò che l’ amico stremato si poggiasse sul fianco.
Allora girò la testa, di quel tanto che bastava, per succhiargli il cazzo, miracolosamente duro, come prima che fosse venuto, e succhiando si diede pochi colpi al pene, che era quasi molle, piccolo e morbido,così sborrò copiosamente sulla sua pancia.
Restarono distesi per parecchio tempo, ritemprandosi.
V
Passò ancora qualche mese.
Dopo quella esperienza, Lucio era rimasto abbastanza turbato.
Era perplesso e aveva una leggera forma di crisi interna. I suoi rapporti con la sua donna si intensificarono: quasi volesse provare a se stesso che nulla era cambiato.
Era il maschio, lievemente prepotente di sempre.
Voleva essere superficiale, disincantato e “chiavettiere”.
Cercò anche qualche vecchia amicizia femminile, per il semplice gusto di scoparsela … ma il piacere proibito di donare il suo buco a Simone, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Prima, quando lui si inculava l’ altro ragazzo, aveva spesso pensato di non dover temere alcuna implicazione. Anzi, giustificava il suo rapporto in maniera unilaterale: lui era più maschio che mai.
Ecco perché, vista la “potenza” sempre arrapata del suo sesso, prendeva tutto ciò che gli capitava d’ avanti.
Poco importava se si trattasse di una commessa diciottenne di passaggio, della sua donna o del suo amichetto: lui, tirava fuori il suo arnese … e fotteva.
Dietro, avanti, nella bocca … per lui erano solo buchi, foderi, in cui infilare la sua spada in cerca di soddisfazione.
Cercava di glissare con se stesso sul fatto che farlo con l’ altro, aveva per lui un gusto diverso, più rilassato, senza ansia da prestazione, nessuna gelosia o tensione …
Era sempre passato, con estrema superficialità, anche sulle emozioni intense che gli dava prendere in mano un altro membro; spesso metterselo in bocca e fargli schizzare sborra copiosamente.
Oppure scaricare, ora con foga, ora con delicatezza, il suo piacere nel sedere stretto dell’ altro.
Ma adesso che lo aveva preso nel culo, le sue certezze vacillavano totalmente.
Capi che il problema non era fisico, ma mentale.
Ma la cosa che non volle capire, ma che volle riprovare: era il piacere intenso di dare.
Dare piacere col suo ano dilatato, usato dall’ amico per goderne, era una sensazione che non lo abbandonava … capì, finalmente che non avrebbe più potuto, né voluto farne a meno.
Così decise con se stesso che, come a carnevale era lecito essere matti per un giorno, lui ogni tanto si sarebbe preso una pausa.
Avrebbe dimenticato per qualche ora la sua virilità, per donarsi al suo amico per il piacere omosessuale che traeva dal suo corpo.
Era passato quasi un mese … da quella che avrebbe dovuta essere la prima (e l’ ultima volta) che permetteva a Simone di farselo.
Per tutto quel tempo aveva evitato accuratamente di incontrarlo, ma adesso che era deciso, non si fece più problemi, anzi.
Aveva una grande voglia di tornare dal sua amico per stuzzicarlo e … per la prima volta, informarsi se anche a lui era piaciuto, il suo “dono”.
Quando, dopo pochi giorni, si incontrarono, Lucio capì che molte cose erano cambiate.
Il loro rapporto aveva adesso una connotazione affettiva e una complicità ancora più decisiva e netta.
Anche l’ altro era cambiato, era diventato più maschio e volitivo.
Aveva assaporato il desiderio di possesso.
Lucio, contro la sua volontà, non poté fare a meno di chiedergli, lascivamente, se lo aveva pensato e se lo aveva desiderato.
La risposta fu un sì duro, ma dopo gli fece capire che aveva sognato le sue natiche tonde, giorno e notte e che si era masturbato spesso pensando a lui.
Invece di farlo rabbrividire, queste affermazioni gli diedero piacere.
Per la prima volta apprezzava il suo corpo, con un’ ottica estetica completamente nuova e provò piacere a constatare di avere veramente un bel culo. Ricordò che anche delle donne glielo avevano detto e anche che aveva delle belle gambe.
Ci ripensò con un sorriso, cercando di decifrare se per caso, quelle furbe creature, avevano voluto sottintendere qualche “messaggio” che lui non aveva saputo cogliere, al momento.
VI
Il loro rapporto da quella volta fu meraviglioso ed eccitante.
Dopo una caterva di preliminari, dopo un sessantanove che li aveva soffocati entrambi, più volte, Lucio aspettava, come una condanna inoppugnabile che l’ amico gli chiedesse di fargli, ancora un volta, il culo.
Sentiva che era il suo più grande desiderio. Forse nei suoi sogni, inculare Lucio, aveva anche il sapore nascosto di fottersi una donna.
E questo lo arrapava ancora di più.
Quando stava quasi per implorarlo di farselo, Simone si decise a prendere l’ iniziativa e gli sussurrò: - Dai, adesso fattelo mettere nel culo! –
Lucio ebbe un brivido caldo che gli attraversò tutto il corpo.
Aveva addosso solo la camicia, tutta stropicciata, ormai.
Non la tolse, però.
Si alzò dal divano e si poggiò sul tavolo, offrendo le natiche nude al membro rubizzo di Simone.
Quella volta imparò che il culo non ha verginità … lo sfintere non era un imene. Imparò che dopo un giorno o massimo due, nei quali non veniva sfondato, ritornava praticamente intatto e doveva essere forzato di nuovo.
Così, quando Simone lo penetrò, il dolore della dilatazione si ripresentò tale e quale, come la prima volta.
Lucio lo spinse con le mani fuori dall’ ano, e aspettò che la sensazione di spaccatura passasse.
Si sfregò le natiche con le mani e se le massaggiò, lamentandosi sommessamente.
Simone, in piedi, aspettava preoccupato, aveva paura che tutto finisse lì; che la sua “preda” non avesse più intenzione di farsi penetrare. Ma non era così. Lucio gli sussurrò: - Dai mettimelo adesso … ma fai piano. –
Simone lo accarezzò a lungo e lo lubrificò con la saliva.
Lucio imparò a rilassare il muscolo e ad abbandonarsi completamente.
L’ inculata riprese lenta e piacevole.
Dopo pochi minuti il culetto di Lucio era del tutto rilassato e il cazzone di Simone lo stantuffava senza remore.
Lucio si divertì a cambiare posizioni, imitando le donne con cui era stato.
Si fece fottere in piedi, dopo essersi portato davanti allo specchio di un armadio, vedere la scena del cazzo dell’ altro che gli viaggiava dietro, aggiunse piacere al piacere.
Poi si mise di nuovo sul tavolo da lavoro.
Stavolta però, girato di faccia, con le gambe all’ aria.
Simone pose gli avambracci sotto le ginocchia per sostenerlo e tenerlo fermo. Le sue natiche erano posizionate poco fuori il bordo del tavolo, e l’ altro giovane lo inculava facilmente, mentre spingeva, se lo tirava dalle gambe, verso il suo bacino.
Per la sborrata finale tornarono a mettersi in piedi, davanti allo specchio.
Quando capì lui era pronto a venire, Lucio si abbassò completamente in avanti,per dilatare al massimo le chiappe.
Simone intanto lo teneva per i fianchi, attirandolo con le mani verso il suo sesso, fino a quando, tremante per l’ eccitazione lo sborrò, spingendo, se possibile, ancora più dentro l’ enorme pesce che si ritrovava e bloccandogli il culo.
Lucio impazzì.
La situazione di essere bloccato da quel palo, come se una volta inserito, dovesse per forza sottostare ai comandi e alle voglie dell’ amico gli diedero un senso di impotenza, femminea e lasciva, che gli fece salire la pressione.
Simone tirò fuori il pene dall’ ano e se lo controllò.
Era scapocchiato totalmente e pieno di sperma.
Si ricoprì il glande rosso con la pelle del prepuzio, ma per fortuna il cazzone gli restò in tiro.
Lucio non seppe rinunciarci.
Approfittando del suo culo aperto e lubrificato da una dose super di sborra, si spostò verso dietro e, senza aiutarsi con le mani, riuscì a “catturare” il cazzo di Simone, usando solo il suo buco come fosse una ventosa: aveva preso di nuovo il palo nel di dietro.
Era tutto bagnato e il pene dell’ amico sguazzava nella sborra.
Con la pressione a mille, lievemente chino in avanti, si tirò qualche colpo di sega. Subito, dal suo cazzo barzotto, cominciò a colare lo sperma, a fiotti e goccioloni.
Con la mano sporca di sborra si toccò l’ ano, dove trovò il liquido seminale dell’ amico, che ormai era diventato della spuma bianca.
Facendo sgattaiolare fuori il cazzo di Simone dal suo budello arrossato, si leccò le dita, assaporando quella strana panna, lievemente salata.
L’ attività tra i due amici restò cadenzata e piacevole ancora per alcuni mesi, poi la vita cambiò le cose.
La casa di Lucio fu venduta.
Il lavoro e gli impegni aumentarono … si persero di vista.
Seconda Parte: Maturi e perversi
VII
Da quelle esperienze passarono oltre dieci anni.
Simone trascinava metodicamente più o meno la stessa vita. Aveva pochi amici ed ebbe ancor meno esperienze.
Qualcuno provò a presentargli una ragazza … ma con scarsi risultati pratici.
Lucio, più volitivo e agguerrito, invece fece una carriera fulminante, soprattutto perché accettò un lavoro che lo teneva quasi tutta la settimana in giro per l’ Italia e a volte per l’ Europa.
Ebbe una serie notevole di storie e di tresche e poi … si sposò.
Sua moglie, Filomena, si dimostrò sin dal primo momento una ragazza eccezionale, nonostante giovanissima e più piccola di lui di ben dodici anni.
Si conobbero infatti quando lui era un uomo fatto e lei una ventenne di provincia.
Filomena decise da subito che lui sarebbe stato l’ uomo della sua vita e si comportò di conseguenza, con fedeltà e abnegazione, sopportò il lavoro di Lucio che lo rendeva incontrollabile, soffrendo di gelosia, e soprattutto nella certezza che per lui, lei non era che una delle tante.
Come per i marinai, sapeva che Lucio aveva probabilmente una donna in ogni “porto”. Lo sapeva dagli amici che ne ammiravano “le imprese” e la simpatia.
Ma le cose, tra loro, non andarono per il peggio, al contrario …
Come lui amava dire: erano andati d’accordo perché si incontravano a metà strada. Lei era una ragazzina troppo matura, mentre lui era un uomo maturo ancora infantile.
Il lavoro di Lucio, col tempo, invece di essere un ostacolo si rivelò una buona opportunità, che sfruttarono al meglio.
Servì per permettere loro di viaggiare insieme e godersi dei lunghi e piacevoli periodi in giro per i posti più incantevoli, i ristoranti più occulti, le enoteche più esclusive.
Le altre, che significavano già poco per lui, sparirono rapidamente dalla sua vita.
Cominciarono a convivere e poi si sposarono, sotto gli occhi increduli di familiari e amici.
Filomena era una ragazza semplice, senza grilli per la testa e trovò anche lavoro, così mise in pratica le sue capacità e cominciò a contribuire attivamente al menage: cosicché Lucio poté permettersi di adeguare la sua attività, ad un sistema di vita più regolare e a sempre minori viaggi di lavoro.
I loro rapporti erano ottimi.
Filomena aveva praticamente imparato il sesso da lui.
Prima aveva avuto le normali e relative esperienza di una ragazza di provincia, un ragazzo, che probabilmente sarebbe diventato, per noia e per convenzione, il suo futuro marito.
Stare con Lucio era molto più impegnativo e lei faceva del suo meglio per stare al passo con i desideri, mai paghi del suo uomo.
Pur essendo molto “tranquilla” nel quotidiano, era disponibile: come le auto di grossa cilindrata, dava il meglio e il massimo, appena raggiunto il giusto numero di giri.
La sua serietà personale e il fatto che amici e colleghi, non conoscessero questa sua caratteristica, ne avevano fatto una donna estremamente fedele.
Nell’ intimità, invece, non si tirava mai indietro, e lui aveva molto pepe e tantissime fantasie, sempre nuove, da proporle.
Lei accettava perché lui sapeva identificare il momento giusto per attuare i suoi sogni proibiti.
A Lucio non era difficile mantenersi “in tiro”, perché Filomena era stupenda, una modella e migliorava col passare del tempo, e diventare sempre più bona.
Bruna, tratti decisi, meridionale, con degli intensi ed espressivi occhi verdi, che risaltavano di più d’ estate, con l’ abbronzatura.
Altissima e prorompente, per anni Lucio non riusciva a credere che lei riuscisse ad essergli totalmente fedele.
Col tempo l’ uomo si dovette convincere che era proprio così: Filomena era tutta sua … un “impresa” impegnativa per un uomo solo.
Governare e soddisfare quel metro e ottanta di deliziosa carne ben tornita non era sempre facile.
Le lunghe cosce che sfociavano al vertice in una figa miracolosamente piccola e delicata, due seni da primato, grandi e prepotenti e un culo che era un vero giardino delle delizie.
Sua moglie era talmente “tanta” che spesso le loro fantasie vertevano sulla possibilità di avere un rapporto a tre, che avrebbe permesso a Filomena di provare nuove e intense esperienza (e un po’ di inconfessabile relax a lui), sapeva che con quel fisico e tanta eccitazione, la donna si sarebbe potuta permettere di spompare, con disinvoltura una mezza caserma.
La passione di lei era farlo all’ aperto e magari in luoghi dove avrebbero potuti essere visti o scoperti.
Spesso lei sentiva perfettamente che lui avrebbe desiderato rapporti promiscui e lei avrebbe fatto del suo meglio per accontentarlo, ma almeno all’ inizio era troppo gelosa e si addolorava a sopportare una esperienza simile … un paio di volte provarono con qualche amica occasionale, ma fu un disastro.
Anche lui non volle tirare la corda, rendendosi conto di quanto lei ne soffrisse.
VIII
Un aspetto della sessualità di lui, che capiva poco era il segretissimo piacere che lui provava a farsi toccare, baciare e leccare il culo.
Spesso lei si metteva sottosopra rispetto a lui nel letto e gli faceva il pompino da dietro, dopo ampie e prolungate linguate nel buchetto.
Capiva che questo gli piaceva tanto dalla durezza del membro e dall’ abbondanza dell’ eiaculazione.
Avevano anche tenuto, nascosti e segreti, un paio di cosi di gomma che avevano a volte adoperato per lei, ma anche per lui.
Filomena non poteva nascondere che dopo un poco aveva trovato eccitante, penetrare dietro al marito con quegli aggeggi.
La voluttà che lui provava le davano adrenalina pura.
Ovviamente … nei suoi pensieri, si era anche domandata, come e dove, lui avesse imparato a godere nel farsi penetrare il culo, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo.
Una cosa che le piaceva tantissimo era fargli il bocchino tenendogli due e anche tre dita infisse nel culo.
In effetti il sedere era un poco il centro del loro piacere.
Lui era espertissimo nel penetrarvi in maniera quasi indolore e sapeva gestire la durezza del pene con abilità: ficcandolo dentro appena appena rizzato, per poi lasciare che si gonfiasse tra le natiche della sua donna. Capitava molto spesso che la facesse venire una o due volte, poi, dato che non usavano preservativi e lei non prendeva niente, lui le chiedeva di preparargli il buchetto.
Allora Filomena si metteva di lato e aspettava paziente (e arrapata) che si masturbasse veloce dietro di lei.
L’ oscillazione veloce del glande faceva si che ogni tanto le urtasse le chiappe, sollecitando il buchetto in attesa, cosa che aumentava il piacere della ragazza.
Spesso mentre aspettava,con sottomissione la penetrazione imminente, si masturbava con delicatezza pure lei.
Lucio si dava gli ultimi colpi alla mazza e poi la infilzava, incurante del fatto che la sfondava senza preavviso. Le infilava la canna dietro solo per metà, perché con le dita si teneva il cazzo e sentiva lo sperma che passava dal canaletto e si riversava in culo alla moglie.
Poi, una volta che aveva eiaculato per bene, lo tirava fuori per un attimo, permettendo allo sperma di raggiungere l’ esterno e gocciolare dall’ ano.
A volte questo esercizio era accompagnato dal gorgoglio della aria pompata in precedenza, che usciva dal sedere, mista alla sborra.
Ben conoscendo i gusti della sua donna, rientrava in lei, premendo forte e riempiendola tutta. Quello era il segnale per Filomena di finirsi in pace e con soddisfazione, la sua masturbazione.
IX
Quella mattina Lucio non credette ai suoi occhi, quando nell’ androne del suo ufficio, incontrò Simone, che seduto aspettava qualcuno.
Lo salutò cordialmente e subito si fece accompagnare a prendere il primo caffè.
Parlarono a lungo e si raccontarono le rispettive esistenze negli anni passati senza sapere più nulla l’ uno dell’ altro.
Si scoprì così che Simone, da quasi un anno lavorava per una azienda di servizi che era collegata a quella di Lucio.
Che aveva anche saputo che dell’ amico, ma che non era riuscito a incontrarlo, fino ad ora.
Per caso, quel giorno era toccato a Simone venire in ditta a recuperare alcuni materiali.
Mai era successo che, alla luce del sole, facessero mai riferimento ai loro incontri segreti e anche quel giorno non venne fatto nessun accenno ai rapporti omosessuali che avevano vissuto.
Si lasciarono scambiandosi il numero dei rispettivi cellulari, con la promessa di rivedersi.
Quell’ incontrò risvegliò in lui tutta la libidine accumulata negli anni, mentre ripensava, arrossendo di piacere e non di vergogna, a quello che avevano fatto insieme e a quello che il suo amico era riuscito a ottenere da lui, in passato.
Come era già successo alcune volte, nel pomeriggio, quando tutti erano andati già via, Simone si collegò col PC a un sito porno, dove cercò un breve filmino amatoriale, nel quale si vedevano solo le
natiche di un uomo abbastanza grosso. Dietro di lui si posizionava un altro, più magro e con un cazzo notevole.
Nei pochi minuti del filmato venivano immortalate ben due sborrata, che il magro depositava dietro il malcapitato compagno, che messo a pecora si prestava ad essere posseduto.
Si masturbò ricordando i vecchi tempi e cercando le similitudini con le inculate di Simone, fino schizzarsi sulla pancia tutto il piacere.
Dopo qualche giorno si sentirono e, naturalmente, ricominciarono a vedersi saltuariamente.
Simone purtroppo non sosteneva bene né l’ età, né lo stress psicologico, dovuto alla sua solitudine e al suo carattere molto passivo.
Però, incontrare Lucio fu per lui un toccasana e si riprese alla grande.
Un pomeriggio, ad esempio, chiamò l’ amico e gli comunicò di avere qualche ora da dedicargli, prima di rientrare, l’ amico gli disse che nel suo ufficio c’ erano gli operai per dei lavori di ristrutturazione.
Per il resto … era estate e gli altri colleghi erano in ferie.
Lucio credeva che non si sarebbero potuti vedere, ma l’ altro lo invitò a passare lo stesso.
Così fece, parcheggiò a qualche isolato di distanza e poi raggiunse la sede della ditta dove lavorava Simone.
Questi gli aprì, e lo fece entrare come un clandestino.
Invece di recarsi nel solito studio, l’ amico lo fece entrare in un piccolo sgabuzzino al piano terra, alle spalle del centralino.
Poi gli disse di aspettare un attimo e lo lasciò lì, praticamente al buio.
Lucio si sentì abbastanza maltrattato, quasi come una battona, che viene ricevuta per sfogarsi al più presto.
Infatti le cose andarono proprio così.
L’ amico tornò dopo pochi minuti, gli ribadì che di sopra c’ erano gli operai e che dovevano sbrigarsi.
Lui, quasi offeso, gli disse che sarebbe potuto tornare un altro giorno, ma niente da fare, l’ altro era sempre più ringalluzzito dalla disponibilità ormai sottomessa di Lucio, e gli disse di no.
- Fai presto, non perdere tempo, girati che te lo metto nel culo! – E così fece.
L’ amico, confuso e impreparato, si voltò e si slacciò i pantaloni, abbassandosi lievemente in avanti e poggiando le mani su un piccolo lavello.
Appena le terga furono a disposizione, Simone si mise dietro di lui e dopo essersi passato il palmo pieno di saliva sul glande, già gonfio, glielo ficco dentro, senza complimenti.
Lo fotté rapidamente per non più di tre minuti, poi gli sfilò il cazzo da dietro e lo fece inginocchiare davanti a lui, glielo mise in bocca con altrettanta foga e in pochi attimi,bloccandogli la nuca con la mano, gli scaricò in bocca un sacco di sperma.
Era tanta, come spesso accadeva, perché essendo di carattere pesante e metodico, preferiva programmare con anticipo notevole i loro incontri, in modo che nei giorni precedenti non si masturbava, per arrivare forte e carico all’ appuntamento.
Una volta profittato di lui, in culo e in bocca, l’ amico quasi lo cacciò via: il rischio di essere scoperti era troppo forte.
Lucio si ritrovò fuori, frastornato dalla rapidità con cui tutto era avvenuto.
Simone l’ aveva usato, coma si chiava con una puttana.
Il culo indolenzito dalla rapida successione di botte ricevute all’ improvviso, la bocca sporca di seme, risalì in auto, arrapatissimo da quel trattamento e si recò a casa, dove, con una scusa portò Filomena nella veranda e se la fottette con la stessa veemenza con cui era stato preso.
Le sborrò sulla schiena, producendo un quantitativo incredibile di quel seme, che aspettava da ore di esplodere fuori.
Dopo, lei ancora eccitata lo baciò vogliosa e lui si augurò che non sentisse il senso di attaccaticcio e l’ odore dello sperma secco sulle sue labbra.
Intanto non bisogna pensare che il suo compagno si fosse trasformato in un accanito violentatore di culi.
L’ uomo ormai era, se possibile, ancora più sensibile e schivo di quando era un ragazzo.
La sua natura non era cambiata e neanche i suoi desideri.
Fin da giovane aveva accettato e ammesso di essere servile e accondiscendente nei confronti del “capobranco”.
Anelava spesso di essere soddisfatto a sua volta e penetrato nel rapporto anale, ma i loro rapporti erano talmente occasionali che raramente Lucio si poteva dedicare alle sue natiche vogliose.
Quello a cui non rinunciava era di prenderlo in bocca, spesso durante uno struggente sessantanove.
Ma Lucio andava da lui soprattutto per prenderlo.
Si potevano vedere poche volte all’ anno e sempre per poco tempo.
Così l’ uomo, che faceva il maschio a tutto tondo, nella vita di tutti i giorni, ormai vedeva quei rapporti come la soddisfazione segreta di un suo alter ego, sempre più femmineo, obbediente e lascivo.
E il suo amico, messo per strada dalle parole e dalla sua gestualità esplicita, faceva del suo meglio per accontentarlo, a volte accumulando un ulteriore stress nella sua già travagliata e difficile esistenza.
Difficilmente aveva problemi di erezione, ma era importante che l’ appuntamento tra loro fosse fissato con qualche giorno di anticipo, altrimenti il giovane arrancava, senza poter concludere granché.
A volte gli era capitato di dovere rinviare qualche “visitina” perché troppo stanco e debole. Magari poche ore prima si era fatto una sega e non aveva recuperato ancora le sue labili forze.
Lucio, invece, andava da lui per farsi spaccare e Simone lo capiva, e ce la metteva tutta, ma non sempre riusciva a venire, a sborrare.
Anche questo era uno stress, perché sapeva di deludere le aspettative del suo amico.
Una volta aveva espresso il desiderio di pisciare in bocca a Lucio, che se ne stupì e rifiutò categorico … ma la volta successiva, al telefono, lo avvisò di non fare la pipì fino a quando, nel pomeriggio, non si sarebbero incontrati.
Infatti quel giorno, per prima cosa andarono in bagno.
Se Simone non avesse conservato tanto piscio nella vescica, non avrebbe mai trovato la forza per farlo, invece dopo alcuni tentativi riuscì a fare la pipì nella bocca del suo amico.
Erano davanti al cesso.
Lucio in ginocchio di fianco al vaso e Simone in piedi. che orinava lentamente.
Il piscio caldissimo inondava la bocca ora aperta ora chiusa di Lucio, che si lasciava riempire fino all’ orlo per poi far scorrere il liquido giallo fuori dalle labbra, senza fretta.
Ne sentiva il sapore strano e la puzza addosso. E godette di tanta sottomissione passiva a quel cazzo che orami era diventato il suo idolo del piacere.
X
Filomena dopo qualche tempo si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto.
Bisogna sapere che il marito non era più lo scavezzacollo di un tempo; l’ uomo dedicava alla famiglia tutto il suo tempo libero e, sul lavoro, era praticamente sempre rintracciabile e … tracciabile.
Per Lucio una moglie giovane, bella e fedele ormai bastava e avanzava, inoltre Filomena era quieta ma non schiva.
Le piaceva il sesso e le piaceva molto farlo col marito che sapeva sorprenderla e appagare, sempre.
Le piccole trasgressioni, lo strap-on che ogni tanto gli praticava, non facevano che eccitarla ulteriormente.
Quando facevano all’ amore erano tante le fantasie che lui inventava soprattutto in merito ai rapporti a tre.
Spesso le chiedeva se qualcuno aveva tentato di farsela e lei ingenuamente rispondeva di no.
Allora era lui a prendere l’ iniziativa e a raccontarle quello che avrebbe potuto succedere …
Inventava la situazione, l’ imbarazzo di lei che si trasformava in piacere e la paura che il marito la scoprisse, che si trasformava nel piacere sfrenato di fargli le corna.
Non solo lei si sarebbe dovuta far chiavare da un altro, ma Lucio avrebbe dovuto saperlo. Magari sarebbe stato di fuori, costretto ad aspettare che la moglie finisse di fottersi l’ altro.
Lei intanto eccitata e vincente, avrebbe esagerato, con grida e parole sconce, il suo piacere, in modo che lui si fosse sentito umiliato e impotente … e che questo “maltrattamento” gli avesse reso ancora più scatenata l’ eccitazione e il frutto di una feroce masturbazione.
A volte, Lucio, inseriva questo “terzo incomodo” invisibile e inesistente, anche nel loro menage erotico, allora raccontava di come sarebbe stato farlo in tre e di come avrebbe potuto essere intrigante se lui stesso, si fosse trovato a doverlo prendere in bocca.
A Filomena piacevano quei racconti.
Il fatto che Lucio inventasse anche delle storie in cui anche lui era costretto a prendere il cazzo di un estraneo la rendeva un po’ perplessa, ma non ne faceva un problema.
La dovizia dei particolari dei racconti davano da pensare … ma lei era una ragazza quieta e non amava speculare troppo.
Seguire il marito nelle sue esigenze e nelle sue fantasie erotiche era già fin troppo soddisfacente, per le sue aspettative.
Era certa che se non avesse sposato Lucio, molte delle cose che aveva scoperto e operato nei rapporti sessuali, non avrebbe nemmeno saputo che esistevano.
Le sue vecchie amiche e coetanee in paese, si erano ingrassate o lasciate andare, come donne e mamme.
Quindi, Filomena era una donna appagata.
Ma non era stupida e, naturalmente, era anche molto gelosa.
Non solo si accorse che il marito da qualche mese aveva spesso la testa da un’ altra parte, ma aveva anche notato una attività insolita del suo telefonino. Si era anche appuntata un numero “sospetto”, ma ad indagini più accurate, risultò trattarsi di uno studio tecnico che progettava la logistica per aziende di trasporto e stoccaggio.
Ma la cosa che fece scattare il campanello d’ allarme fu una scoperta che fece grazie alla distrazione e alla totale fiducia di lui.
A volte per i loro giochi erotici si servivano di preservativi.
Era lei stessa che ne comprava una scatola in farmacia, ogni tanto.
Poi venivano occultati in un armadio, lontani da occhi indiscreti … e spesso dimenticati, per l’ uso sporadico che ne facevano.
Quando Filomena diede un’ occhiata ai profilattici … scoprì che ne mancavano due.
Non poteva essere certa, né poteva affermare che fossero stati usati per tradirla, ma il sangue alla testa le salì ugualmente.
XI
Pochi giorni dopo, era di sabato, un pomeriggio che lei si doveva recare dai genitori, Lucio evitò accuratamente di farsi coinvolgere e inventò una scusa per potersi liberare ed uscire da solo.
Aveva appuntamento con Simone, naturalmente.
Non immaginava neppure minimamente dei sospetti della moglie, inoltre non aveva mai pensato ai suoi giochi erotici come ad un tradimento; per lui quello era diventato quasi un hobby, una valvola di sfogo, alla ricerca di piaceri che nessun altro rapporto avrebbe potuto procurargli.
Verso le cinque si preparò.
Con civetteria evitò di indossare gli slip sotto i jeans e poi si ricordò
che l’ altro, come spesso accadeva, gli aveva chiesto di portare i preservativi.
Ma quando aprì la scatola si accorse che era del tutto vuota … tranne che per un bigliettino, scritto in fretta dalla moglie: “Ti stai divertendo?”
Il mondo gli crollò addosso. Una caterva di sentimenti simile a una valanga.
Era arrabbiato. Era impaurito. Era impreparato.
Cosa sapeva Lei? E quanto sapeva?
Come avrebbe potuto spiegarle o giustificare il suo comportamento?
Per assurdo, non aveva neppure un amante.
Infatti in quel momento, avrebbe preferito mostrare alla moglie una bella ragazza che usciva dall’ armadio, piuttosto che ammettere di avere rapporti sessuali con un uomo.
Aveva paura che lei non avrebbe mai capito.
Da quel giorno l’ umore di Filomena era nero come la pece e il marito, incapace di decidere che comportamento seguire, se ne stava sulle sue.
Faceva l’ offeso, cercando di sbottonarsi il meno possibile, con la speranza di salvarsi in corner, appena se ne fosse presentata l’ occasione.
Passarono alcuni giorni, quasi due settimane … erano in uno stato di stallo che non faceva bene a nessuno; poi lui decise di sbloccare la situazione.
Filomena era sua moglie e si era sempre dimostrata all’ altezza in ogni situazione, doveva tentare … non poteva lasciare che il loro rapporto si deteriorasse così, andando alla deriva.
Una notte le si avvicinò nel loro lettone e lei non lo respinse.
Con molta dolcezza le comunicò che c’ era qualcosa di lui che lei non sapeva … le parlò di una vecchia amicizia maschile, che si era protratta nel tempo: un rapporto che lui preferiva non spiegarle ancora a parole, ma che ci avrebbe tenuto lei capisse e … che gli credesse.
Per fare questo la invitò ad andare con lui a trovare questo suo amico
col quale, spiegò, in passato era successo qualcosa.
Niente d’ importante, qualcosa di puramente fisico … lui lo aveva incontrato e il “vizio” lo aveva tentato a riprovarci.
Filomena, dal canto suo, tirò un gran respiro di sollievo, non avrebbe sopportato di essere stata tradita proprio quando aveva la certezza della fedeltà di lui.
Certo non immaginava fin dove si era spinto il marito con l’ altro, il suo amico, però qualcosa lei aveva pur sospettato, quando lui le aveva fatto capire che il grosso pene di gomma che aveva portato una volta a casa, poteva servire a giocare con lei, ma anche a penetrare dietro di lui.
Lucio chiamò Simone, era parecchio che non si sentivano.
Gli comunicò di avere una sorpresa per lui, voleva fargli conoscere sua moglie … l’ amico non seppe rispondere né capiva le implicazioni di quella visita.
Non sapeva cosa e quanto sapesse di loro due la donna ed era certo che si sarebbe trovato in grande disagio, davanti a lei.
Tra tutti e tre, l’ unico che si scioglieva in brodo di giuggiole e di fantasie, era Lucio.
Mentre loro erano preoccupati, lui era gongolante: progettava che da quell’ incontro sarebbe nato ben altro che un semplice chiarimento delle rispettive posizioni.
Era deciso a trascinare l’ amico nel suo menage, anche se non osava pensare come questo si sarebbe potuto evolvere.
XII
Una sera che Simone era di notte col turno, organizzò l’ appuntamento.
Arrivarono verso le dieci di sera e portarono qualcosa da mangiare da una rosticceria e una bottiglia di vino frizzante.
Prima di entrare lui disse alla moglie ancora una volta: - Tesoro, sicuro che te la senti di conoscerlo? – le carezzò la guancia con tenerezza – guarda che se non ti va, possiamo tornarcene a casa. Io voglio solo che tu sia tranquilla su di me e che mi creda. –
Ma lei era decisa ad affrontare la cosa; e poi conosceva troppo bene il marito per non sapere che tutto questo lo eccitava enormemente.
Entrarono nell’ ingresso dell’ ufficio silenzioso e deserto.
Lucio conosceva la strada per raggiungere l’ ufficio tecnico, dove il suo amico era impegnato in alcuni controlli di routine.
Essendo l’ unico tecnico che viveva da solo gli capitava spesso di lavorare la notte, durante le feste e in piena estate. Ma starsene da solo non gli dispiaceva.
Lucio ormai a suo agio, si comportò come sempre in maniera simpatica e brillante, li presentò e fece gli elogi dell’ uno e dell’ altra.
L’ altro, da persona semplice, si trovò subito in sintonia con Filomena; dopotutto anche lei era una persona semplice ed aperta, e poi, entrambi, subivano il fascino di suo marito.
Mangiarono qualche stuzzichino, assaggiarono il vino, chiacchierarono del più e del meno.
Il giovane ne aveva ancora per qualche minuto, intanto la coppia si spostò in una sala attigua, dove c’ era un tavolo per riunioni e un salottino in pelle.
Con disinvoltura, come se fosse del tutto a suo agio, lui si rivolse a sua moglie, invitandola ad accomodarsi.
Poi con complicità profonda le chiese di aspettare un attimo, le disse che voleva controllare come l’ avesse presa il suo amico. L’ aveva già avvertita che si trattava di un soggetto con le sue fisime e con dei tempi di reazione tutti suoi.
Tornò da Simone nella sala controllo e lo trovò teso e sulle sue.
- Ehi! – fece Lucio – che hai? Che te ne pare di Filomena? –
E l’ altro: - E’ una bellissima donna … un’ altra vittima? –
- Ma che cavolo dici? Sei sempre prevenuto. Chi pensi che ti abbia portato qui: una zoccola? – disse convinto – “Lei” è mia moglie, capisci? La donna che amo e con cui vivo. Cosa credi che la porto in giro a fottere? Siamo qui perché qui ci sei tu, e io ti stimo … lo sai. –
Poi concluse: - E lei è qui perché si fida di me! –
- Ok, capito – disse l’ amico laconico – ma io che c’ entro? Che devo fare? State di là e io vi aspetto … -
- Ma tu sei scemo ? – lo apostrofò Lucio – Ho fatto il diavolo a quattro per portarla. Adesso finisci le tue cose e poi ci raggiungi … non ti preoccupare, non devi fare niente … tranquillo. –
Poi aggiunse: - E io che pensavo che Filomena ti sarebbe piaciuta. – poi ironico - Scusa, sai? La prossima volta ti porto Miss Universo! –
- Ma cosa dici? – disse Simone – Per me è bellissima … ma, ma io che cosa c’ entro? –
- Basta … appena ti liberi vieni da noi … poi si vedrà; capito? –
Lucio tornò dalla moglie. Anche Filomena era abbastanza impacciata e confusa.
Lui capì che non era più tempo di chiacchierare.
Le si avvicinò e cominciò a baciarla, tirandola verso di lui e facendola alzare in piedi.
Nella sala le luci erano accese, non tutte, ma accese … andava bene così!
Lucio baciava e carezzava sua moglie. Fu contento che lei si fosse preparata al meglio: indossava una gonna lunga ma svasata ed ampia, morbidissima, e una maglietta nera attillata; non aveva messo il reggiseno e la maglietta non riusciva assolutamente a trattenere i suoi enormi, prorompenti seni.
Carezzandola spostò le mani sotto la gonna. Lei aveva scelto di indossare le calze di seta color carne, tenute da un reggicalze bianco.
Ottima scelta, pensò il marito.
La moglie si era preparata come si deve per l’ incontro, voleva dire che l’ idea l’ aveva solleticata alquanto. Bene!
Lucio decise che era ora di iniziare le danze.
Sempre tenendola vicino a se, come una coppia di studenti che si scambiano smancerie, la guidò verso una zona della stanza in cui, attraverso la porta, vedevano Simone, che si attardava tra le attrezzature.
Naturalmente, in quella posizione, anche Simone vedeva loro.
Infatti, il giovane notò le due figure. Gli sembrava di guardare un film impossibile, di cui lui non poteva essere certo il protagonista.
Cercò di sfuggire a quella realtà notando quanto gli sembrasse irreale
quella scena.
A pochi passi da lui il suo amico baciava, con la lingua che non trovava pace, la sua bellissima moglie.
La donna, che lui non aveva mai visto, era uno spettacolo.
Più alta di lui, aveva forme giunoniche che si intravvedevano da sotto gli abiti.
Quando Lucio, con gesto calcolato, le infilò la mano sotto la gonna, Simone sussultò. Cercava di non guardare, ma non riusciva a farne a meno.
L’ amico faceva in modo che lui potesse vedere … tutto, sotto la gonna della moglie, mostrandogliela poco a poco, come in uno spettacolo di spogliarello.
Intanto Filomena, dopo un attimo di smarrimento, capì che il marito stava facendo in modo che l’ altro uomo la vedesse, si lasciò andare per superare la vergogna.
Lo lasciò fare.
L’ idea di essere vista, spiata e, probabilmente, di piacere a quello sconosciuto, si rivelava sempre più intrigante ed eccitante.
La sensazione per la donna era fortissima, essendo lei molto seria e castigata nel quotidiano, non si era mai messa in mostra così … ma si fidò del marito, lasciando che lui facesse come meglio credeva.
Si godeva quei momenti intensi, sentendo gli occhi bramosi e increduli dello sconosciuto su di se, mentre il suo uomo le alzava completamente la gonna, facendole mettere in mostra le natiche chiare.
Il perizoma bianco di Filomena non ne nascondeva la rotondità, anzi le definiva in tutto il loro splendore.
L’ uomo. stupefatto e ipnotizzato da tanto ben di dio, si accorse che suo malgrado, il cazzo si induriva sotto i pantaloni.
Il marito visitava con le mani sapienti il corpo di lei e, facendo finta di niente, le alzava la gonna e poi la abbassava, spostandosi e carezzando le sue gambe.
Si pose di fronte a lei e, rapidamente, le tirò fuori i seni dalla scollatura della maglietta, facendoli pendere in tutta la loro bellezza.
L’ altro restò di stucco. Le sue esperienza con le donne erano talmente esigue e limitate che era sbalordito da quelle montagne di carne e da quei capezzoli turgidi e puntati, grossi come un dito pollice.
La voglia matta di succhiare a quelle mammelle e di palparle lo colse impreparato.
Con la stessa semplicità con cui si sarebbe aggiustato la cravatta, il suo amico fece appoggiare la moglie a una sedia con le mani e si spostò dietro di lei, i seni della donna pendevano davanti come due palloncini chiari. Quindi in un attimo, glielo chiavò in figa e cominciò a sbatterla: le due mammelle oscillarono in maniera sconvolgente.
Per lui fu facile infilarlo in un colpo solo, visto che lei aveva la figa bagnata e desiderosa.
Lui se la chiavava di botto, perché sapeva che alla moglie piaceva che se la facesse così.
Lei era una donna abbastanza freddina nel quotidiano ma, e il marito lo sapeva bene, diventava un vulcano durante i loro amplessi.
Mentre sentiva che la sbatteva da dietro, godette a mostrare tutto di se allo sconosciuto, che la guardava inebetito dall’ altra stanza.
Lo sfidò con lo sguardo vacuo e invitante, mentre le due enormi tette ballonzolavano come campane, dove i capezzoli facevano da batacchio.
Simone aveva già inventato troppo lavoro per quella sera, non poteva restare a guardare come un idiota. Trovò il coraggio di avviarsi verso la stanza in cui l’ amico si stava chiavando la moglie senza ritegno.
- Vieni, entra … - gli disse con voce rotta Lucio.
Cercò di spiaccicare qualche parola che non si capì … poi si allontanò, dicendo: - Torno subito, voglio lavarmi le mani. –
XIII
Allora l’ amico tirò il cazzo fuori dalla figa della moglie, si mise al suo fianco e le disse: -Allora, amore, che ne dici? Ti piace o vuoi che andiamo via? –
Lei sorrise, mentre si aggiustava la gonna e rimetteva i seni nella maglia: - Non lo so – disse – e tutto così strano … così nuovo. –
Poi aggiunse: - Restiamo dai, per me l’ importante e che ci sia anche tu, il resto va bene. –
- Bello – disse il marito.
Nel frattempo il suo amico rientrò.
L’ altro lo invitò a sedersi sul divano, poi disse ammiccante: - Allora, che ne dici, ti piace Lei? –
L’ altro con un sorriso forzato e impacciato disse. – Che domande … è bellissima! –
- Ok – rispose – adesso te la faccio vedere bene. – Poi, rivolto alla moglie aggiunse: - Vieni tesoro. –
Lei, pazza di piacere, si fece guidare davanti a Simone.
Si sentiva venire, ad essere esposta così, come un animale alla fiera,
completamente in balia del marito, che faceva del suo corpo quel che
gli piaceva.
Venne posizionata a favore delle luci e a pochi passi dall’ uomo, che cercava di sembrare indifferente, mentre invece aveva la testa che gli girava come una trottola.
Forse per questo l’ amico lo aveva fatto sedere …
Invitò la sua donna a togliersi la gonna; cosa che lei fece non senza un pizzico di voluttà.
- Vieni, Simone, tirale i seni fuori dalla maglietta, lei vuole. –
Simone non poteva certo tirarsi indietro e poi l’ atmosfera nella stanza era talmente tesa, che i movimenti sembrava avvenissero al rallentatore.
Si alzò dal divano, mentre Filomena non riuscì a evitare di guardare con voluttà, il grosso rigonfiamento sotto la patta dei suoi pantaloni.
Le mani piccole e impacciate cercarono le due tette. Il giovane trafficava con mano inesperta e con molta vergogna; eppure quei palpeggiamenti non potevano che farle girare la testa, si sentiva profanata da mani estranee, per la prima volta dopo tanti anni.
Avere per le mani quei seni morbidi e consistenti era una sensazione mai provata. Il cazzo del giovane pulsava all’ impazzata.
Non aveva mai avuto rapporti con una donna.
Avendo abbondantemente superata la trentina, credeva che ormai non sarebbe mai successo, soprattutto perché si vergognava temendo di essere valutato come un imbecille.
Invece, adesso, tastando e cogliendo a piene mani i seni, che il suo amico gli aveva concesso, trovò la dolcezza infinita di quella moglie.
Per lei, sentire in maniera palpabile, l’ ingenuità dell’ giovane aumentava il piacere di donarsi, di farsi scoprire amorevolmente
da quell’ uomo, praticamente ancora vergine.
I modi delicati e il rispetto reverenziale con cui toccava e saggiava, trasmettevano alla donna tutto l’ abisso di desideri repressi, che si celavano nell’ animo dell’ uomo.
Fu grata a suo marito, quando le tolse le mutandine e poi la invitò a sedersi a cosce aperte, per accontentare la vista dell’ amico.
Lei lo fece con voluttà, e il marito, portò il giovane per mano fino al divano, poi coi gesti lo invitò a mettersi in ginocchio davanti a lei e ad avvicinarsi, pericolosamente, alla sua figa spalancata.
Allora lui si lasciò andare con la bocca affamata su quella fessura, leccando, baciando, assaporando …
era come se volesse rifarsi di tutte le minette che non aveva fatto in vita sua.
L’ altro, svelto, si abbassò i calzoni e mise il suo cazzo tra le labbra della moglie. Mentre la piccola lingua dell’ altro, inesperto le esplorava la vagina, allora la donna, incapace di trattenersi, cominciò a venire, sospirando ed emettendo piccoli gemiti.
- Non fermarti – incitò il marito, di modo che il suo amico continuasse con scrupolo a slinguare nella figa di lei, mentre si aiutava anche con le dita per aprirle le grandi labbra.
Lei se ne veniva e mugolava, mentre teneva in bocca il cazzo duro di suo marito.
Si fermarono e si calmarono.
La donna, ormai, era un’ altra: se ne stava tra i due uomini, come una troia esperta ed emancipata.
Non provava nessuna vergogna, pur essendo vestita solo della maglietta e del reggicalze.
Le calze le aveva tenute, come aveva visto fare in qualche filmino porno, visto col marito.
Si tenne anche le scarpe col tacco, convinta di sembrare più arrapante agli occhi dei suoi partner.
I due si erano seduti al suo fianco.
Il marito, si era tolto tutto, ora indossava solo la camicia aperta sul petto.
Passando le mani sopra la moglie raggiunse il suo amico e gli tolse i pantaloni.
L’ altro non ebbe il coraggio di fermarlo e rimase con quelle sue mutande di cotone anteguerra, alte fino all’ ombelico.
Attraverso lo spacco laterale, Lucio fece svettare il suo cazzo diritto.
Filomena, nonostante si fosse lasciata andare tanto, provò un attimo di smarrimento alla vista di quel cazzone, tanto nuovo e tanto diverso da quello di Lucio.
Era grosso e lungo. Non poteva vedere lo scroto perché era dentro le mutande di lui. Vedere che comunque il marito aveva maneggiato quel pene maschile con tanta disinvoltura e familiarità, le diede un brivido, che non sapeva ancora come interpretare.
- Carezza il cazzo a Simone, tesoro, gli piacerà! – disse lui e lei si fece rossa e calda … dal piacere.
Prese in mano quel grosso stantuffo, valutandone la durezza.
Era bellissimo sentirlo tra le dita.
Si accorse, che al contrario di altri cazzi, aveva la pelle del prepuzio quasi chiusa sul glande.
Dentro si intravvedeva il buchetto voglioso di Simone, che si schiudeva; le venne voglia di succhiarlo … ma non osava.
Allora il marito fece alzare in piedi il suo amico, e le disse di liberarlo delle sue mutande … e poi aggiunse:
- Amore, fai quello che desideri … non mi dispiace. –
Lei non se lo lasciò ripetere. Approfittò del giovane in piedi e gli baciò il cazzo.
Lo leccò accuratamente e con la lingua scavò nella pelle morbida per raggiungere il glande, caldo e arrossato.
Poi assicurandosi che suo marito guardasse, lo prese tutto in bocca.
Era duro, ma liscio come una seta, lo testò con la lingua, cercando di scoprirne gusto e sapore e per cercare di conservare quella sensazione il più a lungo possibile. La ragazza amava masturbarsi, appena era sola e tranquilla e, così, desiderava che quel ricordo speciale si imprimesse bene nella sua mente.
Simone era nel pallone e quei pochi movimenti che faceva, li faceva in maniera veramente impacciata.
Era troppo per lui tutto quello e tutto insieme.
Anche la donna era comunque lievemente impacciata.
Lucio capì che, come prima volta, poteva bastare.
Con discrezione aveva già deciso come dovesse finire quella serata. Guidò la moglie sul divano e fece cenno al suo amico di avvicinarsi, gli fece aprire le gambe e sistemarsi in piedi dal lato della testa della moglie.
Lui si mise dietro all’ amico, carezzandogli le cosce e la schiena e fece si che si prendesse il pene tra le mani.
Egli si tirò una sega, masturbandosi proprio come piaceva a lui e in pochi minuti venne, vibrando e mugolando mentre chiudeva gli occhi.
Lo sperma cadde addosso a Filomena come una pioggia estranea, zampillandole sul petto, sulla pancia e, in parte, un faccia.
Le gocce che raggiunsero le labbra vennero leccate avidamente dalla donna.
Allora suo marito, nel più tradizionale dei modi, le salì addosso e le penetrò tra le gambe. Ordinò al suo amico di tenerle i piedi in alto, affinché si godesse la vista di quella chiavata, che avveniva davanti a lui.
A freddo, poi, avrebbe ripensato a tutto quello e avrebbe imparato a non divinizzare la sua donna, ma a desiderare che tornasse a trovarlo, per fotterla come un troia e per riempirla di cazzo. Proprio la “carica” che il marito desiderava sentire.
Intanto pompava con veemenza e velocemente, quando fu pronto, si mise in piedi sul divano, immediatamente intimò al suo amichetto:
- Fammi sborrare, presto! -
Simone ebbe un attimo di esitazione, ma poi l’ eccitazione ebbe la meglio e così dimostrò alla donna, quanto era bravo a fare il cazzo in mano a suo marito … dopotutto, gli tirava le seghe da quando lei era ancora alle elementari.
La seconda ondata di sborra spruzzò dal glande di Lucio e si aggiunse allo sperma già sparso sul petto di Filomena.
La donna, intanto si faceva il ditalino ed era perduta in un orgasmo tutto suo.
XIV
Subito dopo, andarono via, senza nemmeno lavarsi.
Abitavano fuori città e ci volle un po’ per tornare a casa. Fecero il viaggio in silenzio: lui le dava il tempo di sedimentare ciò che era accaduto.
Sapeva che in tre si sarebbe potuto ottenere molto di più, ma non aveva voluto strafare.
Suo moglie e il suo vecchio amico erano stati come “ubriachi”, e lui non voleva che andasse così; voleva che si conoscessero, si studiassero e imparassero a desiderarsi con prepotenza, per godersi, come lui, il meglio che quel rapporto poteva dare.
Arrivati a casa, lei, stanca e languida si recò verso la doccia, lasciando la porta del bagno aperta.
La donna fece scorre via tutti i vestiti, lasciandoli per terra.
Poi staccò il reggicalze e infine si fece scivolare via le calze di seta.
Tutta la sua roba era macchiata di goccioloni bianchi, era sperma misto agli umori della sua figa.
La traccia tangibile che non aveva sognato.
Il fatto che non si potesse stabilire a chi dei due appartenesse la sborra le fece ribollire il sangue.
Suo marito l’ aveva seguita e l’ abbracciò teneramente di spalle.
La confortò con parole dolci, ma la sua voce era bassa e carica di erotismo. Mentre la carezzava tutta, la annusava.
Lei sapeva di sudore, di sperma e di lussuria.
Allora lui cambiò registro e cominciò a rimproverala con parole lussuriose, fingendo risentimento e sorpresa, per le porcate che le aveva visto fare quella sera, davanti ai suoi occhi, per giunta.
- E così – diceva – hai appena provato un altro cazzone! Non ti vergogni? –
E lei, mentre lo baciava, rispose sfrontatamente di no.
- Ah … - disse lui – e poi ti ho vista mentre facevi il bocchino, ti pare bello? – Lei mugolo qualcosa di indefinito, e lui la incalzò: - E ti e piaciuto tenerlo nella bocca? –
- Oh, si - disse Filomena – era grosso e mi spingeva … -
Lucio, intanto le passò dietro e tirò fuori la verga, già arrapata.
- Sai disse – mentre cercava il buco della moglie, tra le sue cosce – sai ho visto che ti piaceva quando lui si tirava la sega … guardavi il suo cazzo, estasiata. Ma ti piace così tanto? –
Intanto lei era a pecora, con le mani poggiate su uno sgabello e lui la scopava come a lei piaceva, facendo sbattere le palle sul suo sedere.
- Ma anche tu gli hai toccato il cazzo … anche a te piaceva. – disse con voce rotta lei.
Le dava alcune botte, poi si fermava con tutto il coso dentro e spingeva ancora, da fermo.
Continuò a parlarle come a lei tanto piaceva, ma stavolta le storie che raccontava non erano invenzioni o fantasie … solo un paio d’ ore prima, la timorata e tranquilla Filomena aveva assaggiato due cazzi e aveva ricevuto addosso una doccia di sperma emessa da due uomini.
Intanto che lei sognava, Lucio la chiavava.
Pensò al cazzo di Simone, lo desiderò ancora, pensò che sarebbe successo ancora e che l’ uomo, praticamente uno sconosciuto, quasi certamente l’ avrebbe montata … magari in quella stessa postura e le avrebbe spinto dentro un cazzo del tutto nuovo.
Chissà se a lui era piaciuta? Se la desiderava …
Ma era convinta di si.
Era troppo felice di succhiarle i seni, e con quanto gusto le aveva succhiato la figa … e la sua lingua, poi, era di fuoco, non si fermava mai.
Era decisa: voleva ancora quel cazzone, tutto dentro e voleva anche la sborra calda dell’ amico di suo marito: voleva che impazzisse per lei e che desiderasse di farsela continuamente.
Lucio, si accorse che lei si abbandonava e stava per venire, allora prese dal mucchio dei panni dismessi, il top nero.
Era intriso dello sperma del suo amico e lo piazzò sul viso della moglie.
Lei venne annusando e leccando la stoffa profumata, e lui le diceva di odorare, odorare la prova tangibile di quanto era stata puttana, a prendere un altro pene nella bocca … e, mentre lei aveva orgasmi multipli e costanti, lui aggiunse che era sicuro, che se quell’ altro le avesse chiesto di sborrare in bocca, lei gli avrebbe ingoiato tutto, senza batter ciglio.
Quanto aveva ragione …
Ma suo marito lo sapeva benissimo, mentre a sua volta veniva ancora sul morbido sedere della moglie, a goccioloni.
XV
Erano passate quasi due settimane dall’ incontro.
Lucio telefonò a Simone, ma il suo amico fu abbastanza laconico e vago nelle risposte; allora pensò che era meglio incontrarsi da vicino per capire le reazioni e le intenzioni del giovane.
Dopotutto c’ era di mezzo anche la moglie e, di conseguenza, il loro rapporto diventava una questione “di famiglia”. In questo caso lui voleva andare sul sicuro. Mai si sarebbe sognato di tirare le persone che amava in qualche problema o in uno scandalo.
Si diedero appuntamento per il sabato sera, trovò una scusa plausibile e si recò al solito studio.
Alle otto il giovane era già da solo e lui lo raggiunse.
Dopo pochi convenevoli, arrivò al sodo.
- Allora, che ne dici? Che te ne pare di mia moglie? – come sempre, quando affrontava questo argomento, gli tremava lievemente la voce.
Simone era impegnato, o fingeva di esserlo, mentre sistemava delle cose su una specie di consolle.
- Come vuoi che risponda? Lo sai bene che è molto bella … il guaio è che è capitata nelle tue mani. – disse con un sorrisetto.
- E che vorresti dire? – rispose lui.
- Lo sai che voglio dire, tu usi le persone e sempre per il tuo comodo o i tuoi scopi! –
Conoscendolo, non se la prese, era un vittimista; ma cercò di chiarirgli le idee: - Tu sei mezzo scemo se credi che io approfitti di qualcuno …
specialmente se si tratta di mia moglie, che amo … o di te, che nonostante non lo apprezzi, sei un amico per me. –
- Se, se … - disse Simone, col sorrisetto di prima – amico … poi fece una battuta scema.
- Certo, amico! E poi come puoi pensare che io ti faccia toccare mia moglie, la donna che amo, contro la sua volontà e, magari, da uno qualunque? –
Si mise seduto: - E’ certo che le ho parlato e che ho controllato se a lei va … e sai che ha detto? Che sei un bravo ragazzo e che le piaci. –
Simone ebbe un brivido, ma sperò che il suo amico non se ne fosse accorto.
Al solo pensare al corpo e alla pelle di lei, gli mancava il fiato.
Naturalmente l’ intesa e la depravazione raggiunta con l’ altro era potente, come sempre, insomma: non è che lui avesse cambiato gusti o non desiderasse più di farsi l’ amico.
Ma il fatto che egli gli avesse offerta la moglie lo eccitava e lo faceva sentire più forte e più maschio. Inoltre aveva intuito che in quel gesto erotico si nascondeva anche il piacere di fargli omaggio, una forma di sottomissione sottile, che superava di gran lunga in intensità, il dominio fisico che aveva già raggiunto.
- La vuoi vedere ancora? – gli chiese l’ amico all’ improvviso?
- Ti pare possibile che non mi farebbe piacere? Se vi va … si, mi piacerebbe. – ammise.
Allora lui disse, con voce roca: - A lei piaci. L’ altra volta non l’ hai chiavata …
che ne dici?
Se ti va te la faccio scopare … -
- Uffa! – sbuffò l’ altro impacciato.
Lui capì che l’ amico si vergognava e non reggeva quella conversazione.
- Ok, allora te lo prometto, la prossima volta te la spoglio e te la faccio prendere, magari da dietro come piace a te! – rise, ma era già eccitato.
Ora Simone era seduto e lui decise di passare all’ azione, senza aggiungere altro. Con estrema delicatezza si sedette e avvicinò la sedia alla sua.
Mentre il suo amico si occupava di sistemare gli ultimi moduli su un tavolo con la consolle, lui gli tastò il pantalone alla ricerca del pene.
Con naturalezza gli aprì la patta e liberò l’ arnese di lui dallo slippino: iniziò a accarezzarlo, stringerlo, scoprirlo.
Gli toccava l’ asta di sopra e di sotto, gli cercava la sacca con le palle con una mano, mentre l’ altra girava intorno al pene , già in tiro.
Mentre gli maneggiava il cazzo dalla pelle di seta, si accorse che l’ amico cominciava a essere sempre più eccitato.
Preferì non parlare più della moglie, visto che lui non sapeva sostenere quel discorso, ma si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:
- Vuoi pisciarmi in bocca? –
- Uhm … sì – sussurrò quell’ altro.
Si abbassò con la testa e iniziò a baciare il cazzo del suo amico, intanto che lui sistemava le ultime cose.
Poi si alzarono. Si denudò completamente e precedette l’ amico in uno degli ampi bagni.
Mentre l’ amico faceva i suoi comodi, gli piacque dimostrargli la sua sottomissione, come se lo volesse pacifico e non arrabbiato.
Così si inginocchiò in uno dei vani doccia.
Erano pulitissimi, perche quasi nessuno li usava mai.
Aspettava, senza fretta, guardando con disinvoltura i movimenti di Simone.
Il giovane si sbottonò la camicia ma non la tolse.
Invece con calma si sfilò i le scarpe e i calzini, mettendoli da parte.
Poi tolse i pantaloni, che piegò e ripose su un porta asciugamani.
Il suo cazzo spingeva le mutande all’ antica, disegnando una protuberanza informe.
Poi anche le mutande vennero tolte.
Lui con libidine diversa dal solito, si godette lo spettacolo del fisico asciutto e sottile del ragazzo. Il cazzo dritto più che mai svettava da quel corpo, era grande e lungo.
I gesti lenti e la disinvoltura nel non affrettarsi, rendevano languida quella prolungata attesa. Invece di infastidirlo, aumentavano il desiderio.
Il giovane entrò nella doccia a sua volta, aveva acceso tutte le luci.
Lui capì che voleva umiliarlo e dominarlo … e stette al gioco.
L’ amico si abbassò e cominciò a carezzargli il corpo delicatamente.
Intanto l’ altro chiuse un attimo gli occhi e il suo pensiero volò a Filomena, immaginò quanto le sarebbero piaciute quelle carezze … e pensò anche che lui avrebbe permesso che l’ altro gliele facesse.
Dopo avergli carezzato i fianchi, le spalle e le natiche, si spinse con le mani tra le sue gambe. Il suo cazzo era moscio, ma questo non gli dispiacque, anzi gli diede delle forti strizzate, lasciando che le mani tremassero forte, mentre teneva tutto il pacco tra le dita.
Dopo alcuni minuti si alzò in piedi. Uscì un attimo dalla doccia per pendere alcuni asciugamano di carta e ritornò.
Lucio, eccitato più che mai si era messo per terra a gambe aperte.
L’ amico, più intraprendente di come non era mai stato, si mise in piedi dinanzi a lui, col cazzo puntato, e disse: - Non ho pisciato da stamattina … perché volevo che tu la prendessi tutta quanta! –
- Va bene - rispose l’ altro - se vuoi, puoi farla. – Aveva capito che portargli sua moglie, era stato un gesto che aveva ingigantito il senso di potenza e di potere dell’ amico su di lui.
Questa sensazione, quasi femminea, di bonaria sottomissione, come se accontentare i desideri più porci dell’ amico fosse un suo preciso dovere, era per lui totalmente nuova.
Lo stupore massimo era che invece di fargli rabbia o di avere una reazione negativa, gli piaceva e lo rendeva languido e disponibile.
L’ altro aveva intuito bene, anche cedergli la moglie, per godersela, non era solo una forma di depravazione, ma anche un gesto di donare piacere e di permettergli la condivisione di un “bene” importante.
Era pronto e teso adesso, e gli disse: - Adesso, stai zitto e apri la bocca! –
Lui lo accontentò subito. Spalancò le labbra piene di desiderio.
Il suo amico glielo infilò immediatamente in bocca, ma non tutto; il glande era libero. Chiuse gli occhi per concentrarsi.
I minuti passarono lentamente. Dai piccoli colpi di cazzo che gli sussultava sotto il palato, Lucio capì che l’ uomo era pronto per mingere, ma non riusciva a lasciarsi andare.
Senza fare il minimo rumore, e senza dargli alcuna fretta, se ne stette buono buono, cercando di nascondere il desiderio che aumentava ad ogni attimo di ricevere in gola quella pioggia, calda e dorata.
Infatti, pochi attimi dopo, lo spruzzo iniziò, cogliendolo di sorpresa.
L’ uomo, eccitato e carico, gli prese la testa tra le mani per impedirgli di lasciarsi uscire il coso di bocca.
Lucio, preso alla sprovvista e inondato di piscio, si avvilì e la bevve, cominciando a tossire.
Il resto della pisciata si svolse in maniera meno cruenta, l’ orina col suo calore, scorreva dalla sua bocca dopo averla inondata, passando sulla lingua, e percorreva tutto il corpo dell’ uomo, per poi gocciolargli a terra dalla punta del suo scroto, alla fine del percorso.
Soddisfatto il desiderio del suo “padrone” senza battere ciglio, si lavò sotto la doccia e dopo si asciugò.
In silenzio il giovane lo prese per un braccio e lo accompagnò di nuovo nell’ ufficio tecnico. In genere andavano direttamente nella sala riunioni, ma quella volta, lo volle prendere sul tavolo da lavoro, dove c’ era la consolle, era leggermente inclinato.
Il suo amico si aspettava i soliti convenevoli, in genere si scambiavano seghe e pompini … ma non andò così quella volta.
XVI
Simone prese dalla tasca della camicia un preservativo, uno di quelli che gli aveva lasciato l ‘ amico durante una delle sue visite - Mettilo sul mio coso! – intimò, deciso.
L’ altro continuò felice ad obbedire. Recitava una parte sempre più sottomessa e supina; gli piaceva tanto quel nuovo tono del loro gioco ed era felice di accontentare l’ amico, che finalmente si era deciso a tirar fuori “le palle”.
Era pronto e prono per soddisfare i suoi comandi e i suoi desideri.
Infilò non senza difficoltà il profilattico sul cazzo dell’ amico più duro che mai.
Era talmente di pietra e gonfio, che cominciò a nutrire un minimo di paura a vederlo così dotato e così aggressivo allo stesso tempo.
Dopotutto, sapeva che quei preliminari potevano voler dire solo una cosa, Simone voleva metterglielo nel culo.
Era titubante per il semplice motivo che non sempre era “pronto” a farsi fottere.
A volte si era fatto male, altre volte ci era voluta molta pazienza ed estrema dolcezza.
Intanto vedeva l’ amico torvo e deciso e si augurò con tutto il cuore di farcela a sopportare, perché era sicuro che lui era deciso a farselo e non avrebbe ammesso scuse.
- Appoggiati al tavolo – disse, brusco.
Per un attimo gli sembrò tanto strano e fuori posto, starsene nudo, là in quell’ ambiente estraneo, ad obbedire agli ordini stentorei di un altro maschio.
Lievemente spaventato, si abbassò in avanti e con gesto rapido si riempì la mano di saliva, che sparse velocemente sull’ orifizio anale.
Senza altri preamboli, Simone gli mise la capocchia enorme tra le natiche e lo infilzò completamente.
Lucio lo prendeva nel culo molto saltuariamente ed ogni volta, il primo colpo, gli faceva male.
La prassi voleva che dopo averlo sfondato, il suo amico si fermasse e tirasse il pene fuori dal pertugio, aspettando tacitamente qualche minuto per dargli la possibilità di riprendersi.
Ma quella volta andò in maniera molto diversa.
Il cazzo non uscì. Al contrario, l’ uomo, restò fermo, aggrappato ai suoi fianchi, col corpo che pesava tutto sul sedere dell’ amico.
Il dolore fu notevole e la speranza che gli desse un attimo di respiro fu vana.
L’ altro non glielo tolse dal culo, anzi, dopo qualche secondo cominciò a scopare in un modo strano e violento, diverso dal solito.
Lo fotteva nel culetto come fanno i cani: una serie velocissima di affondo, sempre più in profondità, una ricerca spasmodica di penetrazione, fino poi a restare immobile, tutto infisso, per riprendere fiato.
Poi ricominciava a sfondarlo con tutto il peso e la forza.
Per un poco, la vittima cercò di sopportare gli assalti e di ignorare il bruciore delle natiche.
Voleva fare del suo meglio per accontentare le voglie dell’ amico, pur sapendo che poi, a casa, gli avrebbe bruciato per un paio di giorni e che, probabilmente, gli aveva spaccato il culo a sangue.
Ma la cosa terribile era che il cazzo era ormai troppo lungo: quando spingeva in fondo, con tutte le forze, la punta del glande, spingeva, dandogli una fitta insopportabile sul fondo del culo.
Dopo alcuni minuti, non ce la fece proprio più, e riuscì a divincolarsi.
Scappo via nella stanza dove cera il divano, massaggiandosi l’ ano indolenzito.
- Ehi – disse lamentoso – ma che vuoi farmi? Mi sfondi il culo se continui così … -
Dirlo era eccitante e così si decise a provare ancora. Mentre si stendeva sul divano per accontentarlo, disse: - Ti prego, non farmi male ancora … - ma fu inutile.
Simone, come un segugio, col pene gli ritrovò il buco e riprese a incularlo, come un forsennato.
Ancora la dilatazione lo fece gemere e lamentarsi.
Sfuggì a quel maglio, scivolando in avanti, ma l’ altro, inesorabile, lo puntò di nuovo e riprese a dare colpi.
Era diventata una vera caccia al suo buco dolorante.
Impaurito, ma incapace di dire di no, Lucio si alzò e andò a poggiarsi alla scrivania, l’ amico lo inseguì, incalzandolo e, messosi in una posizione favorevole, lo inculò ancora e ancora.
Dopo circa un quarto d’ ora di assalti sempre veloci e sempre violenti, lo sfintere era talmente bagnato e dilatato, che il pene dell’ amico non trovava più alcun ostacolo ad entrare. Il sedere della sua vittima era diventato largo come la figa di una battona, talmente aperto che per rincarare la dose di quella specie di vendetta punitiva, ogni tanto Simone, chiudeva le dita della sua mano, che per fortuna era piccola, e la affondava nel suo ano, fino al polso, senza incontrare resistenza.
L’ unica cosa che ancora lo faceva scappare dal maglio dell’ amico era il colpo finale, dato con tutto il peso, perché la punta estrema del cazzone diventava come uno stiletto e gli procurava fitte nella pancia.
Allora Lucio che cercava di sfuggire non faceva che trovare una nuova posizione, ma il cazzo rientrava in lui, implacabile.
A un certo punto, quando era sul divano senza forze, e tanto per non cambiare, stava prendendo una serie di colpi nel deretano, Simone si sfilò dal culo e gli si parò davanti, masturbandosi il cazzo.
Gli intimò: - Voltati e stai pronto, ti voglio sborrare in bocca! –
Si sfilò il profilattico, mentre l’ altro obbediva e si girava a faccia in su.
Ebbe la conferma della violenza subita appena vide il glande, completamente estroflesso del suo amico.
Nonostante la fìmosi non si fosse mai spezzata, la capocchia del ragazzo era tutta fuori dal prepuzio tesissimo e, quasi certamente, doveva fargli un gran male.
Si abbatté a quattro zampe sull’ amico e se lo chiavò in bocca, come stesse sverginando una fanciulla.
Venne a lungo e in grande quantità.
Lucio, che non lo aveva mai visto così arrabbiato, bevve la sborra senza fiatare e senza un lamento.
Mentre ancora teneva in gola il suo cazzo che si calmava e si afflosciava;
mentre non si sentiva più il buco del culo per le troppe percosse subite: completamente sfiancato, Lucio si carezzò il glande del cazzo che finalmente aveva trovato un attimo di tranquillità per rizzarsi.
Senza vedere niente e senza provare particolare piacere, sentì che anche il suo sperma eruttava dal buchetto, come la lava, lenta erutta da un vulcano.
Dopo molto tempo e senza una parola, trovò la forza di alzarsi dal divano bagnato.
Gli faceva male dappertutto.
Le mandibole erano indolenzite per la forzata apertura a cui erano state sottoposte.
A ogni passo gli faceva male il culo.
Quando si andò a lavare, lo trovò così sfondato che dubitò avesse potuto mai ritornare allo stato normale.
Per la prima volta, provò paura e sgomento per quei suoi strani rapporti omosessuali.
Stavolta avevano superato ogni limite e lui temeva di non ritrovare più la sua personalità.
Si vestì in silenzio.
Simone sembrava un toro che aveva perso le forze, ma non la rabbia.
Si salutarono con un ciao.
Probabilmente, entrambi dovettero pensare la stessa cosa: “forse questa è l’ ultima volta che lo facciamo”.
XVII
Montò in macchina. Era tardissimo.
Guidando allucinato verso casa, per la prima volta si sentì non più come un uomo vizioso, ma più come una “femmina” profanata: come una puttana che per quel suo uomo avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche quelle che non se la sentiva di fare.
A casa, Filomena lo aspettava sveglia e questo acuì le sue sofferenze.
Lei non disse nulla, né inveì contro di lui, però era chiaro che aspettava una spiegazione.
Lui si spogliò e la portò a letto, per mano.
Spensero le luci.
Prese la sua mano e pian piano la portò verso il basso, sul suo corpo nudo.
Ma non le fece toccare il cazzo, bensì il suo ano, discinto e aperto.
Lei sussultò temendo il peggio …
ma lui le disse:
- No, non ti preoccupare. Non è niente , però, devi sapere che … -
E cominciò a raccontarle molte cose della sua vita che la moglie ignorava completamente.
Lei era una brava ragazza, suo marito le aveva insegnato praticamente tutto e ascoltò con piacere e senza giudicare, quella parte nascosta della sessualità di lui.
Lui temeva di disgustarla, ecco perché aveva taciuto, ma lei aveva già capito che qualcosa ci doveva essere stato tra lui e l’ amico Simone.
Insomma due più due fa quattro: che cosa facevano durante i loro incontri, che come ormai sapeva c’ erano sempre stati, fin da giovanissimi?
L’ unica cosa che gli chiese è se tra loro avessero dei “ruoli” definiti o se si facevano l’ un l’ altro indifferentemente.
Insomma, volle capire se anche il marito si inculava completamente l’ amico, visto che il trattamento che aveva ricevuto quella sera, la diceva lunga sul fatto che Lucio lo prendeva nel culo, eccome!
Infine l’ uomo le parlò di quella sera e dell’ aggressività, improvvisa, dell’ altro.
Ne parlarono e sembrò lampante ad entrambi, che il fattore scatenante era stato conoscere sua moglie.
Lui gli disse anche di aver promesso all’ amico che si sarebbero incontrati ancora, o meglio, che lui gli avrebbe portato la sua bellissima moglie, per cedergliela e per permettergli di farne ciò che più gli piaceva.
Ormai giocavano un perverso gioco di ruolo.
Lui fingeva di essere succube dell’ amico e di non potergli negare nulla, compresa la sua moglie. Mentre lei, finse di essere risentita e spaventata da quella opportunità.
Allora gli sussurrò nel buio della loro camera: - Ma, come hai fatto a impegnarti così, amore? –
Lui si finse contrito e addolorato.
-Ti rendi conto, che ti sei impegnato anche per me? –
- E … adesso? – tacque, come se stesse valutando le ripercussioni di quelle affermazioni sulle sue prestazioni sessuali.
- E se lui ti chiede che vuole farmi?
E se lui volesse farmi lo stesso servizio che ti ha appena fatto … io dovrei obbedire e accettare che il suo cazzo, mi entri tutto dentro e tutto dietro?
Ce l’ ha pure abbastanza grosso … tra l’ altro.
A te non dispiacerebbe se mi incula a sangue? Sapresti sopportare questa umiliazione? –
Lucio arrapò e anche la moglie era bagnata ormai.
Disse: - E che posso fare ? Ho promesso. Sai cosa ha detto anche? Che vuole venire nella tua bocca! Ed io, ancora una volta, non ho saputo dire di no … - Continuando a stuzzicarsi con quelle parole, fecero all’ amore, grati a Simone, che anche se non c’ era rendeva così eccitante il loro rapporto.
XVIII
Una settimana dopo, il marito chiese alla donna se stava prendendo la pillola e lei rispose di si e, inoltre, che erano da poco finite le mestruazioni.
Allora Lucio le chiese se per il sabato successivo poteva fare in modo che fossero soli, a casa.
Lei capì che qualcosa bolliva in pentola e gli promise di fargli sapere al più presto.
Purtroppo non fu possibile, ma riuscì a fare in modo che la sorella venisse a casa loro per il sabato, con la scusa di una cena di lavoro, così loro avrebbero potuto uscire senza problemi e, magari, pernottare anche fuori.
Allora lui avvisò Simone.
Il giovane cambiò turno con un collega, che fu ben felice di avere il sabato libero. Filomena era contenta di ritornare in quell’ ambiente così estraneo, pieno di lucette, rumori elettrici, strane attrezzature, stanze informali piene di finestroni e cristalli …
L’ ultima volta si ricordava che spogliarsi era stato eccitante, immaginava che, nascosti nell’ ombra mille occhi la potessero spiare; magari con delle telecamere nascoste avrebbero ripreso le sue prestazioni “da troia”, guardandosele più e più volte, e facendo sesso … usando le su immagini come quelle di una pornodiva.
L’ eccitazione aumentava in lei, man mano che il sabato si avvicinava.
Un paio di volte uscì senza indossare gli slip, e bagnandosi segretamente mentre parlava con le persone del suo quotidiano.
Dentro di se sogghignava e le sarebbe piaciuto da impazzire stupire quella gente.
La moglie casta, tranquilla, pacifica, in realtà, presto avrebbe fottuto con un estraneo.
Avrebbe maneggiato e ricevuto dentro un cazzo nuovo, mentre il suo proprio marito, aspettava e subiva l’ umiliazione di vederla profanata.
E lei avrebbe gridato ed esagerato il piacere che provava, per ostentare la sua puttanaggine.
Dal fruttivendolo, dove si sceglieva la frutta migliore, non le sfuggirono le solite occhiate del figlio del titolare. Il ragazzo era grezzo, ma piacevole. Aveva poco più di vent’ anni e lei immaginò che gli sarebbe piaciuto scoparla … non poteva certo mai immaginare che lei sarebbe stata ben lieta di farselo, lì e subito, perché aveva la figa completamente bagnata.
Non poteva farne a meno … allora, si guardò intorno per essere sicura che non ci fossero altri, poi, con la scusa di raccogliere un frutto che le era caduto di mano, si chinò, con le gambe abbronzate ritte sui tacchi delle Chanel color crema.
Lo fece lentamente, assicurandosi che il giovanotto vedesse. La stretta gonna bianca di tela venne sollevata in maniera esagerata, per permetterle di fingere di cercare il frutto tra le casse.
Il giovanotto da dietro, strabuzzò gli occhi, rimanendo impietrito: non riusciva a concepire con chiarezza quell’ immagine da sogno, che gli si parava davanti.
La signora Filomena, quella bonona, che tante seghe gli aveva ispirato, si abbassava sempre più in avanti e non si accorgeva che la sua gonna saliva lentamente, come un sipario, liberando le gambe e mettendo in mostra fino a parte del il culo e le grandi labbra abbozzate. La visione durò un attimo, poi la donna si rialzò, in tutta la sua statuaria bellezza, era alta almeno dieci centimetri più di lui.
Si voltò e lo guardò, aveva un sorrisetto strano: - Ah, Salvatore,tu stai qui? – gli disse – guarda che mi è caduta una mela tra le ceste, prendila tu che io non ci arrivo! – E sculettando, passò davanti al giovane inebetito e andò verso la cassa, per pagare.
Salvatore era shoccato. Ci mise qualche minuto a riprendersi, poi scrollando la testa continuò a ripetersi che era stata una visione, e che quello che credeva di aver visto non era mai accaduto.
Però il cazzo grosso e spesso, gli era venuto durissimo, nel vecchio jeans logoro e sdrucito.
XIX
Il sabato successivo, la giornata sembrava non passare mai.
Mentre in casa facevano le solite azioni, meccanicamente, quasi non si parlarono. Nell’ aria c’ era un tensione che si sarebbe potuta toccare con un dito.
Suo marito aveva le farfalle in pancia, sicuro che l’ incontro della sera sarebbe stato decisivo. Stavolta avrebbe visto davvero l’ effetto che gli faceva vedere sua moglie chiavata da un altro e, per ora, non faceva che sentirsi molto su di giri … era come se una delicata tortura gli venisse inflitta, come una droga. Quei pensieri gli facevano male ma, allo stesso tempo, non avrebbe saputo rinunciarvi.
Anche sua moglie era su di giri e aspettava con curiosità e apprensione l’ arrivo della sera.
Il suo chiodo fisso era il cazzo di Simone.
Per una strana forma di “transfert” lei vedeva l’ altro più sotto l’ aspetto del suo membro, che come persona.
Idolatrava nei suoi pensieri quel cilindro di carne, meravigliosamente nuovo, a cui avrebbe voluto dedicarsi amorevolmente.
Era deciso: non avrebbe mai detto di no a nessuno dei desideri espressi dal possessore di quel cazzone.
Come una bacchetta magica (quale esempio più calzante) aveva potere su di lei: in pratica mentre Simone, per lei non significava quasi niente, amava il suo cazzo con tutto il cuore e lo voleva felice, appagato e coccolato.
La sera scelse con cura il suo abbigliamento: mini grigia elasticizzata, voleva che fosse ben chiaro che sotto indossava il reggicalze per tenere su le calze di seta nere con la riga. Top nero, reggipetto nero, a mezza coppa.
Portò anche dei profilattici, sapeva che a volte, i due amici li usavano per i loro “giochetti”.
Le scarpe di vernice nera, con i tacchi a spillo, le aveva acquistate apposta per l’ occasione, ispirandosi ai filmini che qualche volta il marito le aveva mostrato.
Niente profumo, usò solo un velo di deodorante ascellare, voleva che i suoi odori di donna, pian piano, si fondessero con quelli dei maschi, in quella serata che si profilava rovente.
Arrivarono poco dopo le dieci. Portarono dei pasticcini freschi e del vino frizzante.
Simone li accolse amabilmente, ostentando anche troppa gentilezza nei modi, ma comunque era sincero … era contento di rivederli, e ancora più raggiante di rivedere la “bona” Filomena.
Era abbagliato.
Si trovava di fronte una panterona, vestita da pin up, fasciata da una minigonna elegantissima, sotto si intravvedevano lievi protuberanze … probabilmente era il reggicalze.
Le calze nere le stilizzavano le gambe. Di sopra indossava un top, che le modellava in modo incredibile i due grandi seni, che si sporgevano appetitosi.
Il giovane, una donna così, l’ aveva vista solo in fotografia.
Mentre sistemava le ultime cose da controllare, assaggiarono qualche dolcetto e sorseggiarono il vino nei bicchieri di carta.
Poi lui li invitò ad accomodarsi nello studio con i divani, mentre terminava i suoi controlli.
I due coniugi non trovarono obiezioni, Lucio intanto tirò fuori dal taschino una micro camera: sarebbe servita per immortalare i momenti più piccanti.
Tutti quei preparativi, quella specie di cerimoniale, caricarono di libido la donna: si senti preda di quei due maschi, che non aspettavano atro che di infilarle il pene da qualche parte ma, allo stesso tempo, si sentì padrona di un enorme potere.
Sapeva di potere e di dovere dare piacere a due uomini.
La gioia maggiore era data dal senso di totale libertà in cui si sarebbe potuta muovere … non è da tutte, godersi tutta la libidine della trasgressione e al tempo stesso agire, senza timore di essere scoperta, spiata, ricattata.
Nessun marito a cui dare conto, al contrario, suo marito era proprio lì, con lei e non vedeva l’ ora di vederla fottere da quel bastardo, che chissà quante seghe si era fatto ricordando il suo corpo nudo.
Si spostarono nella sala; la porta a doppia anta di cristallo, li divideva dallo studio tecnico.
Lucio la baciò, cominciava ad essere eccitato più che mai.
Abbracciandola e carezzandola, le fece scivolare giù, giù la gonna, poi si abbassò per sfilargliela completamente. Erano in penombra, ma la sua siluette era spettacolare, e glielo disse, poi aggiunse: - Sono sicuro che lo farai impazzire, stasera. Ti va? –
Lei assentì, felice di trovarsi lì, sentiva caldo alle tempie.
Sedettero affianco sul divano, lui la carezzava con tenerezza, ma non prendeva altre iniziative. La moglie capì che quella sera sarebbe stata una serata molto particolare … il marito voleva concedere “la preda” all’ amico del tutto intatta.
Dopo circa un quarto d’ora, le disse: - Tesoro, vai, vai pure a prenderlo di là, sono certo che aspetta che noi facciamo la prima mossa … è timido e, credo, che per lui sarai la prima donna in cui potrà penetrare. –
- Va bene – disse lei, complice – vado a tentarlo … - sorrise e se ne andò, ben felice di gironzolare senza gonna in quell’ ufficio estraneo, per presentarsi al cospetto di uno che a stento conosceva.
- Ciao – gli disse, una volta di là – non ci raggiungi? -
Il povero ragazzo, davanti a quella meraviglia, cercò di darsi comunque un tono: - Si, adesso vengo, … ehm … se volete cominciare, fate pure ... –
- No, ti aspetto … Lui mi ha portata per te, lo sai? Ti stima molto. –
Il giovane non sapeva più cosa rispondere, poi trovò il coraggio e la forza per essere galante: - Bhe, ecco … io … io non vorrei assolutamente che tu ti sforzassi … io … - balbettò ancora qualche parolina senza senso.
Intanto Filomena si era avvicinata, anche troppo, a lui.
Era seduto sulla poltroncina con le rotelle, e cominciava a perdere il controllo … lei si fermò a pochi millimetri da lui, i fianchi e il sedere, la carnagione chiara spiccava sulle calze nere: si voltò per fargli ammirare il suo culo, completamente esposto, sottolineato solo dal sottilissimo perizoma.
Non si era mai sentita tanto esposta e tanto felice di esibire il suo corpo.
Si sentiva come una merce preziosa da esporre a quell’ uomo arrapato.
- Nessuno sforzo per me, caro - gli sussurrò con voce suadente – mi piace accontentarti … come Lucio del resto, vogliamo solo che tu stia bene, con noi. –
Diede uno sguardo alla porta vetrata, dietro, nella penombra, avverti il guizzo felino dello sguardo di suo marito.
Si avvicinò ancora di più, strusciandosi alle gambe e al volto dell’ amico.
Lui non ce la fece più e, con le piccole mani, cominciò a carezzarla con desiderio malcelato. Aveva sete di lei!
Si sentiva da come la toccava.
Era impacciato, ma allo stesso tempo godeva talmente di quel contatto, che diventava il più arrapante dei partner.
Dal canto suo il giovane amico si lasciava sempre più andare: come un bambino che scarta piano un regalo troppo a lungo desiderato.
Questa volta non era più impacciato e insicuro … adesso la voleva. E voleva imparare come era fatta, dove era morbida, in quali punti era soda, quali i punti più segreti da scoprire, quali parti di lei, una volta toccate, gli facevano maggior effetto sul cazzo.
Il marito, intanto, non riusciva a starsene seduto.
In piedi dietro la porta osservava la scena di Filomena, che più troia che mai, si comportava come una esperta spogliarellista dalle mosse feline.
Era estasiato e arrabbiato al tempo stesso … il terrore che la moglie gli sfuggisse di mano era presente e terribile, ma allo stesso tempo, vederla agire e farsi toccare il quel modo lubrico dal suo amichetto, che sbavava letteralmente per quel contatto.
A ogni carezza cercava di rubarle tutta l’ anima. Avrebbe dovuto essere impacciato e inesperto … invece vedeva la sua donna arrapare di lui e, ne era sicuro: lei rincarava la dose, per fargli ancora più male.
La vide accarezzargli il pene che gonfiava i pantaloni, ripetutamente, mentre lui le impastava le natiche con le mani e le spingeva la bocca tra i seni.
La tirava a se con le manine sulle chiappe enormi e completamente nude.
Spingeva e si godeva il culo e le morbide tette della sua vera moglie, che stupendolo, lei prese l’ iniziativa.
Tirò su dalla poltrona il loro amico, per le mani, e prese il suo posto sulla poltroncina; gli disse qualcosa, probabilmente: - Vieni, leccamela tutta! -
Infatti lei sedette tutta verso il davanti e allargò oscenamente le cosce sui due braccioli. L’ altro si inginocchiò per godersi quell’ anfiteatro meraviglioso. Iniziò ad esplorarla, con le mani, con le dita e con la bocca.
La mogliettina “innocente” aveva spostato il perizoma dalla figa, e lo teneva distante dal suo spacco.
Aveva la figa quasi rasata, con un piccolo triangolino di pelo al punto giusto, l’ altro la leccava con piacere e lena, Lucio vedeva la testa che si muoveva seguendo la lingua che penetrava in lei, a ripetizione.
La moglie era in visibilio, con gli occhi socchiusi e l’ espressione estatica. Sbuffava e soffiava dalla bocca. Si fece trasbordare i due grossi seni, dal top.
Il suo amico, lesto, ne prese possesso con le mani … impastandole da padrone, come fosse tutta roba sua.
Poi si alzava e succhiava i capezzoli, mentre si dedicava alla figa con le dita.
Il marito si faceva una ragione di tutto questo, almeno ci provava; si era sbottonato il pantalone e si menava il cazzo da solo, come un collegiale sfigato e solitario.
Era chiaro che quei due non sentivano la sua mancanza, si cercavano, si strusciavano, arrapavano l’ uno dell’ altro.
Lui si senti offeso di ricevere tanto poco interesse … non era più la gelosia, ma il fatto che non si curavano per nulla di lui.
Sua moglie e il suo più intimo amico, che aveva fatto incontrare personalmente, se la godevano, senza provare la minima considerazione per lui.
La cosa era …. quanto di più arrapante gli fosse mai capitato.
La bocca dello stomaco gli doleva per la tensione incredibile, il cazzo cercava una immediata via di sfogo per una valanga di sperma, che a stento riuscì a trattenere.
Era oltraggioso aspettare … aspettare che qui due porci sfogassero le loro voglie e le loro privazioni … a spese sue.
Quell’ idiota che a oltre trent’ anni, non aveva mai avuto l’ onore di toccare nemmeno una bagascia, adesso si spassava sua moglie: la donna più irraggiungibile del paese, il punto di riferimento dei segaioli più insoddisfatti, ritenuta del tutto intoccabile, sdegnosa e schiva.
E sua moglie, dopo anni di continua, costante ed esagerata fedeltà, quasi incredibile a crederci, tutt’ a un tratto, si sbrodolava e si faceva slinguare a tutto spiano da quello, che aveva appena conosciuto.
E lui, l’ unico, vero chiavettiere del gruppo, mortificato e dimenticato … nella sala d’ attesa.
Nell’ altra stanza, intanto, l’ amico era completamente ubriaco di figa. Mai gli era capitato di immergere il viso in tanto bene, un profumo inebriante gli saliva per le nari, nuovo, mai senito … mentre un sapore delicatissimo, lievemente salato, delicatamente frizzante, si spandeva sulla sua lingua, che viaggiava, mai paga, in quello spacco meraviglioso e invitante.
Ogni tanto quella figa diventava talmente liquida, che lui era costretto (con piacere immenso) a succhiare, ad asciugare quegli umori, che lui stesso, con la saliva, sollecitava.
Era stupendo esplorare con le labbra e con la lingua quella figa, che doveva essere certamente estremamente piccola.
Tra chiacchiere da trivio e descrizioni sommarie aveva immaginato che molte fighe dovevano essere grosse e rigonfie, invece adesso gli si parava davanti alla bocca un taglietto delicato.
I pochi peli del pube raccoglievano, al di sopra, profumi e umidità.
Con le dita e con la lingua, la schiudeva, come si apre una rosa, e all’ interno nuovi petali, ancora più piccoli e delicati, facevano da cornice a un taglio più profondo, caldo e umido … immaginò che forse, tra poco e per gentile concessione, la sua verga avrebbe potuto essere accolta, in quella vagina paradisiaca.
Il capogiro che seguiva a quel pensiero lo salvò dal venirsi nei pantaloni.
Sopra il buco caldo, un bottoncino di carne rosea e gustosissimo, attirava le sue labbra e si lasciava succhiare con voluttà.
Quando leccava e succhiava il bottone, la donna si inarcava e sussultava alle sue sollecitazioni: in quei momenti si sentiva un re!
Lei, sotto le mani e la bocca del giovane uomo, si godeva il rapporto, spietatamente fisico, che il marito le aveva regalato, ma il piacere più inteso le veniva dalla zoccolagine che esprimeva in quelle pose discinte, sapendo, perfettamente, che, nella stanza accanto, lui moriva letteralmente di piacere e di gelosia.
Sapeva che quella scena frustrante e anomala, gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente … e immaginava le volte in cui, l’ avrebbe fatta venire, chiavando e sussurrandole all’ orecchio tutto il suo disappunto e i suoi rimproveri al piacere perverso che lei, evidentemente, stava provando.
Filomena venne. In un turbinio di sensazioni, mugolii e languore.
Simone fu preso alla sprovvista quando lei, con una voce irriconoscibile, glielo comunicò … parlando a stento e spezzando le parole con i singulti del piacere.
Impazzì di orgoglio e di piacere, non aveva mai provato la sensazione di far arrivare una donna.
Si rilassarono un attimo.
Poi, lasciata la poltroncina, si spostarono nella stanza accanto, dove raggiunsero Lucio, in piedi, che si carezzava il cazzo.
La donna si recò un attimo al bagno, anche per riprendersi.
Lucio, intanto, chiese a Simone se lei gli piaceva e, come per controllare di persona, gli infilò la mano nei pantaloni, passando da sopra la cintura.
Il pene di Simone, non era duro come si sarebbe immaginato: troppe emozioni, probabilmente.
Quando la moglie tornò, trovò il marito che con la mano tastava il cazzo di Simone, ebbe un brivido, ma non disse nulla.
Lucio si spostò e la abbracciò, per consolarla.
Poi slacciò il pantalone dell’ amico, che lasciò fare, ed anche il suo.
Liberò dagli slip i due cazzi e, visto che il più in tiro era il suo, disse a Simone:
- Guardami adesso, come la chiavo – e con delicata determinazione, mise la moglie in piedi, gambe aperte, lievemente china in avanti.
Con le mani le aprì la fessa e ce lo cacciò dentro, con noncuranza.
Poiché lo infilò fino alle sue palle, la moglie ebbe un sussulto per la spinta ricevuta.
Poi aggiunse: - Dopo, se ti va, la faccio chiavare pure a te! –
Cominciò a scopare la moglie, senza toccarla, come se la infilzasse con uno spiedo, poi tornasse indietro, per aggiustare il tiro e poi, subito dopo, ficcava di nuovo.
Con lentezza e costanza, procedeva nel corpo di lei, mentre l’ amico, in piedi, poco più in là guardava la scena con lo sguardo attento.
Dopo alcuni minuti, uscì dalla figa, ma disse alla moglie di aspettare, così come stava, piegandosi a novanta gradi.
Lei accettò l’ ordine senza un lamento e si abbassò, poggiando le braccia sulla spalliera di una poltrona, in attesa che qualcuno facesse il suo comodo con la sua figa.
Il giovane, capito che forse era il suo turno, si lasciò prendere dall’ emozione. Il coso tra le sue gambe si afflosciò, quasi senza vita.
Il suo amico, senza fretta, spense la luce nella sala, in modo che restasse in penombra, illuminata solo dalla luce dello studio attiguo.
Sott’ occhi, Filomena, eccitata e vogliosa, vide una scena che non sarebbe mai riuscita a immaginare: il marito si inginocchiò davanti al suo amico e gli prese il cazzo flaccido tra le labbra.
Lo vide lavorare con maestria. Dopo il primo sgomento, lo invidiò sia per la bravura con cui faceva il pompino, sia perché le venne voglia di cazzo in bocca.
Ma non si mosse. Aspettò, come le era stato ordinato.
Passarono alcuni minuti, intensamente arrapanti.
Simone si rilassò, poi intostò e premette più volte il pene in gola a Lucio.
Questi, quando lo trovò abbastanza duro, avvicinò il cazzo di lui alla vagina della moglie, e trovato il buco, gli piazzò il cazzo del suo amico dentro.
L’ uomo restò per qualche attimo impappinato dalla goduria, ma in pochi minuti capì il sistema.
La ragazza, dal canto suo, cominciò a sentire che la verga si faceva sempre più grossa e dura. L’ amico spingeva con sempre maggior vigore, e per aggiungere potenza ai suoi colpi, la tratteneva per i fianchi con le mani sottili.
Visto che le piaceva tanto farsi scopare dall’ altro, il marito si pose davanti e glielo infilò in bocca.
Simone stabiliva il ritmo e Filomena ad ogni colpo ricevuto nella figa, si spostava in avanti: nel far questo si ritrovava il nerbo di Lucio tutto in bocca.
Quando il giovane cominciò a sbuffare e a sudare dopo una estenuante chiavata, Lucio tirò via la moglie da quel cazzo voglioso, perché non arrivasse.
Si calmarono …
La donna sedette sul divano.
Suo marito prese per mano il suo amico e lo guidò al fianco della moglie, lei anche se non esperta, subito divenne curiosamente interessata ai due grossi cazzi in tiro.
Li carezzò, studiò con gusto il cazzo nuovo, li valutò, li avvicinò per paragonarli. Era un gioco meraviglioso, che le provocava una lieve ebbrezza.
Volle vedere le palle dei due e poi leccarle, poi si fece coraggio e iniziò a praticare il doppio bocchino.
Cercò di infilarli entrambi in bocca e, alla infine, ci riuscì.
Mentre spompinava, suoni gutturali nascevano, rendendo ancora più oscena e arrapante la situazione.
La donna si godette a lungo la situazione, e se il marito non l’ avesse fermata, avrebbe continuato per ore.
L’ uomo fece distendere il suo amico sul divano, con indosso solo la maglietta e il pene eretto, poi, sopra di lui, fece adagiare quello spettacolo meraviglioso che era sua moglie, solo con le calze, il reggicalze e il top, raccolto come una striscia, che le teneva i seni in bella mostra.
Lei non attese spiegazioni, si inserì il grosso pene in vagina e iniziò a strusciarci sopra, con movimenti circolari.
Subito dopo cominciò a mugolare e a eccitarsi pur mantenendo un pizzico di perplessità … era certa che il suo uomo avrebbe provato a incularla, approfittando della sua posizione.
Come chi si deve lanciare col paracadute, era preparata e l’ aveva desiderato da sempre di farsi fottere da dietro e davanti contemporaneamente, ma adesso, che era arrivato il momento della verità, aveva un poco di paura.
Come temeva lui arrivò. Ma per prima cosa cominciò a leccare tutto ciò che trovava davanti: quindi figa, culo, cazzo dell’ amico e anche le sue palle.
Un paio di volte, travolto dal desiderio, lo sfilò dalla vagina della moglie per ficcarselo tutto in bocca. Subito dopo, quasi per scusarsi, era lui stesso a reindirizzare il cazzone di Simone, nella figa di Filomena, divenuta larga ed elastica.
Lei intanto, un poco sudata, si spostò con voluttà i lunghi capelli neri su un lato della testa; si teneva con le mani sulle spalle di Simone e aspettava la prossima mossa di suo marito.
Questi, smise di leccare e delicatamente si avvicinò alle spalle di lei.
Armeggiò col suo arnese, come se cercasse qualcosa, mentre con l’ altra mano sulla spalla della moglie, la spinse delicatamente ma con fermezza a introdursi dentro tutto il pene dell’ altro, per poi restare ferma e completamente chinata verso il davanti.
Fu così che all’ improvviso, provò la più grande divaricazione mai provata nella figa, non si fece male, ma restò senza fiato per l’ emozione …
Con sorpresa dovette accettare di averne ben due di cazzoni, dentro lei, adesso.
Anche il suo amico ci mise un poco a capire cosa fosse accaduto.
Lui si fermò in figa, tutto dentro e immobile, per dare il tempo ai due che stavano chiavando di abituarsi alla sensazione nuova.
Sua moglie si riprese giusto per ritornare a sentirsi sconvolta ancora una volta, perché con le dita andò a frugarsi le grandi labbra e scoprirsi dilatata da due membri. Le palle morbide e umide dei due formavano un solo, soffice cuscino, una sensazione meravigliosa al tatto che la fece trasalire.
Dentro sentiva le due teste che spingevano, indipendenti, in punti diversi della sua figa.
Poi, dopo alcuni minuti di assestamento, lento e inesorabile, Lucio diede il ritmo alla più fantastica pompata che la moglie potesse immaginare.
I due cazzi la divaricavano, scontrandosi dentro di lei, come due pistoni impazziti. Il moto era sorprendente e inconcepibile, cosicché, la figa di Filomena non riusciva ad abituarsi al moto incostante, ne ai guizzi che le capocchie effettuavano nell’ utero.
Cominciò a ululare dal piacere, mentre tutto le ruotava intorno e lei si sentiva di continuo tentata di svenire dal piacere.
Passò un tempo incredibile e incalcolabile.
Poi si alzarono in piedi e il marito si dedicò alla moglie, rimettendola a novanta gradi e chiavandosela, poi pregò l’ amico di spostarsi in avanti per metterglielo in bocca, cosa che Simone fece con molto piacere, tirandosi su la camicia per avere l’ inguine libero.
Dopo poco Lucio decise di cambiare buco e con poco sforzo e senza patemi, lo mise in culo a Filomena che lo accolse con un gemito, non potè esprimersi meglio, perché stava succhiando l’ altro cazzo.
Ma durò poco, perché Simone ormai era troppo arrapato e desiderava venire, con tutto se stesso.
Allora non si dimenticò del suo antico amore, il posticino confortevole e sicuro in cui aveva già versato litri di sperma, così con delicatezza, sgusciò col pene dalla bocca di lei e raggiunse le terga di Lucio.
Come se stessero effettuando una danza che conoscevano bene, il ragazzo si bagnò la testa del cazzo di saliva e adeguandosi al ritmo, poggiò la grossa capocchia all’ ingresso della ano del suo amico.
Al momento più opportuno si decise e assestò il colpo di grazia alle natiche del suo amichetto: glielo infilò senza complimenti fino alle palle, piene.
Lucio, troppo arrapato per sentire dolore, si godette quel paletto piantato nel culo col massimo della goduria.
Sua moglie sentì il nuovo ritmo dato dall’ inculata: ora erano le spinte date dalle natiche di Simone a propagarsi attraverso i due cazzi, arrivando dall’ amico del marito e attraverso il suo culo sfondato, fino al suo sedere, anche esso completamente divaricato.
L’ amico non riuscì a venire nel suo culo accogliente, come avrebbe desiderato, almeno non per quella prima sborrata, che sarebbe stata estremamente carica.
Infatti, quando il cazzo gli faceva male per quanto era gonfio, Lucio inventò un nuovo gioco, per il finale di quel “primo round”.
Li prese per mano e li portò con se nella stanza accanto, sistemo la moglie sulla sedia con le ruote, conoscendone anche le possibilità più segrete …
Filomena aprì le cosce e Simone fu invitato ad abusare della moglie del suo amico, nella più tradizionale delle chiavate.
L’ uomo trovò la posizione più comoda per penetrare in profondità la figa aperta, che lo allettava tra quelle stupende cosce, ammantate di arrapantissime calze nere.
Appena trovò il giusto ritmo, aiutandosi con la sedia con le ruote, chiavò l’ arnese in Filomena e iniziò a trapanarsela.
Svelto e felino il marito si pose seduto per terra sotto di loro.
Lo spettacolo in primo piano era da brivido: il cazzone che ben conosceva, ora veniva donato a sua moglie … cosicché lei si godeva la potente chiavata di un estraneo.
Vedeva il membro che usciva fino al glande, per poi riaprirsi un varco spazioso tra le grandi labbra e infilarsi come un locomotore infinito nel buco di sua moglie, spingendo fino a i coglioni, che sbattendole sulla figa bagnata emettevano una specie di schiaffo liquido.
Lui leccava da sotto e succhiava e la moglie con l’ ultimo urlo, comunicò ai due che ricominciava a venire. Infatti, gocciolava.
Il povero amico non era pratico di come viene una donna, ma da come lei lo disse e li avvertì, provo una stretta alle palle, incontenibile, e non preoccupandosi assolutamente di nulla, iniziò la più lunga e copiosa sborrata della sua esistenza.
Filomena non era stata avvertita e non poteva sapere che Simone aveva il dono di restare col cazzone in tiro, anche dopo la sborrata, a volte anche per un quarto d’ ora. Caratteristica che Lucio sapeva adoperare in maniera sopraffina.
Così quando con sua sorpresa, nonostante annegata di sperma,
Lucio fece in modo di far continuare l’ esecuzione della chiavata dall’ amico, ormai in trance, lei non si fermò più, e venne in maniera multipla continuamente per un tempo interminabile.
La resistenza e la potenza di Simone fecero si che Lucio, da sotto si prendesse la sua buona dose di sborra in bocca, succhiando avidamente, e non solo; appena la situazione gliene dava adito, prendeva il cazzo dell’ amico tutto in bocca, giusto un paio di affondo, per pulirlo, e poi lo regalava di nuova alla sua lei, infilato nel suo grembo.
Quando finalmente Simone smontò dalla donna, esausto, il marito si mise in piedi e silenziosamente la sborrò tutta, seni, gambe, figa e bocca, dal pene lo sperma fuoriusciva silenzioso, con i fiotti che non trovavano fine.
XX
Si riposarono e bevvero.
Si lavarono e ogni uno di loro si diede una sistemata.
Avevano passato insieme circa due ore di passione.
Simone accese un piccolo televisore che trasmetteva i programmi della notte e mentre loro si riposavano un attimo, indecisi sul da farsi, si spostò nello studio tecnico per dare un tocco al lavoro e controllare dei resoconti.
Lucio, aveva rimesso su gli slip, mentre la sua signora provava un piacere perverso e nuovo a girare tutta nuda, di sotto.
Sorseggiarono del vino, lui si abbandono sul divano, con uno sguardo distratto alla tv.
Dopo un poco, sua moglie disse: - Ma Simone che fine a fatto? –
Lucio rispose vago, poi le disse, sottovoce e senza cura: - Se vuoi puoi andare a vedere che fa … di là, no? –
Lei non se lo fece ripetere e si allontanò con entusiasmo.
Passarono altri minuti e nessuno dei due tornava … Lucio ebbe un presentimento e proprio non riuscì a starsene sulle sue.
Con passo felpato si accostò alla porta dello studio, ma niente.
I due non c’ erano.
Sempre senza far rumore, cercò ancora in altre stanze, fino a che nella penombra di un archivio nascosto, li intravide tra gli scaffali, senza che loro si accorgessero di lui.
Filomena civettava e Simone cercava di baciarla, poi lo vide riaprirsi i pantaloni e tirare fuori ancora una volta il suo pene, già duro, toccò le spalle di sua moglie per invitarla ad abbassarsi e fargli il bocchino, lei obbedì, come se quello fosse il suo mestiere, incurante che il marito non c’ era e neppure doveva sapere.
Dopo il pompino che durò giusto il tempo di fargli assaporare il suo dominio, l’ uomo, come tanto gli piaceva, volle farsi una sveltina, col preservativo.
Lo diede alla moglie, che sorridendo, glielo indossò sul cazzo, carezzandolo,
Simone allora, senza amore, ma solo con voglia, la trattò come una troia.
La fece adattare a pecora, tra gli scaffali e per fottere meglio, le fece poggiare il piede su un ripiano.
Senza togliersi i calzoni, con gesto rapido si fece uscire dalla patta i due coglioni, il profilattico rifletteva la luce, rendendo il pene di Simone estremamente visibile, così Lucio non potè non assistere a quella veloce e potente chiavata.
L’ amico se la scopò in poco meno di cinque minuti, tirandosela a favore del cazzo dai fianchi.
Ma la sua specialità era chiavarlo nel culo e non seppe resistere, le premette con la mano sulla schiena per far si che il suo sedere si inarcasse ancor di più, con la mano indirizzo il grosso membro tra le natiche della ragazza e senza ritegno la inculò selvaggiamente, sotto gli occhi di Lucio, che non poteva ribellarsi, pur vedendo l’ uso selvaggio che il suo migliore amico faceva di sua moglie.
Lei, da vera puttana, se la godeva come se prenderlo in culo fosse una passeggiata.
Che troia … Lucio capì che se non lo aveva cornificato con mezzo paese era solo per la mancanza della giusta occasione.
Infatti, appena trovato uno sconosciuto col cazzo grosso, si era fatta infilzare, con estrema disponibilità, in ogni buco.
Il suo amico non si trattenne più e sborrò rapido nel preservativo, con lo sguardo perduto nel piacere.
La paura di essere scoperto, glielo fece estrarre subito dal buco del culo di lei.
Filomena arrapatissima dalla sveltina, effettuata con la paura che Lucio arrivasse all’ improvviso, gli prese il preservativo pieno di sborra liquida e gli pulì il cazzo dai residui di sperma con la lingua, come lui le aveva intimato, secco.
Il marito fece appena in tempo a rientrare per non essere visto, mentre la bocca dello stomaco lo faceva soffrire, di piacere e di dolore.
Dopo poco, si rivestirono e si congedarono, come se niente di particolare fosse accaduto.
Lucio invitò Simone a casa, qualche giorno che avesse potuto.
Era ovvio che si sarebbe fermato anche per la notte.
- Sempre se vuoi ancora chiavare Filomena, voglio dire, se ti è piaciuto.
Magari vuoi prenderla anche da dietro? –
L’ amico, sorrise impacciato, confermando che gli era piaciuto tantissimo.
Avrebbe voluto aggiungere qualche complimento per la donna, ma non seppe cosa dire. Si vergognò, dovendo nascondere all’ amico, che proprio poco prima aveva inzuppato a profusione il grosso membro nell’ ano dilatato di sua moglie.
Epilogo
Viaggiarono in silenzio per tutto il ritorno, finché arrivati nel giardino fuori casa, Lucio trovò la forza di dirle: - Ma dove sei stata, quando siete spariti tutti e due? – Lei arrossì, non per vergogna, ma per il ritorno di pensieri lascivi riguardanti quella serata veramente speciale.
Allora Lucio la incalzò: - Non mi dire che ti sei fatta chiavare di nascosto? –
Lei tacque. – Ti ha voluta ancora? – chiese – non gli era bastato? –
- Ti ho donata a lui, ti ho potata fino da lui per farlo fottere … e quello, quel cane, ti ha voluta chiavare anche di nascosto … ? –
Poi continuò: - E tu, come una troia ci sei stata, non sapevi dire di no? Come ha fatto? – la incalzava, mentre il cazzo gli tonava duro.
Ti ha voluto sborrare ancora … e dove… e quanta … era? E … il suo cazzo ti piaceva? –
E mentre le sussurrava con rabbia tante parole sconce e offensive, scesero dall’ auto e si spostarono sul sedile posteriore.
Le saltò subito addosso e spostato il filo dei tanga la sfondò ancora una volta,
E quando stavano per venire insieme, con immenso amore, lei prese il profilattico pieno di sperma dell’ amico che aveva conservato. Ormai liquefatto, ma ancora profumato, fece scorrere lo sperma tra le loro bocche che si baciavano e leccavano, appassionate.
Un ultimo pensiero di gratitudine al grosso cazzo dell’ amico Simone, che quella sera aveva servito tutti i loro buchi e poi se ne venirono insieme, più complici e innamorati che mai.
FINE
Dedicato a tutti gli uomini che hanno il coraggio di amare le loro donne nella libertà di esprimere la propria passionalità.
Prologo.
- Scendi dai, scemo! –
Era quello scugnizzo di Armando. Stava cercando di convincere Simone, il ragazzo suo vicino di casa, a scendere nella piazzetta per giocare.
Lucio sapeva perfettamente da quale bieco interesse nascesse quell' insistenza: Simone era il detentore del gruppo più nutrito di figurine dei calciatori Panini e della più ghiotta collezione di Topolino del quartiere. Inclusi gli Almanacchi e gli Albi speciali!
Il suo vicino era un bravo ragazzo, figlio unico di una coppia anziana.
Sembrava un po' più lento degli altri ragazzi ma, in realtà, era solo timido e molto introverso.
Lui lo conoscevo meglio degli altri ragazzacci perché abitavano di fronte, sullo stesso pianerottolo.
Si sentiva un po' responsabile nei suoi confronti perché era un po' più grande, e molto più sveglio … e anche perché i suoi genitori, per procurargli un po' di compagnia, permettevano a Lucio di giocare a casa sua.
Una casa cupa e buia, con le ante sempre serrate, che per tutti gli altri era off-limits.
Questo dava a Lucio la possibilità di godere della compagnia di Simone (che non era poi il top della goduria) ma, soprattutto, un certo "potere" sui giornaletti e … sulla stanza “segreta” dell’ amico.
La stanza dei giochi: una stanza piena, zeppa, di giocattoli di ogni tipo, provenienza e specie. Rigorosamente conservati nei rispettivi scatoli e sempre con le batterie cariche.
Li tenevano lì, inutilmente accatastati, e quasi mai usati.
Probabilmente servivano per tentare di riempire tutti i vuoti che non avrebbero mai potuto colmare nelle esigenze del piccolo; e anche per tenerlo il più possibile chiuso in casa, per evitare quei pericoli che i vecchi vedono sempre e i ragazzi, mai.
Ora, non è che a loro, piccoli e probabili criminali, i giocattoli facessero gola particolarmente … preferivano fionde e coltelli; ma certo una sbirciata di nascosto dagli altri si poteva pur dare, in fondo anche Lucio, era pur sempre poco più di un bambino.
Era soprattutto curioso e poi, quel “potere”, dove gli altri non potevano, lo faceva sentire importante.
Un'altra cosa che gli altri non dovevano sapere, era che i giochi nascosti, che tutti i ragazzi più o meno facevano, legati alle prime curiosità sessuali tipicamente giovanili, a volte, venivano ripresi e "perfezionati" tra i due ragazzi, quando erano da soli nelle stanze buie della vecchia casa.
In quei frangenti, Lucio più grande, volitivo e "maschio", assumeva un ruolo dominante e possessivo.
Simone, del tutto incapace di tener testa all' amico, lo accontentava assumendo un ruolo passivo e a lui più congeniale.
Non era tanto per una tendenza all' omosessualità, quanto per un pigro, quasi filosofico, fatalismo nei confronti della vita.
Così, anche quel giorno, Lucio, pure se non interpellato, si mise la polo verde e, volando per le scale, raggiunse i ragazzi nella piazzetta, tra i vicoli neri.
Gli altri ragazzi storsero il naso nel vederlo, non avrebbero potuto fare di Simone “la vittima” che speravano.
Lucio non era un capo, volutamente, ma era un pericoloso felino solitario e infido: un lupacchiotto, con cui nessuno aveva piacere a misurarsi.
Come iene deluse, fecero buon viso a cattivo gioco.
Dopo pochi minuti correvano, gridando e si azzuffavano, rincorrendo il Super Santos arancione.
Non sarebbe passato troppo tempo e qualche adulto furibondo lo avrebbe sequestrato, o peggio, bucato.
Era ancora l' epoca in cui i ragazzi prendevano anche qualche scapaccione, senza che per questo venisse richiesto l'intervento della CIA.
Avevano tutti più o meno la stessa età.
Quell' età in cui a tantissimi ragazzini viene spontaneo conoscersi, indagarsi, e a volte quasi come in un gioco di ruolo, avere le prime, impacciate, esperienze erotiche.
Anche in quello Lucio era un privilegiato.
Il libero accesso in casa del suo amico, gli angoli scuri della camera dei giochi e il suo carattere dominante, avevano spesso la meglio sull'
altro ragazzo, che di buon grado si prestava alle curiosità dell’ amico ... in tutti i sensi.
Prima Parte: Beata gioventù
I
Quanti anni erano passati.
I ricordi dell’ infanzia gli tornavano in mente uno dopo l'altro, mentre percorreva gli stanzoni vuoti della vecchia casa.
Si erano trasferiti da oltre dieci anni, ora lui era praticamente un giovanotto.
Aveva passato da un’ altra parte tutta l’ adolescenza e la gioventù e, si sa, quegli anni per i giovani sono paragonabili ad un abisso temporale. Pieni di cambiamenti fisici e psicologici. La crisalide diventa farfalla ed è pronta per affrontare il suo destino: forte e matura.
La vecchia casa di famiglia si era liberata, da poco, dagli inquilini e si erano detti: perche tenerla abbandonata?
D' accordo con i genitori, avrebbe organizzato lì il suo studietto di disegno (aveva appena terminato il primo anno di Ingegneria) e, pensò tra se, per portarci anche qualcuna delle sue conquiste.
Cosi, per scopare, non avrebbe dovuto più ricorrere ai mille, scomodi espedienti che rendevano ancora più bramoso e intrigante il sesso giovanile.
Immaginandosi le scene di cui sarebbe stato protagonista si senti come un pascià, pronto a spalancare la porta del suo Harem privato.
Qualche giorno dopo, entrando nel portone pieno di scartoffie da portare in casa, si incrociò con un giovanotto longilineo dall’ aspetto familiare.
Dopo un attimo di esitazione, lo squadrò, poi disse: - Ehi! Simone! -
L' altro rispose con un sorrisetto sardonico.
- Ciao – aggiunse Lucio - da quanto tempo... –
- Però! Mi avevano detto che eri tornato. – disse Simone.
- E tu, invece? Non ti sei mai mosso dalla vecchia casa? - chiese.
- E dove vuoi che vada? I vecchi sono morti e mi hanno lasciato la casa. Almeno riesco a viverci... -
Lo guardò con comprensione e dissi: - Mi dispiace, non sapevo. –
E, Simone: - Lascia perdere è relativo, in realtà ero stato adottato. –
- Dai, mi ha fatto piacere rivederti, io ci sarò spesso... Vieni a trovarmi, non farti problemi, attraversi il pianerottolo e sei da me... tanto sono sempre da solo. -
- Ok! - disse - vedremo. Ciao, allora, adesso vado. – e Simone si perse tra i vicoletti antichi.
L’ attività di giovane dalle larghe prospettive si ampliò e si intensificò per Lucio.
Inoltre si era alla fine degli anni settanta e le ragazze dell’ epoca erano in piena rivoluzione sessuale.
Le minigonne e i minishorts impazzavano, le discoteche per gli studenti erano aperte dalle 10 di mattina … le occupazioni universitarie e le “comuni” erano all’ ordine del giorno e il sesso si praticava in ogni sua forma: spesso e volentieri.
Cicciolina e Moana erano le nuove ambasciatrici della ricerca erotica.
Naturalmente per Lucio avere uno studio-garconniere non poteva che rappresentare un grande vantaggio.
Inutile dire che l’ andirivieni di amici e ragazze in abiti succinti non passava inosservato nel vicoletto. Ma i tempi erano cambiati, le case erano piene di studenti in affitto che arrivavano da tutto il Sud per frequentare le varie facoltà universitarie. Nessuno più si fossilizzava a controllare cosa succedeva agli altri: la vecchia città, diventava una metropoli.
Intanto, il povero Simone sbarcava il lunario alla meglio e soprattutto essendo chiuso e schivo: non batteva chiodo.
Gli incontri di pianerottolo si susseguivano e spesso, in tutta onestà di intenti, Lucio provò a inserirlo nel giro di facili scopate … ma con nessun risultato pratico.
Un pomeriggio di tranquillità relativa Lucio invitò l’ amico di infanzia ad accomodarsi per chiacchierare un poco e per fargli vedere i suoi progetti … e anche per dimostrargli che non era solo un satiro, ma anche uno studente attento e appassionato.
Parlarono del più e del meno … all’ epoca un whisky e una Marlboro accompagnavano di prassi ogni chiacchierata.
Il discorso, a un certo punto, cadde sull’ argomento: sesso.
Lucio incitava Simone a non farsi troppi problemi nell’ abbordare una ragazza, magari anche una di quelle amiche che spesso, seminude si aggiravano per casa sua.
Ma l’ altro era “tosto” e proprio non se la sentiva di paragonarsi all’ amico, che nella sua immaginazione limitata era, praticamente, un vero play boy.
Quando l’ argomento diventò più diretto, Lucio disse: -Ma allora insomma, come fai? Non scopi? –
La risposta di Simone tendeva al vago e al sibillino, ma in realtà non negava di limitarsi all’ auto erotismo per soddisfare il suo piacere.
E Lucio ridacchiava.
I “rossori” e le titubanze dell’ amico, praticamente ancora vergine lo divertivano, e un po’ lo stimolavano.
Negli ultimi anni di grande attività fisica, Lucio non si era negato neppure come gigolò, e poco importava se i suoi amici generosi, erano donne mature o uomini importanti, con la passione per il “pisello”.
Parlare con un ingenuo come Simone lo stuzzicava.
L’ età era quella in cui, se non arrivava almeno due volte al giorno, si sentiva a disagio: e così un po’ per esibizionismo e un po’ per fare sesso con un uomo senza ricevere un compenso, ma per il puro piacere di dominare, lo eccitò.
Con disinvoltura seppe ritrovare nella mente dell’ amico i ricordi di infanzia e così, quasi per gioco, cominciarono a rinvangare il passato.
- Ricordi quando me lo prendevi in bocca - diceva Lucio, mentre tirava fuori il cazzo già duro dai pantaloncini.
- In quella stanzetta scura – disse – ricordo ancora quelle volte che arrivavi da sotto, da dietro alle mie gambe … mettevi la testa sotto le palle ed, io abbassandolo con la mano, ti premevo il cazzo in bocca. –
Simone non aveva né la forza né la volontà per reagire e così, ancora una volta, come se il tempo non fosse mai passato, si sedette sul divano e, senza remore, cominciò a fargli un bocchino.
In poche ore il leone rampante e arrapato che si nascondeva in Lucio aveva avuto di nuovo la meglio sull’ altro giovane.
II
Simone, ammirato e soggiogato dalla forte personalità dell’ amico, riprese il suo ruolo supino, di strumento sessuale, rassegnato e grato, nelle mani di Lucio, più furbo e dotato.
Naturalmente anche in lui si nascondeva una forte carica sessuale ed erotica.
Quel ruolo gli piaceva. Infatti mentre succhiava il cazzo dell’ amico e gli leccava la sacca dei coglioni, si sentiva in tiro il suo arnese, come mai prima.
Ripresero il menage da dove l’ avevano lasciato tanti anni prima.
Ma adesso erano uomini.
I cazzi erano grossi e duri.
E la sborra non era acquiccia, ma sperma abbondante, denso e gustoso.
Ora prendere il cazzo in mano di un altro non era più un gioco non meglio identificato, ma una precisa masturbazione dell’ altro.
Gli incontri omosessuali tra i due, non erano più supportati da uno scambio di figurine o di soldatini, e non si potevano più giustificare come un gioco … nonostante Simone amasse pensare di subire un piccolo maltrattamento, occasionale ma piacevole, e Lucio si giustificasse con se stesso, pensando di usare la bocca e le mani dell’ amico, come surrogato più arrapante di una masturbazione solitaria.
Infatti il rapporto si evolvè nei mesi successivi: diventando sempre più morboso e trasgressivo.
Simone rimaneva arroccato nella sua posizione di orso solitario, mentre la vita e le avventure di Lucio si arricchivano di nuove conquiste e di compagnie femminili sempre più coinvolgenti, eppure …
Eppure non passava un mese che, nell’ ombra segreta del suo studio, non si incontrassero almeno due o tre volte, per imparare i limiti e i confini del sesso proibito … sempre che questi confini esistessero davvero.
Dopo che Simone aveva ripreso il suo ruolo di gregario accondiscendente alle esigenze del capobranco, iniziarono a sperimentare le nuove vie del piacere omosessuale.
Così per Simone iniziò un tirocinio in cui l’ amico esperto gli insegnava come donargli piacere e trarne, dal semplice servirlo.
Il ragazzo fingeva di imparare con difficoltà, soprattutto per compiacere l’ amico e non deluderlo, ma intanto anche il suo coso, nei pantaloni si agitava come un serpente, mai domo.
Così Simone imparò a fare la sega a Lucio in maniera perfetta, aspettando fino alla sborrata, che di prassi, si faceva sgorgare nell’ altra mano, in attesa davanti al glande rubizzo, con le dita raccolte a forma di conchiglia.
Poi si perfezionò nel bocchino e imparò, per compiacere l’ amico, che lo pretendeva, a farsi arrivare in bocca, soffocando nella sborra e tossendo, avvilito, schizzi di sperma e saliva contemporaneamente.
Il suo amichetto gli diceva che le sue donne gli facevano questo e l’ altro non doveva essere da meno.
Sempre più spesso gli permetteva di togliersi i pantaloni e le ridicole mutande bianche, anni cinquanta.
Sempre più spesso gettava un occhio preoccupato verso il cazzo strano dell’ amico, dove i problemi di rapportarsi con gli altri, sembravano rappresentati “fisicamente”.
Il “coso” di Simone infatti era particolare secondo lui.
La pelle del prepuzio non aveva forse mai oltrepassato il glande per intero, infatti successivamente scoprì che, per l’ amico, era fonte di dolore lo scappellamento completo: soprattutto quando il pene era duro (cosa che per i loro incontri era la norma, del resto).
Aveva una forma che, contrariamente al normale, lo rendeva storto verso il basso, invece di svettare in alto nel classico “alzabandiera”.
Ma ancora più piacevolmente preoccupante era il fatto, che quando il cazzo dell’ amico era molto duro, diventava perfettamente diritto.
Era come un’ asta, un manico, che spuntava orizzontalmente dal corpo magro del giovane amico.
Inoltre, quando si eccitava sul serio, il suo cazzo diventava veramente notevole e, pensava con raccapriccio Lucio, probabilmente non era ancora al massimo delle sue capacità espressive, visto che dopo tutto, lui nemmeno glielo toccava … ancora.
Ovviamente, nell’ intimità fisica dei primi rapporti, qualche volta il pene di Simone aveva sfiorato l’ amico, che però non me aveva fatto un dramma. Magari poi nei suoi sogni ripensava a quel contatto infinitesimale, senza ammetterlo neppure con se stesso.
III
Lucio continuava a frequentare l’ università e a studiare.
Poi iniziò le prime attività e continuava a scopare con la sua ragazza fissa o con una conquista occasionale.
Ma la vera libidine inconfessabile lo attendeva in quel gioco di ruoli, estremamente complesso, che avveniva ogni tanto con l’ amico Simone.
Dopo le seghe lunghe e languide, offerte quasi come un servizio, erano passati a Simone che diventava sempre più bravo nel fargli i pompini.
La cosa era andata avanti e quindi, facendolo sembrare più un premio che un piacere personale, anche Lucio aveva cominciato a concedere qualche attenzione a Simone.
Questo lo faceva in modo distaccato, quasi controvoglia, non voleva rinnegare così apertamente la parte di maschio, dura e violenta, tipica dei giovani del suo stampo.
Però poi, in realtà, seguiva a ruota le performance di Simone.
Quindi anche Lucio imparò a prenderglielo in mano.
Una volta aveva provato a unire i loro due peni e a masturbarli in contemporanea, non poteva nascondere il piacere unico che questo sfregamento provocava.
Specialmente quando, in piedi l’ uno contro l’ altro, dai due piccoli orifizi la sborra eruttava quasi contemporaneamente, spandendosi, calda e appiccicosa, sulle sue mani.
Sempre per non dispiacere l’ amico, così disponibile e servizievole, aveva voluto tentare a prenderglielo in bocca.
Le prime volte il gesto era abbozzato, quasi controvoglia e con fredda partecipazione, ma poi … pian piano si era dovuto rendere conte che aspettava quegli incontri omosessuali, con maggior eccitazione di qualsiasi altro appuntamento erotico.
Desiderava imparare sempre meglio a fare il pompino a Simone e il sangue gli ribolliva nelle vene, quando si accorgeva che il cazzo del suo amico, sollecitato dalla sua lingua, si ingrossava a dismisura.
Spesso lo misurava controllandone il “calibro” sulla pancia di Simone.
Quando il ragazzo era al massimo del piacere e non capiva più niente, il suo cazzo superava di molto l’ ombelico e la pelle di seta era più tesa che mai.
Simone una volta aveva trovato il coraggio di chiedere: - Posso venire in bocca? – ma Lucio per orgoglio maschile (come se non fosse impegnato a fargli un languido bocchino), aveva risposto di no.
Salvo, in seguito, a desiderare nei suoi sogni, quello spruzzo di sborra, che tanto scioccamente aveva rifiutato.
Venne poi il tempo in cui cominciarono a desiderare qualcosa di più. Praticamente si ricordarono che, tanti anni prima, negli angoli più bui del vicolo o per le scale di sera, qualche volta, più per istinto che per conoscenza, Lucio aveva appoggiato il suo membro giovanile dietro le natiche di Simone.
Allora non sapevano nemmeno bene il perché, però sentivano il gusto proibito di quel gesto di possesso dell’ uno nei confronti dell’ altro che, supino, si donava.
Ora erano adulti e sarebbe stato ridicolo se, come allora, avessero contato quante “botte” l’ uno desse all’ altro, pur senza una effettiva penetrazione.
Così non senza reticenze da parte di Simone, Lucio vinse la sua ritrosia.
Forte dell’ esperienza fatta con le ragazze, riuscì ad ottenere che l’ amico si rassegnasse a dargli il culo … inutile dire che Simone era vergine, di dietro.
Un pomeriggio estivo, intimò a Simone di stendersi sul solito divano e di porsi su un fianco, abbassandosi il Jeans fino alle ginocchia, poi con calma, anche Lucio si stese sull’ angusto spazio del divano.
Il suo cazzo si indurì, come, e anche più, del solito, e per tenere tranquillo Simone, glielo prese in mano da sotto le gambe schiuse.
Poi, sempre per rendere arrendevole ed eccitato il suo amico, si abbassò dietro il suo culo, in bella mostra.
Da sotto il taglio netto delle natiche, fioriva lo scroto compatto di Simone, scuro e profumato di umido. Poco oltre, dalle gambe strette tra loro per bloccarlo in posizione, il cazzo del giovane sembrava una piccola terza gamba. Lucio leccò ripetutamente tutto quel pacco, trovandolo delizioso.
Si divertiva a prendere il pene di Simone tra le labbra e poi, nel perderlo, perché la posizione forzata rendeva il cazzo del giovane elastico e sfuggente.
Intanto, frugando e baciando sotto i coglioni di Simone, Lucio iniziò a bagnargli il buchetto con delle linguate piene di saliva.
La libidine del rapporto era sempre più cocente, fino a quando Lucio si decise a provare a penetrarlo, questa volta sul serio.
Si mise ben piantato alle spalle dell’ amico.
Entrambi poggiavano sul lato destro del corpo. L’ altro era magro e abbastanza leggero, probabilmente ormai era rilassato e arrapato, infatti, Lucio, con le sue grosse e forti mani non trovava difficoltà a gestirne i fianchi in modo da portare la chiappe dischiuse del ragazzo a favore del suo cazzo in tiro.
Bagnò ancora una volta di saliva il buchetto dell’ altro, che sentiva morbido e arrendevole al massaggio delle dita. Altre volte aveva penetrato un culo maschile o femminile, ma mai la verginità anale dell’ altro era stata per lui tanto significativa.
Non che ci tenesse sentimentalmente per Simone, ma di sicuro il loro era un rapporto estremamente particolare, che si combatteva a suon di posizioni psicologiche, più che a ritmo di semplice sesso.
Lucio dominava, nella vita e nel sesso, la personalità più arrendevole e pacata di Simone ma, allo stesso tempo, era come se si prendesse responsabilità dell’ amico e lo considerasse un suo paggio al quale era affezionato e a cui riservava le attenzioni migliori.
Il loro rapporto era segreto e intrigante.
Fuori da quella casa ogni uno tornava ad essere una persona perfettamente normale e, soprattutto, eterosessuale.
Lucio era deciso a godersi quei momenti al massimo per renderli memorabili. Così iniziò a rompere il sedere al suo amico con estrema cautela.
Il suo cazzo era veramente enorme però e dovette adoperare molta delicatezza.
Dopo alcuni estenuanti minuti di tentativi, il cazzo nerboruto di Lucio li teneva collegati come un grosso tubo, l’ uno nel culo dell’ altro.
Simone era esausto e dolente, e più volte si era lamentato nel subire quell’ ennesima mortificazione, eppure aveva accettato tacitamente di essere inculato dall’ amico più potente, come se fosse un atto dovuto, un segno del destino.
Ovviamente la cosa era anche eccitante al punto che con la mano si cercava il buco tra le gambe e lo trovava completamente invaso da quel tronco di carne, che sfociava alla radice nelle morbide palle piene di sperma.
Quello sperma, lo sapeva, inderogabilmente sarebbe confluito nella profondità del suo culo, ne era certo.
Ma non tutto successe così rapidamente.
Quando lo sfintere, con un ultimo gemito, aveva accettato lo spessore del cazzo di Lucio non erano che all’ inizio della bonaria punizione.
Gli uscì dalle terga e gli carezzò il culo, per dargli il tempo di riprendersi dai postumi della innaturale dilatazione.
Ma subito dopo l’ inculata riprese, con ben altri ritmi e maggiore decisione.
Lo trascinò davanti allo specchio e lo fece abbassare a novanta gradi.
Mentre il giovane si prendeva le caviglie per tenersi in equilibrio, Lucio lo impalò perfettamente, per non permettergli di cadere.
Il giovane si sentì venire meno, mentre assisteva allo specchio a quella scena da film, ben rendendosi conto dalle pulsazioni che gli si scaricavano nel culo, che il soggetto era lui stesso.
Venne poi posseduto, sempre nel culo e sempre per tutta la lunghezza del cazzo di Lucio, sia gitato di faccia che di dietro, poggiato sulla scrivania.
Infine dopo oltre mezz’ ora e una caterva innumerevole di penetrazioni, ritornarono sul divano.
A Simone bruciava il culetto, ormai definitivamente sfondato, ma non desisteva dal farsi fottere, perché il piacere di subire l’ inculata dall’ amico era troppo intenso.
Sul divano, si dovette stendere supino, con un cuscino sotto il bacino e una delle cosce, che per meglio spalancare il deretano, penzolava dal lato libero.
Lucio era sudato e arrapato.
Ancora una volta, sostenendosi sul braccio si posizionò dietro il giovane e ancora una volta lo inculò con decisione.
Il ritmo divenne costante e distaccato.
La mente di Lucio vagava nei paradisi del piacere, mentre si accasciava pesantemente su Simone, che pur soffrendo per quel peso invadente, non aveva il coraggio di fermarlo.
Infine, gli sentì accelerare il respiro e ansimare … e infine , pesando solo su di lui, gli strinse con le mani le chiappe intorno al cazzo che impalava quel minuscolo culo, come per farne una guaina più stretta, idonea al suo piacere, cattivo.
E così gli venne dietro.
Scaricando la sua rabbia e la sete di dominio, tutta nel sedere dolorante arrossato.
Sprofondava in lui con tutta la forza, e sborrò tanto profondamente nell’ ano del giovane, che ancora il giorno dopo, in bagno, egli si sentì scorrere dal sedere alcune gocce dello sperma ricevuto il giorno prima.
IV
L’ intimità tra i due arrivava a livelli sempre più profondi.
Lucio, sicuro dell’ affidabilità dell’ amico e certo della sua totale complicità, si lascio andare anch’ egli, senza più farsi troppi scrupoli o imporsi remore.
Giustificandosi con se stesso per il fatto che Simone gli dava tutto se stesso senza chiedere e senza pretendere nulla di più, gli piaceva pensare di fare dei piccoli sacrifici per l’ amico, che non aveva mai chiavato con una donna vera.
Cominciò a ingoiare il suo sperma, dopo avergli praticato il bocchino talmente in profondità, da aver spesso lacrimato per il soffocamento, in conseguenza dell’ introduzione esagerata del glande nella gola.
Aveva scoperto che la posizione più favorevole era quella in cui si stendeva sul divano a pancia in sopra, posizionando la testa rovesciata su un bracciolo.
La dominazione del cazzo in quella posizione era totale.
Il giovane era libero di chiavarglielo in bocca a suo piacimento, comodamente in piedi, con la possibilità di governare il ritmo e la profondità della penetrazione.
Dal canto suo, vedeva in primo piano il cazzo in arrivo o mentre lo pompava.
Vedeva anche il sacco coi coglioni, poteva carezzarlo e spesso, in un assurdo tentativo figurato, pur avendo la bocca piena fino alla radice del pene, cercava di spingerci dentro, almeno una, delle palle di Simone.
Spesso, questi gli sborrava in gola, senza che nemmeno riuscisse a sentirne il gusto. Infatti quando veniva così, Simone, diventava una corda tesa: tutto il corpo si irrigidiva e il cazzo fermo, sprofondato in bocca a Lucio, e lui era totalmente bloccato.
Il glande, gonfio, sborrava a fiotti vibrando violentemente insieme all’ asta. Aveva il dono di restare duro e in tiro a lungo, anche dopo la sborrata.
Capitava così che, Lucio, doveva soccombere per non contrariare l’ amico e aspettare a volte anche un quarto d’ora, fino a che il pescione di Simone, gli liberasse la bocca.
Dopo questo tipo di pompa, le mascelle erano indolenzite.
Di contro, però, la situazione era talmente arrapante che spesso Lucio si masturbava, tenendo in bocca quell’ asta prepotente che mandava odore e sapore di sborra calda.
Di questo passo, non ci volle molto per decidersi a sacrificarsi fino in fondo per l’ amico.
Con la scusa di fargli provare com’ è fottere una ragazza, ammise il pene di Simone nel suo culo.
Non fu una passeggiata, come credeva.
Infatti la sua speranza era che sapendolo mettere dietro, sarebbe stato altrettanto bravo a prenderlo, tra le natiche.
Ma non era così.
La colpa era anche di Simone però, che si ritrovava quel cazzo ballerino, un pene che, alle sollecitazioni rispondeva fin troppo “elasticamente” … e così, quando si trattò di sverginare il culo dell’ amico, divenne grosso come quello di un cavallo.
Ormai non è che si potesse tirare indietro, anzi il gonfiore della cappella di Simone, lo rese ancora più lascivo e desideroso.
Si preparò stendendosi su un lettino, con un cuscino sotto la pancia.
Allargò le cosce per dare spazio a Simone che iniziò ad armeggiare dietro di lui.
Per prima cosa, con lo sfintere, sentì perfettamente la cappella tonda che si posizionava, al centro del punto giusto per penetrare.
Fu una sensazione difficile da raccontare: era come se vedesse quella grossa palla, estranea, che tentava di diventare parte della sua stessa carne.
Quando Simone iniziò a spingere, capì che era condannato.
Gli avrebbe fatto male.
Ma era troppo arrapato per dire di no.
Si rassegnò a diventare uno che lo prende “in culo”.
Cercò di scacciare tutti i preconcetti e le frasi fatte, volgari, legate in maniera figurata a questo evento.
Cercò di pensare che dopo tutto non era che una atto sessuale come gli altri, un momento di piacere che finiva lì.
Nulla di male. Una tantum.
Nel buio nascosto di quella casa dimenticata, donava un emozione all’ amico. Quell’ amico che si fotteva da quasi un anno, profittando del suo culo a suo piacimento.
Si convinse che era un dono.
Una sensazione da regalare a chi, diversamente, forse non avrebbe mai provato il piacere di … possedere.
Mentre i pensieri turbinavano nella testa, Simone si era bagnato il cazzo di saliva e ripartiva all’ attacco.
Riprese ad armeggiare col suo buchetto finché … finché, con un guizzo, la capocchià di Simone, gli spaccò l’ ano in due, superando la resistenza, involontaria, dello sfintere.
Il dolore fece saltare Lucio, che sgusciò in avanti; mortificato e offeso, col culo indolenzito.
Non aveva mai provato niente di simile. Mai.
Era un dolore deciso e umiliante, ma allo stesso tempo gli dava il desiderio perverso di provarlo ancora, per avere e dare piacere.
Si massaggiò le natiche, facendole vibrare con le dita, per rilassarsi.
Era confuso sul da farsi … non sapeva se tirarsi indietro, non sapeva se ormai, avere il culo rotto, non gli avrebbe permesso mai più di essere “maschio” come prima.
L’ amico era in attesa, arrapato e un po’ confuso.
- Mi hai fatto male! – disse Lucio, languido. – Fai piano. E’ la prima volta, lo sai. Lo faccio solo per te. –
Purtroppo quelle parole non convinsero il maschio pratico che c’ era in lui. Si rese conto che era cambiato.
Il desiderio di prenderlo ancora nel culo non era da “macho”, né era un favore, semplice, da offrire ad un amico.
Dopo alcuni minuti si calmò e riprovarono.
Simone fu più dolce nell’ entrare e Lucio, con sorpresa, scoprì che il male era quasi del tutto sparito.
Restava quella strana sensazione di carne estranea che viaggiava nella sua.
Capì perché alle donne … e a molti uomini piaceva.
Era il colmo del piacere, darsi totalmente.
Dare il culo era un atto amorevole di sottomissione, che dava brividi di piacere e sensazioni profonde che nessun altro atto poteva eguagliare.
Simone se lo chiavò a lungo, sempre così: distesi sul letto.
Ogni tanto gli faceva cambiare la posizione delle gambe.
Prima il giovane lo aveva tenuto con le gambe e il culo spalancati, mentre lui, con le ginocchia serrate, si era messo dentro, oscenamente, spingendo spesso troppo a fondo l’ asta e provocandogli qualche fastidio, che lo faceva saltare in avanti.
Poi, al contrario, gli strinse le gambe e le serrò, mentre lui si sedette
praticamente sulle sue terga, col cazzo che sprofondava nel culo ben fatto di Lucio.
A volte, tenendosi sulle mani, il ragazzo si fermava col cazzo infisso nell’ ano solo per metà.
In quelle occasioni, Lucio, con le dita controllava sia il pene di lui, scoprendolo enorme e tosto, sia lo stato del suo sfintere.
Era molle e dilatato, al punto che ci poteva infilare anche il dito, per controllare i contorni del cazzo che lo stava ingroppando.
Una vera libidine.
Era stancante prenderlo nel culo ripetutamente, ma non si ribellò.
Quell’ esercizio lo aveva reso languido e passivo, lievemente femmineo.
Scoprì un piacere nuovo: aspettare che “l’altro” finisca di fottere.
Imparò la grande differenza tra l’ orgasmo maschile e quello femminile.
La donna, o chi “dona” e si “fa fare”, può permettersi di godersi tutta una serie di sensazioni, molto simili all’ orgasmo fisico, prolungandole all’ infinito e gustandosi tutti i momenti dell’ accoppiamento.
Il maschio, sopra di lui, col cazzo dentro, invece, non provava che un crescendo di arrapamento, concentrato violentemente sull’ atto materiale e sullo sfregamento fisico che lo avrebbe portato ad arrivare.
Lucio, sottomesso a quel cazzo, invece imparava a godere costantemente del piacere e della furia dell’ altro.
Simone sudato ed eccitato gli diede le ultime, selvagge botte, intensissime, poi uscì dal suo culo e fece in modo di farlo girare.
Lucio ebbe giusto il tempo di aprire la bocca, mentre l’ amico con un mugugno animale, cominciò a schizzargli sperma in faccia e in bocca … a litri.
Col culo dolorante e indolenzito, ma non era mai stato così arrapato.
Aspettò che l’ amico stremato si poggiasse sul fianco.
Allora girò la testa, di quel tanto che bastava, per succhiargli il cazzo, miracolosamente duro, come prima che fosse venuto, e succhiando si diede pochi colpi al pene, che era quasi molle, piccolo e morbido,così sborrò copiosamente sulla sua pancia.
Restarono distesi per parecchio tempo, ritemprandosi.
V
Passò ancora qualche mese.
Dopo quella esperienza, Lucio era rimasto abbastanza turbato.
Era perplesso e aveva una leggera forma di crisi interna. I suoi rapporti con la sua donna si intensificarono: quasi volesse provare a se stesso che nulla era cambiato.
Era il maschio, lievemente prepotente di sempre.
Voleva essere superficiale, disincantato e “chiavettiere”.
Cercò anche qualche vecchia amicizia femminile, per il semplice gusto di scoparsela … ma il piacere proibito di donare il suo buco a Simone, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Prima, quando lui si inculava l’ altro ragazzo, aveva spesso pensato di non dover temere alcuna implicazione. Anzi, giustificava il suo rapporto in maniera unilaterale: lui era più maschio che mai.
Ecco perché, vista la “potenza” sempre arrapata del suo sesso, prendeva tutto ciò che gli capitava d’ avanti.
Poco importava se si trattasse di una commessa diciottenne di passaggio, della sua donna o del suo amichetto: lui, tirava fuori il suo arnese … e fotteva.
Dietro, avanti, nella bocca … per lui erano solo buchi, foderi, in cui infilare la sua spada in cerca di soddisfazione.
Cercava di glissare con se stesso sul fatto che farlo con l’ altro, aveva per lui un gusto diverso, più rilassato, senza ansia da prestazione, nessuna gelosia o tensione …
Era sempre passato, con estrema superficialità, anche sulle emozioni intense che gli dava prendere in mano un altro membro; spesso metterselo in bocca e fargli schizzare sborra copiosamente.
Oppure scaricare, ora con foga, ora con delicatezza, il suo piacere nel sedere stretto dell’ altro.
Ma adesso che lo aveva preso nel culo, le sue certezze vacillavano totalmente.
Capi che il problema non era fisico, ma mentale.
Ma la cosa che non volle capire, ma che volle riprovare: era il piacere intenso di dare.
Dare piacere col suo ano dilatato, usato dall’ amico per goderne, era una sensazione che non lo abbandonava … capì, finalmente che non avrebbe più potuto, né voluto farne a meno.
Così decise con se stesso che, come a carnevale era lecito essere matti per un giorno, lui ogni tanto si sarebbe preso una pausa.
Avrebbe dimenticato per qualche ora la sua virilità, per donarsi al suo amico per il piacere omosessuale che traeva dal suo corpo.
Era passato quasi un mese … da quella che avrebbe dovuta essere la prima (e l’ ultima volta) che permetteva a Simone di farselo.
Per tutto quel tempo aveva evitato accuratamente di incontrarlo, ma adesso che era deciso, non si fece più problemi, anzi.
Aveva una grande voglia di tornare dal sua amico per stuzzicarlo e … per la prima volta, informarsi se anche a lui era piaciuto, il suo “dono”.
Quando, dopo pochi giorni, si incontrarono, Lucio capì che molte cose erano cambiate.
Il loro rapporto aveva adesso una connotazione affettiva e una complicità ancora più decisiva e netta.
Anche l’ altro era cambiato, era diventato più maschio e volitivo.
Aveva assaporato il desiderio di possesso.
Lucio, contro la sua volontà, non poté fare a meno di chiedergli, lascivamente, se lo aveva pensato e se lo aveva desiderato.
La risposta fu un sì duro, ma dopo gli fece capire che aveva sognato le sue natiche tonde, giorno e notte e che si era masturbato spesso pensando a lui.
Invece di farlo rabbrividire, queste affermazioni gli diedero piacere.
Per la prima volta apprezzava il suo corpo, con un’ ottica estetica completamente nuova e provò piacere a constatare di avere veramente un bel culo. Ricordò che anche delle donne glielo avevano detto e anche che aveva delle belle gambe.
Ci ripensò con un sorriso, cercando di decifrare se per caso, quelle furbe creature, avevano voluto sottintendere qualche “messaggio” che lui non aveva saputo cogliere, al momento.
VI
Il loro rapporto da quella volta fu meraviglioso ed eccitante.
Dopo una caterva di preliminari, dopo un sessantanove che li aveva soffocati entrambi, più volte, Lucio aspettava, come una condanna inoppugnabile che l’ amico gli chiedesse di fargli, ancora un volta, il culo.
Sentiva che era il suo più grande desiderio. Forse nei suoi sogni, inculare Lucio, aveva anche il sapore nascosto di fottersi una donna.
E questo lo arrapava ancora di più.
Quando stava quasi per implorarlo di farselo, Simone si decise a prendere l’ iniziativa e gli sussurrò: - Dai, adesso fattelo mettere nel culo! –
Lucio ebbe un brivido caldo che gli attraversò tutto il corpo.
Aveva addosso solo la camicia, tutta stropicciata, ormai.
Non la tolse, però.
Si alzò dal divano e si poggiò sul tavolo, offrendo le natiche nude al membro rubizzo di Simone.
Quella volta imparò che il culo non ha verginità … lo sfintere non era un imene. Imparò che dopo un giorno o massimo due, nei quali non veniva sfondato, ritornava praticamente intatto e doveva essere forzato di nuovo.
Così, quando Simone lo penetrò, il dolore della dilatazione si ripresentò tale e quale, come la prima volta.
Lucio lo spinse con le mani fuori dall’ ano, e aspettò che la sensazione di spaccatura passasse.
Si sfregò le natiche con le mani e se le massaggiò, lamentandosi sommessamente.
Simone, in piedi, aspettava preoccupato, aveva paura che tutto finisse lì; che la sua “preda” non avesse più intenzione di farsi penetrare. Ma non era così. Lucio gli sussurrò: - Dai mettimelo adesso … ma fai piano. –
Simone lo accarezzò a lungo e lo lubrificò con la saliva.
Lucio imparò a rilassare il muscolo e ad abbandonarsi completamente.
L’ inculata riprese lenta e piacevole.
Dopo pochi minuti il culetto di Lucio era del tutto rilassato e il cazzone di Simone lo stantuffava senza remore.
Lucio si divertì a cambiare posizioni, imitando le donne con cui era stato.
Si fece fottere in piedi, dopo essersi portato davanti allo specchio di un armadio, vedere la scena del cazzo dell’ altro che gli viaggiava dietro, aggiunse piacere al piacere.
Poi si mise di nuovo sul tavolo da lavoro.
Stavolta però, girato di faccia, con le gambe all’ aria.
Simone pose gli avambracci sotto le ginocchia per sostenerlo e tenerlo fermo. Le sue natiche erano posizionate poco fuori il bordo del tavolo, e l’ altro giovane lo inculava facilmente, mentre spingeva, se lo tirava dalle gambe, verso il suo bacino.
Per la sborrata finale tornarono a mettersi in piedi, davanti allo specchio.
Quando capì lui era pronto a venire, Lucio si abbassò completamente in avanti,per dilatare al massimo le chiappe.
Simone intanto lo teneva per i fianchi, attirandolo con le mani verso il suo sesso, fino a quando, tremante per l’ eccitazione lo sborrò, spingendo, se possibile, ancora più dentro l’ enorme pesce che si ritrovava e bloccandogli il culo.
Lucio impazzì.
La situazione di essere bloccato da quel palo, come se una volta inserito, dovesse per forza sottostare ai comandi e alle voglie dell’ amico gli diedero un senso di impotenza, femminea e lasciva, che gli fece salire la pressione.
Simone tirò fuori il pene dall’ ano e se lo controllò.
Era scapocchiato totalmente e pieno di sperma.
Si ricoprì il glande rosso con la pelle del prepuzio, ma per fortuna il cazzone gli restò in tiro.
Lucio non seppe rinunciarci.
Approfittando del suo culo aperto e lubrificato da una dose super di sborra, si spostò verso dietro e, senza aiutarsi con le mani, riuscì a “catturare” il cazzo di Simone, usando solo il suo buco come fosse una ventosa: aveva preso di nuovo il palo nel di dietro.
Era tutto bagnato e il pene dell’ amico sguazzava nella sborra.
Con la pressione a mille, lievemente chino in avanti, si tirò qualche colpo di sega. Subito, dal suo cazzo barzotto, cominciò a colare lo sperma, a fiotti e goccioloni.
Con la mano sporca di sborra si toccò l’ ano, dove trovò il liquido seminale dell’ amico, che ormai era diventato della spuma bianca.
Facendo sgattaiolare fuori il cazzo di Simone dal suo budello arrossato, si leccò le dita, assaporando quella strana panna, lievemente salata.
L’ attività tra i due amici restò cadenzata e piacevole ancora per alcuni mesi, poi la vita cambiò le cose.
La casa di Lucio fu venduta.
Il lavoro e gli impegni aumentarono … si persero di vista.
Seconda Parte: Maturi e perversi
VII
Da quelle esperienze passarono oltre dieci anni.
Simone trascinava metodicamente più o meno la stessa vita. Aveva pochi amici ed ebbe ancor meno esperienze.
Qualcuno provò a presentargli una ragazza … ma con scarsi risultati pratici.
Lucio, più volitivo e agguerrito, invece fece una carriera fulminante, soprattutto perché accettò un lavoro che lo teneva quasi tutta la settimana in giro per l’ Italia e a volte per l’ Europa.
Ebbe una serie notevole di storie e di tresche e poi … si sposò.
Sua moglie, Filomena, si dimostrò sin dal primo momento una ragazza eccezionale, nonostante giovanissima e più piccola di lui di ben dodici anni.
Si conobbero infatti quando lui era un uomo fatto e lei una ventenne di provincia.
Filomena decise da subito che lui sarebbe stato l’ uomo della sua vita e si comportò di conseguenza, con fedeltà e abnegazione, sopportò il lavoro di Lucio che lo rendeva incontrollabile, soffrendo di gelosia, e soprattutto nella certezza che per lui, lei non era che una delle tante.
Come per i marinai, sapeva che Lucio aveva probabilmente una donna in ogni “porto”. Lo sapeva dagli amici che ne ammiravano “le imprese” e la simpatia.
Ma le cose, tra loro, non andarono per il peggio, al contrario …
Come lui amava dire: erano andati d’accordo perché si incontravano a metà strada. Lei era una ragazzina troppo matura, mentre lui era un uomo maturo ancora infantile.
Il lavoro di Lucio, col tempo, invece di essere un ostacolo si rivelò una buona opportunità, che sfruttarono al meglio.
Servì per permettere loro di viaggiare insieme e godersi dei lunghi e piacevoli periodi in giro per i posti più incantevoli, i ristoranti più occulti, le enoteche più esclusive.
Le altre, che significavano già poco per lui, sparirono rapidamente dalla sua vita.
Cominciarono a convivere e poi si sposarono, sotto gli occhi increduli di familiari e amici.
Filomena era una ragazza semplice, senza grilli per la testa e trovò anche lavoro, così mise in pratica le sue capacità e cominciò a contribuire attivamente al menage: cosicché Lucio poté permettersi di adeguare la sua attività, ad un sistema di vita più regolare e a sempre minori viaggi di lavoro.
I loro rapporti erano ottimi.
Filomena aveva praticamente imparato il sesso da lui.
Prima aveva avuto le normali e relative esperienza di una ragazza di provincia, un ragazzo, che probabilmente sarebbe diventato, per noia e per convenzione, il suo futuro marito.
Stare con Lucio era molto più impegnativo e lei faceva del suo meglio per stare al passo con i desideri, mai paghi del suo uomo.
Pur essendo molto “tranquilla” nel quotidiano, era disponibile: come le auto di grossa cilindrata, dava il meglio e il massimo, appena raggiunto il giusto numero di giri.
La sua serietà personale e il fatto che amici e colleghi, non conoscessero questa sua caratteristica, ne avevano fatto una donna estremamente fedele.
Nell’ intimità, invece, non si tirava mai indietro, e lui aveva molto pepe e tantissime fantasie, sempre nuove, da proporle.
Lei accettava perché lui sapeva identificare il momento giusto per attuare i suoi sogni proibiti.
A Lucio non era difficile mantenersi “in tiro”, perché Filomena era stupenda, una modella e migliorava col passare del tempo, e diventare sempre più bona.
Bruna, tratti decisi, meridionale, con degli intensi ed espressivi occhi verdi, che risaltavano di più d’ estate, con l’ abbronzatura.
Altissima e prorompente, per anni Lucio non riusciva a credere che lei riuscisse ad essergli totalmente fedele.
Col tempo l’ uomo si dovette convincere che era proprio così: Filomena era tutta sua … un “impresa” impegnativa per un uomo solo.
Governare e soddisfare quel metro e ottanta di deliziosa carne ben tornita non era sempre facile.
Le lunghe cosce che sfociavano al vertice in una figa miracolosamente piccola e delicata, due seni da primato, grandi e prepotenti e un culo che era un vero giardino delle delizie.
Sua moglie era talmente “tanta” che spesso le loro fantasie vertevano sulla possibilità di avere un rapporto a tre, che avrebbe permesso a Filomena di provare nuove e intense esperienza (e un po’ di inconfessabile relax a lui), sapeva che con quel fisico e tanta eccitazione, la donna si sarebbe potuta permettere di spompare, con disinvoltura una mezza caserma.
La passione di lei era farlo all’ aperto e magari in luoghi dove avrebbero potuti essere visti o scoperti.
Spesso lei sentiva perfettamente che lui avrebbe desiderato rapporti promiscui e lei avrebbe fatto del suo meglio per accontentarlo, ma almeno all’ inizio era troppo gelosa e si addolorava a sopportare una esperienza simile … un paio di volte provarono con qualche amica occasionale, ma fu un disastro.
Anche lui non volle tirare la corda, rendendosi conto di quanto lei ne soffrisse.
VIII
Un aspetto della sessualità di lui, che capiva poco era il segretissimo piacere che lui provava a farsi toccare, baciare e leccare il culo.
Spesso lei si metteva sottosopra rispetto a lui nel letto e gli faceva il pompino da dietro, dopo ampie e prolungate linguate nel buchetto.
Capiva che questo gli piaceva tanto dalla durezza del membro e dall’ abbondanza dell’ eiaculazione.
Avevano anche tenuto, nascosti e segreti, un paio di cosi di gomma che avevano a volte adoperato per lei, ma anche per lui.
Filomena non poteva nascondere che dopo un poco aveva trovato eccitante, penetrare dietro al marito con quegli aggeggi.
La voluttà che lui provava le davano adrenalina pura.
Ovviamente … nei suoi pensieri, si era anche domandata, come e dove, lui avesse imparato a godere nel farsi penetrare il culo, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo.
Una cosa che le piaceva tantissimo era fargli il bocchino tenendogli due e anche tre dita infisse nel culo.
In effetti il sedere era un poco il centro del loro piacere.
Lui era espertissimo nel penetrarvi in maniera quasi indolore e sapeva gestire la durezza del pene con abilità: ficcandolo dentro appena appena rizzato, per poi lasciare che si gonfiasse tra le natiche della sua donna. Capitava molto spesso che la facesse venire una o due volte, poi, dato che non usavano preservativi e lei non prendeva niente, lui le chiedeva di preparargli il buchetto.
Allora Filomena si metteva di lato e aspettava paziente (e arrapata) che si masturbasse veloce dietro di lei.
L’ oscillazione veloce del glande faceva si che ogni tanto le urtasse le chiappe, sollecitando il buchetto in attesa, cosa che aumentava il piacere della ragazza.
Spesso mentre aspettava,con sottomissione la penetrazione imminente, si masturbava con delicatezza pure lei.
Lucio si dava gli ultimi colpi alla mazza e poi la infilzava, incurante del fatto che la sfondava senza preavviso. Le infilava la canna dietro solo per metà, perché con le dita si teneva il cazzo e sentiva lo sperma che passava dal canaletto e si riversava in culo alla moglie.
Poi, una volta che aveva eiaculato per bene, lo tirava fuori per un attimo, permettendo allo sperma di raggiungere l’ esterno e gocciolare dall’ ano.
A volte questo esercizio era accompagnato dal gorgoglio della aria pompata in precedenza, che usciva dal sedere, mista alla sborra.
Ben conoscendo i gusti della sua donna, rientrava in lei, premendo forte e riempiendola tutta. Quello era il segnale per Filomena di finirsi in pace e con soddisfazione, la sua masturbazione.
IX
Quella mattina Lucio non credette ai suoi occhi, quando nell’ androne del suo ufficio, incontrò Simone, che seduto aspettava qualcuno.
Lo salutò cordialmente e subito si fece accompagnare a prendere il primo caffè.
Parlarono a lungo e si raccontarono le rispettive esistenze negli anni passati senza sapere più nulla l’ uno dell’ altro.
Si scoprì così che Simone, da quasi un anno lavorava per una azienda di servizi che era collegata a quella di Lucio.
Che aveva anche saputo che dell’ amico, ma che non era riuscito a incontrarlo, fino ad ora.
Per caso, quel giorno era toccato a Simone venire in ditta a recuperare alcuni materiali.
Mai era successo che, alla luce del sole, facessero mai riferimento ai loro incontri segreti e anche quel giorno non venne fatto nessun accenno ai rapporti omosessuali che avevano vissuto.
Si lasciarono scambiandosi il numero dei rispettivi cellulari, con la promessa di rivedersi.
Quell’ incontrò risvegliò in lui tutta la libidine accumulata negli anni, mentre ripensava, arrossendo di piacere e non di vergogna, a quello che avevano fatto insieme e a quello che il suo amico era riuscito a ottenere da lui, in passato.
Come era già successo alcune volte, nel pomeriggio, quando tutti erano andati già via, Simone si collegò col PC a un sito porno, dove cercò un breve filmino amatoriale, nel quale si vedevano solo le
natiche di un uomo abbastanza grosso. Dietro di lui si posizionava un altro, più magro e con un cazzo notevole.
Nei pochi minuti del filmato venivano immortalate ben due sborrata, che il magro depositava dietro il malcapitato compagno, che messo a pecora si prestava ad essere posseduto.
Si masturbò ricordando i vecchi tempi e cercando le similitudini con le inculate di Simone, fino schizzarsi sulla pancia tutto il piacere.
Dopo qualche giorno si sentirono e, naturalmente, ricominciarono a vedersi saltuariamente.
Simone purtroppo non sosteneva bene né l’ età, né lo stress psicologico, dovuto alla sua solitudine e al suo carattere molto passivo.
Però, incontrare Lucio fu per lui un toccasana e si riprese alla grande.
Un pomeriggio, ad esempio, chiamò l’ amico e gli comunicò di avere qualche ora da dedicargli, prima di rientrare, l’ amico gli disse che nel suo ufficio c’ erano gli operai per dei lavori di ristrutturazione.
Per il resto … era estate e gli altri colleghi erano in ferie.
Lucio credeva che non si sarebbero potuti vedere, ma l’ altro lo invitò a passare lo stesso.
Così fece, parcheggiò a qualche isolato di distanza e poi raggiunse la sede della ditta dove lavorava Simone.
Questi gli aprì, e lo fece entrare come un clandestino.
Invece di recarsi nel solito studio, l’ amico lo fece entrare in un piccolo sgabuzzino al piano terra, alle spalle del centralino.
Poi gli disse di aspettare un attimo e lo lasciò lì, praticamente al buio.
Lucio si sentì abbastanza maltrattato, quasi come una battona, che viene ricevuta per sfogarsi al più presto.
Infatti le cose andarono proprio così.
L’ amico tornò dopo pochi minuti, gli ribadì che di sopra c’ erano gli operai e che dovevano sbrigarsi.
Lui, quasi offeso, gli disse che sarebbe potuto tornare un altro giorno, ma niente da fare, l’ altro era sempre più ringalluzzito dalla disponibilità ormai sottomessa di Lucio, e gli disse di no.
- Fai presto, non perdere tempo, girati che te lo metto nel culo! – E così fece.
L’ amico, confuso e impreparato, si voltò e si slacciò i pantaloni, abbassandosi lievemente in avanti e poggiando le mani su un piccolo lavello.
Appena le terga furono a disposizione, Simone si mise dietro di lui e dopo essersi passato il palmo pieno di saliva sul glande, già gonfio, glielo ficco dentro, senza complimenti.
Lo fotté rapidamente per non più di tre minuti, poi gli sfilò il cazzo da dietro e lo fece inginocchiare davanti a lui, glielo mise in bocca con altrettanta foga e in pochi attimi,bloccandogli la nuca con la mano, gli scaricò in bocca un sacco di sperma.
Era tanta, come spesso accadeva, perché essendo di carattere pesante e metodico, preferiva programmare con anticipo notevole i loro incontri, in modo che nei giorni precedenti non si masturbava, per arrivare forte e carico all’ appuntamento.
Una volta profittato di lui, in culo e in bocca, l’ amico quasi lo cacciò via: il rischio di essere scoperti era troppo forte.
Lucio si ritrovò fuori, frastornato dalla rapidità con cui tutto era avvenuto.
Simone l’ aveva usato, coma si chiava con una puttana.
Il culo indolenzito dalla rapida successione di botte ricevute all’ improvviso, la bocca sporca di seme, risalì in auto, arrapatissimo da quel trattamento e si recò a casa, dove, con una scusa portò Filomena nella veranda e se la fottette con la stessa veemenza con cui era stato preso.
Le sborrò sulla schiena, producendo un quantitativo incredibile di quel seme, che aspettava da ore di esplodere fuori.
Dopo, lei ancora eccitata lo baciò vogliosa e lui si augurò che non sentisse il senso di attaccaticcio e l’ odore dello sperma secco sulle sue labbra.
Intanto non bisogna pensare che il suo compagno si fosse trasformato in un accanito violentatore di culi.
L’ uomo ormai era, se possibile, ancora più sensibile e schivo di quando era un ragazzo.
La sua natura non era cambiata e neanche i suoi desideri.
Fin da giovane aveva accettato e ammesso di essere servile e accondiscendente nei confronti del “capobranco”.
Anelava spesso di essere soddisfatto a sua volta e penetrato nel rapporto anale, ma i loro rapporti erano talmente occasionali che raramente Lucio si poteva dedicare alle sue natiche vogliose.
Quello a cui non rinunciava era di prenderlo in bocca, spesso durante uno struggente sessantanove.
Ma Lucio andava da lui soprattutto per prenderlo.
Si potevano vedere poche volte all’ anno e sempre per poco tempo.
Così l’ uomo, che faceva il maschio a tutto tondo, nella vita di tutti i giorni, ormai vedeva quei rapporti come la soddisfazione segreta di un suo alter ego, sempre più femmineo, obbediente e lascivo.
E il suo amico, messo per strada dalle parole e dalla sua gestualità esplicita, faceva del suo meglio per accontentarlo, a volte accumulando un ulteriore stress nella sua già travagliata e difficile esistenza.
Difficilmente aveva problemi di erezione, ma era importante che l’ appuntamento tra loro fosse fissato con qualche giorno di anticipo, altrimenti il giovane arrancava, senza poter concludere granché.
A volte gli era capitato di dovere rinviare qualche “visitina” perché troppo stanco e debole. Magari poche ore prima si era fatto una sega e non aveva recuperato ancora le sue labili forze.
Lucio, invece, andava da lui per farsi spaccare e Simone lo capiva, e ce la metteva tutta, ma non sempre riusciva a venire, a sborrare.
Anche questo era uno stress, perché sapeva di deludere le aspettative del suo amico.
Una volta aveva espresso il desiderio di pisciare in bocca a Lucio, che se ne stupì e rifiutò categorico … ma la volta successiva, al telefono, lo avvisò di non fare la pipì fino a quando, nel pomeriggio, non si sarebbero incontrati.
Infatti quel giorno, per prima cosa andarono in bagno.
Se Simone non avesse conservato tanto piscio nella vescica, non avrebbe mai trovato la forza per farlo, invece dopo alcuni tentativi riuscì a fare la pipì nella bocca del suo amico.
Erano davanti al cesso.
Lucio in ginocchio di fianco al vaso e Simone in piedi. che orinava lentamente.
Il piscio caldissimo inondava la bocca ora aperta ora chiusa di Lucio, che si lasciava riempire fino all’ orlo per poi far scorrere il liquido giallo fuori dalle labbra, senza fretta.
Ne sentiva il sapore strano e la puzza addosso. E godette di tanta sottomissione passiva a quel cazzo che orami era diventato il suo idolo del piacere.
X
Filomena dopo qualche tempo si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto.
Bisogna sapere che il marito non era più lo scavezzacollo di un tempo; l’ uomo dedicava alla famiglia tutto il suo tempo libero e, sul lavoro, era praticamente sempre rintracciabile e … tracciabile.
Per Lucio una moglie giovane, bella e fedele ormai bastava e avanzava, inoltre Filomena era quieta ma non schiva.
Le piaceva il sesso e le piaceva molto farlo col marito che sapeva sorprenderla e appagare, sempre.
Le piccole trasgressioni, lo strap-on che ogni tanto gli praticava, non facevano che eccitarla ulteriormente.
Quando facevano all’ amore erano tante le fantasie che lui inventava soprattutto in merito ai rapporti a tre.
Spesso le chiedeva se qualcuno aveva tentato di farsela e lei ingenuamente rispondeva di no.
Allora era lui a prendere l’ iniziativa e a raccontarle quello che avrebbe potuto succedere …
Inventava la situazione, l’ imbarazzo di lei che si trasformava in piacere e la paura che il marito la scoprisse, che si trasformava nel piacere sfrenato di fargli le corna.
Non solo lei si sarebbe dovuta far chiavare da un altro, ma Lucio avrebbe dovuto saperlo. Magari sarebbe stato di fuori, costretto ad aspettare che la moglie finisse di fottersi l’ altro.
Lei intanto eccitata e vincente, avrebbe esagerato, con grida e parole sconce, il suo piacere, in modo che lui si fosse sentito umiliato e impotente … e che questo “maltrattamento” gli avesse reso ancora più scatenata l’ eccitazione e il frutto di una feroce masturbazione.
A volte, Lucio, inseriva questo “terzo incomodo” invisibile e inesistente, anche nel loro menage erotico, allora raccontava di come sarebbe stato farlo in tre e di come avrebbe potuto essere intrigante se lui stesso, si fosse trovato a doverlo prendere in bocca.
A Filomena piacevano quei racconti.
Il fatto che Lucio inventasse anche delle storie in cui anche lui era costretto a prendere il cazzo di un estraneo la rendeva un po’ perplessa, ma non ne faceva un problema.
La dovizia dei particolari dei racconti davano da pensare … ma lei era una ragazza quieta e non amava speculare troppo.
Seguire il marito nelle sue esigenze e nelle sue fantasie erotiche era già fin troppo soddisfacente, per le sue aspettative.
Era certa che se non avesse sposato Lucio, molte delle cose che aveva scoperto e operato nei rapporti sessuali, non avrebbe nemmeno saputo che esistevano.
Le sue vecchie amiche e coetanee in paese, si erano ingrassate o lasciate andare, come donne e mamme.
Quindi, Filomena era una donna appagata.
Ma non era stupida e, naturalmente, era anche molto gelosa.
Non solo si accorse che il marito da qualche mese aveva spesso la testa da un’ altra parte, ma aveva anche notato una attività insolita del suo telefonino. Si era anche appuntata un numero “sospetto”, ma ad indagini più accurate, risultò trattarsi di uno studio tecnico che progettava la logistica per aziende di trasporto e stoccaggio.
Ma la cosa che fece scattare il campanello d’ allarme fu una scoperta che fece grazie alla distrazione e alla totale fiducia di lui.
A volte per i loro giochi erotici si servivano di preservativi.
Era lei stessa che ne comprava una scatola in farmacia, ogni tanto.
Poi venivano occultati in un armadio, lontani da occhi indiscreti … e spesso dimenticati, per l’ uso sporadico che ne facevano.
Quando Filomena diede un’ occhiata ai profilattici … scoprì che ne mancavano due.
Non poteva essere certa, né poteva affermare che fossero stati usati per tradirla, ma il sangue alla testa le salì ugualmente.
XI
Pochi giorni dopo, era di sabato, un pomeriggio che lei si doveva recare dai genitori, Lucio evitò accuratamente di farsi coinvolgere e inventò una scusa per potersi liberare ed uscire da solo.
Aveva appuntamento con Simone, naturalmente.
Non immaginava neppure minimamente dei sospetti della moglie, inoltre non aveva mai pensato ai suoi giochi erotici come ad un tradimento; per lui quello era diventato quasi un hobby, una valvola di sfogo, alla ricerca di piaceri che nessun altro rapporto avrebbe potuto procurargli.
Verso le cinque si preparò.
Con civetteria evitò di indossare gli slip sotto i jeans e poi si ricordò
che l’ altro, come spesso accadeva, gli aveva chiesto di portare i preservativi.
Ma quando aprì la scatola si accorse che era del tutto vuota … tranne che per un bigliettino, scritto in fretta dalla moglie: “Ti stai divertendo?”
Il mondo gli crollò addosso. Una caterva di sentimenti simile a una valanga.
Era arrabbiato. Era impaurito. Era impreparato.
Cosa sapeva Lei? E quanto sapeva?
Come avrebbe potuto spiegarle o giustificare il suo comportamento?
Per assurdo, non aveva neppure un amante.
Infatti in quel momento, avrebbe preferito mostrare alla moglie una bella ragazza che usciva dall’ armadio, piuttosto che ammettere di avere rapporti sessuali con un uomo.
Aveva paura che lei non avrebbe mai capito.
Da quel giorno l’ umore di Filomena era nero come la pece e il marito, incapace di decidere che comportamento seguire, se ne stava sulle sue.
Faceva l’ offeso, cercando di sbottonarsi il meno possibile, con la speranza di salvarsi in corner, appena se ne fosse presentata l’ occasione.
Passarono alcuni giorni, quasi due settimane … erano in uno stato di stallo che non faceva bene a nessuno; poi lui decise di sbloccare la situazione.
Filomena era sua moglie e si era sempre dimostrata all’ altezza in ogni situazione, doveva tentare … non poteva lasciare che il loro rapporto si deteriorasse così, andando alla deriva.
Una notte le si avvicinò nel loro lettone e lei non lo respinse.
Con molta dolcezza le comunicò che c’ era qualcosa di lui che lei non sapeva … le parlò di una vecchia amicizia maschile, che si era protratta nel tempo: un rapporto che lui preferiva non spiegarle ancora a parole, ma che ci avrebbe tenuto lei capisse e … che gli credesse.
Per fare questo la invitò ad andare con lui a trovare questo suo amico
col quale, spiegò, in passato era successo qualcosa.
Niente d’ importante, qualcosa di puramente fisico … lui lo aveva incontrato e il “vizio” lo aveva tentato a riprovarci.
Filomena, dal canto suo, tirò un gran respiro di sollievo, non avrebbe sopportato di essere stata tradita proprio quando aveva la certezza della fedeltà di lui.
Certo non immaginava fin dove si era spinto il marito con l’ altro, il suo amico, però qualcosa lei aveva pur sospettato, quando lui le aveva fatto capire che il grosso pene di gomma che aveva portato una volta a casa, poteva servire a giocare con lei, ma anche a penetrare dietro di lui.
Lucio chiamò Simone, era parecchio che non si sentivano.
Gli comunicò di avere una sorpresa per lui, voleva fargli conoscere sua moglie … l’ amico non seppe rispondere né capiva le implicazioni di quella visita.
Non sapeva cosa e quanto sapesse di loro due la donna ed era certo che si sarebbe trovato in grande disagio, davanti a lei.
Tra tutti e tre, l’ unico che si scioglieva in brodo di giuggiole e di fantasie, era Lucio.
Mentre loro erano preoccupati, lui era gongolante: progettava che da quell’ incontro sarebbe nato ben altro che un semplice chiarimento delle rispettive posizioni.
Era deciso a trascinare l’ amico nel suo menage, anche se non osava pensare come questo si sarebbe potuto evolvere.
XII
Una sera che Simone era di notte col turno, organizzò l’ appuntamento.
Arrivarono verso le dieci di sera e portarono qualcosa da mangiare da una rosticceria e una bottiglia di vino frizzante.
Prima di entrare lui disse alla moglie ancora una volta: - Tesoro, sicuro che te la senti di conoscerlo? – le carezzò la guancia con tenerezza – guarda che se non ti va, possiamo tornarcene a casa. Io voglio solo che tu sia tranquilla su di me e che mi creda. –
Ma lei era decisa ad affrontare la cosa; e poi conosceva troppo bene il marito per non sapere che tutto questo lo eccitava enormemente.
Entrarono nell’ ingresso dell’ ufficio silenzioso e deserto.
Lucio conosceva la strada per raggiungere l’ ufficio tecnico, dove il suo amico era impegnato in alcuni controlli di routine.
Essendo l’ unico tecnico che viveva da solo gli capitava spesso di lavorare la notte, durante le feste e in piena estate. Ma starsene da solo non gli dispiaceva.
Lucio ormai a suo agio, si comportò come sempre in maniera simpatica e brillante, li presentò e fece gli elogi dell’ uno e dell’ altra.
L’ altro, da persona semplice, si trovò subito in sintonia con Filomena; dopotutto anche lei era una persona semplice ed aperta, e poi, entrambi, subivano il fascino di suo marito.
Mangiarono qualche stuzzichino, assaggiarono il vino, chiacchierarono del più e del meno.
Il giovane ne aveva ancora per qualche minuto, intanto la coppia si spostò in una sala attigua, dove c’ era un tavolo per riunioni e un salottino in pelle.
Con disinvoltura, come se fosse del tutto a suo agio, lui si rivolse a sua moglie, invitandola ad accomodarsi.
Poi con complicità profonda le chiese di aspettare un attimo, le disse che voleva controllare come l’ avesse presa il suo amico. L’ aveva già avvertita che si trattava di un soggetto con le sue fisime e con dei tempi di reazione tutti suoi.
Tornò da Simone nella sala controllo e lo trovò teso e sulle sue.
- Ehi! – fece Lucio – che hai? Che te ne pare di Filomena? –
E l’ altro: - E’ una bellissima donna … un’ altra vittima? –
- Ma che cavolo dici? Sei sempre prevenuto. Chi pensi che ti abbia portato qui: una zoccola? – disse convinto – “Lei” è mia moglie, capisci? La donna che amo e con cui vivo. Cosa credi che la porto in giro a fottere? Siamo qui perché qui ci sei tu, e io ti stimo … lo sai. –
Poi concluse: - E lei è qui perché si fida di me! –
- Ok, capito – disse l’ amico laconico – ma io che c’ entro? Che devo fare? State di là e io vi aspetto … -
- Ma tu sei scemo ? – lo apostrofò Lucio – Ho fatto il diavolo a quattro per portarla. Adesso finisci le tue cose e poi ci raggiungi … non ti preoccupare, non devi fare niente … tranquillo. –
Poi aggiunse: - E io che pensavo che Filomena ti sarebbe piaciuta. – poi ironico - Scusa, sai? La prossima volta ti porto Miss Universo! –
- Ma cosa dici? – disse Simone – Per me è bellissima … ma, ma io che cosa c’ entro? –
- Basta … appena ti liberi vieni da noi … poi si vedrà; capito? –
Lucio tornò dalla moglie. Anche Filomena era abbastanza impacciata e confusa.
Lui capì che non era più tempo di chiacchierare.
Le si avvicinò e cominciò a baciarla, tirandola verso di lui e facendola alzare in piedi.
Nella sala le luci erano accese, non tutte, ma accese … andava bene così!
Lucio baciava e carezzava sua moglie. Fu contento che lei si fosse preparata al meglio: indossava una gonna lunga ma svasata ed ampia, morbidissima, e una maglietta nera attillata; non aveva messo il reggiseno e la maglietta non riusciva assolutamente a trattenere i suoi enormi, prorompenti seni.
Carezzandola spostò le mani sotto la gonna. Lei aveva scelto di indossare le calze di seta color carne, tenute da un reggicalze bianco.
Ottima scelta, pensò il marito.
La moglie si era preparata come si deve per l’ incontro, voleva dire che l’ idea l’ aveva solleticata alquanto. Bene!
Lucio decise che era ora di iniziare le danze.
Sempre tenendola vicino a se, come una coppia di studenti che si scambiano smancerie, la guidò verso una zona della stanza in cui, attraverso la porta, vedevano Simone, che si attardava tra le attrezzature.
Naturalmente, in quella posizione, anche Simone vedeva loro.
Infatti, il giovane notò le due figure. Gli sembrava di guardare un film impossibile, di cui lui non poteva essere certo il protagonista.
Cercò di sfuggire a quella realtà notando quanto gli sembrasse irreale
quella scena.
A pochi passi da lui il suo amico baciava, con la lingua che non trovava pace, la sua bellissima moglie.
La donna, che lui non aveva mai visto, era uno spettacolo.
Più alta di lui, aveva forme giunoniche che si intravvedevano da sotto gli abiti.
Quando Lucio, con gesto calcolato, le infilò la mano sotto la gonna, Simone sussultò. Cercava di non guardare, ma non riusciva a farne a meno.
L’ amico faceva in modo che lui potesse vedere … tutto, sotto la gonna della moglie, mostrandogliela poco a poco, come in uno spettacolo di spogliarello.
Intanto Filomena, dopo un attimo di smarrimento, capì che il marito stava facendo in modo che l’ altro uomo la vedesse, si lasciò andare per superare la vergogna.
Lo lasciò fare.
L’ idea di essere vista, spiata e, probabilmente, di piacere a quello sconosciuto, si rivelava sempre più intrigante ed eccitante.
La sensazione per la donna era fortissima, essendo lei molto seria e castigata nel quotidiano, non si era mai messa in mostra così … ma si fidò del marito, lasciando che lui facesse come meglio credeva.
Si godeva quei momenti intensi, sentendo gli occhi bramosi e increduli dello sconosciuto su di se, mentre il suo uomo le alzava completamente la gonna, facendole mettere in mostra le natiche chiare.
Il perizoma bianco di Filomena non ne nascondeva la rotondità, anzi le definiva in tutto il loro splendore.
L’ uomo. stupefatto e ipnotizzato da tanto ben di dio, si accorse che suo malgrado, il cazzo si induriva sotto i pantaloni.
Il marito visitava con le mani sapienti il corpo di lei e, facendo finta di niente, le alzava la gonna e poi la abbassava, spostandosi e carezzando le sue gambe.
Si pose di fronte a lei e, rapidamente, le tirò fuori i seni dalla scollatura della maglietta, facendoli pendere in tutta la loro bellezza.
L’ altro restò di stucco. Le sue esperienza con le donne erano talmente esigue e limitate che era sbalordito da quelle montagne di carne e da quei capezzoli turgidi e puntati, grossi come un dito pollice.
La voglia matta di succhiare a quelle mammelle e di palparle lo colse impreparato.
Con la stessa semplicità con cui si sarebbe aggiustato la cravatta, il suo amico fece appoggiare la moglie a una sedia con le mani e si spostò dietro di lei, i seni della donna pendevano davanti come due palloncini chiari. Quindi in un attimo, glielo chiavò in figa e cominciò a sbatterla: le due mammelle oscillarono in maniera sconvolgente.
Per lui fu facile infilarlo in un colpo solo, visto che lei aveva la figa bagnata e desiderosa.
Lui se la chiavava di botto, perché sapeva che alla moglie piaceva che se la facesse così.
Lei era una donna abbastanza freddina nel quotidiano ma, e il marito lo sapeva bene, diventava un vulcano durante i loro amplessi.
Mentre sentiva che la sbatteva da dietro, godette a mostrare tutto di se allo sconosciuto, che la guardava inebetito dall’ altra stanza.
Lo sfidò con lo sguardo vacuo e invitante, mentre le due enormi tette ballonzolavano come campane, dove i capezzoli facevano da batacchio.
Simone aveva già inventato troppo lavoro per quella sera, non poteva restare a guardare come un idiota. Trovò il coraggio di avviarsi verso la stanza in cui l’ amico si stava chiavando la moglie senza ritegno.
- Vieni, entra … - gli disse con voce rotta Lucio.
Cercò di spiaccicare qualche parola che non si capì … poi si allontanò, dicendo: - Torno subito, voglio lavarmi le mani. –
XIII
Allora l’ amico tirò il cazzo fuori dalla figa della moglie, si mise al suo fianco e le disse: -Allora, amore, che ne dici? Ti piace o vuoi che andiamo via? –
Lei sorrise, mentre si aggiustava la gonna e rimetteva i seni nella maglia: - Non lo so – disse – e tutto così strano … così nuovo. –
Poi aggiunse: - Restiamo dai, per me l’ importante e che ci sia anche tu, il resto va bene. –
- Bello – disse il marito.
Nel frattempo il suo amico rientrò.
L’ altro lo invitò a sedersi sul divano, poi disse ammiccante: - Allora, che ne dici, ti piace Lei? –
L’ altro con un sorriso forzato e impacciato disse. – Che domande … è bellissima! –
- Ok – rispose – adesso te la faccio vedere bene. – Poi, rivolto alla moglie aggiunse: - Vieni tesoro. –
Lei, pazza di piacere, si fece guidare davanti a Simone.
Si sentiva venire, ad essere esposta così, come un animale alla fiera,
completamente in balia del marito, che faceva del suo corpo quel che
gli piaceva.
Venne posizionata a favore delle luci e a pochi passi dall’ uomo, che cercava di sembrare indifferente, mentre invece aveva la testa che gli girava come una trottola.
Forse per questo l’ amico lo aveva fatto sedere …
Invitò la sua donna a togliersi la gonna; cosa che lei fece non senza un pizzico di voluttà.
- Vieni, Simone, tirale i seni fuori dalla maglietta, lei vuole. –
Simone non poteva certo tirarsi indietro e poi l’ atmosfera nella stanza era talmente tesa, che i movimenti sembrava avvenissero al rallentatore.
Si alzò dal divano, mentre Filomena non riuscì a evitare di guardare con voluttà, il grosso rigonfiamento sotto la patta dei suoi pantaloni.
Le mani piccole e impacciate cercarono le due tette. Il giovane trafficava con mano inesperta e con molta vergogna; eppure quei palpeggiamenti non potevano che farle girare la testa, si sentiva profanata da mani estranee, per la prima volta dopo tanti anni.
Avere per le mani quei seni morbidi e consistenti era una sensazione mai provata. Il cazzo del giovane pulsava all’ impazzata.
Non aveva mai avuto rapporti con una donna.
Avendo abbondantemente superata la trentina, credeva che ormai non sarebbe mai successo, soprattutto perché si vergognava temendo di essere valutato come un imbecille.
Invece, adesso, tastando e cogliendo a piene mani i seni, che il suo amico gli aveva concesso, trovò la dolcezza infinita di quella moglie.
Per lei, sentire in maniera palpabile, l’ ingenuità dell’ giovane aumentava il piacere di donarsi, di farsi scoprire amorevolmente
da quell’ uomo, praticamente ancora vergine.
I modi delicati e il rispetto reverenziale con cui toccava e saggiava, trasmettevano alla donna tutto l’ abisso di desideri repressi, che si celavano nell’ animo dell’ uomo.
Fu grata a suo marito, quando le tolse le mutandine e poi la invitò a sedersi a cosce aperte, per accontentare la vista dell’ amico.
Lei lo fece con voluttà, e il marito, portò il giovane per mano fino al divano, poi coi gesti lo invitò a mettersi in ginocchio davanti a lei e ad avvicinarsi, pericolosamente, alla sua figa spalancata.
Allora lui si lasciò andare con la bocca affamata su quella fessura, leccando, baciando, assaporando …
era come se volesse rifarsi di tutte le minette che non aveva fatto in vita sua.
L’ altro, svelto, si abbassò i calzoni e mise il suo cazzo tra le labbra della moglie. Mentre la piccola lingua dell’ altro, inesperto le esplorava la vagina, allora la donna, incapace di trattenersi, cominciò a venire, sospirando ed emettendo piccoli gemiti.
- Non fermarti – incitò il marito, di modo che il suo amico continuasse con scrupolo a slinguare nella figa di lei, mentre si aiutava anche con le dita per aprirle le grandi labbra.
Lei se ne veniva e mugolava, mentre teneva in bocca il cazzo duro di suo marito.
Si fermarono e si calmarono.
La donna, ormai, era un’ altra: se ne stava tra i due uomini, come una troia esperta ed emancipata.
Non provava nessuna vergogna, pur essendo vestita solo della maglietta e del reggicalze.
Le calze le aveva tenute, come aveva visto fare in qualche filmino porno, visto col marito.
Si tenne anche le scarpe col tacco, convinta di sembrare più arrapante agli occhi dei suoi partner.
I due si erano seduti al suo fianco.
Il marito, si era tolto tutto, ora indossava solo la camicia aperta sul petto.
Passando le mani sopra la moglie raggiunse il suo amico e gli tolse i pantaloni.
L’ altro non ebbe il coraggio di fermarlo e rimase con quelle sue mutande di cotone anteguerra, alte fino all’ ombelico.
Attraverso lo spacco laterale, Lucio fece svettare il suo cazzo diritto.
Filomena, nonostante si fosse lasciata andare tanto, provò un attimo di smarrimento alla vista di quel cazzone, tanto nuovo e tanto diverso da quello di Lucio.
Era grosso e lungo. Non poteva vedere lo scroto perché era dentro le mutande di lui. Vedere che comunque il marito aveva maneggiato quel pene maschile con tanta disinvoltura e familiarità, le diede un brivido, che non sapeva ancora come interpretare.
- Carezza il cazzo a Simone, tesoro, gli piacerà! – disse lui e lei si fece rossa e calda … dal piacere.
Prese in mano quel grosso stantuffo, valutandone la durezza.
Era bellissimo sentirlo tra le dita.
Si accorse, che al contrario di altri cazzi, aveva la pelle del prepuzio quasi chiusa sul glande.
Dentro si intravvedeva il buchetto voglioso di Simone, che si schiudeva; le venne voglia di succhiarlo … ma non osava.
Allora il marito fece alzare in piedi il suo amico, e le disse di liberarlo delle sue mutande … e poi aggiunse:
- Amore, fai quello che desideri … non mi dispiace. –
Lei non se lo lasciò ripetere. Approfittò del giovane in piedi e gli baciò il cazzo.
Lo leccò accuratamente e con la lingua scavò nella pelle morbida per raggiungere il glande, caldo e arrossato.
Poi assicurandosi che suo marito guardasse, lo prese tutto in bocca.
Era duro, ma liscio come una seta, lo testò con la lingua, cercando di scoprirne gusto e sapore e per cercare di conservare quella sensazione il più a lungo possibile. La ragazza amava masturbarsi, appena era sola e tranquilla e, così, desiderava che quel ricordo speciale si imprimesse bene nella sua mente.
Simone era nel pallone e quei pochi movimenti che faceva, li faceva in maniera veramente impacciata.
Era troppo per lui tutto quello e tutto insieme.
Anche la donna era comunque lievemente impacciata.
Lucio capì che, come prima volta, poteva bastare.
Con discrezione aveva già deciso come dovesse finire quella serata. Guidò la moglie sul divano e fece cenno al suo amico di avvicinarsi, gli fece aprire le gambe e sistemarsi in piedi dal lato della testa della moglie.
Lui si mise dietro all’ amico, carezzandogli le cosce e la schiena e fece si che si prendesse il pene tra le mani.
Egli si tirò una sega, masturbandosi proprio come piaceva a lui e in pochi minuti venne, vibrando e mugolando mentre chiudeva gli occhi.
Lo sperma cadde addosso a Filomena come una pioggia estranea, zampillandole sul petto, sulla pancia e, in parte, un faccia.
Le gocce che raggiunsero le labbra vennero leccate avidamente dalla donna.
Allora suo marito, nel più tradizionale dei modi, le salì addosso e le penetrò tra le gambe. Ordinò al suo amico di tenerle i piedi in alto, affinché si godesse la vista di quella chiavata, che avveniva davanti a lui.
A freddo, poi, avrebbe ripensato a tutto quello e avrebbe imparato a non divinizzare la sua donna, ma a desiderare che tornasse a trovarlo, per fotterla come un troia e per riempirla di cazzo. Proprio la “carica” che il marito desiderava sentire.
Intanto pompava con veemenza e velocemente, quando fu pronto, si mise in piedi sul divano, immediatamente intimò al suo amichetto:
- Fammi sborrare, presto! -
Simone ebbe un attimo di esitazione, ma poi l’ eccitazione ebbe la meglio e così dimostrò alla donna, quanto era bravo a fare il cazzo in mano a suo marito … dopotutto, gli tirava le seghe da quando lei era ancora alle elementari.
La seconda ondata di sborra spruzzò dal glande di Lucio e si aggiunse allo sperma già sparso sul petto di Filomena.
La donna, intanto si faceva il ditalino ed era perduta in un orgasmo tutto suo.
XIV
Subito dopo, andarono via, senza nemmeno lavarsi.
Abitavano fuori città e ci volle un po’ per tornare a casa. Fecero il viaggio in silenzio: lui le dava il tempo di sedimentare ciò che era accaduto.
Sapeva che in tre si sarebbe potuto ottenere molto di più, ma non aveva voluto strafare.
Suo moglie e il suo vecchio amico erano stati come “ubriachi”, e lui non voleva che andasse così; voleva che si conoscessero, si studiassero e imparassero a desiderarsi con prepotenza, per godersi, come lui, il meglio che quel rapporto poteva dare.
Arrivati a casa, lei, stanca e languida si recò verso la doccia, lasciando la porta del bagno aperta.
La donna fece scorre via tutti i vestiti, lasciandoli per terra.
Poi staccò il reggicalze e infine si fece scivolare via le calze di seta.
Tutta la sua roba era macchiata di goccioloni bianchi, era sperma misto agli umori della sua figa.
La traccia tangibile che non aveva sognato.
Il fatto che non si potesse stabilire a chi dei due appartenesse la sborra le fece ribollire il sangue.
Suo marito l’ aveva seguita e l’ abbracciò teneramente di spalle.
La confortò con parole dolci, ma la sua voce era bassa e carica di erotismo. Mentre la carezzava tutta, la annusava.
Lei sapeva di sudore, di sperma e di lussuria.
Allora lui cambiò registro e cominciò a rimproverala con parole lussuriose, fingendo risentimento e sorpresa, per le porcate che le aveva visto fare quella sera, davanti ai suoi occhi, per giunta.
- E così – diceva – hai appena provato un altro cazzone! Non ti vergogni? –
E lei, mentre lo baciava, rispose sfrontatamente di no.
- Ah … - disse lui – e poi ti ho vista mentre facevi il bocchino, ti pare bello? – Lei mugolo qualcosa di indefinito, e lui la incalzò: - E ti e piaciuto tenerlo nella bocca? –
- Oh, si - disse Filomena – era grosso e mi spingeva … -
Lucio, intanto le passò dietro e tirò fuori la verga, già arrapata.
- Sai disse – mentre cercava il buco della moglie, tra le sue cosce – sai ho visto che ti piaceva quando lui si tirava la sega … guardavi il suo cazzo, estasiata. Ma ti piace così tanto? –
Intanto lei era a pecora, con le mani poggiate su uno sgabello e lui la scopava come a lei piaceva, facendo sbattere le palle sul suo sedere.
- Ma anche tu gli hai toccato il cazzo … anche a te piaceva. – disse con voce rotta lei.
Le dava alcune botte, poi si fermava con tutto il coso dentro e spingeva ancora, da fermo.
Continuò a parlarle come a lei tanto piaceva, ma stavolta le storie che raccontava non erano invenzioni o fantasie … solo un paio d’ ore prima, la timorata e tranquilla Filomena aveva assaggiato due cazzi e aveva ricevuto addosso una doccia di sperma emessa da due uomini.
Intanto che lei sognava, Lucio la chiavava.
Pensò al cazzo di Simone, lo desiderò ancora, pensò che sarebbe successo ancora e che l’ uomo, praticamente uno sconosciuto, quasi certamente l’ avrebbe montata … magari in quella stessa postura e le avrebbe spinto dentro un cazzo del tutto nuovo.
Chissà se a lui era piaciuta? Se la desiderava …
Ma era convinta di si.
Era troppo felice di succhiarle i seni, e con quanto gusto le aveva succhiato la figa … e la sua lingua, poi, era di fuoco, non si fermava mai.
Era decisa: voleva ancora quel cazzone, tutto dentro e voleva anche la sborra calda dell’ amico di suo marito: voleva che impazzisse per lei e che desiderasse di farsela continuamente.
Lucio, si accorse che lei si abbandonava e stava per venire, allora prese dal mucchio dei panni dismessi, il top nero.
Era intriso dello sperma del suo amico e lo piazzò sul viso della moglie.
Lei venne annusando e leccando la stoffa profumata, e lui le diceva di odorare, odorare la prova tangibile di quanto era stata puttana, a prendere un altro pene nella bocca … e, mentre lei aveva orgasmi multipli e costanti, lui aggiunse che era sicuro, che se quell’ altro le avesse chiesto di sborrare in bocca, lei gli avrebbe ingoiato tutto, senza batter ciglio.
Quanto aveva ragione …
Ma suo marito lo sapeva benissimo, mentre a sua volta veniva ancora sul morbido sedere della moglie, a goccioloni.
XV
Erano passate quasi due settimane dall’ incontro.
Lucio telefonò a Simone, ma il suo amico fu abbastanza laconico e vago nelle risposte; allora pensò che era meglio incontrarsi da vicino per capire le reazioni e le intenzioni del giovane.
Dopotutto c’ era di mezzo anche la moglie e, di conseguenza, il loro rapporto diventava una questione “di famiglia”. In questo caso lui voleva andare sul sicuro. Mai si sarebbe sognato di tirare le persone che amava in qualche problema o in uno scandalo.
Si diedero appuntamento per il sabato sera, trovò una scusa plausibile e si recò al solito studio.
Alle otto il giovane era già da solo e lui lo raggiunse.
Dopo pochi convenevoli, arrivò al sodo.
- Allora, che ne dici? Che te ne pare di mia moglie? – come sempre, quando affrontava questo argomento, gli tremava lievemente la voce.
Simone era impegnato, o fingeva di esserlo, mentre sistemava delle cose su una specie di consolle.
- Come vuoi che risponda? Lo sai bene che è molto bella … il guaio è che è capitata nelle tue mani. – disse con un sorrisetto.
- E che vorresti dire? – rispose lui.
- Lo sai che voglio dire, tu usi le persone e sempre per il tuo comodo o i tuoi scopi! –
Conoscendolo, non se la prese, era un vittimista; ma cercò di chiarirgli le idee: - Tu sei mezzo scemo se credi che io approfitti di qualcuno …
specialmente se si tratta di mia moglie, che amo … o di te, che nonostante non lo apprezzi, sei un amico per me. –
- Se, se … - disse Simone, col sorrisetto di prima – amico … poi fece una battuta scema.
- Certo, amico! E poi come puoi pensare che io ti faccia toccare mia moglie, la donna che amo, contro la sua volontà e, magari, da uno qualunque? –
Si mise seduto: - E’ certo che le ho parlato e che ho controllato se a lei va … e sai che ha detto? Che sei un bravo ragazzo e che le piaci. –
Simone ebbe un brivido, ma sperò che il suo amico non se ne fosse accorto.
Al solo pensare al corpo e alla pelle di lei, gli mancava il fiato.
Naturalmente l’ intesa e la depravazione raggiunta con l’ altro era potente, come sempre, insomma: non è che lui avesse cambiato gusti o non desiderasse più di farsi l’ amico.
Ma il fatto che egli gli avesse offerta la moglie lo eccitava e lo faceva sentire più forte e più maschio. Inoltre aveva intuito che in quel gesto erotico si nascondeva anche il piacere di fargli omaggio, una forma di sottomissione sottile, che superava di gran lunga in intensità, il dominio fisico che aveva già raggiunto.
- La vuoi vedere ancora? – gli chiese l’ amico all’ improvviso?
- Ti pare possibile che non mi farebbe piacere? Se vi va … si, mi piacerebbe. – ammise.
Allora lui disse, con voce roca: - A lei piaci. L’ altra volta non l’ hai chiavata …
che ne dici?
Se ti va te la faccio scopare … -
- Uffa! – sbuffò l’ altro impacciato.
Lui capì che l’ amico si vergognava e non reggeva quella conversazione.
- Ok, allora te lo prometto, la prossima volta te la spoglio e te la faccio prendere, magari da dietro come piace a te! – rise, ma era già eccitato.
Ora Simone era seduto e lui decise di passare all’ azione, senza aggiungere altro. Con estrema delicatezza si sedette e avvicinò la sedia alla sua.
Mentre il suo amico si occupava di sistemare gli ultimi moduli su un tavolo con la consolle, lui gli tastò il pantalone alla ricerca del pene.
Con naturalezza gli aprì la patta e liberò l’ arnese di lui dallo slippino: iniziò a accarezzarlo, stringerlo, scoprirlo.
Gli toccava l’ asta di sopra e di sotto, gli cercava la sacca con le palle con una mano, mentre l’ altra girava intorno al pene , già in tiro.
Mentre gli maneggiava il cazzo dalla pelle di seta, si accorse che l’ amico cominciava a essere sempre più eccitato.
Preferì non parlare più della moglie, visto che lui non sapeva sostenere quel discorso, ma si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:
- Vuoi pisciarmi in bocca? –
- Uhm … sì – sussurrò quell’ altro.
Si abbassò con la testa e iniziò a baciare il cazzo del suo amico, intanto che lui sistemava le ultime cose.
Poi si alzarono. Si denudò completamente e precedette l’ amico in uno degli ampi bagni.
Mentre l’ amico faceva i suoi comodi, gli piacque dimostrargli la sua sottomissione, come se lo volesse pacifico e non arrabbiato.
Così si inginocchiò in uno dei vani doccia.
Erano pulitissimi, perche quasi nessuno li usava mai.
Aspettava, senza fretta, guardando con disinvoltura i movimenti di Simone.
Il giovane si sbottonò la camicia ma non la tolse.
Invece con calma si sfilò i le scarpe e i calzini, mettendoli da parte.
Poi tolse i pantaloni, che piegò e ripose su un porta asciugamani.
Il suo cazzo spingeva le mutande all’ antica, disegnando una protuberanza informe.
Poi anche le mutande vennero tolte.
Lui con libidine diversa dal solito, si godette lo spettacolo del fisico asciutto e sottile del ragazzo. Il cazzo dritto più che mai svettava da quel corpo, era grande e lungo.
I gesti lenti e la disinvoltura nel non affrettarsi, rendevano languida quella prolungata attesa. Invece di infastidirlo, aumentavano il desiderio.
Il giovane entrò nella doccia a sua volta, aveva acceso tutte le luci.
Lui capì che voleva umiliarlo e dominarlo … e stette al gioco.
L’ amico si abbassò e cominciò a carezzargli il corpo delicatamente.
Intanto l’ altro chiuse un attimo gli occhi e il suo pensiero volò a Filomena, immaginò quanto le sarebbero piaciute quelle carezze … e pensò anche che lui avrebbe permesso che l’ altro gliele facesse.
Dopo avergli carezzato i fianchi, le spalle e le natiche, si spinse con le mani tra le sue gambe. Il suo cazzo era moscio, ma questo non gli dispiacque, anzi gli diede delle forti strizzate, lasciando che le mani tremassero forte, mentre teneva tutto il pacco tra le dita.
Dopo alcuni minuti si alzò in piedi. Uscì un attimo dalla doccia per pendere alcuni asciugamano di carta e ritornò.
Lucio, eccitato più che mai si era messo per terra a gambe aperte.
L’ amico, più intraprendente di come non era mai stato, si mise in piedi dinanzi a lui, col cazzo puntato, e disse: - Non ho pisciato da stamattina … perché volevo che tu la prendessi tutta quanta! –
- Va bene - rispose l’ altro - se vuoi, puoi farla. – Aveva capito che portargli sua moglie, era stato un gesto che aveva ingigantito il senso di potenza e di potere dell’ amico su di lui.
Questa sensazione, quasi femminea, di bonaria sottomissione, come se accontentare i desideri più porci dell’ amico fosse un suo preciso dovere, era per lui totalmente nuova.
Lo stupore massimo era che invece di fargli rabbia o di avere una reazione negativa, gli piaceva e lo rendeva languido e disponibile.
L’ altro aveva intuito bene, anche cedergli la moglie, per godersela, non era solo una forma di depravazione, ma anche un gesto di donare piacere e di permettergli la condivisione di un “bene” importante.
Era pronto e teso adesso, e gli disse: - Adesso, stai zitto e apri la bocca! –
Lui lo accontentò subito. Spalancò le labbra piene di desiderio.
Il suo amico glielo infilò immediatamente in bocca, ma non tutto; il glande era libero. Chiuse gli occhi per concentrarsi.
I minuti passarono lentamente. Dai piccoli colpi di cazzo che gli sussultava sotto il palato, Lucio capì che l’ uomo era pronto per mingere, ma non riusciva a lasciarsi andare.
Senza fare il minimo rumore, e senza dargli alcuna fretta, se ne stette buono buono, cercando di nascondere il desiderio che aumentava ad ogni attimo di ricevere in gola quella pioggia, calda e dorata.
Infatti, pochi attimi dopo, lo spruzzo iniziò, cogliendolo di sorpresa.
L’ uomo, eccitato e carico, gli prese la testa tra le mani per impedirgli di lasciarsi uscire il coso di bocca.
Lucio, preso alla sprovvista e inondato di piscio, si avvilì e la bevve, cominciando a tossire.
Il resto della pisciata si svolse in maniera meno cruenta, l’ orina col suo calore, scorreva dalla sua bocca dopo averla inondata, passando sulla lingua, e percorreva tutto il corpo dell’ uomo, per poi gocciolargli a terra dalla punta del suo scroto, alla fine del percorso.
Soddisfatto il desiderio del suo “padrone” senza battere ciglio, si lavò sotto la doccia e dopo si asciugò.
In silenzio il giovane lo prese per un braccio e lo accompagnò di nuovo nell’ ufficio tecnico. In genere andavano direttamente nella sala riunioni, ma quella volta, lo volle prendere sul tavolo da lavoro, dove c’ era la consolle, era leggermente inclinato.
Il suo amico si aspettava i soliti convenevoli, in genere si scambiavano seghe e pompini … ma non andò così quella volta.
XVI
Simone prese dalla tasca della camicia un preservativo, uno di quelli che gli aveva lasciato l ‘ amico durante una delle sue visite - Mettilo sul mio coso! – intimò, deciso.
L’ altro continuò felice ad obbedire. Recitava una parte sempre più sottomessa e supina; gli piaceva tanto quel nuovo tono del loro gioco ed era felice di accontentare l’ amico, che finalmente si era deciso a tirar fuori “le palle”.
Era pronto e prono per soddisfare i suoi comandi e i suoi desideri.
Infilò non senza difficoltà il profilattico sul cazzo dell’ amico più duro che mai.
Era talmente di pietra e gonfio, che cominciò a nutrire un minimo di paura a vederlo così dotato e così aggressivo allo stesso tempo.
Dopotutto, sapeva che quei preliminari potevano voler dire solo una cosa, Simone voleva metterglielo nel culo.
Era titubante per il semplice motivo che non sempre era “pronto” a farsi fottere.
A volte si era fatto male, altre volte ci era voluta molta pazienza ed estrema dolcezza.
Intanto vedeva l’ amico torvo e deciso e si augurò con tutto il cuore di farcela a sopportare, perché era sicuro che lui era deciso a farselo e non avrebbe ammesso scuse.
- Appoggiati al tavolo – disse, brusco.
Per un attimo gli sembrò tanto strano e fuori posto, starsene nudo, là in quell’ ambiente estraneo, ad obbedire agli ordini stentorei di un altro maschio.
Lievemente spaventato, si abbassò in avanti e con gesto rapido si riempì la mano di saliva, che sparse velocemente sull’ orifizio anale.
Senza altri preamboli, Simone gli mise la capocchia enorme tra le natiche e lo infilzò completamente.
Lucio lo prendeva nel culo molto saltuariamente ed ogni volta, il primo colpo, gli faceva male.
La prassi voleva che dopo averlo sfondato, il suo amico si fermasse e tirasse il pene fuori dal pertugio, aspettando tacitamente qualche minuto per dargli la possibilità di riprendersi.
Ma quella volta andò in maniera molto diversa.
Il cazzo non uscì. Al contrario, l’ uomo, restò fermo, aggrappato ai suoi fianchi, col corpo che pesava tutto sul sedere dell’ amico.
Il dolore fu notevole e la speranza che gli desse un attimo di respiro fu vana.
L’ altro non glielo tolse dal culo, anzi, dopo qualche secondo cominciò a scopare in un modo strano e violento, diverso dal solito.
Lo fotteva nel culetto come fanno i cani: una serie velocissima di affondo, sempre più in profondità, una ricerca spasmodica di penetrazione, fino poi a restare immobile, tutto infisso, per riprendere fiato.
Poi ricominciava a sfondarlo con tutto il peso e la forza.
Per un poco, la vittima cercò di sopportare gli assalti e di ignorare il bruciore delle natiche.
Voleva fare del suo meglio per accontentare le voglie dell’ amico, pur sapendo che poi, a casa, gli avrebbe bruciato per un paio di giorni e che, probabilmente, gli aveva spaccato il culo a sangue.
Ma la cosa terribile era che il cazzo era ormai troppo lungo: quando spingeva in fondo, con tutte le forze, la punta del glande, spingeva, dandogli una fitta insopportabile sul fondo del culo.
Dopo alcuni minuti, non ce la fece proprio più, e riuscì a divincolarsi.
Scappo via nella stanza dove cera il divano, massaggiandosi l’ ano indolenzito.
- Ehi – disse lamentoso – ma che vuoi farmi? Mi sfondi il culo se continui così … -
Dirlo era eccitante e così si decise a provare ancora. Mentre si stendeva sul divano per accontentarlo, disse: - Ti prego, non farmi male ancora … - ma fu inutile.
Simone, come un segugio, col pene gli ritrovò il buco e riprese a incularlo, come un forsennato.
Ancora la dilatazione lo fece gemere e lamentarsi.
Sfuggì a quel maglio, scivolando in avanti, ma l’ altro, inesorabile, lo puntò di nuovo e riprese a dare colpi.
Era diventata una vera caccia al suo buco dolorante.
Impaurito, ma incapace di dire di no, Lucio si alzò e andò a poggiarsi alla scrivania, l’ amico lo inseguì, incalzandolo e, messosi in una posizione favorevole, lo inculò ancora e ancora.
Dopo circa un quarto d’ ora di assalti sempre veloci e sempre violenti, lo sfintere era talmente bagnato e dilatato, che il pene dell’ amico non trovava più alcun ostacolo ad entrare. Il sedere della sua vittima era diventato largo come la figa di una battona, talmente aperto che per rincarare la dose di quella specie di vendetta punitiva, ogni tanto Simone, chiudeva le dita della sua mano, che per fortuna era piccola, e la affondava nel suo ano, fino al polso, senza incontrare resistenza.
L’ unica cosa che ancora lo faceva scappare dal maglio dell’ amico era il colpo finale, dato con tutto il peso, perché la punta estrema del cazzone diventava come uno stiletto e gli procurava fitte nella pancia.
Allora Lucio che cercava di sfuggire non faceva che trovare una nuova posizione, ma il cazzo rientrava in lui, implacabile.
A un certo punto, quando era sul divano senza forze, e tanto per non cambiare, stava prendendo una serie di colpi nel deretano, Simone si sfilò dal culo e gli si parò davanti, masturbandosi il cazzo.
Gli intimò: - Voltati e stai pronto, ti voglio sborrare in bocca! –
Si sfilò il profilattico, mentre l’ altro obbediva e si girava a faccia in su.
Ebbe la conferma della violenza subita appena vide il glande, completamente estroflesso del suo amico.
Nonostante la fìmosi non si fosse mai spezzata, la capocchia del ragazzo era tutta fuori dal prepuzio tesissimo e, quasi certamente, doveva fargli un gran male.
Si abbatté a quattro zampe sull’ amico e se lo chiavò in bocca, come stesse sverginando una fanciulla.
Venne a lungo e in grande quantità.
Lucio, che non lo aveva mai visto così arrabbiato, bevve la sborra senza fiatare e senza un lamento.
Mentre ancora teneva in gola il suo cazzo che si calmava e si afflosciava;
mentre non si sentiva più il buco del culo per le troppe percosse subite: completamente sfiancato, Lucio si carezzò il glande del cazzo che finalmente aveva trovato un attimo di tranquillità per rizzarsi.
Senza vedere niente e senza provare particolare piacere, sentì che anche il suo sperma eruttava dal buchetto, come la lava, lenta erutta da un vulcano.
Dopo molto tempo e senza una parola, trovò la forza di alzarsi dal divano bagnato.
Gli faceva male dappertutto.
Le mandibole erano indolenzite per la forzata apertura a cui erano state sottoposte.
A ogni passo gli faceva male il culo.
Quando si andò a lavare, lo trovò così sfondato che dubitò avesse potuto mai ritornare allo stato normale.
Per la prima volta, provò paura e sgomento per quei suoi strani rapporti omosessuali.
Stavolta avevano superato ogni limite e lui temeva di non ritrovare più la sua personalità.
Si vestì in silenzio.
Simone sembrava un toro che aveva perso le forze, ma non la rabbia.
Si salutarono con un ciao.
Probabilmente, entrambi dovettero pensare la stessa cosa: “forse questa è l’ ultima volta che lo facciamo”.
XVII
Montò in macchina. Era tardissimo.
Guidando allucinato verso casa, per la prima volta si sentì non più come un uomo vizioso, ma più come una “femmina” profanata: come una puttana che per quel suo uomo avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche quelle che non se la sentiva di fare.
A casa, Filomena lo aspettava sveglia e questo acuì le sue sofferenze.
Lei non disse nulla, né inveì contro di lui, però era chiaro che aspettava una spiegazione.
Lui si spogliò e la portò a letto, per mano.
Spensero le luci.
Prese la sua mano e pian piano la portò verso il basso, sul suo corpo nudo.
Ma non le fece toccare il cazzo, bensì il suo ano, discinto e aperto.
Lei sussultò temendo il peggio …
ma lui le disse:
- No, non ti preoccupare. Non è niente , però, devi sapere che … -
E cominciò a raccontarle molte cose della sua vita che la moglie ignorava completamente.
Lei era una brava ragazza, suo marito le aveva insegnato praticamente tutto e ascoltò con piacere e senza giudicare, quella parte nascosta della sessualità di lui.
Lui temeva di disgustarla, ecco perché aveva taciuto, ma lei aveva già capito che qualcosa ci doveva essere stato tra lui e l’ amico Simone.
Insomma due più due fa quattro: che cosa facevano durante i loro incontri, che come ormai sapeva c’ erano sempre stati, fin da giovanissimi?
L’ unica cosa che gli chiese è se tra loro avessero dei “ruoli” definiti o se si facevano l’ un l’ altro indifferentemente.
Insomma, volle capire se anche il marito si inculava completamente l’ amico, visto che il trattamento che aveva ricevuto quella sera, la diceva lunga sul fatto che Lucio lo prendeva nel culo, eccome!
Infine l’ uomo le parlò di quella sera e dell’ aggressività, improvvisa, dell’ altro.
Ne parlarono e sembrò lampante ad entrambi, che il fattore scatenante era stato conoscere sua moglie.
Lui gli disse anche di aver promesso all’ amico che si sarebbero incontrati ancora, o meglio, che lui gli avrebbe portato la sua bellissima moglie, per cedergliela e per permettergli di farne ciò che più gli piaceva.
Ormai giocavano un perverso gioco di ruolo.
Lui fingeva di essere succube dell’ amico e di non potergli negare nulla, compresa la sua moglie. Mentre lei, finse di essere risentita e spaventata da quella opportunità.
Allora gli sussurrò nel buio della loro camera: - Ma, come hai fatto a impegnarti così, amore? –
Lui si finse contrito e addolorato.
-Ti rendi conto, che ti sei impegnato anche per me? –
- E … adesso? – tacque, come se stesse valutando le ripercussioni di quelle affermazioni sulle sue prestazioni sessuali.
- E se lui ti chiede che vuole farmi?
E se lui volesse farmi lo stesso servizio che ti ha appena fatto … io dovrei obbedire e accettare che il suo cazzo, mi entri tutto dentro e tutto dietro?
Ce l’ ha pure abbastanza grosso … tra l’ altro.
A te non dispiacerebbe se mi incula a sangue? Sapresti sopportare questa umiliazione? –
Lucio arrapò e anche la moglie era bagnata ormai.
Disse: - E che posso fare ? Ho promesso. Sai cosa ha detto anche? Che vuole venire nella tua bocca! Ed io, ancora una volta, non ho saputo dire di no … - Continuando a stuzzicarsi con quelle parole, fecero all’ amore, grati a Simone, che anche se non c’ era rendeva così eccitante il loro rapporto.
XVIII
Una settimana dopo, il marito chiese alla donna se stava prendendo la pillola e lei rispose di si e, inoltre, che erano da poco finite le mestruazioni.
Allora Lucio le chiese se per il sabato successivo poteva fare in modo che fossero soli, a casa.
Lei capì che qualcosa bolliva in pentola e gli promise di fargli sapere al più presto.
Purtroppo non fu possibile, ma riuscì a fare in modo che la sorella venisse a casa loro per il sabato, con la scusa di una cena di lavoro, così loro avrebbero potuto uscire senza problemi e, magari, pernottare anche fuori.
Allora lui avvisò Simone.
Il giovane cambiò turno con un collega, che fu ben felice di avere il sabato libero. Filomena era contenta di ritornare in quell’ ambiente così estraneo, pieno di lucette, rumori elettrici, strane attrezzature, stanze informali piene di finestroni e cristalli …
L’ ultima volta si ricordava che spogliarsi era stato eccitante, immaginava che, nascosti nell’ ombra mille occhi la potessero spiare; magari con delle telecamere nascoste avrebbero ripreso le sue prestazioni “da troia”, guardandosele più e più volte, e facendo sesso … usando le su immagini come quelle di una pornodiva.
L’ eccitazione aumentava in lei, man mano che il sabato si avvicinava.
Un paio di volte uscì senza indossare gli slip, e bagnandosi segretamente mentre parlava con le persone del suo quotidiano.
Dentro di se sogghignava e le sarebbe piaciuto da impazzire stupire quella gente.
La moglie casta, tranquilla, pacifica, in realtà, presto avrebbe fottuto con un estraneo.
Avrebbe maneggiato e ricevuto dentro un cazzo nuovo, mentre il suo proprio marito, aspettava e subiva l’ umiliazione di vederla profanata.
E lei avrebbe gridato ed esagerato il piacere che provava, per ostentare la sua puttanaggine.
Dal fruttivendolo, dove si sceglieva la frutta migliore, non le sfuggirono le solite occhiate del figlio del titolare. Il ragazzo era grezzo, ma piacevole. Aveva poco più di vent’ anni e lei immaginò che gli sarebbe piaciuto scoparla … non poteva certo mai immaginare che lei sarebbe stata ben lieta di farselo, lì e subito, perché aveva la figa completamente bagnata.
Non poteva farne a meno … allora, si guardò intorno per essere sicura che non ci fossero altri, poi, con la scusa di raccogliere un frutto che le era caduto di mano, si chinò, con le gambe abbronzate ritte sui tacchi delle Chanel color crema.
Lo fece lentamente, assicurandosi che il giovanotto vedesse. La stretta gonna bianca di tela venne sollevata in maniera esagerata, per permetterle di fingere di cercare il frutto tra le casse.
Il giovanotto da dietro, strabuzzò gli occhi, rimanendo impietrito: non riusciva a concepire con chiarezza quell’ immagine da sogno, che gli si parava davanti.
La signora Filomena, quella bonona, che tante seghe gli aveva ispirato, si abbassava sempre più in avanti e non si accorgeva che la sua gonna saliva lentamente, come un sipario, liberando le gambe e mettendo in mostra fino a parte del il culo e le grandi labbra abbozzate. La visione durò un attimo, poi la donna si rialzò, in tutta la sua statuaria bellezza, era alta almeno dieci centimetri più di lui.
Si voltò e lo guardò, aveva un sorrisetto strano: - Ah, Salvatore,tu stai qui? – gli disse – guarda che mi è caduta una mela tra le ceste, prendila tu che io non ci arrivo! – E sculettando, passò davanti al giovane inebetito e andò verso la cassa, per pagare.
Salvatore era shoccato. Ci mise qualche minuto a riprendersi, poi scrollando la testa continuò a ripetersi che era stata una visione, e che quello che credeva di aver visto non era mai accaduto.
Però il cazzo grosso e spesso, gli era venuto durissimo, nel vecchio jeans logoro e sdrucito.
XIX
Il sabato successivo, la giornata sembrava non passare mai.
Mentre in casa facevano le solite azioni, meccanicamente, quasi non si parlarono. Nell’ aria c’ era un tensione che si sarebbe potuta toccare con un dito.
Suo marito aveva le farfalle in pancia, sicuro che l’ incontro della sera sarebbe stato decisivo. Stavolta avrebbe visto davvero l’ effetto che gli faceva vedere sua moglie chiavata da un altro e, per ora, non faceva che sentirsi molto su di giri … era come se una delicata tortura gli venisse inflitta, come una droga. Quei pensieri gli facevano male ma, allo stesso tempo, non avrebbe saputo rinunciarvi.
Anche sua moglie era su di giri e aspettava con curiosità e apprensione l’ arrivo della sera.
Il suo chiodo fisso era il cazzo di Simone.
Per una strana forma di “transfert” lei vedeva l’ altro più sotto l’ aspetto del suo membro, che come persona.
Idolatrava nei suoi pensieri quel cilindro di carne, meravigliosamente nuovo, a cui avrebbe voluto dedicarsi amorevolmente.
Era deciso: non avrebbe mai detto di no a nessuno dei desideri espressi dal possessore di quel cazzone.
Come una bacchetta magica (quale esempio più calzante) aveva potere su di lei: in pratica mentre Simone, per lei non significava quasi niente, amava il suo cazzo con tutto il cuore e lo voleva felice, appagato e coccolato.
La sera scelse con cura il suo abbigliamento: mini grigia elasticizzata, voleva che fosse ben chiaro che sotto indossava il reggicalze per tenere su le calze di seta nere con la riga. Top nero, reggipetto nero, a mezza coppa.
Portò anche dei profilattici, sapeva che a volte, i due amici li usavano per i loro “giochetti”.
Le scarpe di vernice nera, con i tacchi a spillo, le aveva acquistate apposta per l’ occasione, ispirandosi ai filmini che qualche volta il marito le aveva mostrato.
Niente profumo, usò solo un velo di deodorante ascellare, voleva che i suoi odori di donna, pian piano, si fondessero con quelli dei maschi, in quella serata che si profilava rovente.
Arrivarono poco dopo le dieci. Portarono dei pasticcini freschi e del vino frizzante.
Simone li accolse amabilmente, ostentando anche troppa gentilezza nei modi, ma comunque era sincero … era contento di rivederli, e ancora più raggiante di rivedere la “bona” Filomena.
Era abbagliato.
Si trovava di fronte una panterona, vestita da pin up, fasciata da una minigonna elegantissima, sotto si intravvedevano lievi protuberanze … probabilmente era il reggicalze.
Le calze nere le stilizzavano le gambe. Di sopra indossava un top, che le modellava in modo incredibile i due grandi seni, che si sporgevano appetitosi.
Il giovane, una donna così, l’ aveva vista solo in fotografia.
Mentre sistemava le ultime cose da controllare, assaggiarono qualche dolcetto e sorseggiarono il vino nei bicchieri di carta.
Poi lui li invitò ad accomodarsi nello studio con i divani, mentre terminava i suoi controlli.
I due coniugi non trovarono obiezioni, Lucio intanto tirò fuori dal taschino una micro camera: sarebbe servita per immortalare i momenti più piccanti.
Tutti quei preparativi, quella specie di cerimoniale, caricarono di libido la donna: si senti preda di quei due maschi, che non aspettavano atro che di infilarle il pene da qualche parte ma, allo stesso tempo, si sentì padrona di un enorme potere.
Sapeva di potere e di dovere dare piacere a due uomini.
La gioia maggiore era data dal senso di totale libertà in cui si sarebbe potuta muovere … non è da tutte, godersi tutta la libidine della trasgressione e al tempo stesso agire, senza timore di essere scoperta, spiata, ricattata.
Nessun marito a cui dare conto, al contrario, suo marito era proprio lì, con lei e non vedeva l’ ora di vederla fottere da quel bastardo, che chissà quante seghe si era fatto ricordando il suo corpo nudo.
Si spostarono nella sala; la porta a doppia anta di cristallo, li divideva dallo studio tecnico.
Lucio la baciò, cominciava ad essere eccitato più che mai.
Abbracciandola e carezzandola, le fece scivolare giù, giù la gonna, poi si abbassò per sfilargliela completamente. Erano in penombra, ma la sua siluette era spettacolare, e glielo disse, poi aggiunse: - Sono sicuro che lo farai impazzire, stasera. Ti va? –
Lei assentì, felice di trovarsi lì, sentiva caldo alle tempie.
Sedettero affianco sul divano, lui la carezzava con tenerezza, ma non prendeva altre iniziative. La moglie capì che quella sera sarebbe stata una serata molto particolare … il marito voleva concedere “la preda” all’ amico del tutto intatta.
Dopo circa un quarto d’ora, le disse: - Tesoro, vai, vai pure a prenderlo di là, sono certo che aspetta che noi facciamo la prima mossa … è timido e, credo, che per lui sarai la prima donna in cui potrà penetrare. –
- Va bene – disse lei, complice – vado a tentarlo … - sorrise e se ne andò, ben felice di gironzolare senza gonna in quell’ ufficio estraneo, per presentarsi al cospetto di uno che a stento conosceva.
- Ciao – gli disse, una volta di là – non ci raggiungi? -
Il povero ragazzo, davanti a quella meraviglia, cercò di darsi comunque un tono: - Si, adesso vengo, … ehm … se volete cominciare, fate pure ... –
- No, ti aspetto … Lui mi ha portata per te, lo sai? Ti stima molto. –
Il giovane non sapeva più cosa rispondere, poi trovò il coraggio e la forza per essere galante: - Bhe, ecco … io … io non vorrei assolutamente che tu ti sforzassi … io … - balbettò ancora qualche parolina senza senso.
Intanto Filomena si era avvicinata, anche troppo, a lui.
Era seduto sulla poltroncina con le rotelle, e cominciava a perdere il controllo … lei si fermò a pochi millimetri da lui, i fianchi e il sedere, la carnagione chiara spiccava sulle calze nere: si voltò per fargli ammirare il suo culo, completamente esposto, sottolineato solo dal sottilissimo perizoma.
Non si era mai sentita tanto esposta e tanto felice di esibire il suo corpo.
Si sentiva come una merce preziosa da esporre a quell’ uomo arrapato.
- Nessuno sforzo per me, caro - gli sussurrò con voce suadente – mi piace accontentarti … come Lucio del resto, vogliamo solo che tu stia bene, con noi. –
Diede uno sguardo alla porta vetrata, dietro, nella penombra, avverti il guizzo felino dello sguardo di suo marito.
Si avvicinò ancora di più, strusciandosi alle gambe e al volto dell’ amico.
Lui non ce la fece più e, con le piccole mani, cominciò a carezzarla con desiderio malcelato. Aveva sete di lei!
Si sentiva da come la toccava.
Era impacciato, ma allo stesso tempo godeva talmente di quel contatto, che diventava il più arrapante dei partner.
Dal canto suo il giovane amico si lasciava sempre più andare: come un bambino che scarta piano un regalo troppo a lungo desiderato.
Questa volta non era più impacciato e insicuro … adesso la voleva. E voleva imparare come era fatta, dove era morbida, in quali punti era soda, quali i punti più segreti da scoprire, quali parti di lei, una volta toccate, gli facevano maggior effetto sul cazzo.
Il marito, intanto, non riusciva a starsene seduto.
In piedi dietro la porta osservava la scena di Filomena, che più troia che mai, si comportava come una esperta spogliarellista dalle mosse feline.
Era estasiato e arrabbiato al tempo stesso … il terrore che la moglie gli sfuggisse di mano era presente e terribile, ma allo stesso tempo, vederla agire e farsi toccare il quel modo lubrico dal suo amichetto, che sbavava letteralmente per quel contatto.
A ogni carezza cercava di rubarle tutta l’ anima. Avrebbe dovuto essere impacciato e inesperto … invece vedeva la sua donna arrapare di lui e, ne era sicuro: lei rincarava la dose, per fargli ancora più male.
La vide accarezzargli il pene che gonfiava i pantaloni, ripetutamente, mentre lui le impastava le natiche con le mani e le spingeva la bocca tra i seni.
La tirava a se con le manine sulle chiappe enormi e completamente nude.
Spingeva e si godeva il culo e le morbide tette della sua vera moglie, che stupendolo, lei prese l’ iniziativa.
Tirò su dalla poltrona il loro amico, per le mani, e prese il suo posto sulla poltroncina; gli disse qualcosa, probabilmente: - Vieni, leccamela tutta! -
Infatti lei sedette tutta verso il davanti e allargò oscenamente le cosce sui due braccioli. L’ altro si inginocchiò per godersi quell’ anfiteatro meraviglioso. Iniziò ad esplorarla, con le mani, con le dita e con la bocca.
La mogliettina “innocente” aveva spostato il perizoma dalla figa, e lo teneva distante dal suo spacco.
Aveva la figa quasi rasata, con un piccolo triangolino di pelo al punto giusto, l’ altro la leccava con piacere e lena, Lucio vedeva la testa che si muoveva seguendo la lingua che penetrava in lei, a ripetizione.
La moglie era in visibilio, con gli occhi socchiusi e l’ espressione estatica. Sbuffava e soffiava dalla bocca. Si fece trasbordare i due grossi seni, dal top.
Il suo amico, lesto, ne prese possesso con le mani … impastandole da padrone, come fosse tutta roba sua.
Poi si alzava e succhiava i capezzoli, mentre si dedicava alla figa con le dita.
Il marito si faceva una ragione di tutto questo, almeno ci provava; si era sbottonato il pantalone e si menava il cazzo da solo, come un collegiale sfigato e solitario.
Era chiaro che quei due non sentivano la sua mancanza, si cercavano, si strusciavano, arrapavano l’ uno dell’ altro.
Lui si senti offeso di ricevere tanto poco interesse … non era più la gelosia, ma il fatto che non si curavano per nulla di lui.
Sua moglie e il suo più intimo amico, che aveva fatto incontrare personalmente, se la godevano, senza provare la minima considerazione per lui.
La cosa era …. quanto di più arrapante gli fosse mai capitato.
La bocca dello stomaco gli doleva per la tensione incredibile, il cazzo cercava una immediata via di sfogo per una valanga di sperma, che a stento riuscì a trattenere.
Era oltraggioso aspettare … aspettare che qui due porci sfogassero le loro voglie e le loro privazioni … a spese sue.
Quell’ idiota che a oltre trent’ anni, non aveva mai avuto l’ onore di toccare nemmeno una bagascia, adesso si spassava sua moglie: la donna più irraggiungibile del paese, il punto di riferimento dei segaioli più insoddisfatti, ritenuta del tutto intoccabile, sdegnosa e schiva.
E sua moglie, dopo anni di continua, costante ed esagerata fedeltà, quasi incredibile a crederci, tutt’ a un tratto, si sbrodolava e si faceva slinguare a tutto spiano da quello, che aveva appena conosciuto.
E lui, l’ unico, vero chiavettiere del gruppo, mortificato e dimenticato … nella sala d’ attesa.
Nell’ altra stanza, intanto, l’ amico era completamente ubriaco di figa. Mai gli era capitato di immergere il viso in tanto bene, un profumo inebriante gli saliva per le nari, nuovo, mai senito … mentre un sapore delicatissimo, lievemente salato, delicatamente frizzante, si spandeva sulla sua lingua, che viaggiava, mai paga, in quello spacco meraviglioso e invitante.
Ogni tanto quella figa diventava talmente liquida, che lui era costretto (con piacere immenso) a succhiare, ad asciugare quegli umori, che lui stesso, con la saliva, sollecitava.
Era stupendo esplorare con le labbra e con la lingua quella figa, che doveva essere certamente estremamente piccola.
Tra chiacchiere da trivio e descrizioni sommarie aveva immaginato che molte fighe dovevano essere grosse e rigonfie, invece adesso gli si parava davanti alla bocca un taglietto delicato.
I pochi peli del pube raccoglievano, al di sopra, profumi e umidità.
Con le dita e con la lingua, la schiudeva, come si apre una rosa, e all’ interno nuovi petali, ancora più piccoli e delicati, facevano da cornice a un taglio più profondo, caldo e umido … immaginò che forse, tra poco e per gentile concessione, la sua verga avrebbe potuto essere accolta, in quella vagina paradisiaca.
Il capogiro che seguiva a quel pensiero lo salvò dal venirsi nei pantaloni.
Sopra il buco caldo, un bottoncino di carne rosea e gustosissimo, attirava le sue labbra e si lasciava succhiare con voluttà.
Quando leccava e succhiava il bottone, la donna si inarcava e sussultava alle sue sollecitazioni: in quei momenti si sentiva un re!
Lei, sotto le mani e la bocca del giovane uomo, si godeva il rapporto, spietatamente fisico, che il marito le aveva regalato, ma il piacere più inteso le veniva dalla zoccolagine che esprimeva in quelle pose discinte, sapendo, perfettamente, che, nella stanza accanto, lui moriva letteralmente di piacere e di gelosia.
Sapeva che quella scena frustrante e anomala, gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente … e immaginava le volte in cui, l’ avrebbe fatta venire, chiavando e sussurrandole all’ orecchio tutto il suo disappunto e i suoi rimproveri al piacere perverso che lei, evidentemente, stava provando.
Filomena venne. In un turbinio di sensazioni, mugolii e languore.
Simone fu preso alla sprovvista quando lei, con una voce irriconoscibile, glielo comunicò … parlando a stento e spezzando le parole con i singulti del piacere.
Impazzì di orgoglio e di piacere, non aveva mai provato la sensazione di far arrivare una donna.
Si rilassarono un attimo.
Poi, lasciata la poltroncina, si spostarono nella stanza accanto, dove raggiunsero Lucio, in piedi, che si carezzava il cazzo.
La donna si recò un attimo al bagno, anche per riprendersi.
Lucio, intanto, chiese a Simone se lei gli piaceva e, come per controllare di persona, gli infilò la mano nei pantaloni, passando da sopra la cintura.
Il pene di Simone, non era duro come si sarebbe immaginato: troppe emozioni, probabilmente.
Quando la moglie tornò, trovò il marito che con la mano tastava il cazzo di Simone, ebbe un brivido, ma non disse nulla.
Lucio si spostò e la abbracciò, per consolarla.
Poi slacciò il pantalone dell’ amico, che lasciò fare, ed anche il suo.
Liberò dagli slip i due cazzi e, visto che il più in tiro era il suo, disse a Simone:
- Guardami adesso, come la chiavo – e con delicata determinazione, mise la moglie in piedi, gambe aperte, lievemente china in avanti.
Con le mani le aprì la fessa e ce lo cacciò dentro, con noncuranza.
Poiché lo infilò fino alle sue palle, la moglie ebbe un sussulto per la spinta ricevuta.
Poi aggiunse: - Dopo, se ti va, la faccio chiavare pure a te! –
Cominciò a scopare la moglie, senza toccarla, come se la infilzasse con uno spiedo, poi tornasse indietro, per aggiustare il tiro e poi, subito dopo, ficcava di nuovo.
Con lentezza e costanza, procedeva nel corpo di lei, mentre l’ amico, in piedi, poco più in là guardava la scena con lo sguardo attento.
Dopo alcuni minuti, uscì dalla figa, ma disse alla moglie di aspettare, così come stava, piegandosi a novanta gradi.
Lei accettò l’ ordine senza un lamento e si abbassò, poggiando le braccia sulla spalliera di una poltrona, in attesa che qualcuno facesse il suo comodo con la sua figa.
Il giovane, capito che forse era il suo turno, si lasciò prendere dall’ emozione. Il coso tra le sue gambe si afflosciò, quasi senza vita.
Il suo amico, senza fretta, spense la luce nella sala, in modo che restasse in penombra, illuminata solo dalla luce dello studio attiguo.
Sott’ occhi, Filomena, eccitata e vogliosa, vide una scena che non sarebbe mai riuscita a immaginare: il marito si inginocchiò davanti al suo amico e gli prese il cazzo flaccido tra le labbra.
Lo vide lavorare con maestria. Dopo il primo sgomento, lo invidiò sia per la bravura con cui faceva il pompino, sia perché le venne voglia di cazzo in bocca.
Ma non si mosse. Aspettò, come le era stato ordinato.
Passarono alcuni minuti, intensamente arrapanti.
Simone si rilassò, poi intostò e premette più volte il pene in gola a Lucio.
Questi, quando lo trovò abbastanza duro, avvicinò il cazzo di lui alla vagina della moglie, e trovato il buco, gli piazzò il cazzo del suo amico dentro.
L’ uomo restò per qualche attimo impappinato dalla goduria, ma in pochi minuti capì il sistema.
La ragazza, dal canto suo, cominciò a sentire che la verga si faceva sempre più grossa e dura. L’ amico spingeva con sempre maggior vigore, e per aggiungere potenza ai suoi colpi, la tratteneva per i fianchi con le mani sottili.
Visto che le piaceva tanto farsi scopare dall’ altro, il marito si pose davanti e glielo infilò in bocca.
Simone stabiliva il ritmo e Filomena ad ogni colpo ricevuto nella figa, si spostava in avanti: nel far questo si ritrovava il nerbo di Lucio tutto in bocca.
Quando il giovane cominciò a sbuffare e a sudare dopo una estenuante chiavata, Lucio tirò via la moglie da quel cazzo voglioso, perché non arrivasse.
Si calmarono …
La donna sedette sul divano.
Suo marito prese per mano il suo amico e lo guidò al fianco della moglie, lei anche se non esperta, subito divenne curiosamente interessata ai due grossi cazzi in tiro.
Li carezzò, studiò con gusto il cazzo nuovo, li valutò, li avvicinò per paragonarli. Era un gioco meraviglioso, che le provocava una lieve ebbrezza.
Volle vedere le palle dei due e poi leccarle, poi si fece coraggio e iniziò a praticare il doppio bocchino.
Cercò di infilarli entrambi in bocca e, alla infine, ci riuscì.
Mentre spompinava, suoni gutturali nascevano, rendendo ancora più oscena e arrapante la situazione.
La donna si godette a lungo la situazione, e se il marito non l’ avesse fermata, avrebbe continuato per ore.
L’ uomo fece distendere il suo amico sul divano, con indosso solo la maglietta e il pene eretto, poi, sopra di lui, fece adagiare quello spettacolo meraviglioso che era sua moglie, solo con le calze, il reggicalze e il top, raccolto come una striscia, che le teneva i seni in bella mostra.
Lei non attese spiegazioni, si inserì il grosso pene in vagina e iniziò a strusciarci sopra, con movimenti circolari.
Subito dopo cominciò a mugolare e a eccitarsi pur mantenendo un pizzico di perplessità … era certa che il suo uomo avrebbe provato a incularla, approfittando della sua posizione.
Come chi si deve lanciare col paracadute, era preparata e l’ aveva desiderato da sempre di farsi fottere da dietro e davanti contemporaneamente, ma adesso, che era arrivato il momento della verità, aveva un poco di paura.
Come temeva lui arrivò. Ma per prima cosa cominciò a leccare tutto ciò che trovava davanti: quindi figa, culo, cazzo dell’ amico e anche le sue palle.
Un paio di volte, travolto dal desiderio, lo sfilò dalla vagina della moglie per ficcarselo tutto in bocca. Subito dopo, quasi per scusarsi, era lui stesso a reindirizzare il cazzone di Simone, nella figa di Filomena, divenuta larga ed elastica.
Lei intanto, un poco sudata, si spostò con voluttà i lunghi capelli neri su un lato della testa; si teneva con le mani sulle spalle di Simone e aspettava la prossima mossa di suo marito.
Questi, smise di leccare e delicatamente si avvicinò alle spalle di lei.
Armeggiò col suo arnese, come se cercasse qualcosa, mentre con l’ altra mano sulla spalla della moglie, la spinse delicatamente ma con fermezza a introdursi dentro tutto il pene dell’ altro, per poi restare ferma e completamente chinata verso il davanti.
Fu così che all’ improvviso, provò la più grande divaricazione mai provata nella figa, non si fece male, ma restò senza fiato per l’ emozione …
Con sorpresa dovette accettare di averne ben due di cazzoni, dentro lei, adesso.
Anche il suo amico ci mise un poco a capire cosa fosse accaduto.
Lui si fermò in figa, tutto dentro e immobile, per dare il tempo ai due che stavano chiavando di abituarsi alla sensazione nuova.
Sua moglie si riprese giusto per ritornare a sentirsi sconvolta ancora una volta, perché con le dita andò a frugarsi le grandi labbra e scoprirsi dilatata da due membri. Le palle morbide e umide dei due formavano un solo, soffice cuscino, una sensazione meravigliosa al tatto che la fece trasalire.
Dentro sentiva le due teste che spingevano, indipendenti, in punti diversi della sua figa.
Poi, dopo alcuni minuti di assestamento, lento e inesorabile, Lucio diede il ritmo alla più fantastica pompata che la moglie potesse immaginare.
I due cazzi la divaricavano, scontrandosi dentro di lei, come due pistoni impazziti. Il moto era sorprendente e inconcepibile, cosicché, la figa di Filomena non riusciva ad abituarsi al moto incostante, ne ai guizzi che le capocchie effettuavano nell’ utero.
Cominciò a ululare dal piacere, mentre tutto le ruotava intorno e lei si sentiva di continuo tentata di svenire dal piacere.
Passò un tempo incredibile e incalcolabile.
Poi si alzarono in piedi e il marito si dedicò alla moglie, rimettendola a novanta gradi e chiavandosela, poi pregò l’ amico di spostarsi in avanti per metterglielo in bocca, cosa che Simone fece con molto piacere, tirandosi su la camicia per avere l’ inguine libero.
Dopo poco Lucio decise di cambiare buco e con poco sforzo e senza patemi, lo mise in culo a Filomena che lo accolse con un gemito, non potè esprimersi meglio, perché stava succhiando l’ altro cazzo.
Ma durò poco, perché Simone ormai era troppo arrapato e desiderava venire, con tutto se stesso.
Allora non si dimenticò del suo antico amore, il posticino confortevole e sicuro in cui aveva già versato litri di sperma, così con delicatezza, sgusciò col pene dalla bocca di lei e raggiunse le terga di Lucio.
Come se stessero effettuando una danza che conoscevano bene, il ragazzo si bagnò la testa del cazzo di saliva e adeguandosi al ritmo, poggiò la grossa capocchia all’ ingresso della ano del suo amico.
Al momento più opportuno si decise e assestò il colpo di grazia alle natiche del suo amichetto: glielo infilò senza complimenti fino alle palle, piene.
Lucio, troppo arrapato per sentire dolore, si godette quel paletto piantato nel culo col massimo della goduria.
Sua moglie sentì il nuovo ritmo dato dall’ inculata: ora erano le spinte date dalle natiche di Simone a propagarsi attraverso i due cazzi, arrivando dall’ amico del marito e attraverso il suo culo sfondato, fino al suo sedere, anche esso completamente divaricato.
L’ amico non riuscì a venire nel suo culo accogliente, come avrebbe desiderato, almeno non per quella prima sborrata, che sarebbe stata estremamente carica.
Infatti, quando il cazzo gli faceva male per quanto era gonfio, Lucio inventò un nuovo gioco, per il finale di quel “primo round”.
Li prese per mano e li portò con se nella stanza accanto, sistemo la moglie sulla sedia con le ruote, conoscendone anche le possibilità più segrete …
Filomena aprì le cosce e Simone fu invitato ad abusare della moglie del suo amico, nella più tradizionale delle chiavate.
L’ uomo trovò la posizione più comoda per penetrare in profondità la figa aperta, che lo allettava tra quelle stupende cosce, ammantate di arrapantissime calze nere.
Appena trovò il giusto ritmo, aiutandosi con la sedia con le ruote, chiavò l’ arnese in Filomena e iniziò a trapanarsela.
Svelto e felino il marito si pose seduto per terra sotto di loro.
Lo spettacolo in primo piano era da brivido: il cazzone che ben conosceva, ora veniva donato a sua moglie … cosicché lei si godeva la potente chiavata di un estraneo.
Vedeva il membro che usciva fino al glande, per poi riaprirsi un varco spazioso tra le grandi labbra e infilarsi come un locomotore infinito nel buco di sua moglie, spingendo fino a i coglioni, che sbattendole sulla figa bagnata emettevano una specie di schiaffo liquido.
Lui leccava da sotto e succhiava e la moglie con l’ ultimo urlo, comunicò ai due che ricominciava a venire. Infatti, gocciolava.
Il povero amico non era pratico di come viene una donna, ma da come lei lo disse e li avvertì, provo una stretta alle palle, incontenibile, e non preoccupandosi assolutamente di nulla, iniziò la più lunga e copiosa sborrata della sua esistenza.
Filomena non era stata avvertita e non poteva sapere che Simone aveva il dono di restare col cazzone in tiro, anche dopo la sborrata, a volte anche per un quarto d’ ora. Caratteristica che Lucio sapeva adoperare in maniera sopraffina.
Così quando con sua sorpresa, nonostante annegata di sperma,
Lucio fece in modo di far continuare l’ esecuzione della chiavata dall’ amico, ormai in trance, lei non si fermò più, e venne in maniera multipla continuamente per un tempo interminabile.
La resistenza e la potenza di Simone fecero si che Lucio, da sotto si prendesse la sua buona dose di sborra in bocca, succhiando avidamente, e non solo; appena la situazione gliene dava adito, prendeva il cazzo dell’ amico tutto in bocca, giusto un paio di affondo, per pulirlo, e poi lo regalava di nuova alla sua lei, infilato nel suo grembo.
Quando finalmente Simone smontò dalla donna, esausto, il marito si mise in piedi e silenziosamente la sborrò tutta, seni, gambe, figa e bocca, dal pene lo sperma fuoriusciva silenzioso, con i fiotti che non trovavano fine.
XX
Si riposarono e bevvero.
Si lavarono e ogni uno di loro si diede una sistemata.
Avevano passato insieme circa due ore di passione.
Simone accese un piccolo televisore che trasmetteva i programmi della notte e mentre loro si riposavano un attimo, indecisi sul da farsi, si spostò nello studio tecnico per dare un tocco al lavoro e controllare dei resoconti.
Lucio, aveva rimesso su gli slip, mentre la sua signora provava un piacere perverso e nuovo a girare tutta nuda, di sotto.
Sorseggiarono del vino, lui si abbandono sul divano, con uno sguardo distratto alla tv.
Dopo un poco, sua moglie disse: - Ma Simone che fine a fatto? –
Lucio rispose vago, poi le disse, sottovoce e senza cura: - Se vuoi puoi andare a vedere che fa … di là, no? –
Lei non se lo fece ripetere e si allontanò con entusiasmo.
Passarono altri minuti e nessuno dei due tornava … Lucio ebbe un presentimento e proprio non riuscì a starsene sulle sue.
Con passo felpato si accostò alla porta dello studio, ma niente.
I due non c’ erano.
Sempre senza far rumore, cercò ancora in altre stanze, fino a che nella penombra di un archivio nascosto, li intravide tra gli scaffali, senza che loro si accorgessero di lui.
Filomena civettava e Simone cercava di baciarla, poi lo vide riaprirsi i pantaloni e tirare fuori ancora una volta il suo pene, già duro, toccò le spalle di sua moglie per invitarla ad abbassarsi e fargli il bocchino, lei obbedì, come se quello fosse il suo mestiere, incurante che il marito non c’ era e neppure doveva sapere.
Dopo il pompino che durò giusto il tempo di fargli assaporare il suo dominio, l’ uomo, come tanto gli piaceva, volle farsi una sveltina, col preservativo.
Lo diede alla moglie, che sorridendo, glielo indossò sul cazzo, carezzandolo,
Simone allora, senza amore, ma solo con voglia, la trattò come una troia.
La fece adattare a pecora, tra gli scaffali e per fottere meglio, le fece poggiare il piede su un ripiano.
Senza togliersi i calzoni, con gesto rapido si fece uscire dalla patta i due coglioni, il profilattico rifletteva la luce, rendendo il pene di Simone estremamente visibile, così Lucio non potè non assistere a quella veloce e potente chiavata.
L’ amico se la scopò in poco meno di cinque minuti, tirandosela a favore del cazzo dai fianchi.
Ma la sua specialità era chiavarlo nel culo e non seppe resistere, le premette con la mano sulla schiena per far si che il suo sedere si inarcasse ancor di più, con la mano indirizzo il grosso membro tra le natiche della ragazza e senza ritegno la inculò selvaggiamente, sotto gli occhi di Lucio, che non poteva ribellarsi, pur vedendo l’ uso selvaggio che il suo migliore amico faceva di sua moglie.
Lei, da vera puttana, se la godeva come se prenderlo in culo fosse una passeggiata.
Che troia … Lucio capì che se non lo aveva cornificato con mezzo paese era solo per la mancanza della giusta occasione.
Infatti, appena trovato uno sconosciuto col cazzo grosso, si era fatta infilzare, con estrema disponibilità, in ogni buco.
Il suo amico non si trattenne più e sborrò rapido nel preservativo, con lo sguardo perduto nel piacere.
La paura di essere scoperto, glielo fece estrarre subito dal buco del culo di lei.
Filomena arrapatissima dalla sveltina, effettuata con la paura che Lucio arrivasse all’ improvviso, gli prese il preservativo pieno di sborra liquida e gli pulì il cazzo dai residui di sperma con la lingua, come lui le aveva intimato, secco.
Il marito fece appena in tempo a rientrare per non essere visto, mentre la bocca dello stomaco lo faceva soffrire, di piacere e di dolore.
Dopo poco, si rivestirono e si congedarono, come se niente di particolare fosse accaduto.
Lucio invitò Simone a casa, qualche giorno che avesse potuto.
Era ovvio che si sarebbe fermato anche per la notte.
- Sempre se vuoi ancora chiavare Filomena, voglio dire, se ti è piaciuto.
Magari vuoi prenderla anche da dietro? –
L’ amico, sorrise impacciato, confermando che gli era piaciuto tantissimo.
Avrebbe voluto aggiungere qualche complimento per la donna, ma non seppe cosa dire. Si vergognò, dovendo nascondere all’ amico, che proprio poco prima aveva inzuppato a profusione il grosso membro nell’ ano dilatato di sua moglie.
Epilogo
Viaggiarono in silenzio per tutto il ritorno, finché arrivati nel giardino fuori casa, Lucio trovò la forza di dirle: - Ma dove sei stata, quando siete spariti tutti e due? – Lei arrossì, non per vergogna, ma per il ritorno di pensieri lascivi riguardanti quella serata veramente speciale.
Allora Lucio la incalzò: - Non mi dire che ti sei fatta chiavare di nascosto? –
Lei tacque. – Ti ha voluta ancora? – chiese – non gli era bastato? –
- Ti ho donata a lui, ti ho potata fino da lui per farlo fottere … e quello, quel cane, ti ha voluta chiavare anche di nascosto … ? –
Poi continuò: - E tu, come una troia ci sei stata, non sapevi dire di no? Come ha fatto? – la incalzava, mentre il cazzo gli tonava duro.
Ti ha voluto sborrare ancora … e dove… e quanta … era? E … il suo cazzo ti piaceva? –
E mentre le sussurrava con rabbia tante parole sconce e offensive, scesero dall’ auto e si spostarono sul sedile posteriore.
Le saltò subito addosso e spostato il filo dei tanga la sfondò ancora una volta,
E quando stavano per venire insieme, con immenso amore, lei prese il profilattico pieno di sperma dell’ amico che aveva conservato. Ormai liquefatto, ma ancora profumato, fece scorrere lo sperma tra le loro bocche che si baciavano e leccavano, appassionate.
Un ultimo pensiero di gratitudine al grosso cazzo dell’ amico Simone, che quella sera aveva servito tutti i loro buchi e poi se ne venirono insieme, più complici e innamorati che mai.
FINE
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