Stelle cadenti

di
genere
pulp

Era il 2006, non vi dirò quanti anni avevo allora, ma posso dirvi che ero ancora un ragazzo giovane, con la barba, ma ancora senza peli sul pezzo. Era un estate afosa e calda e la lotta contro la noia, ieri come oggi, era sempre più dura da vincere; quella sera nel mio quartiere era stata organizzata una piccola festa per tutti, cadeva una ricorrenza che qui celebriamo ogni anno: la notte di San Lorenzo Inizialmente avevo altri programmi per la serata, il mio solito amico dell'epoca mi aveva chiesto di fare due passi sull'argine e di andare a bere come al solito, io gli risposi però che non avevo soldi e lo invitai a venire con me alla festa di paese, l'idea era quella di fottere qualche troietta, mangiare e bere gratis, tuttavia lui rifiutò, preferì restare a casa. Il mio amico si chiamava ******* *******,ma questa è un'altra storia e chissà se un giorno avrò voglia di raccontarvela. La mia famiglia è solita cenare presto, quindi arrivai alla festa che avevo già mangiato e bevuto a casa, erano circa le otto di sera, ora non mi restava che abbuffarmi, in ogni senso possibile del termine. Prima di partire mi lavo e mi profumo, mi faccio la barba e per ultimo il rito più importante: il bidè, mi insapono e mi sciacquo per bene, quella sera non era il caso di fare brutta figura, mi depilai anche i testicoli e la base del pene lasciando il pelo sul pube come faccio sempre. La festa era stata preparata in un piccolo campo sportivo recintato a ridosso della chiesa parrocchiale, erano stati montati un paio di tavoli già pieni di bottiglie di vino e di tartine, ho contribuito anch'io alla serata portando una bottiglia di rosato, in tasca tenevo una fiasca di whisky della qualità più infima, ma quella la tenni per me. Prima che faccia buio mi guardo intorno e guardo che gente c'è, la prospettiva non pareva delle migliori e mi scolai subito un paio di birre, mi misi a fumare seduto su una panchina di legno salutando la gente che iniziava ad affluire. Quando mi venne lo stimolo di pisciare andai dietro la siepe, mi tirai fuori il cazzo ed iniziai ad innaffiare il muretto di mattoni rossi e consumati, mi stavo sgrullando il cazzo quando sentii un fruscio, mi girai di scatto e vidi una ragazza, ****** ****** si chiamava, vidi l'espressione allibita sul suo viso e gli occhi spalancati sotto la frangia nera mentre mi giravo verso di lei con in mano il cazzo scappellato, si allontanò subito. Non è che fossi particolarmente scocciato, la verità è che non me ne ciavava un cazzo; era ormai scuro, il campetto pareva poco illuminato ed era già pieno di vecchi, per l'occasione si erano radunati tutti i peggiori rifiuti della zona, anziani derelitti ed ignoranti venerati da tutti come i “patres” della comunità, qualcuno della mia età c'era e ne avevo già avuto la prova. Senza tanto cercare trovai due ragazzi ****** *****, un coglioncello basabanchi con capelli neri, riccioluti ed unti oltre che ad una terribile faccia da topo e la pelle bianchissima, poi l'altro era ******** ********, capelli castani mossi, faccia da culo e mente furba. “M'hanno detto che ora ti spari le seghe nei cespugli eh...” iniziò il secondo “Stavo pisciando porco dio, che ha fatto sta roja? L'ha già raccontato a tutti? Ahahahah!” risposi, forse s'aspettavano che io ci restassi male; arrivarono anche altre ragazze: ****** ********** (la figlia della puttana del paese, o almeno tutti dicevano così) coi suoi lunghi capelli neri e ***** ******** di forse sedici anni (ora non ricordo) e un corpo già formosissimo anche se ancora mai usato, si sarebbe potuto fare un bel festino. Gli altri ragazzi fumavano ancora di nascosto dai loro genitori, i miei invece sapevano tutto, non mi ero mai nascosto, per fumare fummo così costretti a stare fuori dal campetto dietro una centralina elettrica a fumare, fumavano tutti Diana. Intanto il prete stava tenendo un discorso davanti alla piccola comunità, di lui dico solo che era uno dei più grandi atei che si possano immaginare, ora è morto da poco, ma posso dirvi che ha condotto la sua intera esistenza nel libertinaggio più disagiato sempre paraculato dal signore iddio, quella sera era già visibilmente ubriaco. Tornammo verso la folla per riprendere a bere, “Padre, ci anticipi un po' la predica di domani, l'ha già preparata?” gli chiese una vecchia del paese “Boh...eh...no...improvviso! Ehm dioghaaaaaaaaaan” biascicava il sacerdote “Gli dico, che Cristo era un ebreo...ehm una brava persona...che è morto ma...poi è risoto...sì...na roba del genere!”che massima dio cane, tutti risero come dei coglioni! Faceva buio e mi stavo avvicinando sempre più a ***** (la fighetta), complice l'alcol, le diedi un leggero bacio sulle labbra, però pareva che a lei quella sera un solo cazzo non bastasse e teneva vicino noi anche il ricciolino di merda. Avevo già vuotato la mia “riserva personale” e almeno una bottiglia di vino nero, il ricciolino mi offrì un rum e sapevo bene perchè lo faceva: voleva farmi fallire la serata ubriacandomi troppo per fottersi da solo la vacca da latta che io avevo rimediato. Non posso rifiutare la sfida e bevo d'un sorso il rum, pare tutto apposto, azzardiamo un amaro Montenegro, bacio ancora la troia continuando a fare battute e cercando di rendermi almeno simpatico, lei era già in balla da un pezzo e alticcia com'era sarebbe pure caduta a terra se non l'avessimo sostenuta in due, il piccolo campanile segna le undici e mezza, tutto si fa sempre più buio, fumo ancora, tanto potevo farlo davanti a tutti senza che nessuno mi dicesse un cazzo. “Ma sai che sei simpatico sta sera, ******* sai che siamo diventati amici!” diceva la cagna appoggiata a me rivolgendosi anche all'altro frocio, girandosi appoggiava su di me le sue tettone “E così ti masturbi dietro gli alberi eh?” continua, con uno scatto prova a mettermi una mano sul pacco, ulteriore segno che è alticcia sotto lo sguardo impotente del frocio invidioso, è na palpata breve perchè la blocco subito e le do un bacio, poteva anche esserci suo padre in mezzo alla gente. “Tagg'visto cacare, stavi dietro u muro t'agg visto u culo” ridacchia vicino a me il frocio, parlando nella sua lingua inferiore e citando una stronzata probabilmente nemmeno sua, anzi sicuramente, piglio una mezza bottiglia di bianco ancora vuota, sono rimasto solo con la cagna barcollante. Guardo bene la puttana affianco a me mentre ci sediamo sulla panchina, ormai siamo rimasti in pochi e nel campo sportivo ci siamo solo noi ragazzi, lei tutto sommato è bella, il suo viso ha dei lineamenti eleganti, un collo d'avorio che scende fino alla linea del seno, dio fottuto che tette, alte, sode e altrettanto si può dire per il culetto tonico, non resisto e do una palpata generale. Bevo un sorso di vino, “l'alcol è più importante della figa,ti darà molte più soddisfazioni e molti meno pensieri” diceva mio nonno, così continuo a bere finchè non sento che qualcosa mi sale su. Stavo per sboccare tutto, le dico che vado a pisciare e mi allontano un secondo “Anhhhhhhh vai a masturbarti dietro i muri eh?!” sogghigna la cagna, “Butate in canae!” dico allontanandomi. Tutto rimbomba attorno a me,lungo il breve tragitto il vomito mi stava per invadere la bocca salendo dalla gola,ma lo trattengo dentro e lo ribevo, arrivato alla stessa siepe dove ho pisciato vomito fra i rami, un getto veloce ed acido, sputo per provare a togliermi quel sapore di merda, tutto gira,è un casino e non si capisce più un cazzo. Spantasso tenendo i denti stretti e sento i pezzettini duri che mi passano fra i denti come una mitraglietta, affianco a me credo a un tratto di vedere una bottiglia di limoncello, forse è un allucinazione perchè mi pare di non reggermi più in piedi, no no è proprio limoncino! Ormai sui tavoli non c'era più un cazzo,manco un bicchiere di spumente. Quel limoncino poteva pure essere piscio,ma non me ne frega un cazzo, c'è quel poco di alcol che basta per pulirmi la bocca, però il piscio mi ha fatto venire un idea...prendo la bottiglia e ci piscio dentro, la richiudo e la appoggio su un tavolino, son pronto per fare ritorno dalla troia che mi aspetta. Lei è seduta sulla panchina, ha delle macchie di vino sulla gonna, ricordo benissimo com'ero vestito quella notte: avevo una maglietta rossa,una giacca di pelle leggera che uso ancora e un paio di scarpe nere che ora mi stanno quasi strette, il mal di testa da doloroso è diventato ovattato, una cosa più controllabile e più esaltante, sono fra le ginocchia di lei e vedo le mutandine rosa. Non capisco bene,lei sta parlando con un altro, non pare concentrata su di me, è tornato il frocio di merda, sto culattone voleva proprio rovinarmi la serata. “Sono andati via tutti,ci hanno chiuso dentro al campetto” dice il frocio. No no avevo voglia di ascoltarli parlare, mi appoggio fra le cosce di lei come volessi dormire, ho voglia di agire, mi passo la lingua sulle labbra e la appoggio sulla pelle delle sue gambe nuda, prima timidamente, poi inizio proprio a leccarla come un cane e la cosa non le dispiace, nessuno può vederci, ne sono sicuro. Si è sfilata le scarpe e io le tolgo anche i fantasmini, appoggia i piedi nudi sulla polvere, le bacio quei piedini stupendi, il cazzo mi tira in una maniera pazzasca, lo sapevo che era vergine, ma quella sera avrei rimediato volentieri. Inizio a toccarle la figa attraverso il tessuto delle mutande, inarca subito la schiena “Ma che puttana porco dio! Che cazzo fai?” sento urlare il culattone davanti a lei, forse lo stava baciando e io li avevo interrotti. Cento pensieri mi passano per la testa, “guarda per due birrette mi considerano tutti un ubriacone in sto posto di merda e io gli fotto le figlie porco dio, sto culattone che ha fatto? Sen'è andato? Dio can a sto punto che abbiam preso tutti confidenza una cosa a tre si poteva pure fare,lui in bocca e io in figa,poi lasciavo la figa a lui e io mi dedicavo al culo che è il boccone del re! Massì che se ne vada sto ignorante vittima dei suoi pregiudizi deifici!” allungo il braccio fino alla tetta destra senza smettere di leccarle le gambe e le stringo il seno a mano piena,sento il capezzolo duro sul palmo, posso giocarci con due dita. Poi però le dita ho più interesse a metterle da un altra parte e mi avventuro sotto le mutandine dopo averle ben ben inumidite di saliva, sento già i suoi caldi umori e sono pronto ad esplorare l'abisso, c'è il clitoride come un guardiano della porta, è piccolo e carino, poi c'è la prima cinta di mura seguita dalla seconda... La tega mi preme contro le braghe,lo sento sulle dita che lei non ha peli sulla figa,dio bifottuto che cagna! Le palpo ora il culo con entrambe le mani divaricandoglielo,la lingua lecca insaziabile le mutande inzuppate e brividi corrono attraverso la sua schiena giovane e liscia, le sue gambe sotto il mio petto. Come dimenticare il sapore salato della sua pelle, le scosto le mutandine come nei film porno, gliele sposto in parte e finalmente posso baciare quel fiore senza avere più barriere davanti a me, le tocco il culo con le mani, sfioro il buchetto, ma voglio concentrarmi sulla figa. Che carne candida e tenera, tutta bagnata del suo succo che leccavo avidamente, volevo penetrare il più possibile con la lingua, infiltro anche due dita, la sento godere, chissà forse per la prima volta in vita sua. Non mi basta,voglio sentirla godere ancora,ricordo le sue mani fra i miei capelli che spingevano la mia testa verso il suo sesso. “Vedo una stella, la vedi scendere...” mi dice quando gli lascio un po' di tregua, guardo oltre le sue spalle, il cielo è blu scuro e vedo un solco bianco, poi un' altra stella oltre la sua, un altro solco come una figa nel cielo. Lei esprime un desiderio, io non lo faccio, non mi interesso a cose simili; mi riavvicino alla figa per riprendere a ciucciala e vedo quell'astro sfrecciare, un piccolo fuoco fallito che precipita oltre l'orizzonte. Che triste destino deve essere piovere nel buio, essere degradato dagli astri al profondo della terra come Lucifero, se quella stella avesse colpito la terra distruggendola o avesse incendiato l'intero universo non avrei versato una sola lacrima. Ero di nuovo lì a darmi da fare non la lingua, accarezzavo quelle gambe morbide e lisce, stimolavo il clitoride, roteavo la lingua dentro di lei assaggiando la sua polpa, percepivo che stava per venire e cercavo di fare di tutto per amplificare il suo orgasmo. Viene con un respiro soffocato, quasi sofferto, la sento calda, ho il cazzo impalato e mi stanno scoppiando i coglioni. Struscio il mio cazzo sulla panchina su cui siamo distesi per cercare un poco di sollievo, ma lei pare non capire, sto per tirarmi fuori il cazzo ma lei mi respinge, continuo a leccarla, le scopro il seno grosso perchè so che non ha il reggiseno sotto la maglietta. Non so se altri abbiano assistito alla scena o se tutti erano già andati a fallire sul terreno polveroso del campetto, capisco che lei non vuole, ma istintivamente insisto e ad un certo punto, scocciato, le pianto i denti sulla gamba. La mordo proprio nell' interno coscia, le lascio un segno scuro e profondo destinato a diventare un ematoma. Lei fa un gridolino di dolore e mi scansa con la gamba, mi alzo in piedi incazzato difronte alla cagna ancora seduta sulla panca, tiro un calcio alla panca che la fa precipitare a terra, si sbuccia il ginocchio e il gomito, la visione della polvere sulle sue ferite mi eccita. “Ecco troia, così hai scelto di sacrificarti alle leggi dell'imeneo, il mondo non appartiene a chi non ha il coraggio di osare. E' per fottere che sei stata generata, come tutte le scrofe della tua risma, va in figa to mare brutta troia!” sussurro davanti a lei stesa a terra, ha le gambe all'aria, le mutande ancora spostate in parte e la figa scoperta, i suoi vestiti sono tutti impolverati e le scarpe stanno in un angolo coi calzetti. Ho ancora il suo sapore in bocca, lo raccolgo tutto in un unico bolo di saliva e glielo sputo in faccia; mi giro a guardare cosa è successo agli altri, il frocio s'è bevuto la bottiglia col piscio e ha vomitato al centro del campo da gioco, inutile tentare di approcciare con altre ragazze, ormai so che è andata così. Sono tutti riversi a terra a dormire, guardavano le stelle da ubriachi e sono collassati uno dopo l'altro. Mi ricordo che siamo chiusi dentro e l'unica cosa che voglio fare è abbandonare quel serraglio di falliti, mi tolgo la polvere di dosso e spacco contro il muretto l'ultima bottiglia di vino che ho finito, sono tutti così ubriachi che il rumore non li smuove minimamente; mi avvicino al muretto di cinta, lì sotto sono accatastati dei bidoni dell'umido messi lì apposta per la festa. Vado vicino ai bidoni e vedo una ragazza ranicchiata a terra, ha le mutande e i pantaloni sulle caviglie e sta chiaramente pisciando, mi avvicino e la riconosco, è quella che mi aveva visto pisciare a inizio serata! Vedo il getto caldo che le scende fra le gambe e vorrei metterci una mano, si accorge della mia presenza, ma è ubriaca e si limita ad un urletto, mi avvicino e lei cade all'indietro col culo sulla terra, vedo la sua fighetta appena coperta da una lieve peluria nera e riccioluta, “I cessi sonos tati chiusi a chiave insieme al cancello...beh siamo pari...” mi dice, mando a fare in culo pure lei e salgo sui bidoni. Un coperchio di plastica giallo si sfonda sotto il mio peso, ma ormai sono arrampicato sul muro appeso con le mani, alzo la gamba e sono a cavalcioni della recinzione, la tela delle scarpe mi si strappa rovinosamente, un taglio nel tessuto di almeno 6 centimetri. Il muro è altro, scavalco e mi butto di spalle, dopo pochi attimi di pauroso vuoto sento una membrana semi rigida che attutisce la mia caduta. E' un cassonetto, i miei calcoli erano giusti, puzzavo un po' di cassonetto e mi trovavo in una strada d'asfalto crepato, lattine di birra vuote ovunque. Sentivo che dovevo vomitare ancora, mi avvicino ad un muro in un'altra strada dove c'è una statua della madonna in cemento, non resisto più e ci vomito sopra altra merda rossastra (chissà se il giorno dopo hanno urlato al miracolo), avevo aspettato troppo a lungo e così mi misi a correre attraverso la città deserta illuminata dalle proiezioni arancioni delle luci dei lampioni sulla strada in direzione di casa mia, i miei genitori erano via quel giorno ed erano ormai le due e mezza di mattina, il mal di testa si era tramutato in sonnolenza e la cosa che mi diede più soddisfazione quella notte fu gettarmi a letto dopo aver messo i vestiti a lavare. Io fortunatamente ho scelto un'altra strada: la mia, quest'anno sono tornato alla festa di san Lorenzo e non ho ritrovato nessun volto familiare, non c'era nessuno di quei ragazzi, di alcuni di loro mi sfuggono i tratti del viso. Non è rimasto più nessuno.
scritto il
2012-01-30
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