Dovere e piacere (ricordo dell'anno scorso)

di
genere
masturbazione

TRA DOVERE E PIACERE
La vicenda risale a un anno fa, poco dopo Pasqua, quindi in piena emergenza Covid.
Un pomeriggio mi telefona Elena, mia sorella minore: abitiamo a pochi chilometri, nella stessa cittadina, ma l’emergenza ci aveva portate a sentirci solo al telefono per parecchio tempo.
- Giulia, ho assolutamente bisogno di te! Ti devo chiedere un favore enorme ma so che ti chiederò una cosa …. quasi improponibile! –
- Che sarà, mai? Spiegami …” Lì per lì temevo qualche brutta faccenda legata alla pandemia, dato che sono stata infermiera per 30 anni fino all’estate scorsa.
- Si tratta di Massimo, tu sai il problema che ha avuto fa e le analisi periodiche che deve fare … Adesso con l’emergenza è un problema, in ospedale non si riesce a entrare. Siamo già ben oltre la scadenza prevista, non si sa quando la situazione degli ospedali si sbloccherà, ho telefonato allo specialista e ho cercato di rinviare ma mi ha sollecitato a non tardare oltre: il controllo va fatto perché la situazione deve essere monitorata per adeguare la cura. Il dottore, gentilissimo, mi ha detto di fare il prelievo a casa e di portare il tutto in un contenitore sterile e mi ha addirittura inviato delle indicazioni via mail: i guanti da usare, come pulire bene prima del prelievo … Tu sai bene, però, che problemi e che ansie ha Massimo. Si intestardisce. Lui da solo non ce la fa, o meglio non vuole, e …. per quanto io abbia provato …. non funziona … cioè, non so come fare …. Ti dirò che ci ho provato da sola, addirittura tre volte, in giorni diversi … ma proprio non funziona, forse si agita … hai capito cosa intendo, no? –
Chiarisco a cosa si riferiva la telefonata. Massimo è il figlio maggiore di mia sorella, ha quasi 20 anni, 19 all'epoca dei fatti. Chi lo guarda non nota nulla: è un bel ragazzo, alto, magro, bruno. Molto serio … anche troppo. Ecco la faccenda sta qui: la sua serietà, il suo stare appartato, il suo carattere introverso è dovuto ad una forma di autismo. Non grave per fortuna, gestibile ma che lo porta a certe ansie, quasi delle fobie, ad alcune posizioni estreme.
Un anno prima, a 18 anni, improvvisamente in estate ha avuto una febbre alta collegata ad un’infezione (la causa è ancora ignota) che lo ha colpito ai testicoli, in particolare uno dei due si era gonfiato molto. La situazione si è normalizzata in circa due settimane, ma l’andrologo ha espresso dei dubbi sulla possibile fertilità di Massimo. Uno spermiogramma aveva rilevato una situazione molto problematica e compromessa. A qualche mese di distanza, però, la situazione era migliorata, pertanto il dottore desidera tenere monitorata la situazione con tre controlli annuali dello sperma.
L’autismo di Massimo però lo porta a bloccarsi: si rifiuta. Eppure, come fanno in genere i ragazzi e gli uomini prima di queste analisi, basterebbe un semplice prelievo tramite masturbazione. Invece la sua sindrome lo porta a opporsi. Non so se non si masturbi mai, se non accetti di toccare il proprio corpo per un problema psicologico, se voglia far credere a noi che non si masturba, se sia la situazione “medica” a bloccarlo: per effettuare il controllo tutte le volte è stato necessario fare finora un piccolo prelievo tramite ago e anestesia locale. Già in Marzo sarebbe stato necessario fare il nuovo prelievo, ma gli ospedali si rifiutavano per la pandemia. In Aprile ormai c’era quindi una certa urgenza; da qui la telefonata di mia sorella.
-Mi spieghi meglio? – chiesi io a Elena.
- Senti sono imbarazzatissima. Massimo non vuole … lo sai. Ho provato a stimolarlo io, scusa se mi tocca dire queste cose. Anche oggi pomeriggio, ieri, due giorni prima: lui proprio non voleva, per cui …. Mi vergogno da morire … ho provato io a …. Nulla: una volta gli ho fatto male e ho smesso; le altre due non sono riuscita nemmeno a farlo eccitare. Sembra quasi che non reagisca, benché abbia 19 anni. A suo padre non ne parlo neppure –
- Quindi? Vorresti …. –
- Giulia, tu come ex infermiera magari in certe situazioni ti sei già trovata, sai muoverti in modo più professionale. Inoltre, non sei sua mamma, magari si lascia andare …. Ovviamente so che ti chiedo una cosa incredibile, ma è a fin di bene. –
Io ho pensato un po’ poi, non senza molte perplessità ho accettato. Mi sono raccomandata che lei non fosse presente, conoscendo quanto sia apprensiva.
Due giorni dopo mi presento a casa di mia sorella con tutto il necessario. Avevo solo chiesto a Elena di anticipare il tutto a Massimo, perché non volevo avere una sua strana reazione, posto di fronte al fatto già deciso. Sembrava che avesse accettato.
Saluto Massimo, prendo il caffè che Elena ci ha preparato poi propongo a Massimo di fare tutto nella sua stanza (mi sembrava che si sarebbe sentito più a suo agio).
Lui era taciturno come sempre, ma quello era il suo carattere (per così dire): era un po’ più pensieroso del solito. Mi aveva appena accennato di sì.
In fondo al corridoio, prima del terrazzino, entriamo nella sua camera. Intanto lo guardo e gli sorrido per tranquillizzarlo. Realizzo quello che to facendo al cento per cento e quasi mi fermerei. Avevo davanti un ragazzo di 19 anni, mio nipote, al quale dovevo prelevare un campione di sperma. Provo di nuovo a convincerlo: -Massimo, fai tu, da solo. E’ una cosa normalissima. Lo fa un sacco di ragazzi …–
Si oscura un po’ in volto, aggrotta le sopracciglia scure. -No. Io non riesco -. La risposta è fermissima.
Allora mi decido.
-Allora devi spogliarti. Intanto vado a lavarmi le mani e arrivo.
Quando rientro è in piedi, con gli slip. – Devi togliere anche gli slip, Massimo-
Eccolo: qualche scrupolo mi afferra ancora. Non è più il Massimo a cui facevo le iniezioni: ho davanti un uomo, anche ben fatto … Mi dico che sono un’infermiera (lo ero) e devo essere professionale, quindi procedo.
Lo faccio distendere supino sul letto. Guardo un attimo il suo pene, ben fatto, abbastanza lungo. Un po’ di agitazione (o eccitazione) comincia a prendermi ancora, il cuore accelera.
Indosso i guanti monouso, prendo un po’ di disinfettante, sollevo la pelle del prepuzio e pulisco per bene il glande. Pensavo che già questa azione potesse portare una prima reazione: niente
-Ora inizio. Pensa a qualcosa, qualcuna che ti piace, che ti possa eccitare-
Comincio a fare scorrere la pelle su e giù, lentamente, poi più veloce … Gli massaggio un po’ le cosce, l’addome …
Mi rendo conto che la reazione è inesistente. Sono perplessa e preoccupata …. Era un ragazzo di 19 anni e anche se non coinvolto emotivamente avrebbe dovuto reagire alla mia masturbazione.
Sarà teso (è comprensibile) – pensavo – Oppure, come spesso gli accade, si è intestardito e si è imposto di non eccitarsi. Chissà a cosa sta pensando, pur di distrarsi e di non eccitarsi! -
-Rilassati, Massimo. Lo so che può sembrare strana questa situazione, ma è normale … Pensa che sono solo un’infermiera, non tua zia.-
Intanto il suo pene, appena scappellato, rimaneva deposto in mezzo ad un folto cespuglio di peli scuri.
Adesso mi stavo aiutando con un gel lubrificante, per cui la mia mano scorreva ancora di più lungo l’asta.
Un pensiero (quasi osceno) mi sfiorò: adesso lo stimolo con la bocca, lo faccio a fin di bene, che ci sarà di male? No, dai, è troppo …. Mi sono fermata un istante prima perché mi ricordai di un andrologo che avevo assistito una volta come infermiera e che aveva praticato ad un paziente il massaggio prostatico.
-Massimo, scusa, divarica le gambe-
Mi guardò con occhi strani, ma ubbidì.
Io cominciai prima a massaggiare i testicoli, poi piano piano con la mano sono scesa sotto stimolando la prostata: fu la scelta vincente. Probabilmente Massimo non se l’aspettava o era una sensazione nuova.
Pochi istanti e piano piano il pene cominciò a drizzarsi, a piccoli scatti, poi tutto.
Massimo era imbarazzato.
-Che ti preoccupi? Tranquillo. Ce l’abbiamo fatta … almeno il primo passo-
Il suo … uccello … era dritto e duro e sentivo anche il suo respiro diventare più agitato. Gli piaceva evidentemente.
Continuavo a stimolarlo sotto e gli accarezzavo di tanto in tanto lo scroto.
-Lasciati andare, Massimo. Tranquillo …- gli sussurravo.
Afferrai il suo uccello con la destra, il guanto umido di gel, e con la sinistra stimolavo sotto.
Lo sentivo sospirare.
E’ la via giusta – pensavo tra me
Si stava lasciando andare, tanto che ormai un po’ si dimenava sul letto, lentamente, sempre con le gambe aperte e il suo uccello dritto.
Qualche goccia di liquido trasparente, il precum, fu il segnale che ci stavamo avvicinando al momento … O almeno così immaginavo.
Dopo alcuni minuti però forse la stimolazione aveva perso un po’ effetto. Massimo aveva ancora una forte erezione, ma sembrava meno eccitato.
Allora mi spinsi più sotto con le dita, fino a stimolare quasi l’ano. Ebbe un sobbalzo e con le dita stringevo piano piano il glande, muovendole circolarmente.
La mossa fu vincente: l’eccitazione riprese. Forse il perdurare dell’eccitazione, portò Massimo a muoversi in modo più agitato sul letto, tanto che i suoi testicoli sobbalzavano …
Ad un tratto disse, piano, tra i sospiri: -Il vasetto, zia … -
Lo avvicinai alla punta, continuando la stimolazione. Si muoveva sempre più eccitato, finche un grido un po’ strozzato accompagnò tre o quattro abbondanti fiotti di sperma.
Guardavo il suo volto eccitato: i suoi occhi chiusi, le sue labbra spalancate in un’espressione di piacere … Un po’mi stava eccitando quell’espressione. Pochi istanti e tutto finì. Si distese più calmo, gli pulii la punta con una salvietta.
-Visto? Non era poi così difficile…-
Chiusi il contenitore, lo salutai dicendogli di riposarsi e uscii.
Mia sorella attendeva in cucina. Quasi non credeva che tutto fosse andato bene.
-Ecco, Elena- le dissi indicando il vasetto
-Brava. Ce l’hai fatta-
-Sì, direi che è anche un campione abbastanza abbondante -
- Chissà quanto hai dovuto parlargli … sei rimasta di là un’ora e un quarto …-
- Non ho parlato molto, sai che Massimo è di poche parole e quando si chiude, non ascolta. Più che altro ho impiegato a trovare il modo per stimolarlo in modo efficace … Ce l’abbiamo fatta, dai!-
Ci salutammo e tornai a casa.
Precedentemente non ci avevo fatto caso, presa dalla situazione, ma quando mi sedetti in macchina, sentii le mutandine un po’ bagnate … Mamma mia! Non me l'aspettavo! Questo, però, resterà un mio segreto!
scritto il
2021-05-30
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