La vendetta e il godimento di Erika
di
Erika94
genere
voyeur
Mi chiamo Erika e sono una ragazza solare, bassina e sportiva. Ho 27 anni e nonostante sia molto spigliata e socievole sono sempre stata riservata sulla mia intimità. Il mio precedente fidanzato mi accusava addirittura di essere troppo pudica.
Alla fine della scorsa estate mi sono messa con un ragazzo di nome Simone, conosciuto durante una vacanza al mare. A causa della serie di lockdown e col fatto che entrambi lavoravamo in smart, ci siamo ritrovati a vivere insieme (senza mai deciderlo ufficialmente). Nello specifico io mi sono trasferita da lui, visto che vivevo ancora coi miei genitori.
Simone è più grande di me di 5 anni. E' un uomo serio e in gamba che da subito mi ha fatto sentire protetta e amata. Ha un bel fisico, anche se non fa assolutamente sport, ed è sempre curato sia nei modi che nell'aspetto.
La nostra vita sessuale è stata per me da subito bellissima. Lui non mi ha mai forzato in nessun modo, lasciandomi i miei tempi e io con lui sono sempre stata a mio agio.
Un giorno, come altre volte, Simone entra in camera mentre sto risistemando l'armadio. Da subito mi fa capire che è eccitato, abbracciandomi da dietro e baciandomi ripetutamente sul collo. Poco dopo mi ritrovo a cavalcarlo: lui sdraiato sul letto, mentre io sopra con il volto rivolto verso la grande finestra. Sono tutta nuda, mi piace non avere nulla addosso mentre faccio l'amore, e a lui piace tantissimo palpami il seno mentre lo cavalco.
Sono tutta presa, quando la mia attenzione viene catturata da un signore seduto sul balcone di rimpetto al nostro. E' ad una decina di metri dalla nostra finestra e sembra stia fissando proprio noi, armeggiando con un cellulare.
Simone mi ha spiegato più volte che il nostro vetro è schermato, che da fuori non puoi vedere dentro. Eppure quell'uomo grassottello sembra osservare noi, come se guardasse un porno in TV.
Mi prendo male e mi butto a pancia in giù sul letto, staccandomi dal mio uomo:
“che succede?!” mi chiede Simone cercando di nascondere la sua visibile irritazione
“niente” rispondo io vergognandomi un po' “mi sembrava che uno ci stesse guardando”
“non ci possono vedere, lo sai amore...” mi risponde lui scocciato e deluso.
Nel frattempo però la mia passione è svanita.
Il giorno dopo questo episodio ha però un seguito inatteso. Mentre esco dal cancellino del nostro condominio dirigendomi verso il supermercato, vedo arrivare sul mio stesso marciapiede il signore che il giorno prima stava sul balcone.
Sono imbarazzata mentre lo vedo avvicinarsi, ma inizio a ripetermi nella testa che non può aver visto nulla, che devo fare finta di niente e basta.
Ormai mi è vicino, con la sua giacchetta di renna, gli occhiali rotondi sulla testa pelata e il cane al guinzaglio. Lui mi squadra da cima a fondo e proprio mentre ci incrociamo, fissandomi dritta negli occhi, mi dice: “peccato per ieri sera, era molto bello”.
Io trasalgo, rimango ferma impietrita. Lo ha detto con una tale cortesia che non riesco neppure ad arrabbiarmi.
Lui si ferma voltandosi verso di me, con un gesto quasi di scusa:
“Lo so che non dovremmo mai parlarne, ma Simone mi ha spiegato che ieri era una giornata no e che mi farà un piccolo sconto”.
Davanti a questa frase riesco a mantenere una calma e una freddezza che sorprende anche a me, ora voglio vederci chiaro:
“Ah, le ha detto così Simone...” lo imbecco.
“Beh, sai” continua lui “i patti erano che ogni vola che fate ehm... io posso guardare per 50€. Però sapete che a me in particolare piace la fine, quando lui... insomma ha capito... Comunque mi farà pagare metà la prossima volta, mi ha detto che anche tu sei d'accordo”.
Continuo a mantenermi impassibile, mentre dentro mi ribolle un misto di rabbia e lacrime:
“Certo, certo che sono d'accordo” gli dico come se si stesse parlando di una riunione di condominio. “Anzi, mi deve scusare ancora, è colpa mia. Ma se lascia anche a me il suo contatto magari oltre allo sconto possiamo darle una sorta di omaggio....”
Non so come mi viene di dirgli così, ma lui tutto contento mi lascia il suo numero e salutandomi sempre cortesemente si allontana col suo cagnolino.
Quel giorno non riesco a pensare ad altro. Devo trovare un modo per farla pagare a Simone e poi mollarlo per sempre. La mattina la passo praticamente a piangere nascosta dietro al PC, ma nel pomeriggio riesco pian piano a schiarirmi le idee.
In tutto questo c'è però una cosa che emerge. Dapprima è una traccia inconscia, poi lentamente si delinea: la nego, la reprimo, ma alla fine capisco che è così. Sono furiosa con Simone, lo vorrei uccidere, mi sento terribilmente venduta e tradita; ma la verità è che mi eccita l'idea che qualcuno si sia arrapato per mesi guardandomi scopare. Non vorrei assolutamente che fosse così, ma lo devo incredibilmente constatare.
Per due giorni tra me e Simone è rimasto un certo freddo distacco. Per lui è un periodo lavorativo pienissimo, con videoconferenze dalla mattina alla sera. Probabilmente non si è neppure accorto che qualcosa non funziona.
Poi arriva il sabato. Come al solito mi alzo presto per andare a correre e quando rientro lo trovo intento a fare colazione. Lo saluto con un bacio sulla guancia e poi vado a fare la doccia.
Decido di uscire dal bagno alle 10.25 esatte. Sono con il mio solito accappatoio di microtessuto bianco. Camminando in punta di piedi mi avvicino alla cucina e appoggiandomi in modo provocante allo stipite della porta attiro la sua attenzione.
Lui girandosi verso di me mi fa un profondo sorriso, mentre io lascio scivolare l'accappatoio sulla mia pelle delicata, rimanendo completamente nuda. Ondulando i fianchi faccio due passi nella sua direzione, lui palesemente eccitato si allontana dal tavolo divaricando le gambe.
Mi inginocchio ai suoi piedi iniziando a massaggiargli il rigonfiamento che emerge sempre più prepotentemente dai pantaloni del pigiama. Lui stravaccato sulla sedia mi accarezza i capelli bagnati, mentre io delicatamente, con un movimento lento, gli estraggo il pisello che scuro ora pulsa nella mia piccola mano. Mi chino con la testa verso la sua cappella, lo sento già sussultare, estraggo la mia lingua umida e... proprio in quel momento suona il campanello di casa.
Lui si lascia scappare un'imprecazione fra i denti, mentre io, alzandomi in piedi, mi dirigo verso la porta.
“Che cosa fai?!” mi dice lui allarmato “guarda che sei tutta nuda!”
Non fa in tempo a tirarsi su i pantaloni e a venirmi dietro, che io mi presento davanti a lui accompagnando il nostro vicino di casa: il caro signore pelato del balcone di fronte.
Simone rimane lì ritto in piedi, con gli occhi sgranati.
“Buongiorno sig. Simone” dice il nostro ospite “complimenti ancora per la sua donna e grazie dell'invito”.
Lui non capisce, o forse sì, e proprio per questo se ne sta zitto. Io lo guardo con faccia trionfante: “Il nostro vicino ha deciso di accettare un bonus per assistere dal vivo, vista la delusione dell'altro giorno”.
Simone è impietrito, si accascia sulla sue sedia. Ha la faccia di chi si vede crollare il mondo addosso e non ha la forza per reagire in nessun modo.
Io con un cenno faccio accomodare il vicino sulla poltrona verde all'angolo. Lui si siede soddisfatto come fosse a teatro, poi con voce sempre estremamente gentile mi chiede:
“Signorina mi è concesso estrarre il pisello mentre vi guardo? Mi vorrei masturbare...”
“Certamente” rispondo io sorridendogli.
Poi mi dirigo verso Simone sedendomi sulle sue gambe: sono eccitata e i miei umori lasciano una macchia sui suoi pantaloni azzurri. Strisciandogli le tette in faccia mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro: “ora vai fino in fondo alla tua porcata, o mi faccio scopare da lui”. Poi lo bacio appassionatamente.
Lui prova a rispondere al bacio, mi accarezza i fianchi e la schiena, ma le sue mani sono fredde e umidicce, senza vitalità. Ho la netta sensazione che in questo momento sia un uomo distrutto.
Riavvicinate le labbra al suo orecchio gli sussurro nuovamente: “non importa, trovo io il modo per farci perdonare”.
Mi alzo, mi giro e fisso negli occhi il nostro ospite, che abbassati i pantaloni e le mutande fin sotto ai glutei ha estratto il suo cazzo grassoccio. Con una mano si sta accarezzando i testicoli, mentre con l'altra si sega molto lentamente. E' l'uomo meno sexy che io possa immaginare, la sua pancia pelosa ripiega verso le parti basse, mentre il suo viso da maiale si lascia andare a strane perverse espressioni.
Io però mi eccito alla follia a vederlo lì così. Non è lui in sé, ma l'idea che lui si arrapi per me e l'idea che attraverso di lui possa umiliare Simone, l'uomo più figo della terra.
Avvicinatami al nostro ospite mi giro, mettendo il mio sedere sodo esattamente all'altezza della sua faccia. Quindi inizio a pungolarlo:
“Ti piace il mio culetto?”
Lui biascica un bavosissimo sì.
“Bene, allora lo puoi vedere meglio se mi metto così”. Piegatami a novanta, con le mani sulle cosce, gli offro così il mio angolo più intimo
Sento che lui si accartoccia su se stesso con dei grugniti perversi.
“Se vuoi lo puoi anche toccare “continuo” o se ti piace mettici la lingua”
Lui non se lo fa ripetere due volte. Sento le sue mani rugose afferrarmi i glutei e palparli avidamente, poi il suo grugno grasso infilarsi tra le mie gambe e la sua lingua schiumosa esplorarmi tutta, dal clitoride fino al buchino proibito.
Io mi bagno completamente; dovrebbe farmi schifo che quel relitto umano mi tocchi così, invece godo, fremo di libidine come una troia ninfomane.
Dalla mia posizione guardo Simone che è sempre lì seduto inerte. Eppure mi accorgo che la sua mano è ora appoggiata sulla patta dei pantaloni. Gli lancio un sorriso ammiccante, adesso non capisco neppure io bene, ho solo voglia di continuare quello che sto facendo.
Decido così di andare oltre e mi stacco dalla faccia del nostro ospite:
“Ti andrebbe di sederti su una sedia, ho voglia di regalarti una cosina?”
Lui neppure mi risponde, fa solo un cenno scomposto con la testa e in modo estremamente goffo sposta il suo deretano dalla poltrona allo sgabello che gli offro.
E' nuovamente lì seduto, col suo pisello grassoccio che sbuca da sotto la pancia. Io volgo un'altra occhiata provocante a Simone, la cui mano ora scorre sul rigonfiamento dei propri pantaloni. Quindi, girandomi verso il nostro ospite, spalanco le gambe, gli afferro il cazzo e sedendomi mi lascio penetrare.
Lui ha un sussulto animalesco; io inizio a muovermi su e giù mentre lo sento ansimare, col respiro sempre più affannoso. Sento il suo coso muoversi nella mia figa, pulsare. L'eccitazione incredibile che ho già addosso sembra moltiplicarsi.
Gli spingo la faccia fra le mie tette, comprimendola fra i seni e poi gli ordino: “sbavami sui capezzoli, succhiami le poppe, fammi vedere quanto ti arrapo, quanto sei porco!”.
Quel pervertito mi ubbidisce e inizia a leccarmi come un cane e la cosa mi fa impazzire, godere. Mi piace come mi sento, mi piace vedere la sua saliva colarmi lungo il corpo, la sua bava avvinghiarmi.
Poi, ad un certo punto, con voce tremolante mi dice: “sto per venire, sto per venire...”
Io in un secondo mi stacco e mi chino fra le sue gambe, appoggiando le mie tettine sulle sue mutante gigantesche. Gli prendo il cazzo in bocca, non lo avevo ancora fatto. Sento quel coso grassoccio strisciare sulla mia lingua, è diventato grosso e mi piace avvolgerlo con le mie labbra. Faccio un paio di su e giù ed improvvisamente lo sento esplodere, schiumare di sborra nella mia bocca.
E' una sensazione che mi dà godimento. Mi stacco soddisfatta e con un gesto per me nuovo lascio colare tutto quello sperma dalle mie labbra, lungo il mio corpo fino a terra.
Ora mi giro verso Simone: anche lui è venuto, è lì col pisello in mano e il pugno pieno di sborra. Mi alzo in piedi e passandogli vicino gli dico: “vedi di riprenderti, perché prima che me ne vada voglio anche io un orgasmo”.
Alla fine della scorsa estate mi sono messa con un ragazzo di nome Simone, conosciuto durante una vacanza al mare. A causa della serie di lockdown e col fatto che entrambi lavoravamo in smart, ci siamo ritrovati a vivere insieme (senza mai deciderlo ufficialmente). Nello specifico io mi sono trasferita da lui, visto che vivevo ancora coi miei genitori.
Simone è più grande di me di 5 anni. E' un uomo serio e in gamba che da subito mi ha fatto sentire protetta e amata. Ha un bel fisico, anche se non fa assolutamente sport, ed è sempre curato sia nei modi che nell'aspetto.
La nostra vita sessuale è stata per me da subito bellissima. Lui non mi ha mai forzato in nessun modo, lasciandomi i miei tempi e io con lui sono sempre stata a mio agio.
Un giorno, come altre volte, Simone entra in camera mentre sto risistemando l'armadio. Da subito mi fa capire che è eccitato, abbracciandomi da dietro e baciandomi ripetutamente sul collo. Poco dopo mi ritrovo a cavalcarlo: lui sdraiato sul letto, mentre io sopra con il volto rivolto verso la grande finestra. Sono tutta nuda, mi piace non avere nulla addosso mentre faccio l'amore, e a lui piace tantissimo palpami il seno mentre lo cavalco.
Sono tutta presa, quando la mia attenzione viene catturata da un signore seduto sul balcone di rimpetto al nostro. E' ad una decina di metri dalla nostra finestra e sembra stia fissando proprio noi, armeggiando con un cellulare.
Simone mi ha spiegato più volte che il nostro vetro è schermato, che da fuori non puoi vedere dentro. Eppure quell'uomo grassottello sembra osservare noi, come se guardasse un porno in TV.
Mi prendo male e mi butto a pancia in giù sul letto, staccandomi dal mio uomo:
“che succede?!” mi chiede Simone cercando di nascondere la sua visibile irritazione
“niente” rispondo io vergognandomi un po' “mi sembrava che uno ci stesse guardando”
“non ci possono vedere, lo sai amore...” mi risponde lui scocciato e deluso.
Nel frattempo però la mia passione è svanita.
Il giorno dopo questo episodio ha però un seguito inatteso. Mentre esco dal cancellino del nostro condominio dirigendomi verso il supermercato, vedo arrivare sul mio stesso marciapiede il signore che il giorno prima stava sul balcone.
Sono imbarazzata mentre lo vedo avvicinarsi, ma inizio a ripetermi nella testa che non può aver visto nulla, che devo fare finta di niente e basta.
Ormai mi è vicino, con la sua giacchetta di renna, gli occhiali rotondi sulla testa pelata e il cane al guinzaglio. Lui mi squadra da cima a fondo e proprio mentre ci incrociamo, fissandomi dritta negli occhi, mi dice: “peccato per ieri sera, era molto bello”.
Io trasalgo, rimango ferma impietrita. Lo ha detto con una tale cortesia che non riesco neppure ad arrabbiarmi.
Lui si ferma voltandosi verso di me, con un gesto quasi di scusa:
“Lo so che non dovremmo mai parlarne, ma Simone mi ha spiegato che ieri era una giornata no e che mi farà un piccolo sconto”.
Davanti a questa frase riesco a mantenere una calma e una freddezza che sorprende anche a me, ora voglio vederci chiaro:
“Ah, le ha detto così Simone...” lo imbecco.
“Beh, sai” continua lui “i patti erano che ogni vola che fate ehm... io posso guardare per 50€. Però sapete che a me in particolare piace la fine, quando lui... insomma ha capito... Comunque mi farà pagare metà la prossima volta, mi ha detto che anche tu sei d'accordo”.
Continuo a mantenermi impassibile, mentre dentro mi ribolle un misto di rabbia e lacrime:
“Certo, certo che sono d'accordo” gli dico come se si stesse parlando di una riunione di condominio. “Anzi, mi deve scusare ancora, è colpa mia. Ma se lascia anche a me il suo contatto magari oltre allo sconto possiamo darle una sorta di omaggio....”
Non so come mi viene di dirgli così, ma lui tutto contento mi lascia il suo numero e salutandomi sempre cortesemente si allontana col suo cagnolino.
Quel giorno non riesco a pensare ad altro. Devo trovare un modo per farla pagare a Simone e poi mollarlo per sempre. La mattina la passo praticamente a piangere nascosta dietro al PC, ma nel pomeriggio riesco pian piano a schiarirmi le idee.
In tutto questo c'è però una cosa che emerge. Dapprima è una traccia inconscia, poi lentamente si delinea: la nego, la reprimo, ma alla fine capisco che è così. Sono furiosa con Simone, lo vorrei uccidere, mi sento terribilmente venduta e tradita; ma la verità è che mi eccita l'idea che qualcuno si sia arrapato per mesi guardandomi scopare. Non vorrei assolutamente che fosse così, ma lo devo incredibilmente constatare.
Per due giorni tra me e Simone è rimasto un certo freddo distacco. Per lui è un periodo lavorativo pienissimo, con videoconferenze dalla mattina alla sera. Probabilmente non si è neppure accorto che qualcosa non funziona.
Poi arriva il sabato. Come al solito mi alzo presto per andare a correre e quando rientro lo trovo intento a fare colazione. Lo saluto con un bacio sulla guancia e poi vado a fare la doccia.
Decido di uscire dal bagno alle 10.25 esatte. Sono con il mio solito accappatoio di microtessuto bianco. Camminando in punta di piedi mi avvicino alla cucina e appoggiandomi in modo provocante allo stipite della porta attiro la sua attenzione.
Lui girandosi verso di me mi fa un profondo sorriso, mentre io lascio scivolare l'accappatoio sulla mia pelle delicata, rimanendo completamente nuda. Ondulando i fianchi faccio due passi nella sua direzione, lui palesemente eccitato si allontana dal tavolo divaricando le gambe.
Mi inginocchio ai suoi piedi iniziando a massaggiargli il rigonfiamento che emerge sempre più prepotentemente dai pantaloni del pigiama. Lui stravaccato sulla sedia mi accarezza i capelli bagnati, mentre io delicatamente, con un movimento lento, gli estraggo il pisello che scuro ora pulsa nella mia piccola mano. Mi chino con la testa verso la sua cappella, lo sento già sussultare, estraggo la mia lingua umida e... proprio in quel momento suona il campanello di casa.
Lui si lascia scappare un'imprecazione fra i denti, mentre io, alzandomi in piedi, mi dirigo verso la porta.
“Che cosa fai?!” mi dice lui allarmato “guarda che sei tutta nuda!”
Non fa in tempo a tirarsi su i pantaloni e a venirmi dietro, che io mi presento davanti a lui accompagnando il nostro vicino di casa: il caro signore pelato del balcone di fronte.
Simone rimane lì ritto in piedi, con gli occhi sgranati.
“Buongiorno sig. Simone” dice il nostro ospite “complimenti ancora per la sua donna e grazie dell'invito”.
Lui non capisce, o forse sì, e proprio per questo se ne sta zitto. Io lo guardo con faccia trionfante: “Il nostro vicino ha deciso di accettare un bonus per assistere dal vivo, vista la delusione dell'altro giorno”.
Simone è impietrito, si accascia sulla sue sedia. Ha la faccia di chi si vede crollare il mondo addosso e non ha la forza per reagire in nessun modo.
Io con un cenno faccio accomodare il vicino sulla poltrona verde all'angolo. Lui si siede soddisfatto come fosse a teatro, poi con voce sempre estremamente gentile mi chiede:
“Signorina mi è concesso estrarre il pisello mentre vi guardo? Mi vorrei masturbare...”
“Certamente” rispondo io sorridendogli.
Poi mi dirigo verso Simone sedendomi sulle sue gambe: sono eccitata e i miei umori lasciano una macchia sui suoi pantaloni azzurri. Strisciandogli le tette in faccia mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro: “ora vai fino in fondo alla tua porcata, o mi faccio scopare da lui”. Poi lo bacio appassionatamente.
Lui prova a rispondere al bacio, mi accarezza i fianchi e la schiena, ma le sue mani sono fredde e umidicce, senza vitalità. Ho la netta sensazione che in questo momento sia un uomo distrutto.
Riavvicinate le labbra al suo orecchio gli sussurro nuovamente: “non importa, trovo io il modo per farci perdonare”.
Mi alzo, mi giro e fisso negli occhi il nostro ospite, che abbassati i pantaloni e le mutande fin sotto ai glutei ha estratto il suo cazzo grassoccio. Con una mano si sta accarezzando i testicoli, mentre con l'altra si sega molto lentamente. E' l'uomo meno sexy che io possa immaginare, la sua pancia pelosa ripiega verso le parti basse, mentre il suo viso da maiale si lascia andare a strane perverse espressioni.
Io però mi eccito alla follia a vederlo lì così. Non è lui in sé, ma l'idea che lui si arrapi per me e l'idea che attraverso di lui possa umiliare Simone, l'uomo più figo della terra.
Avvicinatami al nostro ospite mi giro, mettendo il mio sedere sodo esattamente all'altezza della sua faccia. Quindi inizio a pungolarlo:
“Ti piace il mio culetto?”
Lui biascica un bavosissimo sì.
“Bene, allora lo puoi vedere meglio se mi metto così”. Piegatami a novanta, con le mani sulle cosce, gli offro così il mio angolo più intimo
Sento che lui si accartoccia su se stesso con dei grugniti perversi.
“Se vuoi lo puoi anche toccare “continuo” o se ti piace mettici la lingua”
Lui non se lo fa ripetere due volte. Sento le sue mani rugose afferrarmi i glutei e palparli avidamente, poi il suo grugno grasso infilarsi tra le mie gambe e la sua lingua schiumosa esplorarmi tutta, dal clitoride fino al buchino proibito.
Io mi bagno completamente; dovrebbe farmi schifo che quel relitto umano mi tocchi così, invece godo, fremo di libidine come una troia ninfomane.
Dalla mia posizione guardo Simone che è sempre lì seduto inerte. Eppure mi accorgo che la sua mano è ora appoggiata sulla patta dei pantaloni. Gli lancio un sorriso ammiccante, adesso non capisco neppure io bene, ho solo voglia di continuare quello che sto facendo.
Decido così di andare oltre e mi stacco dalla faccia del nostro ospite:
“Ti andrebbe di sederti su una sedia, ho voglia di regalarti una cosina?”
Lui neppure mi risponde, fa solo un cenno scomposto con la testa e in modo estremamente goffo sposta il suo deretano dalla poltrona allo sgabello che gli offro.
E' nuovamente lì seduto, col suo pisello grassoccio che sbuca da sotto la pancia. Io volgo un'altra occhiata provocante a Simone, la cui mano ora scorre sul rigonfiamento dei propri pantaloni. Quindi, girandomi verso il nostro ospite, spalanco le gambe, gli afferro il cazzo e sedendomi mi lascio penetrare.
Lui ha un sussulto animalesco; io inizio a muovermi su e giù mentre lo sento ansimare, col respiro sempre più affannoso. Sento il suo coso muoversi nella mia figa, pulsare. L'eccitazione incredibile che ho già addosso sembra moltiplicarsi.
Gli spingo la faccia fra le mie tette, comprimendola fra i seni e poi gli ordino: “sbavami sui capezzoli, succhiami le poppe, fammi vedere quanto ti arrapo, quanto sei porco!”.
Quel pervertito mi ubbidisce e inizia a leccarmi come un cane e la cosa mi fa impazzire, godere. Mi piace come mi sento, mi piace vedere la sua saliva colarmi lungo il corpo, la sua bava avvinghiarmi.
Poi, ad un certo punto, con voce tremolante mi dice: “sto per venire, sto per venire...”
Io in un secondo mi stacco e mi chino fra le sue gambe, appoggiando le mie tettine sulle sue mutante gigantesche. Gli prendo il cazzo in bocca, non lo avevo ancora fatto. Sento quel coso grassoccio strisciare sulla mia lingua, è diventato grosso e mi piace avvolgerlo con le mie labbra. Faccio un paio di su e giù ed improvvisamente lo sento esplodere, schiumare di sborra nella mia bocca.
E' una sensazione che mi dà godimento. Mi stacco soddisfatta e con un gesto per me nuovo lascio colare tutto quello sperma dalle mie labbra, lungo il mio corpo fino a terra.
Ora mi giro verso Simone: anche lui è venuto, è lì col pisello in mano e il pugno pieno di sborra. Mi alzo in piedi e passandogli vicino gli dico: “vedi di riprenderti, perché prima che me ne vada voglio anche io un orgasmo”.
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