Sono abbastanza puttana?!
di
Erika94
genere
feticismo
L'idea mi è venuta dopo aver visto la foto hot di una mia amica. Vedere lei, una ragazza che conosco da una vita, ritratta mentre fa la porca mi ha eccitata da morire.
Così si è fatta strada in me la voglia di provare ad espormi, magari in modo anonimo, per vedere che effetto posso avere su un estraneo che mi guarda.
Quello che mi incuriosiva non era tanto l'idea di sedurre qualcuno direttamente, perché lì entrano in gioco altri fattori, ma di esibire il mio corpo; di mettere a disposizione la mia immagine in modo pornografico, per poi osservare quel che accade.
Per prima cosa ho cercato di capire dove poter pubblicare eventuali mie foto, riuscendo però a proteggere la mia privacy. Fatte un po' di ricerche, ho individuato un gruppo per adulti su telegram.
Dopo essermi presa un giorno intero per pensarci e convincermi definitivamente, martedì sera torno a casa che sono già tutta in fermento. Anche solo l'idea di dare inizio al mio gioco mi fa impazzire, quindi ormai sono decisa.
Mi chiudo in camera mia e comincio a posare davanti al grande specchio dell'armadio. Dopo le prime due o tre pose, inizio però a sentirmi ridicola. Sono ancora vestita e la mia spinta iniziale sembra demordere.
Provo allora a cambiare strategia: accendo la musica e sfodero una bottiglia di Tequila che mi hanno regalato le mie amiche. Tracanno un primo sorso, poi un secondo e prendo a ballare. Mi muovo sempre più spigliata, mi sfilo la magliettina e rimango in reggiseno. Scatto così una prima foto col cellulare.
La guardo e mi piace. Ma poi, buttato giù qualche altro sorso, penso che voglio di più. Mi tolgo il reggiseno con una mossa da vera stripper e rimango con le tette al vento davanti allo specchio. Scatto così una seconda foto.
Questa mi piace molto, mi eccita guardarla, ma subito penso che voglio andare ancora oltre.
Dopo un'ora mi ritrovo sdraiata completamente nuda sul letto a sfogliare decine di miei scatti piccanti.
Ce ne sono parecchi che mi piacciono, ma la foto che più mi soddisfa mi ritrae sdraiata su di un fianco con una mano che mi sorregge la testa. L'indice e il medio sfiorano la mia patatina depilata, mentre la bottiglia di tequila è appoggiata sul letto col collo fra le mie tette nude.
La guardo cento volte e mi piace sempre di più, la luce calda le dà la giusta atmosfera che cercavo. La provo a ritagliare, perché non si veda la mia faccia, e l'effetto mi convince! Così, senza pensarci ulteriormente, decido di pubblicarla, con un'esaltazione stretta tra i denti:
“Ciao maialoni -scrivo sul gruppo- sono abbastanza puttana?!”
Nel momento stesso in cui premo invio mi assale un'adrenalina potentissima: da una parte trasalgo pensando che ho fatto una cazzata, dall'altra l'eccitazione mi prende i capezzoli rendendoli duri come pietra.
Dritta seduta sul letto tengo il cellulare stretto tra le mani, mentre sento la mia cosina bagnarsi. Continuo a fissare la foto, preoccupata soprattutto che non mi si riconosca.
I commenti intanto iniziano ad accatastarsi nella chat:
“che troia!!”
“ma sei davvero tu?”
“vorrei scoparti!”
“contattami in privato”
“ti sborrerei tutta”
Nomi che non mi dicono nulla mi riempiono di commenti, sul mio corpo, sulla mia persona, su quello che vorrebbero farmi.
Guardo le loro foto profilo, la maggior parte delle quali fake. Cerco di capire un po' chi sono questi maiali, alcuni indicano l'età: 19 anni, uomo maturo, 40enne.
Io mi scopro eccitata scorrendo avidamente tutti quei commenti; non penso a nulla di particolare, semplicemente li scorro sentendo la mia temperatura salire:
“mi sto segando su di te!”
“sei una puttana da monta”
“vuoi il mio cazzo da 25cm??”
“mandaci una foto del culo”
Mi piace, tutto questo mi piace! Tra le cosce sono fradicia, e più i commenti sono espliciti e volgari e pesanti, più mi eccito.
Mi siedo con la schiena contro al muro e spalancate le gambe inizio a masturbarmi, premendo e sgrillettando il clitoride col medio della mia mano destra.
Intanto i messaggi continuano, qualcuno pubblica la foto del suo membro in erezione, qualcun altro manda gif di sborrate in faccia e scopate colossali. In particolare uno insiste nel voler “tributare” il mio fondoschiena e su quel punto batte senza pietà:
“dai, il culo! Pubblica una foto del tuo culo!”
“Facci vedere che sei una vera porca, mettiti a pecora col culo bello in vista!”
“Voglio sborrarti tra le chiappe”
“Puttana! Schifosa troia! Ho detto che voglio il tuo culo!”
Fosse stato un uomo in carne ed ossa a dirmi così giuro che mi sarei messa a piangere, sarei rimasta terrorizzata e schifata a vita, sentendomi violentata. Invece in quella situazione particolare, per me inedita, la cosa inspiegabilmente mi piace.
Alla fine, al centesimo messaggio, sono così presa bene che mi metto davvero a quattro zampe davanti allo specchio, col mio sedere spalancato in primo piano. E senza pensarci troppo scatto così una foto, mentre con un dito mi trastullo il buchino. La guardo, sorrido davanti al mio culetto in bella mostra, e la pubblico.
E' l'apoteosi: i messaggi diventano migliaia, con foto di sborrate e le parole più sconce possibili.
Lì sul mio letto da sola mi tocco e vengo diverse volte: basta che mi sfiori leggermente con la mia mano per sentire potentissimi brividi percorrermi tutta e poi esplodere in piccoli orgasmi.
Rimango lì a giocare col mio corpo e con quegli sconosciuti fino a notte fonda. Verso le tre, quando ormai sto per crollare, cancello le foto e mi metto a dormine pacifica come un angioletto.
Le serate successive il giochino continua e ormai le mie foto sono introdotte dalla mia frase simbolo: “Ciao maialoni, sono abbastanza puttana?”. Ma col tempo la piccantezza si affievolisce e la monotonia inizia ad annoiarmi.
Naturalmente potrei andare oltre, i messaggi privati che mi arrivano sono centinaia e con proposte di tutti i tipi. Ma il mio gioco sul gruppo vuole restare una parentesi virtuale: un ritaglio serale che non possa intaccare la mia vita reale.
Un solo utente tra quelli che mi scrivono in privato attira la mia attenzione: si tratta di un uomo che non compare mai sulla chat del gruppo e che con me si firma con nome e cognome.
Inizio a rispondergli perché effettivamente mi sembra dire cose interessanti; alla fine il nostro diventa uno scambio di messaggi sempre più fitto su temi di qualsiasi tipo, soprattutto di attualità.
E' una persona molto intelligente ed elegante nello scrivere, discreto e allo stesso tempo deciso.
Naturalmente non dimentico mai che mi ha contattata grazie al gruppo, anche se il suo tono si addice poco a quel branco di maiali. Ma è proprio questo l'elemento che mi piace: l'idea che un uomo di quello spessore si sia fatto attrarre dalle mie foto più oscene.
Spesso mi trovo a fantasticare immaginando quell'uomo distinto che si masturba sulla foto del mio culo o delle mie tette. E' un'immagine che un po' mi fa vergognare e un po' mi eccita alla follia.
Un giorno, tornando da un aperitivo, decido che ho voglia di provocarlo. Non so come mi è nata, ma parlando di sesso con le amiche ho iniziato a pensare a lui e i diversi cocktail che mi sono concessa hanno allentato ogni mio freno inibitorio.
Tornata a casa mi spoglio e mi infilo solo una maglietta lunga, poi mi metto al calduccio sotto al piumone e prendo il telefono:
“Ciao, hai voglia di chattare con me?”
“Buonasera bellissima, certamente”
“Allora vado subito al sodo: se dovessi scegliere una parte del mio corpo, una sola da dedicare tutta a te, quale sceglieresti?”
“Ahah, Signorina, stasera hai voglia di giocare?
“Assolutamente sì! Sono alticcia ed eccitata!!”
“Allora ti dico subito: i piedi...”
“I piedi? Veramente? Rinunceresti al resto del mio corpo e sceglieresti quelli?”
“Sì, è la cosa che mi eccita di più. Oltretutto i tuoi sono molto sensuali”
Naturalmente sapevo di gente fissata con i piedi, ma era la prima volta che ci parlavo direttamente.
“E che cosa faresti coi miei piedi?” Rispondo sinceramente incuriosita.
“Li leccherei e poi succhierei ognuna delle tue piccole dita, partendo dagli alluci. E infine, naturalmente, se tu fossi d'accordo, ti chiederei il permesso di spargerci sopra il mio sperma”.
Leggere la sua risposta mi getta inaspettatamente un brivido di libidine che mi sconvolge tutta, mi ritrovo eccitata alla follia e quasi me ne vergogno!
“Quindi se io venissi lì da te, tutto quello che faresti è ciucciarmi i piedi e poi farti una sega su di loro?”
“Ahah, se vuoi riassumerlo così... E' esatto”.
Continuiamo a chattare per un po', e io ormai sono tantissimo bagnata. Mi inizio a masturbare con le dita, ma mi sento come prigioniera di quell'uomo che continua a parlare dei miei piedi.
Alla fine la libidine si è così impossessata di me che faccio una cosa che da lucida non avrei mai fatto: “Va bene” gli scrivo “mi hai incuriosita! Vediamo se veramente è come dici... Se vieni qui sotto in macchina ti lascio giocare coi miei piedi”.
Un'oretta dopo mi scrive che è arrivato. Io mi metto tutta in tiro con un bel vestitino nero corto, autoreggenti e il cappottino rosso che tengo per le feste. Prima di scendere decido anche di togliermi le mutandine: stasera sono così disinibita e su di giri che voglio liberare tutta la troiaggine a cui ho rinunciato negli anni.
Scesa al piano terra esco e vedo un distinto signore che mi fa cenno appoggiato ad una lunga BMW nera. Non è particolarmente bello, però ha un portamento molto di classe: sulla cinquantina, brizzolato e leggermente sovrappeso.
La sua voce mi accoglie subito con un tono profondo e caloroso: “finalmente ti vedo di persona”.
Mi apre la portiera facendomi accomodare al posto del passeggero e poi entra lui dall'altra parte. Appena si siede non capisco più niente e gli salto al collo facendo per baciarlo, ma lui mi ferma con un gesto dolce ma deciso: “Signorina, siamo qui per altro mi pare”.
Il suo distacco mi manda ancora più su di giri. Appoggiandomi con la schiena alla portiera, sfilo il mio piede dalla scarpa col tacco e glielo porgo, lasciando che la mia gonnellina si alzi fino all'inguine: “ecco qui Signor amante dei piedi, fanne quello che vuoi”.
Lui mi guarda molto serio. Poi, come se si apprestasse a fare un lavoro estremamente importante, mi sfila lentamente la calza, iniziando ad accarezzarmi dalla coscia alla caviglia.
Gli porgo così l'altra gamba e lui, senza esitazione, fa la stessa identica cosa, rimanendo coi miei due piedini in mano. Io sto per scoppiare, spalanco le gambe lasciando la mia passerina in bella vista, ora vorrei solo farmi scopare da questo tizio così distinto. Ma lui sembra completamente disinteressato alla cosa: rimane lì solo in contemplazione dei miei piedi.
Avvicinata la faccia al mio piede destro lo bacia, prima uno e poi l'altro, quindi inizia davvero a succhiare una ad una tutte le miei dita. A me questa cosa dà un brivido, in fondo mi piace, anche se faccio fatica ad ammetterlo, ma per quanto sono eccitata mi piacerebbe di più che infilasse quella sua bocca fra le mie gambe.
Dopo aver leccato i miei alluci, emettendo un leggero sospiro di piacere, con un tono elegante quanto sconcertante mi chiede: “ho il permesso di tributare questi tuoi piedini”.
Ho capito perfettamente cosa intende. Io ragiono sempre meno, so solo che la mia eccitazione non riesce più a trattenersi e in questo momento gli direi di sì a qualunque cosa.
Ottenuta l'approvazione lui tira fuori il suo cazzo dai pantaloni e lo appoggia alla pianta dei miei piedi iniziano a masturbarsi con loro.
Io avrei voglia di afferrare quel cazzo e infilarmelo in bocca e poi tra le gambe per prendermi l'orgasmo che desidero pazzamente, ma sono come impietrita davanti al suo incantesimo. Lui continua a segarsi coi miei piedi, la sua faccia sprigiona un'espressione di puro godimento.
Poi, finalmente, ansimando profondamente, lo vedo venire, inondando i miei piedini con un fiume di densa sborra.
“Cazzo! Mi sei davvero venuto sui piedi” dico io adesso quasi schifata ritraendo le gambe.
“Ho avuto il tuo permesso, giusto?” Lui mi risponde con la sua solita calma elegante.
“Va bene, ma adesso almeno fai venire anche me! Dai, leccami la farfallina, non mi devi neppure togliere le mutandine!”. Dicendo così mi stravacco sul sedile, tirandomi su completamente la gonna e lasciandogli in bella mostra la mia patatina completamente fradicia.
“Mi spiace Signorina, ma sono un uomo sposato. Anzi ti chiedo, visto che qui abbiamo finito, se puoi scendere gentilmente dalla mia auto, che domani inizio a lavorare presto”.
Cinque minuti mi ritrovo davanti al portone di casa mia, con le scarpe in mano e i piedi sporchi di sperma. E un orgasmo soffocato che nessuna masturbazione potrà mai liberare completamente.
Così si è fatta strada in me la voglia di provare ad espormi, magari in modo anonimo, per vedere che effetto posso avere su un estraneo che mi guarda.
Quello che mi incuriosiva non era tanto l'idea di sedurre qualcuno direttamente, perché lì entrano in gioco altri fattori, ma di esibire il mio corpo; di mettere a disposizione la mia immagine in modo pornografico, per poi osservare quel che accade.
Per prima cosa ho cercato di capire dove poter pubblicare eventuali mie foto, riuscendo però a proteggere la mia privacy. Fatte un po' di ricerche, ho individuato un gruppo per adulti su telegram.
Dopo essermi presa un giorno intero per pensarci e convincermi definitivamente, martedì sera torno a casa che sono già tutta in fermento. Anche solo l'idea di dare inizio al mio gioco mi fa impazzire, quindi ormai sono decisa.
Mi chiudo in camera mia e comincio a posare davanti al grande specchio dell'armadio. Dopo le prime due o tre pose, inizio però a sentirmi ridicola. Sono ancora vestita e la mia spinta iniziale sembra demordere.
Provo allora a cambiare strategia: accendo la musica e sfodero una bottiglia di Tequila che mi hanno regalato le mie amiche. Tracanno un primo sorso, poi un secondo e prendo a ballare. Mi muovo sempre più spigliata, mi sfilo la magliettina e rimango in reggiseno. Scatto così una prima foto col cellulare.
La guardo e mi piace. Ma poi, buttato giù qualche altro sorso, penso che voglio di più. Mi tolgo il reggiseno con una mossa da vera stripper e rimango con le tette al vento davanti allo specchio. Scatto così una seconda foto.
Questa mi piace molto, mi eccita guardarla, ma subito penso che voglio andare ancora oltre.
Dopo un'ora mi ritrovo sdraiata completamente nuda sul letto a sfogliare decine di miei scatti piccanti.
Ce ne sono parecchi che mi piacciono, ma la foto che più mi soddisfa mi ritrae sdraiata su di un fianco con una mano che mi sorregge la testa. L'indice e il medio sfiorano la mia patatina depilata, mentre la bottiglia di tequila è appoggiata sul letto col collo fra le mie tette nude.
La guardo cento volte e mi piace sempre di più, la luce calda le dà la giusta atmosfera che cercavo. La provo a ritagliare, perché non si veda la mia faccia, e l'effetto mi convince! Così, senza pensarci ulteriormente, decido di pubblicarla, con un'esaltazione stretta tra i denti:
“Ciao maialoni -scrivo sul gruppo- sono abbastanza puttana?!”
Nel momento stesso in cui premo invio mi assale un'adrenalina potentissima: da una parte trasalgo pensando che ho fatto una cazzata, dall'altra l'eccitazione mi prende i capezzoli rendendoli duri come pietra.
Dritta seduta sul letto tengo il cellulare stretto tra le mani, mentre sento la mia cosina bagnarsi. Continuo a fissare la foto, preoccupata soprattutto che non mi si riconosca.
I commenti intanto iniziano ad accatastarsi nella chat:
“che troia!!”
“ma sei davvero tu?”
“vorrei scoparti!”
“contattami in privato”
“ti sborrerei tutta”
Nomi che non mi dicono nulla mi riempiono di commenti, sul mio corpo, sulla mia persona, su quello che vorrebbero farmi.
Guardo le loro foto profilo, la maggior parte delle quali fake. Cerco di capire un po' chi sono questi maiali, alcuni indicano l'età: 19 anni, uomo maturo, 40enne.
Io mi scopro eccitata scorrendo avidamente tutti quei commenti; non penso a nulla di particolare, semplicemente li scorro sentendo la mia temperatura salire:
“mi sto segando su di te!”
“sei una puttana da monta”
“vuoi il mio cazzo da 25cm??”
“mandaci una foto del culo”
Mi piace, tutto questo mi piace! Tra le cosce sono fradicia, e più i commenti sono espliciti e volgari e pesanti, più mi eccito.
Mi siedo con la schiena contro al muro e spalancate le gambe inizio a masturbarmi, premendo e sgrillettando il clitoride col medio della mia mano destra.
Intanto i messaggi continuano, qualcuno pubblica la foto del suo membro in erezione, qualcun altro manda gif di sborrate in faccia e scopate colossali. In particolare uno insiste nel voler “tributare” il mio fondoschiena e su quel punto batte senza pietà:
“dai, il culo! Pubblica una foto del tuo culo!”
“Facci vedere che sei una vera porca, mettiti a pecora col culo bello in vista!”
“Voglio sborrarti tra le chiappe”
“Puttana! Schifosa troia! Ho detto che voglio il tuo culo!”
Fosse stato un uomo in carne ed ossa a dirmi così giuro che mi sarei messa a piangere, sarei rimasta terrorizzata e schifata a vita, sentendomi violentata. Invece in quella situazione particolare, per me inedita, la cosa inspiegabilmente mi piace.
Alla fine, al centesimo messaggio, sono così presa bene che mi metto davvero a quattro zampe davanti allo specchio, col mio sedere spalancato in primo piano. E senza pensarci troppo scatto così una foto, mentre con un dito mi trastullo il buchino. La guardo, sorrido davanti al mio culetto in bella mostra, e la pubblico.
E' l'apoteosi: i messaggi diventano migliaia, con foto di sborrate e le parole più sconce possibili.
Lì sul mio letto da sola mi tocco e vengo diverse volte: basta che mi sfiori leggermente con la mia mano per sentire potentissimi brividi percorrermi tutta e poi esplodere in piccoli orgasmi.
Rimango lì a giocare col mio corpo e con quegli sconosciuti fino a notte fonda. Verso le tre, quando ormai sto per crollare, cancello le foto e mi metto a dormine pacifica come un angioletto.
Le serate successive il giochino continua e ormai le mie foto sono introdotte dalla mia frase simbolo: “Ciao maialoni, sono abbastanza puttana?”. Ma col tempo la piccantezza si affievolisce e la monotonia inizia ad annoiarmi.
Naturalmente potrei andare oltre, i messaggi privati che mi arrivano sono centinaia e con proposte di tutti i tipi. Ma il mio gioco sul gruppo vuole restare una parentesi virtuale: un ritaglio serale che non possa intaccare la mia vita reale.
Un solo utente tra quelli che mi scrivono in privato attira la mia attenzione: si tratta di un uomo che non compare mai sulla chat del gruppo e che con me si firma con nome e cognome.
Inizio a rispondergli perché effettivamente mi sembra dire cose interessanti; alla fine il nostro diventa uno scambio di messaggi sempre più fitto su temi di qualsiasi tipo, soprattutto di attualità.
E' una persona molto intelligente ed elegante nello scrivere, discreto e allo stesso tempo deciso.
Naturalmente non dimentico mai che mi ha contattata grazie al gruppo, anche se il suo tono si addice poco a quel branco di maiali. Ma è proprio questo l'elemento che mi piace: l'idea che un uomo di quello spessore si sia fatto attrarre dalle mie foto più oscene.
Spesso mi trovo a fantasticare immaginando quell'uomo distinto che si masturba sulla foto del mio culo o delle mie tette. E' un'immagine che un po' mi fa vergognare e un po' mi eccita alla follia.
Un giorno, tornando da un aperitivo, decido che ho voglia di provocarlo. Non so come mi è nata, ma parlando di sesso con le amiche ho iniziato a pensare a lui e i diversi cocktail che mi sono concessa hanno allentato ogni mio freno inibitorio.
Tornata a casa mi spoglio e mi infilo solo una maglietta lunga, poi mi metto al calduccio sotto al piumone e prendo il telefono:
“Ciao, hai voglia di chattare con me?”
“Buonasera bellissima, certamente”
“Allora vado subito al sodo: se dovessi scegliere una parte del mio corpo, una sola da dedicare tutta a te, quale sceglieresti?”
“Ahah, Signorina, stasera hai voglia di giocare?
“Assolutamente sì! Sono alticcia ed eccitata!!”
“Allora ti dico subito: i piedi...”
“I piedi? Veramente? Rinunceresti al resto del mio corpo e sceglieresti quelli?”
“Sì, è la cosa che mi eccita di più. Oltretutto i tuoi sono molto sensuali”
Naturalmente sapevo di gente fissata con i piedi, ma era la prima volta che ci parlavo direttamente.
“E che cosa faresti coi miei piedi?” Rispondo sinceramente incuriosita.
“Li leccherei e poi succhierei ognuna delle tue piccole dita, partendo dagli alluci. E infine, naturalmente, se tu fossi d'accordo, ti chiederei il permesso di spargerci sopra il mio sperma”.
Leggere la sua risposta mi getta inaspettatamente un brivido di libidine che mi sconvolge tutta, mi ritrovo eccitata alla follia e quasi me ne vergogno!
“Quindi se io venissi lì da te, tutto quello che faresti è ciucciarmi i piedi e poi farti una sega su di loro?”
“Ahah, se vuoi riassumerlo così... E' esatto”.
Continuiamo a chattare per un po', e io ormai sono tantissimo bagnata. Mi inizio a masturbare con le dita, ma mi sento come prigioniera di quell'uomo che continua a parlare dei miei piedi.
Alla fine la libidine si è così impossessata di me che faccio una cosa che da lucida non avrei mai fatto: “Va bene” gli scrivo “mi hai incuriosita! Vediamo se veramente è come dici... Se vieni qui sotto in macchina ti lascio giocare coi miei piedi”.
Un'oretta dopo mi scrive che è arrivato. Io mi metto tutta in tiro con un bel vestitino nero corto, autoreggenti e il cappottino rosso che tengo per le feste. Prima di scendere decido anche di togliermi le mutandine: stasera sono così disinibita e su di giri che voglio liberare tutta la troiaggine a cui ho rinunciato negli anni.
Scesa al piano terra esco e vedo un distinto signore che mi fa cenno appoggiato ad una lunga BMW nera. Non è particolarmente bello, però ha un portamento molto di classe: sulla cinquantina, brizzolato e leggermente sovrappeso.
La sua voce mi accoglie subito con un tono profondo e caloroso: “finalmente ti vedo di persona”.
Mi apre la portiera facendomi accomodare al posto del passeggero e poi entra lui dall'altra parte. Appena si siede non capisco più niente e gli salto al collo facendo per baciarlo, ma lui mi ferma con un gesto dolce ma deciso: “Signorina, siamo qui per altro mi pare”.
Il suo distacco mi manda ancora più su di giri. Appoggiandomi con la schiena alla portiera, sfilo il mio piede dalla scarpa col tacco e glielo porgo, lasciando che la mia gonnellina si alzi fino all'inguine: “ecco qui Signor amante dei piedi, fanne quello che vuoi”.
Lui mi guarda molto serio. Poi, come se si apprestasse a fare un lavoro estremamente importante, mi sfila lentamente la calza, iniziando ad accarezzarmi dalla coscia alla caviglia.
Gli porgo così l'altra gamba e lui, senza esitazione, fa la stessa identica cosa, rimanendo coi miei due piedini in mano. Io sto per scoppiare, spalanco le gambe lasciando la mia passerina in bella vista, ora vorrei solo farmi scopare da questo tizio così distinto. Ma lui sembra completamente disinteressato alla cosa: rimane lì solo in contemplazione dei miei piedi.
Avvicinata la faccia al mio piede destro lo bacia, prima uno e poi l'altro, quindi inizia davvero a succhiare una ad una tutte le miei dita. A me questa cosa dà un brivido, in fondo mi piace, anche se faccio fatica ad ammetterlo, ma per quanto sono eccitata mi piacerebbe di più che infilasse quella sua bocca fra le mie gambe.
Dopo aver leccato i miei alluci, emettendo un leggero sospiro di piacere, con un tono elegante quanto sconcertante mi chiede: “ho il permesso di tributare questi tuoi piedini”.
Ho capito perfettamente cosa intende. Io ragiono sempre meno, so solo che la mia eccitazione non riesce più a trattenersi e in questo momento gli direi di sì a qualunque cosa.
Ottenuta l'approvazione lui tira fuori il suo cazzo dai pantaloni e lo appoggia alla pianta dei miei piedi iniziano a masturbarsi con loro.
Io avrei voglia di afferrare quel cazzo e infilarmelo in bocca e poi tra le gambe per prendermi l'orgasmo che desidero pazzamente, ma sono come impietrita davanti al suo incantesimo. Lui continua a segarsi coi miei piedi, la sua faccia sprigiona un'espressione di puro godimento.
Poi, finalmente, ansimando profondamente, lo vedo venire, inondando i miei piedini con un fiume di densa sborra.
“Cazzo! Mi sei davvero venuto sui piedi” dico io adesso quasi schifata ritraendo le gambe.
“Ho avuto il tuo permesso, giusto?” Lui mi risponde con la sua solita calma elegante.
“Va bene, ma adesso almeno fai venire anche me! Dai, leccami la farfallina, non mi devi neppure togliere le mutandine!”. Dicendo così mi stravacco sul sedile, tirandomi su completamente la gonna e lasciandogli in bella mostra la mia patatina completamente fradicia.
“Mi spiace Signorina, ma sono un uomo sposato. Anzi ti chiedo, visto che qui abbiamo finito, se puoi scendere gentilmente dalla mia auto, che domani inizio a lavorare presto”.
Cinque minuti mi ritrovo davanti al portone di casa mia, con le scarpe in mano e i piedi sporchi di sperma. E un orgasmo soffocato che nessuna masturbazione potrà mai liberare completamente.
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