Racconto Porno
di
banalmente
genere
etero
Un cazzo incontra un figa. No. Cari lettori. Non una sineddoche. Proprio un cazzo. Vero. Isolato. A dire il vero con i suoi testicoli. Ed una figa. Le labbra, il pelo.
La figa: “buttamelo dentro”
Il cazzo: “si. si. si.” “Ancora” “Sfondami” sciaf sciaf “Sono la tua troia” “Prendi, troia” “Sfondami” “Spruzzo” “Si, innondami”
Sono sempre stato colpito dalle parole. Hanno una loro vita. Una loro anima. Di come un autore è in grado di prendere le stesse parole e trasformarle. Come quella stessa parola da volgare diventa sensuale, erotica. Di come il linguaggio possa apparire caldo, oppure freddo, distante. E non capire ancora cosa rende un certo scritto sublime e l’altro sciatto, volgare, nauseabondo. Il mistero della mente. Della parola.
Immagino quel cazzo e quella figa in bianco e nero. Sciatti. Volgari. Immagino come nella Ricotta di Pasolini. Che improvvisamente quelle parole prendano colore. E tutta la scena intorno diventa di colore pastello. I colori più belli, del quadro rinascimentale più bello. Come nella Ricotta di Pasolini, appunto. E non vedo più una figa ed un cazzo. Ma una donna bellissima. La più bella. Ed un uomo. Bello, muscoloso. Si amano. O meglio, non so nulla di loro. Certamente si stanno amando. Vedo che si stanno baciando. E si. Vedo ancora una figa. E lei ora si avvicina a lui e lo vuole. “Non mi interessa niente di cosa vuoi tu. Ora ti voglio. Lo voglio dentro”. Ed i due corpi non sono più degli sciatti organi senza capo ne coda. Vedo l’armonia delle forme, i colori dell’amore ed una danza sinuosa di desiderio. Una musica melodiosa li cinge e la sento ed è un tutt’uno con i loro corpi. Vedo ancora quella figa che si muove desiderosa di quel cazzo e si muove nell’estasi del piacere. Lui la vuole. Non può più rinunciare a lei. E non sa se vuole di più sentire le sue labbra o quella sensazione del suo cazzo che vibra dentro di lei squassandola, sfondandola con vigore e potenza.
E quella scena, da scrittore della stessa, mi sta rapendo. Non resisto a quei colori, a quelle forme, a quel desiderio. Ed immagino te, lettrice (oppure io potrei essere scrittrice e tu lettore) che anche tu ti fai rapire da quei profumi e da quei colori e da quella musica. E ti vedo stesa nel letto, mentre osservi quel cazzo che non ti lascia indifferente. Lo leggi con desiderio. E ti vedo sfiorarti. Divertita, ma anche presa da tutta quella scena. E mi trovo io, scrittore e tu lettrice e la coppia, in un turbinio di emozioni che ci stanno portando in un gorgo di piacere. Una scena di un film, dove io contemporaneamente sono scrittore e regista e tu lettrice ed attrice. E quei colori pastello che non nascondono la carica erotica che sta pervadendo la scena, ma anzi la esaltano. I profumi dei nostri corpi. Sento il tuo, lettrice. Nel naso. Diretto. E vedo la coppia in un abbraccio di desiderio. Ti vedo sempre più rapita ed eccitata mentre leggi e contemporaneamente vedi la scena e si, mentre da attrice mostri le tue forme in una eccitazione che sta arrivando al culmine.
E noi quattro, le nostre menti, i nostri corpi, siamo una cosa unica. Vedo mentre scrivo il tuo sguardo malizioso assorta nelle mie parole. Lo stesso sguardo malizioso che guarda il suo cazzo vicino ad innondare la figa di lei. E mi eccita vederti masturbare leggendo le mie parole. E più le scrivo e più vedo la tua eccitazione crescere. Sudare.
E’ venuto il tempo di lasciare la mia e la tua mente alla fantasia. Le parole, da sciatte e volgari sono diventate forse coinvolgenti e sensuali. Ma quelle stesse parole non devono ridiventare sciatte e volgari. E’ il mistero della vita. Dell’erotismo. La scena sfuma, ma non per questo perde di intensità. Il colore pastello entra nella tua mente, e sgorga dalle mie parole. Il resto è solo nostro. Della coppia che si sta amando. Di io che scrivo e di te che leggi. Di loro, che da nulla sono diventati desiderio ed appena afferrati, probabilmente, spariranno.
La Ricotta (HD) – Pasolini – 1963 – YouTube
La figa: “buttamelo dentro”
Il cazzo: “si. si. si.” “Ancora” “Sfondami” sciaf sciaf “Sono la tua troia” “Prendi, troia” “Sfondami” “Spruzzo” “Si, innondami”
Sono sempre stato colpito dalle parole. Hanno una loro vita. Una loro anima. Di come un autore è in grado di prendere le stesse parole e trasformarle. Come quella stessa parola da volgare diventa sensuale, erotica. Di come il linguaggio possa apparire caldo, oppure freddo, distante. E non capire ancora cosa rende un certo scritto sublime e l’altro sciatto, volgare, nauseabondo. Il mistero della mente. Della parola.
Immagino quel cazzo e quella figa in bianco e nero. Sciatti. Volgari. Immagino come nella Ricotta di Pasolini. Che improvvisamente quelle parole prendano colore. E tutta la scena intorno diventa di colore pastello. I colori più belli, del quadro rinascimentale più bello. Come nella Ricotta di Pasolini, appunto. E non vedo più una figa ed un cazzo. Ma una donna bellissima. La più bella. Ed un uomo. Bello, muscoloso. Si amano. O meglio, non so nulla di loro. Certamente si stanno amando. Vedo che si stanno baciando. E si. Vedo ancora una figa. E lei ora si avvicina a lui e lo vuole. “Non mi interessa niente di cosa vuoi tu. Ora ti voglio. Lo voglio dentro”. Ed i due corpi non sono più degli sciatti organi senza capo ne coda. Vedo l’armonia delle forme, i colori dell’amore ed una danza sinuosa di desiderio. Una musica melodiosa li cinge e la sento ed è un tutt’uno con i loro corpi. Vedo ancora quella figa che si muove desiderosa di quel cazzo e si muove nell’estasi del piacere. Lui la vuole. Non può più rinunciare a lei. E non sa se vuole di più sentire le sue labbra o quella sensazione del suo cazzo che vibra dentro di lei squassandola, sfondandola con vigore e potenza.
E quella scena, da scrittore della stessa, mi sta rapendo. Non resisto a quei colori, a quelle forme, a quel desiderio. Ed immagino te, lettrice (oppure io potrei essere scrittrice e tu lettore) che anche tu ti fai rapire da quei profumi e da quei colori e da quella musica. E ti vedo stesa nel letto, mentre osservi quel cazzo che non ti lascia indifferente. Lo leggi con desiderio. E ti vedo sfiorarti. Divertita, ma anche presa da tutta quella scena. E mi trovo io, scrittore e tu lettrice e la coppia, in un turbinio di emozioni che ci stanno portando in un gorgo di piacere. Una scena di un film, dove io contemporaneamente sono scrittore e regista e tu lettrice ed attrice. E quei colori pastello che non nascondono la carica erotica che sta pervadendo la scena, ma anzi la esaltano. I profumi dei nostri corpi. Sento il tuo, lettrice. Nel naso. Diretto. E vedo la coppia in un abbraccio di desiderio. Ti vedo sempre più rapita ed eccitata mentre leggi e contemporaneamente vedi la scena e si, mentre da attrice mostri le tue forme in una eccitazione che sta arrivando al culmine.
E noi quattro, le nostre menti, i nostri corpi, siamo una cosa unica. Vedo mentre scrivo il tuo sguardo malizioso assorta nelle mie parole. Lo stesso sguardo malizioso che guarda il suo cazzo vicino ad innondare la figa di lei. E mi eccita vederti masturbare leggendo le mie parole. E più le scrivo e più vedo la tua eccitazione crescere. Sudare.
E’ venuto il tempo di lasciare la mia e la tua mente alla fantasia. Le parole, da sciatte e volgari sono diventate forse coinvolgenti e sensuali. Ma quelle stesse parole non devono ridiventare sciatte e volgari. E’ il mistero della vita. Dell’erotismo. La scena sfuma, ma non per questo perde di intensità. Il colore pastello entra nella tua mente, e sgorga dalle mie parole. Il resto è solo nostro. Della coppia che si sta amando. Di io che scrivo e di te che leggi. Di loro, che da nulla sono diventati desiderio ed appena afferrati, probabilmente, spariranno.
La Ricotta (HD) – Pasolini – 1963 – YouTube
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico