Cantabria
di
King Saul
genere
etero
Il naso storto con una piccola gobba al centro. la bocca grande, le labbra gonfie. gli occhi verdi e tristi.
Delle gambe e delle caviglie meravigliose. Così i piedi.
La vedo che ha dei pantaloni a zampa di elefante di fustagno, a vita alta, da gran signora.
La rivedo la notte, sopra le lenzuola disfatte, lei disfatta. Il suo culo all’aria, le gambe leggermente aperte. L’ho presa fino allo sfinimento. Il mio e il suo. Le sue cosce sono bagnate. Del mio e del suo. Tanto.
Un culo perfetto. Non magro, non muscoloso, ma nemmeno troppo grande. Giusto. Quello giusto da sbattere e scopare.
Ha iniziato a baciarmi con vigore dietro la porta. Si è appoggiata e le ho fatto sentire che c’ero. Le ho preso la vita tra le mani. Poi sono salito col palmo. A stringerle le tette. Non grandi. Ma con i capezzoli grossi. Scuri. Duri.
Da dietro con la mano ho sentito in mezzo alle cosce. Era bagnata. Molto. Sei una signora. E hai voglia. Mi piaci.
L’ho leccata sul collo. Era salata. L’ho leccata sotto. Ancora più salata. Non si vedeva niente ma la sentivo. Una signora con qualcosa di molto animale.
L’ho presa in vari modi. Da davanti le ho fatto alzare le gambe. Le tenevo le caviglie. Le annusavo i piedi. Glieli leccavo. E intanto la prendevo forte.
L’ho lasciata a pancia in giù, le gambe aperte. Io sopra a prenderla. Lei quasi mi viene in mano.
Siamo uno Rioja invecchiato, ma di mezza età, sempre pronto a stupirsi, a stupirci, a fare idiozie e a tornare tristi.
Delle gambe e delle caviglie meravigliose. Così i piedi.
La vedo che ha dei pantaloni a zampa di elefante di fustagno, a vita alta, da gran signora.
La rivedo la notte, sopra le lenzuola disfatte, lei disfatta. Il suo culo all’aria, le gambe leggermente aperte. L’ho presa fino allo sfinimento. Il mio e il suo. Le sue cosce sono bagnate. Del mio e del suo. Tanto.
Un culo perfetto. Non magro, non muscoloso, ma nemmeno troppo grande. Giusto. Quello giusto da sbattere e scopare.
Ha iniziato a baciarmi con vigore dietro la porta. Si è appoggiata e le ho fatto sentire che c’ero. Le ho preso la vita tra le mani. Poi sono salito col palmo. A stringerle le tette. Non grandi. Ma con i capezzoli grossi. Scuri. Duri.
Da dietro con la mano ho sentito in mezzo alle cosce. Era bagnata. Molto. Sei una signora. E hai voglia. Mi piaci.
L’ho leccata sul collo. Era salata. L’ho leccata sotto. Ancora più salata. Non si vedeva niente ma la sentivo. Una signora con qualcosa di molto animale.
L’ho presa in vari modi. Da davanti le ho fatto alzare le gambe. Le tenevo le caviglie. Le annusavo i piedi. Glieli leccavo. E intanto la prendevo forte.
L’ho lasciata a pancia in giù, le gambe aperte. Io sopra a prenderla. Lei quasi mi viene in mano.
Siamo uno Rioja invecchiato, ma di mezza età, sempre pronto a stupirsi, a stupirci, a fare idiozie e a tornare tristi.
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