La moglie schiava - cap. 5

di
genere
dominazione

Erano un po' di giorni che Alfredo era insolitamente tranquillo, e ormai avevo capito che quello stato preludeva a qualcosa di nuovo e sempre più perverso.
La sera prima aveva portata in casa una lavagna da ufficio, di quelle su cui si scrive con un pennarello e si cancella con una spugnetta. Non osai chiedergli il motivo di quell'acquisto, ma non facevo altro che pensare a come l'avrebbe usata, perchè era certo che prima o poi avrebbe fatto capolino nella nostra nuova vita sessuale.
Il giorno dopo era tornato in anticipo senza avvisarmi, ma trovandomi seminuda come al solito, non aveva trovando modo di punirmi, e si ritirò nel suo studio fino a che la cena non fu pronta. Mangiò di fretta mentre io lo guardavo inginocchiata al suo fianco, poi non mi diede tempo di pulire, ma m'impartì un ordine col suo tono secco e deciso.
“Vai in camera e vestiti come la troia che sei, ai piatti penserai dopo. Quando sei pronta raggiungimi in salotto e vedi di non farmi aspettare troppo.”
“Si Padrone, vado subito.”
Corsi in camera ed aprì l'armadio, di certo non mi mancava la scelta su cosa indossare. Oramai i bei vestiti avevano fatto posto a minigonne inguinali e top cortissimi. Scelsi un microperizoma nero, un reggiseno push-up e autoreggenti a rete larga dello stesso colore, poi una mini di pelle rossa ed una maglia in rete bianca. Mi truccai in maniera volgare come sapevo sarebbe piaciuto a lui, finendo l'opera con un rossetto rosso fuoco dato in abbondanza. Per dare il tocco in più misi anche degli stivali alti fino al ginocchio con tre dita di zeppe, di colore rosso e mi misi davanti allo specchio.
Sembravo davvero una gran puttana, di quelle dei viali che chiedono trenta euro a prestazione, ma il fatto non mi dava fastidio anzi mi eccitava oltremodo.
Così conciata andai in sala dove Alfredo mi aspettava impaziente, sculettando in maniera esagerata.
“Però sembri più troia di quello che sei, e di certo sei una gran puttana.”
“Sono come mi vuole il mio Padrone” gli risposi in maniera ruffiana.
“Allora ti spiego subito cosa dovrai fare, come vedi c'è una telecamera e la lavagna, in quella scatola vicino al divano ho messo un po' di giochini che ti piacciono tanto. Devi prima spogliarti, puoi tenere addosso solo perizoma, calze e stivali, poi ti metterai sul divano e ti masturberai con quello che scriverò sulla lavagna mettendoti come ti dirò io. Spero d'esser stato chiaro, se hai domande falle subito.”
“No, ho capito tutto, solo ti vorrei chiedere un po' di musica, giusto per avere un tempo da seguire mentre mi spoglio, io uno strip non l'ho mai fatto.”
“In fondo hai quasi ragione, scegli tu la musica che vuoi, e dopo inizia lo spettacolo.”
Non ci misi molto a trovare un Cd di musica adatta allo scopo, e lo misi senza ulteriori indugi. Mentre mi spogliavo mi sentivo ridicola, io che facevo uno strip a suon di musica !
Però lui sembrava apprezzare, guardava il monitor della cinepresa e quasi mi sosteneva anche se non proprio con parole finissime.
Mi ritrovai ben presto come lui voleva, era peggio che essere nuda tanta era l'umiliazione di sentirsi come una puttana.
Iniziò a scrivere sulla lavagna 'prendi un cazzo di gomma e siediti sul divano'.
Con fare felino presi il giochino dalla scatola e mi sedetti a gambe aperte sul divano.
Cominciai a baciarlo sulla punta, poi a leccarlo fino a mettermelo tutto in bocca. Mi sentivo strana nel fare un 'pompino' ad un fallo per quanto realistico, ma quando lo portai sulla passera, dopo averci giocato col seno, mi scoprì bagnata, mi ero eccitata senza quasi rendermene conto.
Lo feci entrare dopo averlo fatto ben inumidire contro l'apertura della fica che ormai era un laghetto. Lo senti dentro e subito mi misi a gemere di piacere, con la coda dell'occhio vidi Alfredo che si toccava la patta dei pantaloni, anche lui chiaramente su di giri.
Mi masturbai a lungo, in fondo lui non scriveva niente, fino a girarmi col culo per aria e continuare in quella posizione.
Poco dopo mi accorsi che voleva la mia attenzione e lessi lavagna 'mettitelo nel culo troia'. Facendo la tonta ne presi un altro dalla scatola, lo bagnai per bene coprendolo di saliva e me lo ficcai decisa nel buchino.
Vedendomi così mio marito prese a segarsi di gran gusto, e se per me non era facile muovere due dildi, per lui era certamente più semplice far scorrere una mano.
Mi resi conto che non badavo più a lui, pensavo solo a masturbarmi culo e fica e a trarne piacere. Non mi sentivo più sporca, ma solo vogliosa, sapevo che prima o poi mi avrebbe preso e non certo con le bune maniera, ma in quei momenti il mio piacere era al centro della mia mente, e del resto non m'importava nulla.
L'occhio mi cadde poi dentro la scatola dove c'era un dildo doppio, non ci pensai neanche un secondo e lo presi girandomi verso di lui. Leccai entrambi i membri con cure cercando d'essere il più porca possibile, non solo tiravo fuori la lingua quasi fino a staccarmela, ma era l'espressione del mio viso che mostrava quanto stessi godendo.
Inizia a giocare con un rivolo di saliva che avevo posato sulla punta di un fallo, con la bocca lo succhiavo piano, per poi farlo allungare di nuovo sotto il suo sguardo sempre più arrapato.
Mi misi quindi seduta sul bordo del divano con le gambe aperte al massimo e feci scivolare tutte e due i membri di gomma nei miei buchi.
Non mi accorsi quasi che ero venuta, di certo lui non voleva, ma ormai era troppo tardi, così urlai il mio orgasmo senza cercare in alcun modo di mascherarlo.
Lui mi venne davanti, e dopo pochi colpi di mano, mi sborrò in faccia,
dicendomi in continuazione quanto fossi troia. E da troia glielo presi in bocca fino a farglielo tornare duro, lo volevo dentro, non importava dove, ma volevo che mi scopasse in qualunque modo anche il più violento.
Alfredo mi capì al volo, così mi tolse il doppio cazzo e mi mise a pecora, mettendo il suo membro vicino alla mia fica.
“Allora puttana vuoi il mio cazzo ?”
“Si dammelo, ti prego.”
“Devi implorarlo brutta troia che non sei altro.”
“Ti prego Padrone scopa la tua schiava.”
“Così non basta,”
“La tua serva e puttana privata ti supplica di sfondarla come meglio credi e di godere di lei.”
“Dillo ancora zoccola.”
Mi stava umiliando come forse non c'era mai riuscito fino a quel giorno, ma la mia voglia era tale che avrei detto qualunque cosa per un po' di cazzo.
“Sono la tua schiava e ti chiedo di scoparmi a tuo piacimento, non per godere io, ma per dare piacere al mio Signore e Padrone.”
“Ora ci siamo, prendilo tutto.”
Lo spinse dentro la fica con un colpo unico e, per quanto cercassi di trattenermi, venni quasi subito sotto la sua possente spinta. Venni di nuovo quando m'inculò nella stessa maniera, era incredibilmente violento, ma anche passionale oltre ogni misura.
Tenendomi per i fianchi mi fotteva il culo ormai aperto, sentivo le sue palle sbattermi sulla fica, le sue parole ingiuriose, la sua forza animalesca.
Mi venne nel culo riempendomi del suo piacere e rimanendo a lungo dietro di me, più sconvolto di quanto non lo fossi io. Poi mi passo un piede sul culo che si sporco inevitabilmente di sperma. Tenendomi con l'altro piede con la faccia a terra si fece pulire quello sporco, prima che passassi al cazzo.
Anche se mi sentivo sconvolta e umiliata avrei voluto che continuasse ancora, avrei desiderato che mi prendesse ancora con quella forza che prima non mi aveva mai mostrato, ma non ebbi la forza di chiederglielo.
Così dopo averlo pulito mi accovacciarmi ai suoi piedi, come una cagna fedele fino a quando non andammo a dormire.
Stavo però scoprendo nuovi lati piacevoli dell'essere la sua serva, solo non sapevo quando avrebbe deciso di smettere se mai l'avesse fatto.




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scritto il
2022-01-08
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