Cyberamante

di
genere
incesti

Seduta sul divano, trascorrevo un normalissimo pomeriggio di dicembre. Sulle gambe avevo un plaid e la televisione, accesa su canale cinque, si guardava da sola.
Mio marito sarebbe tornato di li a poche ore, mentre potevo sentire mio figlio sbraitare nell’altra stanza alle prese con uno dei suoi stupidi videogames.
Presi lo smartphone e iniziai a perdere tempo guardando un po’ i social network. Per pura casualità mi ritrovai sul profilo di un attore americano, un bel fustacchione più giovane di me di almeno una decina d’anni. Aveva appena caricato una foto a mezzo busto con la camicia semi sbottonata che ne metteva in mostra il petto glabro e muscoloso. Ero li a guardare con avida attenzione quando mi arrivò un sms su whatsapp. Mi accorsi subito che a scrivermi era un numero che non avevo salvato in rubrica. Cliccai sulla notifica e nel leggere il testo del messaggio mi si troncò il fiato di netto.
-E come ci divertiamo quando il maritino non c’è…- scriveva lo sconosciuto aggiungendo uno smile sorridente.
Nel leggere il messaggio mi raddrizzai sul divano ma non ebbi il tempo di realizzare che arrivò un secondo messaggio, stavolta non di testo. Lo sconosciuto mi aveva appena inoltrato un video.
Non ebbi neanche il bisogno di aprire il video per riconoscermi, il fermoimmagine era chiarissimo. Il video ritraeva me distesa sul letto della mia camera intenta a dedicarmi all’autoerotismo.
L’autoerotismo è sempre stata un’attività a cui mi sono dedicata con passione, da sempre. Non ho smesso di praticarla né dopo il matrimonio né tantomeno dopo aver avuto mio figlio. È il momento in cui mi prendo cura di me stessa, in cui mi coccolo e soprattutto in cui godo. Mio marito è l’unico uomo a cui mi sono mai concessa e, nonostante si sia sempre impegnato molto sotto le coperte, non è mai riuscito a farmi provare le sensazioni che io riesco a provocarmi da sola.
L’autoerotismo l’ho sempre vissuto e praticato in segreto, quasi come se praticandolo stessi tradendo il mio compagno di vita e, probabilmente, questo motivo lo ha sempre reso così godereccio e speciale.
Ad ogni modo vedermi nel video mi turbò in maniera spropositata.
Chiusi il video prima di arrivare alla fine, momento in cui mi portavo ad un orgasmo bagnato con uno dei miei giochini vibranti preferiti, colta dalla vergogna e dalla paura.
Mi sentivo spiata, osservata… qualcuno si era intrufolato in casa mia!
-chi sei? Cosa vuoi?- scrissi in preda al panico.
La risposta arrivò simultanea. -Te-.
Lo sconosciuto fu molto chiaro, avrebbe potuto condividere il video online, avrebbe potuto farlo diventare virale ma non voleva. Quello che voleva era una troia… di penna. E quella troia dovevo essere io.
Mi promise che non ci saremmo mai incontrati di persona, ma tutto dipendeva da me e da quanto mi sarei rivelata brava a soddisfare le sue richieste.
Nei giorni successivi, conversare con il ricattatore divenne una costante. Mi sentivo più con lui che con mio marito. E le richieste erano le più assurde.
Spesso mi mandava le foto di modelle mezze nude e mi chiedeva di replicare la posa, altre ancora di inviare note vocali in cui ripetevo delle volgarità che lui stesso mi aveva scritto. Poi foto dei piedi, delle mie parti erogene con o senza intimo. Il ricattatore non si limitava a farmi delle richieste, ma aveva il bisogno di complimentarsi e il suo modo di farlo era quello di riprendersi mentre si masturbava sul materiale che io stessa le avevo inviato. Ogni giorno mi arrivavano video di lui che veniva sulle mie foto. Devo ammettere che i video che mi mandava li guardavo, sempre. Il suo cazzo era grande, depilato, e il suo modo di venire mi faceva eccitare. Il suo modo di godere mi faceva eccitare. Mi faceva eccitare che il mio corpo gli provocasse tutto quel piacere e il fatto che producesse tutto quello sperma per me mi faceva sentire sporca, voluta, desiderata.
I giorni diventarono settimane.
Io mi lasciai trascinare e non sentivo più il peso del ricatto. Iniziai a mandare video di me che mi masturbavo allo sconosciuto arrivai anche a comprare della lingerie senza nemmeno che mi fosse mossa la richiesta e, quando non mi rispondeva, arrivai a sentirmi addirittura gelosa.
Mi resi conto che soprattutto la mattina, unico momento in cui io ero totalmente sola a casa, lui mi ignorava del tutto. La cosa mi faceva impazzire.
Un giovedì mattina, stufa di sentirmi snobbata, decisi di chiamarlo. Stavo realmente chiamando il mio aguzzino. Nell’esatto momento in cui la telefonata partì, sentì la suoneria di un cellulare provenire dal corridoio. Per poco non mi cadette lo smartphone dalle mani. Riattaccai e quasi contemporaneamente cessò anche la suoneria.
Non poteva essere. Non sapevo cosa pensare.
Feci una seconda prova e di nuovo la suoneria partì. Stavolta non buttai giù il telefono, seguì la suoneria che mi portò in camera di mio figlio che a, a quell’ora del mattino, era ancora a scuola. Sul comodino c’era un telefono che stava squillando.
Risposi ed ebbi la conferma che temevo.
Il ricattatore, che era diventato il mio cyberamante, era mio figlio.

Lella.roleplay01@gmail.com
scritto il
2022-01-09
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