La vita di Francesca - Capitolo 1

di
genere
orge

Mezzanotte in punto. Dev'essere la prima volta che torno così presto a casa dopo una serata trascorsa insieme a Ramona. Quante sere passate a sedurre e provocare uomini, non importa se giovani, vecchi, belli o brutti. Il nostro desiderio è sempre lo stesso: vedere sin dove si spingono per portarci a letto.
Ciò che ci eccita maggiormente, forse ancor più del sesso, è proprio il momento in cui cercano di conquistarci. Il non sapere quali parole o azioni tenteranno mi provoca ogni volta un brivido che scorre lungo tutto il corpo, inumidendomi il sesso.
Avevamo scoperto questa nostra passione comune poco dopo esserci conosciute, quando mi trasferii al seguito di mio marito, e da allora ne abbiamo combinate tante insieme.
Così eccomi qua, a quarant'anni da poco compiuti, davanti al garage di casa dopo una serata mai davvero cominciata. Due settimane fa il marito di Ramona aveva deciso di accontentare la figlioletta comprandole un cucciolo di Labrador che, ahimé, ha scelto proprio oggi per mettere a soqquadro la casa. Con Tommaso all'estero per lavoro, un figlio adolescente da tenere d'occhio e le faccende di casa da sbrigare, le occasioni di passare del tempo con la mia amica capitano ormai sempre più di rado.
Scendo dall'auto, un lieve refolo di vento caldo mi scompiglia la chioma bionda. Non c'è alcun rumore, fatto eccezione il distante frinire dei grilli. La pace e il silenzio sono certamente i più piacevoli benefici del vivere in un paesello che si estende in mezzo al verde, lontano dal caos della città.
Camminando lungo il vialetto mi accorgo dell'assenza dello scooter di mio figlio. Che strano, non mi aveva detto che sarebbe uscito. Apro il portone della palazzina e, prima di salire le due rampe di scale che mi separano dall'appartamento, mi tolgo i tacchi, così da non disturbare gli altri condomini.
Inserisco la chiave nella serratura. Non appena aperto un piccolo spiraglio, sento il tipico affanno di un orgasmo femminile e alcune voci mormorare: "Spegni, spegni!".
Una volta spalancata la porta, per un fugace istante intravedo nella televisione due uomini scopare una bionda, prima che lo schermo diventi nero. Davanti a me, seduti sul divano, tre amici di mio figlio Simone. A sinistra Matteo, senza dubbio il più carino della compagnia, nonché l'unico ad aver già compiuto diciotto anni. Alto, moro e con due meravigliosi occhi azzurro ghiaccio. Simone mi aveva raccontato delle sue numerose conquiste, e non stentavo a crederlo. Senza un filo di vergogna ammetto di essermi io stessa masturbata più di una volta fantasticando di essere montata da quel bel ragazzo. Alla sua destra, con gli occhi fissi sul pavimento, Luca, il classico ragazzino anonimo: né alto né basso, capelli a spazzola e un felpone decisamente troppo largo per il suo fisico minuto. Sulla fronte ha stampato la parola ordinario. Da quando lo conosco mi avrà rivolto la parola sì e no un paio di volte. Infine, stravaccato sulla penisola, il bulletto del gruppo, Marco, con i capelli rasati ai lati, molto di moda al giorno d'oggi, un paio di catenine al collo e quel sorrisetto arrogante di chi si crede superiore a chiunque. In mia presenza si dimostra sempre gentile e servizievole, ma in realtà so che è un piccolo delinquente a cui piace prendersela con i più deboli. Una presenza stonata in mezzo ai tranquilli compagni di Simone, ma immagino che lui e mio figlio siano rimasti uniti poiché si conoscono sin dai tempi dell'asilo.
"Cosa stavate guardando?", domando loro una volta chiusa la porta.
Marco si protrae in avanti, il sedere appoggiato sul bordo del divano, come se dovesse scattare da un momento all'altro, mentre le guance di Luca diventano via via sempre più rosse. L'unico a rimanere impassibile è Matteo.
"Nulla, Francesca. Stavamo giusto andando via, vero ragazzi?", risponde Marco elargendomi un sorriso tirato.
"Sì, esatto!", conferma Luca con una voce più acuta del previsto. Il ragazzo dev'essere teso come la corda di un violino.
Ovviamente so perfettamente cos'ho visto e la loro reazione non fa che confermarlo. Non mi aspetto nemmeno che mi dicano la verità, semplicemente mi diverto a stuzzicarli un poco.
"Simone non mi aveva detto che sareste venuti. A proposito, lui dov'è?"
Marco si irrigidisce di fronte a questa semplice domanda, e si volta verso gli altri in cerca di aiuto.
Come mai questo silenzio, cos'è successo?
Solo ora mi accorgo di alcune bottiglie di birra vuote sul tavolo.
"Vedo che avete anche bevuto", faccio notare loro.
Marco, non sapendo più come cavarsela, decide allora di vuotare il sacco.
"Simone non c'è. Cioè, prima c'era", aggiunge dopo una mia occhiata torva, "ma poi è andato via. Gli ha scritto una ragazza, così è andato da lei. Ha detto di rimanere qua ad aspettarlo e che potevamo farci qualche birra nell'attesa. Ci ha assicurato che quando esci con la tua amica non torni mai prima delle quattro, cinque del mattino, così lui sarebbe arrivato prima."
È vero, raramente sono ritornata prima delle quattro dopo una serata con Ramona. Non so se essere arrabbiata con mio figlio che è sgattaiolato fuori di casa senza avvertirmi, lasciando i suoi amici liberi di fare i loro porci comodi in casa mia, o se essere curiosa di scoprire chi sia questa ragazza.
"E chi sarebbe questa fantomatica ragazza?"
Marco ora sembra sollevato, probabilmente convinto che abbia dimenticato la faccenda del televisore.
"Si chiama Martina, frequentano la stessa scuola."
Martina, mai sentita. Non sono una di quelle madri ficcanaso, non eccessivamente perlomeno, però ci tengo a conoscere la vita amorosa di mio figlio. Appena torna mi farò raccontare tutto.
"Non la conosco. Comunque mi dispiace aver rovinato i vostri piani", affermo con una nota sarcastica. "Adesso vado di sopra a cambiarmi, nel frattempo voi rimettete tutto a posto e poi levate le tende, siamo intesi?"
Nessuno dei tre pare aver sentito le mie parole. Di punto in bianco si sono accorti del mio mini abito da sera, che copre ben poche zone del mio corpo. Gli occhi di Marco sono fissi sul mio generoso décolleté, mentre quelli di Luca e Matteo sulle gambe abbronzate. Non hanno mai visto una donna in vita loro?
"Sveglia! Mi avete sentito?"
Come risvegliatisi da un sogno ad occhi aperti, i tre accennano di aver capito.
Salgo la stretta scala a chiocciola che porta al piano di sopra, dove si trovano le due camere da letto. Entro nella mia e lascio socchiusa la porta, per ascoltare cosa accade di sotto. Mi tolgo la giacchetta nera di pelle e la lascio cadere sulla sedia.
All'improvviso sento uno scricchiolio provenire dalla scala di legno, seguito da un impercettibile bisbigliare. Perché stanno salendo? E cosa hanno da confabulare sottovoce? La mia mente perversa ha già formulato la risposta: vogliono vedermi nuda. Se così fosse, sono pronta a scommettere che l'idea sia stata di Marco.
Non so se siano più stupidi o coraggiosi.
Adesso non sento più nulla, devono essersi fermati sul pianerottolo, a due passi dalla porta.
Mi domando come dovrei comportarmi in questa situazione. Magari potrei lasciar loro dare una sbirciatina, in fondo che male ci sarebbe. A questo malizioso pensiero, un fremito mi percorre l'intero corpo. La conosco questa sensazione, mi travolge ogni volta che mi eccito più del normale. Devo resistere, non posso fare cazzate, ci sono i migliori amici di mio figlio là dietro.
Il numero delle pulsazioni inizia a salire vertiginosamente, il battito del cuore mi martella la testa. Sento il sangue andarmi al cervello, sto perdendo lucidità.
D'altro canto, che problema ci sarebbe ad andare a letto con loro? Simone non tornerà a breve e sono sicura di riuscire a far mantenere loro il segreto.
Per una frazione di secondo un occhio appare nello spiraglio. Ho preso la mia decisione.
Apro bruscamente la porta.
"Cosa ci fate voi qua?", li sorprendo con tono accusatorio.
"Siamo venuti per dirti che stiamo andando via", afferma Marco dopo una breve esitazione.
Il solito bugiardo. Dev'essere la scusa che si sono preparati nel caso li avessi beccati.
"Smettila di dire bugie. So che cosa volevate fare."
Mi volto e faccio per rientrare in camera.
"Su, cosa aspettate? Venite."
Il mio invito li coglie alla sprovvista, non hanno ancora realizzato cosa significhi. Alla fine si decidono a seguirmi. Uno dopo l'altro entrano in camera e li faccio mettere in riga contro il muro.
Con movimenti lenti e sensuali inizio a sfilarmi la spallina sinistra del vestito, poi quella destra. Prima di lasciarlo cadere a terra, li osservo per cogliere le loro reazioni. Se non fosse che sto per rimanere nuda, mi sembrerebbe di essere nella scena finale di un film western. I tre non muovono un singolo muscolo, gli occhi inchiodati sul mio corpo.
L'abito scivola ai miei piedi, solo un perizoma di pizzo blu a coprirmi il sesso. Di fronte al mio seno in bella vista, se possibile, Luca si irrigidisce ancora di più. Penso di essere la prima donna nuda che vede dal vivo. Marco, invece, si agita vistosamente, non riesce a tenere ferme le mani, che continuano a fare dentro e fuori dalle tasche dei jeans. Le sue pupille sembrano quelle di un animale sovreccitato. Manca solo che tiri fuori la lingua per completare la trasformazione. All'opposto Matteo sembra essersi rilassato, tornando ad essere all'apparenza imperturbabile. Vedremo se rimarrà così indifferente tra poco.
"Adesso tocca a voi", dico con un sorriso.
Marco si toglie i vestiti freneticamente, restando nudo in pochi secondi. L'arnese, leggermente incurvato verso l'alto, già in erezione. Niente di che, se devo ammettere, nella media.
Anche Matteo segue l'esempio dell'amico. Miro subito i suoi addominali definiti, mi chiamano, mi incitano a saltargli subito addosso, ma non posso, voglio continuare a giocare con loro.
Il mio sguardo scivola verso il suo pene, anch'esso già ben dritto. A prima vista direi giusto un paio di centimetri più lungo di quello di Marco.
L'unico a non essersi ancora spogliato del tutto è Luca. Nonostante gli slip ancora addosso, noto il suo uccello smanioso di prendere una boccata d'aria.
Mi avvicino a lui.
"Su, Luca, tiralo fuori anche tu", lo esorto con voce suadente.
Egli esegue, seppur con non troppa convinzione. Davanti a me si palesa un pene sicuramente non ordinario. Certo, non molto lungo, come quello di Marco direi, però tozzo. Finalmente scopro qualcosa di interessante in Luca.
"Ti va di toccarle?", gli dico passandomi una mano sulle tette.
Non se lo fa ripetere due volte e incomincia a palparle e schiacciarle in totale adorazione.
Lo invito a prenderle in bocca. Dapprima mi guarda esitante, ma poi si mette d'impegno a leccare e succhiarmi il capezzolo sinistro. Mi strappa un mugolio di piacere.
Marco si muove per partecipare al divertimento ma lo blocco subito.
"Fermo dove sei", gli intimo, "non tocca ancora a te."
Ritorna al suo posto.
Bravo, hai capito. Sono io a comandare questo gioco.
Allontano il viso di Luca dalle mie tette e lo congedo con un bacio a stampo.
Passo oltre Marco e vado da Matteo. Il sorriso di Marco si spegne sul volto, era convinto sarebbe stato il suo turno, ma voglio tenerlo sulle spine ancora un pochettino.
Io e Matteo iniziamo a baciarci, le nostre lingue avvinghiate l'una all'altra nel mentre gli massaggio le palle.
Mi stacco da lui a fatica, ma ci sono altri due ospiti da intrattenere.
Torno da Marco. Era ora, sembra pensare. Senza aspettare un mio segnale, mi mette la lingua in bocca ma, a differenza del bacio con Matteo, questo è più rozzo, selvaggio, manca totalmente di eleganza. Mentre sento la sua lingua andare sempre più a fondo, le sue mani scendono ad afferrarmi le natiche. Le stringe con forza, come se stesse cercando di rompere delle noci.
Lo allontano da me e indietreggio verso il letto. Do loro le spalle e mi piego a novanta gradi, allargando leggermente le gambe. Porto le mani sui fianchi e, piano piano, abbasso il perizoma come una spogliarellista consumata. Lo scaglio via con un calcio, mi siedo sul bordo del letto e apro le cosce in modo osceno. I ragazzi sono inebriati dalla vista della mia figa.
"Adesso faremo un gioco", annuncio loro. "Voi farete qualcosa per me, e il fortunato vincitore in cambio riceverà un premio. Non preoccupatevi, però, anche gli altri non rimarranno a bocca asciutta. Siete pronti?"
Luca deglutisce vistosamente. Inizierò proprio da lui.
"Bene, in questa prima prova dovrete leccarmi la figa a turno. Il migliore vincerà un pompino. Luca, sarai tu il primo."
Il giovane impallidisce. Ha dinanzi a sé una donna procace e vogliosa, insomma, il sogno di qualsiasi uomo, eppure nei suoi occhi leggo il desiderio di voler essere altrove. Vacilla verso di me come un condannato a morte che sta per salire sul patibolo. Quando si inginocchia, gli prendo il viso tra le mani e provo a calmarlo con qualche parola di conforto.
Accosta la sua lingua al clitoride e inizia a leccare con delicatezza. Forse sarà la sua prima volta, ma è riuscito subito a toccare il punto giusto.
Inarco la schiena all'indietro e mi godo il cunnilingus. Preso coraggio dai miei mugolii, prova ad esplorare la passera con le dita. I movimenti, però, non sono ben coordinati con quelli della sua bocca, così perdo un po' del piacere che stavo provando.
Lo lascio continuare ancora per un paio di minuti, poi gli dico di fermarsi. Prima che ritorni al suo posto, gli sussurro nell'orecchio un bravo, così da infondergli un po' di coraggio.
"Ora tocca a te, Marco"
Il giovane bulletto si precipita ai miei piedi e prende a darmi delle leccate lunghe e decise, come se stesse assaporando un cono gelato, prima di incominciare a dare con la lingua dei colpetti rapidi. Un approccio abbastanza dozzinale.
All'improvviso sento un dito forzare l'ano. Questa mossa mi strappa un wow. Galvanizzato dalla mia esclamazione, Marco incrementa la velocità della sua mano ma, appena percepisco il tentativo di inserire un ulteriore dito, lo blocco e lo rimando in riga. Scommetto che pensa di aver già la vittoria in pugno.
Di sicuro non si può dire che gli manchi il coraggio. Un'altra donna al mio posto probabilmente gli avrebbe mollato un ceffone.
Sposto l'attenzione su Matteo, lo chiamo con un cenno del capo. Il solo vederlo sprofondare tra le mie cosce mi inzuppa il sesso. Gli stringo i capelli corvini per guidarlo verso la meta. A differenza dei suoi amici, ci sa fare. Con quante ragazze l'hai già fatto, eh, Matteo?
Con la lingua descrive un otto che va a chiudersi sul clitoride. Sugge i miei umori, li assapora, mentre con le dita compie dei gesti aritmici, ma tuttavia fluidi, privi di monotonia. Da quando ha iniziato a darsi da fare non ho smesso un secondo di mugolare.
Ad un certo punto i nostri occhi si incontrano, mi sento penetrare dall'azzurro delle sue iridi. Non resisto, finalmente ho il mio primo orgasmo della serata. Gli ordino di non fermarsi, mentre inarco la schiena come una contorsionista. Matteo sposta le mani sui miei seni, stimolandomi i capezzoli.
Quanto tempo è passato? Due minuti, cinque, dieci? Non saprei dirlo. Riesco a riprendere il controllo di me stessa e tolgo le sue mani, è il segnale di interrompere il servizietto. Matteo si alza e torna a fianco degli altri come se nulla fosse accaduto.
Cerco di riprendere un respiro regolare, ho la pelle appiccicaticcia per il sudore.
Mi alzo dal letto.
"Niente male, niente male davvero. Luca, mi sei piaciuto, devi solo migliorare la tecnica con le dita. Fatto questo, penso che le ragazze che verranno a letto con te saranno fortunate."
Ma sentitemi, sembro una maestrina con i suoi scolaretti.
Luca mi sorride per la prima volta da quando lo conosco.
"Marco, interessante il tuo approccio...particolare, però fai attenzione, non a tutte piace. Ad ogni modo, mi piacciono gli uomini coraggiosi", gli dico strizzando l'occhio.
Marco mostra il petto, come un gladiatore romano dopo aver sconfitto l'avversario.
"Però", continuo, "il vincitore di questa prova è Matteo."
Senza attendere un'eventuale replica degli altri, mi inginocchio davanti a lui. Con la mano destra gli stringo la base del pene, mentre con la sinistra gli massaggio lo scroto. Do un paio di baci alla cappella, per poi passare a leccare l'asta per tutta la sua lunghezza.
Prendo in bocca la cappella violacea e intanto con la lingua gli titillo il frenulo. Per un istante percepisco le sue gambe cedere. Lentamente lo spingo sempre più in dentro, fino a ingoiarlo del tutto. Sento gli sguardi dei tre fissi su di me, ma cerco di rimanere concentrata solo sul cazzo di Matteo. È il mio show dopotutto.
Riporto indietro la testa fino a ritornare alla cappella, compiendo dei movimenti rotatori con la lingua. Continuo con questo movimento andando avanti e indietro. Si tratta di una delle mie tecniche speciali, il vortice, come lo chiamiamo scherzosamente io e Ramona.
Matteo è in affanno, sta cercando in tutti i modi di non venire. Decido quindi di fermarmi, il gioco non è ancora finito.
Mi rimetto in piedi, aiutata dallo stesso Matteo, visibilmente affaticato.
"È ora della seconda prova, e a questo giro ci saranno premi per tutti. Ora, ditemi, qual è la vostra posizione preferita?"
"Pecorina", rispondono i tre quasi all'unisono, tanto che le loro voci si mischiano e si confondono l'una con l'altra.
C'era da aspettarselo da una generazione cresciuta sui siti porno.
"Ok, allora quello sarà il primo premio. Il secondo e il terzo li deciderò io", rispondo ammiccando.
Marco sembra fuori di sé dall'eccitazione.
"Nella seconda prova giudicherò come sapete usare le mani."
Prendo quella di Matteo, infilo l'indice e il medio in bocca e li lecco, dopodiché li porto tra le mie gambe. Mi penetra formando un triangolo con le dita, mentre col pollice mi stimola il clitoride. Ha delle dita magiche.
Appoggio la testa sulla sua spalla e, per impedirmi di urlare, gliela mordo. Si ferma, mi accorgo di avergli lasciato il segno dei denti.
Passo a Marco, che mi prende con forza per le spalle e mi volta contro il muro. Lo lascio fare.
Si accovaccia e mi sputa sull'ano. So già cosa mi aspetterà. Sento due dita violare il mio buco più sacro. Marco mi masturba con furia, schiacciandomi contro la parete. Il suo atteggiamento barbaro mi fa eccitare da matti, sento un rivoletto di umore colarmi lungo la coscia. Se ora mi insultasse, se mi dicesse quanto sono troia, penso che verrei un'altra volta, ma suppongo che non lo faccia perché dentro di sé gli rimane ancora un residuo di rispetto per la madre del suo migliore amico.
Prova ad aggiungere un terzo dito, ma riesco a voltarmi e a impedirglielo.
"Ti piace davvero il mio culo, eh?", gli chiedo senza aspettarmi una risposta.
L'odioso sorrisetto riappare sul suo viso.
Resto appoggiata al muro e guardo Luca. Sembra una persona completamente diversa rispetto a mezz'ora fa.
Passa il suo pollice lungo la fessura delle grandi labbra, sfiorandone i bordi. Provo un brivido di piacere. Si sofferma sull'esterno, continuando a far scorrere le dita e accennando di tanto in tanto una breve penetrazione. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare.
È tempo, però, di dichiarare il vincitore di questa seconda prova.
"Matteo, hai vinto di nuovo tu. Il secondo posto, invece, spetta a Luca."
Avrei potuto far vincere Luca, ma da lui voglio altro.
Scorgo la delusione sul viso di Marco.
"Non scoraggiarti, Marco. Come ti ho già detto, apprezzo gli uomini audaci. Per te ho in serbo una bella sorpresa."
Prendo per mano Matteo e lo porto sul letto. Mi posiziono a pecora, i gomiti perpendicolari alle spalle. Matteo si mette dietro di me e mi penetra dolcemente, afferrandomi per i fianchi. La velocità dei suoi colpi cresce fino a mantenere un ritmo costante, come sottofondo il caratteristico *ciak ciak*. Giro la testa e vedo Marco farsi una sega. L'essere guardata mentre vengo scopata mi ha sempre mandato fuori di testa.
Matteo esce per non scoppiare dentro di me.
Chiamo Luca, lo faccio sdraiare e mi impalo su quel grosso arnese. Il pene aderisce perfettamente alle pareti della vagina. Mi sento colma, sono in estasi. Mi dimeno mentre Luca, indeciso su dove mettere le mani, me le appoggia sulle natiche. Grazie agli umori che grondano dalla mia figa, il pene inizia a scivolare con più facilità, al che Luca decide di prendere l'iniziativa e spingere con maggiore energia.
Sento dalla mia bocca uscire: "Sì, sì, continua così." Non sembra neanche la mia voce, talmente trasfigurata dal godimento.
Mi abbasso, così da permettergli di leccarmi le tette.
Prima di rischiare che mi venga dentro, mi tolgo e lascio che si riprenda.
Marco si avvicina per il suo turno. Recupero dal cassetto del comodino un tubetto di gel lubrificante e glielo porgo.
"Ecco la sorpresa di cui parlavo."
Il colore della sua cappella si fa più intenso, tutto il sangue dev'essere confluito in quel punto. Senza troppe cortesie mi fa mettere a carponi. Sento una buona dose di gel impiastricciarmi l'ano. Marco lo spalma per bene, per poi appoggiarci la punta del pene. Cerca di farsi strada con pazienza.
Almeno in questo non si comporta come un barbaro. Non faccio in tempo a concludere questo pensiero che, con un colpo secco, lo inserisce fino in fondo. Mordo le lenzuola per soffocare il momentaneo dolore. La spinta mi fa crollare a pancia in giù sul letto.
Marco è una furia. Mi chiava il culo ad un ritmo forsennato. Sento ogni suo centimetro dentro di me. Quando raggiunge la base, le sue palle sbattono contro la mia figa. È una sensazione celestiale, sto miagolando.
"Ti piace prenderlo nel culo, Francesca?"
"Sì, lo adoro, fottimi il culo", dico tra un gemito e l'altro.
Marco va avanti a scoparmi con vigore per qualche minuto, prima di staccarsi.
Rimango distesa sul letto per qualche secondo per riprendere fiato.
Adesso è giunto il momento del gran finale.
Torno ad inginocchiarmi sul parquet.
Raccolgo i capelli dietro le spalle, mentre i ragazzi portano gli attrezzi davanti al mio naso.
Per primo prendo il cazzo di Luca. Per riuscire ad accoglierlo devo far fede sulle doti elastiche della mia bocca. Mentre lo spompino, aumento la salivazione per non rischiare di soffocarmi.
Di lì a poco sento dei fiotti caldi colpirmi le tonsille. Ingoio tutto lo sperma e gli ripulisco per bene la cappella come una vera pornoattrice.
Intanto che sego il pene di Marco, passo a succhiare quello di Matteo, che coordina il mio movimento premendomi con le mani sulla nuca.
Sento che sta per esplodere. Il pene scivola fuori, la maggior parte dello sperma mi finisce sul seno.
Rimane solo Marco. Non voglio prenderlo in bocca, visto dove è stato fino a pochi minuti fa, pertanto con la mano sinistra lo tengo fermo alla radice, mentre con la destra parto con un rapido su e giù. Marco, però, decide di fare da sé e, tenendomi ferma la testa, mi getta una cascata di sborra sul viso.
Mi massaggio i seni e il volto per raccogliere i liquidi colanti e mi lecco le dita.
"Adesso rivestitevi in fretta e andate via. Mi sembra superfluo dirvi che quanto accaduto deve rimanere tra noi quattro. Non una parola con anima viva, soprattutto Simone. Sapete sicuramente che lavoro fa mio marito, quindi non vorrei dovergli dire cosa avete fatto, ci siamo capiti?"
Una scintilla di paura attraversa i loro occhi al sentire la mia, neanche troppo velata, minaccia.
Bene, sembra che abbiano compreso.

Guardo l'ora sull'orologio a muro. È l'una e mezza, i ragazzi sono appena usciti e io mi trovo ancora nuda in salotto. Provo un lieve bruciore all'ano, la firma di Marco sulla serata. Temo mi toccherà tenerla ancora per qualche giorno.
Adesso è meglio tornare di sopra e darsi una ripulita, prima che ritorni Simone e mi becchi in questo stato.
Entro nella doccia, l'acqua tiepida si mischia con il sudore e lo sperma, rigenerandomi dopo questa eccitante avventura.
Resto sola con i miei pensieri.
Sono davvero una zoccola, addirittura farmi scopare dai migliori amici di mio figlio. Provo a scavare tra i vecchi ricordi per ritrovare altre occasioni in cui mi sono comportata peggio, o meglio, dipende dai punti di vista.
Forse quella volta a Ibiza...
di
scritto il
2022-02-17
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