Gocce

di
genere
etero

Goccioline di condensa si formano sul bicchiere, le guardo scendere. Socchiudo gli occhi e appoggio il bicchiere sul collo. Lievi e brevi brividi di piacere si fanno vivi dove poggia il vetro, mentre qualche gocce scende sino alla clavicola. Prendo il pacchetto di sigarette ed esco nel terrazzo. A dire il vero sono un po’ riluttante a farlo poiché a quest’ora è in pieno sole, ma sono ancora più riluttante a fumare in casa. Le due tre sigarette al giorno che mi permetto non sono sufficienti a farmi sopportare l’odore di fumo di cui potrebbe impregnarsi l’ambiente domestico. Esco. Un colpetto alla ruota zigrinata e la fiamma, quasi invisibile alla luce del sole, fa ardere la punta della sigaretta mentre aspiro la prima boccata di fumo. Espiro e, assieme al fumo, esala da me la sofferenza per il caldo afoso di una tipica giornata estiva padana.
“Buongiorno!” Una voce dal tono basso ma femminile alla mia sinistra mi fa trasalire dai pensieri riguardo alla temperatura. Mi volto verso la fonte del saluto. Elsa, la mia vicina, è su uno sdraio, e approfitta dell’ampio terrazzo per prendere il sole. Nella mia palazzina ci sono 6 ampi e signorili appartamenti suddivisi in tre piani. Chi, come me ed Elsa non è al piano terreno, al posto del giardino ha un ampio poggiolo. Io, che il pollice verde e la voglia di curare un prato non l’ho mai avuta, ne ho acquistato uno al primo piano.
“Sai chi sono anche senza vedermi Elsa?” Lei ha degli occhialini in PVC che le coprono le palpebre, ma ha gioco facile a capire chi era uscito in terrazza. Mi risponde “Sai, prima del l’odore della sigaretta, mi è arrivato chiaro e intenso l’aroma del tuo profumo Andrea”. “Ti piace?” Le rispondo per poi aggiungere “Ti piace Hugo?”. Sorride e dice “Non fare lo stronzo con me, ho un ottimo olfatto e so benissimo che usi Sauvage”. Sorrido anch’io mentre avvicino la sigaretta alla bocca e replico “… e pensi a Johnny…”. Mentre espiro un po’ di fumo, gira la testa verso di me togliendosi gli occhialini e aprendo le gambe per metterle ai lati dello sdraio. Si tira un po’ su e con una voce ancor più bassa di prima e che mi entra dentro per giocare con il mio basso stomaco dice “Cucciolo, vai benissimo tu nei miei pensieri …” Arriva poi un breve silenzio e mentre si alza, per alleggerire il possibile imbarazzo, aggiunge “Tu sei qui, reale, e puoi offrirmi una sigaretta, Johnny no”.
Siamo a pochi passi di distanza, e nei pochi istanti che passano mentre infila le infradito e con passo lento si avvicina alla balaustra che ci divide, riesco a notare quanto sia una signora molto avvenente.
Non conosco la sua età esatta, ma penso sia tra i 60 e 65 anni. È già in pensione, così ci incrociamo spesso dato il mio frequente lavorare da casa. Anche da vestita avevo già notato che aveva un fisico formoso, ma non abbondante, non eccessivo. Ora, in quei pochi istanti che sono passati mentre si avvicinava al mio poggiolo, l’ho potuta vedere coperta solo di un bikini bianco e verde sugli slip e a tinta unita verde sul reggiseno. Sempre in quei pochi istanti ho potuto notare una pelle abbronzata e tonica mentre le spalle si movevano al dondolio delle braccia, mentre le gambe passo dopo passo la portavano verso di me. In quegli istanti vedevo il suo ventre, al centro del quale spiccava un piercing: con una gemma rossa sull’ombelico. Comminava e notavo i suoi piedi curati, con dello smalto del colore della gemma probabilmente dato da poco. La fantasia ha iniziato a far arrivare lievi formicolii un po’ più giù rispetto al mio basso stomaco che ancora non si sgrovigliava da quella voce bassa e sensuale. Intanto la parte razionale del mio cervello interveniva dicendo “Cazzo Andrea, tu 42 … lei .. beh, insomma sono almeno 20 anni … dai, poi più di 60 … che ci fa!?”. Abbasso il volume del razionale, alzo quello della fantasia che, a sua volta, alza il livello di testosterone.
“Me ne offri una?” Disse Elsa appoggiando le sue mani sul poggiolo. Affusolate, con le unghie lunghe, rosse come quelle dei piedi. La guardo, sorrido. Non voglio nascondere cosa mi sta succedendo, perché … perché vedo scendere gocce di sudore sul suo collo, sulla fossetta alla base del collo. Si convogliano lì e poi scendono scomparendo nel canale tra i suoi seni raccolti dal reggiseno. Credo di sentirne l’odore, l’odore conturbante del suo sudore, dei suoi feromoni ed il formicolio mi prende forte lo scroto salendo tanto da fare avere un inizio di erezione al mio sesso.
“Certo, prendo il pacchetto di sigarette” le rispondo. Entro e riesco col pacchetto. Lo apro e glielo porgo senza toglierle gli occhi di dosso. È senza trucco ed ha uno sguardo profondo di quelli che ti guardano nell’anima e la leggono, accidenti, la leggono. Un colpetto alla rotellina zigrinata, la fiamma, il tabacco che si accende. Guardo le sue labbra avvolgere il filtro, la sua bocca che si schiude per soffiare fuori il fumo. Si appoggia coi gomiti alla balaustra che divide i nostri poggioli. Così facendo il suo busto si sporge in avanti e il reggiseno stringe meno la presa. Il canale che divide i suoi seni si apre un po’ e vedo scorrere quelle goccioline … lente … e penso a quanto aromatiche devono essere, a quanto vorrei assaporarle.
Alzo lo sguardo e incrocio il suo, non toglie gli occhi dai miei e dice “Vedi quanto sudo? Dirai ‘chi te lo fa fare per un po’ di tintarella’, ma io adoro …. Sudare”. Quella voce mi sta masturbando il cervello, tanto che il mio sesso preme forte nei pantaloni. Non bastasse si passa il dito indice tra i seni, dove sicuramente aveva notato che il mio sguardo si era soffermato, raccoglie del sudore e ponendo il dito tra noi due, aspetta che una singola goccia cada. “Che spreco” dico per poi continuare per restare tra dico e non dico “con questa siccità poi”. “Bisogna provvedere alla siccità” mi dice sorridendo. Ripete la stessa azione di prima, questa volta molto più lentamente, questa volta senza togliermi gli occhi di dosso, questa volta avvicinando il dito bagnato alle mie labbra. Una singola goccia inizia a penzolare dalla punta di quel dito che quasi sfiora la mia bocca. La punta della mia lingua si fa vedere e va a raccogliere quella preziosa gocciolina. La porto al palato, la assaporo. Socchiudo gli occhi per il piacere mentre penso a come scivolerebbe il mio cazzo in quel canale bagnato da un liquido così saporito. Ne sento la salinità, sento che c’è lei in quel dono così desiderato.
Riapro gli occhi …
scritto il
2022-07-07
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