Arte e Arte 2
di
tilde
genere
sentimentali
La spia verde del cellulare, stancamente abbandonato sul tavolino, rivelò l'arrivo di un messaggio. Isabella non lo notò subito mentre continuava a parlare con un certo Elie di finanza e traffici.
La cosa la stava interessando, ma già sapeva che non aveva a che fare con la missione in corso.
Il campanile di Sant'Anastasia rintoccò le undici ed Isabella, sfiorandogli la mano molto curata, domandò come mai non partecipasse all'asta
- Mademoiselle Isabelle -rispose lui dolcemente- la mia collezione ha pezzi migliori di quelle croste... -
- Ma come?! -sbottò risentita- Ho visto Fattori, Balla, Hopper, addirittura un Bosch e ben due Picasso... -
Il francese spostò la sedia più vicino a lei, tanto da toccarle una coscia con un ginocchio, si protese e, quasi ad accarezzarle le guance con le labbra, rivelò che quei dipinti erano dei falsi, anche se realizzati in modo superbo.
- Non capisco... - disse incredula
- Ahimè, l'unico autentico è stato ritirato -rincarò- di là c'è gente che ha soldi, ma non cultura... giovane Isabella. Il nostro ospite si riempirà le tasche! -
Elie si gettò all'indietro contro la spalliera e fece cenno al barman di un altro giro.
- Credo vi stiano cercando - disse lui
Lei si voltò e guardò in giro; poi, in un'onda dei suoi ricci, si rivoltò verso di lui ed una spallina scivolò, scoprendo un seno fin quasi all'areola. L'uomo con due dita godette della pelle giovane e rialzò la striscia di stoffa caduta. Isabella arrossì, sincera come non lo era stata per tutta la sera. Lui rise e le avvicinò il cellulare con un indice.
- Se dovessi andare...? -
- Mi spiacerebbe, Isabella -sorrise- ma potrete sempre chiamarmi -
- È di lavoro, mi allontano un minuto... -
Elie annuì, Isabella si alzò e raggiunse la balaustra; di fronte a lei la storia di Roma, dietro le sue spalle una presenza che avrebbe desiderato ci fosse, a cingerle la vita e graffiarle il collo con i baci, ma non c'era. Sbloccò ed aprì Wa:
-Isa, due cose: la seconda è non te lo portare a letto come al solito, la prima è che devi trovare le prove delle armi-
-Quali armi, capo, qui si parla di arte-
-Se, se... Vedrai. Ah! L'altro amichetto, il francesino, ne sa parecchie-
-Ma, ma... Come fai? ...che ne sai?-
-Ti vedo, bellina, vedo e sento tutto 😜-
-Anche... Lascia stare 😒-
-Sta scrivendo...-
Non aspettò la battuta e spense. Pensò di essere stata fortunata e che non aveva nemmeno dovuto sforzarsi, ma sapeva che le cose facili all'inizio diventano ostiche dopo. Si preoccupò.
Si voltò e vide che il francesino, come lo aveva chiamato il capo, non era più lì.
Lo scovò che aveva raggiunto due divanetti in tessuto blu in un punto molto nascosto della terrazza, fra piante e statue, accanto a lui il bianco stagliante della borsetta. Si sedette sull'altro, ad angolo con solo i braccioli a separali
Elie la stava ammirando e le sorrise mentre parlava con un telefono che sembrava fuggito dal secolo passato; Isabella, cercando di intendere cosa si dicessero, giochicchiò col suo per non destare sospetti.
Un po' di francese lo aveva studiato, magari non bene, si lamentava fra sé, ma l'arabo lo ignorava quasi del tutto. Riuscì però ad intuire di un carico pagato in valuta digitale su delle isole. Lì per lì le sembrò Bermuda, ma non aveva molto senso.
Lui chiuse la chiamata scusandosi e lei pensò di usare un espediente psicologico per capire.
- Sapete -iniziò lei- che stavo pensando? -
- Quanto è vecchio questo qua... -
- Ahahah! No, Elie, che dite! Pensavo a quanto viaggerete per il mondo, quali posti nascosti e quante isole remote vedrete che io, non potendo permettermi granché, non vedrò mai -
- Ahahah! Ma a questo potremmo rimediare... -
- Siete generoso e mi imbarazzate -disse forzando una timidezza- mi chiedevo quale sia la prossima meta -
- Aiutare è un vizio di famiglia -sorrise amabile- lontana, mia cara, ma non troppo: Barbuda, nei Caraibi -
- Mai stata... A dirla tutta non l'ho nemmeno sentita -
- Antigua è più nota, c'est la même nation. L'English Harbor che ho nel bicchiere viene da laggiù. Ho visto che vi piace il daiquiri, vi faccio portare un bicchiere... -
- Solo un assaggio del vostro -disse maliziosa- che poi... -
- Condividere l'orlo del vetro è molto intimo: posso abbandonare la forma del voi? -
- ahahah! sì, sia lodato! -
- Voilà, Isabelle -disse porgendole il bicchiere, poi aggiunse- c'est agréable? -
Lei annuì ed il francese, divertito, riprese - Ulalla, Bien! ...No,no, Isa, c'est pour toi. Tornando al viaggio, invece, che ne dici di venire con me? -
- Sì! cioè, così... sui due piedi... -
- Sei seduta... scherzo; ci stiamo parlando solo da due ore, eppure ho la sensazione di conoscerti da anni -
- Per me è stato più facile: sei importante, Elie, di te si legge anche sui giornali -
I due si dissero ancora molte cose; l'alcool sciolse le lingue ad entrambi e presto, crollati gli ultimi pudori, iniziarono a toccarsi. Dapprima solo lievi contatti di dita ed eterei sguardi, disciolti pupilla in pupilla, poi la viscosa dell'abito che scivolò dalle gambe di lei scoprendo e mostrando la pelle liscia ed un accenno di pizzo nero.
Nell'intimo riparato di quel tavolo rotondo, il francese scostò l'orlo pervinca e sfiorò, sulla coscia, quell'inaspettata nudità di Isabella; un brivido s'impossessò della ragazza, mostrandone i segni.
- Elie -disse tremolante a fil di voce- che, che fai?... -
Baciandole il collo, le sussurrò all'orecchio di fuggire via insieme; lei chiuse gli occhi e, accarezzandogli il volto e premendolo a sé, rispose che non era quello il momento. Ma dentro già sapeva che sarebbe successo, che era solo questione di tempo; poco tempo.
L'eccitazione prese i contorni dell'irreversibile e lei allungò le mani sui pantaloni del francese, divenuti di colpo stretti, poi gli concesse le labbra rosse che lui violò.
Fu un bacio incandescente.
Quei baci che la chimica degli odori fanno detonare, scatenando bordate di ormoni quando l'elettricità dei corpi manda in cortocircuito le sinapsi della ragione.
Un brivido l'attraversò, risalendole l'anima dalle dita dei piedi ad ogni singolo capello.
Lui sprofondò nei cuscini del divanetto ed accolse il tenue peso della giovane sulle proprie gambe; le prese i fianchi con le mani senza smettere di baciarla, mentre lei iniziò a dondolarsi lentamente sul suo cazzo, fino a che il desiderio fu difficile da arginare per entrambi, tanto da soffocare sospiri nella loro bocche.
Isabella si scostò leggermente, premendo la propria vulva umida sulla carne turgida dell'amante, lo guardò dritta negli occhi sussurrandogli: "chiedimelo ancora di partire con te".
La cosa la stava interessando, ma già sapeva che non aveva a che fare con la missione in corso.
Il campanile di Sant'Anastasia rintoccò le undici ed Isabella, sfiorandogli la mano molto curata, domandò come mai non partecipasse all'asta
- Mademoiselle Isabelle -rispose lui dolcemente- la mia collezione ha pezzi migliori di quelle croste... -
- Ma come?! -sbottò risentita- Ho visto Fattori, Balla, Hopper, addirittura un Bosch e ben due Picasso... -
Il francese spostò la sedia più vicino a lei, tanto da toccarle una coscia con un ginocchio, si protese e, quasi ad accarezzarle le guance con le labbra, rivelò che quei dipinti erano dei falsi, anche se realizzati in modo superbo.
- Non capisco... - disse incredula
- Ahimè, l'unico autentico è stato ritirato -rincarò- di là c'è gente che ha soldi, ma non cultura... giovane Isabella. Il nostro ospite si riempirà le tasche! -
Elie si gettò all'indietro contro la spalliera e fece cenno al barman di un altro giro.
- Credo vi stiano cercando - disse lui
Lei si voltò e guardò in giro; poi, in un'onda dei suoi ricci, si rivoltò verso di lui ed una spallina scivolò, scoprendo un seno fin quasi all'areola. L'uomo con due dita godette della pelle giovane e rialzò la striscia di stoffa caduta. Isabella arrossì, sincera come non lo era stata per tutta la sera. Lui rise e le avvicinò il cellulare con un indice.
- Se dovessi andare...? -
- Mi spiacerebbe, Isabella -sorrise- ma potrete sempre chiamarmi -
- È di lavoro, mi allontano un minuto... -
Elie annuì, Isabella si alzò e raggiunse la balaustra; di fronte a lei la storia di Roma, dietro le sue spalle una presenza che avrebbe desiderato ci fosse, a cingerle la vita e graffiarle il collo con i baci, ma non c'era. Sbloccò ed aprì Wa:
-Isa, due cose: la seconda è non te lo portare a letto come al solito, la prima è che devi trovare le prove delle armi-
-Quali armi, capo, qui si parla di arte-
-Se, se... Vedrai. Ah! L'altro amichetto, il francesino, ne sa parecchie-
-Ma, ma... Come fai? ...che ne sai?-
-Ti vedo, bellina, vedo e sento tutto 😜-
-Anche... Lascia stare 😒-
-Sta scrivendo...-
Non aspettò la battuta e spense. Pensò di essere stata fortunata e che non aveva nemmeno dovuto sforzarsi, ma sapeva che le cose facili all'inizio diventano ostiche dopo. Si preoccupò.
Si voltò e vide che il francesino, come lo aveva chiamato il capo, non era più lì.
Lo scovò che aveva raggiunto due divanetti in tessuto blu in un punto molto nascosto della terrazza, fra piante e statue, accanto a lui il bianco stagliante della borsetta. Si sedette sull'altro, ad angolo con solo i braccioli a separali
Elie la stava ammirando e le sorrise mentre parlava con un telefono che sembrava fuggito dal secolo passato; Isabella, cercando di intendere cosa si dicessero, giochicchiò col suo per non destare sospetti.
Un po' di francese lo aveva studiato, magari non bene, si lamentava fra sé, ma l'arabo lo ignorava quasi del tutto. Riuscì però ad intuire di un carico pagato in valuta digitale su delle isole. Lì per lì le sembrò Bermuda, ma non aveva molto senso.
Lui chiuse la chiamata scusandosi e lei pensò di usare un espediente psicologico per capire.
- Sapete -iniziò lei- che stavo pensando? -
- Quanto è vecchio questo qua... -
- Ahahah! No, Elie, che dite! Pensavo a quanto viaggerete per il mondo, quali posti nascosti e quante isole remote vedrete che io, non potendo permettermi granché, non vedrò mai -
- Ahahah! Ma a questo potremmo rimediare... -
- Siete generoso e mi imbarazzate -disse forzando una timidezza- mi chiedevo quale sia la prossima meta -
- Aiutare è un vizio di famiglia -sorrise amabile- lontana, mia cara, ma non troppo: Barbuda, nei Caraibi -
- Mai stata... A dirla tutta non l'ho nemmeno sentita -
- Antigua è più nota, c'est la même nation. L'English Harbor che ho nel bicchiere viene da laggiù. Ho visto che vi piace il daiquiri, vi faccio portare un bicchiere... -
- Solo un assaggio del vostro -disse maliziosa- che poi... -
- Condividere l'orlo del vetro è molto intimo: posso abbandonare la forma del voi? -
- ahahah! sì, sia lodato! -
- Voilà, Isabelle -disse porgendole il bicchiere, poi aggiunse- c'est agréable? -
Lei annuì ed il francese, divertito, riprese - Ulalla, Bien! ...No,no, Isa, c'est pour toi. Tornando al viaggio, invece, che ne dici di venire con me? -
- Sì! cioè, così... sui due piedi... -
- Sei seduta... scherzo; ci stiamo parlando solo da due ore, eppure ho la sensazione di conoscerti da anni -
- Per me è stato più facile: sei importante, Elie, di te si legge anche sui giornali -
I due si dissero ancora molte cose; l'alcool sciolse le lingue ad entrambi e presto, crollati gli ultimi pudori, iniziarono a toccarsi. Dapprima solo lievi contatti di dita ed eterei sguardi, disciolti pupilla in pupilla, poi la viscosa dell'abito che scivolò dalle gambe di lei scoprendo e mostrando la pelle liscia ed un accenno di pizzo nero.
Nell'intimo riparato di quel tavolo rotondo, il francese scostò l'orlo pervinca e sfiorò, sulla coscia, quell'inaspettata nudità di Isabella; un brivido s'impossessò della ragazza, mostrandone i segni.
- Elie -disse tremolante a fil di voce- che, che fai?... -
Baciandole il collo, le sussurrò all'orecchio di fuggire via insieme; lei chiuse gli occhi e, accarezzandogli il volto e premendolo a sé, rispose che non era quello il momento. Ma dentro già sapeva che sarebbe successo, che era solo questione di tempo; poco tempo.
L'eccitazione prese i contorni dell'irreversibile e lei allungò le mani sui pantaloni del francese, divenuti di colpo stretti, poi gli concesse le labbra rosse che lui violò.
Fu un bacio incandescente.
Quei baci che la chimica degli odori fanno detonare, scatenando bordate di ormoni quando l'elettricità dei corpi manda in cortocircuito le sinapsi della ragione.
Un brivido l'attraversò, risalendole l'anima dalle dita dei piedi ad ogni singolo capello.
Lui sprofondò nei cuscini del divanetto ed accolse il tenue peso della giovane sulle proprie gambe; le prese i fianchi con le mani senza smettere di baciarla, mentre lei iniziò a dondolarsi lentamente sul suo cazzo, fino a che il desiderio fu difficile da arginare per entrambi, tanto da soffocare sospiri nella loro bocche.
Isabella si scostò leggermente, premendo la propria vulva umida sulla carne turgida dell'amante, lo guardò dritta negli occhi sussurrandogli: "chiedimelo ancora di partire con te".
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