Sabato mattina
di
tilde
genere
masturbazione
Scarabocchio su di un foglio, vedo la penna che scorre senza senso vomitando inchiostro e pensieri confusi.
Una curva leggera, un cerchio, un vortice.
Un cazzo.
L'ombreggio, gli dono volume; affino le pieghe della pelle e la curva della cappella.
Sta venendo.
Sta venendo bene, realistico.
Sfumo una venuzza...
E sì che mi dicevano: "a disegno sei un cesso!"
Prende la mi attenzione, quel ghirigoro che sta mutando in osceno.
Sento gli occhi della mia compagna di banco sulla mia mano, il respiro del mio ex sul collo, sulla spalla; proteso a sbirciarmi il quaderno dalla fila dietro.
Appunti, quelli pare che stia prendendo al prof di filosofia.
Alzo gli occhi ed i suoi azzurri si scontrano con il marrone dei miei. Le mie guance paffute sono di colpo rosse: "Colpevole, vostro onore" ed un faro immaginario mi colpisce.
Reggo lo sguardo.
Cazzo -penso- e se mi chiede qualcosa? Non ho mica seguito... Mostrati sicura e convincente, cretina
Lui fa una domanda ad un ragazzo sulla prima linea del fronte; balbetta, povero Alessio... Brutto segno...
"Non ci siamo ragazzi -parla bonario occhi di cielo- Aristotele lo abbiamo fatto a fine anno non potete non ricordare! Vediamo... Chi chiamo?"
Ecco, ci sono, sta a me. Sicura, sicura...
Nel frattempo, silenzio in aula e terrore che serpeggia.
"Chiara... No. Sì... facciamo... Colin! Anzi no, meglio Ma... Sì, sì: Alberto. Ecco, Alberto, parlami dell'Organon"
Un riso strozzato affoga Matteo dietro di me e Anna, che si piega sulle mie gambe scomparendo sotto il piano. Con una mano, mi solletica fra le cosce; la morderei, ma resisto.
"Là, nell'angolo, che succede? ...Anna?"
"Nulla prof mi era cascata la penna..."
Lo dice mentre riemerge e col sorriso che aleggia ancora sul suo viso, ma lui non indaga. Guarda me, solo me.
Le parole di Alberto, un Cherubino di sottofondo nella sfida all'ultima ciglia fra il don Bartolo in cattedra e Rosina al banco, durano alcuni minuti; poi, d'un tratto, s'interrompe
"Prof? ...mi sta ascoltando?"
"Come? Certo, Alberto, il sillogismo... Certo, certo. Bene, sette. Siedi pure"
Sul mio quaderno, intanto, masturbo con le dita quel cazzo disegnato; sfiorandone i contorni con i polpastrelli e solleticando ciò che resta del frenulo, sensibile superstite della circocisione.
È Anna a svegliarmi con una gomitata al fianco appena entra il prof.
Stavo dormendo.
Una curva leggera, un cerchio, un vortice.
Un cazzo.
L'ombreggio, gli dono volume; affino le pieghe della pelle e la curva della cappella.
Sta venendo.
Sta venendo bene, realistico.
Sfumo una venuzza...
E sì che mi dicevano: "a disegno sei un cesso!"
Prende la mi attenzione, quel ghirigoro che sta mutando in osceno.
Sento gli occhi della mia compagna di banco sulla mia mano, il respiro del mio ex sul collo, sulla spalla; proteso a sbirciarmi il quaderno dalla fila dietro.
Appunti, quelli pare che stia prendendo al prof di filosofia.
Alzo gli occhi ed i suoi azzurri si scontrano con il marrone dei miei. Le mie guance paffute sono di colpo rosse: "Colpevole, vostro onore" ed un faro immaginario mi colpisce.
Reggo lo sguardo.
Cazzo -penso- e se mi chiede qualcosa? Non ho mica seguito... Mostrati sicura e convincente, cretina
Lui fa una domanda ad un ragazzo sulla prima linea del fronte; balbetta, povero Alessio... Brutto segno...
"Non ci siamo ragazzi -parla bonario occhi di cielo- Aristotele lo abbiamo fatto a fine anno non potete non ricordare! Vediamo... Chi chiamo?"
Ecco, ci sono, sta a me. Sicura, sicura...
Nel frattempo, silenzio in aula e terrore che serpeggia.
"Chiara... No. Sì... facciamo... Colin! Anzi no, meglio Ma... Sì, sì: Alberto. Ecco, Alberto, parlami dell'Organon"
Un riso strozzato affoga Matteo dietro di me e Anna, che si piega sulle mie gambe scomparendo sotto il piano. Con una mano, mi solletica fra le cosce; la morderei, ma resisto.
"Là, nell'angolo, che succede? ...Anna?"
"Nulla prof mi era cascata la penna..."
Lo dice mentre riemerge e col sorriso che aleggia ancora sul suo viso, ma lui non indaga. Guarda me, solo me.
Le parole di Alberto, un Cherubino di sottofondo nella sfida all'ultima ciglia fra il don Bartolo in cattedra e Rosina al banco, durano alcuni minuti; poi, d'un tratto, s'interrompe
"Prof? ...mi sta ascoltando?"
"Come? Certo, Alberto, il sillogismo... Certo, certo. Bene, sette. Siedi pure"
Sul mio quaderno, intanto, masturbo con le dita quel cazzo disegnato; sfiorandone i contorni con i polpastrelli e solleticando ciò che resta del frenulo, sensibile superstite della circocisione.
È Anna a svegliarmi con una gomitata al fianco appena entra il prof.
Stavo dormendo.
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