Fragranze nella notte 2
di
samas2
genere
dominazione
Mi alzai dal letto, pensando fosse il momento di far ritorno a casa. A tentoni cercai i vestiti sparsi sul pavimento della stanza, ma mi ritrovai tra le mani le calze di Laura. Mi fermai, socchiudendo gli occhi mentre aspiravo il loro profumo. Era un’essenza sottile, intima, capace di evocare emozioni che emergevano dal profondo del cervello limbico. Memorie dei momenti travolgenti della notte si riaffacciarono, e per un istante, sospeso, indulsi in quella beata evocazione.
Mi riscossi da quel silenzio denso, per la voce di Laura, dolce ma percorsa da un tremito. — Rimani, ti prego — cinguettò, supplice.
Mi voltai a guardarla. La luce livida dell’alba filtrava tra le persiane, disegnando ombre morbide sul suo corpo. Era seduta nuda sul letto, il busto leggermente inclinato all'indietro, sorretto da un braccio. Le gambe erano piegate elegantemente e raccolte accanto a lei, mentre l’altro braccio cercava di celare, senza troppa convinzione, i seni stupendi che si ergevano fieri, ondeggiando morbidi a ogni respiro. Il suo volto, incorniciato dai capelli spettinati, era illuminato da un sorriso carico di desiderio, da risultare irresistibile.
Rimasi immobile, i vestiti stretti tra le mani, incerto. Il cuore perse un battito. Quella visione, così splendida e invitante, mi paralizzò. Poi feci la cosa giusta. Lasciai cadere i vestiti, facendo un passo verso di lei, poi un altro. Mi chinai, le nostre bocche si sfiorarono in un bacio lento e dolce, carico di una promesse. — Se me lo chiedi così... — mormorai, con la voce roca e spezzata.
Mi stesi accanto a lei, avvolgendola tra le braccia mentre Laura si rannicchiava contro di me. I nostri corpi si cercarono, trovando conforto nel calore condiviso. Fu un momento fugace, fatto di quieta tenerezza, ma bastò uno sguardo di lei, ardente e sfrontato, per trasformarlo. Laura si mosse sopra di me, con una grazia che sapeva di sfida. I suoi capezzoli sfiorarono il mio petto, e con un sorriso malizioso mormorò all’orecchio: — Non abbiamo ancora finito…Dove pensavi di andare? Adesso decido io.
Le sue mani afferrarono i miei polsi, stringendoli con una forza che avrei potuto facilmente vincere, ma non lo feci. Era dolce abbandonarsi, sentirmi prigioniero della sua volontà. I suoi occhi brillavano di una determinazione ardente, mentre le sue labbra si chinavano sul mio corpo. Con padronanza, tracciò un percorso di baci caldi e umidi lungo la mia pelle. La sua lingua, una carezza liquida, mi sfiorava, e quando raggiunse la mia erezione, il piacere esplose, lasciandomi senza respiro.
La sua bocca, abile e vorace, era un vortice di sensazioni che mi inghiottivano. Poi agilmente, si posizionò sopra di me. La sua intimità umida e carica di quel profumo selvaggio che evocava desideri ancestrali si posò, si schiacciò sul mio volto, in un’offerta irrinunciabile. Continuava a prendermi tra le labbra, senza mai interrompere il contatto, come in una danza perfetta, un groviglio di corpi.
Rotolammo tra le lenzuola bagnate dei nostri umori, cambiando ritmo e posizione, esplorando nuovi confini, spingendoci oltre. Laura era una visione, un concentrato di desiderio selvaggio e febbrile. Il suo viso, madido di sudore, con i capelli appiccicati alla fronte e agli zigomi, brillava di una bellezza primitiva. I suoi occhi febbricitanti erano finestre su una passione senza limiti. In quei momenti non era solo la mia amante; era una forza della natura, il ritratto vivente della lussuria più sfrenata.
Ogni suo movimento era un misto di dominio e abbandono. Si muoveva sopra di me con determinazione, ogni gesto era un comando e una supplica insieme, come se reclamasse ogni fibra del mio corpo per sé. Il ritmo del suo respiro si fondeva al mio, i nostri corpi si univano in una sincronia che lasciava fuori il resto del mondo.
Il suo sguardo, puntato su di me, brillava di una passione sconfinata. Le sue mani percorrevano il mio petto e il mio collo, affondando le dita nella mia pelle come se volesse strapparmi l’anima. La sua energia mi divorava per una fame che cresceva e non mostrava segni di appagamento. — Non ti basta mai, eh? — sussurrai, afferrandole i seni morbidi, la mia voce roca di desiderio. — Cos'altro vuoi da me?
Lei si fermò per un attimo, il respiro corto e irregolare. Poi un sorriso sfacciato le illuminò il volto, accompagnato da uno sguardo di pura sfida. La sua voce era un sussurro carico di sensualità, ma al tempo stesso un ordine deciso. — Non smettere di guardarmi.
Quelle parole mi trapassarono come una corrente elettrica. I suoi movimenti, lenti e deliberati, avevano la grazia di una danza ipnotica. Ogni curva del suo corpo era un invito, un incantesimo che mi teneva prigioniero. I suoi occhi, due tizzoni ardenti, non si staccavano dai miei. Si passò la lingua sulle labbra.
— Voglio offrirti ogni parte di me, — sibilò, con il fiato spezzato e un lampo malizioso nello sguardo. — Anche quel luogo segreto quasi mai concesso.
Il sorriso sulle sue labbra aveva qualcosa di diabolico e irresistibile. Laura non si accontentava di essere presa; voleva divorarmi e, allo stesso tempo, lasciare il segno. Era insaziabile, decisa a reclamare ogni fibra del mio essere, ogni angolo del piacere, persino i confini che non avevo mai esplorato.
— Hai una gran voglia proprio lì, vero? — sussurrai, la voce roca, avendo compreso cosa mi proponeva. Lei non rispose con le parole, ma il suo corpo parlava per lei. Lentamente, senza mai perdere il contatto visivo, guidò la mia mano verso il solco perfetto dei suoi glutei
— Sì, proprio lì, — confessò con un tono intriso di un desiderio crudo e primordiale. — Voglio sentire tutto di te, anche dove è un privilegio raro arrivare.
La sua arrendevolezza, la sua audacia, mi fecero tremare. La sdraiai portandole i glutei al bordo del letto, le divaricai le gambe afferrando saldamente le caviglie. Mi si offriva una visione decisamente sensuale, con tutto il suo corpo disteso davanti ai miei occhi. Le sue mani libere sul clitoride a portata, e il gioco delle sue dita ad ampliare il piacere. Con movimenti lenti e decisi, superai lo stretto sfintere che cedette, la riempii attraverso le strette pareti nel modo che lei desiderava, facendo attenzione a ogni suo respiro, a ogni piccolo segnale del suo corpo. La sua seconda intimità mi accolse con una dolcezza calda e avvolgente, una sensazione che sembrava scolpire quel momento come unico e irripetibile.
Laura gemette, la sua voce un misto di piacere e sorpresa, le gambe intrecciate dietro la mia nuca, guidandomi con una sicurezza che mi lasciò senza fiato. Ogni suo movimento era una dichiarazione di possesso reciproco, ogni gemito un’invocazione.
— Sei una perversa tentatrice, lo sai? — mormorai.
Lei rise, un suono basso e roco
— E tu non hai idea di cosa posso ancora fare, — rispose, con un tono che era al tempo stesso una promessa e una minaccia.
Il piacere divenne un vortice travolgente. I suoi movimenti si fecero più rapidi, più sfacciati, come se volesse scolpire ogni istante nelle nostre memorie. Quando il culmine arrivò, inondai il suo ventre, lago del nostro piacere, lasciandoci entrambi spossati. Il suo corpo tremava sotto il mio, e per un momento rimanemmo in quella posizione, avvolti in un abbraccio che parlava di calore, profumi e respiri condivisi. Quando i nostri occhi infine si incrociarono, trovai in lei un sorriso soddisfatto e audace, di chi sa di aver sperimentato una complicità rara, autentica. Mi chinai e la baciai dolcemente. Eravamo legati, ormai, da un filo invisibile, da una connessione che nessuna parola avrebbe potuto adeguatamente definire e che niente avrebbe potuto spezzare. Laura mordendomi l’orecchio, bisbigliò:
- Ancora .
Mi riscossi da quel silenzio denso, per la voce di Laura, dolce ma percorsa da un tremito. — Rimani, ti prego — cinguettò, supplice.
Mi voltai a guardarla. La luce livida dell’alba filtrava tra le persiane, disegnando ombre morbide sul suo corpo. Era seduta nuda sul letto, il busto leggermente inclinato all'indietro, sorretto da un braccio. Le gambe erano piegate elegantemente e raccolte accanto a lei, mentre l’altro braccio cercava di celare, senza troppa convinzione, i seni stupendi che si ergevano fieri, ondeggiando morbidi a ogni respiro. Il suo volto, incorniciato dai capelli spettinati, era illuminato da un sorriso carico di desiderio, da risultare irresistibile.
Rimasi immobile, i vestiti stretti tra le mani, incerto. Il cuore perse un battito. Quella visione, così splendida e invitante, mi paralizzò. Poi feci la cosa giusta. Lasciai cadere i vestiti, facendo un passo verso di lei, poi un altro. Mi chinai, le nostre bocche si sfiorarono in un bacio lento e dolce, carico di una promesse. — Se me lo chiedi così... — mormorai, con la voce roca e spezzata.
Mi stesi accanto a lei, avvolgendola tra le braccia mentre Laura si rannicchiava contro di me. I nostri corpi si cercarono, trovando conforto nel calore condiviso. Fu un momento fugace, fatto di quieta tenerezza, ma bastò uno sguardo di lei, ardente e sfrontato, per trasformarlo. Laura si mosse sopra di me, con una grazia che sapeva di sfida. I suoi capezzoli sfiorarono il mio petto, e con un sorriso malizioso mormorò all’orecchio: — Non abbiamo ancora finito…Dove pensavi di andare? Adesso decido io.
Le sue mani afferrarono i miei polsi, stringendoli con una forza che avrei potuto facilmente vincere, ma non lo feci. Era dolce abbandonarsi, sentirmi prigioniero della sua volontà. I suoi occhi brillavano di una determinazione ardente, mentre le sue labbra si chinavano sul mio corpo. Con padronanza, tracciò un percorso di baci caldi e umidi lungo la mia pelle. La sua lingua, una carezza liquida, mi sfiorava, e quando raggiunse la mia erezione, il piacere esplose, lasciandomi senza respiro.
La sua bocca, abile e vorace, era un vortice di sensazioni che mi inghiottivano. Poi agilmente, si posizionò sopra di me. La sua intimità umida e carica di quel profumo selvaggio che evocava desideri ancestrali si posò, si schiacciò sul mio volto, in un’offerta irrinunciabile. Continuava a prendermi tra le labbra, senza mai interrompere il contatto, come in una danza perfetta, un groviglio di corpi.
Rotolammo tra le lenzuola bagnate dei nostri umori, cambiando ritmo e posizione, esplorando nuovi confini, spingendoci oltre. Laura era una visione, un concentrato di desiderio selvaggio e febbrile. Il suo viso, madido di sudore, con i capelli appiccicati alla fronte e agli zigomi, brillava di una bellezza primitiva. I suoi occhi febbricitanti erano finestre su una passione senza limiti. In quei momenti non era solo la mia amante; era una forza della natura, il ritratto vivente della lussuria più sfrenata.
Ogni suo movimento era un misto di dominio e abbandono. Si muoveva sopra di me con determinazione, ogni gesto era un comando e una supplica insieme, come se reclamasse ogni fibra del mio corpo per sé. Il ritmo del suo respiro si fondeva al mio, i nostri corpi si univano in una sincronia che lasciava fuori il resto del mondo.
Il suo sguardo, puntato su di me, brillava di una passione sconfinata. Le sue mani percorrevano il mio petto e il mio collo, affondando le dita nella mia pelle come se volesse strapparmi l’anima. La sua energia mi divorava per una fame che cresceva e non mostrava segni di appagamento. — Non ti basta mai, eh? — sussurrai, afferrandole i seni morbidi, la mia voce roca di desiderio. — Cos'altro vuoi da me?
Lei si fermò per un attimo, il respiro corto e irregolare. Poi un sorriso sfacciato le illuminò il volto, accompagnato da uno sguardo di pura sfida. La sua voce era un sussurro carico di sensualità, ma al tempo stesso un ordine deciso. — Non smettere di guardarmi.
Quelle parole mi trapassarono come una corrente elettrica. I suoi movimenti, lenti e deliberati, avevano la grazia di una danza ipnotica. Ogni curva del suo corpo era un invito, un incantesimo che mi teneva prigioniero. I suoi occhi, due tizzoni ardenti, non si staccavano dai miei. Si passò la lingua sulle labbra.
— Voglio offrirti ogni parte di me, — sibilò, con il fiato spezzato e un lampo malizioso nello sguardo. — Anche quel luogo segreto quasi mai concesso.
Il sorriso sulle sue labbra aveva qualcosa di diabolico e irresistibile. Laura non si accontentava di essere presa; voleva divorarmi e, allo stesso tempo, lasciare il segno. Era insaziabile, decisa a reclamare ogni fibra del mio essere, ogni angolo del piacere, persino i confini che non avevo mai esplorato.
— Hai una gran voglia proprio lì, vero? — sussurrai, la voce roca, avendo compreso cosa mi proponeva. Lei non rispose con le parole, ma il suo corpo parlava per lei. Lentamente, senza mai perdere il contatto visivo, guidò la mia mano verso il solco perfetto dei suoi glutei
— Sì, proprio lì, — confessò con un tono intriso di un desiderio crudo e primordiale. — Voglio sentire tutto di te, anche dove è un privilegio raro arrivare.
La sua arrendevolezza, la sua audacia, mi fecero tremare. La sdraiai portandole i glutei al bordo del letto, le divaricai le gambe afferrando saldamente le caviglie. Mi si offriva una visione decisamente sensuale, con tutto il suo corpo disteso davanti ai miei occhi. Le sue mani libere sul clitoride a portata, e il gioco delle sue dita ad ampliare il piacere. Con movimenti lenti e decisi, superai lo stretto sfintere che cedette, la riempii attraverso le strette pareti nel modo che lei desiderava, facendo attenzione a ogni suo respiro, a ogni piccolo segnale del suo corpo. La sua seconda intimità mi accolse con una dolcezza calda e avvolgente, una sensazione che sembrava scolpire quel momento come unico e irripetibile.
Laura gemette, la sua voce un misto di piacere e sorpresa, le gambe intrecciate dietro la mia nuca, guidandomi con una sicurezza che mi lasciò senza fiato. Ogni suo movimento era una dichiarazione di possesso reciproco, ogni gemito un’invocazione.
— Sei una perversa tentatrice, lo sai? — mormorai.
Lei rise, un suono basso e roco
— E tu non hai idea di cosa posso ancora fare, — rispose, con un tono che era al tempo stesso una promessa e una minaccia.
Il piacere divenne un vortice travolgente. I suoi movimenti si fecero più rapidi, più sfacciati, come se volesse scolpire ogni istante nelle nostre memorie. Quando il culmine arrivò, inondai il suo ventre, lago del nostro piacere, lasciandoci entrambi spossati. Il suo corpo tremava sotto il mio, e per un momento rimanemmo in quella posizione, avvolti in un abbraccio che parlava di calore, profumi e respiri condivisi. Quando i nostri occhi infine si incrociarono, trovai in lei un sorriso soddisfatto e audace, di chi sa di aver sperimentato una complicità rara, autentica. Mi chinai e la baciai dolcemente. Eravamo legati, ormai, da un filo invisibile, da una connessione che nessuna parola avrebbe potuto adeguatamente definire e che niente avrebbe potuto spezzare. Laura mordendomi l’orecchio, bisbigliò:
- Ancora .
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