Confini violati

di
genere
bisex

La noia aveva iniziato a insinuarsi nel nostro matrimonio, silenziosa ma inesorabile. Cercando di riaccendere la scintilla, ci avventurammo nel mondo proibito delle chat, un gioco di fantasie che ben presto si trasformò in realtà.
Mia moglie, a quarant’anni, esibiva una figura florida, morbida, il bel volto con tratti classici e un’aura di femminilità piena e consapevole. Era il tipo di donna che poteva facilmente attirare l'attenzione e il desiderio degli altri. Cominciammo con siti di incontri, inizialmente mantenendo un profilo molto anonimo. Poi passammo alle videochat, dove lei, incuriosita e provocante, iniziò a mostrare le sue forme, rispondendo alle richieste di chi la osservava e la invitava a toccarsi. Il suo successo fu immediato: i complimenti si moltiplicavano e le richieste di incontri reali cominciarono a fioccare. Quella nuova attenzione la intrigava e ci trovammo a parlarne con sempre maggiore eccitazione. Lei diventa sempre più audace, accogliendo richieste che fino a poco prima sarebbero state impensabili, ed io trovavo un piacere non solo nell'osservarla, ma nel pensare che altri uomini la concupivano. Questo piacere, inizialmente tenue, si radicava profondamente e assumeva una sfumatura morbosa a cui non sapevo rinunciare. Poi arrivò lui. All’inizio era solo una voce attraverso uno schermo, un’immagine sfocata che il monitor restituiva senza troppi dettagli. L’avevamo trovato durante una delle nostre serate in chat, quelle in cui esploravamo le nostre fantasie con la curiosità di due adolescenti. Lui si distingueva dagli altri per il modo in cui parlava: sicuro, diretto, magnetico e subito catturò l’attenzione di mia moglie.
“Sei stupenda,” aveva scritto la prima volta che lei, timida, aveva mostrato una porzione del suo corpo. “Vorrei vedere di più, assaporarti.”
La sua frase era stata accompagnata da un sorriso affascinante che sembrava bucare lo schermo. Le sue parole erano state una calamita per lei. Ogni sua richiesta, ogni complimento, sembravano spingerla a mostrarsi sempre di più, lasciando cadere in pezzi le barriere che lei stessa si era costruita. Il suo corpo caldo diventava il centro dei desideri, e io, seduto accanto, osservavo con un misto di eccitazione e incredulità. Poi arrivò la proposta:
“Voglio tutto di te.” Quella frase ci sfidò.
Mia moglie, incuriosita e sempre più audace, si voltò verso di me con uno sguardo carico di eccitazione.
“E se lo incontrassimo davvero?” mi chiese, quasi incredula delle sue stesse parole.
La prima volta che ci vedemmo, mi colpì subito la sua statura imponente, la pelle scura e lucida sotto la luce. Ma fu quando si liberò completamente dei vestiti, che mia moglie rimase senza fiato. Il suo corpo muscoloso che rasentava la perfezione fisica mostrava un sesso notevole per dimensioni e proporzioni, un simbolo di forza e virilità che dominava la scena. Mia moglie sembrava rapita, il suo corpo emanava un'eccitazione palpabile che non riusciva a nascondere. Fu lui a prendere il comando della situazione, con naturalezza. Ogni suo gesto era studiato, ogni parola aveva il peso di un comando. Mia moglie lo seguiva con lo sguardo, affascinata, mentre io, seduto a osservare, mi sentivo spettatore di qualcosa che ci avrebbe cambiati per sempre.
Quando si avvicinò, sembrava quasi sovrastarla, come un’ombra potente che si stagliava su lei. Mia moglie, nel suo morbido splendore, sembrava quasi arrendersi alla sua presenza ancora prima che la toccasse. I suoi fianchi pieni, le curve accoglienti del suo corpo, tremavano leggermente in un misto di eccitazione e trepidazione.
“Sei una gran figa,” mormorò, la voce bassa che sembrava vibrare nella stanza. Lei lo guardava, con gli occhi spalancati, il respiro affannoso, mentre il suo corpo implorava quell’energia dominante.
Quando iniziò a penetrarla, il contrasto tra i loro corpi era quasi ipnotico. La sua asta scura, luccicante, si faceva spazio nelle sue carni candide e burrose: un’immagine di possesso totale che mi lasciava senza fiato.
Lui pompava con vigore inesauribile.
“ Ahh è enorme…” sussurrò mia moglie, con un tono sognante; i suoi occhi si spalancarono, colmi di stupore e piacere, mentre il suo corpo si adattava lentamente a quella presenza imponente. Era come se ogni centimetro di lui la stesse aprendo, rivelandole nuove profondità di sé stessa, sia fisicamente che emotivamente.
“Oh sì… così! Aprimi… fammi tua!” gemette, la voce spezzata dall’intensità di ciò che stava vivendo. Ogni parola sembrava scivolarle fuori spontanea, senza filtri, come se quel piacere la avesse liberata da ogni inibizione. “Non ho mai sentito niente di così… grande! Mi sento piena… mi sento benissimo!”
“Ti piace, il mio cazzo, eh?” le chiese, la voce bassa e roca.
“Sì! Sì. Mi piace da morire… mi fa impazzire! Apro le gambe per te come non ho mai fatto… prendi tutto, ti prego! Non fermarti… voglio sentirti ancora, più a fondo, più forte!” urlò lei, sconvolta dall’amplesso. I suoi gemiti, le sue urla di piacere, riempivano la stanza, rendendo impossibile ignorare la differenza tra ciò che stava provando con lui e ciò che aveva vissuto con me. Era come se quel grosso cazzo cancellasse i ricordi dei nostri incontri, sostituendoli con un piacere più intenso, più crudo, più travolgente. “
Io, seduto nell’ombra, ero impietrito. Ogni parola di mia moglie mi colpiva come un pugno nello stomaco, ma invece di allontanarmi, mi avvicinavo sempre di più, mentalmente e fisicamente, a quella scena. Ero prigioniero del suo piacere, della sua resa, della visione di quel corpo potente e scuro che dominava il suo candore morbido.
Il confine tra il voyeurismo e il desiderio diretto si stava assottigliando dentro di me, come una linea tracciata sulla sabbia, pronta a dissolversi alla prima ondata. Guardavo quell’uomo dominare mia moglie con una maestria che mi ipnotizzava. Ogni suo movimento, ogni gesto era un'affermazione di potere, e non potevo ignorare il fascino oscuro che emanava.
Mi scoprii a immaginare scenari che mai avrei pensato potessero affiorare nella mia mente. Quell'asta imponente che si muoveva dentro di lei, sembrava chiamarmi, attirarmi.
Il pensiero di concedermi mi travolgeva, una fantasia che mi spingeva oltre ogni limite che avevo immaginato invalicabile e sentivo il piacere che cresceva e mi travolgeva.
Non era solo una fantasia fugace; era qualcosa di più profondo, un piacere che si insinuava con una forza che non riuscivo più a ignorare. Guardavo quell'uomo, il corpo scolpito che copriva mia moglie, e sentivo un misto di invidia e ammirazione. Ogni movimento era un atto di dominio, un’affermazione della sua supremazia, e mia moglie lo accoglieva come mai l’avevo vista fare, un misto di devozione e abbandono totale.
Ogni gemito di lei, ogni sussurro roco, sembrava una freccia che si piantava nel mio petto. Quando lo supplicava, con frasi che mai avrei pensato potessero uscire dalla sua bocca, qualcosa dentro di me si spezzava e, al contempo, si accendeva.
Volevo essere al posto di mia moglie che si offriva, che si sottometteva senza riserve. La fantasia si faceva strada, prepotente, e mi vedevo cedere, inginocchiarmi davanti a lui, guardarlo negli occhi con lo stesso sguardo che avevo visto in quelli di lei: un misto di timore e desiderio.
La sua asta, ancora lucida dei piaceri condivisi con mia moglie, sembrava chiamarmi, una sfida impossibile da ignorare
Ero lacerato tra la vergogna e una pulsione impetuosa.
Non so dire quando ho smesso di resistere. Forse è stato quando ho percepito la complicità di mia moglie che sembrava incoraggiarmi.
Mi inginocchiai, il corpo tremante e il cuore che martellava nel petto. Lui, imponente, mi guardava dall’alto con uno sguardo misto di sorpresa e divertimento. Il suo dominio era totale, e io, consapevole di ogni fibra del mio essere, non ero più altro che un uomo che si arrendeva.
La sua asta eretta , ancora intrisa dell'intimità di mia moglie, era davanti a me, un simbolo di potere e piacere che non potevo più ignorare. Mi avvicinai, il respiro spezzato, e quando le mie labbra si posarono sul suo cazzo, un’ondata di vergogna e desiderio mi attraversò come un fulmine. Il sapore di lei era ancora lì, un misto di dolcezza e selvaggio che sembrava rendere ogni cosa più intensa.
Ma non bastava. Non potevo fermarmi lì. Quando le sue mani grandi e forti mi afferrarono, mi girarono, e sentii quella massa calda e pulsante contro di me: era quello che desideravo, anche se mi vergognavo ad ammetterlo.
Si fece strada in me con una forza che toglieva il fiato. Un misto di dolore e piacere si fondevano, ogni spinta era un atto di dominio, un’affermazione della sua superiorità, sembrava scardinare le mie difese, dissolvendo ogni traccia di orgoglio rimasta. Mi sentivo esposto, vulnerabile, eppure completamente assorbito
da un piacere che non avevo mai conosciuto.
Mi venne da strillare, da emettere suoni che non mi appartenevano, alti, quasi femminili, come se il mio corpo e la mia voce avessero ceduto alla forza del suo dominio. Quelle grida spezzate in falsetto mi uscivano spontanee, amplificando il senso di resa che ormai mi pervadeva.
“ Fottimi!”
Le sue mani forti mi tenevano saldo, il suo dominio totale. La sua voce profonda e feroce rimbombò nella stanza:
"Brava femminella."
Quelle parole colpirono come una frustata, un misto di umiliazione e piacere che si confondeva, amplificando ogni sensazione. Lo sguardo di mia moglie era fisso su di noi, gli occhi dilatati, le labbra socchiuse in un’espressione di eccitazione senza limiti. E quando lui affondò con forza ancora maggiore, lasciandomi senza fiato, le sue risate basse e gutturali riempirono la stanza. Era il segno della sua vittoria, e io... io non ero mai stato così felice di perdere. Mi ritrovai a gemere, a rispondere senza controllo, parole spezzate e sconnesse che confessavano la mia condizione. Il caldo del suo seme che si riversava dentro di me fu il sigillo della mia resa totale. Un'ondata di calore mi invase, non solo fisica, ma emotiva, un marchio indelebile che sanciva la sua proprietà su me. Non esisteva più nulla al di fuori di quel momento. La sensazione di quella massa pulsante che si ritirava lentamente lasciava una scia di umiliazione dolce e un piacere che mi faceva fremere. Mi sentivo svuotato, eppure appagato.
“ Mi hai fatto godere più di tua moglie.
Quelle parole mi fecero sentire ancora più legato a quel ruolo che avevo scoperto e abbracciato. Lui mi guardava soddisfatto, i denti brillavano sul suo volto d’ebano: ero suo.
di
scritto il
2025-01-27
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