Segreti di una giovane sposa. Seconda parte. L’incedere del vizio.

di
genere
confessioni

Egregio Direttore,
Le scrivo nuovamente perché desidero innanzitutto ringraziarla per aver dato spazio alla mia storia. Non ho idea se il mio racconto abbia suscitato interesse, tuttavia mi ha intrigato e divertito immaginare i lettori alle prese con le mie parole, con i miei segreti. Le chiedo pertanto di pubblicare la seconda parte, affidandole queste nuove pagine con la stessa promessa di anonimato. E con la certezza che chi ha letto la prima parte non potrà fare a meno di scoprire il seguito
Max sfogliò le pagine della rivista con un misto di curiosità e disagio. Il primo racconto di quella scrittrice anonima lo aveva turbato più di quanto volesse ammettere. Lo aveva eccitato, sì, ma lo aveva anche sconcertato. Riprovevole che donna sposata si abbandonasse a certe depravazioni… e ora c’era un seguito. Non poté resistere. Cominciò a leggere.
Le parole lo investirono come un colpo allo stomaco. La descrizione era ancora più esplicita, cruda. Quella donna si lasciava umiliare, si faceva possedere come un animale. Era osceno. Eppure, sentì il calore risalirgli dentro.
— Una vera sgualdrina. Povero marito! — borbottò con disprezzo ma, interessato, riprese la lettura.
“ Dapprincipio pensavo di avere il controllo, di poter gestire questa passione relegandola a un episodio passato, di potermi fermare prima che fosse troppo tardi. Ben presto compresi che non era più un capriccio. Era diventato una bulimia che non potevo più contenere, una necessità bruciante che mi teneva sveglia la notte. Mi scoprivo a desiderarlo ovunque: nelle stanze della mia casa, nel letto con mio marito, mentre lui dormiva ignaro accanto a me.Ogni volta che chiudevo la porta di casa dietro di me, ogni volta che tornavo a letto accanto a Ugo, avrei dovuto sentirmi sollevata. Al sicuro. E invece il mio corpo era in subbuglio. Non ero innamorata di Lapo. Non c’era nulla di romantico in quello che facevamo, nulla di dolce o rassicurante. Eppure, non potevo stargli lontana. Il pensiero di lui mi bruciava dentro, mi divorava. Non era il fascino del proibito. Non era la trasgressione fine a sé stessa. Era lui. Il suo sesso crudele e raffinato. La violenza dei suoi gesti, la sua capacità di leggermi dentro e di spezzare ogni mio freno. Il suo grosso membro che mi faceva impazzire, che mi possedeva fino a farmi dimenticare chi ero. Con Ugo era tutto gentilezza, routine, abitudine. Con Lapo… con Lapo bruciavo. Sapevo che non avrei resistito, che sarei tornata ancora da lui. Con Ugo, il sesso era stato una carezza timida, un dovere coniugale sussurrato nel buio, un atto senza eccessi, senza richieste, senza domande. Con Lapo, invece, era fame, era conquista, era resa. Era essere presa, dominata, piegata al suo volere, senza scampo e senza vergogna.Era così che doveva essere, così che non aveva mai osato immaginare. Un pomeriggio ci incontrammo nel suo ufficio. Non perse tempo; lui sapeva cosa farmi, come toccarmi, come piegarmi esattamente nel modo in cui voleva. Non c’era più vergogna, solo desiderio.Ma quando lui mi intimò di inginocchiati in una certa posizione ebbi un attimo di esitazione. Squillò il telefono, lui, prima di rispondere, per punirmi della mia indecisione volle che rimanessi nuda in ginocchio ai suoi piedi.
- Si certo molto bene: ho carne fresca sotto mano, una giovane sposa che mi sta facendo veramente godere. Fisico flessuoso, un certo fascino selvaggio e una voglia di sesso inusuale. Una vera troia, mascherata da beghina…la vorresti anche tu?…Ahahah…si può fare…vedremo.- Finita la telefonata in cui aveva parlato di me in quei termini col suo sodale, mi fece aspettare, lasciandomi lì, nuda, in ginocchio e supplicante. E quando mi prese, lo fece come se fosse un diritto, come se sapesse che non potevo dirgli di no. Perché non volevo dirgli di no. E quando mi ha afferrata per i capelli, spingendomi oltre ogni limite, ho capito che mi avrebbe richiesto di più.
Mi ordinò di aprirmi, di allargare le natiche per lui, di offrirgli quello mi sembrava impensabile. Tentennai, solo un istante per poi capire che non era concessa alcuna resistenza. La sua cappella si appoggiò al mio buchetto e poi decisa entrò. Mi penetrava, si addentrava nel mio ventre con lentezza inesorabile, imponendosi con una determinazione feroce. Il dolore iniziale era il prezzo della mia resa. Ma poi... poi divenne qualcosa di emozionante. Afferrata per i capelli, venivo guidata con fermezza, con la sicurezza di chi sa di avermi in pieno controllo. Gli concessi tutto. Pareva un padrone che addestrasse la sua cagna all’obbedienza. Mi disse di girare il capo e guardarlo mentre mi prendeva. Voleva vedere il momento esatto in cui la mia vergogna si sarebbe sublimata in piacere. E accadde così. Lo percepii nel mio stesso gemito, nel modo in cui il mio corpo finì per accoglierlo, per stringerlo, per volerlo ancora più dentro. Raggiunsi l’acme gridando parole che mai avrei osato pronunciare prima. Parole sporche, sconce, che descrivevano fedelmente le mie sensazioni così lontane da quella che era la mia morale.”
Ugo continuò a leggere, con il respiro irregolare. Quando giunse alla scena più estrema - di me nuda, esposta, lasciata così per il piacere perverso di quell’uomo, per poi essere presa senza alcun riguardo - lui avvertì sì eccitazione, ma un pensiero s’insinuò nella sua mente. Sua moglie… C’era nella storia raccontata qualche elemento stranamente attinente. Scosse la testa, allontanò l’idea, ma la sensazione di inquietudine non lo abbandonò. Le descrizioni erano così dettagliate, così intime.
- Possibile che…
Trattenni un risolino. Il gioco era intrigante. Capivo che quella scena lo ripugnava, lo prendeva ma lo inquietava. Respirò profondamente. Immaginai il filo dei pensieri che lo assalivano.
—…È solo la cronaca di una pervertita senza alcun riferimento a me e mia moglie. Ma perché sento le viscere attorcigliarsi in quel modo? Perché allora avverto una minaccia alle mie sicurezze? Perché allora l’idea che quella vicenda possa riguardarmi? -
Uscii dalla stanza lasciandolo solo coi suoi dubbi. Ugo rimase immobile, gli occhi fissi sullo schermo. Le sue mani erano ancora serrate attorno alla rivista.






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2025-02-16
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