I profumi di Chantal
di
samas2
genere
feticismo
Nel locale affollato dove, al termine della giornata lavorativa, impiegati di società finanziarie e banche si mescolavano con un cocktail in mano, mi trovavo seduto in disparte, col pensiero rivolto verso certi problemi professionali ancora irrisolti. Un contrasto acceso sul lavoro mi aveva irritato, e cercavo un diversivo nel rumore indistinto delle conversazioni attorno a me, nella musica di sottofondo.
Lo sguardo vagava, indolente, finché qualcosa attirò la mia attenzione dall'angolo stretto della mia visuale. Due piedi femminili, incorniciati da eleganti décolleté nere. Le scarpe, dal taglio impeccabile, lasciavano intravedere le radici delle dita e parte dell'arco plantare come promessa stimolante.
Il movimento era ipnotico: - una danza involontaria, un lento dangling, che sembrava voler stuzzicare l'attenzione di chiunque l’avesse intercettato. Non osavo sollevare lo sguardo per scoprire colei a cui appartenevano quelle estremità magnetiche. C'era un timore sottile e irrazionale che mi tratteneva: la paura di infrangere l'incanto, di essere deluso dall'immagine che avevo costruito nella mia mente. Rimasi così, incantato, sospeso tra desiderio e esitazione, in un equilibrio precario proprio come quello delle décolleté. Ma poi, presa la decisione, il mio sguardo si sollevò. Per un istante temetti che quella figura intera potesse spezzare l’incanto. E invece, il mio cuore accelerò: era Chantal. Le immagini del passato affiorarono vivide. Quell’estate, i suoi consunti, vissuti sandali Birkenstock abbandonati sotto il tavolo, quell’odore che mi aveva rapito... il modo in cui mi aveva sorpreso in flagrante, il suo sorriso beffardo e la risata argentina. E ora era lì, davanti a me, ancora più affascinante, come un frammento del passato tornato per un intrigante tormento. *
- Chantal che meraviglia rivederti! Ti posso offrire qualcosa?
Ci sciogliemmo in un dialogo sempre più disinvolto, persino intimo in cui emerse, tra l’altro, la sua convinta volontà, al momento, di rimanere single.
- Hai ancora quella passioncella per i piedi?
- L'ho affinata, ma diciamo che non mi focalizzo solo lì.
- Che bravo….
Chantal mi guardò con un sorriso malizioso, le labbra che si piegavano appena in un'espressione indecifrabile, inclinò la testa di lato, osservandomi con curiosità.
- Che bravo - ripetè, divertita e ironica. - Non ti focalizzi solo lì, eh? Mi sembra un grande progresso.
Sorrisi, imbarazzato tuttavia mi feci comunque coraggio e la inviati a cena. Al termine ci dirigevamo verso il mio appartamento con passo incerto e la testa leggera per l’alcol bevuto in quantità. La porta di casa si chiuse alle nostre spalle, isolandoci dal mondo esterno. La luce soffusa della stanza creava un’atmosfera intima, quasi complice, mentre Chantal si guardava attorno divertita per il mio tentativo di mascherare il nervosismo.
- Eccoci qui, - disse, appoggiando la borsa su una sedia. I suoi piedi, ancora avvolti nelle décolleté nere, si incrociarono casualmente, attirando il mio sguardo come una calamita.
Accennò a un movimento con il piede destro, che iniziò a oscillare appena, in quel gioco ipnotico che mi aveva già catturato nel locale. Mi sedetti accanto a lei, incapace di nascondere il desiderio che mi bruciava dentro. - Vorrei fosse una serata… speciale, - sussurrai, timidamente. Dentro mi sentivo ribollire per un’eccitazione montante.
Chantal mi fissò con occhi ardenti come tizzoni. Poi, con una lentezza esasperante, sfilò una delle scarpe, lasciando che scivolasse lungo il tallone e cadesse con un tonfo morbido sul tappeto.
Il piede nudo emerse, ancora avvolto nella calza velata, che esaltava le curve del collo del piede e delle dita. L’aroma che sprigionava era un profumo primordiale, quasi animalesco, che risvegliava ogni fibra del mio essere.
- Ti piace ancora, vero? - chiese Chantal, con una risata lieve, mentre il suo piede si avvicinava, tracciando un movimento lento e deciso.
Non potevo più fingere. - È… irresistibile, - ammisi, prendendo con delicatezza il suo piede tra le mani. La calza era tiepida al tatto, un sottile strato che celava appena la morbidezza della pelle sottostante. Avvicinai il piede al viso, inspirando profondamente, lasciando travolgere. Chantal osservava ogni mia mossa, divertita e compiaciuta.
- Non hai perso la passione, - commentò, mentre il suo piede sinistro, ancora calzato, si avvicinava al mio fianco, sfiorando con leggerezza la mia gamba. Con gesti lenti, ossequiosi iniziai a massaggiare, lasciando che le mie dita esplorassero ogni curva, dalla pianta morbida fino alle dita delicate. Con un movimento sicuro, sfilai anche l’altra scarpa, liberando il secondo piede che conservava un calore ancora più intenso del primo.
- Fammi vedere quanto mi apprezzi - sussurrò Chantal, reclinandosi contro lo schienale del divano, chiudendo gli occhi come se volesse abbandonarsi completamente al momento.
Le sfilai il collant, lasciai che le mie labbra sfiorassero le dita del piede nudo, assaporandone ogni millimetro con baci leggeri, mentre le mani continuavano a esplorare, scivolando lungo le caviglie e risalendo i polpacci.
Chantal gemette piano, un suono che sembrava più di approvazione che di piacere, ma che accese in me un desiderio ancora più profondo. - Bravo…- mormorò. Chantal si lasciava andare sempre di più, il suo respiro diventava più affannoso, carico di un piacere che sembrava crescere con ogni mio gesto. La osservavo, affascinato dal modo in cui il suo corpo rispondeva, con piccoli fremiti e movimenti involontari. Chantal mi spinse delicatamente all’indietro, costringendomi a stendermi sul letto. Non c’era alcuna resistenza da parte mia, solo un desiderio ardente di abbandonarmi completamente a lei, di lasciarmi guidare in quel gioco di dominio e piacere. Con movimenti lenti e deliberati, sollevò il piede e lo portò sul mio viso. La pianta calda e morbida si posò sulla mia pelle, emanando un aroma intenso, una miscela di pelle , nylon, sudore e d’essenza di cuoio che aveva avvolto il suo piede per l’intera giornata. Quell’odore mi avvolse, crudo e atavico, facendomi sprofondare in un abisso di desiderio incontrollabile. Leccai la pianta del suo piede, deferente, seguendo ogni curva, ogni piega. Il sapore era un misto evocava sensualità, la sua essenza che mi faceva sentire in sua balia. Ogni carezza della mia lingua sembrava accendere scintille sulla sua pelle.
Lei lasciò scorrere il piede lentamente lungo il mio viso, soffermandosi sulle labbra e sul mento, come a tracciare il confine del suo dominio.
- Mi piace vederti così, completamente vinto. Il mio corpo l’assecondava obbediente. Non c’era vergogna, solo piacere nel sentirmi sottomesso, adorando ogni centimetro di quella pelle morbida. Chantal era il mio universo in quel momento, e io non volevo altro che continuare a perdermi in lei. Chantal sollevò leggermente il piede, accostandomi le sue dita, che si allargavano come un'offerta silenziosa e irresistibile. Non aspettai un istante di più: le afferrai delicatamente, portandole alle labbra, e iniziai a succhiarle una ad una con lentezza, lasciando che la mia lingua esplorasse ogni angolo.
Il loro aroma era un concentrato di sensualità pura. Ogni dito aveva un sapore unico, e io lo assaporavo con devozione, come se fosse il nettare più prezioso. Le dita dei suoi piedi, ormai intrise di un’aura irresistibile, raccontavano la storia di una giornata intera trascorsa dentro quelle scarpe che sembravano custodire ogni traccia del suo movimento. Quando le portai alle labbra, il primo contatto fu un’esplosione di sensazioni. Il sapore era complesso, una fusione di note salate e lievemente acidule, arricchite da una punta amarognola che sapeva di vissuto, autentico carnale e mi incatenava Chantal mi osservava dall’alto, mordendosi appena il labbro inferiore.
- Ti sto facendo impazzire, vero? - sussurrò con voce roca, un misto di malizia e tenerezza.
La mia mente sensoriale era catturata da quell’irresistibile alchimia di odori e sapori. Succhiare le sue dita era come entrare ancora più a fondo in quel legame unico, impastato di dominio e adorazione, forza e resa.
Chantal lasciò che il momento si prolungasse, le sue risate leggere alternate ai suoi gemiti, mentre io, incapace di smettere, ero completamente perso. Chantal, la testa leggermente reclinata, mi osservava curiosa del gioco.
- Non ti perdi nemmeno una molecola, eh? - mormorò, la voce arrochita dal desiderio.
Non risposi, non avrei saputo come esprimere la perfezione di quel sapore che mi riempiva la bocca e l’anima. Quei piedi erano un dono, un territorio da gustare con ogni mio atomo, e io ero esaudito completamente in quel piacere inebriante.
- Dimmi, - cinguettò Chantal - cos’altro hai affinato oltre alla tua passione per i piedi? - Mi provocò maliziosa. Anch’io volevo mostrarle che il feticismo, non esauriva il mio orizzonte erotico, bensì un preludio.
Il corpo di Chantal nudo, ora si rivelava: una perfezione flessuosa che si muoveva con grazia istintiva. I suoi seni, perfetti e compatti, la sua pelle di seta, erano un richiamo irresistibile. Quando mi chinai su di lei, l’effluvio della sua intimità mi avvolse, un bouquet unico e travolgente che fondeva l'essenza del suo corpo al mio desiderio crudo. Era un aroma che non poteva essere descritto facilmente: ricco, aspro, ma con l'eco di un sapore che combinava la morbida dolcezza del miele con una lieve nota speziata, un contrasto entusiasmante. Il calore della sua fessura levigata sembrava irradiarsi verso di me, e gli umori che stillavamo erano nettare che prometteva estasi.
Affondai le labbra e la lingua in quella fonte di piacere, esplorandola da animale infoiato. Ogni movimento della lingua rivelava nuove sfumature di gusto: bevevo quel nettare con avidità, ogni goccia una celebrazione del suo corpo e del suo desiderio.
Chantal si abbandonava sotto di me, il suo corpo fremeva, gemendo per l'eccitazione, le sue mani intrecciate nei miei capelli, come a voler guidare ogni mio gesto. Odorarla, assaporarla, perdermi in quell’armonia di profumi e sapori era un'esperienza che trascendeva il semplice piacere fisico.
La mia erezione esplosiva trovò la sua destinazione naturale, e il momento in cui affondai dentro di lei fu un'apoteosi di piacere. Il suo corpo caldo e accogliente mi avvolse, e il mio respiro si spezzò, sovrastato dalla passione erotica, in un'esplosione di sensazioni, un crescendo che sembrava risuonare l’intero mio essere.
Chantal urlava il suo godimento, la voce piena di passione e libertà, un canto selvaggio che mi incitava a perdermi sempre di più in lei. Si aggrappava alla mia anima, trascinandomi in un vortice di pura estasi. Il suo corpo si muoveva in sincronia perfetta con il mio, e ogni affondo era un passo più vicino all’apice, un momento più intenso dell’ultimo.
Smarrito in una nebbia di piacere, la mia mente era incapace di distinguere il confine tra il reale e l’onirico. Ero impazzito di felicità, travolto da un piacere così radicale che elideva ogni altra emozione. Ogni muscolo del mio corpo rispondeva all'istinto di darle tutto di me, mentre lei mi accoglieva, in una fusione perfetta.
Alla fine, quando il culmine fu raggiunto, il mondo sembrò fermarsi. Il nostro respiro affannoso riempiva la stanza, e il silenzio che seguì non era vuoto, ma carico della potenza di ciò che avevamo condiviso, con la sensazione che, in quel momento, nulla mancasse nel mondo.
*Piedini odorosi
Lo sguardo vagava, indolente, finché qualcosa attirò la mia attenzione dall'angolo stretto della mia visuale. Due piedi femminili, incorniciati da eleganti décolleté nere. Le scarpe, dal taglio impeccabile, lasciavano intravedere le radici delle dita e parte dell'arco plantare come promessa stimolante.
Il movimento era ipnotico: - una danza involontaria, un lento dangling, che sembrava voler stuzzicare l'attenzione di chiunque l’avesse intercettato. Non osavo sollevare lo sguardo per scoprire colei a cui appartenevano quelle estremità magnetiche. C'era un timore sottile e irrazionale che mi tratteneva: la paura di infrangere l'incanto, di essere deluso dall'immagine che avevo costruito nella mia mente. Rimasi così, incantato, sospeso tra desiderio e esitazione, in un equilibrio precario proprio come quello delle décolleté. Ma poi, presa la decisione, il mio sguardo si sollevò. Per un istante temetti che quella figura intera potesse spezzare l’incanto. E invece, il mio cuore accelerò: era Chantal. Le immagini del passato affiorarono vivide. Quell’estate, i suoi consunti, vissuti sandali Birkenstock abbandonati sotto il tavolo, quell’odore che mi aveva rapito... il modo in cui mi aveva sorpreso in flagrante, il suo sorriso beffardo e la risata argentina. E ora era lì, davanti a me, ancora più affascinante, come un frammento del passato tornato per un intrigante tormento. *
- Chantal che meraviglia rivederti! Ti posso offrire qualcosa?
Ci sciogliemmo in un dialogo sempre più disinvolto, persino intimo in cui emerse, tra l’altro, la sua convinta volontà, al momento, di rimanere single.
- Hai ancora quella passioncella per i piedi?
- L'ho affinata, ma diciamo che non mi focalizzo solo lì.
- Che bravo….
Chantal mi guardò con un sorriso malizioso, le labbra che si piegavano appena in un'espressione indecifrabile, inclinò la testa di lato, osservandomi con curiosità.
- Che bravo - ripetè, divertita e ironica. - Non ti focalizzi solo lì, eh? Mi sembra un grande progresso.
Sorrisi, imbarazzato tuttavia mi feci comunque coraggio e la inviati a cena. Al termine ci dirigevamo verso il mio appartamento con passo incerto e la testa leggera per l’alcol bevuto in quantità. La porta di casa si chiuse alle nostre spalle, isolandoci dal mondo esterno. La luce soffusa della stanza creava un’atmosfera intima, quasi complice, mentre Chantal si guardava attorno divertita per il mio tentativo di mascherare il nervosismo.
- Eccoci qui, - disse, appoggiando la borsa su una sedia. I suoi piedi, ancora avvolti nelle décolleté nere, si incrociarono casualmente, attirando il mio sguardo come una calamita.
Accennò a un movimento con il piede destro, che iniziò a oscillare appena, in quel gioco ipnotico che mi aveva già catturato nel locale. Mi sedetti accanto a lei, incapace di nascondere il desiderio che mi bruciava dentro. - Vorrei fosse una serata… speciale, - sussurrai, timidamente. Dentro mi sentivo ribollire per un’eccitazione montante.
Chantal mi fissò con occhi ardenti come tizzoni. Poi, con una lentezza esasperante, sfilò una delle scarpe, lasciando che scivolasse lungo il tallone e cadesse con un tonfo morbido sul tappeto.
Il piede nudo emerse, ancora avvolto nella calza velata, che esaltava le curve del collo del piede e delle dita. L’aroma che sprigionava era un profumo primordiale, quasi animalesco, che risvegliava ogni fibra del mio essere.
- Ti piace ancora, vero? - chiese Chantal, con una risata lieve, mentre il suo piede si avvicinava, tracciando un movimento lento e deciso.
Non potevo più fingere. - È… irresistibile, - ammisi, prendendo con delicatezza il suo piede tra le mani. La calza era tiepida al tatto, un sottile strato che celava appena la morbidezza della pelle sottostante. Avvicinai il piede al viso, inspirando profondamente, lasciando travolgere. Chantal osservava ogni mia mossa, divertita e compiaciuta.
- Non hai perso la passione, - commentò, mentre il suo piede sinistro, ancora calzato, si avvicinava al mio fianco, sfiorando con leggerezza la mia gamba. Con gesti lenti, ossequiosi iniziai a massaggiare, lasciando che le mie dita esplorassero ogni curva, dalla pianta morbida fino alle dita delicate. Con un movimento sicuro, sfilai anche l’altra scarpa, liberando il secondo piede che conservava un calore ancora più intenso del primo.
- Fammi vedere quanto mi apprezzi - sussurrò Chantal, reclinandosi contro lo schienale del divano, chiudendo gli occhi come se volesse abbandonarsi completamente al momento.
Le sfilai il collant, lasciai che le mie labbra sfiorassero le dita del piede nudo, assaporandone ogni millimetro con baci leggeri, mentre le mani continuavano a esplorare, scivolando lungo le caviglie e risalendo i polpacci.
Chantal gemette piano, un suono che sembrava più di approvazione che di piacere, ma che accese in me un desiderio ancora più profondo. - Bravo…- mormorò. Chantal si lasciava andare sempre di più, il suo respiro diventava più affannoso, carico di un piacere che sembrava crescere con ogni mio gesto. La osservavo, affascinato dal modo in cui il suo corpo rispondeva, con piccoli fremiti e movimenti involontari. Chantal mi spinse delicatamente all’indietro, costringendomi a stendermi sul letto. Non c’era alcuna resistenza da parte mia, solo un desiderio ardente di abbandonarmi completamente a lei, di lasciarmi guidare in quel gioco di dominio e piacere. Con movimenti lenti e deliberati, sollevò il piede e lo portò sul mio viso. La pianta calda e morbida si posò sulla mia pelle, emanando un aroma intenso, una miscela di pelle , nylon, sudore e d’essenza di cuoio che aveva avvolto il suo piede per l’intera giornata. Quell’odore mi avvolse, crudo e atavico, facendomi sprofondare in un abisso di desiderio incontrollabile. Leccai la pianta del suo piede, deferente, seguendo ogni curva, ogni piega. Il sapore era un misto evocava sensualità, la sua essenza che mi faceva sentire in sua balia. Ogni carezza della mia lingua sembrava accendere scintille sulla sua pelle.
Lei lasciò scorrere il piede lentamente lungo il mio viso, soffermandosi sulle labbra e sul mento, come a tracciare il confine del suo dominio.
- Mi piace vederti così, completamente vinto. Il mio corpo l’assecondava obbediente. Non c’era vergogna, solo piacere nel sentirmi sottomesso, adorando ogni centimetro di quella pelle morbida. Chantal era il mio universo in quel momento, e io non volevo altro che continuare a perdermi in lei. Chantal sollevò leggermente il piede, accostandomi le sue dita, che si allargavano come un'offerta silenziosa e irresistibile. Non aspettai un istante di più: le afferrai delicatamente, portandole alle labbra, e iniziai a succhiarle una ad una con lentezza, lasciando che la mia lingua esplorasse ogni angolo.
Il loro aroma era un concentrato di sensualità pura. Ogni dito aveva un sapore unico, e io lo assaporavo con devozione, come se fosse il nettare più prezioso. Le dita dei suoi piedi, ormai intrise di un’aura irresistibile, raccontavano la storia di una giornata intera trascorsa dentro quelle scarpe che sembravano custodire ogni traccia del suo movimento. Quando le portai alle labbra, il primo contatto fu un’esplosione di sensazioni. Il sapore era complesso, una fusione di note salate e lievemente acidule, arricchite da una punta amarognola che sapeva di vissuto, autentico carnale e mi incatenava Chantal mi osservava dall’alto, mordendosi appena il labbro inferiore.
- Ti sto facendo impazzire, vero? - sussurrò con voce roca, un misto di malizia e tenerezza.
La mia mente sensoriale era catturata da quell’irresistibile alchimia di odori e sapori. Succhiare le sue dita era come entrare ancora più a fondo in quel legame unico, impastato di dominio e adorazione, forza e resa.
Chantal lasciò che il momento si prolungasse, le sue risate leggere alternate ai suoi gemiti, mentre io, incapace di smettere, ero completamente perso. Chantal, la testa leggermente reclinata, mi osservava curiosa del gioco.
- Non ti perdi nemmeno una molecola, eh? - mormorò, la voce arrochita dal desiderio.
Non risposi, non avrei saputo come esprimere la perfezione di quel sapore che mi riempiva la bocca e l’anima. Quei piedi erano un dono, un territorio da gustare con ogni mio atomo, e io ero esaudito completamente in quel piacere inebriante.
- Dimmi, - cinguettò Chantal - cos’altro hai affinato oltre alla tua passione per i piedi? - Mi provocò maliziosa. Anch’io volevo mostrarle che il feticismo, non esauriva il mio orizzonte erotico, bensì un preludio.
Il corpo di Chantal nudo, ora si rivelava: una perfezione flessuosa che si muoveva con grazia istintiva. I suoi seni, perfetti e compatti, la sua pelle di seta, erano un richiamo irresistibile. Quando mi chinai su di lei, l’effluvio della sua intimità mi avvolse, un bouquet unico e travolgente che fondeva l'essenza del suo corpo al mio desiderio crudo. Era un aroma che non poteva essere descritto facilmente: ricco, aspro, ma con l'eco di un sapore che combinava la morbida dolcezza del miele con una lieve nota speziata, un contrasto entusiasmante. Il calore della sua fessura levigata sembrava irradiarsi verso di me, e gli umori che stillavamo erano nettare che prometteva estasi.
Affondai le labbra e la lingua in quella fonte di piacere, esplorandola da animale infoiato. Ogni movimento della lingua rivelava nuove sfumature di gusto: bevevo quel nettare con avidità, ogni goccia una celebrazione del suo corpo e del suo desiderio.
Chantal si abbandonava sotto di me, il suo corpo fremeva, gemendo per l'eccitazione, le sue mani intrecciate nei miei capelli, come a voler guidare ogni mio gesto. Odorarla, assaporarla, perdermi in quell’armonia di profumi e sapori era un'esperienza che trascendeva il semplice piacere fisico.
La mia erezione esplosiva trovò la sua destinazione naturale, e il momento in cui affondai dentro di lei fu un'apoteosi di piacere. Il suo corpo caldo e accogliente mi avvolse, e il mio respiro si spezzò, sovrastato dalla passione erotica, in un'esplosione di sensazioni, un crescendo che sembrava risuonare l’intero mio essere.
Chantal urlava il suo godimento, la voce piena di passione e libertà, un canto selvaggio che mi incitava a perdermi sempre di più in lei. Si aggrappava alla mia anima, trascinandomi in un vortice di pura estasi. Il suo corpo si muoveva in sincronia perfetta con il mio, e ogni affondo era un passo più vicino all’apice, un momento più intenso dell’ultimo.
Smarrito in una nebbia di piacere, la mia mente era incapace di distinguere il confine tra il reale e l’onirico. Ero impazzito di felicità, travolto da un piacere così radicale che elideva ogni altra emozione. Ogni muscolo del mio corpo rispondeva all'istinto di darle tutto di me, mentre lei mi accoglieva, in una fusione perfetta.
Alla fine, quando il culmine fu raggiunto, il mondo sembrò fermarsi. Il nostro respiro affannoso riempiva la stanza, e il silenzio che seguì non era vuoto, ma carico della potenza di ciò che avevamo condiviso, con la sensazione che, in quel momento, nulla mancasse nel mondo.
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