Amiche per la pelle
di
Violet
genere
orge
Mi chiamo Vanessa, abito in periferia, ho diciotto anni: non sono una bellezza, ho una faccia ordinaria, anche se ornata
da labbra rosse e carnose, e, strano particolare, gli occhi perennemente lucidi. Anche mio corpo non è niente di particolare, è quello di
una tipica donna mediterranea, tutta tette e culo.
La mia amica del cuore si chiama Jessica, siamo legate da sempre, ci vogliamo un gran bene e ci diciamo tutto.
Jessica abita poco lontano da me. Abbiamo la stessa età. Il suo viso è bello, ma un po'spigoloso. Ha il seno alto e
voluminoso e le sono natiche grosse e tonde. E’ alta all’incirca come me, possiamo scambiarci i vestiti, ma il suo
portamento fiero, addirittura sfrontato, assieme alle gambe lunghe e snelle,la fanno sembrare più alta.
Gli occhi, grandi e scuri, sembrano animati da fuoco cupo che brucia perennemente. Si guarda intorno come un animale in
cerca di preda.
Esco di casa, indosso una minigonna jeans cortissima, mi copre a malapena le mutandine, e una
maglietta a righe orizzontali aderentissima e molto scollata, scarpe aperte con i tacchi molto alti,
a spillo argentate.
Salgo in motorino carico Jessica e passiamo, di nuovo a casa mia.
Porto Jessica in camera da letto e apro l’armadio: la invito a scegliere uno dei vestiti. Mi bacia
sulla bocca e sceglie un vestito cortissimo, che sembra di seta, con un’ampia scollatura che arriva,
davanti, fino all’ombelico, e dietro lascia scoperto l’inizio delle rotondità della natiche.
Depone il vestito sul letto, sceglie dei sandali, dal tacco altissimo costituiti da esili strisce di
cuoio dorato ornati di brillantini.
Poi guarda il vestito e, improvvisamente cambia idea: “ No! , è troppo bello, si rovina, stasera ho
voglia di farmi scopare alla grande!”.
Si guarda allo specchio: “Vestita così, andrò benissimo”.
In realtà, ha ragione: è spendida nella sua minigonna rossa e nella sua maglietta attillatissima,
che oltre a mostrare generosamente il seno, scopre anche l’ombelico.
Mette, però, i sandali. Sono contenta che la mia amica abbia addosso qualcosa di mio.
Andiamo in bagno. Ci laviamo e, con le fiche pulite e profumate, andiamo, come ha detto Jessica, a
farci scopare alla grande.
Sempre sul mio motorino, andiamo verso il “baretto”.
Il “baretto”, un piccolo bar, che si trova proprio al confine del quartiere con la campagna.
E’ frequentato dai ragazzi delle case popolari, giovani robusti e muscolosi, abituati ai lavori pesanti.
Appena arriviamo, ci troviamo circondate da una mezza dozzina di giovanotti. Non rispondono al nostro saluto, ma prendono
subito a palparci. Sento le loro manone stringermi il seno, carezzarmi robustamente le natiche. Farsi strada tra le
mutandine e arrivare a toccarmi la fica.
Sotto tutti questi palpeggiamenti le mie gambe si fanno sempre più molli, mentre sento la vagina già abbondantemente
bagnata.
Premono i loro cazzi duri contro il mio corpo e io rispondo alla loro pressione. Mentre le mie mani e la mia bocca
cercano disperatamente di farsi strada verso le pelli profumate dei maschi che mi circondano.
Completamente abbandonata alle volontà e ai desideri dei ragazzi che mi circondano, per un istante il mio sguardo si posa
su Jessica. La vedo, anche lei circondata da una mezza dozzina di ragazzi, dimenarsi pazza di desiderio, con un seno
scoperto, e le mutandine che giacciono a terra. Anche lei mi vede e ci scambiamo un sorriso.
Con la testa e la fica in fiamme, i miei amici mi portano sul prato dietro al “baretto”. Li seguo barcollando, fino a un
folto cespuglio. Mi stendo sull’erba, apro le cosce, in attesa…
Il primo a farsi avanti è Franco, un tipo muscoloso, dalla pelle abbronzata. Libera il suo grosso uccello dai pantaloni e
si stende sopra di me: Il profumo della sua pelle lievemente sudata è un’altra frustata per i miei sensi scatenati. Le mie
mani cercano convulsamente il suo corpo. Con un colpo di reni, mi penetra. Sobbalzo al primo contatto con quel cazzo
meraviglioso. Franco si muove nella mia fica apertissima. Mi scopa con colpi robusti e ben ritmati. Dalla bocca mi escono
mugoli e parole inconsulte, oscenità. Sono rumorosa quando faccio l’amore, anzi siamo, perché anche Jessica lo è. La sento
infatti anche se non la vedo.
Il cazzo di Franco colpisce alcune parti particolarmente sensibili della mia vagina e il mio corpo è scosso da un primo
godimento convulso. I colpi di Franco continuano implacabili e regolari nella mia fica sovraeccitata, trascinandomi in un
orgasmo appresso all’altro. Non posso fermarmi, mi pare di aver perso conoscenza, mentre interminabili onde di piacere mi
percorrono il corpo.
Sono appena riemersa dal mio deliquio, quando sento i movimenti di Franco dentro di me, crescere d’intensità e farsi più
fluidi. Contraggo i muscoli della vagina intorno al suo uccello, li muovo massaggiandogli il cazzo con le pareti della
fica. Finalmente sento Franco godere. Scarica, in lunghi getti densi, il suo liquido cremoso dentro di me.
Franco sfila il suo cazzo dalla mia vagina e si stacca da me.
Quasi subito un altro cazzo mi penetra. Urlo, godo, cado di nuovo in deliquio. Non sono più padrona di nulla, schiava dei
miei desideri, schiava di quei cazzi duri che mi penetrano senza riguardi, vorrei restare lì distesa in eterno.
I miei orgasmi si fanno più lenti e più dolci. Sento crescere in me altri desideri.
L’ultimo a venire verso di me è Mario. Ha un uccello veramente enorme che, quando si eccita, gli diventa durissimo.
Io voglio altre sensazioni. Mi giro di scatto e mi metto a quattro zampe. Con le mani, allargo le natiche per offrire alla
sua vista l’orifizio anale.
“Inculami” gli grido.
Lui punta l’uccello contro il mio buco e spinge con forza. Sento un dolore lancinante, grido.
Dopo qualche colpo, il mio sfintere cede e non sento più dolore. Il mio intestino è piacevolmente pieno. I movimenti di
quel cazzo mastodontico si ripercuotono sulla parete della fica sottostante.
Ho il clitoride gonfio da impazzire. Comincio a sfregarlo con la mano. Un orgasmo secco e violento mi sorprende quasi
immediatamente.
Finalmente anche Mario si scarica dentro di me, getti di sperma mi irrorano l’intestino.
Mi alzo e vado da Jessica. Ci abbracciamo e sporche e disordinate, i nostri corpi odorano di sperma e di fica, tenendoci
per mano, ci avviamo verso il “baretto”, per riprendere il motorino.
Stanotte so che Jessica si fermerà a casa mia, benchè stanchissime faremo l'amore e, alla fine soddisfatte, ci
addormenteremo, una nelle braccia dell'altra.
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