Barbara e il suo nuovo schiavo
di
Rob1911
genere
feticismo
Era dicembre e lavoravo da poco in questo ufficio, una noia mortale non fosse per le belle colleghe di cui ero circondato. Un giorno di fronte ad un problema che non riuscivo a risolvere decisi di chiedere aiuto a lei, Barbara, una donna sulla quarantina, castana, con la faccia di una che è sempre pronta a voltarsi male se infastidita. Con timore mi avvicinai alla sua scrivania. Indossava pantaloni larghi di colore bordeaux, una camicetta bianca e degli stivali di pelle nera Dr. Martens. Il suo profumo e quell'aura da dea punitrice mi davano alla testa, mi sentivo piccolo davanti a lei. Con mia grande sorpresa quando mi vide sorrise e fu disponibile e gentilissima e mi aiutò in men che non si dica a risolvere il problema che ero andato a sottoporle. Non so cosa mi prese, non sono così spigliato e sicuro di me di solito, ma quella volta sentivo di poterlo fare. La ringraziai e dissi forse la cosa più stupida che si possa pensare "Grazie mille Barbara sei grandiosa, ti bacierei anche i piedi". Che stupido, appena finita la frase mi sentii morire, cosa avevo appena detto? Chi mai può uscirsene con una frase del genere? In pochi istanti pensai di tutto persino che avrei perso il lavoro per questo. Ma così non fu. Mi stupii all'improvviso nel vederla arrossire e sorridere, la sua risposta fu tanto inaspettata quanto tremendamente eccitante.
Alzò il piede e disse "Ma adesso? Non è meglio quando verrò con i sandali?"
Mai erezione fu più evidente e imbarazzante in vita mia, risposi di si, che sicuramente era meglio aspettare e nella vergogna più totale per quella situazione mi voltai e tornai nel mio ufficio.
I mesi passarono e non c'era momento in cui non pensavo a quel giorno. Lei mi trattava con indifferenza quando ci incontravamo e cominciai a pensare che se ne fosse dimenticata. I primi giorni d'estate non tardarono ad arrivare insieme a una temperatura fuori dal normale. Il caldo era opprimente e finalmente tutte le colleghe iniziarono a venire con le scarpe aperte il che, per me, era il paradiso. Quel giorno ero solo nel mio ufficio, la maggior parte dei colleghi era in ferie tranne me e Barbara. Durante la sua pausa passò davanti la mia stanza si fermò un attimo a guardami e venne verso di me. Entrò e si chiuse la porta alle spalle, già tremavo. Indossava un vestitino largo molto colorato e dei sandali bianchi che mostravano i suoi piedi perfetti, dita sottili e proporzionate, smalto blu scuro, curatissimi. Prese una sedia e si sedette di fronte a me, alzò una gamba e la poggiò sulla mia sedia, direttamente al centro tra le mie gambe, quasi sfiorandomi il pacco. Di nuovo l'erezione fu incontrollabile ma stavolta con un sorriso malizioso se ne accorse e con la punta del piede pressò sul mio pene ormai fuori controllo. "Sbaglio o avevi una promessa da mantenere?" Disse lei "questo caldo è insopportabile e sono in piedi da tutto il giorno, perché da bravo non mi massaggi un po'?" E nel dire questo si slacciò le scarpe e mi mise quei piedi perfetti sulle gambe. Il cuore batteva all'impazzata, il contatto con la sua pelle e il profumo dei suoi piedi sudati mi aveva fatto perdere qualsiasi cenno di consapevolezza, ero sotto il suo controllo, e lei lo sapeva. Timidamente presi in mano il piede destro e iniziai a massaggiare, lei chiuse gli occhi e voltò la testa al cielo. Dopo pochi secondi iniziò a gemere di piacere, alzò il piede sinistro all'altezza della mia faccia e disse "non ti starai mica dimenticando di lui?" E nel dire questo lo spinse contro la mia faccia. Non potevo essere più felice, la mia bocca sulla suola e il naso tra le dita, quell'odore pungente era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Iniziai ad annusare profondamente quel intenso profumo mentre lei sfregava un piede sulla mia faccia e l'altro sul mio pene. Non durò molto, in un attimo iniziò a sfregare sempre di più mentre io avevo perso del tutto il controllo e me ne venni nelle mutande con mio grande imbarazzo. Lei tirò fuori ancora una volta quel sorrisino malizioso, si riallacciò le scarpe e uscendo disse "ora sei mio, piccolo schiavetto. Ricordatelo". Si Miss, non potrò mai dimenticarlo.
Alzò il piede e disse "Ma adesso? Non è meglio quando verrò con i sandali?"
Mai erezione fu più evidente e imbarazzante in vita mia, risposi di si, che sicuramente era meglio aspettare e nella vergogna più totale per quella situazione mi voltai e tornai nel mio ufficio.
I mesi passarono e non c'era momento in cui non pensavo a quel giorno. Lei mi trattava con indifferenza quando ci incontravamo e cominciai a pensare che se ne fosse dimenticata. I primi giorni d'estate non tardarono ad arrivare insieme a una temperatura fuori dal normale. Il caldo era opprimente e finalmente tutte le colleghe iniziarono a venire con le scarpe aperte il che, per me, era il paradiso. Quel giorno ero solo nel mio ufficio, la maggior parte dei colleghi era in ferie tranne me e Barbara. Durante la sua pausa passò davanti la mia stanza si fermò un attimo a guardami e venne verso di me. Entrò e si chiuse la porta alle spalle, già tremavo. Indossava un vestitino largo molto colorato e dei sandali bianchi che mostravano i suoi piedi perfetti, dita sottili e proporzionate, smalto blu scuro, curatissimi. Prese una sedia e si sedette di fronte a me, alzò una gamba e la poggiò sulla mia sedia, direttamente al centro tra le mie gambe, quasi sfiorandomi il pacco. Di nuovo l'erezione fu incontrollabile ma stavolta con un sorriso malizioso se ne accorse e con la punta del piede pressò sul mio pene ormai fuori controllo. "Sbaglio o avevi una promessa da mantenere?" Disse lei "questo caldo è insopportabile e sono in piedi da tutto il giorno, perché da bravo non mi massaggi un po'?" E nel dire questo si slacciò le scarpe e mi mise quei piedi perfetti sulle gambe. Il cuore batteva all'impazzata, il contatto con la sua pelle e il profumo dei suoi piedi sudati mi aveva fatto perdere qualsiasi cenno di consapevolezza, ero sotto il suo controllo, e lei lo sapeva. Timidamente presi in mano il piede destro e iniziai a massaggiare, lei chiuse gli occhi e voltò la testa al cielo. Dopo pochi secondi iniziò a gemere di piacere, alzò il piede sinistro all'altezza della mia faccia e disse "non ti starai mica dimenticando di lui?" E nel dire questo lo spinse contro la mia faccia. Non potevo essere più felice, la mia bocca sulla suola e il naso tra le dita, quell'odore pungente era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Iniziai ad annusare profondamente quel intenso profumo mentre lei sfregava un piede sulla mia faccia e l'altro sul mio pene. Non durò molto, in un attimo iniziò a sfregare sempre di più mentre io avevo perso del tutto il controllo e me ne venni nelle mutande con mio grande imbarazzo. Lei tirò fuori ancora una volta quel sorrisino malizioso, si riallacciò le scarpe e uscendo disse "ora sei mio, piccolo schiavetto. Ricordatelo". Si Miss, non potrò mai dimenticarlo.
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Commenti dei lettori al racconto erotico