Patty porca 02
di
Pattytits
genere
dominazione
Dovevamo andare in radiologia per eseguire la mammografia e l’ecografia. Bisognava scendere e passare mezzo ospedale. Zia Patty fece per rivestirsi.
-Metti questo, poi torniamo a riprendere le tue cose-
Le porsi un camice verde in TNT leggero da sala operatoria; le arrivava al ginocchio; si allacciava dietro sul collo e in vita. La aiutai a metterlo. Le diedi una pacca sul culo. Attraverso il tessuto si vedeva la pelle chiara dove non prendeva il sole.
-Andiamo zietta porcellina?-
-Mi sento nuda, mi riconosceranno tutti. Non farmelo fare, ti prego Andrea-
-Ti lascio mettere la mascherina, però sculetta un po’ mentre cammini-
I sandali che portava avevano un bel tacco e non le sarebbe stato difficile.
-Mi sta colando la tua sborra tra le cosce, vado a lavarmi-
-Resta così, vai pure avanti-
Usci dall’ambulatorio dirigendosi verso il corridoio che portava agli ascensori. Avevo lasciato l’allacciatura un po’ lenta, dopo pochi passi si aprì scoprendole le gambe quasi completamente. Era proprio uno spettacolo vederla sculettare ignorando di mostrarsi fino quasi al culo. Ci fermammo davanti agli ascensori dove aspettano altre persone. Quando arrivarono c’erano due infermieri dentro che notarono subito le tettone della zia sotto il camice scambiandosi uno sguardo eloquente. Ci dirigemmo verso il fondo visto che scendevamo per ultimi. Era di fianco a me. Ne approfittai per darle una bella palpata sulle natiche sode cercando contemporaneamente di penetrarla con l’indice. La guardavo, gli occhi erano sorridenti.
-Passiamo al bar, cammina piano-
-Come vuoi, Andrea-
Scendemmo al piano terreno, la seguivo; il camice era ben aperto dietro.
Giravo seminuda per luoghi dove mi conoscevano in molti. Questo un po’ mi umiliava, ma soprattutto mi eccitava; sentivo i il seno che si muoveva libero sotto il camice semitrasparente mentre i capezzoli puntavano duri sotto il tessuto. Il dito di Andrea dentro di me, seppure per una manciata di secondi, mi aveva quasi fatta venire.
Presi il corridoio che portava al bar, Andrea era al mio fianco, ma un po’ scostato come se non fossimo assieme. Qualcuno ci superava, poi si voltava a guardarmi oppure si fermava e rimaneva ancora indietro. Mi sentivo osservata ma non ne capivo bene il motivo. Mi avvicinai a lui.
-Andrea mi guardano tutti-
-Perché sei una bella figa, zia-
-Solo per questo?-
-No zia, anche perché sei a culo nudo e ancheggi come una puttanella-
Mi portai una mano dietro, cercai di riavvicinare i lembi del camice ma Andrea diede uno strappo alla cintura per cui il camice rimase allacciato solo sul collo.
-Lasciati stare, porcellina- mi disse dandomi un pizzicotto piuttosto robusto. –Prendiamo un caffè?-
-Ok-
-Siediti lì che arrivo- mi disse indicandomi un alto sgabello di fronte al bancone. Mi accomodai a contatto diretto del freddo metallo. Voltavo le spalle a chiunque si avvicinasse, offrendo una visione completa della mia schiena completamente scoperta. La barista ci porse i due caffè. Dovetti abbassare la mascherina per berlo. In quel momento mi si affiancò un collega.
-Patty, hai così caldo oggi?-
Arrossii visibilmente.
-Sto andando in radiologia-
-Non sembra proprio- mi rispose mettendosi dietro di me, infilando una mano sotto al camice e dandomi un’energica strizzata alla tetta destra.
-Ci vediamo, porcona- mi disse allontanandosi.
Arrivammo in radiologia, avvertii la segretaria che ci stava aspettando il professor Gros, responsabile del servizio di senologia e proseguimmo fino al suo studio.
Bussai ed entrammo. Gros aveva un ampio studio; era seduto ad una grande scrivania; dietro a lui un’ampia libreria, sulla parete sinistra attestati professionali e fotografie. A destra un lettino con un ecografo. Davanti a lui, seduta, una ragazza di una ventina d’anni. Lui ne aveva una cinquantina, bassino, calvo, una bella pancia.
-Buongiorno professore-
-Buongiorno alla mia infermiera preferita; ti aspettavo; vedo che sei quasi pronta- mi disse ridendo
-Sono qui con mio nipote Andrea, lavora come ginecologo; mi ha appena visto-
-Immagino…. Lei è Lucia, iscritta a medicina. -
-Togliti quel camice, e siediti sul lettino Patty-
-Ragazzi, ricordate sempre, prima la clinica, poi gli esami.
-Come dovreste sapere, la visita senologica può essere fatta sia a paziente seduta che distesa; Patrizia è una nostra infermiera e potrà aiutarvi restando qui il tempo necessario, portando un po’ di pazienza-
Evidentemente era la giornata dell’insegnamento, ed io ero l’attrice, più o meno volontaria, principale. Ero completamente nuda davanti a Lucia, a mio nipote e al professore che già mi conosceva, direi in profondità…
-Metti le mani dietro la nuca, e spingi il torace in avanti-
-Vedete in questa posizione il seno viene bene esposto ed è facilmente esplorabile il cavo ascellare-
Quando una porta una quarta metterla in questa posizione vuol dire esporla altro che visitarla. Gli sguardi che mi circondavano erano molto eloquenti, compreso quello di Lucia. Come spesso mi succedeva in questi casi si mescolavano in me sentimenti di imbarazzo ed esibizionismo, quest’ultimo prevalente. La conclusione fu che i miei capezzoli, già abbastanza grossi di loro diventarono ancora più grossi ed evidenti.
Patrizia veniva ogni anno per un controllo; era facilmente dominabile, con un fondo di esibizionismo e sessualmente disponibile. L’avevo scopata più volte, in un paio di occasioni con un collega. Non ci voleva molto a farla scaldare e lo prendeva in ogni buco o tra le tettone che strapazzavo sempre volentieri. Avevo fatto venire Lucia spiegandole cosa mi aspettavo; la presenza del nipote non era prevista, ma visto come si era presentata non sembrava rappresentare un problema.
Era seduta di traverso sul lettino.
-Osservate bene le mammelle, sono simmetriche, così i capezzoli-
-Hai freddo Patrizia? -
-No, professore; perché me lo chiede? -
-Vedo che sono molto grossi, eretti come quando c’è troppo freddo-
La vidi arrossire
-Sei in imbarazzo? -
-N..no-
Ero di fronte a lei, voltavo le spalle agli altri
-Sei una troietta eccitata- le sussurrai accarezzandole il seno
-Ora allarga un po’ le gambe, che vedano la tua figa-
Aveva un triangolino di pelo biondo, ben curato, le toccai la passerina e mi spostai dall’altra parte del lettino.
-Ora vi mostro come fare una visita senologica; Patrizia ha un seno abbondante ma sodo per cui va palpato con cura e attenzione, cercando eventuali anomalie che poi vanno studiate meglio con l’ecografo e il mammografo. Può essere che la paziente si lamenti un pochino ma dovete essere scrupolosi. -
Feci vedere come esplorare il cavo ascellare e poi passai alle tettone; sapevo che erano tra le sue zone erogene preferite.
Ero seduta sul lettino, completamente nuda, le gambe aperte e la mia fighetta completamente esposta di fronte a mio nipote e a due estranei. Gros non mi stava visitando, mi stava dando una energica palpata e in quel momento mi stava tirando i capezzoli per fare vedere come andavano spremuti. Gemevo, ma non per il dolore.
-Lucia, fammi vedere come fai, e dimmi se senti qualcosa-
Lucia era una morettina decisamente graziosa, alta forse un metro e sessanta, portava il camice che non riusciva a nascondere un fisico notevole. I primi bottoni erano aperti e lasciavano parzialmente vedere un seno piccolino, libero.
-Posso signora? -
-Si, faccia pure-
-Spero di non farle male-
-Non si preoccupi-
-Ha un bel seno-
-Grazie-
-Glielo invidio-
-Perché? -
-E’ grande, farà contenti gli uomini, non come il mio-
Intanto che parlava mi accarezzava soffermandosi con gli indici sui miei capezzoli, titillandoli, girandoci intorno, premendoli
-Che bei capezzoli ha, sono molto sensibili vedo e sento-
Mi stavo eccitando, mi sporgevo verso Lucia perché mi toccasse
Mi prese un seno con una mano, quasi a soppesarlo, mentre con l’altra me lo palpava, stringeva, spremeva
Ansimavo visibilmente, avevo voglia di toccarla
-Prof, guardi qui-
Lucia indicò a Gros la carta da lettino tra le mie cosce aperte: in corrispondenza della mia fighetta era zuppa!
-Le piacciono le tue mani Lucia-
-Vediamo se le piace anche il resto-
Lucia si aprì il camice scoprendo completamente le tettine, mi prese le mani e se le mise a coppa come a coprirsi. Sentivo i suoi capezzoli duri contro il palmo mentre mi accarezzava tutta scendendo verso le mie cosce.
Gros mi prese per le spalle, costringendomi a stendermi sul lettino.
-Sai Patrizia ora dovremmo fare l’ecografia ma sono rimasto senza gel-
-Non importa Prof, sarà per un’altra volta-
-No, useremo un prodotto naturale, ci aiuterai tu-
Lucia non aveva mai smesso di tormentarmi i capezzoli, mantenendomi in uno stato di eccitazione. Gros le disse qualcosa che non capii, ma poco dopo la ragazza comincio a scendere con una mano verso il mio pube. Non dovette dirmi nulla, allargai le cosce piegando un po’ le gambe. Il mio clitoride era duro come una nocciolina, lo sfiorò appena con due dita e mi penetrò facilmente. Mi masturbava lentamente, avevo voglia di venire. E glielo dissi
-Lucia, per favore, non ce la faccio…-
Sentii Gros chiedere ad Andrea di avvicinarsi al lettino e di tirare fuori il cazzo
-Segalo, troia-
Lui era sull’altro lato del lettino, tirò fuori anche il suo, mi girò la testa e me lo mise in bocca, scopandola come se fosse stata la mia figa.
Era un oggetto nelle loro mani; in famiglia zia era sempre stata chiacchierata per una certa disinvoltura sessuale ma non pensavo tano.
La vidi inarcarsi sul lettino raggiungendo l’orgasmo provocatole dalle abili dita di Lucia. Io non resistetti molto e le sborrai sulla pancia mentre Gros le schizzava il viso spalmandole il suo sperma sul collo e sulle tette
-Ecco il tuo gel, bella porcona. -
Lucia le offrì i suoi capezzoli da succhiare.
Andai a prendere le sue cose in ambulatorio. Tornai dopo pochi minuti. Era seduta che chiacchierava con il dott. Gros, sulle tette arrossate le tracce delle schizzate ricevute. Le diedi il solo vestito, trattenendo mutandine e reggiseno.
-Mettilo, il resto te lo porto a casa dopo. Aspettami senza cambiarti-
-Metti questo, poi torniamo a riprendere le tue cose-
Le porsi un camice verde in TNT leggero da sala operatoria; le arrivava al ginocchio; si allacciava dietro sul collo e in vita. La aiutai a metterlo. Le diedi una pacca sul culo. Attraverso il tessuto si vedeva la pelle chiara dove non prendeva il sole.
-Andiamo zietta porcellina?-
-Mi sento nuda, mi riconosceranno tutti. Non farmelo fare, ti prego Andrea-
-Ti lascio mettere la mascherina, però sculetta un po’ mentre cammini-
I sandali che portava avevano un bel tacco e non le sarebbe stato difficile.
-Mi sta colando la tua sborra tra le cosce, vado a lavarmi-
-Resta così, vai pure avanti-
Usci dall’ambulatorio dirigendosi verso il corridoio che portava agli ascensori. Avevo lasciato l’allacciatura un po’ lenta, dopo pochi passi si aprì scoprendole le gambe quasi completamente. Era proprio uno spettacolo vederla sculettare ignorando di mostrarsi fino quasi al culo. Ci fermammo davanti agli ascensori dove aspettano altre persone. Quando arrivarono c’erano due infermieri dentro che notarono subito le tettone della zia sotto il camice scambiandosi uno sguardo eloquente. Ci dirigemmo verso il fondo visto che scendevamo per ultimi. Era di fianco a me. Ne approfittai per darle una bella palpata sulle natiche sode cercando contemporaneamente di penetrarla con l’indice. La guardavo, gli occhi erano sorridenti.
-Passiamo al bar, cammina piano-
-Come vuoi, Andrea-
Scendemmo al piano terreno, la seguivo; il camice era ben aperto dietro.
Giravo seminuda per luoghi dove mi conoscevano in molti. Questo un po’ mi umiliava, ma soprattutto mi eccitava; sentivo i il seno che si muoveva libero sotto il camice semitrasparente mentre i capezzoli puntavano duri sotto il tessuto. Il dito di Andrea dentro di me, seppure per una manciata di secondi, mi aveva quasi fatta venire.
Presi il corridoio che portava al bar, Andrea era al mio fianco, ma un po’ scostato come se non fossimo assieme. Qualcuno ci superava, poi si voltava a guardarmi oppure si fermava e rimaneva ancora indietro. Mi sentivo osservata ma non ne capivo bene il motivo. Mi avvicinai a lui.
-Andrea mi guardano tutti-
-Perché sei una bella figa, zia-
-Solo per questo?-
-No zia, anche perché sei a culo nudo e ancheggi come una puttanella-
Mi portai una mano dietro, cercai di riavvicinare i lembi del camice ma Andrea diede uno strappo alla cintura per cui il camice rimase allacciato solo sul collo.
-Lasciati stare, porcellina- mi disse dandomi un pizzicotto piuttosto robusto. –Prendiamo un caffè?-
-Ok-
-Siediti lì che arrivo- mi disse indicandomi un alto sgabello di fronte al bancone. Mi accomodai a contatto diretto del freddo metallo. Voltavo le spalle a chiunque si avvicinasse, offrendo una visione completa della mia schiena completamente scoperta. La barista ci porse i due caffè. Dovetti abbassare la mascherina per berlo. In quel momento mi si affiancò un collega.
-Patty, hai così caldo oggi?-
Arrossii visibilmente.
-Sto andando in radiologia-
-Non sembra proprio- mi rispose mettendosi dietro di me, infilando una mano sotto al camice e dandomi un’energica strizzata alla tetta destra.
-Ci vediamo, porcona- mi disse allontanandosi.
Arrivammo in radiologia, avvertii la segretaria che ci stava aspettando il professor Gros, responsabile del servizio di senologia e proseguimmo fino al suo studio.
Bussai ed entrammo. Gros aveva un ampio studio; era seduto ad una grande scrivania; dietro a lui un’ampia libreria, sulla parete sinistra attestati professionali e fotografie. A destra un lettino con un ecografo. Davanti a lui, seduta, una ragazza di una ventina d’anni. Lui ne aveva una cinquantina, bassino, calvo, una bella pancia.
-Buongiorno professore-
-Buongiorno alla mia infermiera preferita; ti aspettavo; vedo che sei quasi pronta- mi disse ridendo
-Sono qui con mio nipote Andrea, lavora come ginecologo; mi ha appena visto-
-Immagino…. Lei è Lucia, iscritta a medicina. -
-Togliti quel camice, e siediti sul lettino Patty-
-Ragazzi, ricordate sempre, prima la clinica, poi gli esami.
-Come dovreste sapere, la visita senologica può essere fatta sia a paziente seduta che distesa; Patrizia è una nostra infermiera e potrà aiutarvi restando qui il tempo necessario, portando un po’ di pazienza-
Evidentemente era la giornata dell’insegnamento, ed io ero l’attrice, più o meno volontaria, principale. Ero completamente nuda davanti a Lucia, a mio nipote e al professore che già mi conosceva, direi in profondità…
-Metti le mani dietro la nuca, e spingi il torace in avanti-
-Vedete in questa posizione il seno viene bene esposto ed è facilmente esplorabile il cavo ascellare-
Quando una porta una quarta metterla in questa posizione vuol dire esporla altro che visitarla. Gli sguardi che mi circondavano erano molto eloquenti, compreso quello di Lucia. Come spesso mi succedeva in questi casi si mescolavano in me sentimenti di imbarazzo ed esibizionismo, quest’ultimo prevalente. La conclusione fu che i miei capezzoli, già abbastanza grossi di loro diventarono ancora più grossi ed evidenti.
Patrizia veniva ogni anno per un controllo; era facilmente dominabile, con un fondo di esibizionismo e sessualmente disponibile. L’avevo scopata più volte, in un paio di occasioni con un collega. Non ci voleva molto a farla scaldare e lo prendeva in ogni buco o tra le tettone che strapazzavo sempre volentieri. Avevo fatto venire Lucia spiegandole cosa mi aspettavo; la presenza del nipote non era prevista, ma visto come si era presentata non sembrava rappresentare un problema.
Era seduta di traverso sul lettino.
-Osservate bene le mammelle, sono simmetriche, così i capezzoli-
-Hai freddo Patrizia? -
-No, professore; perché me lo chiede? -
-Vedo che sono molto grossi, eretti come quando c’è troppo freddo-
La vidi arrossire
-Sei in imbarazzo? -
-N..no-
Ero di fronte a lei, voltavo le spalle agli altri
-Sei una troietta eccitata- le sussurrai accarezzandole il seno
-Ora allarga un po’ le gambe, che vedano la tua figa-
Aveva un triangolino di pelo biondo, ben curato, le toccai la passerina e mi spostai dall’altra parte del lettino.
-Ora vi mostro come fare una visita senologica; Patrizia ha un seno abbondante ma sodo per cui va palpato con cura e attenzione, cercando eventuali anomalie che poi vanno studiate meglio con l’ecografo e il mammografo. Può essere che la paziente si lamenti un pochino ma dovete essere scrupolosi. -
Feci vedere come esplorare il cavo ascellare e poi passai alle tettone; sapevo che erano tra le sue zone erogene preferite.
Ero seduta sul lettino, completamente nuda, le gambe aperte e la mia fighetta completamente esposta di fronte a mio nipote e a due estranei. Gros non mi stava visitando, mi stava dando una energica palpata e in quel momento mi stava tirando i capezzoli per fare vedere come andavano spremuti. Gemevo, ma non per il dolore.
-Lucia, fammi vedere come fai, e dimmi se senti qualcosa-
Lucia era una morettina decisamente graziosa, alta forse un metro e sessanta, portava il camice che non riusciva a nascondere un fisico notevole. I primi bottoni erano aperti e lasciavano parzialmente vedere un seno piccolino, libero.
-Posso signora? -
-Si, faccia pure-
-Spero di non farle male-
-Non si preoccupi-
-Ha un bel seno-
-Grazie-
-Glielo invidio-
-Perché? -
-E’ grande, farà contenti gli uomini, non come il mio-
Intanto che parlava mi accarezzava soffermandosi con gli indici sui miei capezzoli, titillandoli, girandoci intorno, premendoli
-Che bei capezzoli ha, sono molto sensibili vedo e sento-
Mi stavo eccitando, mi sporgevo verso Lucia perché mi toccasse
Mi prese un seno con una mano, quasi a soppesarlo, mentre con l’altra me lo palpava, stringeva, spremeva
Ansimavo visibilmente, avevo voglia di toccarla
-Prof, guardi qui-
Lucia indicò a Gros la carta da lettino tra le mie cosce aperte: in corrispondenza della mia fighetta era zuppa!
-Le piacciono le tue mani Lucia-
-Vediamo se le piace anche il resto-
Lucia si aprì il camice scoprendo completamente le tettine, mi prese le mani e se le mise a coppa come a coprirsi. Sentivo i suoi capezzoli duri contro il palmo mentre mi accarezzava tutta scendendo verso le mie cosce.
Gros mi prese per le spalle, costringendomi a stendermi sul lettino.
-Sai Patrizia ora dovremmo fare l’ecografia ma sono rimasto senza gel-
-Non importa Prof, sarà per un’altra volta-
-No, useremo un prodotto naturale, ci aiuterai tu-
Lucia non aveva mai smesso di tormentarmi i capezzoli, mantenendomi in uno stato di eccitazione. Gros le disse qualcosa che non capii, ma poco dopo la ragazza comincio a scendere con una mano verso il mio pube. Non dovette dirmi nulla, allargai le cosce piegando un po’ le gambe. Il mio clitoride era duro come una nocciolina, lo sfiorò appena con due dita e mi penetrò facilmente. Mi masturbava lentamente, avevo voglia di venire. E glielo dissi
-Lucia, per favore, non ce la faccio…-
Sentii Gros chiedere ad Andrea di avvicinarsi al lettino e di tirare fuori il cazzo
-Segalo, troia-
Lui era sull’altro lato del lettino, tirò fuori anche il suo, mi girò la testa e me lo mise in bocca, scopandola come se fosse stata la mia figa.
Era un oggetto nelle loro mani; in famiglia zia era sempre stata chiacchierata per una certa disinvoltura sessuale ma non pensavo tano.
La vidi inarcarsi sul lettino raggiungendo l’orgasmo provocatole dalle abili dita di Lucia. Io non resistetti molto e le sborrai sulla pancia mentre Gros le schizzava il viso spalmandole il suo sperma sul collo e sulle tette
-Ecco il tuo gel, bella porcona. -
Lucia le offrì i suoi capezzoli da succhiare.
Andai a prendere le sue cose in ambulatorio. Tornai dopo pochi minuti. Era seduta che chiacchierava con il dott. Gros, sulle tette arrossate le tracce delle schizzate ricevute. Le diedi il solo vestito, trattenendo mutandine e reggiseno.
-Mettilo, il resto te lo porto a casa dopo. Aspettami senza cambiarti-
1
voti
voti
valutazione
2
2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il ragazzo di mia figlia 06
Commenti dei lettori al racconto erotico