Isabella prof tuttofare 5

di
genere
etero

questo racconto fa parte di una raccolta pubblicata su ebook e cartaceo in vendita su Amazon dal titolo "I racconti di un giovane libertino - sette storie di donne" primo libro di letteratura erotica scritto da Michele Allevi (il mio pseudonimo di scrittore di narrativa e gialli molto conosciuto), e il cui ricavato sará devoluto all'associazione in difesa delle donne.

continua da Isabella la prof tuttofare 4...le parole di Maria mi avevano realmente eccitato e quasi senza farci caso iniziai ad accarezzare le cosce della mia Isa, risalendo lentamente verso l'inguine, in questo gioco dove io andavo avanti e Isabella cercava di tenere a bada la mia mano con discrezione, sperando che Maria un poco ubriaca non se ne avvedesse, accadde che senza quasi farci caso le scoprì la gonna mostrando chiaramente che Isabella non indossava slip, visto che i suoi erano gelosamente custoditi nella tasca della mia giacca, Maria anche se ubriaca se ne accorse, visto che con l'occhio leggermente spento dall'alcol ci stava osservando, e mostrò una faccia stupefatta quando non vide il tessuto dello slip ma chiaramente i peli biondi della fica di Isabella;
adesso sì che ero indeciso su cosa fare, la mia idea di sbattermi Isabella tutta la notte adesso si scontrava con quella più perversa di scoparmela sì ma davanti alla sua amica, rendendola partecipe fin dove avesse voluto, del nostro amplesso;
solo che sapevo anche di rischiare moltissimo, infatti se la mia proposta non avesse incontrato il parere positivo di Maria mi sarei bruciato per sempre la permanenza in quella casa, e forse anche la mia storia con Isabella, già molto a rischio, sarebbe terminata.
Cosa dovevo fare? Avevo pochissimo tempo per decidere, la mia mano che era a pochi centimetri dalla fica di Isa mi suggeriva di lasciar perdere e dedicarmi alla mia donna che grazie alle mie attenzioni anche se riluttante iniziava a diventare bollente, mentre la mia incoscienza mi suggeriva che un'occasione come quella chissà se l'avrei più riavuta…
i romani dicevano "in medio stat virtus" e fu così che decisi che forse era meglio lasciare al caso la possibilità;
quindi rivolgendomi alle due ma parlando come se fossi solo rivolto ad Isa per non fare troppe avances strane dissi: «Bene, Isa forse è meglio se noi lasciamo Maria qui e andiamo nella tua stanza, non vorrei disturbarla troppo per il colloquio di domani, e così la lasciamo libera, che ne dici?»;
mi rendevo conto che avevo lanciato un amo grosso quanto un'ancora, e pescare un pesce non sarebbe stata cosa facile, anche perché Isabella si sarebbe opposta sicuramente a qualsiasi storia strana, visto che già di cose strane gliene avevo fatte fare tante, però per aumentare la possibilità di pesca aggiunsi, «Maria ti prego, tu sentiti libera di chiedere aiuto se per caso dopo tutta quella birra ti senti male, lasceremo la porta della camera aperta senza chiudere a chiave, puoi venire tranquillamente quando vuoi, tanto anche noi dopo questa chiacchierata credo ci faremo una sana dormita»;
beh, l'esca era lanciata, adesso non mi restava che prendere Isabella e guidarla dritta in camera sua e continuare la serata con lei sperando che l'alcool a Maria avesse tolto realmente ogni inibizione.
Eravamo appena entrati che Isabella si lanciò addosso come una furia, e non era certo per fare sesso;
«Ma che cosa ti salta in mente? Cosa volevi ottenere da Maria? Sei un grandissimo Stronzo! Le vai a dire tutte quelle cose mentre io…
Mentre io…sono in queste condizioni per colpa tua»;
con la mano alzò la gonna e fece segno al fatto che era senza slip e con il plug ancora sistemato nel suo ano, «Sì! È inutile che mi fissi in quel modo, Sei uno Stronzo! E hai fatto di tutto perché Maria vedesse che ero senza slip sotto la gonna! Se pensi di essere rimasto per scopare stasera hai preso un grosso abbaglio caro! Intanto aiutami a togliere questo coso che non ti voglio dire come mi sto sentendo…e poi deciderò se perdonarti dopo che, ovviamente, mi avrai chiesto scusa in ginocchio, o buttarti fuori di casa senza pensarci due volte!», questa volta sapevo di aver esagerato, ma l'idea che potesse succedere di avere una storia con Maria e Isabella insieme mi aveva cancellato ogni lume della ragione, ero stato spinto solo dal mio cazzo, e di questo me ne stavo rendendo conto ora, quando Maria adesso molto probabilmente stava dormendo tranquilla in camera sua, e umiliando in quel modo Isa avevo perso anche l'occasione di farmi la scopata seria della giornata.
Quindi, rassegnato e con aria affranta, chiesi scusa ad Isabella, e le chiesi di mettersi in ginocchio sul letto in modo che le potessi sfilare il plug e liberarla.
Lei non si fece attendere, quel "coso" come lei lo chiamava dopo tre ore buone le stava sicuramente dando un fastidio tremendo, se non fosse solo per il fatto che le impediva di andare in bagno.
Si tolse la gonna, e si mise sul letto, era nella stessa posa del giorno in cui avevo provato con lei tutti i regalini presi al sexy shop, e anche il giorno in cui dopo averle sborrato nel culo avevo terminato, sotto le sue veementi proteste, con svuotare anche la mia vescica dentro le sue viscere.
Era bella quando stava in quella posizione, le labbra della fica leggermente dischiuse, una leggera peluria bionda come contorno e quasi a fare da corona la pietra Swarovski del plug piazzato nel suo sfintere.
Le dissi che avrei dovuto usare un poco di lubrificante, perché la forma del plug era fatta in modo da dilatare e poi far richiudere l'ano, e dopo tanto tempo lo sfintere si era di nuovo rilassato stringendo i muscoli intorno, così mi riempì le dita di gel e con calma e lentamente le sfilai dal culo il coso che uscì fuori facendo il rumore di una bottiglia appena stappata;
a lavoro finito il suo ano era di nuovo paurosamente dilatato, tanto che anche se mi aveva dato l'avvertimento che non avrei scopato con lei quella sera, le feci scivolare le due dita ben lubrificate all'interno e iniziai a muoverle avanti e indietro lentamente, per non darle il tempo di reagire poggiai la bocca sulla fica e iniziai un gioco di lingua sul clitoride che in due secondi la portò a sospirare «Ma che fai? Smettila…ti ho…ti ho…dettooo» furono le sue ultime parole, Isabella era di nuovo pronta ad essere scopata come si deve e con il mio lavoro di bocca la sua fica era di nuovo fradicia e con le due dita ben piantate nel culo sembrava aver dimenticato ogni minaccia fattami pochi minuti prima, sapevo che era solo questione di pazientare ancora un poco e dopo avrebbe fatto per me qualsiasi cosa ancora una volta, era evidente che nonostante con le parole soffocate dai gemiti tentasse ancora una strenua difesa il resto del corpo stava reagendo alla mia stimolazione e la sua fica si stava riempiendo di umori.
Ero arrivato di nuovo al momento in cui prima di scoparla le avrai piazzato il cazzo tra le labbra delineate dal suo rossetto rosso scuro, già stavo assaporando la cosa, avevo abbassato i pantaloni e tirato fuori il mio arnese, per questo avevo sospeso le mie attenzioni al corpo di Isa e finalmente il mio cazzo eccitato svettava libero da costrizioni puntando alla sua bocca, quando la porta della camera si aprì di colpo…
Maria, forse perché veramente si stava sentendo male, o forse solo per morbosa curiosità piombò di colpo nella stanza, e la scena che si trovò davanti le fece emettere un gridolino di sorpresa che le fece portare la mano alla bocca e la fece diventare rosso fuoco;
«Oh! Per la…ragazzi scusatemi...io...io…non sapevo…credevo che stavate dormendo…giuro che non pensavo che…che…», in effetti quella sorpresa non era stata solo per Maria, anche noi ci eravamo trovati in questa situazione inaspettata.
Sì, è vero io avevo fatto tante avances alla tipa, ma era solo per gioco, per eccitarmi al pensiero che ci potesse spiare e, magari masturbarsi mentre noi scopavamo, ma non mi aspettavo che Maria piombasse in quella maniera in camera, fu così che Isabella fece un salto e si lanciò sotto le lenzuola cercando di coprire le sue nudità e rossa di vergona provò a giustificare quanto la sua compagna avesse visto, ma non le uscivano parole più lunghe di «Io…no…nnoi…non è…», e contemporaneamente il mio gingillo, colto di sorpresa come il padrone, decise di ammosciarsi come un fiore sotto il solleone di agosto.
A quel punto il danno era fatto, bisognava solo cercare di porvi rimedio, Isabella era ammutolita e in evidente stato di confusione visto che oltre alla scena, sul letto erano ancora in bella mostra il plug e il tubetto di lubrificante, io ero seminudo con il cazzo moscio tra le gambe in primo piano davanti a Maria che, espressione sorpresa a parte, indossava solo la camicia del pigiama e metteva in mostra un bel paio di gambe che per i vestiti da maschiaccio che indossava non avrei mai immaginato potesse avere.
Ormai tutto sembrava perduto, la scopata con Isabella e forse anche la nostra storia visto il casino che era successo in parte dovuto al sottoscritto, quindi rassegnato mi feci coraggio, mi tirai di nuovo su i boxer e i pantaloni e cercando di sembrare assolutamente impassibile a quanto accaduto mi rivolsi a Maria;
«Tranquilla dai, non hai interrotto nulla che forse tu non conosci già, e comunque niente che non si possa rifare», e accennai un sorriso che serviva a cercare di minimizzare quei momenti di prima, poi continuai, «Ma, piuttosto, è successo qualcosa? Ti stai sentendo male? Hai bisogno di aiuto?»;
non terminai con le mie domande che Maria leggermente più rasserenata rispose, «Si, perdonatemi ancora, ma sento che sto per vomitare ed ho un forte mal di stomaco, non so se chiamare la guardia medica o se mi potete accompagnare in ospedale, stasera l'ho fatta grossa! Se penso che domani dovrei fare quel colloquio per il nuovo lavoro mi sento una merda!».
Devo dire che sentire parlare in quel modo Maria e vederla così poco vestita mi aveva cancellato in un colpo solo quello che avevo pensato di lei le volte che eravamo usciti in quattro a mangiare la pizza, avevo rivelato più volte ad Isabella che la sua amica a letto doveva essere peggio di un salmone congelato, e sicuramente il povero Luca si ammazzava di seghe per colpa della sua fidanzata congelata, ma che mi sarebbe piaciuto vederli insieme mentre scopavano;
tutte cose che facevano incazzare Isabella ogni volta che le sentiva uscire dalla mia bocca, ma io mi divertivo a vederla incazzarsi per i miei commenti considerati fuori luogo o perversi.
Era un gioco che facevo spesso, anche per tentare di distrarla da altre cose e approfittare di lei quando meno se lo aspettava, e devo dire che fino a quel momento il trucco aveva sempre funzionato.
«Tranquilla, io credo solo che sia stata la birra, sai le ubriacature di birra sono quelle più fastidiose, non penso sia necessario chiamare nessun medico, ti farebbero una lavanda gastrica e questo mi sembra eccessivo, anche perché non hai bevuto chissà cosa! Molto probabilmente reggi poco l'alcool, però adesso andiamo in cucina e ti preparo una camomilla e vedrai che ti passa tutto, altrimenti stai tranquilla che ti accompagno io in pronto soccorso».
Maria sembrava rasserenata dalle mie parole, mentre Isabella che si era rilassata continuava a fissarmi con uno sguardo di incazzatura che le si leggeva a distanza di chilometri, cercai di essere gentile con lei, provai a darle un bacio ma lei spostò la testa e quello che doveva essere una bacio sulle labbra divenne un casto bacio di sfuggita sulla guancia, poi le dissi «Isa sistemo la camomilla a Maria, vedo come si sente e per stasera torno a casa, tu riposa e ci sentiamo domani…sempre che tu ne abbia voglia, logicamente»;
lei mi guardò sempre con la stessa faccia adombrata, non disse una parola e si girò di spalle nel letto senza calcolarmi, Maria mi fece segno di uscire facendomi capire a gesti che ne avrebbe parlato lei della cosa la mattina dopo.
Entrammo nel piccolo soggiorno con la cucina a vista, io mi misi a cercare tutto l'occorrente per preparare la camomilla e Maria si sedette sul divano, la sua posizione di fronte a me adesso oltre alle gambe mi faceva vedere una parte delle sue mutandine nere che pensai fossero velate visto che avevo la sensazione di averle visto la peluria della fica attraverso il tessuto, comunque nulla di così eccitante, ma era sempre una bella vista per me.
In pochi minuti preparai una bevanda fumante e mi sedetti accanto a Maria porgendole la tazza caldissima, «Attenta a non bruciarti! Altrimenti al pronto soccorso non sapranno se devono prima curarti le ustioni o farti la lavanda gastrica» e la guardai sorridendo;
lei prendendo la tazza, mi fissò e sorridendomi rispose, «Grazie Michele, nonostante io ti abbia rovinato i programmi della serata e fatto incazzare con Isabella, tu sei qui a prenderti cura di una sconosciuta che come una bimba non regge 5 bottiglie di birra!», le risposi, «Dai! Non dire così, prima di tutto erano birre triple malt, belle cariche, e poi prima o poi la sbronza capita a tutti! Certo devo dire che non mi era mai successo di trovarmi di fronte a qualcuno seminudo con…ehm…vabbè…sai cosa voglio dire…», stavolta toccò a lei ridere, «A dire il vero di nudi ne ho visti due, e una sembrava stesse per fare qualcosa ad una cosa che ha perso la dimensione iniziale in pochi secondi;
e poi ho visto anche due oggetti sul letto…sono quello che penso?»,
Maria, incredibilmente era riuscita a farmi imbarazzare di nuovo, tanto che pensai «Ma guarda questa stronza! Prima si ubriaca e mi eccita tirando fuori storie di pompini con il suo ragazzo, poi mi fa saltare la scopatona con Isabella, e adesso mi sfotte anche? Se non fosse che Isa sta dormendo di là le farei vedere io alla tipa il coso che ha perso le dimensioni!» ma cercai di tenere a freno il mio istinto e provai a rispondere diplomaticamente alle sue richieste, «Beh…immagino che quando siete soli anche tu e Luca non siate vestiti no? E penso che tu sappia bene cosa stava per fare Isa e cosa fossero gli oggetti misteriosi che hai visto, mi sa che tu fai la tonta per non pagare il dazio, credo si dica così, vero?», e contento della mia risposta feci una risata soddisfatta;
poi ci pensai pochi secondi, e visto che ormai la guerra sembrava persa rincarai la dose facendo il mio ultimo tentativo di assalto, quello disperato, «Anzi, vuoi sapere cosa penso?», lei mi fissò mentre il fumo fuoriusciva dalla tazza velandole gli occhi verdi spalancati, «No, dimmelo dai!» lo disse con un tono di sfida che io accettai ben volentieri, «Bene, penso che tu non sei venuta perché ti sentivi male…», provò a rispondermi «Ma cosa dici? Che se tu stesso mi hai fatto la camomilla!», ma io a quel punto ero lanciato e dovevo continuare l'attacco, «Certo! Io non sto mettendo in dubbio che tu fossi leggermente ubriaca, sto dicendo che visto come sei vestita tu stavi già dietro la porta della nostra camera a origliare e magari, visto che Luca non ci sarà per due giorni, a toccarti un pochino, poi siccome la testa ti girava, hai perso l'equilibrio e ti sei ritrovata dentro la nostra camera, e a quel punto da brava attrice hai recitato la scena della sorpresa e tutto il resto, devo dire che forse Isabella c'è cascata anche perché si vergognava sicuramente più della tua finta vergogna, ma io non ci ho creduto dal primo momento, adesso vediamo se controbatti ancora».
Maria a quelle mie accuse ebbe un sussulto e divenne rossa in volto, quel movimento le fece cadere addosso alcune gocce bollenti di camomilla che andarono a colpirle le gambe e bagnarono la giacca del pigiama che indossava e le fecero emettere un grido trattenuto solo per non svegliare Isa che sembrava stesse dormendo profondamente nell'altra stanza;
anche se non sapevo quanto fosse tornato utile mi lanciai in suo soccorso togliendole la tazza dalle mani e passandole le mani sulle gambe per togliere le gocce bollenti, lungi da me era fare dei tentativi con lei, ma quando mi trovai le mani a sfiorarle la pelle delle gambe il mio appetito sessuale sembrò svegliarsi di colpo, e visto che da lei non avevo ricevuto segnali che la cosa le stesse dando fastidio, continuai con quella che adesso era diventata una carezza provando lentamente a risalire dal ginocchio verso l'alto;
per il mio tentativo di toglierle da dosso le gocce bollenti, adesso ero in ginocchio di fronte a lei, le mie mani erano risalite quasi all'altezza dell'inguine e lei non diceva nulla tanto che pensai fosse ancora ubriaca o, magari, spaventata da quel mio comportamento, ma quando la mia mano iniziò a toccare le sue mutandine con mio stupore lei aprì ancora di più le gambe in modo che potessi gestire la cosa con maggiore facilità e si sdraiò ancora di più sul divano.
Nonostante il mio cazzo fosse ritornato delle dimensioni e durezza più che soddisfacenti, avevo timore di continuare, pensavo che quello potesse essere un trucco per farmi eccitare e aspettare il momento adatto per svegliare Isabella e mandare così tutto a puttane, e devo dire che ci pensai, molto poco;
anzi, a dire il vero fu di nuovo la mia eccitazione a decidere, la stessa che poche ore prima mi aveva fatto combinare un casino con Isa;
ma il profumo della pelle di Maria, le sue gambe lisce e snelle e adesso ancora più aperte, le sue mutandine di pizzo nero velate proprio a come avevo potuto vedere prima, e la sua posizione con la testa reclinata indietro sul divano con le labbra leggermente dischiuse che sembrava stesse pronta a godersi tutto quello che sarebbe successo da lì a poco, mi fece andare avanti imperterrito.
Feci scivolare la mia mano ancora più avanti, le spostai lo slip e con le dita iniziai ad accarezzarle il clitoride, a differenza di Isa lei si depilava, e aveva lasciato solo un piccolo ciuffetto di peli a guarnire il pube, incredulo mi trovai dopo pochi secondi le dite fradice, la stronza si stava sciogliendo in un lago di umori;
certo un ditalino fatto bene forse a lei sarebbe anche bastato, ma a me di certo no, a quel punto l'unica cosa che volevo fare, anche rischiando di essere sorpreso da Isabella, era scoparmela.
Mentre la mia mano continuava a giocare con la sua fica, mi rimisi comodo cercando la posizione migliore per sbottonarle la camicia del pigiama, non indossava il reggiseno e mi ritrovai con uno dei suoi seni tra le mani, non era certo la quinta misura di Isabella ma la sua terza misura ben si accordava con quel corpo, le strinsi un capezzolo tra le dita quasi a farla gridare dal dolore, provò ad opporre una leggera resistenza «No dai…siamo pazzi…se si sveglia Isa succede un casino», ma io avevo smesso di giocare, adesso volevo la mia parte, le presi la mano e gliela poggiai sulla cerniera del mio pantalone dove la mia erezione era ormai più che evidente «Senti stronza! Guarda cos'hai combinato! Adesso devi risolvere tu la cosa, e guardati, sei fradicia non mi dire che non ti sta piacendo; poi se per una volta cambi partner magari dopo avrai qualcosa di più da mostrare al tuo Luca»;
e prima ancora che potesse provare a dire qualcosa le infilai due dita dentro la fica che le fecero inarcare la schiena come se avesse ricevuto una scossa elettrica, mentre la sua mano strinse forte il mio cazzo che era ancora dentro i pantaloni e non vedeva l'ora di uscire;
era quello il momento che dovevo cogliere al volo se volevo continuare con lei, per cui lasciai la presa del capezzolo e tenendole schiacciata la mano sulla protuberanza le sussurrai nell'orecchio «Avanti, coraggio, apri il regalo, tanto non troverai nulla di diverso che tu non abbia già visto prima in camera»;
ora posso tranquillamente dire che non sono un superdotato come quelli che scrivono storie e parlano sempre di cazzoni enormi, le mie sono misure "normali" ma di buono c'è che ho da sempre una discreta durata e anche adesso che ho superato i 50 riesco ancora a venire due o tre volte che certamente non sono equiparabili alle sei che avevo spesso raggiunto quando ero poco più di un ventenne con gli ormoni sparati al massimo, ma rendevano la cosa più che accettabile e soprattutto un particolare che era sempre piaciuto alle mie compagne di avventura;
la aiutai, slacciandomi la cintura e sbottonando il pantalone, a farmi scendere i pantaloni giù per le caviglie e a lei lasciai il compito di abbassarmi i boxer in modo che si ritrovasse con il mio cazzo nelle mani;
iniziò ad accarezzarlo, scorreva con le dita lungo l'asta e si fermava sul prepuzio accarezzandolo dolcemente, «Caspita la stronza!» pensai senza dire una parola «Sembrava una santarella ubriaca e invece guarda come maneggia il cazzo da troia navigata», ora avevo lasciato le attenzioni alla sua fica ed ero ritornato a stringerle le tette e di tanto in tanto le infilavo le dita in bocca facendole succhiare, e intanto la sua sega lentissima mi aveva portato al massimo dell'eccitazione, le avrei anche sborrato nelle mani, ma non volevo perdere la preziosa occasione che mi si stava parando davanti ai miei occhi;
Maria era completamente andata, sembrava non rispondesse più al suo corpo quasi l'eccitazione le avesse fatto perdere la testa e tutti i freni inibitori, le sussurrai di nuovo «Adesso cara, e giunto il momento di apprendere, il tuo Luca sarà felice di questa nuova cosa, te lo assicuro»,
e prima che potesse rispondere o dire qualcosa le presi i capelli dietro la nuca e la spinsi con forza con la sua faccia sopra la mia cappella turgida, provò una flebile opposizione «No…dai…l'ho fatto solo una volta…non so…non voglio…», ma io non potevo mollare adesso e con durezza, ma sempre dentro le sue orecchie cercando di non fare rumore per svegliare Isabella le risposi «Tranquilla, vedrai non è difficile, ti guiderò io e ti piacerà sicuramente», «Soprattutto a me stronza» pensai tra me e me, «E poi non hai detto adesso che con Luca lo hai già provato?», aveva la testa schiacciata proprio all'altezza delle mie palle, provò ancora una volta a negarsi «Ti prego, ho mentito su me e Luca, ero invidiosa del fatto che Isabella mia aveva detto di voi due…e stasera ero ubriaca e non ho fatto altro che continuare a mentire, sono sicura che lui vorrebbe praticassi spesso un rapporto orale con lui, ma io non mi sento ancora pronta…quell'unica volta che lo abbiamo tentato non mi è piaciuto»;
alzò la testa e mi guardò con gli occhi che sembravano chiedere pietà, ma la scena di lei con la bocca quasi sulle mie palle e con l'asta del cazzo che svettava davanti al suo naso mi aveva fatto eccitare all'inverosimile, con durezza le risposi «Cos'è un rapporto orale? Mica siamo alla scuola cara mia! Chiamalo come si deve, ripeti con me P... O... M... P... I... N... O.… avanti forza fammi sentire come sei brava ingegnere!» lei mi guardava quasi supplicandomi «Ti prego…sono fradicia, facciamo sesso, e potrai anche venirmi dentro se vorrai…ma non mi far fare questa cosa…», la guardai ancora una volta con aria incazzata «Uh! Uh! Lo so bene che sei fradicia, però forse non ci siamo capiti, non si chiama cosa…forza ripeti con me POMPINO! E dopo mi dedicherò alla tua fichetta fradicia»;
rassegnata aprì la bocca per dire la parola, ma io aspettavo solo quel momento e dopo le prime due lettere con decisione le misi il cazzo in bocca spingendo fino in fondo alla gola, l'avevo colta di sorpresa, strabuzzò gli occhi ed ebbe un colpo di tosse dovuto al cazzo che le era entrato in gola con prepotenza;
le tenevo ben salda la testa e nonostante lei provasse a sfuggirmi stavo avendo la meglio;
certo da vero incosciente, visto che oltre al piacere avrei potuto ricevere un bel morso tanto da staccarmelo visto che le avevo messo il cazzo fino alle palle in bocca, ma forse perché rassegnata o semplicemente perché la sua era stata solo l'ennesima scena per non passare per quella che lo prende in bocca dal primo arrivato, Maria si rilassò, sentì la lingua che riprendeva vita mentre le tenevo sempre la testa ferma per non farle lasciare la presa, e a quel punto decisi di provare prima a guidarla con le mani e poi di lasciarla fare suggerendole io le mosse;
tiró il cazzo fuori dalla bocca, mi fissò come se aspettasse ordini ed io non tardai «Adesso troia, tira fuori la lingua e segui l'asta fino alla cappella, leccala bene non lasciare nemmeno un lembo di pelle senza le attenzioni della tua lingua», fece quanto ordinatole senza opporsi, e io continuai «Vedi che non era una cosa difficile? Sei molto brava…mmmm…continua così che Luca sarà orgoglioso di te, mia ingegnera pompinara…»;
devo dire che per essere alle prime armi Maria si stava comportando benissimo, usava la lingua egregiamente e quando si rimetteva il cazzo in gola lo stringeva con leggera forza facendomi sentire le labbra e mordendolo leggermente con i denti;
insomma, da una storia inaspettata era nato un pompino favoloso;
e visto che era favoloso dovevo concluderlo per forza sborrandole in gola fino all'ultima goccia, sapevo bene che questa parte sarebbe stata la più difficile a farsi, ma se ero riuscito a farlo con Isabella che da allora era diventata una bevitrice senza lamentele o almeno poche, dovevo provarci anche con l'ingegnera bocchinara alle prime armi;
per essere sicuro di riuscire nella cosa dovevo per forza farle cambiare posizione, eravamo stesi sul divano con lei sopra e le mie mani sempre dietro la nuca a guidarle e suggerirle cosa fare per darmi piacere, la presi per i capelli e la tirai su, mi guardò sorpresa di questo mio gesto «Che succede? Sto sbagliando qualcosa? Stai per venire?» chiese con l'aria di chi non sapesse nulla o molto poco della cosa, ne approfittai «No, no, sei bravissima, altroché, davvero stento a crederci che questa sia la prima volta che lo fai», lei con la bocca ancora vicino al cazzo e con le mani che la sostituivano rispose «Ti giuro…non lo avevo mai fatto veramente, Luca più di una volta aveva provato e chiesto, ma io ero riuscita solo una volta a provare ma…io…non so perché…in fin dei conti alla fine non è poi così male, sai la sensazione che sia solo tua poter procurare il piacere, a guidare il tuo uomo su questa strada, a sapere che se solo stringessi i denti di più passerebbe dal piacere al dolore…quello vero intendo…beh…mi sento un po' dominatrice anche se qualcuno potrebbe pensare che sono sottomessa», era la risposta che stavo aspettando, anche se la parte dove parlava di mordere con violenza non è che mi fosse piaciuta tanto, ma non pensai più al rischio corso ed incalzai «Si è proprio come dici, per questo voglio cambiare posizione, imparerai qualcosa in più per quando sperimenterai con il tuo fidanzato;
adesso io mi metto in piedi e tu ti puoi inginocchiare sul divano, questo a noi uomini piace molto sai?», dovevo cambiare posizione perché se fossi venuto mentre eravamo distesi a lei sarebbe stato facile aprire la bocca e lasciare che andasse tutto sul mio bacino, non aspettai altro tempo mi misi in piedi, mentre lei faceva meccanicamente quanto le avevo ordinato e le rimisi le mani dietro la nuca guidandole le labbra nuovamente sulla mia cappella, «Adesso inizia di nuovo come prima, ma parti con la lingua fin da sotto le palle e sali lentamente seguendo l'asta, poi mettilo in bocca e succhia, e mi raccomando non fermare la lingua, usala intorno al prepuzio, leccalo, fallo con piccoli colpetti e poi riprendi tutto in bocca, dopo ti assicuro che sarai premiata per avermi regalato questo piacere»;
Maria, come una brava allieva, ricominciò il suo lavoro di bocca esattamente come le avevo chiesto di fare;
era bravissima, e mi stava portando al punto che desideravo arrivasse;
dopo qualche altro colpo di lingua, mi guardò, estrasse il cazzo dalla bocca e disse «Avvisami quando stai per venire ok?», io quasi senza darle peso le rimisi il cazzo in gola dicendole «Adesso continua e non ti preoccupare, certo che ti avviso, e intanto mentre succhi guardami, voglio che mi guardi, voglio che tu veda come mi stai facendo godere…»;
io ero eccitato e pronto, ma nemmeno Maria scherzava, visto che ormai non c'era nemmeno bisogno di guidarla, tirava fuori il cazzo dalla bocca, mi leccava le palle con la lingua e le accoglieva una alla volta nelle sue labbra massaggiandole dolcemente mentre con le mani non perdeva la presa dell'asta, poi risaliva lentamente fissandomi negli occhi e si rimetteva in gola tutto pompando prima velocemente e poi molto lentamente;
insomma mi stava facendo impazzire, nemmeno con Isabella avevo provato quella sensazione, adesso sì che ero pronto all'ultimo atto.
Cercavo di contenere i fremiti del corpo che inevitabilmente avvisano l'arrivo dell'orgasmo, e confidavo sul fatto che per lei fosse veramente la prima volta e quindi la potessi trovare impreparata a quella esplosione;
tornò ancora una volta con la punta della lingua a stuzzicarmi la cappella, ormai lo faceva con navigata maestria, poi rimise il cazzo in gola per succhiarlo, ero pronto, le poggiai nuovamente le mani dietro la nuca, ma questa volta accarezzandole i capelli, non dovevo farla allarmare con gesti decisi, ed era arrivato il momento, sentivo che non avrei potuto resistere nemmeno due secondi di più, le schiacciai la testa contro di me e prima che potesse opporsi le dissi «Adesso finisci il lavoro e bevi tutto Troia!»;
lei solo in quel momento capì quello che stava per accadere, provò a divincolarsi, ma ormai era tardi, le mie mani le impedivano di tirarsi indietro e io esplosi in una sborrata colossale dritto nella sua gola, provò a liberarsi dalla mia presa ma ero deciso a non mollare di un centimetro, e solo quando fui certo di aver finito, tirai fuori il mio arnese ormai le posi la mano a chiuderle la bocca come avevo fatto la prima volta ad Isabella e la tirai verso di me;
aveva gli occhi pieni di lacrime e fiotti di sborra che le venivano giù dalle labbra, che continuavo a tenerle serrate per non farla sputare, la guardai negli occhi «Su dai non fare la stupita, dovevi immaginarlo che prima o poi, se non Luca, qualcuno lo avrebbe fatto, e poi in fin dei conti non ti ho dato da bere fiele, sarà anche un po' salato ma non è niente di tragico, un gusto nuovo da provare no? Pensa…dicono pure che faccia bene alla pelle!» le passai un dito intorno alle labbra recuperando la sborra che copiosa le riempiva la faccia, glielo feci vedere con un sorriso malizioso, «Adesso, non vorrai lasciare questo, le cose si fanno complete no?» e le puntai il dito grondante di sperma verso le labbra, provò ancora una volta a divincolarsi, ma l'altra mano le teneva le guance strette in una morsa, senza farle male ma con energia, «Coraggio apri la bocca e succhia questo dito, non me lo fare ripetere un'altra volta, pensa se adesso Isabella si sveglia e trova la sua compagna di appartamento nuda e piena di sborra…sarebbe una tragedia;
invece se tu fai la brava dopo sarò io a far godere te…che dici? La apri questa boccuccia o no?», con tantissima riluttanza e con l'aria di chi dovesse esplodere in un pianto liberatorio da un momento all'altro dischiuse un poco le labbra per accogliere il mio dito, e prima che potesse ripensarci glielo ficcai in gola «Mi raccomando, lecca bene tutto, voglio le dita pulite, capito».
Nonostante i suoi sforzi per opporsi Maria alla fine aveva trangugiato quasi ogni goccia del mio nettare, e ora stava in uno stato di trance come se qualcosa si fosse spento nel suo corpo, ma io non avevo finito, volevo provare ad assaggiare la sua fica;
Mi piaceva il fatto che a differenza di Isabella lei l'avesse depilata, la girai di spalle sul divano tenendola sempre in ginocchio, si fece guidare come se fosse un automa;
le divaricai leggermente le gambe in modo che fosse completamente esposta alla mia vista e mi tuffai con tutta la faccia sul suo clitoride iniziando a lanciare sempre più in profondità la mia lingua, dopo pochi attimi di questo trattamento il suo atteggiamento era cambiato nuovamente, aveva abbassato la testa sul cuscino del divano e lanciava gemiti silenziosi per non svegliare l'amica, la sua fica adesso era di nuovo fradicia dei suoi umori e della mia saliva;
staccai le labbra per un attimo «Ti piace vero? Sei tutta bagnata cara ingegnera, dimmelo che ti sta piacendo avanti!», con un filo di voce rispose «Ss…i…ti prego…continua…mi stai facendo impazzire…», ma io volevo pieni poteri su di lei e continuai, «Vedi che non era così tremendo come pensavi? Tu fai una cosa per me e io la faccio per te…e poi adesso potrai sapere come faccio godere Isabella in modo diretto anziché origliare dietro un muro no?» e ripresi il mio gioco di lingua che la faceva vibrare come se qualcuno la stesse torturando con delle piccole scosse elettriche;
continuavo il mio lavoro e iniziai lentamente ad usare le dita che intrise dei suoi umori iniziarono a farsi facilmente spazio nella fica;
le leccavo il clitoride ormai diventato durissimo e nello stesso tempo la sditalinavo a più non posso con due dita ben piazzate dentro, dopo qualche minuto a sentirla eccitata in quella maniera il mio cazzo era di nuovo in tiro, dovevo solo farlo diventare più duro per poi sfondarla dove le mie dita avevano fatto strada, la feci girare e mi presentai davanti alla sua bocca con il cazzo pronto, questa volta era tanto eccitata che non chiese spiegazioni in un attimo se lo fece sparire in gola mentre io continuavo a giocare con le mie dita nella sua fica;
bastarono pochi colpi di lingua ben assestati che ero di nuovo pronto per ricominciare;
la girai di nuovo nella posizione di prima e senza attendere un secondo di più sostituì le mie dita con il mio cazzo spingendo a fondo senza darle tempo di capire cosa stesse accadendo;
benché se lo aspettasse la sensazione di trovarsi la fica gocciolante piena del mio cazzo la colse di sorpresa ed emise un leggero gemito che però nel silenzio della notte sembrò quasi un urlo, cosa che ci fece temere ad entrambi che quella volta saremmo stati scoperti;
ma per nostra fortuna Isa, stanca delle mie attenzioni e stressata da tutto, continuava a dormire profondamente.
Era incredibile! La cosa che non mi sarei mai aspettato accadesse, e che se anche me lo avessero detto avrei spergiurato che era impossibile avvenisse, adesso era davanti ai miei occhi, stavo sbattendo Maria alla pecorina dopo averle sborrato in bocca la prima volta nella sua vita, e la cosa fenomenale è che a lei le stava piacendo da Morire a sentire i suoi gemiti e i suoi sospiri soffocati;
«Ti piace eh? Senti come sei bagnata…ti scivola tutto dentro senza problemi…Luca fa lo stesso? Dimmelo dai!», era in preda ad una eccitazione incredibile «Ss…i…mi piace…continua…ti prego…L…Lu...Luca è bravo ma non avevo mai…provato…cose così…così forti…»;
mentre la sentivo parlare con un filo di voce le sbattevo dentro il cazzo seguendo le sue parole, e questo la faceva ogni volta sospirare tra un tentativo di completare la frase;
«Dove vuoi che ti sborro questa volta? Questa volta lascio a te la scelta ingegnera…»;
la sua risposta non si fece attendere «Vienimi dentro…ti prego…voglio sentirti venire dentro di me…»;
ora, io sapevo benissimo che lei prendeva la pillola perché me lo aveva detto Isabella, ma non volevo che sospettasse minimamente che tutto il mio da fare fosse stato premeditato fino a quel punto, quindi simulando un'aria sorpresa risposi «Sei sicura? Vuoi che ti venga dentro? Ma ci potrebbero essere dei rischi lo sai bene no?», e intanto continuavo a sbatterla per non farla pensare troppo, «Nn…no…fallo pure…ti…ti prego…prendo la pillola…riempimi tutta!»;
non me lo feci ripetere un'altra volta, e stringendole i fianchi con forza spinsi il cazzo in fondo alla sua fica per l'ultima volta lasciando che il mio orgasmo le riempisse l'utero.
.....continua....
scritto il
2022-08-28
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