Un ricordo lontano 2
di
Cervantes
genere
bisex
Il mese di Agosto lo passammo, con mamma e papa', in Calabria, facendo un tour di posti bellissimi e cucine strepitose.
Alla fine di Settembre ricominciò la scuola, l'ultimo anno, quello del diploma.
Frequentavo il liceo scientifico e volevo poi intraprendere gli studi di fisica all'università.
Distrattamente mi capitava di ripensare alla cosa che era successa a Viterbo, con mio zio, ma lo vivevo come un sogno di cui avevo voluto dimenticare i particolari.
Avevo preso la scuola con molta serietà e questo mi aveva portato ad isolarmi sempre di più.
Alla fine di Novembre, come un fulmine a ciel sereno, mi fidanzai. Elena era di un anno più piccola di me ma non era imbranata come me, e, in poco tempo mi fece conoscere una intimità che fino ad allora avevo solo sognato.
Durante le feste natalizie lei mi insegnò molto e, in qualche modo, mi svezzo'.
Il giorno della vigilia, come ogni anno, vennero a casa nostra gli zii di Viterbo. Rimanevano, di solito, solo fino al ventisei perché la fattoria li reclamava.
Gabriele e Marta ravvivavano le nostre festività che senza di loro non sarebbero nemmeno sembrate tali.
Zio non sembrava interessato a me, anzi, mi faceva i complimenti per lo studio ma sembravano di cortesia e null'altro.
L'inverno passò così come gli esami che, modestamente passai con un sessanta tondo tondo.
Doveva essere il primo anno senza le vacanze a Viterbo perché Elena aveva ottenuto dai suoi che io passassi le vacanze con lei in montagna.
I miei piani vennero stravolti da un incidente. Gabriele, nello scendere dal trattore si era quasi strappato un legamento del ginocchio sinistro. Era nei casini perché aveva parecchio lavoro da fare.
Aveva risolto la questione del lavoro sul trattore, affidandolo ad un suo ex collaboratore di cui si fidava. Per la gestione degli animali invece aveva pensato a me. Avrei dovuto passare solo la prima quindicina di Luglio da lui e poi avrei potevo raggiungere Elena.
Appena arrivato ripresi subito confidenza con quelle mansioni per le quali mi sentivo portato. Lavoravo duro perché volevo ricambiare la fiducia che avevano avuto in me.
Mangiavo solo con zia Marta perché Gabriele non voleva rischiare. Lei si occupava del marito che sembrava essere più taciturno del solito.
Il terzo giorno, mentre ero alle prese con le oche, Marta mi disse che si sarebbe assentata fino all'ora di pranzo perché doveva risolvere delle questioni al comune. Mi disse che Gabriele non aveva bisogno di nulla, e che forse l'unica cosa di cui aveva necessità era avere un braccio dove appoggiarsi per quando doveva andare in bagno.
Non passò nemmeno un ora da quando zia era uscita che Gabriele, urlando, mi chiamò. - aiutami per favore- mentre parlava allungo'il braccio in modo esplicativo. Mi lavai le mani e allungai un braccio che lui afferrò.
Con lentezza arrivammo davanti alla tazza e lui lo tirò fuori.
Ebbi come un tuffo al cuore, sembrava magnetico e non era moscio. Per pisciare era costretto a domarlo abbassando la cappella che sembrava una fontana.
- te lo ricordi? - si, risposi io - beh, allora sai come pulirlo- e, nel dirlo, si girò verso di me. - sbrigati- disse - mi fa male la gamba.
Strappai un pezzo di carta e afferrai il cazzo. Era caldissimo e la cappella era viola. Pulii con cura la punta e poi feci il gesto di riporlo.
Gabriele mi strinse il braccio e si fece accompagnare alla poltrona.
Si sbraco' sulla poltrona e poi si prese di nuovo il cazzo in mano.
- lo scorso anno ti avevo detto che dovevi farti fare bene il culo altrimenti io te lo avrei aperto, giusto? - disse con voce severa, poi continuò :- invece tu che fai? Ti metti con una ragazza. Ma glielo hai detto che sei una puttanella? -
Mentre parlava si menava il cazzo facendo ballare due palle enormi.
Mi guardava Severo, allora mi chinai e lo presi con le due mani cominciando a segarlo. Ansimava ma teneva il punto del professore arrabbiato.
-ho più di dieci giorni - disse sottovoce - e manterrò la promessa, ti aprirò il culo come nemmeno immagini- a quelle parole tornò a farmi visita il solletico alla pancia.
Intanto il cazzo era diventato durissimo. Cominciò a sborrare improvvisamente e copiosamente, colando lungo l'asta e fra le mie dita.
Stavo per pulirmi la mano quando lui mi prese per il polso e mi disse: - assaggia troia- nel dirlo mi aveva forzato il braccio verso la mia bocca e mi aveva impiastricciato tutto il viso. Aveva un odore forte quasi di cloro, mi feci coraggio lasciai la lingua fare capolino e venire a contatto con lo sperma. Rimasi interdetto, l'odore non mi piaceva ma il sapore era.... Resistibile.
- ti piace, zoccoletta,? - risposi - non lo so- devi fare esperienza, disse - quindi comincerai adesso-
Nel dirlo mi aveva preso per la nuca e aveva portato la mia bocca vicino al suo cazzo che aveva una posizione oscena. Ormai barzotto, mezzo scappellato e pieno di sborra. - pulisci- ordinò. Mi feci coraggio e cominciai a leccarlo. Era davvero strano, la mia lingua andava su e giù e oltre alla sborra riceveva tanti stimoli elettrici. Il cazzo si stava risvegliando, lo avevo lucidato e adesso sembrava volersi far ammirare. Lo misi tra le labbra e cominciai a succhiare, Elena me lo aveva fatto ed io l'avevo studiata.
Non era male succhiare. Mi sembrava di poterlo domare.
Gabriele guardò l'orologio e accortosi che era ancora presto decise di scoparmi. Non seppi oppormi e mi lasciai governare. Mi ordinò di prendere un pezzetto di burro in dispensa e qualche tovagliolo di carta.
Tolsi i pantaloni e gli offrii la visione del mio culo. Lui prese il burro e lo spezzò in due. Una parte me la mise nel culo e l'altra la sciolse intorno al suo cazzo.
Si sdraio' e mi ordinò di impalarmi. Obbedii in silenzio, salii con i piedi sul divano e cominciai a scendere. Mi fermai quando la cappella fu a contatto con il buco.
Gabriele infilò una mano sotto e, infilandomi due dita in culo, cominciò a muoverle e a girarle.
Poi tolse la mano e mi disse :- adesso tocca a te. - afferrai con la mano destra il fusto del cazzo e lo accompagnai al caldo. Sentii la cappella farsi strada mentre io trattenevo il respiro. Poi una volta dentro mi feci coraggio e mi sedetti pesantemente facendolo affondare fino alle palle.
Bruciava da morire, mi sembrava di avere un legno rovente nella pancia. Gabriele aveva gli occhi chiusi ma faceva pulsare il cazzo che così aderiva sempre meglio al mio intestino.
Presi a muovermi e di nuovo, dal mio uccello fuoriusci' sborra, senza toccarmi!
Più facevo su e giù e più il mio cazzo godeva e si faceva piccolo. Dopo qualche galoppata Zio mi venne nel culo. Un calore bellissimo invase la mia pancia. Il cazzo di Gabriele è cotto a puntino pensai. Lo sentii uscire fuori da solo, respinto da un culo forte coi deboli e debole, anzi porco, con forti.
Di nuovo il suo cazzo un po sporco, zio si incazzo' e me lo fece lavare tutto per bene poi mi disse : - questa cosa non dovrà più succedere altrimenti te lo faccio pulire con la lingua. Domani comprerai un clistere di gomma e lo userai tutti i giorni che sarai qui. In meno di dieci giorni farò diventare il tuo culo una frega slabbrata. E adesso vai che le bestie non possono aspettare -
Prima di andare corsi in bagno a svuotare il culo che era pieno di sperma.
Non sapevo se essere preoccupato per i prossimi giorni o.... Felice.....
Alla fine di Settembre ricominciò la scuola, l'ultimo anno, quello del diploma.
Frequentavo il liceo scientifico e volevo poi intraprendere gli studi di fisica all'università.
Distrattamente mi capitava di ripensare alla cosa che era successa a Viterbo, con mio zio, ma lo vivevo come un sogno di cui avevo voluto dimenticare i particolari.
Avevo preso la scuola con molta serietà e questo mi aveva portato ad isolarmi sempre di più.
Alla fine di Novembre, come un fulmine a ciel sereno, mi fidanzai. Elena era di un anno più piccola di me ma non era imbranata come me, e, in poco tempo mi fece conoscere una intimità che fino ad allora avevo solo sognato.
Durante le feste natalizie lei mi insegnò molto e, in qualche modo, mi svezzo'.
Il giorno della vigilia, come ogni anno, vennero a casa nostra gli zii di Viterbo. Rimanevano, di solito, solo fino al ventisei perché la fattoria li reclamava.
Gabriele e Marta ravvivavano le nostre festività che senza di loro non sarebbero nemmeno sembrate tali.
Zio non sembrava interessato a me, anzi, mi faceva i complimenti per lo studio ma sembravano di cortesia e null'altro.
L'inverno passò così come gli esami che, modestamente passai con un sessanta tondo tondo.
Doveva essere il primo anno senza le vacanze a Viterbo perché Elena aveva ottenuto dai suoi che io passassi le vacanze con lei in montagna.
I miei piani vennero stravolti da un incidente. Gabriele, nello scendere dal trattore si era quasi strappato un legamento del ginocchio sinistro. Era nei casini perché aveva parecchio lavoro da fare.
Aveva risolto la questione del lavoro sul trattore, affidandolo ad un suo ex collaboratore di cui si fidava. Per la gestione degli animali invece aveva pensato a me. Avrei dovuto passare solo la prima quindicina di Luglio da lui e poi avrei potevo raggiungere Elena.
Appena arrivato ripresi subito confidenza con quelle mansioni per le quali mi sentivo portato. Lavoravo duro perché volevo ricambiare la fiducia che avevano avuto in me.
Mangiavo solo con zia Marta perché Gabriele non voleva rischiare. Lei si occupava del marito che sembrava essere più taciturno del solito.
Il terzo giorno, mentre ero alle prese con le oche, Marta mi disse che si sarebbe assentata fino all'ora di pranzo perché doveva risolvere delle questioni al comune. Mi disse che Gabriele non aveva bisogno di nulla, e che forse l'unica cosa di cui aveva necessità era avere un braccio dove appoggiarsi per quando doveva andare in bagno.
Non passò nemmeno un ora da quando zia era uscita che Gabriele, urlando, mi chiamò. - aiutami per favore- mentre parlava allungo'il braccio in modo esplicativo. Mi lavai le mani e allungai un braccio che lui afferrò.
Con lentezza arrivammo davanti alla tazza e lui lo tirò fuori.
Ebbi come un tuffo al cuore, sembrava magnetico e non era moscio. Per pisciare era costretto a domarlo abbassando la cappella che sembrava una fontana.
- te lo ricordi? - si, risposi io - beh, allora sai come pulirlo- e, nel dirlo, si girò verso di me. - sbrigati- disse - mi fa male la gamba.
Strappai un pezzo di carta e afferrai il cazzo. Era caldissimo e la cappella era viola. Pulii con cura la punta e poi feci il gesto di riporlo.
Gabriele mi strinse il braccio e si fece accompagnare alla poltrona.
Si sbraco' sulla poltrona e poi si prese di nuovo il cazzo in mano.
- lo scorso anno ti avevo detto che dovevi farti fare bene il culo altrimenti io te lo avrei aperto, giusto? - disse con voce severa, poi continuò :- invece tu che fai? Ti metti con una ragazza. Ma glielo hai detto che sei una puttanella? -
Mentre parlava si menava il cazzo facendo ballare due palle enormi.
Mi guardava Severo, allora mi chinai e lo presi con le due mani cominciando a segarlo. Ansimava ma teneva il punto del professore arrabbiato.
-ho più di dieci giorni - disse sottovoce - e manterrò la promessa, ti aprirò il culo come nemmeno immagini- a quelle parole tornò a farmi visita il solletico alla pancia.
Intanto il cazzo era diventato durissimo. Cominciò a sborrare improvvisamente e copiosamente, colando lungo l'asta e fra le mie dita.
Stavo per pulirmi la mano quando lui mi prese per il polso e mi disse: - assaggia troia- nel dirlo mi aveva forzato il braccio verso la mia bocca e mi aveva impiastricciato tutto il viso. Aveva un odore forte quasi di cloro, mi feci coraggio lasciai la lingua fare capolino e venire a contatto con lo sperma. Rimasi interdetto, l'odore non mi piaceva ma il sapore era.... Resistibile.
- ti piace, zoccoletta,? - risposi - non lo so- devi fare esperienza, disse - quindi comincerai adesso-
Nel dirlo mi aveva preso per la nuca e aveva portato la mia bocca vicino al suo cazzo che aveva una posizione oscena. Ormai barzotto, mezzo scappellato e pieno di sborra. - pulisci- ordinò. Mi feci coraggio e cominciai a leccarlo. Era davvero strano, la mia lingua andava su e giù e oltre alla sborra riceveva tanti stimoli elettrici. Il cazzo si stava risvegliando, lo avevo lucidato e adesso sembrava volersi far ammirare. Lo misi tra le labbra e cominciai a succhiare, Elena me lo aveva fatto ed io l'avevo studiata.
Non era male succhiare. Mi sembrava di poterlo domare.
Gabriele guardò l'orologio e accortosi che era ancora presto decise di scoparmi. Non seppi oppormi e mi lasciai governare. Mi ordinò di prendere un pezzetto di burro in dispensa e qualche tovagliolo di carta.
Tolsi i pantaloni e gli offrii la visione del mio culo. Lui prese il burro e lo spezzò in due. Una parte me la mise nel culo e l'altra la sciolse intorno al suo cazzo.
Si sdraio' e mi ordinò di impalarmi. Obbedii in silenzio, salii con i piedi sul divano e cominciai a scendere. Mi fermai quando la cappella fu a contatto con il buco.
Gabriele infilò una mano sotto e, infilandomi due dita in culo, cominciò a muoverle e a girarle.
Poi tolse la mano e mi disse :- adesso tocca a te. - afferrai con la mano destra il fusto del cazzo e lo accompagnai al caldo. Sentii la cappella farsi strada mentre io trattenevo il respiro. Poi una volta dentro mi feci coraggio e mi sedetti pesantemente facendolo affondare fino alle palle.
Bruciava da morire, mi sembrava di avere un legno rovente nella pancia. Gabriele aveva gli occhi chiusi ma faceva pulsare il cazzo che così aderiva sempre meglio al mio intestino.
Presi a muovermi e di nuovo, dal mio uccello fuoriusci' sborra, senza toccarmi!
Più facevo su e giù e più il mio cazzo godeva e si faceva piccolo. Dopo qualche galoppata Zio mi venne nel culo. Un calore bellissimo invase la mia pancia. Il cazzo di Gabriele è cotto a puntino pensai. Lo sentii uscire fuori da solo, respinto da un culo forte coi deboli e debole, anzi porco, con forti.
Di nuovo il suo cazzo un po sporco, zio si incazzo' e me lo fece lavare tutto per bene poi mi disse : - questa cosa non dovrà più succedere altrimenti te lo faccio pulire con la lingua. Domani comprerai un clistere di gomma e lo userai tutti i giorni che sarai qui. In meno di dieci giorni farò diventare il tuo culo una frega slabbrata. E adesso vai che le bestie non possono aspettare -
Prima di andare corsi in bagno a svuotare il culo che era pieno di sperma.
Non sapevo se essere preoccupato per i prossimi giorni o.... Felice.....
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