Estate 2 (continua)
di
Domcurioso
genere
sadomaso
Quanto era passato dall'ultima volta che lei aveva ricevuto un messaggio dal Padrone, sicuramente troppo per la sottomessa, la sua mente continuava a tornare a quel pomeriggio nella casa fuori mano, ogni volta che le arrivava un messaggio prendeva subito il cellulare e controllava per vedere se era lui.
Ennesimo trillo e ... eccolo finalmente, un brivido la scosse mentre leggeva “Oggi ore 15 davanti al solito motel. Tacchi, gonna e camicetta, niente intimo”. Un vortice di pensieri le inondò la mente, aveva 5 ore per trovare e provare l'abbigliamento richiesto, sapeva già fin d'ora che si sarebbe cambiata almeno 3 o 4 volte, voleva essere perfetta per il Padrone.
Ore 14.45 lei si trovava già nel parcheggio, lo sguardo andava di continuo al telefono per controllare l'ora, si trovava in un punto ombreggiato ma la giornata era comunque molto calda e l'attesa e le aspettative non l'aiutavano di certo, si sentiva anche troppo accaldata per il nervosismo.
Aveva scelto una gonna nera che le arrivava al ginocchio e una camicetta rosa ma stare senza intimo la metteva fortemente a disagio, il seno importante senza reggiseno la faceva sentire nuda, le si notavano i capezzoli che non volevano saperne di restare giù, per non parlare della sensazione di essere senza mutande come le aveva ordinato il Padrone.
La ragazza gettava occhiate intorno a se sia per vedere se lui arrivava ma anche per controllare che non arrivasse nessuno che potesse vederla così visto che si vergognava di mostrare i capezzoli sotto la camicetta. Un'auto si avvicinò a passo d'uomo -non è quella del Padrone, la ricordo bene la sua, speriamo non mi chieda qualcosa- pensò lei e giustamente l'auto si fermò di fronte a lei, il finestrino lato passeggero scese “ragazza, sali o devo mandarti un invito scritto?” -oddio è lui- “si Padrone, ti chiedo scusa, questa sciocca ragazza era distratta, perdonami” salì svelta e sorrise al padrone sistemandosi la gonna e posando la borsetta tra i piedi, cercò la fascia sul cruscotto ma non la vide, non chiese niente e chiuse la portiera.
L'auto partì e lui guidò tranquillo come la volta precedente, questa volta lei si potè guardare intorno e quasi godere il viaggio perchè in ogni caso un po l'agitazione e un po' l'eccitazione le impegnavano la mente. Andarono in direzione della campagna, prima case di massimo due o tre piani e poi villette e casette cominciavano a sostituire i palazzoni, dopo un viaggio non molto lungo imboccarono un vialetto alberato che portò davanti alla casa che ricordava.
L'auto si fermo di fronte all'ingresso e l'uomo scese, lei aspettò qualche istante per non rischiare di fare cose sgradite al padrone e poi scese a sua volta rimanendo accanto alla macchina, sapeva che lui notava tutto. Lui aprì la porta di casa e le fece cenno di entrare, lei ubbidì, tenendo il capo chino e lo sguardo basso, la borsetta tenuta con entrambe le mani davanti a se come di consuetudine, il suo modo per “coprirsi”, lo superò e stava per fermarsi ma lui parlò un attimo prima “continua, sai dove andare, la strada la conosci” e poi chiuse la porta dietro di se seguendola.
Lei superò la porta aperta della stanza che rammentava molto bene, nei suoi ricordi era ben impresso ogni particolare, ogni attrezzo, ogni accessorio, anche quelli che ancora non conosceva ne aveva usato, si fermò al centro della camera e attese “posa la borsa e vieni di fronte a me” disse lui andando a sedersi sul divano.
Lei andò verso il tavolo su cui c'era di tutto e di più, gettò un'occhiata veloce per cercare di vedere se la volta precedente le fosse sfuggito qualcosa e posò la borsetta, stava per tornare quando lui aggiunse “prendi le pinze, quelle verdi, non le clamp, e portamele”, lei si bloccò e lo sguardo vagò sul tavolo alla ricerca di ciò che le era stato chiesto, le vide e sgranò gli occhi, anche solo dall'aspetto si capiva che erano molto peggio delle clamp, parevano cose più adatte per tenere insieme pezzi di legno che per essere usate sul corpo, deglutì, le prese e tornò dal Padrone, allungò la mano con le due pinze porgendogliele, lui le prese e le posò accanto a se, lei si mise nella posizione di attesa, gambe un po aperte e mani dietro la schiena.
Lui si versò da bere e si mise a sorseggiare la bevanda mentre la fissava “sbottona la camicetta e toccati il seno” -ecco, ci siamo- pensò lei cominciando a sbottonarsi lentamente la camicetta, la aprì scoprendo il suo seno importante e cominciò a palparsi a mano aperta, i capezzoli risposero quasi immediatamente alle sollecitazioni cominciando a ergersi, li strofinò tra le dita cercando di non incrociare lo sguardo del Padrone.
“Vieni più vicina ora” e posò il bicchiere sul tavolino, lei fece un passo avanti, lui prese una pinza e allungò le mani sul seno, la palpò e pizzicò un capezzolo poi aprì l'attrezzo e guardò la sua sottomessa, lei si mise in posizione, lui attese alcuni secondi prima di posizionare la pinza sul capezzolo, lei non riuscì a trattenere un gemito per il dolore, si morse il labbro e cercò di concentrarsi sulla respirazione, lui prese l'altra e la passò sull'addome della ragazza, risalì lentamente graffiandola e la “morse” sul seno senza lasciare che si chiudesse totalmente, infine la sistemò sul capezzolo che era ancora ben turgido.
Lei tenne gli occhi chiusi, il dolore era forte, molto più che con le clamp ma non insopportabile e poi le piaceva ubbidire a lui e anche se la sua timidezza era tanta, non le spiaceva mostrarsi al Padrone che pareva apprezzare.
Lui riprese il bicchiere e rimase a guardarla per un po, “solleva la gonna” disse e la ragazza portò le mani sui fianchi, scese al bordo della gonna e la sollevò lentamente fino a scoprirsi l'intimità, lei era ben consapevole che lui ora stava vedendo che le labbra della vagina erano lucide per l'eccitazione che stava crescendo, “giù la gonna, lasciala cadere e levala” lei fece andare la mano dietro di se, aprì il gancio e fece scendere la zip, lasciò la gonna cadere alle caviglie, si chinò e scavalcandola la prese e la porse a lui che la mise sul divano.
“Apri le gambe e toccati” ordinò continuando a sorseggiare il drink, lei allargò le gambe, per un attimo stava per sbilanciarsi e cadere per colpa dei tacchi alti, poi portò la mano tra le gambe e cominciò a massaggiarsi lentamente, il clito era già sensibile e lei si leccò le labbra, azzardò un'occhiata al Padrone che pareva fissarla in volto più che altrove. Non sapeva se il suo viso dimostrasse sempre quanto era in imbarazzo ma pensava senz'altro di si, forse le importava meno.
Sentiva un forte calore aumentare mentre si massaggiava il clito e gli umori inumidirle abbondantemente le dita, lui sporse la mano andando a prendere una pinza, il solo movimento la fece gemere forte per la fitta di dolore, il Padrone premendola la aprì e la sensazione di scossa fu ancora più intensa, le strofinò il capezzolo incrementando ancora lo strazio poi posò la pinza sul tavolino insieme al bicchiere che aveva ormai vuotato.
“Leccati le dita e guardami mentre lo fai” disse lui -cazzo, riesce a trovare sempre nuovi modi per farmi sentire una troia- pensò lei passandosi la lingua sulle labbra, passò la lingua sul medio madido, lo infilò in bocca succhiandolo, si sforzò di guardare il Padrone, cosa che le costò non poco per la vergogna. Lui prese l'altra pinza e la levò liberando il capezzolo, lei strinse forte gli occhi mentre era pronta a ricevere l'ennesima stilettata che non arrivò, riaperti gli occhi vide che la pinza era accanto all'altra e il padrone la guardava serio “posa la camicia e in posizione” lei sfilò la prima manica, l'altra e porse la camicetta al Padrone, infine si piazzò come ordinato.
Lui si alzò e mentre la superava le mollò una sculacciata secca che le fece quasi mancare l'equilibrio poi si diresse verso il tavolo, armeggio un poco e tornò verso di lei, lei non osava voltare il capo per vedere, sentì un colpo secco sul culo proprio dove aveva preso la sculacciata, un grido le uscì dalla bocca ma cercò di non muoversi. Un altro colpo sull'altra natica la fece sussultare e gridare ancora, dall'intensità dei colpi poteva pensare che fosse una cintura o qualcosa del genere.
“Chinati in avanti” la sottomessa lo fece, appoggiò le mani sopra le ginocchia e attese. Aveva gli occhi umidi, stavolta il dolore era stato davvero forte, in confronto le pinze erano nulla, altre quattro percosse del cuoio si abbatterono sui suoi glutei, ora bruciavano come l'inferno, stare ferma in quella posizione e stare sui tacchi non era certo semplice, temeva ne giungessero molti altri ma invece della cinghia sentì la mano del Padrone che la accarezzava, lei ebbe un brivido.
“Il tuo culo ora ha un aspetto migliore e avrai dei segni che per qualche giorno ti faranno ricordare di me” -si come se ce ne fosse bisogno- pensò la ragazza, già dopo la prima sessione il suo cervello navigava anche troppo ripensando a cosa aveva fatto e a tutte le cose che avrebbe potuto ancora fare.
Dopo le carezze sul culo le dita del padrone scivolarono sulla schiena e sulle spalle, la graffiarono piano causandole altri brividi, purtroppo finirono presto, lui si mosse e lei immaginò che posasse la cintura per prendere qualche altra cosa, in effetti il padrone tornò e si sedette di fronte a lei.
Lo sguardo andò subito a vedere cosa avesse preso il Padrone, vide le clamp, delle corde e il frustino da equitazione, nemmeno il tempo di pensare che lui fece scendere la zip dei propri pantaloni “in ginocchio e avvicinati” tuonò riportandola alla realtà “si Padrone”.
Lei si fece avanti e si lasciò cadere in ginocchio tra le sue gambe, teneva gli occhi sul membro eretto del padrone, senza volere si leccò le labbra, lui le avvicinò il capo, le prese i capelli dalla nuca e dopo averli uniti facendo una sorta di coda li strinse nella mano. Lei alzò lo sguardo, vide gli occhi del Padrone puntati sui suoi e lei distolse lo sguardo “no no schiava, non farlo... guardami e prendilo in bocca” mentre lo diceva le portò la testa in avanti, lei aprì la bocca e guardò il viso del padrone cominciando poi a leccare la cappella e infine succhiarla.
Le piaceva farlo, voleva dare piacere al suo Padrone e ci mise impegno, lui le teneva il capo fermo stringendo forte la coda di capelli e quindi lei non poteva affondare il cazzo piu di quanto lui non le consentisse “basta, fermati” e dicendolo le allontanò la testa e si ricompose alzandosi e prendendo le cordicelle dal divano.
“Qui schiava, sbrigati” ordinò dopo essersi affiancato a una delle sedie coi braccioli, la ragazza posò le mani sul divano e si rialzò andando da lui e si sedette, mise le mani sui braccioli perchè immaginava che sarebbe stata legata a quelli, cosa che lui fece usando uno dei lacci, fece molti giri tra la sedia e i polsi poi annodò la funicella, la fece passare sotto la sedia e poi ancora su per bloccare fermamente l'altro polso sul bracciolo. Un altro laccio le andò a fissare le caviglie alle gambe della sedia -ecco di nuovo bloccata, almeno prendesse uno di quei vibratori...- pensò lei vedendolo andare verso il tavolo ma non prese niente di ciò che stava sopra bensì una specie di cuscino che aveva raccolto da terra.
“Solleva il culo” le disse e lei ci provò per quanto riusciva dopo la legatura, lui la spinse in avanti e infilò il cuscino tra lo schienale e i reni, cosi che lei fosse seduta appena in punta poi riprese l'ultimo laccio e lo fissò al ginocchio, lo fece passare alcune volte intorno alla base del bracciolo, poi sotto e ancora tra ginocchio e bracciolo. Ora era decisamente impossibilitata a muovere un muscolo se non dalle spalle in su.
Lui come per verifica, le palpò il seno, strinse forte i capezzoli tra le dita, lei si agitò e mugolò ma più di tanto non poteva fare, arrivò uno schiaffo sul seno e poi un altro. Lui andò a prendere le clamp e il crop, tornato da lei la fissò negli occhi e le porse alla bocca il frustino “tienilo, guai se cade” lei strinse i denti sul manico e guardò cosa stava facendo il Padrone che si stava abbassando e appoggiando su un ginocchio. Le posò le mani sulle cosce alzo lo sguardo e poi le aprì le labbra e massaggiò il clito, veloce, molto veloce e poi lo strinse forte tra pollice e indice a lei sfuggì un grido.
Lui raccolse le clamp, aprì la prima e le pizzicò una coscia, l'altra, il seno ma non la fissò ancora, continuò a stuzzicarla per un po prima di prendere una delle labbra e andare a sistemarla proprio li.
Lei credeva di provare più dolore la cosa la stupì un po mentre osservava il Padrone andare a piazzare la seconda clamp sull'altro labbro. Tenendo entrambe le pinze tra le dita lui tirò verso l'esterno spalancandole la figa, prese l'ennesima funicella e legata una estremità a una clamp la fece passare sotto la sedia e andò a fissarla all'altra mettendo la corda in tensione, ora l'aveva completamente aperta.
Il Padrone si alzò e prese il crop dalla bocca della ragazza che lo lasciò andare, lei lo guardò deglutendo, conosceva già il frustino però era stata bendata, vederlo usare come adesso era inquietante. Lui le passò il cuoio sulle spalle, sull'addome, sul viso poi lasciò partire un colpo sul seno, la stuzzicò sul clito, sulle cosce e poi la colpì tra le gambe, per via delle clamp il colpo arrivò ben a segno e lei urlò, quel gioco su di lei andò avanti diversi minuti e ora cominciavano ad apparire i segni sul seno poi il Padrone le rimise il manico del frustino davanti alla bocca e lei lo morse.
La ragazza sentiva il clito pulsare, era molto eccitata e si vedeva, come se leggesse i suoi pensieri lui posò le dita sul clito, all'inizio la sfiorò appena poi cominciò un massaggio più intenso e veloce “Padrone così non potrò resistere molto” disse ansimando e gemendo e biascicando le parole per via del frustino che tratteneva ma lui continuò ancora andando a fermarsi proprio quando lei era giunta praticamente al limite. Lui le levò il crop dalla bocca e le porse le dita fradice, lei non aspettò ordini, sapeva cosa fare, passò la lingua per tutta la lunghezza delle dita e poi le succhiò avidamente una per una mentre lui le torturava nuovamente i capezzoli.
Lei aveva voglia di godere ma chissà se il Padrone glielo avrebbe permesso, lei lo seguì con lo sguardo mentre lui tornava al tavolo.
Lui ritornò da lei e si accucciò tra le sue gambe, le clamp erano ancora piazzate e lei stava colando abbondantemente, vide il plug, un altro plug, non quello che aveva già provato bensì uno di dimensioni maggiori, la cosa per ora non la preoccupò più di tanto, il Padrone spinse la punta tra le labbra e lo rigirò per ungerlo e bagnarlo poi, posata la mano sinistra sul culo per aprirla meglio, poggiò il plug sul buco e spinse piano, lei trattenne il respiro mentre l'oggetto la penetrava lentamente, inesorabilmente, lei gemette quando il Padrone cominciò a muoverlo adagio spingendo sempre di più a ogni movimento fino a che non fu completamente affondato nel culo, lo lasciò andare e le mollò uno schiaffo sulla figa.
Cominciò a liberarla dalle clamp cosa che le diede un certo sollievo, non tanto per la forza delle pinze quanto per l'esposizione che le stesse le davano poi slegò le caviglie e per ultimi i polsi “alzati e sistemati sul cavalletto” la donna ubbidì e alzandosi si rese conto di quanto le dolevano le natiche, si mise col torace sul cavalletto e attese che il Padrone le legasse le gambe con le cavigliere e le braccia con le polsiere, cosa che lui fece con una lentezza esasperante gettando occhiate al viso della sua sottomessa.
Era sudata, eccitata e dolente ai glutei e al seno, aspettava cosa il Padrone avrebbe fatto adesso, sperava solo che la lasciasse godere presto, sentì la zip scendere e le sfuggì un sorriso specie quando avvertì che lui la toccava, immaginava col suo cazzo eretto. Effettivamente le stava passando la cappella tra le labbra, la strofinava sul clito, le mollò un paio di sculacciate secche che fecero mugolare e gemere la ragazza e poi impugnata l'asta le infilò il cazzo tra le labbra spingendo rudemente e iniziando a scoparla come con rabbia.
La donna ansimò e il respiro le si fece corto -dio fai che continui- pensò lei, lui smise di muoversi veloce ma affondò ogni colpo con lentezza, per la posizione, con la testa bassa, vedeva i seni ciondolare a ogni spinta.
Lui si fermò e sfilato il cazzo si portò di fronte a lei, passata la mano sui capelli rifece quella coda improvvisata e la tenne stretta cosi nella mano bloccandole il capo poi le sfregò la cappella sulla bocca, che lei aveva già aperta per la respirazione veloce, e le spinse il cazzo fino in gola, a lei venne un conato, lui si tirò un poco indietro “lecca schiava”, la donna passò la lingua sul cazzo lucido, lui affondò ancora un poco, lei sentiva nella bocca il sapore del Padrone mescolato ai propri umori, lui si muoveva lentamente nella sua bocca.
Si fermò nuovamente lei deglutì, lui tornò dietro e presa la base del plug, lo tirò indietro fin quasi a sfilarlo dal culo e poi lo spinse dentro e ancora e ancora, la sottomessa cominciava ad apprezzare quel massaggio. Il plug uscì e andò a posarsi sulla schiena della schiava, sentì che il cazzo le stuzzicava ancora labbra e clito ma invece di entrare dentro di lei continuava a sfregarsi, il pollice del padrone si spinse nel culo, lei deglutì nuovamente. Lui valutò che fosse pronta, puntò la cappella sul buco e spinse adagio, le sfuggì un grido mentre il culo si apriva e il cazzo entrava poco alla volta, lui pareva fare le cose con calma a differenza di prima quando l'aveva scopata selvaggiamente, si muoveva lentamente avanti e indietro e continuò finchè il cazzo non la riempì del tutto.
Il Padrone restò fermo come per farle gustare il momento poi portò la mano davanti e posato il medio sul clito iniziò un massaggio lento, esasperante che la fece ricominciare a gemere, intanto riprese a muovere il bacino, sentiva il cazzo scivolare nel culo e non avvertiva più molto dolore “Padrone ti prego, posso?” lui si fermò affondando dentro di lei ma non smise il massaggio “tu puoi cosa? Chiedilo bene e …. forse ti darò il permesso altrimenti non potrai godere per settimane. Dì bene cosa sei e cosa vorresti e sbrigati”.
Lei sbarrò gli occhi a quell'ordine e deglutì la saliva che quasi non c'era per la bocca secca “Padrone ti scongiuro, non so...” lui strinse forte le dita sul clito pizzicandolo dolorosamente e facendola urlare “ultima possibilità” sentenziò lui. La sottomessa non riusciva a ragionare e provò a articolare un pensiero faticosamente “Padrone la tua schiava vorrebbe tanto che tu le permettessi di godere”
nessuna risposta per molti secondi poi “dimmi cosa sei” chiese lui “una schiava, la tua schiava, Padrone” rispose.
Per tutta risposta lui si sfilò, le assestò due sonore sculacciate e ripreso il plug, posato prima sulla schiena della ragazza, glielo rimise nel culo spingendolo sino alla base, si portò davanti a lei, si abbassò sul ginocchio e presi i capelli tra le dita le sollevò il capo per guardarla negli occhi “si, sei la mia schiava, io sono il tuo padrone, questo è certo ma da te voglio di più”.
La donna non sapeva cosa fare, cosa dire, per non guardare il Padrone negli occhi, abbassò lo sguardo e vide il cazzo dritto che lei voleva tanto finisse di scoparla e godere con lui “Padrone, sono la tua schiava e sono la tua puttana, ti prego, lasciami godere, ti prego” lui piegò appena la bocca all'insù ma le lasciò andare i capelli, e si alzò -ti prego ti prego ti prego- la mente della donna sperava fosse sufficiente, lui andò dietro di lei e sentì il cazzo penetrarla brutalmente, riprese a fotterla senza pietà, la pancia del Padrone spingeva sulla base del plug a ogni colpo.
“Padrone...” disse ansimando sempre più forte “puoi godere schiava, adesso” ordinò e lei finalmente si lasciò andare arrivando all'orgasmo quasi immediatamente, le mancava quasi il fiato per le sensazioni e per la posizione non propriamente comoda, sentiva ancora dentro di se il cazzo duro del padrone.
Lui diminuì lentamente i movimenti fino a fermarsi, si sfilò e tolse il plug liberando il culo della schiava che andò a riempire nuovamente rientrando col cazzo, portò la mano sul clito e lo massaggiò ancora, alternando carezze più veloci ad altre più lente e cominciò a muoversi dentro di lei che riprese a mugolare, le piaceva sentirsi cosi e le piaceva che lui non si accontentasse.
Il Padrone continuava a scoparle il culo lentamente fino a che non cominciò a muoversi più veloce e anche il medio massaggiò rapido, sentì che lui godeva mentre caldi fiotti di sperma le riempivano il culo, stava quasi per venire di nuovo anche lei ma i movimenti si fecero più radi sino a fermarsi e anche il massaggio cessò, lo sentì allontanarsi e lasciarla da sola -ma che cavolo- pensò lei.
Dopo un tempo che a lei parve un secolo lui tornò e la liberò da polsiere e cavigliere “in posizione schiava” lei si sollevò dal cavalletto, completamente indolenzita e sudata, si guardò il seno arrossato, volgendo il capo all'indietro vide il culo con dei bei segni di cintura e arrossato per le sculacciate, si mise di fronte al Padrone che nel frattempo si era seduto sul divano, come le aveva ordinato. Lui passò una mano tra i capelli e si versò da bere, mentre stava per portare il bicchiere alle labbra si fermò “hai sete?” chiese lei annuì ma si riprese “si Padrone, scusa Padrone, la tua schiava ha sete” lui bevve svuotando quasi il bicchiere che poi posò sul tavolino e prese una bottiglia d'acqua, sorrise -ahia, quando fa cosi ha qualcosa in mente- pensò la schiava.
Aprì la bottiglia e si versò un po di acqua sulla mano messa a coppa, vide che lei non si muoveva guardando la mano e poi lui “non avevi sete? Allora bevi” la schiava si chinò in avanti e passò la lingua sul palmo del Padrone, lui posò la bottiglia sulla mano lasciando che l'acqua scendesse poco alla volta e consentisse di abbeverarsi, continuò a lappare dalla mano sino a che lui non smise di versare l'acqua, lei si sentì cosi cagna nel farlo, sì aveva sete ma non così tanta da non poter resistere ma quel gesto tanto umiliante le piacque stupendo anche se stessa.
-Mio dio ma cosa sto diventando- pensò e nello stesso tempo si disse che era sì degradante tutto ciò che stava subendo ma non le importava più molto, le piaceva, voleva sentirsi cosi da tempo, solo ora lo capiva, aveva bisogno di sentirsi la sottomessa, no, la schiava di un Padrone che sapesse leggere la sua mente e darle ciò che le serviva per sentirsi finalmente libera, capiva perfettamente che era un ossimoro essere “una schiava libera” ma era ciò che era e soprattutto era felice ed appagata.
Mentre lui chiudeva la bottiglia e posava l'acqua sul tavolino, lei si rimise in posizione, si sentiva bella, eccitante, sexy messa cosi e sapeva quanto al Padrone piacesse guardarla, cosa che le deva ancora più soddisfazione. Lui allungò una mano e la frugò tra le gambe, lei chiuse gli occhi, “uhmm sei ancora eccitata” disse sorridendo “si Padrone, la tua puttana è ancora bagnata” rispose sorridendo a sua volta, era la prima volta che riusciva a replicare cosi e forse ci riuscì perchè lo fece di getto, senza star troppo a pensare.
Lui si alzò e andò al tavolo -che altro prenderà stavolta?- si domandò la ragazza e quando tornò vicino a lei, lo vide posare tra i suoi piedi un vibratore “giù in ginocchio e fammi vedere come lo usi”, lei si chinò e si mise in ginocchio “posso togliere le scarpe Padrone?” domandò, lui fece un cenno di sì annuendo e la schiava se le tolse posandole ordinatamente vicino a se. Guardò il vibratore e lo prese, lo rigirò tra le mani per capire come funzionasse, separò le labbra e lo infilò lentamente nella figa cominciando a muoverlo piano e affondando poco alla volta, cominciò a respirare a bocca aperta, le piaceva e poi vedeva lo sguardo compiaciuto del Padrone.
La schiava continuò a muovere dentro di se il vibratore senza fretta “fermati e leccalo” la interruppe lui “si Padrone” rispose sfilandolo e portandolo alla bocca, lo tenne ritto in piedi e passò la lingua sull'asta dal basso all'alto ripensando al cazzo del Padrone, poi lo infilò in bocca e stava iniziando a muoverlo ma lui la bloccò “basta cosi, accendilo, mettilo al massimo della vibrazione e ricomincia a scoparti” la ragazza riportò l'oggetto davanti a se, premette il pulsante di accensione e poi quello contrassegnato con un + fino al massimo, come ordinato, si aprì le labbra e si penetrò ancora, un brivido la percorse -non potrò resistere molto cosi- si disse e iniziò spingere avanti e indietro il vibratore.
Il Padrone si alzò in piedi e andò dietro di lei, si chinò, le spinse le spalle verso il basso e dopo averle sputato nel solco delle natiche cominciò a stuzzicarle il culo “quando te lo dico andrai più veloce e potrai godere solo se ti darò il permesso”, nel dirlo spinse il medio nel culo e iniziò a farlo scorrere dentro di lei -o mio dio, non ci riuscirò mai- pensò, stava quasi per venire già adesso e ora anche lui che la stuzzicava cosi. Provò a distrarsi cercando di pensare ad altro ma non era facile ed era cosi piacevole quello che stava facendo “ora vai più veloce” ordinò, lei ubbidì spingendo il vibratore dentro di se con più rapidità, continuava a mugolare, il dito continuava a frugarla dietro.
“Padrone non riesco... non posso più...” riuscì appena a dire ansimando sempre più forte, prima di avere la risposta del Padrone senti che il dito scivolava fuori ma subito ne rientrarono tre, li spinse a fondo e li mosse velocemente “ora puoi godere, schiava” la donna era davvero al limite e il trattamento subito nel culo la eccitò ulteriormente, venne senza trattenersi e anche piuttosto rumorosamente.
Solo quando la ragazza si lasciò cadere in avanti esausta lui si fermò, levò le dita e si rialzò, non prima di averle mollato la sculacciata abituale, si risedette sul divano e la fissò, lei aveva ancora il mano il vibratore acceso, respirava velocemente e aveva nuovamente la bocca secca.
“Non mi pare di averti ordinato di fermarti, sbaglio forse?” alle sue parole lei sollevò il capo, si spostò una ciocca di capelli dagli occhi, sudata e senza fiato “Padrone... no Padrone ma...” “niente ma, posalo sul clito” la schiava ubbidì poggiando la punta che ancora vibrava molto forte come ordinato e per la sensibilità che aveva adesso si domandò quanto sarebbe riuscita a resistere.
“Continua cosi e quando sarei al limite mi chiederai … come si deve... il permesso di godere”
mentre parlava il padrone prese a torturarle i capezzoli, altra cosa che le fece perdere la testa.
La punta del vibratore scivolava veloce sul clito, ripresero i gemiti sempre più forti e accelerati “Padrone... la tua... puttana ti chiede il permesso di godere” “no” rispose secco lui -non ci credo, come faccio ora?- tentò di rallentare ma non era semplice e non credeva di poter riuscire a dilatare ancora i tempi “Padrone... la tua schiava, la tua troia ha tanta voglia di godere, ti prego permettimelo” lui rispose nuovamente con un “no” secco.
La testa della ragazza era completamente in pallone “fermati e spegni il vibratore, per ora basta cosi” decise lui, lei allontanò immediatamente la punta dal clito per avere un minimo di sollievo, lo spense e stava per posarlo quando lui la gelò “cosa stai facendo? Ti pare che lo posi cosi bagnato?”
lei comprese immediatamente “no Padrone, scusami” portò il vibratore davanti al viso e come aveva fatto prima lo leccò passandoci su la lingua e nettando i propri umori, stava quasi per metterlo in bocca ma lui glielo tolse di mano.
“Qui schiava, appoggiati alla mia gamba” e le indicò, battendo la mano sulla propria coscia, cosa che lei fece lesta, era un gesto strano, carino che lui le faceva, lei passò il braccio intorno al polpaccio del Padrone e chinò il capo sulla coscia. “Ora vediamo quanto sei ancora bagnata” disse portando la mano aperta a strofinarle la figa. Era Bagnata e molto, aveva colato umori anche sulle cosce, le dita di lui separarono le labbra, il palmo si posò sul pube stirando la pelle e scoprendo bene il clito che iniziò a massaggiare, lei riprese a gemere, era stata cosi vicina a venire che sarebbe bastato davvero poco adesso “Padrone... la tua schiava ama ciò che le fai” sussurrò quasi ansimando
“chiedimi di godere” ordinò lei si leccò le labbra cercando della saliva che non c'era “Padrone la tua puttana vorrebbe tanto godere, ti prego permettilo” lui spinse maggiormente il medio sul clito e lo massaggiò veloce, sempre più veloce “godi, adesso!” disse lui e lei poté lasciare che l'orgasmo la invadesse ancora, ogni volta era più intenso e le faceva girare la testa, ormai ogni ritegno era perso, dimenticato.
Dopo diverso tempo, dopo che lui rallentò il massaggio fino a fermarsi, la schiava riprese finalmente fiato, si spostò i capelli dagli occhi e alzò lo sguardo sul viso del Padrone, gli sorrise “la tua schiava è felice, Padrone” in tutta risposta lui le porse il medio bagnato da pulire, cosa che lei fece azzardandosi e prendere la mano del Padrone con la sua e leccando e succhiando il dito per poi baciare il suo palmo “grazie Padrone” disse infine sempre sorridendo.
Era ancora abbracciata alla sua gamba, sempre con la guancia posata sulla coscia e stava bene, benissimo, si potrebbe dire che era il primo segno di gentilezza che lui le concedeva e lei non voleva perderne nemmeno un secondo. Sentì la mano del padrone che si posava sui capelli sudati, li spostava e portava dietro l'orecchio “sei una brava schiava” disse lui -una carezza e un complimento- si disse quasi incredula e la cosa la riempì di gioia.
Restarono cosi a lungo ma a lei parve comunque troppo poco solo che un'esigenza impellente la costrinse a rompere quel momento ”Padrone, avrei bisogno di andare in bagno, posso andare?” lui non tolse la mano dai capelli della sua sottomessa “non serve andare in bagno, trovi sotto al tavolo ciò che ti occorre” lei si accigliò e volse lo sguardo dove lui aveva indicato e vide un catino bianco, subito non comprese cosa lui volesse dire -oddio ma nooo, non pretenderà che io...- pensandolo si rese conto che il suo viso diventò paonazzo come credeva non potesse più succederle “ma Padrone … io … ho davvero bisogno di andare in bagno” “il catino o te la tieni” rispose lui.
Lei girò la testa a guardare il Padrone e il catino diverse volte ma non poteva trattenersi oltre, si alzò e si diresse al tavolo, si chinò per prendere il catino ben conscia che cosi facendo si esponeva nuovamente allo sguardo del Padrone e pensarlo allentò un po la tensione.
Presa la bacinella guardò il Padrone che senza parlare le indicò il pavimento non lontano da dove lui era seduto, lei strinse il catino contro di se, come fosse uno scudo e a passo lento si portò dove lui aveva indicato e lo posò a terra, si piegò sulle gambe dando le spalle al Padrone che la redarguì immediatamente “non cosi, voltati” lei si rialzò e si voltò verso di lui piegandosi nuovamente sul bacile, avvampò ancora e tenne lo sguardo sulle piastrelle non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
La schiava si rese conto che non c'era più nulla che lei potesse fare senza che le fosse permesso, tante volte aveva fantasticato sulla sua esigenza di sottomissione ma solo adesso capì che tutto ciò comprendeva … ogni singola cosa. Liberò la vescica dentro il contenitore come ordinato sentendosi addosso gli sguardi del Padrone e solo quando ebbe finito rialzò appena gli occhi per fissarlo “ora puoi andare a svuotarlo e poi preparati che è ora di andare” “si Padrone, subito” rispose lei.
La donna approfittò per fare una doccia veloce e una volta rivestita si guardò allo specchio, sistemandosi bene la camicetta e stirandosi la gonna con i palmi, rimise le décolleté nere di vernice tacco 12 che tanto amava, sì, si sentiva davvero bella, il più delle volte pensava di non esserlo, qualche chilo di troppo la faceva sentire insicura e spesso fuori posto -invece sono figa- pensò sorridendo allo specchio, ora era davvero felice ed appagata.
Uscì dal bagno sperando di non aver spazientito troppo il Padrone che trovò in piedi a braccia conserte, appoggiato al tavolo, come la vide la chiamò a se “qui schiava” lei affrettò il passo e si mise di fronte a lui in posizione, lui annuendo le fece capire che aveva apprezzato il gesto “voltati, solleva la gonna e piegati in avanti”.
La ragazza pensava di aver terminato la sessione e non si aspettava tale ordine ma eseguì cosa le era stato ordinato, prese l'orlo della gonna, lo sollevò all'altezza dell'addome e si girò su se stessa per poi piegarsi in avanti ciondolando appena sui tacchi, sentì la mano del padrone posarsi sulla natica e poi qualcosa di umido premere sul culo, lei cercò di rilassarsi e si sentì penetrare da quello che comprese essere uno dei plug. Le arrivò una sculacciata inaspettata “ora puoi ricomporti, schiava. Quello che ti ho infilato nel culo lo terrai fino a stasera, non lo potrai levare fino ad allora, cosi avrai modo di non dimenticarti di essere la mia puttana” -si come se fosse possibile dimenticarlo- pensò la donna sorridendo. Lasciò andare la gonna rimettendosi dritta e voltandosi verso di lui “si Padrone e … grazie di tutto Padrone” disse lei raggiante fissandolo negli occhi.
Ennesimo trillo e ... eccolo finalmente, un brivido la scosse mentre leggeva “Oggi ore 15 davanti al solito motel. Tacchi, gonna e camicetta, niente intimo”. Un vortice di pensieri le inondò la mente, aveva 5 ore per trovare e provare l'abbigliamento richiesto, sapeva già fin d'ora che si sarebbe cambiata almeno 3 o 4 volte, voleva essere perfetta per il Padrone.
Ore 14.45 lei si trovava già nel parcheggio, lo sguardo andava di continuo al telefono per controllare l'ora, si trovava in un punto ombreggiato ma la giornata era comunque molto calda e l'attesa e le aspettative non l'aiutavano di certo, si sentiva anche troppo accaldata per il nervosismo.
Aveva scelto una gonna nera che le arrivava al ginocchio e una camicetta rosa ma stare senza intimo la metteva fortemente a disagio, il seno importante senza reggiseno la faceva sentire nuda, le si notavano i capezzoli che non volevano saperne di restare giù, per non parlare della sensazione di essere senza mutande come le aveva ordinato il Padrone.
La ragazza gettava occhiate intorno a se sia per vedere se lui arrivava ma anche per controllare che non arrivasse nessuno che potesse vederla così visto che si vergognava di mostrare i capezzoli sotto la camicetta. Un'auto si avvicinò a passo d'uomo -non è quella del Padrone, la ricordo bene la sua, speriamo non mi chieda qualcosa- pensò lei e giustamente l'auto si fermò di fronte a lei, il finestrino lato passeggero scese “ragazza, sali o devo mandarti un invito scritto?” -oddio è lui- “si Padrone, ti chiedo scusa, questa sciocca ragazza era distratta, perdonami” salì svelta e sorrise al padrone sistemandosi la gonna e posando la borsetta tra i piedi, cercò la fascia sul cruscotto ma non la vide, non chiese niente e chiuse la portiera.
L'auto partì e lui guidò tranquillo come la volta precedente, questa volta lei si potè guardare intorno e quasi godere il viaggio perchè in ogni caso un po l'agitazione e un po' l'eccitazione le impegnavano la mente. Andarono in direzione della campagna, prima case di massimo due o tre piani e poi villette e casette cominciavano a sostituire i palazzoni, dopo un viaggio non molto lungo imboccarono un vialetto alberato che portò davanti alla casa che ricordava.
L'auto si fermo di fronte all'ingresso e l'uomo scese, lei aspettò qualche istante per non rischiare di fare cose sgradite al padrone e poi scese a sua volta rimanendo accanto alla macchina, sapeva che lui notava tutto. Lui aprì la porta di casa e le fece cenno di entrare, lei ubbidì, tenendo il capo chino e lo sguardo basso, la borsetta tenuta con entrambe le mani davanti a se come di consuetudine, il suo modo per “coprirsi”, lo superò e stava per fermarsi ma lui parlò un attimo prima “continua, sai dove andare, la strada la conosci” e poi chiuse la porta dietro di se seguendola.
Lei superò la porta aperta della stanza che rammentava molto bene, nei suoi ricordi era ben impresso ogni particolare, ogni attrezzo, ogni accessorio, anche quelli che ancora non conosceva ne aveva usato, si fermò al centro della camera e attese “posa la borsa e vieni di fronte a me” disse lui andando a sedersi sul divano.
Lei andò verso il tavolo su cui c'era di tutto e di più, gettò un'occhiata veloce per cercare di vedere se la volta precedente le fosse sfuggito qualcosa e posò la borsetta, stava per tornare quando lui aggiunse “prendi le pinze, quelle verdi, non le clamp, e portamele”, lei si bloccò e lo sguardo vagò sul tavolo alla ricerca di ciò che le era stato chiesto, le vide e sgranò gli occhi, anche solo dall'aspetto si capiva che erano molto peggio delle clamp, parevano cose più adatte per tenere insieme pezzi di legno che per essere usate sul corpo, deglutì, le prese e tornò dal Padrone, allungò la mano con le due pinze porgendogliele, lui le prese e le posò accanto a se, lei si mise nella posizione di attesa, gambe un po aperte e mani dietro la schiena.
Lui si versò da bere e si mise a sorseggiare la bevanda mentre la fissava “sbottona la camicetta e toccati il seno” -ecco, ci siamo- pensò lei cominciando a sbottonarsi lentamente la camicetta, la aprì scoprendo il suo seno importante e cominciò a palparsi a mano aperta, i capezzoli risposero quasi immediatamente alle sollecitazioni cominciando a ergersi, li strofinò tra le dita cercando di non incrociare lo sguardo del Padrone.
“Vieni più vicina ora” e posò il bicchiere sul tavolino, lei fece un passo avanti, lui prese una pinza e allungò le mani sul seno, la palpò e pizzicò un capezzolo poi aprì l'attrezzo e guardò la sua sottomessa, lei si mise in posizione, lui attese alcuni secondi prima di posizionare la pinza sul capezzolo, lei non riuscì a trattenere un gemito per il dolore, si morse il labbro e cercò di concentrarsi sulla respirazione, lui prese l'altra e la passò sull'addome della ragazza, risalì lentamente graffiandola e la “morse” sul seno senza lasciare che si chiudesse totalmente, infine la sistemò sul capezzolo che era ancora ben turgido.
Lei tenne gli occhi chiusi, il dolore era forte, molto più che con le clamp ma non insopportabile e poi le piaceva ubbidire a lui e anche se la sua timidezza era tanta, non le spiaceva mostrarsi al Padrone che pareva apprezzare.
Lui riprese il bicchiere e rimase a guardarla per un po, “solleva la gonna” disse e la ragazza portò le mani sui fianchi, scese al bordo della gonna e la sollevò lentamente fino a scoprirsi l'intimità, lei era ben consapevole che lui ora stava vedendo che le labbra della vagina erano lucide per l'eccitazione che stava crescendo, “giù la gonna, lasciala cadere e levala” lei fece andare la mano dietro di se, aprì il gancio e fece scendere la zip, lasciò la gonna cadere alle caviglie, si chinò e scavalcandola la prese e la porse a lui che la mise sul divano.
“Apri le gambe e toccati” ordinò continuando a sorseggiare il drink, lei allargò le gambe, per un attimo stava per sbilanciarsi e cadere per colpa dei tacchi alti, poi portò la mano tra le gambe e cominciò a massaggiarsi lentamente, il clito era già sensibile e lei si leccò le labbra, azzardò un'occhiata al Padrone che pareva fissarla in volto più che altrove. Non sapeva se il suo viso dimostrasse sempre quanto era in imbarazzo ma pensava senz'altro di si, forse le importava meno.
Sentiva un forte calore aumentare mentre si massaggiava il clito e gli umori inumidirle abbondantemente le dita, lui sporse la mano andando a prendere una pinza, il solo movimento la fece gemere forte per la fitta di dolore, il Padrone premendola la aprì e la sensazione di scossa fu ancora più intensa, le strofinò il capezzolo incrementando ancora lo strazio poi posò la pinza sul tavolino insieme al bicchiere che aveva ormai vuotato.
“Leccati le dita e guardami mentre lo fai” disse lui -cazzo, riesce a trovare sempre nuovi modi per farmi sentire una troia- pensò lei passandosi la lingua sulle labbra, passò la lingua sul medio madido, lo infilò in bocca succhiandolo, si sforzò di guardare il Padrone, cosa che le costò non poco per la vergogna. Lui prese l'altra pinza e la levò liberando il capezzolo, lei strinse forte gli occhi mentre era pronta a ricevere l'ennesima stilettata che non arrivò, riaperti gli occhi vide che la pinza era accanto all'altra e il padrone la guardava serio “posa la camicia e in posizione” lei sfilò la prima manica, l'altra e porse la camicetta al Padrone, infine si piazzò come ordinato.
Lui si alzò e mentre la superava le mollò una sculacciata secca che le fece quasi mancare l'equilibrio poi si diresse verso il tavolo, armeggio un poco e tornò verso di lei, lei non osava voltare il capo per vedere, sentì un colpo secco sul culo proprio dove aveva preso la sculacciata, un grido le uscì dalla bocca ma cercò di non muoversi. Un altro colpo sull'altra natica la fece sussultare e gridare ancora, dall'intensità dei colpi poteva pensare che fosse una cintura o qualcosa del genere.
“Chinati in avanti” la sottomessa lo fece, appoggiò le mani sopra le ginocchia e attese. Aveva gli occhi umidi, stavolta il dolore era stato davvero forte, in confronto le pinze erano nulla, altre quattro percosse del cuoio si abbatterono sui suoi glutei, ora bruciavano come l'inferno, stare ferma in quella posizione e stare sui tacchi non era certo semplice, temeva ne giungessero molti altri ma invece della cinghia sentì la mano del Padrone che la accarezzava, lei ebbe un brivido.
“Il tuo culo ora ha un aspetto migliore e avrai dei segni che per qualche giorno ti faranno ricordare di me” -si come se ce ne fosse bisogno- pensò la ragazza, già dopo la prima sessione il suo cervello navigava anche troppo ripensando a cosa aveva fatto e a tutte le cose che avrebbe potuto ancora fare.
Dopo le carezze sul culo le dita del padrone scivolarono sulla schiena e sulle spalle, la graffiarono piano causandole altri brividi, purtroppo finirono presto, lui si mosse e lei immaginò che posasse la cintura per prendere qualche altra cosa, in effetti il padrone tornò e si sedette di fronte a lei.
Lo sguardo andò subito a vedere cosa avesse preso il Padrone, vide le clamp, delle corde e il frustino da equitazione, nemmeno il tempo di pensare che lui fece scendere la zip dei propri pantaloni “in ginocchio e avvicinati” tuonò riportandola alla realtà “si Padrone”.
Lei si fece avanti e si lasciò cadere in ginocchio tra le sue gambe, teneva gli occhi sul membro eretto del padrone, senza volere si leccò le labbra, lui le avvicinò il capo, le prese i capelli dalla nuca e dopo averli uniti facendo una sorta di coda li strinse nella mano. Lei alzò lo sguardo, vide gli occhi del Padrone puntati sui suoi e lei distolse lo sguardo “no no schiava, non farlo... guardami e prendilo in bocca” mentre lo diceva le portò la testa in avanti, lei aprì la bocca e guardò il viso del padrone cominciando poi a leccare la cappella e infine succhiarla.
Le piaceva farlo, voleva dare piacere al suo Padrone e ci mise impegno, lui le teneva il capo fermo stringendo forte la coda di capelli e quindi lei non poteva affondare il cazzo piu di quanto lui non le consentisse “basta, fermati” e dicendolo le allontanò la testa e si ricompose alzandosi e prendendo le cordicelle dal divano.
“Qui schiava, sbrigati” ordinò dopo essersi affiancato a una delle sedie coi braccioli, la ragazza posò le mani sul divano e si rialzò andando da lui e si sedette, mise le mani sui braccioli perchè immaginava che sarebbe stata legata a quelli, cosa che lui fece usando uno dei lacci, fece molti giri tra la sedia e i polsi poi annodò la funicella, la fece passare sotto la sedia e poi ancora su per bloccare fermamente l'altro polso sul bracciolo. Un altro laccio le andò a fissare le caviglie alle gambe della sedia -ecco di nuovo bloccata, almeno prendesse uno di quei vibratori...- pensò lei vedendolo andare verso il tavolo ma non prese niente di ciò che stava sopra bensì una specie di cuscino che aveva raccolto da terra.
“Solleva il culo” le disse e lei ci provò per quanto riusciva dopo la legatura, lui la spinse in avanti e infilò il cuscino tra lo schienale e i reni, cosi che lei fosse seduta appena in punta poi riprese l'ultimo laccio e lo fissò al ginocchio, lo fece passare alcune volte intorno alla base del bracciolo, poi sotto e ancora tra ginocchio e bracciolo. Ora era decisamente impossibilitata a muovere un muscolo se non dalle spalle in su.
Lui come per verifica, le palpò il seno, strinse forte i capezzoli tra le dita, lei si agitò e mugolò ma più di tanto non poteva fare, arrivò uno schiaffo sul seno e poi un altro. Lui andò a prendere le clamp e il crop, tornato da lei la fissò negli occhi e le porse alla bocca il frustino “tienilo, guai se cade” lei strinse i denti sul manico e guardò cosa stava facendo il Padrone che si stava abbassando e appoggiando su un ginocchio. Le posò le mani sulle cosce alzo lo sguardo e poi le aprì le labbra e massaggiò il clito, veloce, molto veloce e poi lo strinse forte tra pollice e indice a lei sfuggì un grido.
Lui raccolse le clamp, aprì la prima e le pizzicò una coscia, l'altra, il seno ma non la fissò ancora, continuò a stuzzicarla per un po prima di prendere una delle labbra e andare a sistemarla proprio li.
Lei credeva di provare più dolore la cosa la stupì un po mentre osservava il Padrone andare a piazzare la seconda clamp sull'altro labbro. Tenendo entrambe le pinze tra le dita lui tirò verso l'esterno spalancandole la figa, prese l'ennesima funicella e legata una estremità a una clamp la fece passare sotto la sedia e andò a fissarla all'altra mettendo la corda in tensione, ora l'aveva completamente aperta.
Il Padrone si alzò e prese il crop dalla bocca della ragazza che lo lasciò andare, lei lo guardò deglutendo, conosceva già il frustino però era stata bendata, vederlo usare come adesso era inquietante. Lui le passò il cuoio sulle spalle, sull'addome, sul viso poi lasciò partire un colpo sul seno, la stuzzicò sul clito, sulle cosce e poi la colpì tra le gambe, per via delle clamp il colpo arrivò ben a segno e lei urlò, quel gioco su di lei andò avanti diversi minuti e ora cominciavano ad apparire i segni sul seno poi il Padrone le rimise il manico del frustino davanti alla bocca e lei lo morse.
La ragazza sentiva il clito pulsare, era molto eccitata e si vedeva, come se leggesse i suoi pensieri lui posò le dita sul clito, all'inizio la sfiorò appena poi cominciò un massaggio più intenso e veloce “Padrone così non potrò resistere molto” disse ansimando e gemendo e biascicando le parole per via del frustino che tratteneva ma lui continuò ancora andando a fermarsi proprio quando lei era giunta praticamente al limite. Lui le levò il crop dalla bocca e le porse le dita fradice, lei non aspettò ordini, sapeva cosa fare, passò la lingua per tutta la lunghezza delle dita e poi le succhiò avidamente una per una mentre lui le torturava nuovamente i capezzoli.
Lei aveva voglia di godere ma chissà se il Padrone glielo avrebbe permesso, lei lo seguì con lo sguardo mentre lui tornava al tavolo.
Lui ritornò da lei e si accucciò tra le sue gambe, le clamp erano ancora piazzate e lei stava colando abbondantemente, vide il plug, un altro plug, non quello che aveva già provato bensì uno di dimensioni maggiori, la cosa per ora non la preoccupò più di tanto, il Padrone spinse la punta tra le labbra e lo rigirò per ungerlo e bagnarlo poi, posata la mano sinistra sul culo per aprirla meglio, poggiò il plug sul buco e spinse piano, lei trattenne il respiro mentre l'oggetto la penetrava lentamente, inesorabilmente, lei gemette quando il Padrone cominciò a muoverlo adagio spingendo sempre di più a ogni movimento fino a che non fu completamente affondato nel culo, lo lasciò andare e le mollò uno schiaffo sulla figa.
Cominciò a liberarla dalle clamp cosa che le diede un certo sollievo, non tanto per la forza delle pinze quanto per l'esposizione che le stesse le davano poi slegò le caviglie e per ultimi i polsi “alzati e sistemati sul cavalletto” la donna ubbidì e alzandosi si rese conto di quanto le dolevano le natiche, si mise col torace sul cavalletto e attese che il Padrone le legasse le gambe con le cavigliere e le braccia con le polsiere, cosa che lui fece con una lentezza esasperante gettando occhiate al viso della sua sottomessa.
Era sudata, eccitata e dolente ai glutei e al seno, aspettava cosa il Padrone avrebbe fatto adesso, sperava solo che la lasciasse godere presto, sentì la zip scendere e le sfuggì un sorriso specie quando avvertì che lui la toccava, immaginava col suo cazzo eretto. Effettivamente le stava passando la cappella tra le labbra, la strofinava sul clito, le mollò un paio di sculacciate secche che fecero mugolare e gemere la ragazza e poi impugnata l'asta le infilò il cazzo tra le labbra spingendo rudemente e iniziando a scoparla come con rabbia.
La donna ansimò e il respiro le si fece corto -dio fai che continui- pensò lei, lui smise di muoversi veloce ma affondò ogni colpo con lentezza, per la posizione, con la testa bassa, vedeva i seni ciondolare a ogni spinta.
Lui si fermò e sfilato il cazzo si portò di fronte a lei, passata la mano sui capelli rifece quella coda improvvisata e la tenne stretta cosi nella mano bloccandole il capo poi le sfregò la cappella sulla bocca, che lei aveva già aperta per la respirazione veloce, e le spinse il cazzo fino in gola, a lei venne un conato, lui si tirò un poco indietro “lecca schiava”, la donna passò la lingua sul cazzo lucido, lui affondò ancora un poco, lei sentiva nella bocca il sapore del Padrone mescolato ai propri umori, lui si muoveva lentamente nella sua bocca.
Si fermò nuovamente lei deglutì, lui tornò dietro e presa la base del plug, lo tirò indietro fin quasi a sfilarlo dal culo e poi lo spinse dentro e ancora e ancora, la sottomessa cominciava ad apprezzare quel massaggio. Il plug uscì e andò a posarsi sulla schiena della schiava, sentì che il cazzo le stuzzicava ancora labbra e clito ma invece di entrare dentro di lei continuava a sfregarsi, il pollice del padrone si spinse nel culo, lei deglutì nuovamente. Lui valutò che fosse pronta, puntò la cappella sul buco e spinse adagio, le sfuggì un grido mentre il culo si apriva e il cazzo entrava poco alla volta, lui pareva fare le cose con calma a differenza di prima quando l'aveva scopata selvaggiamente, si muoveva lentamente avanti e indietro e continuò finchè il cazzo non la riempì del tutto.
Il Padrone restò fermo come per farle gustare il momento poi portò la mano davanti e posato il medio sul clito iniziò un massaggio lento, esasperante che la fece ricominciare a gemere, intanto riprese a muovere il bacino, sentiva il cazzo scivolare nel culo e non avvertiva più molto dolore “Padrone ti prego, posso?” lui si fermò affondando dentro di lei ma non smise il massaggio “tu puoi cosa? Chiedilo bene e …. forse ti darò il permesso altrimenti non potrai godere per settimane. Dì bene cosa sei e cosa vorresti e sbrigati”.
Lei sbarrò gli occhi a quell'ordine e deglutì la saliva che quasi non c'era per la bocca secca “Padrone ti scongiuro, non so...” lui strinse forte le dita sul clito pizzicandolo dolorosamente e facendola urlare “ultima possibilità” sentenziò lui. La sottomessa non riusciva a ragionare e provò a articolare un pensiero faticosamente “Padrone la tua schiava vorrebbe tanto che tu le permettessi di godere”
nessuna risposta per molti secondi poi “dimmi cosa sei” chiese lui “una schiava, la tua schiava, Padrone” rispose.
Per tutta risposta lui si sfilò, le assestò due sonore sculacciate e ripreso il plug, posato prima sulla schiena della ragazza, glielo rimise nel culo spingendolo sino alla base, si portò davanti a lei, si abbassò sul ginocchio e presi i capelli tra le dita le sollevò il capo per guardarla negli occhi “si, sei la mia schiava, io sono il tuo padrone, questo è certo ma da te voglio di più”.
La donna non sapeva cosa fare, cosa dire, per non guardare il Padrone negli occhi, abbassò lo sguardo e vide il cazzo dritto che lei voleva tanto finisse di scoparla e godere con lui “Padrone, sono la tua schiava e sono la tua puttana, ti prego, lasciami godere, ti prego” lui piegò appena la bocca all'insù ma le lasciò andare i capelli, e si alzò -ti prego ti prego ti prego- la mente della donna sperava fosse sufficiente, lui andò dietro di lei e sentì il cazzo penetrarla brutalmente, riprese a fotterla senza pietà, la pancia del Padrone spingeva sulla base del plug a ogni colpo.
“Padrone...” disse ansimando sempre più forte “puoi godere schiava, adesso” ordinò e lei finalmente si lasciò andare arrivando all'orgasmo quasi immediatamente, le mancava quasi il fiato per le sensazioni e per la posizione non propriamente comoda, sentiva ancora dentro di se il cazzo duro del padrone.
Lui diminuì lentamente i movimenti fino a fermarsi, si sfilò e tolse il plug liberando il culo della schiava che andò a riempire nuovamente rientrando col cazzo, portò la mano sul clito e lo massaggiò ancora, alternando carezze più veloci ad altre più lente e cominciò a muoversi dentro di lei che riprese a mugolare, le piaceva sentirsi cosi e le piaceva che lui non si accontentasse.
Il Padrone continuava a scoparle il culo lentamente fino a che non cominciò a muoversi più veloce e anche il medio massaggiò rapido, sentì che lui godeva mentre caldi fiotti di sperma le riempivano il culo, stava quasi per venire di nuovo anche lei ma i movimenti si fecero più radi sino a fermarsi e anche il massaggio cessò, lo sentì allontanarsi e lasciarla da sola -ma che cavolo- pensò lei.
Dopo un tempo che a lei parve un secolo lui tornò e la liberò da polsiere e cavigliere “in posizione schiava” lei si sollevò dal cavalletto, completamente indolenzita e sudata, si guardò il seno arrossato, volgendo il capo all'indietro vide il culo con dei bei segni di cintura e arrossato per le sculacciate, si mise di fronte al Padrone che nel frattempo si era seduto sul divano, come le aveva ordinato. Lui passò una mano tra i capelli e si versò da bere, mentre stava per portare il bicchiere alle labbra si fermò “hai sete?” chiese lei annuì ma si riprese “si Padrone, scusa Padrone, la tua schiava ha sete” lui bevve svuotando quasi il bicchiere che poi posò sul tavolino e prese una bottiglia d'acqua, sorrise -ahia, quando fa cosi ha qualcosa in mente- pensò la schiava.
Aprì la bottiglia e si versò un po di acqua sulla mano messa a coppa, vide che lei non si muoveva guardando la mano e poi lui “non avevi sete? Allora bevi” la schiava si chinò in avanti e passò la lingua sul palmo del Padrone, lui posò la bottiglia sulla mano lasciando che l'acqua scendesse poco alla volta e consentisse di abbeverarsi, continuò a lappare dalla mano sino a che lui non smise di versare l'acqua, lei si sentì cosi cagna nel farlo, sì aveva sete ma non così tanta da non poter resistere ma quel gesto tanto umiliante le piacque stupendo anche se stessa.
-Mio dio ma cosa sto diventando- pensò e nello stesso tempo si disse che era sì degradante tutto ciò che stava subendo ma non le importava più molto, le piaceva, voleva sentirsi cosi da tempo, solo ora lo capiva, aveva bisogno di sentirsi la sottomessa, no, la schiava di un Padrone che sapesse leggere la sua mente e darle ciò che le serviva per sentirsi finalmente libera, capiva perfettamente che era un ossimoro essere “una schiava libera” ma era ciò che era e soprattutto era felice ed appagata.
Mentre lui chiudeva la bottiglia e posava l'acqua sul tavolino, lei si rimise in posizione, si sentiva bella, eccitante, sexy messa cosi e sapeva quanto al Padrone piacesse guardarla, cosa che le deva ancora più soddisfazione. Lui allungò una mano e la frugò tra le gambe, lei chiuse gli occhi, “uhmm sei ancora eccitata” disse sorridendo “si Padrone, la tua puttana è ancora bagnata” rispose sorridendo a sua volta, era la prima volta che riusciva a replicare cosi e forse ci riuscì perchè lo fece di getto, senza star troppo a pensare.
Lui si alzò e andò al tavolo -che altro prenderà stavolta?- si domandò la ragazza e quando tornò vicino a lei, lo vide posare tra i suoi piedi un vibratore “giù in ginocchio e fammi vedere come lo usi”, lei si chinò e si mise in ginocchio “posso togliere le scarpe Padrone?” domandò, lui fece un cenno di sì annuendo e la schiava se le tolse posandole ordinatamente vicino a se. Guardò il vibratore e lo prese, lo rigirò tra le mani per capire come funzionasse, separò le labbra e lo infilò lentamente nella figa cominciando a muoverlo piano e affondando poco alla volta, cominciò a respirare a bocca aperta, le piaceva e poi vedeva lo sguardo compiaciuto del Padrone.
La schiava continuò a muovere dentro di se il vibratore senza fretta “fermati e leccalo” la interruppe lui “si Padrone” rispose sfilandolo e portandolo alla bocca, lo tenne ritto in piedi e passò la lingua sull'asta dal basso all'alto ripensando al cazzo del Padrone, poi lo infilò in bocca e stava iniziando a muoverlo ma lui la bloccò “basta cosi, accendilo, mettilo al massimo della vibrazione e ricomincia a scoparti” la ragazza riportò l'oggetto davanti a se, premette il pulsante di accensione e poi quello contrassegnato con un + fino al massimo, come ordinato, si aprì le labbra e si penetrò ancora, un brivido la percorse -non potrò resistere molto cosi- si disse e iniziò spingere avanti e indietro il vibratore.
Il Padrone si alzò in piedi e andò dietro di lei, si chinò, le spinse le spalle verso il basso e dopo averle sputato nel solco delle natiche cominciò a stuzzicarle il culo “quando te lo dico andrai più veloce e potrai godere solo se ti darò il permesso”, nel dirlo spinse il medio nel culo e iniziò a farlo scorrere dentro di lei -o mio dio, non ci riuscirò mai- pensò, stava quasi per venire già adesso e ora anche lui che la stuzzicava cosi. Provò a distrarsi cercando di pensare ad altro ma non era facile ed era cosi piacevole quello che stava facendo “ora vai più veloce” ordinò, lei ubbidì spingendo il vibratore dentro di se con più rapidità, continuava a mugolare, il dito continuava a frugarla dietro.
“Padrone non riesco... non posso più...” riuscì appena a dire ansimando sempre più forte, prima di avere la risposta del Padrone senti che il dito scivolava fuori ma subito ne rientrarono tre, li spinse a fondo e li mosse velocemente “ora puoi godere, schiava” la donna era davvero al limite e il trattamento subito nel culo la eccitò ulteriormente, venne senza trattenersi e anche piuttosto rumorosamente.
Solo quando la ragazza si lasciò cadere in avanti esausta lui si fermò, levò le dita e si rialzò, non prima di averle mollato la sculacciata abituale, si risedette sul divano e la fissò, lei aveva ancora il mano il vibratore acceso, respirava velocemente e aveva nuovamente la bocca secca.
“Non mi pare di averti ordinato di fermarti, sbaglio forse?” alle sue parole lei sollevò il capo, si spostò una ciocca di capelli dagli occhi, sudata e senza fiato “Padrone... no Padrone ma...” “niente ma, posalo sul clito” la schiava ubbidì poggiando la punta che ancora vibrava molto forte come ordinato e per la sensibilità che aveva adesso si domandò quanto sarebbe riuscita a resistere.
“Continua cosi e quando sarei al limite mi chiederai … come si deve... il permesso di godere”
mentre parlava il padrone prese a torturarle i capezzoli, altra cosa che le fece perdere la testa.
La punta del vibratore scivolava veloce sul clito, ripresero i gemiti sempre più forti e accelerati “Padrone... la tua... puttana ti chiede il permesso di godere” “no” rispose secco lui -non ci credo, come faccio ora?- tentò di rallentare ma non era semplice e non credeva di poter riuscire a dilatare ancora i tempi “Padrone... la tua schiava, la tua troia ha tanta voglia di godere, ti prego permettimelo” lui rispose nuovamente con un “no” secco.
La testa della ragazza era completamente in pallone “fermati e spegni il vibratore, per ora basta cosi” decise lui, lei allontanò immediatamente la punta dal clito per avere un minimo di sollievo, lo spense e stava per posarlo quando lui la gelò “cosa stai facendo? Ti pare che lo posi cosi bagnato?”
lei comprese immediatamente “no Padrone, scusami” portò il vibratore davanti al viso e come aveva fatto prima lo leccò passandoci su la lingua e nettando i propri umori, stava quasi per metterlo in bocca ma lui glielo tolse di mano.
“Qui schiava, appoggiati alla mia gamba” e le indicò, battendo la mano sulla propria coscia, cosa che lei fece lesta, era un gesto strano, carino che lui le faceva, lei passò il braccio intorno al polpaccio del Padrone e chinò il capo sulla coscia. “Ora vediamo quanto sei ancora bagnata” disse portando la mano aperta a strofinarle la figa. Era Bagnata e molto, aveva colato umori anche sulle cosce, le dita di lui separarono le labbra, il palmo si posò sul pube stirando la pelle e scoprendo bene il clito che iniziò a massaggiare, lei riprese a gemere, era stata cosi vicina a venire che sarebbe bastato davvero poco adesso “Padrone... la tua schiava ama ciò che le fai” sussurrò quasi ansimando
“chiedimi di godere” ordinò lei si leccò le labbra cercando della saliva che non c'era “Padrone la tua puttana vorrebbe tanto godere, ti prego permettilo” lui spinse maggiormente il medio sul clito e lo massaggiò veloce, sempre più veloce “godi, adesso!” disse lui e lei poté lasciare che l'orgasmo la invadesse ancora, ogni volta era più intenso e le faceva girare la testa, ormai ogni ritegno era perso, dimenticato.
Dopo diverso tempo, dopo che lui rallentò il massaggio fino a fermarsi, la schiava riprese finalmente fiato, si spostò i capelli dagli occhi e alzò lo sguardo sul viso del Padrone, gli sorrise “la tua schiava è felice, Padrone” in tutta risposta lui le porse il medio bagnato da pulire, cosa che lei fece azzardandosi e prendere la mano del Padrone con la sua e leccando e succhiando il dito per poi baciare il suo palmo “grazie Padrone” disse infine sempre sorridendo.
Era ancora abbracciata alla sua gamba, sempre con la guancia posata sulla coscia e stava bene, benissimo, si potrebbe dire che era il primo segno di gentilezza che lui le concedeva e lei non voleva perderne nemmeno un secondo. Sentì la mano del padrone che si posava sui capelli sudati, li spostava e portava dietro l'orecchio “sei una brava schiava” disse lui -una carezza e un complimento- si disse quasi incredula e la cosa la riempì di gioia.
Restarono cosi a lungo ma a lei parve comunque troppo poco solo che un'esigenza impellente la costrinse a rompere quel momento ”Padrone, avrei bisogno di andare in bagno, posso andare?” lui non tolse la mano dai capelli della sua sottomessa “non serve andare in bagno, trovi sotto al tavolo ciò che ti occorre” lei si accigliò e volse lo sguardo dove lui aveva indicato e vide un catino bianco, subito non comprese cosa lui volesse dire -oddio ma nooo, non pretenderà che io...- pensandolo si rese conto che il suo viso diventò paonazzo come credeva non potesse più succederle “ma Padrone … io … ho davvero bisogno di andare in bagno” “il catino o te la tieni” rispose lui.
Lei girò la testa a guardare il Padrone e il catino diverse volte ma non poteva trattenersi oltre, si alzò e si diresse al tavolo, si chinò per prendere il catino ben conscia che cosi facendo si esponeva nuovamente allo sguardo del Padrone e pensarlo allentò un po la tensione.
Presa la bacinella guardò il Padrone che senza parlare le indicò il pavimento non lontano da dove lui era seduto, lei strinse il catino contro di se, come fosse uno scudo e a passo lento si portò dove lui aveva indicato e lo posò a terra, si piegò sulle gambe dando le spalle al Padrone che la redarguì immediatamente “non cosi, voltati” lei si rialzò e si voltò verso di lui piegandosi nuovamente sul bacile, avvampò ancora e tenne lo sguardo sulle piastrelle non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
La schiava si rese conto che non c'era più nulla che lei potesse fare senza che le fosse permesso, tante volte aveva fantasticato sulla sua esigenza di sottomissione ma solo adesso capì che tutto ciò comprendeva … ogni singola cosa. Liberò la vescica dentro il contenitore come ordinato sentendosi addosso gli sguardi del Padrone e solo quando ebbe finito rialzò appena gli occhi per fissarlo “ora puoi andare a svuotarlo e poi preparati che è ora di andare” “si Padrone, subito” rispose lei.
La donna approfittò per fare una doccia veloce e una volta rivestita si guardò allo specchio, sistemandosi bene la camicetta e stirandosi la gonna con i palmi, rimise le décolleté nere di vernice tacco 12 che tanto amava, sì, si sentiva davvero bella, il più delle volte pensava di non esserlo, qualche chilo di troppo la faceva sentire insicura e spesso fuori posto -invece sono figa- pensò sorridendo allo specchio, ora era davvero felice ed appagata.
Uscì dal bagno sperando di non aver spazientito troppo il Padrone che trovò in piedi a braccia conserte, appoggiato al tavolo, come la vide la chiamò a se “qui schiava” lei affrettò il passo e si mise di fronte a lui in posizione, lui annuendo le fece capire che aveva apprezzato il gesto “voltati, solleva la gonna e piegati in avanti”.
La ragazza pensava di aver terminato la sessione e non si aspettava tale ordine ma eseguì cosa le era stato ordinato, prese l'orlo della gonna, lo sollevò all'altezza dell'addome e si girò su se stessa per poi piegarsi in avanti ciondolando appena sui tacchi, sentì la mano del padrone posarsi sulla natica e poi qualcosa di umido premere sul culo, lei cercò di rilassarsi e si sentì penetrare da quello che comprese essere uno dei plug. Le arrivò una sculacciata inaspettata “ora puoi ricomporti, schiava. Quello che ti ho infilato nel culo lo terrai fino a stasera, non lo potrai levare fino ad allora, cosi avrai modo di non dimenticarti di essere la mia puttana” -si come se fosse possibile dimenticarlo- pensò la donna sorridendo. Lasciò andare la gonna rimettendosi dritta e voltandosi verso di lui “si Padrone e … grazie di tutto Padrone” disse lei raggiante fissandolo negli occhi.
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