Bagni pubblici

di
genere
gay

Stavo percorrendo l'autostrada in piena notte e cominciai a faticare a tenere gli occhi aperti. Poco dopo raggiunsi una stazione di servizio e parcheggiai. Reclinai leggermente lo schienale, chiusi gli occhi e mi addormentai all'istante. Mi svegliai una trentina di minuti dopo mezzo intontito. Mi guardai nello specchietto retrovisore. Giudicai che non avevo per niente un bell'aspetto. Scesi dall'auto bisognoso di un caffè e una lunga pisciata.
Dentro all'autogrill c'erano poche persone ma un bel ragazzo sui 30 colpì la mia attenzione: abito elegante, cravatta, taglio di capelli impeccabile, barba abbastanza lunga ma curatissima. Ai piedi portava dei bei mocassini in cuoio scuro e apprezzai che non portasse i calzini. Quando andai alla cassa per ordinare il caffè mi sentivo un po' in imbarazzo per come dovevano apparire la mia faccia e i miei capelli. Presi il caffè e appoggiai la tazzina su uno quei tavolini alti adibiti a tale scopo. Lo feci perché volevo guardare quel ragazzo che mi aveva tanto colpito. Lui aveva preso un libro da un espositore e lo sfogliava con la faccia rivolta nella mia direzione. Ogni tanto mi lanciava delle occhiate, ma pensai che forse me lo stavo solo immaginando. A un certo punto però mi sorrise e io gli sorrisi di rimando. Attesi qualche minuto per vedere se avrebbe fatto qualche altra mossa ma alla fine dovetti arrendermi. Riportai la tazzina al bancone e mi diressi deciso, anche se un po' barcollante, in direzione dei bagni.
Quando li raggiunsi per prima cosa mi guardai allo specchio. I capelli avevano bisogno di un taglio ma nonostante fossi parecchio spettinato mi sarei aspettato di peggio. Era come se sopra la mia testa uno di quei parrucchieri fashion avesse creato un ordinato disordine. Mentre mi lavavo le mani continuavo a guardarmi allo specchio e, attraverso questo, la porta d'ingresso nella speranza che il bel trentenne mi raggiungesse.
Dopo un attimo vidi l'ombra di un uomo stagliarsi sulla soglia della porta e un attimo dopo entrò un camionista con una pancia enorme. Un po' deluso andai agli urinali che a differenza del solito erano nascosti da un muro divisorio. Tirai fuori il cazzo gonfio di piscio e iniziai a liberarmi. Non ero arrivato neppure a metà dell'operazione quando sentii arrivare qualcuno. “Ecco il camionista,” pensai. Quel qualcuno però non scelse uno degli urinali lontano dal mio, ma proprio quello di fianco. E quando mi accorsi che non era il camionista le gambe mi diventarono molli. Lui, mister eleganza, tirò fuori a sua volta il cazzo e l'odore della sua piscia raggiunse le mie narici provocandomi un'erezione. Mentre continua a pisciare girò leggermente la testa verso di me.
“Lo sai? A me piace da morire questo odore,” disse.
“Che strana coincidenza,” dissi, “fa impazzire anche me."
Mi sorrise e, a differenza del mio cazzo, le mie gambe diventarono ancora più molli.
“TI andrebbe se ci chiudessimo in uno dei bagni per conoscerci meglio?” mi chiese.
Il fiato mi si fece corto ma cercai di rispondere senza farlo troppo a vedere.
“Solo se non te lo scrolli troppo...” risposi.
“Te lo prometto,” disse quasi ridendo. Cazzo se era bello!
Poi lo vidi rimettere il pene eretto nei pantaloni, ma a causa dei divisori tra gli urinali non riuscii a capirne le dimensioni.
Iniziammo muoverci e raggiungemmo lo sgabuzzino con wc più lontano. Entrammo e chiusi la porta a chiave.
Per un attimo credetti di sognare. Quante volte mi ero fermato nei bagni di una stazione di servizio di notte? Centinaia. E mai, neppure in un'occasione, mi era capitato qualcosa del genere.
Lui mi attirò a sé e mi baciò sulla bocca quasi con violenza. Poi si staccò un attimo.
“L'ho sognato tante volte ma non avrei mai creduto che potesse capitare davvero!”
Lo baciai a mia volta, con una passione che non riuscivo più a controllare.
“Ti giuro che quando ho chiuso a chiave la porta ho pensato esattamente la stessa cosa,” dissi.
Ci baciammo ancora e ancora e il desiderio di prendere in bocca il suo pene odoroso e bagnato di piscio cominciò a diventare insopportabile. Così, con un filo di amarezza, mi staccai dalla sua bocca e mi misi in ginocchio. A quell'altezza sentii con maggiore chiarezza l'odore di urina e di feci che aleggiava in quel buco di bagno, ma per me era come annusare la più deliziosa delle fragranze. Gli tirai giù i pantaloni che gli caddero sulle caviglie e rimasi per un attimo ad ammirare il grosso rigonfiamento al di sotto degli slip grigi. Sulla parte sinistra dello slip si era formata una grossa chiazza umida. Annusai e leccai quella chiazza. Lui ansimava e mi accarezzava i capelli mentre io ero ormai a un passo dall'estasi. Tirai giù lo slip e il suo cazzo scatto di lato come sospinto da una molla colpendomi le labbra. Mi riempii le narici di quell'odore così forte e penetrante e provai l'irrefrenabile desidero di farmelo scivolare fin oltre alla gola fino a soffocare. Con un enorme sforzo mi rimisi in piedi e con quel poco di fiato che mi rimaneva gli chiesi come si chiamava.
“Piergiorgio,” disse. “E tu?”
“Marco...” risposi. E poi, appena iniziai ad abbassarmi di nuovo, sussurrai: “Oh, Piergiorgio... Oh, amore...”
Mi inginocchiai e senza attendere oltre glielo presi finalmente in bocca. Durò solo un attimo. Il sapore e l'odore del suo piscio e dei fluidi che precedono l'orgasmo mi diedero letteralmente alla testa e iniziai a eiacularmi nei boxer. A bocca spalancata, con il suo glande che continuava a sfondarmi la gola, riuscii a dire “sborro amore sborrooo!”
In quel momento non sapevo se mi avesse sentito o meno, ma iniziò a eiaculare a sua volta. Un fiotto di sperma denso e caldo colpi la mia gola e iniziai ad abbeverarmi del suo nettare con l'avidità di una assetato.

Questo fatto è accaduto sette anni fa e se qualcuno si stesse chiedendo se ci siamo mai rivisti vi rispondo di sì. Non solo, tre anni fa ci siamo trasferiti in Olanda e ci siamo sposati.
scritto il
2022-11-11
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