E' solo Natura - Capitolo 3
di
Miss Sametake
genere
trans
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Detto ciò, buon divertimento!
*********************
La mattina dopo Erdie era un’altra persona: rinato, non smetteva di sorridere, di chiacchierare. Era felice, e non fece il benché minimo riferimento al litigio che avevamo avuto la sera prima, né fui in grado io stesso di parlarne.
All’inizio ero estremamente risentito da quella assoluta mancanza di sensi di colpa che manifestava: come poteva comportarsi così sapendo di aver in pratica tradito il nostro clan? Di aver tradito me? Di aver compiuto quegli atti osceni?
A stento spiccicai parola per tutta la mattina.
Eppure, mio malgrado, più passavano i minuti, più diventava difficile serbargli rancore: lo guardavo di sottecchi, mentre volteggiava agile fra i rami e il sottobosco della foresta durante la nostra quotidiana battuta di caccia, mentre contemplava rapito le farfalle variopinte e insiprava a pieni polmoni i profumi del vento, e non riuscivo a non deliziarmi della sua ritrovata gioia di vivere. Forse quello che era successo lo rendeva davvero felice… fu così che presi una decisione.
“Non sarò io a spezzarlo, non di nuovo. Manterrò il segreto. Mi farò carico di questo fardello e lo terrò d’occhio. Finché quella bestia non gli farà del male, lo lascerò libero…”
Al pensiero di ciò che avrebbe potuto fargli Skak, qualcosa dentro di me si mosse, e non si trattava solo di preoccupazione…
-Aranel?
-Sì?- sobbalzai, come colto in fallo
-È tutto il giorno che te ne stai zitto. Sei… sei arrabbiato per ieri? Mi dispiace se ho gridato…-
Lo sguardo teneramente cauto di Erdie mi fece stringere il cuore.
-No Erdie, tranquillo. Va tutto bene-
Lui sorrise, genuinamente.
Quella notte, quando ci accampammo, Erdie arrabbattò la prima scusa che gli venisse in mente per allontanarsi e filò via scodinzolando.
Fui tentato di seguirlo ancora una volta. “Per la sua sicurezza” mi ripetevo, ma la verità era che ardevo dalla voglia di essere di nuovo testimone delle nefandezze del giorno prima, un desiderio lavato da ondate occasionali di vergogna e disprezzo di me stesso.
Ma resistetti, e rimasi sveglio per un paio d’ore a tormentarmi con questi pensieri, finché non sentii i passi leggeri di Erdie, di ritorno. Accompagnato da un pungente odore di muschio…
Il ruolo di Cacciatore che tanto stava stretto ad Erdie si rivelò essere la sua fortuna: i nostri compiti ci tenevano anche per settimane intere lontani dal villaggio, spesso costretti a gravitare proprio lungo il confine con la terra degli orchi, rappresentato dal fiume.
Cosicché nessuno si accorse mai delle sue gite notturne e, dal momento che i Cacciatori viaggiano solitamente in coppia, io ero l’unico di cui si sarebbe dovuto mai preoccupare di ingannare. E per fortuna, aggiungerei, perché le sue scuse erano tutt’altro che credibili: “Vado a fare una nuotata” “Non ho sonno, vado a cercare un albero da cui guardare le stelle”… e tutte le notti lo aspettavo sveglio, facendo finta di dormire per non destare sospetti, pronto a correre in suo soccorso nel caso non fosse tornato. Ma tornava sempre, e tornava sempre raggiante, spargendo ovunque quel profumo di muschio la cui origine mi era ben nota.
“Profumo?? Non perdere la testa, idiota. Devi darti una regolata”
Già, perché sebbene contento per la rinascita di Erdie, io attraversavo un periodo molto difficile: ero dilaniato dai sensi di colpa per non aver riferito al Maestro che uno di noi stava fornicando col nemico; l’angoscia che mi attanagliava alla prospettiva che Erdie potesse farsi male giocando a quel gioco non mi dava tregua; e per di più ero ancora preda di voglie impronunciabili che non ero in grado di decifrare e di cui mi vergognavo profondamente… potevo considerarmi fortunato quando riuscivo a dormire 3 o 4 ore la notte.
Tanto che Erdie, una mattina, parve accorgersi del mio malessere:
-Tutto ok, Nel? Hai una brutta cera- si stava sciogliendo i capelli dalla coda prima di dirigersi al fiume a lavarsi. Li aveva fatti crescere, come promesso a Skak.
-Eh? Oh, sì sto bene, ho solo dormito poco…-
-Sicuro? Ti trovo sempre che ronfi quando torno da… dalle mie ehm… passeggiate-
“Non hai idea della fortuna che hai ad avere me come amico, Erdie” pensai a quella scusa masticata.
-Sì, be’ tu continui a svegliarmi! Hai il passo di un elefante- dissi in tono scherzoso, e lui rise, una risata argentina, libera.
Si spogliò e andò a tuffarsi: di nuovo mi ritrovai a vagare con lo sguardo sulla sua sensuale silhouette. Non potei però fare a meno di notare che quelle stesse curve, comuni a tutti gli elfi, avevano assunto forme addirittura più… piene? Morbide? I fianchi si erano indubbiamente allargati, così come i glutei e le cosce lunghe parevano più sodi e pasciuti. Forse era solo suggestione…
L’unica parte del corpo che non aveva subìto cambiamenti erano i suoi genitali, elficamente insignificanti.
Com’era possibile? Che stesse seguendo una dieta particolare per soddisfare fino in fondo i desideri di Skak?
“Skak…” mi percorse un brivido: l’immagine delle sue mani ingorde che prendevano possesso di quelle carni generose si insinuò nella mia mente senza permesso…
“Non ci pensare”
-Ehi, hai messo su qualche chiletto eh?-
Erdie ridacchiò; poi, con una sfacciataggine inaudita, mi rispose:
– C’è un frutto che cresce solo sull’altra sponda del fiume… è buonissimo, io lo mangio tutti i giorni. Sarà quello…-
Non potevo credere a quanto fosse diventato malizioso! Godeva palesemente del rischio di venire scoperto.
Cambiai velocemente argomento:
-Il sole comincia a calare… vestiti e aiutami a raccogliere un po’di legna per il fuoco-
-Ehm, io… Nel, credo di aver visto un… un cervo bello grosso. Cerco di seguirlo, tu resta qui a riposarti, ok?- e senza aspettare una risposta fece per andarsene
“Di già? Non è nemmeno buio…sta diventando troppo impaziente.”
-Vai a caccia senza arco?-
-Oh, giusto, che sbadato…
-E senza vestiti?
-Ehm… non c’è tempo! Va a finire che mi scappa… sta tranquillo, chi vuoi che mi veda nella foresta?-
-Erdie.-
-Sì…?- cominciava ad essere allarmato
-Stai attento- cercai di infondere tutta la mia apprensione per lui in quelle due parole.
Lui sorrise di nuovo e in un battito di ciglia era svanito.
Sospirai. “Sto facendo la cosa giusta?”
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Detto ciò, buon divertimento!
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La mattina dopo Erdie era un’altra persona: rinato, non smetteva di sorridere, di chiacchierare. Era felice, e non fece il benché minimo riferimento al litigio che avevamo avuto la sera prima, né fui in grado io stesso di parlarne.
All’inizio ero estremamente risentito da quella assoluta mancanza di sensi di colpa che manifestava: come poteva comportarsi così sapendo di aver in pratica tradito il nostro clan? Di aver tradito me? Di aver compiuto quegli atti osceni?
A stento spiccicai parola per tutta la mattina.
Eppure, mio malgrado, più passavano i minuti, più diventava difficile serbargli rancore: lo guardavo di sottecchi, mentre volteggiava agile fra i rami e il sottobosco della foresta durante la nostra quotidiana battuta di caccia, mentre contemplava rapito le farfalle variopinte e insiprava a pieni polmoni i profumi del vento, e non riuscivo a non deliziarmi della sua ritrovata gioia di vivere. Forse quello che era successo lo rendeva davvero felice… fu così che presi una decisione.
“Non sarò io a spezzarlo, non di nuovo. Manterrò il segreto. Mi farò carico di questo fardello e lo terrò d’occhio. Finché quella bestia non gli farà del male, lo lascerò libero…”
Al pensiero di ciò che avrebbe potuto fargli Skak, qualcosa dentro di me si mosse, e non si trattava solo di preoccupazione…
-Aranel?
-Sì?- sobbalzai, come colto in fallo
-È tutto il giorno che te ne stai zitto. Sei… sei arrabbiato per ieri? Mi dispiace se ho gridato…-
Lo sguardo teneramente cauto di Erdie mi fece stringere il cuore.
-No Erdie, tranquillo. Va tutto bene-
Lui sorrise, genuinamente.
Quella notte, quando ci accampammo, Erdie arrabbattò la prima scusa che gli venisse in mente per allontanarsi e filò via scodinzolando.
Fui tentato di seguirlo ancora una volta. “Per la sua sicurezza” mi ripetevo, ma la verità era che ardevo dalla voglia di essere di nuovo testimone delle nefandezze del giorno prima, un desiderio lavato da ondate occasionali di vergogna e disprezzo di me stesso.
Ma resistetti, e rimasi sveglio per un paio d’ore a tormentarmi con questi pensieri, finché non sentii i passi leggeri di Erdie, di ritorno. Accompagnato da un pungente odore di muschio…
Il ruolo di Cacciatore che tanto stava stretto ad Erdie si rivelò essere la sua fortuna: i nostri compiti ci tenevano anche per settimane intere lontani dal villaggio, spesso costretti a gravitare proprio lungo il confine con la terra degli orchi, rappresentato dal fiume.
Cosicché nessuno si accorse mai delle sue gite notturne e, dal momento che i Cacciatori viaggiano solitamente in coppia, io ero l’unico di cui si sarebbe dovuto mai preoccupare di ingannare. E per fortuna, aggiungerei, perché le sue scuse erano tutt’altro che credibili: “Vado a fare una nuotata” “Non ho sonno, vado a cercare un albero da cui guardare le stelle”… e tutte le notti lo aspettavo sveglio, facendo finta di dormire per non destare sospetti, pronto a correre in suo soccorso nel caso non fosse tornato. Ma tornava sempre, e tornava sempre raggiante, spargendo ovunque quel profumo di muschio la cui origine mi era ben nota.
“Profumo?? Non perdere la testa, idiota. Devi darti una regolata”
Già, perché sebbene contento per la rinascita di Erdie, io attraversavo un periodo molto difficile: ero dilaniato dai sensi di colpa per non aver riferito al Maestro che uno di noi stava fornicando col nemico; l’angoscia che mi attanagliava alla prospettiva che Erdie potesse farsi male giocando a quel gioco non mi dava tregua; e per di più ero ancora preda di voglie impronunciabili che non ero in grado di decifrare e di cui mi vergognavo profondamente… potevo considerarmi fortunato quando riuscivo a dormire 3 o 4 ore la notte.
Tanto che Erdie, una mattina, parve accorgersi del mio malessere:
-Tutto ok, Nel? Hai una brutta cera- si stava sciogliendo i capelli dalla coda prima di dirigersi al fiume a lavarsi. Li aveva fatti crescere, come promesso a Skak.
-Eh? Oh, sì sto bene, ho solo dormito poco…-
-Sicuro? Ti trovo sempre che ronfi quando torno da… dalle mie ehm… passeggiate-
“Non hai idea della fortuna che hai ad avere me come amico, Erdie” pensai a quella scusa masticata.
-Sì, be’ tu continui a svegliarmi! Hai il passo di un elefante- dissi in tono scherzoso, e lui rise, una risata argentina, libera.
Si spogliò e andò a tuffarsi: di nuovo mi ritrovai a vagare con lo sguardo sulla sua sensuale silhouette. Non potei però fare a meno di notare che quelle stesse curve, comuni a tutti gli elfi, avevano assunto forme addirittura più… piene? Morbide? I fianchi si erano indubbiamente allargati, così come i glutei e le cosce lunghe parevano più sodi e pasciuti. Forse era solo suggestione…
L’unica parte del corpo che non aveva subìto cambiamenti erano i suoi genitali, elficamente insignificanti.
Com’era possibile? Che stesse seguendo una dieta particolare per soddisfare fino in fondo i desideri di Skak?
“Skak…” mi percorse un brivido: l’immagine delle sue mani ingorde che prendevano possesso di quelle carni generose si insinuò nella mia mente senza permesso…
“Non ci pensare”
-Ehi, hai messo su qualche chiletto eh?-
Erdie ridacchiò; poi, con una sfacciataggine inaudita, mi rispose:
– C’è un frutto che cresce solo sull’altra sponda del fiume… è buonissimo, io lo mangio tutti i giorni. Sarà quello…-
Non potevo credere a quanto fosse diventato malizioso! Godeva palesemente del rischio di venire scoperto.
Cambiai velocemente argomento:
-Il sole comincia a calare… vestiti e aiutami a raccogliere un po’di legna per il fuoco-
-Ehm, io… Nel, credo di aver visto un… un cervo bello grosso. Cerco di seguirlo, tu resta qui a riposarti, ok?- e senza aspettare una risposta fece per andarsene
“Di già? Non è nemmeno buio…sta diventando troppo impaziente.”
-Vai a caccia senza arco?-
-Oh, giusto, che sbadato…
-E senza vestiti?
-Ehm… non c’è tempo! Va a finire che mi scappa… sta tranquillo, chi vuoi che mi veda nella foresta?-
-Erdie.-
-Sì…?- cominciava ad essere allarmato
-Stai attento- cercai di infondere tutta la mia apprensione per lui in quelle due parole.
Lui sorrise di nuovo e in un battito di ciglia era svanito.
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