E' solo Natura - Capitolo 4
di
Miss Sametake
genere
trans
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Twitter: @_missame , e Ko-Fi: Ko-fi.com/missame (dove puoi sostenermi, se vuoi!)
Detto ciò, buon divertimento!
*********************
ERDIE
“Aranel sospetta qualcosa” rimuginai, mentre correvo lungo la riva del fiume.
Non fui sorpresa di accorgermi che il pensiero, più che preoccuparmi, mi eccitava… le conseguenze di un risvolto del genere potevano essere molte e molto interessanti, alcune pericolose…chissà cosa sarebbe successo: avrebbe mantenuto il segreto o mi avrebbe denunciata? Sicuramente si sarebbe arrabbiato. Mi avrebbe abbandonata, forse, ma magari… magari lo avrei convinto delle mie ragioni… avrebbe potuto trovarle… persuasive.
“Gli farebbe bene un po’ di divertimento… oggi l’ho visto proprio male”
Trovavo stimolante persino la prospettiva che il mio segreto diventasse di dominio pubblico e venissi esiliata. “Sarei libera di fare ciò che amo…”
Un familiare calore si diffuse nei miei lombi: forse il solo percorrere quella strada che ormai conoscevo a memoria bastava ad accendermi come una torcia e non ragionavo più con lucidità.
Tutte quelle riflessioni persero improvvisamente importanza nel momento in cui scorsi la capanna di Skak.
-Skak!- chiamai
Il padrone del mio corpo fece capolino da dietro ad un albero, dove stava probabilmente spaccando della legna: si appoggiava ad un’ascia piantata a terra mentre asciugava il sudore dalla fronte con uno straccio.
-Oy, Mikka! Sei in anticipo. Ti stavi annoiando?-
Adoravo quel nome: lo trovavo molto più adatto per la donna di un orco di “Erdie”…
-Sì Skak, è sempre più difficile aspettare il buio…- gorgogliai facendo le fusa mentre mi gettavo fra le sue mastodontiche braccia che non persero tempo e mi tirarono a lui, afferrandomi per le natiche.
“Mmh adoro le sue zampacce sul culo”
-Vedo che ti sei ricordata di venire già nuda, come ti avevo ordinato…-
-Certo che mi sono ricordata, io faccio sempre tutto quello che vuoi…- presi a giocare col suo ampio, granitico petto nudo, passandovi le dita e regalandogli fugaci baci bagnati, il naso affondato nella folta peluria.
“Questo profumo… è una droga”
La sua presa sul mio fondoschiena si fece più intensa, tanto da strapparmi un sussulto elettrizzato:
-Ahn!-
-Com’è brava la mia puttana- ed emise il suo solito grugnito soddisfatto che mi faveva impazzire, prima di fiondarsi sul mio collo a leccarlo con libidine
-Ohh… Skak…-
Gli gettai le braccia al collo, accarezzando i suoi folti capelli crespi, e gli cinsi il fianco con la coscia: lui vi fece scorrere la mano per palparla con il suo usuale fare predatorio, scatenandomi brividi lungo tutta la schiena; nel frattempo la lingua era passata dal collo al mio volto e poi in bocca: la sentivo muoversi come se avesse vita propria, si intrecciava con la mia, si impossessava di tutto… ormai a stento mi accorgevo dei graffi che le sue zanne sporgenti puntualmente mi procuravano sulle guance.
-Mh… mnnh.. –
I miei gemiti armonizzavano con gli schiocchi umidi delle nostre labbra e con i suoi sbuffi sempre più infoiati, preludio alla goduria che ci aspettava: la mia mano corse famelica sotto le sue brache in cerca dell’ambita ricompensa, che non tardò a palesarsi.
Duro. Gonfio. Bollente.
Il fallo che aveva spezzato le catene del mio spirito, l’ oggetto della mia quotidiana venerazione…
Senza interrompere il nostro sublime, sordido bacio, cominciai ad accarezzarlo e a tastarlo con perizia. L’effetto fu immediato: Skak mi tirò per i capelli, che avevo lasciato crescere per quel preciso scopo, e la sua lingua abbandonò la mia, lasciandomi in bocca un gradevole sapore di tabacco.
Grugnendo, mi sollevò di peso, mi portò dentro la capanna e mi scaraventò sul suo giaciglio di pelliccia, in preda ad una frenesia animalesca che conoscevo bene e che tante gioie mi aveva già donato; supina, appoggiata sui gomiti, lo osservai armeggiare qualche secondo con le brache consunte fino a che non rimase completamente nudo davanti a me, in tutta la sua possanza: sudato, ansimante, villoso, straripante di muscoli nonostante la grossa pancia a tamburo. Per non parlare di quel penzolante martello di carne e la sacca pesante che si portava dietro… un tripudio di virilità che mi fece venire l’acquolina in bocca e il tremore alle ginocchia, come la prima volta.
Mi guardava ghignando, trionfante, mentre il suo fallo prendeva quota a vista d’occhio.
-La tua genuina voglia di cazzo non stancherà mai di divertirmi- ridacchiò lui, stuzzicandomi all’inverosimile.
“Perché ogni cosa che dice mi fa arrapare sempre di più?”
Non ci vedevo dal desiderio: volevo essere posseduta, per ore, senza sosta, senza respiro; volevo che mi schiacciasse col suo corpo e mi stantuffasse fino all’alba, volevo sentirlo dibattersi tra le mie cosce; volevo che riempisse ogni mio orifizio del suo succo, che mi marchiasse come aveva fatto per mesi. Volevo essere sua, e volevo che fosse innegabile.
Così lo guardai dritto negli occhi, rossi come il fuoco che sentivo dentro, allargai le gambe, stando attenta che il mio inutile orpello, pallido ricordo della mia infima mascolinità, non stesse nella via del piatto principale, e mormorai con tutta la lussuria che riuscii ad infondere:
-Vieni da Mikka. Spaccami in due-
Lui ringhiò compiaciuto
-Nah, troppo facile così. Se vuoi la mia minchia te la devi meritare-
Così dicendo, si inginocchiò su di me, a cavalcioni all’altezza del petto, mi afferrò nuovamente per i capelli e mi costrinse ad affondare il volto tra il suo bellissimo membro e le palle traboccanti.
-Caccia fuori la lingua- ringhiò perentorio -e mettiti a lavoro-
-Non hai bisogno di dirmelo… ahnn…-
In quel momento, in quella posizione, sottomessa e sovrastata così come sarebbe sempre dovuto essere, ero nel mio piccolo paradiso, e avrei fatto qualsiasi cosa per restarci il più a lungo possibile… il calore della sua verga poggiata sulla faccia mi incendiava la pelle, i peli dei testicoli mi solleticavano il mento; e poi quell’odore ormai familiare ma che non smetteva di inebriarmi… così pungente, eppure così assuefante, un misto di sudore fresco, sesso e foresta.
E quando cominciai a passare la lingua sull’asta, seguendo il profilo delle venature rigonfie…
-Mlaah…- “Oh dei, mi eri mancato”
Ubriaca di cazzo. Incapace di intendere e di volere altro al di fuori del cazzo. Accarezzai, leccai, baciai, succhiai ogni singolo centimetro che mi capitasse a tiro di quel meraviglioso palo, crogiolandomi nelle reazioni soddisfatte di Skak, la cui foia non faceva che aumentare: sempre brandendo saldamente i miei capelli, prese a muovere il bacino a mo’ di lenta e profonda scopata, strofinandomi sul volto tutto il suo bendidio. Assecondai ogni affondo, donandogli il mio viso affinché mi imprimesse permanentemente il suo odore sulla pelle… ma stavo raggiungendo il limite: sentivo il mio buchino inumidirsi in anticipazione.
Con la bocca piena dei suoi coglioni, proruppi in una supplica appassionata:
-F’a’! Ngaah… Skak, ti prego! Scopa la tua troia, fammi gridare anche stanotte…-
-Ti devo sfondare?- mi stuzzicò, picchiettando la cappella sulla mia lingua come tanto gli piaceva fare
-Ah-ha- annuii, con i miei migliori occhi da cerbiatta
-E mettiti a pecora allora- ringhiò liberandomi dalla sua morsa
-Faccia a terra e culo in aria, mi raccomando-
-Sì brutto porco, prendimi come una cagna- lo incitai mentre assumevo la posizione che aveva ordinato. Lo guardai da sopra la spalla, scodinzolando: si leccava le zanne come un orso affamato e si segava piano.
-Tu sei una cagna- sottolineò l’affermazione schiantandomi un ceffone sul culo, forte abbastanza da strapparmi un gemito di piacere e dolore. La natica destra era in fiamme, ma spinsi indietro il bacino chiedendo di più.
-Mmmhh… sii sono la tua cagna… Ah!- Skak aveva agguantato il mio fondoschiena e, tenendolo ben allargato, ci aveva affondato il muso.
Sentii la sua lingua, ingorda, farsi largo in angoli intimi e remoti, e non riuscii a trattenere i mugulii di piacere.
-Uuhh… nnngh… oh dei…-
Skak grugniva appagato.
Dopo qualche minuto riemerse dal suo lauto banchetto passandosi il dorso della mano sulla bocca, e disse:
-Vediamo se ti ho lubrificata abbastanza- e mi infilò due tozze dita nell’ano, causandomi ulteriori gorgoglii osceni.
Entrarono come nel burro caldo: le sentivo tendermi l’anello e muoversi su e giù, ma non mi davano il benché minimo fastidio, men che meno dolore; anzi, avevano solleticato ancora di più la voglia di essere cavalcata che in quel momento era in completo controllo della mia mente.
-Ooh sì, ti ho aperta proprio bene… che bel culetto morbido…- così dicendo si mise inginocchiato, prese il suo bel pisello e me lo poggiò in mezzo alle chiappe, strusciando ritmicamente sul buchetto.
-Vado?- adorava stuzzicarmi allo stremo.
-Vai. Mettilo tutto, fino in fondo-
E lo adoravo anche io.
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Detto ciò, buon divertimento!
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ERDIE
“Aranel sospetta qualcosa” rimuginai, mentre correvo lungo la riva del fiume.
Non fui sorpresa di accorgermi che il pensiero, più che preoccuparmi, mi eccitava… le conseguenze di un risvolto del genere potevano essere molte e molto interessanti, alcune pericolose…chissà cosa sarebbe successo: avrebbe mantenuto il segreto o mi avrebbe denunciata? Sicuramente si sarebbe arrabbiato. Mi avrebbe abbandonata, forse, ma magari… magari lo avrei convinto delle mie ragioni… avrebbe potuto trovarle… persuasive.
“Gli farebbe bene un po’ di divertimento… oggi l’ho visto proprio male”
Trovavo stimolante persino la prospettiva che il mio segreto diventasse di dominio pubblico e venissi esiliata. “Sarei libera di fare ciò che amo…”
Un familiare calore si diffuse nei miei lombi: forse il solo percorrere quella strada che ormai conoscevo a memoria bastava ad accendermi come una torcia e non ragionavo più con lucidità.
Tutte quelle riflessioni persero improvvisamente importanza nel momento in cui scorsi la capanna di Skak.
-Skak!- chiamai
Il padrone del mio corpo fece capolino da dietro ad un albero, dove stava probabilmente spaccando della legna: si appoggiava ad un’ascia piantata a terra mentre asciugava il sudore dalla fronte con uno straccio.
-Oy, Mikka! Sei in anticipo. Ti stavi annoiando?-
Adoravo quel nome: lo trovavo molto più adatto per la donna di un orco di “Erdie”…
-Sì Skak, è sempre più difficile aspettare il buio…- gorgogliai facendo le fusa mentre mi gettavo fra le sue mastodontiche braccia che non persero tempo e mi tirarono a lui, afferrandomi per le natiche.
“Mmh adoro le sue zampacce sul culo”
-Vedo che ti sei ricordata di venire già nuda, come ti avevo ordinato…-
-Certo che mi sono ricordata, io faccio sempre tutto quello che vuoi…- presi a giocare col suo ampio, granitico petto nudo, passandovi le dita e regalandogli fugaci baci bagnati, il naso affondato nella folta peluria.
“Questo profumo… è una droga”
La sua presa sul mio fondoschiena si fece più intensa, tanto da strapparmi un sussulto elettrizzato:
-Ahn!-
-Com’è brava la mia puttana- ed emise il suo solito grugnito soddisfatto che mi faveva impazzire, prima di fiondarsi sul mio collo a leccarlo con libidine
-Ohh… Skak…-
Gli gettai le braccia al collo, accarezzando i suoi folti capelli crespi, e gli cinsi il fianco con la coscia: lui vi fece scorrere la mano per palparla con il suo usuale fare predatorio, scatenandomi brividi lungo tutta la schiena; nel frattempo la lingua era passata dal collo al mio volto e poi in bocca: la sentivo muoversi come se avesse vita propria, si intrecciava con la mia, si impossessava di tutto… ormai a stento mi accorgevo dei graffi che le sue zanne sporgenti puntualmente mi procuravano sulle guance.
-Mh… mnnh.. –
I miei gemiti armonizzavano con gli schiocchi umidi delle nostre labbra e con i suoi sbuffi sempre più infoiati, preludio alla goduria che ci aspettava: la mia mano corse famelica sotto le sue brache in cerca dell’ambita ricompensa, che non tardò a palesarsi.
Duro. Gonfio. Bollente.
Il fallo che aveva spezzato le catene del mio spirito, l’ oggetto della mia quotidiana venerazione…
Senza interrompere il nostro sublime, sordido bacio, cominciai ad accarezzarlo e a tastarlo con perizia. L’effetto fu immediato: Skak mi tirò per i capelli, che avevo lasciato crescere per quel preciso scopo, e la sua lingua abbandonò la mia, lasciandomi in bocca un gradevole sapore di tabacco.
Grugnendo, mi sollevò di peso, mi portò dentro la capanna e mi scaraventò sul suo giaciglio di pelliccia, in preda ad una frenesia animalesca che conoscevo bene e che tante gioie mi aveva già donato; supina, appoggiata sui gomiti, lo osservai armeggiare qualche secondo con le brache consunte fino a che non rimase completamente nudo davanti a me, in tutta la sua possanza: sudato, ansimante, villoso, straripante di muscoli nonostante la grossa pancia a tamburo. Per non parlare di quel penzolante martello di carne e la sacca pesante che si portava dietro… un tripudio di virilità che mi fece venire l’acquolina in bocca e il tremore alle ginocchia, come la prima volta.
Mi guardava ghignando, trionfante, mentre il suo fallo prendeva quota a vista d’occhio.
-La tua genuina voglia di cazzo non stancherà mai di divertirmi- ridacchiò lui, stuzzicandomi all’inverosimile.
“Perché ogni cosa che dice mi fa arrapare sempre di più?”
Non ci vedevo dal desiderio: volevo essere posseduta, per ore, senza sosta, senza respiro; volevo che mi schiacciasse col suo corpo e mi stantuffasse fino all’alba, volevo sentirlo dibattersi tra le mie cosce; volevo che riempisse ogni mio orifizio del suo succo, che mi marchiasse come aveva fatto per mesi. Volevo essere sua, e volevo che fosse innegabile.
Così lo guardai dritto negli occhi, rossi come il fuoco che sentivo dentro, allargai le gambe, stando attenta che il mio inutile orpello, pallido ricordo della mia infima mascolinità, non stesse nella via del piatto principale, e mormorai con tutta la lussuria che riuscii ad infondere:
-Vieni da Mikka. Spaccami in due-
Lui ringhiò compiaciuto
-Nah, troppo facile così. Se vuoi la mia minchia te la devi meritare-
Così dicendo, si inginocchiò su di me, a cavalcioni all’altezza del petto, mi afferrò nuovamente per i capelli e mi costrinse ad affondare il volto tra il suo bellissimo membro e le palle traboccanti.
-Caccia fuori la lingua- ringhiò perentorio -e mettiti a lavoro-
-Non hai bisogno di dirmelo… ahnn…-
In quel momento, in quella posizione, sottomessa e sovrastata così come sarebbe sempre dovuto essere, ero nel mio piccolo paradiso, e avrei fatto qualsiasi cosa per restarci il più a lungo possibile… il calore della sua verga poggiata sulla faccia mi incendiava la pelle, i peli dei testicoli mi solleticavano il mento; e poi quell’odore ormai familiare ma che non smetteva di inebriarmi… così pungente, eppure così assuefante, un misto di sudore fresco, sesso e foresta.
E quando cominciai a passare la lingua sull’asta, seguendo il profilo delle venature rigonfie…
-Mlaah…- “Oh dei, mi eri mancato”
Ubriaca di cazzo. Incapace di intendere e di volere altro al di fuori del cazzo. Accarezzai, leccai, baciai, succhiai ogni singolo centimetro che mi capitasse a tiro di quel meraviglioso palo, crogiolandomi nelle reazioni soddisfatte di Skak, la cui foia non faceva che aumentare: sempre brandendo saldamente i miei capelli, prese a muovere il bacino a mo’ di lenta e profonda scopata, strofinandomi sul volto tutto il suo bendidio. Assecondai ogni affondo, donandogli il mio viso affinché mi imprimesse permanentemente il suo odore sulla pelle… ma stavo raggiungendo il limite: sentivo il mio buchino inumidirsi in anticipazione.
Con la bocca piena dei suoi coglioni, proruppi in una supplica appassionata:
-F’a’! Ngaah… Skak, ti prego! Scopa la tua troia, fammi gridare anche stanotte…-
-Ti devo sfondare?- mi stuzzicò, picchiettando la cappella sulla mia lingua come tanto gli piaceva fare
-Ah-ha- annuii, con i miei migliori occhi da cerbiatta
-E mettiti a pecora allora- ringhiò liberandomi dalla sua morsa
-Faccia a terra e culo in aria, mi raccomando-
-Sì brutto porco, prendimi come una cagna- lo incitai mentre assumevo la posizione che aveva ordinato. Lo guardai da sopra la spalla, scodinzolando: si leccava le zanne come un orso affamato e si segava piano.
-Tu sei una cagna- sottolineò l’affermazione schiantandomi un ceffone sul culo, forte abbastanza da strapparmi un gemito di piacere e dolore. La natica destra era in fiamme, ma spinsi indietro il bacino chiedendo di più.
-Mmmhh… sii sono la tua cagna… Ah!- Skak aveva agguantato il mio fondoschiena e, tenendolo ben allargato, ci aveva affondato il muso.
Sentii la sua lingua, ingorda, farsi largo in angoli intimi e remoti, e non riuscii a trattenere i mugulii di piacere.
-Uuhh… nnngh… oh dei…-
Skak grugniva appagato.
Dopo qualche minuto riemerse dal suo lauto banchetto passandosi il dorso della mano sulla bocca, e disse:
-Vediamo se ti ho lubrificata abbastanza- e mi infilò due tozze dita nell’ano, causandomi ulteriori gorgoglii osceni.
Entrarono come nel burro caldo: le sentivo tendermi l’anello e muoversi su e giù, ma non mi davano il benché minimo fastidio, men che meno dolore; anzi, avevano solleticato ancora di più la voglia di essere cavalcata che in quel momento era in completo controllo della mia mente.
-Ooh sì, ti ho aperta proprio bene… che bel culetto morbido…- così dicendo si mise inginocchiato, prese il suo bel pisello e me lo poggiò in mezzo alle chiappe, strusciando ritmicamente sul buchetto.
-Vado?- adorava stuzzicarmi allo stremo.
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