La figlia del mio amico
di
Alex555
genere
sentimentali
“Allora, come sono andate le vacanze?”, mi chiede il mio amico Mauro.
Siamo nel giardino di casa sua accanto al barbecue; le nostre mogli stanno apparecchiando tavola e i figli giocano a calcio poco più in là.
Le nostre figlie sono in casa, da quanto ho capito si stanno scambiando dei vestiti che non usano più.
Ci conosciamo da anni e non è la prima volta che capita.
“Bene, siamo stati in Spagna - gli dico - Voi?”.
“In Sardegna”.
“Bello?”.
“Molto. Aspetta che ti faccio vedere le foto”.
Estrae il telefonino e lo sblocca, seleziona una foto e lo orienta verso di me in modo che possa guardare.
Vedo una spiaggia piena di ombrelloni e il mare a sinistra, è una foto scattata in una bella giornata di sole.
“Qui è vicino a dove avevamo la casa”, spiega.
Scorre la foto, quella successiva ritrae sempre la stessa spiaggia ma con il mare a destra, segno che si era voltato per scattarla.
Passa alla foto successiva, questa ritrae sua moglie e suo figlio in costume.
Sua moglie non è male, forse un po’ troppo magra per i miei gusti, anche se una botta gliela darei volentieri.
A livello ipotetico, ovviamente, perchè le mogli degli amici non si toccano.
Scorre la foto.
Questa ritrae sua figlia in bikini, in piedi con il mare sullo sfondo.
“Questa è Susanna”, mi dice, come se potessi non riconoscerla.
La figlia ha un anno più della mia, il che significa che in quel momento ha ventun anni.
Ci conosciamo da circa cinque anni, ma non avevo mai notato il fisico della ragazza.
Il reggiseno sembra faticare a tenere un paio di tette che al minimo sono una quarta, la pancia è piatta e la pelle è deliziosamente ambrata.
Seppur malvolentieri distolgo lo sguardo, non voglio che noti che sto guardando le tette di sua figlia.
Passa alla foto successiva.
Di nuovo lei, questa volta adagiata sulla spiaggia.
Sorride, l’inquadratura è più vicina e risaltano gli occhi azzurri.
E’ dannatamente sexy, non riesco a non guardarla.
Dal barbecue arriva uno sfrigolio, Mauro mi porge il telefono.
“Continua tu, io controllo che non si bruci nulla”.
Passo alla foto successiva, non voglio che, quando tornerà accanto a me, capisca che ero rimasto a guardarla.
Anche nella foto successiva c’è lei, questa volta reclina la testa indietro, come una modella di Sport Illustrated.
Il bikini è bianco, attraverso la stoffa del reggiseno si vedono i capezzoli.
Sento un movimento nella mia zona pelvica, nel frattempo il mio amico sta girando la carne.
Passo alla foto successiva, quasi sperando di trovare un paesaggio marino.
C’è ancora Susanna, ritratta a mezzo busto con le mani dietro alla nuca.
I seni sembrano ancora più grossi di prima, i capezzoli sono visibilissimi e la pancia è perfetta.
Mi chiedo come sarebbe passarle la lingua nell’ombelico.
Perchè le ha fatto queste foto?
Glielo ha chiesto lei?
Scorro la foto.
E’ la stessa di prima, solo presa un passo più indietro, il che significa che è inquadrata anche la mutandina.
E’ bianca come il reggiseno, è stata scattata appena uscita dall’acqua e si intravede il profilo delle grandi labbra, quello che i tecnici chiamano “camel toe”.
Oltre a questo, lo slippino è sufficientemente succinto da farmi capire come la ragazza sia totalmente depilata.
Non posso fare a meno di pensare che un centimetro più in basso e le avrei visto il clitoride.
Passo alla foto dopo.
Questa è meno provocante, però è sempre lei distesa sulla sabbia.
Questa volta porta un costume verde, segno che è stata scattata un altro giorno.
Ma non aveva altro da fotografare?
Perchè mi sta facendo guardare quelle foto?
Gira la carne e torna verso di me.
Passo alla foto successiva, finalmente trovo un paesaggio marino.
Gli restituisco il telefono, cercando di distogliere la mente dalle forme di Susanna.
“Piaciute le foto?”, mi chiede.
Forse sono io ad essere malpensante, ma mi pare di cogliere una certa malizia nella domanda.
Possibile che il suo intento fosse proprio quello di mostrarmi sua figlia?
Mi stupirei, ma è obiettivo dire che le foto in cui non compariva la ragazza non raffiguravano nulla di particolare.
“Molto belle”, confermo.
Sono ancora duro, devo cercare di pensare subito a qualcos’altro.
“Ma come siete belle!”, sento dire alle mie spalle.
Mi volto: è la moglie di Mauro che sta lodando le due ragazze, le quali stanno avanzando sorridenti verso di noi.
Mia figlia è vestita diversamente da come è arrivata, Susanna ha indosso un vestito una volta appartenuto a Sara.
Mi viene un pensiero che non avrei forse avuto se non avessi appena visto quelle foto: immagino Susanna in biancheria intima mentre Sara le porge il vestito, con quelle tette enormi e magari un perizoma.
Nel figurarmi il quadro immagino anche mia figlia in intimo, e la mia mente va allo scorso anno, quando avevo scoperto che lei aveva avuto una breve storia con una sua amica.
Ritorno duro.
Fino a pochi minuti fa erano entrambe seminude intente a scambiarsi vestiti, magari si saranno anche fatte dei complimenti, si saranno scambiate esperienze.
Mi rendo conto che sto guardando verso le due ragazze in maniera forse troppo lasciva, sposto lo sguardo sulla griglia.
Meglio pensare ad altro...
Circa un anno dopo io e mia moglie ci separiamo.
La cosa è un po’ burrascosa e - in mancanza di altre soluzioni a portata di mano - torno a stare dai miei genitori.
Una sera sono in centro a mangiare con degli amici.
Finito il pasto ci salutiamo: loro vanno verso le auto, io rimango qualche minuto su una panchina a fumarmi una sigaretta, non mi piace appestare l’abitacolo con odore di cenere.
Mentre fumo per passare il tempo apro Instagram, e dopo tutta una serie di modelle vedo una foto di Susanna.
E’ a cena con delle amiche, e il localizzatore indica un ristorante non lontano da dove mi trovo in quel momento.
La foto le ritrae mentre stanno mangiando un dolce, rifletto che se l’ha pubblicata subito dopo averla scattata potrebbero essere ancora lì.
Mi alzo e vado in quella direzione, sono solo pochi isolati.
Passo davanti alla vetrina del ristorante e con indifferenza sbircio dentro: Susanna e le amiche sono alla casa che stanno pagando.
Mi allontano e mi metto in una posizione tale da poter osservare senza essere visto.
Cosa mi aspetto che capiti?
Non lo so, ma da quella sera in cui suo padre me l’aveva mostrata in costume mi ero fatto mille seghe pensando a Susanna, quello è il momento giusto per tentare qualcosa di più.
Sono single, cosa ho da perdere? E poi non posso non pensare al fatto che fino a qualche mese fa la ragazza stava con uno che aveva solo qualche anno meno di me, con grande disappunto dei genitori.
Le vedo uscire, così esco dal mio nascondiglio e mi porto il telefonino all’orecchio.
“Certo, te lo confermo domani quando sono in ufficio”, dico ad alta voce simulando una conversazione.
Arrivo davanti alla porta del ristorante, le ragazze sono lì che si stanno salutando.
Susanna mi vede e mi riconosce, mi sorride.
È bellissima, indossa un vestito corto nero, consono alla serata calda di fine giugno.
“Ora ti lascio perchè ho incontrato una persona che conosco - dico al mio interlocutore immaginario - Ci sentiamo domani”.
Ripongo il telefono.
“Alex! Cosa fai qui?”, mi chiede.
“Sono stato qui dietro a cena con degli amici. E tu? Stai arrivando o vai via?”.
“Abbiamo appena finito di mangiare”, mi dice.
“Peccato - rispondo - Non ho voglia di tornare subito a casa e berrei volentieri ancora qualcosa. Ti andrebbe di fermarti?”.
Lei guarda verso un’amica.
“Lo farei, ma sono senza auto, doveva accompagnarmi lei”, dice indicandola.
“Quello non è un problema, ti riporto io. Sono bene dove abiti”.
Passa qualche secondo, poi: “Va bene! Ma non facciamo tardi, mi raccomando”.
Saluta le amiche e rientriamo nel locale, che oltre ad essere un ristorante è anche una vineria.
Passiamo oltre due ore assieme.
Sembra paradossale, ma pur conoscendoci da anni non avevamo mai passato del tempo parlando assieme, certamente non da soli.
Ci beviamo un paio di cocktail a testa, poi decidiamo di chiudere la serata, anche perchè il giorno dopo avremmo dovuto entrambi lavorare.
La accompagno in auto fin quasi sotto casa, ma un centinaio di metri prima mi dice di fermarmi.
“Meglio se non ci vedono arrivare assieme”.
Ecco, fino a quel momento la serata era stata piacevole ma assolutamente pacifica, come avrebbero potuto farsi due amici; ma dicendo “meglio se non ci vedono arrivare assieme” mi fa capire come ci sia stato un sotto testo tra di noi, un non detto che invece i suoi genitori avrebbero capito se ci avessero visti assieme.
Forse io le piaccio?
O forse avrebbero il timore che, avendo io un’età che a lei non dispiace, potrei rientrare nei suoi interessi?
Mi volto verso di lei e le dico: “Allora, prima di salutarci, suggelliamo la bella serata con un abbraccio”.
Allargo le braccia, lei fa lo stesso.
Un attimo dopo il suo corpo è adeso al mio, il suo profumo mi solletica le narici.
Le do un bacio sulla guancia, poi un altro.
Con cautela mi avvicino alle sue labbra, le trovo dopo poco.
Un bel bacio.
Le mie mani vanno subito alle sue coscie nude, poi risalgono sul seno.
Quanto avevo fantasticato su quelle tette, e ora le sto toccando!
Non si ritrae, lascia che la palpi per bene.
Forse ha bevuto - certamente ha bevuto - ma mi pare decisamente partecipe e consapevole di quello che sta facendo.
Penso alle sue foto in costume, quanto vorrei vederla nuda!
Insinuo la mano sotto al vestito, risalgo verso la figa.
Con la punta delle dita le tocco le mutandine, ma in pochi secondi me la toglie.
Allora prendo la sua mano e la appoggio sul rigonfiamento del mio cazzo attraverso i pantaloni.
Stringe con la mano, il mio cazzo reagisce di conseguenza.
Ora tutto quello che voglio è infilarglielo in bocca.
Le rimetto la mano tra le cosce, questa volta non la toglie.
Le scosto le mutandine e le metto un dito tra le labbra.
E’ bagnata.
“Susanna, voglio fare l’amore con te”, le dico sussurrando.
Lei annuisce, però risponde: “Non si può, ci sono i miei a casa”.
Certo.
Senza che abbia bisogno di dire nulla, lei risponde: “Non mi va di farlo in auto”.
Io lo farei anche su una pietraia, ma tanto so che non posso farle cambiare idea.
“Certo”, rispondo solo.
Mi toglie la mano dalla figa e toglie la sua.
Vede la mia delusione.
“Ci sarà occasione”, dice.
Certo, lei è single, io anche, cosa ce lo potrebbe impedire?
Apre la portiera e si sporge per darmi un altro bacio.
“Ci sentiamo domani”, mi dice solo, come se fosse normale.
La vedo rientrare in casa e, un attimo prima, voltarsi per salutarmi con la mano.
Ricambio il saluto, poi avvio il motore e torno a casa.
Quella sera le avrei dedicato una bella sega nel mio letto da adolescente, immaginando quando me la scoperò veramente.
Purtroppo questo non avvenne mai.
Il giorno dopo ci sentimmo, ma l’eccitazione (sua) della sera precedente sembrava scemata, e poco dopo partì per le vacanze.
Io feci solo in tempo a farmi fare un pompino da una barista mignotta e poi tornai con mia moglie, chiudendo quindi tutte le possibilità di farmi Susanna.
Credo sia il rimpianto più grande della mia vita.
Per commmenti e domande scrivete a alex.ferrero666@gmail.com
Siamo nel giardino di casa sua accanto al barbecue; le nostre mogli stanno apparecchiando tavola e i figli giocano a calcio poco più in là.
Le nostre figlie sono in casa, da quanto ho capito si stanno scambiando dei vestiti che non usano più.
Ci conosciamo da anni e non è la prima volta che capita.
“Bene, siamo stati in Spagna - gli dico - Voi?”.
“In Sardegna”.
“Bello?”.
“Molto. Aspetta che ti faccio vedere le foto”.
Estrae il telefonino e lo sblocca, seleziona una foto e lo orienta verso di me in modo che possa guardare.
Vedo una spiaggia piena di ombrelloni e il mare a sinistra, è una foto scattata in una bella giornata di sole.
“Qui è vicino a dove avevamo la casa”, spiega.
Scorre la foto, quella successiva ritrae sempre la stessa spiaggia ma con il mare a destra, segno che si era voltato per scattarla.
Passa alla foto successiva, questa ritrae sua moglie e suo figlio in costume.
Sua moglie non è male, forse un po’ troppo magra per i miei gusti, anche se una botta gliela darei volentieri.
A livello ipotetico, ovviamente, perchè le mogli degli amici non si toccano.
Scorre la foto.
Questa ritrae sua figlia in bikini, in piedi con il mare sullo sfondo.
“Questa è Susanna”, mi dice, come se potessi non riconoscerla.
La figlia ha un anno più della mia, il che significa che in quel momento ha ventun anni.
Ci conosciamo da circa cinque anni, ma non avevo mai notato il fisico della ragazza.
Il reggiseno sembra faticare a tenere un paio di tette che al minimo sono una quarta, la pancia è piatta e la pelle è deliziosamente ambrata.
Seppur malvolentieri distolgo lo sguardo, non voglio che noti che sto guardando le tette di sua figlia.
Passa alla foto successiva.
Di nuovo lei, questa volta adagiata sulla spiaggia.
Sorride, l’inquadratura è più vicina e risaltano gli occhi azzurri.
E’ dannatamente sexy, non riesco a non guardarla.
Dal barbecue arriva uno sfrigolio, Mauro mi porge il telefono.
“Continua tu, io controllo che non si bruci nulla”.
Passo alla foto successiva, non voglio che, quando tornerà accanto a me, capisca che ero rimasto a guardarla.
Anche nella foto successiva c’è lei, questa volta reclina la testa indietro, come una modella di Sport Illustrated.
Il bikini è bianco, attraverso la stoffa del reggiseno si vedono i capezzoli.
Sento un movimento nella mia zona pelvica, nel frattempo il mio amico sta girando la carne.
Passo alla foto successiva, quasi sperando di trovare un paesaggio marino.
C’è ancora Susanna, ritratta a mezzo busto con le mani dietro alla nuca.
I seni sembrano ancora più grossi di prima, i capezzoli sono visibilissimi e la pancia è perfetta.
Mi chiedo come sarebbe passarle la lingua nell’ombelico.
Perchè le ha fatto queste foto?
Glielo ha chiesto lei?
Scorro la foto.
E’ la stessa di prima, solo presa un passo più indietro, il che significa che è inquadrata anche la mutandina.
E’ bianca come il reggiseno, è stata scattata appena uscita dall’acqua e si intravede il profilo delle grandi labbra, quello che i tecnici chiamano “camel toe”.
Oltre a questo, lo slippino è sufficientemente succinto da farmi capire come la ragazza sia totalmente depilata.
Non posso fare a meno di pensare che un centimetro più in basso e le avrei visto il clitoride.
Passo alla foto dopo.
Questa è meno provocante, però è sempre lei distesa sulla sabbia.
Questa volta porta un costume verde, segno che è stata scattata un altro giorno.
Ma non aveva altro da fotografare?
Perchè mi sta facendo guardare quelle foto?
Gira la carne e torna verso di me.
Passo alla foto successiva, finalmente trovo un paesaggio marino.
Gli restituisco il telefono, cercando di distogliere la mente dalle forme di Susanna.
“Piaciute le foto?”, mi chiede.
Forse sono io ad essere malpensante, ma mi pare di cogliere una certa malizia nella domanda.
Possibile che il suo intento fosse proprio quello di mostrarmi sua figlia?
Mi stupirei, ma è obiettivo dire che le foto in cui non compariva la ragazza non raffiguravano nulla di particolare.
“Molto belle”, confermo.
Sono ancora duro, devo cercare di pensare subito a qualcos’altro.
“Ma come siete belle!”, sento dire alle mie spalle.
Mi volto: è la moglie di Mauro che sta lodando le due ragazze, le quali stanno avanzando sorridenti verso di noi.
Mia figlia è vestita diversamente da come è arrivata, Susanna ha indosso un vestito una volta appartenuto a Sara.
Mi viene un pensiero che non avrei forse avuto se non avessi appena visto quelle foto: immagino Susanna in biancheria intima mentre Sara le porge il vestito, con quelle tette enormi e magari un perizoma.
Nel figurarmi il quadro immagino anche mia figlia in intimo, e la mia mente va allo scorso anno, quando avevo scoperto che lei aveva avuto una breve storia con una sua amica.
Ritorno duro.
Fino a pochi minuti fa erano entrambe seminude intente a scambiarsi vestiti, magari si saranno anche fatte dei complimenti, si saranno scambiate esperienze.
Mi rendo conto che sto guardando verso le due ragazze in maniera forse troppo lasciva, sposto lo sguardo sulla griglia.
Meglio pensare ad altro...
Circa un anno dopo io e mia moglie ci separiamo.
La cosa è un po’ burrascosa e - in mancanza di altre soluzioni a portata di mano - torno a stare dai miei genitori.
Una sera sono in centro a mangiare con degli amici.
Finito il pasto ci salutiamo: loro vanno verso le auto, io rimango qualche minuto su una panchina a fumarmi una sigaretta, non mi piace appestare l’abitacolo con odore di cenere.
Mentre fumo per passare il tempo apro Instagram, e dopo tutta una serie di modelle vedo una foto di Susanna.
E’ a cena con delle amiche, e il localizzatore indica un ristorante non lontano da dove mi trovo in quel momento.
La foto le ritrae mentre stanno mangiando un dolce, rifletto che se l’ha pubblicata subito dopo averla scattata potrebbero essere ancora lì.
Mi alzo e vado in quella direzione, sono solo pochi isolati.
Passo davanti alla vetrina del ristorante e con indifferenza sbircio dentro: Susanna e le amiche sono alla casa che stanno pagando.
Mi allontano e mi metto in una posizione tale da poter osservare senza essere visto.
Cosa mi aspetto che capiti?
Non lo so, ma da quella sera in cui suo padre me l’aveva mostrata in costume mi ero fatto mille seghe pensando a Susanna, quello è il momento giusto per tentare qualcosa di più.
Sono single, cosa ho da perdere? E poi non posso non pensare al fatto che fino a qualche mese fa la ragazza stava con uno che aveva solo qualche anno meno di me, con grande disappunto dei genitori.
Le vedo uscire, così esco dal mio nascondiglio e mi porto il telefonino all’orecchio.
“Certo, te lo confermo domani quando sono in ufficio”, dico ad alta voce simulando una conversazione.
Arrivo davanti alla porta del ristorante, le ragazze sono lì che si stanno salutando.
Susanna mi vede e mi riconosce, mi sorride.
È bellissima, indossa un vestito corto nero, consono alla serata calda di fine giugno.
“Ora ti lascio perchè ho incontrato una persona che conosco - dico al mio interlocutore immaginario - Ci sentiamo domani”.
Ripongo il telefono.
“Alex! Cosa fai qui?”, mi chiede.
“Sono stato qui dietro a cena con degli amici. E tu? Stai arrivando o vai via?”.
“Abbiamo appena finito di mangiare”, mi dice.
“Peccato - rispondo - Non ho voglia di tornare subito a casa e berrei volentieri ancora qualcosa. Ti andrebbe di fermarti?”.
Lei guarda verso un’amica.
“Lo farei, ma sono senza auto, doveva accompagnarmi lei”, dice indicandola.
“Quello non è un problema, ti riporto io. Sono bene dove abiti”.
Passa qualche secondo, poi: “Va bene! Ma non facciamo tardi, mi raccomando”.
Saluta le amiche e rientriamo nel locale, che oltre ad essere un ristorante è anche una vineria.
Passiamo oltre due ore assieme.
Sembra paradossale, ma pur conoscendoci da anni non avevamo mai passato del tempo parlando assieme, certamente non da soli.
Ci beviamo un paio di cocktail a testa, poi decidiamo di chiudere la serata, anche perchè il giorno dopo avremmo dovuto entrambi lavorare.
La accompagno in auto fin quasi sotto casa, ma un centinaio di metri prima mi dice di fermarmi.
“Meglio se non ci vedono arrivare assieme”.
Ecco, fino a quel momento la serata era stata piacevole ma assolutamente pacifica, come avrebbero potuto farsi due amici; ma dicendo “meglio se non ci vedono arrivare assieme” mi fa capire come ci sia stato un sotto testo tra di noi, un non detto che invece i suoi genitori avrebbero capito se ci avessero visti assieme.
Forse io le piaccio?
O forse avrebbero il timore che, avendo io un’età che a lei non dispiace, potrei rientrare nei suoi interessi?
Mi volto verso di lei e le dico: “Allora, prima di salutarci, suggelliamo la bella serata con un abbraccio”.
Allargo le braccia, lei fa lo stesso.
Un attimo dopo il suo corpo è adeso al mio, il suo profumo mi solletica le narici.
Le do un bacio sulla guancia, poi un altro.
Con cautela mi avvicino alle sue labbra, le trovo dopo poco.
Un bel bacio.
Le mie mani vanno subito alle sue coscie nude, poi risalgono sul seno.
Quanto avevo fantasticato su quelle tette, e ora le sto toccando!
Non si ritrae, lascia che la palpi per bene.
Forse ha bevuto - certamente ha bevuto - ma mi pare decisamente partecipe e consapevole di quello che sta facendo.
Penso alle sue foto in costume, quanto vorrei vederla nuda!
Insinuo la mano sotto al vestito, risalgo verso la figa.
Con la punta delle dita le tocco le mutandine, ma in pochi secondi me la toglie.
Allora prendo la sua mano e la appoggio sul rigonfiamento del mio cazzo attraverso i pantaloni.
Stringe con la mano, il mio cazzo reagisce di conseguenza.
Ora tutto quello che voglio è infilarglielo in bocca.
Le rimetto la mano tra le cosce, questa volta non la toglie.
Le scosto le mutandine e le metto un dito tra le labbra.
E’ bagnata.
“Susanna, voglio fare l’amore con te”, le dico sussurrando.
Lei annuisce, però risponde: “Non si può, ci sono i miei a casa”.
Certo.
Senza che abbia bisogno di dire nulla, lei risponde: “Non mi va di farlo in auto”.
Io lo farei anche su una pietraia, ma tanto so che non posso farle cambiare idea.
“Certo”, rispondo solo.
Mi toglie la mano dalla figa e toglie la sua.
Vede la mia delusione.
“Ci sarà occasione”, dice.
Certo, lei è single, io anche, cosa ce lo potrebbe impedire?
Apre la portiera e si sporge per darmi un altro bacio.
“Ci sentiamo domani”, mi dice solo, come se fosse normale.
La vedo rientrare in casa e, un attimo prima, voltarsi per salutarmi con la mano.
Ricambio il saluto, poi avvio il motore e torno a casa.
Quella sera le avrei dedicato una bella sega nel mio letto da adolescente, immaginando quando me la scoperò veramente.
Purtroppo questo non avvenne mai.
Il giorno dopo ci sentimmo, ma l’eccitazione (sua) della sera precedente sembrava scemata, e poco dopo partì per le vacanze.
Io feci solo in tempo a farmi fare un pompino da una barista mignotta e poi tornai con mia moglie, chiudendo quindi tutte le possibilità di farmi Susanna.
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