Strani incontri a New Orleans

di
genere
dominazione

Non ricordo molto della sera precedente, se non la sorpresa per questa ragazza stupenda materializzatasi accanto a me al bancone di un locale del quartiere francese dai modi raffinati che mi aveva offerto da bere. Il suo modo di fare trasudava fascino e sicurezza di sé, e si era rivolta al barman con la confidenza di un’habituée. Non si faceva problemi a lasciar intravedere un corpo statuario sotto l’abito cremisi corto e scollato, e aveva sorriso maliziosa quando i miei occhi erano scesi dalle sue labbra verso il capezzolo, che probabilmente sapeva benissimo di avermi lasciato intravedere chinandosi per parlarmi all’orecchio sovrastando il rumore di fondo di musica e chiacchiere. Ricordo solo il suo tono regolare ma non monotono, l’uso di parole ricercate che le increspavano gli angoli della bocca che non mi stancavo di osservare, alzando ogni tanto gli occhi verso i suoi, grandi e dal taglio a mandorla, perfettamente incastonati in un viso perfettamente ovale. Non ho memoria nemmeno dell'uscita dal locale, anche se non avevo bevuto granché, e non so come sono finito dove mi trovo ora, in una sala dalle pareti di legno antico strabordanti di libri. Lei è su un’ottomana d’epoca, e mi osserva con un bicchiere da brandy che fa roteare tenendolo con i palmi delle mani. Le gambe accavallate sono l’unica cosa che mi nasconde alla vista qualcosa del suo corpo nudo, mentre io sono totalmente esposto a lei, legato come sono fra due colonnine di legno intarsiato. Sono visibilmente eccitato, e vista la situazione non lo trovo sconveniente, anche se sono preoccupato dal vuoto di memoria sul come possa essere finito lì e mi sia fatto convincere a lasciarmi legare da una perfetta sconosciuta, in una città che in fondo conosco poco. Il fatto che anche lei sia nuda mi tranquillizza solo in parte, perché Jackie, questo è il nome che mi ha dato, potrebbe avere le migliori intenzioni del mondo come le peggiori, in una città come New Orleans dove le voci su quello che può accaderti di strano ovunque, e in particolare nei French Quarters, sono parecchie.
Jackie posa il bicchiere quasi pieno dopo un sorso di liquido e si alza camminando con passo leggero verso di me. Deglutisco cercando di rispondere al suo sorriso sornione. Sembra un felino, e il movimento dei fianchi è ancora più ipnotico delle sue parole. Non ha la minima imperfezione, se non i capezzoli lievemente troppo larghi e che puntano verso l’esterno, ma i seni sembrano sfidare la legge di gravità e si muovono appena, nonostante stia ancheggiando marcatamente. Allunga un braccio e la mano mi scorre dalla tempia al collo, scivola sul pettorale e lungo le costole mentre lei si abbassa per passare sotto al braccio sollevato, e risale lungo la spina dorsale fino alla nuca. I tacchi che indossa le consentono di compensare i centimetri di differenza tra noi, e quando le sue labbra mi strisciano tra trapezio e collo tutto il suo corpo aderisce al mio, e mordicchiandomi il lobo lascia scorrere le mani sul mio ventre, fermandole appena sopra il pube. Reclino la testa dal lato opposto alla sua, come in segno di resa. Non che possa fare molto, ma penso che se avesse voluto semplicemente uccidermi avrebbe già potuto farlo. Si stacca leggermente da me, tenendo il contatto con le labbra e quelle due tettine impertinenti che sento scendere fino a lambirmi il culo prima di vederla spuntare sul mio fianco sinistro, in ginocchio, e mi fissa accarezzandomi la coscia destra con la mano.
- Non sai cosa pensare, vero? Chi sarà questa sconosciuta carina e misteriosa, e come sono arrivato a questo punto? È questo che ti passa per la testa, Kurt?
Cerco di mantenere un minimo di contegno, ma mi è davvero difficile pensare a qualcosa che non sia visualizzare il mio uccello che sparisce nella sua bellissima bocca, per cominciare.
- Se mi permetti di correggerti, sei molto oltre il “carina”, ma sono più che certo che sai di esserlo.
- Essere cosa? – la mano scivola verso l’interno della coscia, ma risale sull’altra gamba fino alla cresta iliaca, dove la ferma per appoggiarci la guancia e fissarmi con curiosità.
- Una creatura splendida. Sei bellissima, sai di esserlo, e un po’ mi spaventi.
- E perché mai?
- Perché sono nelle tue mani, non so dove, e non so come mi ci hai fatto finire. Mi sembrano buoni motivi.
- Mmmh…sì, ma ti assicuro che non ho fatto niente che tu non volessi. Almeno per ora – per un attimo si mette a quattro zampe per mettersi davanti a me. La sua schiena perfetta finisce con un culo che sembra disegnato con il compasso, e riesco a vederlo abbastanza bene anche quando si rimette in ginocchio a una quarantina di centimetri da me. Le sue dita formano un anello alla base del cazzo, e le tira leggermente a sé tirandomi in avanti le palle appoggiate sul dorso delle sue mani.
- Sembra che la sensazione di pericolo ti faccia da afrodisiaco. Oppure sei solo contento di vedermi e basta? – avvicina la testa a pochi centimetri dal glande che inizia a gocciolare, continuando a scrutare la mia espressione – perché come hai giustamente detto sei in mano mia, e a questo punto potrei fare quello che stai pregando che io faccia, o potrei staccartelo con un morso.
La sua stretta si chiude con maggior forza e sull’asta affiorano alcune venuzze. Non fa male, ma è un chiaro indicatore che mi ha inquadrato molto bene.
- Posso solo confidare nella clemenza della corte…
- Anche diplomatico. Mi piace.
Una mano resta al suo posto, mentre l’altra si avvolge attorno all’asta ed inizia a massaggiarla lentissimamente su e giù, poi finalmente prima la lingua lambisce il glande solleticandolo deliziosamente, poi Jackie finalmente affonda con le labbra facendo scorrere la pelle trattenendola con i denti stretti quanto basta per farmeli sentire. Lascio andare un gemito a bocca socchiusa a cui lei reagisce con una risatina soffocata. Ma Jackie vuole solo eccitarmi di più, se ce ne fosse bisogno, e si alza fulminea in piedi, stringendo ancora la radice di cazzo e testicoli nella mano e abbracciandomi si appoggia a me. L’altra mano si insinua fra le mie natiche solleticandomi l’ano, mentre la sua testa poggiata sulla mia spalla si avvicina al collo, su cui sento i suoi denti scorrermi fino al lobo dell’orecchio. Sto vibrando alla sua musica come uno strumento che lei conosce fin troppo bene, e la lascio fare, come la lascerei fare cercando almeno di partecipare se non avessi le mani immobilizzate. Jackie si allontana e apre un armadio, la vedo estrarre una frusta molto lunga e.la fa schioccare davanti a sé
- Nemmeno questa ti spaventa? O addirittura ti piace l’idea di essere percosso da una donna nuda…
- Da te mi farei fare parecchie cose.
Jackie si piazza dietro di me facendo roteare la frusta a pochi centimetri da me con perizia. Sento lo spostamento dell’aria aumentare di intensità ad ogni passaggio, fino a quando mi sfiora facendomi balzare in avanti tendendo le corde.
- Nemmeno un gemito. Vediamo ora…
Ad ogni colpo il dolore aumenta, e nelle pause mi giro verso di lei che mi osserva come si guarda una cavia in laboratorio. Rallenta la cadenza imprimendo però più forza allo staffile cercando di saggiare la mia resistenza, sempre più soddisfatta ogni volta che mi vede riprendere la posizione di attesa. La schiena e le gambe bruciano come fossero arroventate, ma la mia eccitazione non accenna a calare. La sento avvicinarsi e schiacciarsi contro la mia schiena martoriata mentre il braccio mi cinge il fianco e la mano dà sfogo alla mia eccitazione per qualche secondo.
- Da quello che vedo non è solo la paura ad eccitarti, c’è anche il dolore. Resisti ancora?
- Sì, ce la faccio.
- Ok…
- Riprende la posizione e prosegue con insistenza. È talmente brava che sa dove andrà a cadere il colpo, e mirando ad un punto illeso o al solco di una scudisciata precedente regola il dolore che mi somministra, e con esso la mia eccitazione.
Dopo parecchi minuti si ferma, ammirando la ragnatela di striature che posso solo sentire.
- Ora una piccola pausa…
Si avvicina e inizia a leccarmi delicatamente ognuna delle ferite, a volte appoggiando la bocca sulla mia pelle come a ricompensarmi con dei baci per la sofferenza che le ho regalato. Mi eccito ancora di più, e il dolore sparisce come se la sua lingua avesse delle capacità rigenerative.
- Hai un buon sapore anche così – mi dice tornando davanti a me e dandomi le spalle, lasciandosi ammirare il mandolino di carne sopra le sue cosce e la sua schiena così definita e al tempo stesso femminile incurvarsi mentre lei si piega in avanti. Infila una mano fra le cosce prendendomi afferrando dolcemente ma con risolutezza il cazzo per puntarlo contro il solco fra le sue gambe, e ci gioca muovendolo di pochissimo contro la sua carne morbida e umida prima di spingersi indietro e impalarsi con un gemito. Istintivamente mi inarco per penetrarla quanto più possibile gemendo a mia volta.
- Che entusiasmo…ora però stai fermo, penso io a tutto.
Riprendo la posizione e la lascio fare, tentando di incontrare il suo sguardo quando gira la testa di lato e i capelli le scivolano sulla spalla opposta. Ho come l’impressione che anche questa fase sia per lei un preliminare di qualcos’altro, ma mi limito a godermi quello spettacolo di cui sono co-protagonista, gustandomi i suoi movimenti flessuosi, le sensazioni che mi fa provare ed i gemiti che le escono dalla bocca. La sento contrarsi con una serie di rantoli mentre con una mano si regge al suo ginocchio e con l’altra si aggrappa al mio fianco, affondando le unghie fino a farmi male, e spero di non venire a mia volta per non far finire il gioco. Continua ad altalenare avanti e indietro fino a quando l’orgasmo si attenua, e tanto lentamente quanto è stata brutale la penetrazione iniziale si allontana in avanti, facendomi assaporare ogni millimetro del suo movimento. Si volta verso di me, e con un dito spinge il mio cazzo durissimo verso il basso, facendolo rimbalzare verso l’alto non appena rimuove la pressione che applicava.
- Indubbiamente bravo, e scommetto che ora vorresti la tua parte. Mi sbaglio?
- No…già che ormai siamo in confidenza, non mi dispiacerebbe quella cosa con la bocca che hai accennato poco fa.
- Poco fa…mezz’ora fa, in realtà. Certo, mezz’ora è nulla in confronto all’eternità, ma ti ho scopato per trenta minuti e adesso avrei fame. Però ti confesso che mi hai sorpresa piacevolmente, dico davvero. Ma devo nutrirmi, se non hai obiezioni.
- Non vedo perché no.
Se poi finisci anche me ne avrei anche meno di obiezioni, penso mentre si avvicina a me e stringe il glande fra le cosce, mentre la sua testa mi scende sul petto e inizia a succhiarmi avidamente un capezzolo. Lo sfregamento tra le cosce potrebbe bastarmi per oltrepassare il punto di non ritorno, soprattutto con il piacere aggiuntivo che mi risale dal petto, ma si sfila ancora una volta di lato, e la sua lingua mi lambisce il collo, e seguendo il profilo della mandibola mi raggiunge la bocca. Ci baciamo forsennatamente, ma se il mio è un bacio di passione e desiderio il suo ha qualcosa di diverso, come un addio necessario ma carico di ripensamenti e che si cerca di procrastinare. Con la sua mano dietro la nuca mi fissa ed è uno sguardo languido e dolce, ma gli occhi ora sembrano più stretti, come a tirare fuori la risolutezza necessaria per qualcosa che ancora non capisco. Torna la paura di essere in compagnia di una psicopatica, di una specie di mantide religiosa umana che dopo aver ottenuto quello di cui aveva bisogno si sbarazzerà di me facendomi sparire nel nulla.
- Non hai ancora capito chi sono? O cosa sono, per essere precisi…
- Che vuol dire “che cosa sono”? Vuoi farmi credere di essere un’aliena o qualcosa del genere?
Ok, è pazza…devo trovare il modo di farmi liberare, prima che qualcuno si faccia davvero male. Soprattutto se il qualcuno sono io.
- Ascolta, se non ti va di finire posso farne a meno, è stato bellissimo anche così, e tu sei stata un fenomeno. Magari mangiamo qualcosa insieme, avrei un po’ fame anche io, sai?
- Lo sapevo che sarebbe stato un errore. Mi sei piaciuto subito, ma di solito non vi lascio spazio. E invece sei stato così carino, galante, e alla fine anche uuuh, focoso…non avrei dovuto riaccenderti la coscienza, avrei dovuto fare come al solito e farti risvegliare senza il minimo ricordo su qualche argine, o in un vicolo, a chiederti cosa ti fosse successo. Sono una stupida.
- Ok, ma non c’è problema, davvero. Slegami e ne parliamo, di qualsiasi cosa si tratti la risolviamo.
- Il problema è che ora devo mangiare, e subito. L’ultima volta che non l’ho fatto ci è voluto un mese per uscirne, e non ti dico quanti di voi ci hanno rimesso la vita.
- Ma di noi chi?
- Davvero non hai capito ancora?
- A costo di passare per scemo, no…
- Sai in che città sei?
- Certo…almeno credo sia New Orleans?
- E fino a qui va bene. Che fama ha questa città?
- Ci…si diverte?
- E poi?
- E poi…non lo so, dimmelo tu. Magari prima liberami però.
- C’è molta magia, accadono cose strane e inspiegabili.
- Ah già, le fattucchiere che ti leggono le carte e predicono il futuro…ma questo…
- Non è solo “quella” magia. Voi spesso fingete di non vedere cose che vi accadono sotto gli occhi, e in un certo senso lo capisco. Ma hai provato a chiederti come mai un attimo prima eravamo al bar e subito dopo ti sei trovato qui, a casa mia, ed eravamo nudi?
- E non solo nudi…è stata.magia?
- Kurt, non farmi dubitare della tua intelligenza…
- Ti giuro che mi sto sforzando.
- Ok, so che me ne pentirò ma…
Aprì la bocca e vidi chiaramente due canini ipertrofici e molto appuntiti scendere di almeno un centimetro sotto al profilo degli altri denti
- Così è più chiaro?
- Ma…non è possibile. Tu…
- Già. Esistiamo, e questa città non è un parco giochi solo per voi. Voi umani, intendo. Tu avresti dovuto essere solo una cazzo di cena, ma io sono talmente stupida da volerci fare amicizia, con le mie cene, e qualche volta mi siete simpatici. E molto ma molto raramente anche più che simpatici, e mi metto nei guai. Però non ho un pasto decente da mesi, e se dopo una scopata non mangio cambio di forma e perdo il controllo per mesi. Mi hai messo in un casino colossale, devo scegliere tra nutrirmi di te rischiando di ucciderti, e mi dispiacerebbe, oppure cancellarti la memoria, lasciarti andare e fare diventare questa città un campo di battaglia.
- Io…non so cosa dire, se non che non voglio morire e che tu mi piaci. Anche ora che so chi sei.
- Dite sempre così, poi finisce che devo cancellarvi la memoria e sparire.
- No, aspetta. Non voglio morire, ma nemmeno essere la causa di una strage.
Jackie si era seduta sull’ottomana, con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. Sembrava una studentessa impreparata a cui avevano anticipato un test al pomeriggio successivo, e mi fissava come se sperasse di leggermi la soluzione in faccia.
- Tu puoi…controllarti? Diciamo non prosciugarmi ma fare dei prelievi parziali? Per così dire…
Stavo tremando, e non per il freddo. C’era in gioco la mia vita, e intravedevo anche la possibilità, rimanendo vivo, di continuare a vedere Jackie, che nonostante la sua natura terrificante, o forse anche a causa di quella, mi attirava a sé come una candela attrae una falena.
- Sì, potrei. Ma dovresti restarmi intorno, recuperare, farmi nutrire ancora.
- Jackie, non voglio nemmeno che ti mi creda sulla parola quando dico che mi piaci, ma è così. Davvero. Posso restare qui nella tua casa per almeno una settimana senza che nessuno si chieda dove sono finito. Puoi tenermi anche legato se non ti fidi abbastanza. Magari un po’ più comodo di così, se fosse possibile. E anche…
- E anche la parte piacevole. Ma i tempi si allungherebbero, perché ogni volta ripartiremmo da zero. Dovresti trasferirti qui.
- Ehm…c’è posto, mi sembra
- Ma cosa mi stai proponendo? Vuoi metterti insieme a me, un vampiro?
- Non sarebbe un’unione eterna, io sono mortale e tu no. Ma perché non darmi una possibilità? Ho da perdere più di te.
- Noi invecchiamo, ma molto più lentamente di voi…
- Ah…ok. Però risolverebbe la cosa?
- Non so quanto resisteresti.
- Non hai che da mettermi alla prova.
- Una settimana?
- Quella sarebbe di prova. Se continuo a piacerti, anche di più. Molto di più, in termini umani. E io sono un tipo fedele.
- Io no. Capiterà di dovermi nutrire di te dopo essermi scopata qualcun altro…
- Basta che non li porti qui per farlo. Tanto loro non ricorderebbero nulla giusto?
- L’offerta è allettante…
- Allora che ne pensi di darmi almeno una piccola soddisfazione ora? Diciamo come regalo di benvenuto…
- Ok – Jackie si avvicina con l’aria di chi ha ricevuto un regalo inaspettato dal destino, e con un sorriso negli occhi mi mette una mano sulla tempia per piegarmi la testa di lato – ma prima dovrò fare quello spuntino…
scritto il
2023-01-01
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