Il resort delle schiave (4)

di
genere
dominazione

L'indomani a colazione mi fu possibile stare un pochino con altre schiave. Sorridevano e erano gentili, ma non parlavamo la stessa lingua. Diverse di loro portavano catene alle caviglie e pinze ai capezzoli. Due avevano finimenti da cavallo e una lunga coda da pony, indubbiamente collegata a una spina anale. Finito il pasto vennero messe a trainare una piccola carrozza e uscirono così dalla stanza, a quattro zampe, con tanto di paraocchi.
Una mi bacio' con la lingua. Non me lo aspettavo ma fu intimo e eccitante.
Io ero dolorante nel sedermi, ed affamata. Mi era chiaro che ci davano da mangiare solo a colazione e pranzo per tenere sotto controllo al massimo i movimenti intestinali.
Ero inoltre arrapata dal farmaco e non facevo che pensare al cazzo grosso nero e lungo della sera prima.
Seguii controvoglia la lezione di yoga e sempre col pensiero altrove mi dedicai alla routine di bellezza prevista per me.
Che venne completata da un tatuaggio all'henne. Mi scrissero sul corpo la parola TROIA in molte lingue, SLUT PUTA PUTAIN quelle che conoscevo.
Mi truccarono in modo molto pesante e mi misero tacchi di vernice nera lucida con una zeppa di vari cm.
Così acconciata venni accompagnata alla spiaggia e legata al palo di legno di un ombrellone, con le braccia dietro la schiena da cui partiva una lunga cordicella che mi dava ampia libertà di movimento pur obbligandomi a stare lì.
Ero completamente nuda a parte le scarpe, che affondavano nella sabbia rendendomi goffa.
Il collare venne disattivato: dato che mi stavo comportando bene, mi era concesso venire.
Mi bagnai vistosamente solo a sentirlo e iniziai a desiderare di essere scopata da quanti più uomini possibile.
La mia condizione non mi sembrava altro che una incredibile fortuna, desideravo con tutta me stessa essere abusata e usata in ogni modo.
In breve tempo il fatto che io fossi novellina e ancora bella fresca attirò un capannello di uomini. Spinsero un lettino sino alla mia zona e decisero che dovevo almeno accontentarne 3 alla volta.
Così mentre uno mi scopava la gola con tutta la sua foga, due si dedicarono alla mia doppia penetrazione.
Avevo male al culo da ieri e fu sinceramente dolorosissimo, peggio del giorno prima nonostante fortunatamente si trattasse di un uccello più piccolo.
Gli uomini si accorgevano della mia sofferenza e ne ridevano fra loro compiaciuti, prendendomi in giro. Uno mi disse "per essere una vera troia devi ancora farne di strada, chilometri e chilometri di cazzo, ma non ti preoccupare ti aiutiamo noi".
Come la sera prima, passato il dolore iniziale della sodomia iniziai a ansimare godere e incitarlo. Fu allora che il terzo mi penetro' nella figa.
Non avevo mai nemmeno immaginato la sensazione di pienezza e di essere aperta che può dare una doppia penetrazione e l'eccitazione era tale che venni a più riprese, squassata.
Intanto altri uomini si affacendavano a violare ogni mio buco e strizzarmi i capezzoli e stringermi il collo.
Il piacere era inimmaginabile.
Non so chi di loro a un certo punto arrivò con una coppa da champagne e me la mise su una tetta e disse "questa vacca ha le poppe più grosse della coppa, quindi ci tocca usarla per altro".
Sembravano tutti apprezzare l'idea, e fu così che iniziarono tutti a venire nella coppa.
Solo quando fu piena sino all'orlo di tutta la sborra tiepida mi venne tenuta la testa e fatto bere tutto fino all'ultima goccia. Fu la mia cena.
Mi lasciarono legata lì sino a mattina. Sognai cazzi di ogni dimensione e foggia, tutti eretti per me.
scritto il
2023-02-02
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