Barrì Gòtic
di
Privateluca
genere
sentimentali
Una decina di anni fa mi trovavo a Barcellona per una conferenza di settore nel bellissimo Palau della musica Catalana. Io e Marta avevamo programmato di incontrarci proprio a Barcellona e di dividere le spese di un grande appartamento del Barrì Gòtic. Io e Marta ci frequentavamo da qualche tempo in quello che definirei un rapporto assolutamente professionale ma anche amichevole e leggero. Lei felicemente fidanzata per quanto potevo saperne ed io single e sereno. Con il tempo ogni scusa diventava buona per vederci a Milano. L’ho conosciuta quando il Frida dell’Isola era un rifugio giovanile (e giovanilistico), tramite amici comuni. Lei una designer, fresca di Politecnico ed esperienza fallimentare all’Isia di Urbino, una dozzina d’anni più giovane di me, carina. Ancora un po’ acerba nei suoi vent’anni, occhi di quell’azzurro inespressivo tanto è profondo, capelli biondi e un fisico tenuto sapientemente distante dagli sguardi in una ostinata pervasiva “moda cascante”… un certo modo tardo-adolescenziale, e fuori tempo massimo, di vestire a coprire ogni segno di femminilità. A me però Marta iniziava a piacere, le sue labbra e i suoi incisivi, gli angoli della bocca… qualcosa mi comunicava leggerezza, freschezza… una cosa del tutto inaspettata per me, non particolarmente attratto dalle ventenni. Fatto sta che iniziò una certa infatuazione e Barcellona era vissuta da me come una concreta possibilità. Non avevo mai affrontato la questione in modo diretto qui a Milano. Certo c’era stato un certo corteggiamento cortese ma mai sopra le righe, sempre trattenuto e fondamentalmente impercettibile, come poi si dimostrerà essere stato. In breve: una bella amicizia tra due persone, che per fasi della vita ed esperienze fanno pesare ancora una differenza di età che di lì a poco sarebbe diventata inconsistente. Ero un mentore certo, ma anche la persona da chiamare per un evento improvviso (professionale e non) cui presenziare a Milano. Spesso per iniziativa sua…
… Salone del Mobile, laboratorio di stampa a caratteri mobili, workshop di legatoria… visita al Museo della Stampa di Lodi ed impressioni a torchio… lei era una esploratrice indefessa di eventi (un po’ nerd) di cui riempire pomeriggi e serate dopolavoriste. E io la accompagnavo, curioso più di lei che dell’argomento, che anni di professionismo mi avevano fatto relegare nel cassetto formativo delle banalità…
Barcellona è una città meravigliosa da vivere in un fuori stagione, che le capitali europee non vivono fondamentalmente mai se non entro determinate aree della città. È bastato evitare le zone della Sagrada Familia e della Boqueria per farla fondamentalmente nostra.
Marta era leggerissima come non l’avevo vista mai. Sorridente, mai trattenuta, entusiasta, in piena ebrezza di edonismo da turista.
Dopo la conferenza conclusiva della tre giorni, abbiamo alzato rapidamente i tacchi dall’inamidata Casa de la Música e siamo corsi a Barceloneta.
Il nostro tour de bares si è svolto tutto sfiorandoci le mani… abbassando gli sguardi, blandendo gli entusiasmi dell’essere altrove e scacciando le malinconie non appena si scorgevano.
È proprio svoltando l’angolo per andare a mangiare qualcosa al Vaso de Oro che mi sono detto “è fatta”.
La serata è proseguita con la malcelata evidenza che ci “saremmo fatti del male”…
Finche non ci siamo indirizzati, mano nella mano… terribilmente intimi verso casa. Il portone della nostra casa vacanza dava su un cortile interno davvero scarsamente illuminato… le ho lasciato scrutare la pulsantiera del citofono con i suoi belli occhi ciechi, per farle digitare il codice di ingresso… posando le mie labbra sulla sua nuca fresca e perlata di un sudore ottobrino.
Ha reagito inarcandosi e strusciando le natiche sul mio sesso… facendo scivolare la mano dalla pulsantiera, avendo finalmente indovinato la localizzazione dei pulsanti e digitato il codice… confortati dal cicalino dal suono fortissimo… che ha rimbombato nel silenzio di quella notte quasi estiva.
… “mi scappa, vieni…”
Non ho capito bene perchè insistette nel trascinarmi con se dietro la siepe del cortile… ma abbassò le mutandine da sotto il suo vestito… mi costrinse in ginocchio e allargando le gambe mi inondò con un fiotto possente di urina in volto… non mi ha dato nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, nemmeno di focalizzare il mio sguardo sulla sua fica bionda… e lei… invitandomi a denti stretti e con un ghigno che non dimenticherò mai… “bevi amore… bevi”… “manda giù… non è niente… “. Ero attonito, rapito, impossibilitato a reagire.... mi sembrava di essere in un distorto mondo onirico, gotico, notturno… da orologi molli di Dalì.
Calcola che non ci eravamo mai nemmeno baciati…
Non capivo se mi stava punendo o mi stava amando…
Ero sporco di urina e terra… in una situazione che sarebbe dovuta essere di disagio… eppure non mi sfiorava nulla…
Soddisfatta mi ha trascinato in piedi… mi ha leccato la faccia e tirato fuori il cazzo, nel frattempo evidentemente marmoreo all’inverosimile…
In un impeto l’ho costretta ad interrompersi… le ho tenuto il polso e l’ho invitata a proseguire in casa…
Abbiamo scopato come animali fino al mattino. Come fottuti animali.
Poi alle luci dell’alba ha chiamato un taxi per l’aeroporto. Il mio volo sarebbe stato solo quella sera.
Non ci siamo mai più visti dopo quel viaggio. Ho cercato di rimanere in contatto, di mandare messaggi, ma mi ha sempre risposto in modo elusivo e freddo. Forse era solo una scappatella, forse era solo curiosità, forse si era pentita. Non lo so. Quel momento è rimasto comunque indelebile nella mia memoria come un'esperienza intensa e passionale, ma anche confusa e ambivalente.
… Salone del Mobile, laboratorio di stampa a caratteri mobili, workshop di legatoria… visita al Museo della Stampa di Lodi ed impressioni a torchio… lei era una esploratrice indefessa di eventi (un po’ nerd) di cui riempire pomeriggi e serate dopolavoriste. E io la accompagnavo, curioso più di lei che dell’argomento, che anni di professionismo mi avevano fatto relegare nel cassetto formativo delle banalità…
Barcellona è una città meravigliosa da vivere in un fuori stagione, che le capitali europee non vivono fondamentalmente mai se non entro determinate aree della città. È bastato evitare le zone della Sagrada Familia e della Boqueria per farla fondamentalmente nostra.
Marta era leggerissima come non l’avevo vista mai. Sorridente, mai trattenuta, entusiasta, in piena ebrezza di edonismo da turista.
Dopo la conferenza conclusiva della tre giorni, abbiamo alzato rapidamente i tacchi dall’inamidata Casa de la Música e siamo corsi a Barceloneta.
Il nostro tour de bares si è svolto tutto sfiorandoci le mani… abbassando gli sguardi, blandendo gli entusiasmi dell’essere altrove e scacciando le malinconie non appena si scorgevano.
È proprio svoltando l’angolo per andare a mangiare qualcosa al Vaso de Oro che mi sono detto “è fatta”.
La serata è proseguita con la malcelata evidenza che ci “saremmo fatti del male”…
Finche non ci siamo indirizzati, mano nella mano… terribilmente intimi verso casa. Il portone della nostra casa vacanza dava su un cortile interno davvero scarsamente illuminato… le ho lasciato scrutare la pulsantiera del citofono con i suoi belli occhi ciechi, per farle digitare il codice di ingresso… posando le mie labbra sulla sua nuca fresca e perlata di un sudore ottobrino.
Ha reagito inarcandosi e strusciando le natiche sul mio sesso… facendo scivolare la mano dalla pulsantiera, avendo finalmente indovinato la localizzazione dei pulsanti e digitato il codice… confortati dal cicalino dal suono fortissimo… che ha rimbombato nel silenzio di quella notte quasi estiva.
… “mi scappa, vieni…”
Non ho capito bene perchè insistette nel trascinarmi con se dietro la siepe del cortile… ma abbassò le mutandine da sotto il suo vestito… mi costrinse in ginocchio e allargando le gambe mi inondò con un fiotto possente di urina in volto… non mi ha dato nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, nemmeno di focalizzare il mio sguardo sulla sua fica bionda… e lei… invitandomi a denti stretti e con un ghigno che non dimenticherò mai… “bevi amore… bevi”… “manda giù… non è niente… “. Ero attonito, rapito, impossibilitato a reagire.... mi sembrava di essere in un distorto mondo onirico, gotico, notturno… da orologi molli di Dalì.
Calcola che non ci eravamo mai nemmeno baciati…
Non capivo se mi stava punendo o mi stava amando…
Ero sporco di urina e terra… in una situazione che sarebbe dovuta essere di disagio… eppure non mi sfiorava nulla…
Soddisfatta mi ha trascinato in piedi… mi ha leccato la faccia e tirato fuori il cazzo, nel frattempo evidentemente marmoreo all’inverosimile…
In un impeto l’ho costretta ad interrompersi… le ho tenuto il polso e l’ho invitata a proseguire in casa…
Abbiamo scopato come animali fino al mattino. Come fottuti animali.
Poi alle luci dell’alba ha chiamato un taxi per l’aeroporto. Il mio volo sarebbe stato solo quella sera.
Non ci siamo mai più visti dopo quel viaggio. Ho cercato di rimanere in contatto, di mandare messaggi, ma mi ha sempre risposto in modo elusivo e freddo. Forse era solo una scappatella, forse era solo curiosità, forse si era pentita. Non lo so. Quel momento è rimasto comunque indelebile nella mia memoria come un'esperienza intensa e passionale, ma anche confusa e ambivalente.
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