Fantasia

di
genere
etero

Racconto scritto a "quattro mani" con Paola
Una sera come tante, sono sola in casa, a sfogliare distrattamente una rivista davanti alla tv. All'improvviso squilla il telefono, mi precipito a rispondere, alzo la cornetta, e mi giunge una voce familiare, che non riconosco immediatamente, ma dopo pochi istanti mi accorgo che sei tu, che con tono deciso e severo, completamente indifferente al mio disagio mi dai un ordine perentorio.
La tua voce mi impone di uscire immediatamente di casa, e di recarmi in un ambiente affollato, ma prima di uscire debbo compiere un altro gesto fondamentale, sogghigna la tua voce, mi devo togliere gli slip. Non attendi neanche la fine della risposta che stavo farfugliando e metti giù la cornetta, lasciandomi a parlare al vuoto.
Mi sento improvvisamente confusa, non so che fare, ma non sono in grado di contraddirti, e così prendo la borsa, infilo un paio di scarpe, prendo le chiavi e mi precipito fuori casa, chiudo la porta alle mie spalle, e mi chino per sfilarmi il perizoma.
Mentre sono in auto, diretta verso il supermercato aperto sino a tardi, sono euforica e agitata, non so se ti troverò li ad aspettarmi, ad osservarmi. Parcheggio di fronte all'ingresso, ed entro, indosso un mini abito bianco trasparente, che aderisce al mio corpo completamente nudo, mettendo in evidenza le mie forme, il mio seno pieno, i miei capezzoli appuntiti, senza reggiseno, dato che solitamente non lo indosso, il mio bel culetto, a cui l'abitino aderisci infilandosi anche nel solco tra le chiappe, e sul davanti, ad ogni passo, mi sfiora la figa, nuda ed umida, inumidendosi a sua volta di più a ogni sfioramento. Io me ne accorgo, e la cosa mi terrorizza e mi eccita al tempo stesso. "Se il vestito continua a bagnarsi tra non molto diverrà completamente trasparente!"
Prendo un carrello, ed inizio ad aggirarmi per gli scaffali. "Dovrò anche far qualcosa" Mentre prendo distrattamente qualche barattolo nei vari scompartimenti mi guardo intorno nella speranza di vederti, ma tu sembri non esserci. Mi accorgo che la mia sudorazione sta aumentando tantissimo, e con essa la trasparenza del vestito, sento gli sguardi di molti incollati su di me, passando davanti ad uno specchio riesco a vedere il mio culo. "Il vestito dietro è quasi come se non ci fosse" Mi dico inorridendo.
Mentre passo davanti ad una delle casse ti vedo entrare, inappuntabile come sempre, nel tuo lungo cappotto nero, i capelli che sembrano sempre appena "fatti" dal coiffeur, la barba rasata nello stesso modo, il passo deciso, lo sguardo fiero, sulla bocca appena mi noti si disegna un sorriso malefico. Le porte scorrevoli si richiudono dietro di te, saluti amichevolmente una commessa, come per farmi male, poi prendi un carrello, e vai al banco delle carni. Io ti guardo da lontano, dimenticando completamente le trasparenze del mio vestito, il mio perizoma, e tutto il mondo circostante, e mi avvicino lentamente. Mentre aspetti di essere servito mi indichi chiaramente sia con lo sguardo che con un dito di prendere qualcosa dallo scaffale alla mia destra, in basso. Mi piego sulle ginocchia, prendo un pacco di biscotti, mi rialzo e lo poso nel carrello, poi ti guardo. La tua faccia si fa di colpo dura, e con un movimento minimo della testa mi fai capire che non va bene, e guardi ancora lo scaffale. Annuisco in silenzio, poi mi piego per prendere un altro pacco di biscotti, stavolta senza piegare le ginocchia, mi limito a incurvare la schiena, mentre mi piego, sento il vestito che aderisce ancora di più al culo, e che si solleva, lentamente, strusciando sulle mie chiappe.
Dopo aver messo anche questi biscotti nel carrello ti guardo, e questa volta annuisci, come per dirmi brava.
Adesso mi guardi con attenzione, vedo i tuoi occhi fermarsi all'altezza del mio seno, poi della mia figa, poi risalire verso il seno, e spostarsi ancora qualche centimetro più in su, per compiere poi un movimento di disapprovazione, e incamminarti a passo spedito verso un contenitore di cibi congelati. Resto immobile per un attimo, poi mi guardo, e capisco per cos'era il tuo gesto, il mio abitino è si semitrasparente, ma i bottoncini del corpetto sono tutti abbottonati, ed evidentemente la cosa ti ha dato fastidio. Sbottono velocemente i primi due, ora le mie tette fuoriescono sino a poco sopra dei capezzoli, "Ora sarà contento", mi dico, e mi avvicino nuovamente a te. Senza aspettare ordini mi chino nel modo da te desiderato per prendere una scatola di spinaci, e vedo il mio vestitino che si appende verso il basso, permettendoti di vedere il mio seno nudo. Soddisfatta ti guardo, ma tu gesto delle labbra mi fai capire che ancora non basta. Ormai completamente in tuo potere sbottono anche il terzo bottoncino, mi guardo, e vedo che anche senza piegarmi una buona parte dei miei capezzoli è scoperta alla vista di tutti, ma per esserti certa di accontentarti mi piego per prendere qualcosa sul fondo del contenitore dei surgelati, e resto così per molti lunghi secondi, permettendo a tutti coloro che si trovano davanti a me di vedermi per bene le tette, poi mi alzo ti guardo, e capisco di essermi comportata per bene.
Ti avvii verso la cassa, paghi le due sciocchezze che hai preso, ed esci dal supermercato, ti seguo, ma quando esco, non ti vedo subito, mi dirigo verso la mia auto, e trovo un biglietto dietro il tergicristallo. Solo due parole, "Alla stazione".
In auto, diretta verso la stazione, ripenso a tutto quello che ho dovuto fare per soddisfarti, a come mi hai umiliata, a come sei stato soddisfatto di avermi usata come un giocattolo. La cosa mi da fastidio, ma non riesco a rinunciarci, non riesco a privarmi del piacere che mi da appagare ogni tuo desiderio, ed allora eccomi qui, diretta verso la stazione, come mi hai ordinato nel tuo bigliettino, solo due parole, "Alla stazione" secco e imperioso come sempre, senza lasciarmi possibilità di replica alcuna. Arrivo al parcheggio, lascio l'auto, ed entro, vago per le stanze, la biglietteria, la sala d'aspetto, i corridoi e i sottopassaggi, cercandoti, ma non ti vedo da nessuna parte. Esco su tutti i singoli binari, si sta facendo tardi, ho freddo, ma continuo a cercarti, sino a quando il mio cellulare cigola nella borsetta, un messaggio.
Lo leggo, sei tu, che mi ordini di andare immediatamente al binario quattro. Ci arrivo quasi con il cuore in gola, con la speranza di vederti, ma non ci sei. Mi guardo intorno, è deserto, c'è solo un uomo appoggiato ad uno dei pali, sembra in attesa di un treno, ma l'altoparlante non ne avvisa nessuno.
Per qualche minuto resto li, quasi immobile, appoggiata all'uscita del sottopassaggio, aspettando un segno da parte tua. Arriva un nuovo sms, sempre tuo, in cui mi imponi di abbordare lo sconosciuto in attesa. Per un istante resto paralizzata dalla paura, "Potrebbe essere un maniaco" mi dico, ma poi l'abitudine a fare tutto ciò che vuoi prende il sopravvento, e mi dirigo, camminando nel modo più sexy possibile verso l'uomo.
- Hai una sigaretta? - Chiedo ammiccando -
Lui prende un pacchetto di Marlboro dalla tasca della giacca, e me ne offre una. Gli sorrido, e chiedo se ha da accendere, sempre sorridendo. Mi abbasso per accendere la sigaretta, e in questo modo mostro le tette. Mi rialzo lentamente, guardandolo dritto negli occhi, lui allunga una mano, mi tocca, prima il seno, poi il culo, quindi infila la mano sotto il mio vestito, raggiungendo la figa nuda e umida, e palpandola con soddisfazione. Poi per la prima volta lo sconosciuto mi parla.
- Alzati la gonna, puttana, mostrami come sei fatta.
Io chino il capo, prendo il vestitino da sotto, e lo sollevo sul davanti, mostrando la figa per qualche attimo, poi mi ricopro.
- Brava, ora girati, e fai lo stesso, voglio vederti il culo, puttana senza mutande.
Mi volto, e scopro le chiappe, poi mi rigiro verso lo sconosciuto.
- Ora verrai con me, senza fare domande, capito?
Vorrei dire di no, oppormi, ma la forza della tuo ordine, mi costringe a seguire quell'uomo, mi hai ordinato di abbordarlo, ed ora non posso tirarmi indietro
- Si, ho capito. - Rispondo -
Usciamo dalla stazione, e lui continua a toccarmi, lo seguo senza parlare, camminiamo per qualche minuto, poi mi arriva un nuovo sms
"Brava, ti stai comportando bene, continua così"
Lui non si cura del messaggio, sono felice per la tua approvazione, ti cerco con lo sguardo, ma non riesco ad individuarti nel buio, e continuo a camminare di fianco allo sconosciuto, che non lascia passare un solo istante senza mettermi le mani addosso. Dopo qualche minuto parla nuovamente.
- Siamo arrivati.
Ci fermiamo davanti ad una casa, immagino la sua, apre la porta, e mi fa cenno di seguirlo, entro, e subito la porta si richiude dietro di me. Per un attimo ho paura, vorrei urlare, ma poi sento la tua voce, e mi tranquillizzo. Non ti vedo, evidentemente sei nella stanza affianco, ma comunque so che sei li. Sono nell'ampio ingresso della casa, si accende la luce, e la tua voce mi dice di spogliarmi. Eseguo velocemente, d'altronde indosso solo il vestitino, senza nulla sotto, e le scarpe. Resto nuda, con lo sconosciuto che mi guarda, mi dici di mettermi a quattrozampe, e di venire camminando come una cagna nella stanza da cui viene la tua voce, obbedisco, e ti trovo seduto in poltrona, di fronte alla porta, mi guardi, e con la testa mi inviti ad avvicinarmi. Sempre a quattrozampe ti raggiungo, e mi metto in ginocchio davanti a te. Mi accarezzi il viso, le labbra, il mento, mi tiri un capezzolo, poi ti sbottoni i pantaloni, e tiri fuori la parte di te che amo di più, cerco di raggiungerlo con la bocca, ma mi respingi, e indicando lo sconosciuto, in piedi sulla soglia, anche lui con
il cazzo di fuori, dici "Prima a lui."
Vorrei protestare, ma mi manca la forza di farlo, mi giro, e sempre sulle ginocchia raggiungo l'uomo, lo odio con tutta me stessa, ma apro la bocca, e lo accolgo dentro di me, cerco di farlo venire nel modo più veloce possibile, con un bocchino rabbioso, lui al momento di sborrare mi blocca la testa con le mani, e mi costringe ad ingoiare il suo sperma, poi si volta ed esce dalla stanza.
Torno da te, e stavolta sei soddisfatto, lo leggo nei tuoi occhi, e inizio a leccarti.
Più tardi, mentre il tuo cazzo mi riempie la figa, ansimando mi dici "Sei stata bravissima, sei la migliore di tutte".
A questo punto mi sveglio, bagnata, il sogno si interrompe, ma lo ricordo benissimo, come mi capita molto di rado, e sono felice.
scritto il
2010-02-25
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