Lo sperma caldo e schiumoso
di
Antonella femboy
genere
trans
Ormai avevo perso la testa. Ogni sera mi collegavo con un sito porno e guardavo video di trans e femboy. Ero attratta dai cazzi eretti, poderosi ed elastici che sfondavano i culi delle ragazze shemale. Nelle quali mi immedesimavo, soprattutto in quelle col pisellino piccolo e moscio come il mio.
La natura mi aveva giocato uno scherzo irrimediabile: in me vi era una componente ormonale femminile sviluppata che si accompagnava a una psicologia da ragazzina. Ero troppo sensibile e dolce per essere un maschietto. Lo avevo intuito presto che ero una femminuccia: da piccola giocavo con le bambole e, adolescente, mi appassionai alla danza. Mi era poi succcesso un pomeriggio di restare a casa da sola e,esplorando tra i vestiti di mamma, indossai le sue calze, il reggiseno, la vestaglia e le scarpe coi tacchi. Mi guardai allo specchio e mi sentii tanto femminuccia! Sì, volevo essere femminuccia, lo ero dentro e anche in buona parte nell'aspetto.
A scuola non vi dico, era una mezza tragedia: i miei modi effeminati e la mia voce acuta e anomala per un maschietto provocavano gli sfottò dei compagni e anche, a volte, degli insegnanti, e non mancava chi si divertiva a toccarmi il culo facendomi strillare un po' isterica qual in effetti ero per la mia innata "disforia di genere", come la definivano i medici.
La prima volta fu con un bidello a cui succhiai il pisello nel bagno nell'ora della ricreazione. Mi venne naturale spompinare anche se non l'avevo fatto mai.
Poi diventai sempre più femminuccia e anche i miei genitori dovettero rassegnarsi. Andavo al liceo con le unghia smaltate, i capelli lunghi annodati, un trucco leggero, jeans attillati strappati e sneakers rosa o fucsia.
Capirete perciò quanto mi piaceva guardare sul pc i video porno. Mi eccitava tantissimo, più di ogni cosa, quando la sborra fuoriusciva dai cazzi virili e inondava il culo o la bocca delle femboy. Oh come desideravo quello sperma caldo e schiumoso. Quando avevo spompinato il bidello evitai che la sborra mi bagnasse le labbra: dovevo tornare in classe senza alcun segno della mia prima trasgressione da troia.
A tutti accade di innamorarsi, a me capitò col mio prof di latino. A chi dice che il latino non serve a niente, io rispondo che non avete capito nulla della vita. A me servì tantissimo.
Ero la più brava in latino e il prof mi interrogava sempre. E per me ogni interrogazione con lui - che mi piaceva un casino - era un'emozione indescrivibile. Capitò che fu indetto un concorso di latino per studenti di tutta Italia. Io fui scelta nel mio liceo per parteciparvi. Ciò comportò che dovetti recarmi in casa del prof per una preparazione speciale.
E fu davvero una preparazione speciale, anzi specialissima.
Le prime volte ci limitammo a esercitarci nelle traduzioni di Orazio e Lucrezio. Me la cavavo benissimo e mi accorgevo che più diventavo brava più lui mi guardava e mi desiderava.
Un pomeriggio mentre studiavamo lo guardai con gli occhi dolci, lui mi accarezzò la mano e non riuscì a resistere dal baciarmi. Cominciammo a slinguecciarci avidamente: baciava benissimo e mentre mi baciava mi stringeva forte al suo petto.
L'amore è amore e a nulla amato amor perdona...Mi spogliò e mi leccò tutta, io fremevo per la goduria che sentivo attraversare il mio corpo. Gli toccai la patta, oh come era dura. Gli slacciai i pantaloni e glielo uscii dai boxer. Aveva un cazzo favoloso, tutto per me. Gli leccai la cappella, lo insalivai ben bene, lo presi in bocca e lentamente glielo succhiai. Lui mi afferrò la testolina, mi sciolse il nodo dai capelli e lo spinse nella mia boccuccia. Alzai gli occhi mentre glielo succhiavo e vidi come godeva. Dopo avergli leccato le palle, lo ripresi in bocca e capii che dovevo aumentare il ritmo. Lo feci e quindi lo ingoiai tutto sino alla gola. A un certo punto sentii la lingua e la gola bagnate: il suo cazzo era esploso regalandomi il suo nettare. Non sputai la sua sborra: era calda e nutriente. Quando uscì il cazzo dalla mia bocca, ne aveva ancora di sborra e me la spruzzò per la mia goduria in faccia e un po' mi finì pure sugli occhi che dovetti chiudere. Era quello che volevo e che avevo sognato: il suo seme bianco, vaporoso.
Dopo, naturalmente, mi sverginò il buchetto del culo che diventò suo anche nelle successive specialissime lezioni. Ma questa è un'altra storia.
Come finì il concorso, vi chiederete? Non benissimo. Ma, grazie al latino, sono diventata una troia amante della sborra. Vi pare poco?
La natura mi aveva giocato uno scherzo irrimediabile: in me vi era una componente ormonale femminile sviluppata che si accompagnava a una psicologia da ragazzina. Ero troppo sensibile e dolce per essere un maschietto. Lo avevo intuito presto che ero una femminuccia: da piccola giocavo con le bambole e, adolescente, mi appassionai alla danza. Mi era poi succcesso un pomeriggio di restare a casa da sola e,esplorando tra i vestiti di mamma, indossai le sue calze, il reggiseno, la vestaglia e le scarpe coi tacchi. Mi guardai allo specchio e mi sentii tanto femminuccia! Sì, volevo essere femminuccia, lo ero dentro e anche in buona parte nell'aspetto.
A scuola non vi dico, era una mezza tragedia: i miei modi effeminati e la mia voce acuta e anomala per un maschietto provocavano gli sfottò dei compagni e anche, a volte, degli insegnanti, e non mancava chi si divertiva a toccarmi il culo facendomi strillare un po' isterica qual in effetti ero per la mia innata "disforia di genere", come la definivano i medici.
La prima volta fu con un bidello a cui succhiai il pisello nel bagno nell'ora della ricreazione. Mi venne naturale spompinare anche se non l'avevo fatto mai.
Poi diventai sempre più femminuccia e anche i miei genitori dovettero rassegnarsi. Andavo al liceo con le unghia smaltate, i capelli lunghi annodati, un trucco leggero, jeans attillati strappati e sneakers rosa o fucsia.
Capirete perciò quanto mi piaceva guardare sul pc i video porno. Mi eccitava tantissimo, più di ogni cosa, quando la sborra fuoriusciva dai cazzi virili e inondava il culo o la bocca delle femboy. Oh come desideravo quello sperma caldo e schiumoso. Quando avevo spompinato il bidello evitai che la sborra mi bagnasse le labbra: dovevo tornare in classe senza alcun segno della mia prima trasgressione da troia.
A tutti accade di innamorarsi, a me capitò col mio prof di latino. A chi dice che il latino non serve a niente, io rispondo che non avete capito nulla della vita. A me servì tantissimo.
Ero la più brava in latino e il prof mi interrogava sempre. E per me ogni interrogazione con lui - che mi piaceva un casino - era un'emozione indescrivibile. Capitò che fu indetto un concorso di latino per studenti di tutta Italia. Io fui scelta nel mio liceo per parteciparvi. Ciò comportò che dovetti recarmi in casa del prof per una preparazione speciale.
E fu davvero una preparazione speciale, anzi specialissima.
Le prime volte ci limitammo a esercitarci nelle traduzioni di Orazio e Lucrezio. Me la cavavo benissimo e mi accorgevo che più diventavo brava più lui mi guardava e mi desiderava.
Un pomeriggio mentre studiavamo lo guardai con gli occhi dolci, lui mi accarezzò la mano e non riuscì a resistere dal baciarmi. Cominciammo a slinguecciarci avidamente: baciava benissimo e mentre mi baciava mi stringeva forte al suo petto.
L'amore è amore e a nulla amato amor perdona...Mi spogliò e mi leccò tutta, io fremevo per la goduria che sentivo attraversare il mio corpo. Gli toccai la patta, oh come era dura. Gli slacciai i pantaloni e glielo uscii dai boxer. Aveva un cazzo favoloso, tutto per me. Gli leccai la cappella, lo insalivai ben bene, lo presi in bocca e lentamente glielo succhiai. Lui mi afferrò la testolina, mi sciolse il nodo dai capelli e lo spinse nella mia boccuccia. Alzai gli occhi mentre glielo succhiavo e vidi come godeva. Dopo avergli leccato le palle, lo ripresi in bocca e capii che dovevo aumentare il ritmo. Lo feci e quindi lo ingoiai tutto sino alla gola. A un certo punto sentii la lingua e la gola bagnate: il suo cazzo era esploso regalandomi il suo nettare. Non sputai la sua sborra: era calda e nutriente. Quando uscì il cazzo dalla mia bocca, ne aveva ancora di sborra e me la spruzzò per la mia goduria in faccia e un po' mi finì pure sugli occhi che dovetti chiudere. Era quello che volevo e che avevo sognato: il suo seme bianco, vaporoso.
Dopo, naturalmente, mi sverginò il buchetto del culo che diventò suo anche nelle successive specialissime lezioni. Ma questa è un'altra storia.
Come finì il concorso, vi chiederete? Non benissimo. Ma, grazie al latino, sono diventata una troia amante della sborra. Vi pare poco?
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Commenti dei lettori al racconto erotico