Reciprocità

di
genere
bisex

RECIPROCITA’

Sul più bello, lo smartphone si mise a squillare.
Dopo un primo senso di fastidio, ebbi un flash:
- Cazzo, mia moglie!
Nella concitazione di quell’incontro, mi ero dimenticato di chiamarla, pur sapendo quanto era ansiosa.
Infatti era lei.
- Amore, perché non mi hai chiamato?
- Scusami tanto, ho avuto dei problemi con la prenotazione dell’albergo, ero stanco e mi è passato di mente – mentii.
- Ma che hai? Ti sento una voce concitata.
- Già, il viaggio è stato faticoso, poi i problemi con l’albergo. Ero sul terrazzo a fumare un sigaro e sono corso quando ho sentito il telefono squillare…
Mentii ancora. In realtà il “sigaro” che stavo fumando, anzi ciucciando era il cazzo di Antonio, il quale, a sua volta, era impegnato a ciucciare il mio e non aveva smesso neanche durante la conversazione con mia moglie, tanto che a un certo punto dovetti scostarlo con la mano libera per impedirgli di farmi venire, visto che eravamo giunti a buon punto.
- Infatti ti sento. Vatti a riposare, ci sentiamo domani.
- Ok, buona notte tesoro.

Devo premettere che passata la soglia dei sessant’anni mi erano tornate in mente, in maniera ossessiva, certe fantasie e curiosità giovanili, sempre rimaste inappagate: com’è il sesso tra uomini, cosa si prova?
Al liceo avevo appreso che gente del calibro di Socrate, Platone, Giulio Cesare, Leonardo da Vinci, Michelangelo, per citare i più famosi, erano felicemente bisessuali, senza bisogno di nasconderlo.
A volte, scopando con mia moglie, nella posizione da lei preferita, a pecorina, se mi mettevo un dito nel buco del culo, senza che lei se ne accorgesse, immaginando che mentre trombavo, un uomo corpulento alle mie spalle mi inculava selvaggiamente, la cosa mi eccitava a tal punto che, dopo qualche secondo, inondavo la fica di mia moglie di una copiosa mole di sborra.
Mi piaceva molto anche penetrare il suo culo e l’eccitazione era tanta che il mio cazzo si ingrossava allo spasimo dentro il suo antro.
Il piacere che provavo, purtroppo, non era ricambiato, diceva che le faceva troppo male, sicché dovetti smettere, a malincuore, limitandomi a leccarle il buchetto, insieme alla fica, prima di scoparla.
Col tempo, le scopate si fecero sempre più rade, fino a cessare del tutto, non certo per colpa mia, dopo che lei si sottopose ad un intervento di asportazione delle ovaie.
Ma la mia libidine non era per niente diminuita.
Dopo qualche incontro poco soddisfacente con alcune prostitute (si percepiva chiaramente che fingevano), un rapporto consumato in fretta con una trans (fu lla prima volta che ebbi modo di spompinare un cazzo piuttosto grosso, prima di infilare il mio nel suo culo capiente), mi decisi a cercare un rapporto carnale non mercenario con persone del mio stesso sesso.
Cominciai a cercare il mio partner in un sito di incontri.
La ricerca fu lunga e spesso deludente.
Quello che cercavo era un rapporto paritario con un altro uomo, insomma, né di dominazione, né di sottomissione, un rapporto di dare e ricevere. Ma spesso mi capitavano persone del tutto passive e più raramente persone che volevano mettermelo in culo senza accettare il reciproco.
Le volte che riuscivo a interagire con persone in possesso, almeno apparentemente, dei requisiti che mi interessavano, si risolsero in un paio di mancati appuntamenti: un tale, una volta, mi diede buca e, un’altra volta, fui io a mancare all’appuntamento, preso da improvvisi scrupoli e dal terrore di intraprendere una strada senza ritorno.
Finché incontrai via chat Antonio, un napoletano sulla quarantina che era stato lasciato dalla moglie, che si era messa con il suo migliore amico e, in preda a un momento di depressione, aveva cominciato a frequentare un sito di incontri tra uomini.
Cominciammo a chattare e poi a scriverci lunghe mail, nelle quali mettevamo a nudo le nostre propensioni, le nostre vite private. Nche lui aveva le mie stesse esigenze, non aveva mai avuto esperienze omo, a parte un tentativo di stuprro da parte di un ragazzo più grande quando era adolescente, non andato a buon fine, essendo riuscito a sottrarsi quando già il tizio aveva appoggiato la cappella nel suo buchetto.
Decidemmo entrambi, concordemente, che era giunto il momento di incontrarci.
Lui si impegnò a prenotare un albergo all’uscita dell’autostrada per Napoli.
Io dissi a mia moglie che dovevo andare ad una conferenza di tre giorni a Napoli, scusa credibile perché lo avevo fatto altre volte.
Ci accordammo sul fatto che lui doveva essere il primo a sverginarmi il culo e il giorno dopo sarebbe toccato a lui.

Partii da Roma con il cuore in gola e pieno di ansia per il passo che stavo facendo, dopo aver messo in valigia delle calze a rete di mia moglie, quando era ancora in carne e che mi stavano perfettamente, le mutandine di pizzo e le giarrettiere che non usava più e un baby doll e un reggiseno pure dismessi.
Arrivato in albergo, contro ogni aspettativa, Antonio era già lì ad aspettarmi. Le foto che mi aveva mandato, non gli rendevano giustizia: etra più bello e prestante di quanto mostravano le immagini.
Fui preso da un vortice di passioni che, come ho detto, mi fece dimenticare di avvertire mia moglie che ero arrivato.
Salendo in ascensore, ci scambiammo il primo bacio, con profonde slinguazzate reciproche.
La chimica fra di noi già cominciava a funzionare, a giudicare dal mio cazzo, che cominciava a premere contro i miei pantaloni e anche dal suo cazzo, che sentii crescere al tatto.
Finalmente in camera, cominciammo a spogliarci quasi senza imbarazzo, tanto ormai ci conoscevamo epistolarmente.
Eravamo supereccitati e, all’unisono, riprendemmo a baciarci e a toccarci da ogni parte, finché chiesi una pausa per andare in bagno a prepararmi, indossando gli indumenti intimi che mi ero portato.
Antonio, quando uscii, mostrè di apprezzare il mio abbigliamento e si avventò con la sua bocca contro la mia. Fu un lungo bacio, furioso e interminabile, mentre i nostri cazzi svettavano turgidi. Ci toccavamo dappertutto, finché le nostre bocche si diressero, quasi simultaneamente, vestro le rispettive verghe, dapprima leccandole dolcemente, annusandone gli odori acri e stordenti e poi inghiottendole per un reciproco pompino godibilissimo, dandoci da fare come richiedeva il lungo digiuno di entrambi.
Stavo quasi per venire quando fummo interrotti dalla telefonata di mia moglie
Ora che siamo tornati al punto di partenza, devo soffermarmi un attimo sul cazzo di Antonio: più sottile, ma più lungo del mio (tanto che avevo difficoltà ad ingoiarlo tutto fino alle palle), era uno splendore. Svettava da un cespuglio di peli neri, ritto come un bastone, con una bella e tondeggiante cappella rosata; delle marcate venature blu, rigonfie al culmine dell’eccitazione, gli davano un fascino degno di apprezzamento, con alla base due palle tonde pelosissime, belle sode (Antonio aveva un folto pelame anche sul petto, in contrasto col mio corpo quasi glabro)). Ebbene, quel cazzo superbo era nella mia bocca e penetrava la mia gola fino al limite del soffocamento e io ne stavo assorbendo gli umori, con una voluttà che avevo apprezzato nelle centinaia di filmini pornogay che avevo consumato in solitudine, spesso segandomi al colmo dell’eccitazione.
Anche Antonio ci dava sotto a succhiare il mio cazzo, emettendo mugolii nel mentre gli accarezzavo le chiappe.
Non durò molto: dagli spasmi del suo pene nella mia bocca, capii che stava venendo e mi preparai a ricevere in gola il suo sperma; che infatti fluttuò copioso nella mia trachea; lo inghiottii tutto con voluttà e ripulii ben bene la cappella con la mia lingua rasposa. Non tardai molto a venire anch’io, riversando nella bocca di Antonio più fiotti di sperma che lui ingoiò tutto a sua volta. Esausti, trattenemmo ancora in bocca i rispettivi cazzi, finché non li sentimmo rimpicciolire a poco a poco.
Quindi mi avvicinai alle labbra del mio amante e ci baciammo con passione, lottando con le nostre lingue impregnate di sborra e scambiandoci liquidi e sapori.
Dopo un po’, decidemmo di scendere al ristorante per mangiare qualcosa. Io ordinai una bistecca per rimettermi in forze, mentre Antonio si fiondò su un piatto di spaghetti ai frutti di mare e, subito dopo, su un’orata freschissima, scolandoci mezza bottiglia di Falerno, che sopraffece il sapore di sborra rimasto nel palato..
- Pensa se mia moglie e i miei amici e colleghi sapessero quello che stiamo facendo! – dissi-.
- -Già – disse Antonio – sarebbe un bel guaio anche per me! Mi sono fatto un nome nel settore turistico e anche come seduttore. Se lo raccontassi ai miei amici, non ci crederebbero!
Ci guardammo e scoppiammo a ridere. Aveva un sorriso aperto, quasi da ragazzino, tanto che
dovetti resistere all’impulso di baciarlo.
Il tempo di un caffè e decidemmo che era tempo di riprendere l’agone sessuale: non dovevamo sprecare neanche un minuto di questo convegno amoroso.
Appena in stanza, mi precipitai in bagno per agghindarmi con gli oggetti intimi che mi ero portato.
Tornato in stanza, mi accorsi che anche Antonio aveva indossato calze nere autoreggenti, delle vezzose mutandine colorate che a mala pena riuscivano a contenere il suo membro.
Così facciamo una lesbicata!- disse.
-Essere inculato da una donna è ancora più eccitante – risposi, stando al gioco.
Ci abbracciammo, stringendoci con forza, petto contro petto e le nostre bocche si cercarono e
si trovarono in un bacio asfissiante che ebbe l’effetto di risvegliare le nostre verghe, ormai trabordanti dalle esili mutandine.
Mi chinai sul suo cazzo per umettarne la cappella con la saliva. Quindi mi disposi a pecorina, in attesa di essere finalmente sverginato.
Antonio reagì all’invito affondando la sua faccia tra le mie chiappe- Sentivo la sua lingua solleticarmi il buchetto, provocandomi dei brividi. Stette a lugo a leccarmi le labbra anali, riversandomi quantità di saliva. Poi sentii il suo dito entrarmi dentro lentamente e poi fatto roteare nello sfintere, provocandomi, dopo un primo approccio leggermente doloroso, un senso di piacere, aumentato dal fatto che il dito, finalmente, non era il mio. Poi si fece strada un altro dito, che mi fece più male, ma che sapevo che poi si sarebbe trasformato in piacere. Antonio fece roteare all’interno entrambe le dita e sentii che aveva introdotto all’interno una sostanza oleosa estratta da un tubetto, sostanza che vidi spalmarsi sul suo bastone, ridiventato teso e turgido.
Alla vista di quel muscolo quasi pronto ad esplodere, pregai il mio stallone di andarci piano.
In effetti fu delicatissimo. Sentii la sua calda cappella appoggiarsi alle labbra del mio bramoso culo. La sentii spingere e farsi largo lentamente, ma decisamente, divaricando sempre di più le labbra del mio buchetto. Antonio aveva la delicatezza di fermarsi ogni volta che mi usciva un grido, ma senza arretrare
Finalmente, come risucchiato, quell’impertinente pezzo di carne entrò di botto entrò interamente nel mio bramoso culo-
A quel punto Antonio si fermò dandomi l’opportunità di assaporare quel cazzone, perfettamente aderente al mio sfintere, che sentivo ingrossarsi e pulsare dentro di me. Con un godimento che, infine, aveva sopravanzato il dolore.
Dopo qualche secondo, iniziò il movimento dei lombi del mio amante, dapprima lentamente, poi sempre più forte, tanto che dovetti reggermi con tutte le forze sulla ringhiera del letto per non cadere bocconi, Quando Antonio rallentava per prendere fiato, io lo stimolavo, puntando le mie chiappe cotro il suo petto.
Ora Antonio mi stantuffava con tutte le sue forze, con un crescendo rossiniano e nella stanza risuonava ritmicamente il ciac ciac provocato dai colpi sempre più forti dei lombi del partner contro le mie chiappe, mentre lo stesso emetteva dei suoni gutturali che si mescolavano ai miei muggiti di piacere. Finché le pulsazioni crescenti di quell’intruso nel mio buco mi avvertì che stava per venire, E venne, con un grido selvaggio, riversandomi dentro un fiume di sborra, calda e vischiosa.
- Sìììì! – gridai a mia volta – non sono più vergine! – incurante del fatto che i vicini di stanza avrebbero potuto sentirci.
Spossati, ci lasciammo cadere sul letto, i nostri corpi allacciati.
Ora, finita la passione sessuale, il mio buco spanato cominciava a farmi male. Antonio estrasse dalla valigia una pomata, che mi spalmò tra le chiappe con immediati effetti lenitivi.
Scherzammo un po e infine chiesi ad Antonio come avesse fatto sua moglie a rinunciare al suo cazzo così superbo e imponente.
_ Incompatibilità di carattere – tagliò corto l’uomo, disponendosi a dormire.
Preparati – dissi – domani tocca a te!
_ uhm, sì, bofonchiò Antonio e dopo qualche secondo respirava già pesantemente.
Mi svegliai per primo. Antonio dormiva profondamente, in posizione fetale. Mi fece tenerezza, così decisi di scendere da solo a fare colazione.
Mi accorsi che gli stravizi del giorno precedente, poiché, come posai il deretano sulla sedia, avvertii un dolore acuto. Sorrisi al pensiero che tra poco mi sarei “vendicato”.
Tornato in camera già eccitato, misi sotto al naso dell’amico un vassoio con un fumante caffè napoletano e dei pasticcini: - Sveglia pigrone che abbiamo da fare!.
Antonio, resosi finalmente conto di dove stavamp e perché, dopo essersi stracchiato a lungo, si fondò sulla colazxione, che divorò in un attimo.
Allora cominciai le manovre di “corteggiamento, baciandolo sul collo e sfilandogli quelle inutili mutandine di pizzo.
L’amico lasciò fare e si lasciò ricondurre sul letto, mettendosi a pecorina, pronto a ricevermi.
Io scartai il panetto di burro che avevo portato dal ristorante e glielo spalmai tra le chiappe, aggiungendoci, infine, un po’ di marmellata, affondai la mia faccia tra le sue chiappe e comincia a leccare voracemente quella pietanza, provocando nel partner mugolii di piacere. Finita l’operazione, penetrai il suo buchetto con l’indice imburrato; poi introdussi il secondo dito, facendoli roteare, come aveva fatto lui, accarezzando le pareti del suo sfintere, con sottofondo di mugolii cresscenti. Poi, col cazo divenuto turgido, appoggiai la cappella al suo buco e cominciai a spingere, facendomi largo tra la leggera peluria che lo circondava e cominciai a spingere. Antonio si lasciò sfuggire un grido che mi bloccò.
“Devi rilassarti”, gli sussurrai all’orecchio, così non mi fai entrare. L’amico annuì e si dispose più comodamente, facilitando l’entrata del mio cazzo nerboruto (avevo ricevuto molti elogi da alcuni della cpmmunity del sito di incontri), cazzo che, in tutta la sua imponenza, fu come risucchiato all’interno dell’antro, provocando un altro ahi di dolore. Dissi ad Antonio se voleva che mi fermassi, ma lui, con voce strozzata, mi invitò a continuare. Allora persi ogni controllo e dicendo che lo avrei sfondato, cominciai ad incularlo selvaggiamente. Per una decina di minuti si sentirono solo i nostri respiri affannosi e il rumore dello sbattere del mio bacino sulle chiappe di Antonio, che soffriva e godeva. Ad un certo punto, lo feci voltare a pancia in su, tanta era la smania di vederlo godere. Rientrare nel suo ano questa volta fu più facile e mentre lo inculavo, lo baciavo sulla bocca, sul peto villoso, sul collo. Finché un profluvio di sborra, risalito sulla punta della cappella, si riversò di getto nel culo di Antonio, che godette e gemette a lungo. Quando stetti per uscire, mi fermò stringendomi per i fianchi, finché non mi fui svuotato tutto e permettendomi di liberare il cazzo solo dopo che si era smosciato completamente. Era fatta! Mi dissi tornando a casa soddisfatto, con la promessa che ci saremmo presto rivisti a Roma.
scritto il
2023-06-08
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