Lui fu il primo a segarmi

di
genere
prime esperienze

Ho deciso di provare a raccontare qui le mie primissime esperienze in tema di sessualità forse per averne anche un confronto, se qualcuno vorrà commentare.
Una breve premessa. Sono un uomo di poco sotto i 40 anni, etero.
Ho avuto diverse relazioni, sia di carattere sentimentale, di cui una lunga ed importante, che di tipo prettamente sessuale con diverse donne.
Non ho mai provato attrazione né fisica né sentimentale per persone del mio stesso sesso.
Gli episodi che vado a descrivere sono tutti realmente accaduti e per diversi motivi non inserirò alcun riferimento che possa far anche solo intuire il contesto fisico o geografico in cui si sono svolti. I nomi sono di assoluta fantasia e nulla hanno a che fare con quelli dei reali protagonisti.

Devo tornare indietro di circa vent'anni.
Il sesso, allora, era per me ancora rappresentato solo dagli incontri con 'Federica', l'insostituibile mano amica. Per masturbarmi, le mie fantasie vagavano tra le compagne di classe più avvenenti e disinibite, guardando qualche giornalino o videocassetta porno di contrabbando o le foto in jpg scaricate con fatica dal modem a 56k dai primi siti internet.
Come molti ragazzi della mia età frequentavo un'attività extrascolastica in cui condividevo tempi e spazi non solo con i miei coetanei, ma anche con persone appartenenti ad altre fasce d'età.
Tra queste vi era Mario, un uomo allora poco più che sessantenne, sposato e con figli già adulti. Mario stava molto simpatico a tutti perché amava fare confusione, aveva la battuta sempre pronta ed insegnava a noi ragazzi le barzellette sconce, non senza il disappunto di alcuni.
Con lui, nonostante la differenza d'età, avevo una certa confidenza, tanto da darci del tu e da scherzare parlando del più e del meno, ma mai entrando in argomenti più 'personali'.

Un pomeriggio di inizio febbraio, Mario mi si avvicinò come mille altre volte lungo un corridoio della struttura che ospitava questa attività.
Chiusa alle nostre spalle la porta di una sorta di piccola bussola posta a metà del corridoio, mi chiese: "Ogni tanto, te la fai qualche sega?"
La domanda mi colse di sorpresa, così mi sono fermato ed arrossendo devo aver blaterato un 'Come?' o 'Cosa?', cui lui rispose: "Ogni tanto te la farai una sega, no? ...insomma, ti masturbi?"
Ricevetti conferma che avevo capito bene. A quel punto, so per certo di essere arrossito perché posso ricordare ancora il calore avvampare sulle mie gote, ma comunque risposi, timidamente confuso: "Sì... ...Sì, ogni tanto..."
Lui fece allora più vicino, mettendosi di fronte a me: "Alla tua età è normale, sai?, non c'è niente di male o di cui vergognarsi!" e mentre lo diceva appoggiò la mano alla patta dei miei pantaloni, ed iniziò a palparmi per cercare il pene.
Il mio rossore arrivò fin sopra la punta dei capelli. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire o come dovevo comportarmi, in quel momento non riuscivo nemmeno a pensare.
"Tranquillo, sento solo com'è..." mi disse, indovinando probabilmente il mio turbamento.
Ero sempre più stranito da quella assurda situazione, mentre Mario continuava ad armeggiare con la mia patta in modo ancora più deciso, tanto che mi abbassò la cerniera ed io riuscii a percepire chiaramente la sua mano sulla biancheria.
Iniziavo a sentirmi un po' a disagio, ma per risposta mi disse: "Voglio sentire come ti diventa duro l'uccello".
"Come? Ma no...e poi non mi viene duro...se a toccarmi è un maschio..." risposi per cercare di uscirne in qualche modo.
"Ah sì?", disse Mario facendo una smorfia divertita ed infilandomi direttamente la mano nelle mutande per poter toccare meglio. "Eccolo, eccolo..." sussurrò mentre mi rendevo conto che effettivamente stavo avendo un'erezione.
Dal corridoio giunsero però alcuni un rumori. Mario tolse velocissimo la mano ed io, cosciente di avere a questo punto il cazzo praticamente in tiro e la cerniera dei jeans abbassata, infilai le mani nelle tasche della felpa, che per fortuna era sufficientemente ampia da coprire quasi per intero anche il cavallo.
Non appena la porta si aprì, Mario iniziò a raccontare una delle sue solite barzellette. Chi entrò non ci fece troppo caso, ci salutò e passò oltre, lasciandoci nuovamente soli.
Credo per non rischiare ulteriormente, mi fece cenno di seguirlo e, seppur un po' titubante, andai con lui.
Camminavamo lungo il corridoio a passi rapidi ed in silenzio. Io ero piuttosto agitato e con un migliaio di pensieri che mi vorticavano nel cervello, ma contemporaneamente mi sentivo eccitato.
Ad ogni passo sentivo il pisello strusciare sul cotone ruvido della felpa che speravo fosse sufficiente a nascondere la mia condizione nel caso avessimo incrociato qualcuno.
Entrammo in una piccola stanza adibita a guardaroba, dove ero certo che avrei ricevuto subito le stesse attenzioni di un attimo prima.
Mario sembrò avere invece un atteggiamento diverso e, senza fare nulla, iniziò a parlare: "Sai, ti ho visto crescere...sono uno curioso e volevo vedere se a crescere era anche il tuo uccello..." o qualcosa di simile.
Forse furono proprio quel misto di agitazione ed eccitazione che in risposta alle sue parole mi fecero sollevare la felpa per scoprire il mio cazzo ancora barzotto dicendo: "Beh...eccolo!"
I suoi occhi si posarono sul mio uccello ed un istante dopo lo afferrò con la mano, tenendolo stretto, per pesarne le dimensioni e la durezza.
Il fatto che qualcuno mi stesse guardando e toccando diede nuova linfa alla mia eccitazione ed il cazzo mi divenne immediatamente duro.
Più il cazzo mi si induriva, più lui stringeva la presa. "Ah, si vuol far sentire, l'amichetto...però...senti com'è duro...e che bel pezzo di uccello, ti ritrovi!" continuava a ripetere, facendomi sentire sempre più eccitato e, devo ammetterlo, un po' lusingato.
Mario intanto fece scivolare lentamente la mano lungo tutta l'asta fino a sfiorare la punta, tornando poi indietro fino alla radice e scoprendo così per intero la cappella, che iniziava a bagnarsi. "...aaaah," disse con un tono che mi sembrò quasi di soddisfazione "guarda che cappellotto bello gonfio e come scappelli bene!"
Io ero sempre più eccitato e non nascondo pertanto che provai una strana punta di delusione quando sciolse la presa e mi fece capire, scostandosi un poco, che il 'gioco' era finito, anche perché, in effetti, dovevamo tornare immediatamente alle rispettive attività.
Ci misi un po' per risistemarmi e chiudere la cerniera dei jeans, sperando che la felpa continuasse a coprire l'erezione finché non fosse passata. Mario, intanto, mi ripeteva quanto avessi un "gran bel pezzo" e che "le ragazze faranno a gara per averlo".
(per correttezza, non sono assolutamente superdotato ma, a parere di una trombamica piuttosto esperta, rientro 'nella media dei bei cazzi')
Uscendo dalla stanza, prima di separarci, mi disse, sorridendo: "Sarà il nostro segreto, vero?" senza aspettare risposta.

Nei giorni a seguire mi interrogai spesso e molto su quanto era accaduto, sulle emozioni che avevo provato, di certo piacevoli, ma strane ed inaspettate, e sul perché Mario, uomo maturo e con famiglia, lo avesse fatto.
Ci incontrammo svariate volte ed il reciproco atteggiamento tornò esattamente lo stesso di prima che avvenisse il nostro piccolo 'incontro'.
Né io né lui, nemmeno quando ci incontravamo casualmente da soli, facemmo più accenno a quanto successe quel pomeriggio di inizio febbraio.
Iniziai a pensare che si era trattato forse di un singolo, anche se ben strano, episodio. Poco più di un mese dopo, ebbi però una risposta completamente diversa.

Era infatti più o meno la metà di marzo, quando, in un giorno in cui altre attività erano sospese, mi resi disponibile per sistemare l'archivio.
Mario altri collaboratori, lui era lì praticamente sempre), e ci eravamo salutati come al solito.
Ero lì da meno di un'ora, quando sentii la porta della stanza dove mi trovavo da solo aprirsi e richiudersi. Non potei vedere chi era perché due file di armadi coprivano completamente la visuale, ma riconobbi subito la voce di Mario che mi chiamava e lo vidi apparire tra gli scaffali.
Si mise ad aiutarmi e parlammo per un po' del più e del meno, lui fece come al solito qualche battuta, quindi d'un tratto mi chiese: "E l'amichetto?" ammiccando con lo sguardo in modo inequivocabile in direzione del mio inguine.
Arrossii ed i pensieri ovviamente tornarono subito a quanto successo un mese prima.
Mi posò la mano sulla patta ed iniziando a palparmi subito con avidità, aggiunse: "Fammelo vedere che qui oggi siamo più tranquilli, dai..."
"E se entra qualcuno?" obiettai con poca convinzione.
"Ma no, non viene nessuno. Pietro sta facendo altro, Anna è impegnata. E poi, se si apre la porta la sentiamo..." mi rispose abbassandomi la cerniera e continuando a palparmi. Spostò quindi la biancheria facendo sgusciare fuori il pisello ed iniziò a stimolarlo.
Raggiunsi in un attimo l'erezione e Mario espresse nuovamente qualche apprezzamento sul mio uccello.
Pensavo che come la volta scorsa la cosa si sarebbe esaurita così, invece mi disse: "Voglio vedere come sborri!" iniziando a masturbarmi.
Io mi bloccai. Non ero in grado di dire o fare nulla per la sorpresa.
Mario, forse non sentendo obiezioni, continuava intanto a segarmi con delicatezza fino a che non vide bagnarsi per bene la cappella.
A quel punto cambiò di colpo intensità. La sua mano strinse di più iniziando a correre veloce ed allo stesso ritmo sentivo crescere il mio piacere.
Ci metteva forza nel segarmi, tanto che quando arrivava alla radice sentivo tutta la pelle attorno alla cappella tirare, e mi piaceva un sacco.
Mi piaceva anche perché per la prima volta non ero io l'artefice del mio godimento, non potevo decidere se andare piano o veloce, e ne provai gusto, tanto che capii che in breve sarei venuto.
Lui continuava il suo lavoro di mano, quando emettendo un piccolo gemito che soffocai immediatamente, iniziai a venire.
I primi due schizzi arrivarono piuttosto lontano e sembrarono galvanizzarlo al punto che mi parve aumentare ancora il ritmo.
Solitamente, quando mi masturbavo da solo, poco dopo aver iniziato ad eiaculare avevo l'abitudine di fermarmi. Mario invece non accennava a fermarsi ed era pertanto anche questa una sensazione nuova.
Più lui segava più io sborravo, più io sborravo e più lui segava con intensità.
Si stava infatti creando una piccola pozza biancastra ai miei piedi. "Quanta...guarda qua che sborrata!" continuava a ripetere senza smettere.
Quando finii, la sua mano era completamente infracidata dal mio sperma, tanto quanto il mio uccello. Mi ripulì con l'indice e il pollice le ultime gocce che avevo sulla cappella mentre con l'altra mano prese dalla tasca un pacchetto di fazzoletti, che mi passò, chiedendomi di estrarne un paio e facendomi notare con soddisfazione la sua mano tutta sporca.
Approfittai anch'io di qualche fazzoletto per asciugarmi l'uccello, che nel frattempo si stava ammosciando.
"Non è mica da tutti una sborrata così...e guarda quello schizzo fin dove è arrivato" mi diceva ridendo entusiasta, indicandomi la piccola pozza biancastra sulle piastrelle pepe e sale e le altre gocce che si trovavano poco più avanti.
Prese uno straccio da una mensola, lo gettò a terra, e con un piede iniziò ad asciugare lo sperma, lasciando sul pavimento una scia lucida ed appiccicosa.
"Forse è meglio se prendi un po' d'acqua e dai una ripulita, io mi vado a lavare le mani", mi disse, gettando al contempo con un calcio lo straccio in un angolo.
Fece per andarsene, ma si fermò e mi disse, questa volta serio: "Non dirlo a nessuno, eh, che ti ho fatto una sega!"
Gli feci un cenno d'assenso convinto, quindi uscì.

Nuovamente, mi chiedevo cosa stesse succedendo, ma soprattutto iniziai a chiedermi chi ero.
Sognavo da tempo che accadesse qualcosa di simile, ma di certo non con lui! Eppure, quella sega furtiva mi era piaciuta, mi aveva eccitato ed avevo goduto.
Non mi sentivo omosessuale, ma decisi di fare delle piccole, sciocche prove, iniziando a concentrarmi sulle foto degli uomini che trovavo nei due o tre giornalini porno a mia disposizione, ma sentivo di non provare alcun tipo di attrazione o desiderio guardandole.
Iniziai anche a chiedermi se Mario non avesse magari voluto un domani invertire le parti, e più ci pensavo più mi rispondevo che no, non ce l'avrei fatta.
In ogni caso, nei giorni a seguire tornò tutto come prima, tutto come se niente fosse, e non dico che smisi di pensarci, in quanto non sarebbe vero, ma iniziai a non darci più troppo peso, e continuò così fino all'incontro successivo, che non tardò molto ad arrivare.

Luoghi e premesse sono sempre gli stessi. Mario mi aveva chiesto di seguirlo, e se dentro di me immaginavo (e speravo, lo ammetto) che sarebbe successo qualcosa di simile alla volta precedente, rimaneva sempre il timore che potessero esserci altre richieste o proposte che forse non avrei gradito. Nonostante i miei dubbi lo seguii comunque e dopo aver attraversato un piccolo labirinto di corridoi, scale e porte mi ritrovai con lui nel bagno di un seminterrato di cui ignoravo persino l'esistenza.
Essendo il posto decisamente più isolato ed appartato rispetto ai precedenti non perse tempo, ma questa volta non si limitò ad abbassarmi la cerniera: mi sciolse la cinta, mi sbottonò i pantaloni che calò con decisione assieme alla biancheria, facendomi cenno di sollevare le maglie. Ammetto che in quel momento mi sentii un po' a disagio, e d'istinto strinsi forte le chiappe.
Mario cominciò quindi a palparmi, entusiasta di vedere tutto il corredo al completo: infatti, mentre con la mano destra si dedicava al mio uccello, con la sinistra mi carezzava la coscia salendo fino ai coglioni.
Raggiunsi subito l'erezione ed iniziò a segarmi, ma dopo pochissimi colpi tolse la mano, si chinò in avanti e si prese il mio cazzo in bocca, tenendosi con una mano alla parete e con l'altra aggrappato alla mia gamba.
Ero ancora una volta sorpreso della piega che aveva preso la situazione, davvero non lo avrei mai nemmeno lontanamente immaginato, ma al contempo provai piacere nel sentire la cappella immersa nel calore umido della sua saliva. Era una scena che avevo visto solo nei giornalini o nelle videocassette porno, e non sapevo potesse essere così eccitante, anche se avevo sempre pensato e desiderato che a prendermelo in bocca, prima o poi, sarebbe stata una ragazza.
Iniziò quindi a pompare e succhiare, in un pompino che con l'esperienza di oggi definirei un po' 'grezzo', ma che quel giorno mi fece scoprire sensazioni e piaceri completamente nuovi.
Sentivo la sua bocca desiderosa del mio cazzo e ci misi praticamente un attimo ad esplodere.
Iniziai quindi a sborrare e mentre io gemevo di piacere pianissimo per non fare rumori, lui succhiava con bramosia e continuò finché non finii la mia sborrata.
Quindi si scostò ed alzandosi si sporse in avanti per sputare il mio seme nella turca poco avanti a noi.
"Maledetto!" mi apostrofò scherzando, "mi hai riempito tutta la bocca!", mi disse ridendo ed indicandomi la chiazza biancastra in mezzo alla turca, mentre con l'acqua del lavandino posto a fianco si sciacquava la bocca e lavava le mani.
Io presi dal dispenser a parete della carta asciugamani e mi diedi una pulita al pisello, iniziando quindi a rivestirmi, perché ammetto che mi sentivo un po' a disagio.
Mario mi fece ancora dei complimenti per le dimensioni del mio uccello e la quantità di sborra che avevo prodotto, facendomi capire, con un po' di sollievo da parte mia, che ce ne saremmo andati.
"Questo" mi disse con soddisfazione mentre facevamo a ritroso la strada che ci aveva condotto al seminterrato, "era un pompino!"
"Sì...sì lo so" risposi ancora stranito ed arrossato.
"Mi dispiace però non sentirti venire come si deve, con un bel sospiro forte...insomma, sentirti godere" mi disse.
"Eh, ho sempre paura che arrivi qualcuno..." dissi quasi per giustificarmi.
Mario cambiò allora argomento dicendo altre sconcerie divertenti come al suo solito.
Questa volta, quando ci separammo per riprendere ciascuno le proprie faccende, non ritenne necessario farmi alcuna raccomandazione, anzi: mi propose di telefonargli, quando ne avessi avuto voglia, per poterci mettere d'accordo ed incontrare da soli in qualche posto più tranquillo ed appartato, così poteva sentirmi godere senza niente e nessuno a creare ostacoli.

Seppur inizialmente titubante, un giorno decisi si chiamarlo e da allora di incontri simili ce ne furono molti altri e nei posti più svariati, ma sempre con la stessa dinamica: lui mi segava o spompinava, senza mai accennare a volere altro, senza mai nemmeno toccare se stesso.
Di quando in quando mi regalava giornalini porno o erotici, tipo il TeleTutto, o qualche calendario della soubrette di turno. Ricordo in particolare che quello di Valeria Marini mi fece 'guadagnare' una gran sega in una freddissima sera di metà dicembre; eravamo nella sua macchina in un parcheggio isolato. Io tenevo il calendario davanti a me cercando di godermi le foto della Marini alla luce di un lampione, mentre lui mi segava seduto sul sedile accanto. L'intera situazione era piuttosto eccitante e per l'entusiasmo, nel momento dell'orgasmo arrivai a sborrargli sul cruscotto davanti a me, suscitando la sua soddisfazione ed ilarità, mentre io cercavo di scusarmi imbarazzato.
Il più delle volte però mi faceva andare a casa sua nel pomeriggio, quando la moglie era furi per lavoro; Mario metteva una videocassetta porno con Jessica Rizzo (era sempre lo stesso film, lo so praticamente a memoria) e mi faceva accomodare sul divano con i pantaloni completamente abbassati: mentre io mi guastavo il film e mi crogiolavo con l'immaginazione tra le tettone della Rizzo, lui mi segava e spompinava con entusiasmo facendomi sborrare anche due o tre volte di seguito, ed offrendomi consigli e suggerimenti per trattenermi in modo da non venire subito e prolungare così il piacere, ed al contempo ragalandomi un'utile 'palestra' per il futuro.

Circa un anno e mezzo dopo ebbi la mia prima esperienza con una donna (anche questa particolare e che magari racconterò), quindi iniziai ad avere le prime storielle più o meno serie con le mie coetanee, i primi amori e le prime scopate, che non mancavo di raccontargli con dovizia di particolari. Lui in particolare voleva sapere se le mie partners avessero le tette grandi o piccole, quanto strette o larghe fossero le loro fiche e si raccomandava sempre che io gliele leccassi.
Gradualmente iniziammo ad incontrarci sempre meno, solo nei periodi in cui non ero sentimentalmente impegnato, fino a che non si chiuse definitivamente quello strano ma certamente piacevole capitolo della mia giovinezza, senza mai nessun commento da parte di entrambi. A volte mi sono sentito egoista per aver approfittato di questo inconsueto ed inaspettato 'piacere' cui in cambio non avevo mai dato nulla, ma credo che la cosa, così come stava, desse lo stesso piacere anche a lui, visto l'entusiasmo che ci metteva ogni volta nel regalarmi l'orgasmo.
Ci siamo negli anni rivisti diverse volte e nelle circostanze più disparate, ed anche in tempi recenti, se lontani da orecchi indiscreti, Mario non ha mai mancato di chiedermi come sta "l'amichetto" e se scopo regolarmente o che ricorda sempre con grande piacere quei nostri incontri.
scritto il
2023-06-19
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