Stile Eyes Wide Shut
di
Run Like Hell3
genere
esibizionismo
CHI VOLESSE COMMENTARE PUO' SCRIVERMI A marco.pereyra72@yahoo.com
Beatrice, Monica ed io decidemmo di passare un fine settimana lungo a Firenze. Io ci avevo vissuto 5 anni, la conoscevo bene e avevo mantenuto contatti e qualche amicizia. Purtroppo dopo un giorno Monica fu costretta a rientrare per questioni di famiglia.
Ho già scritto in un precedente racconto come avevo conosciuto Beatrice. Era stata compagna di vacanza di Monica, in barca, dove era nato tra loro un legame più che sospetto, cosa che non poté che sfociare nell’invito a passare il resto delle vacanze con noi in montagna.
Quel legame forte tra le due si era trasformato in un ménage à trois in perfetta sintonia e complicità. Certo il legame più forte era tra le due donne, ma io non sfiguravo come terzo per niente incomodo.
Il venerdi sera decisi di portare Beatrice nel ristorante di proprietà di un mio amico, in centro storico sì, ma non per turisti. Era (è ancora) un posto esclusivo, molto chic, se non proprio snob, riservato al punto di essere quasi per soli soci. Solo 7 tavoli, numero che il mio amico proprietario considera scaramantico per un motivo mai capito.
Quella sera fummo ospitati giusto per amicizia perché il locale era praticamente riservato a un gruppo di una decina di persone, tutti uomini di età varia, tranne tre sole giovani donne Non altri. Gente cosiddetta “bene” e sicuramente facoltosa.
Beatrice aveva comprato nel pomeriggio l’abito adatto per l’occasione e aveva scelto, con tutta la mia seppure inutile approvazione, un vestitino leggero, molto corto e svolazzante e soprattutto tanto aperto sul davanti che bastava un niente, un semplice chinarsi leggermente in avanti, per scoprirle gli splendidi, acerbi, eccitantissimi seni. E molto divertente era stato assistere agli sforzi professionali del giovane commesso per cercare di non mostrare l’eccitazione di cui era diventato presto vittima. Ma questa non era che l’ennesima prova e testimonianza dell’esibizionismo patologico della mia giovane compagna.
Il mio amico ci accolse come meglio non avrebbe potuto, interessato a me, certo, ma immediatamente rapito dalla figura di Beatrice che normalmente sprizzava sensualità solo a star ferma , se poi decideva, come quella sera aveva deciso, di essere seducente allora era certo che anche il David di Piazza della Signoria sarebbe sceso dal piedistallo per poterla avvicinare.
Mangiammo in un’atmosfera di sensualità incredibile, il tavolo degli altri commensali era distante ma non così tanto da impedir loro di apprezzare Beatrice e questo ci eccitò.
Le nostre mani si cercavano sul tavolo, lei si chinava in avanti e io le sfioravo i capezzoli, indugiando finché qualcuno non notasse il gesto. Lei era seduta con le gambe in bella vista e scoperte quasi fino all’inguine finché non si chinò per sfilarsi gli slip e poggiarli come un leggero soffice batuffolo sul tavolo!
Al mio amico che si avvicinò per scambiare due parole lei lanciò uno sguardo dritto negli occhi per poi poggiarli sul tavolo, a indicargli la direzione da seguire. Incredibile seduttrice. Ero allo spasimo.
Fosco, appunto l’amico proprietario, era venuto anche a scusarsi per il servizio che sarebbe diventato anche più lento perché in cucina una sventurata disattenzione aveva provocato un incidente a una delle due sole cameriere presenti.
Io dissi di non preoccuparsi affatto di noi ma di dare l’assoluta precedenza agli altri ospiti e guardai Beatrice. Tra noi c’era un tale sintonia che non servirono parole e lei fu prontissima a dire: “ma se vuoi vi dò una mano io,; da studentessa ho lavorato tanto nei ristoranti e sono bravissima” e senza neanche aspettare la risposta si diresse verso la cucina. Fosco e io ci guardammo con un sorriso di intesa senza profferire verbo.
Lui si diresse al tavolo degli altri commensali per notificare loro la novità che, sembrava di stare a teatro, fu accolta da un sonoro applauso. Applauso ancora più fragoroso quando al tavolo arrivò giusto Beatrice, bottiglia di vino tra le mani, vestitino che sembrava si fosse accorciato ancora di più, cosce stratosferiche, apertura sul seno al limite della nudità totale.
Andò avanti così per una buona mezz’ora, lei serviva in tavola, sparecchiava, versava il vino chinandosi il giusto per mostrare i suoi capezzoli senza alcun ostacolo e gli uomini le cingevano i fianchi con le loro braccia, indugiando senza che lei mostrasse la seppur minima ritrosia. Eppure gelida, professionale, precisa. Perfetta.
Al dolce i festanti presero a farsi foto tra loro, chiesero a Beatrice di scattarne lei al gruppo intero, poi chiesero che lei entrasse nel gruppo, poi a gruppetti o in singolo vollero farsi una foto con lei. Un’apoteosi e lei sempre gelida e professionale, salvo strizzarmi l’occhio e sorridermi appena possibile.
Recitava sì per sé, per la sua inguaribile smania di esibizionismo, ma anche per me, sperando e sapendo che avrei escogitato qualcosa per rendere la serata memorabilmente memorabile.
Non ci fu bisogno che facessi nulla perché uno di quei commensali mi si avvicinò presentandosi e chiedendomi di unirci a loro alla successiva festa a casa sua. La strada era spianata, Beatrice avrebbe fatto il resto. Ovviamente accettai senza un attimo di indugio.
Arrivammo in una villa appena sopra Fiesole in pochissimi minuti.
Non c’era nessuno tranne il personale di servizio.
Entrammo in una sala grande, divisa in zone più in ombra, meno in ombra o del tutto illuminate. Uno strano effetto costruito da chissà quale mago delle luci visto che, appunto, c’erano angoli quasi al buio, dove ci si poteva nascondere senza essere visti a un metro da una zona illuminata a giorno. Mai vista una cosa del genere.
Tutti prendemmo posto su ampi divani al centro della stanza. Beatrice aera accanto a me, compita come una brava studentessa in commissione d’esame, salvo avere le cosce totalmente scoperte, il seno in bella vista e la fica nuda!
Il padrone di casa fece una sorta di presentazione che a me sembrò inopportuna, salvo poi scoprire che oltre Beatrice e me altri 3 o 4 ospiti erano stati fino ad allora estranei al gruppo. Io mi presentai da me brevemente, introdussi Beatrice come mia amica e, soprattutto, amica della mia compagna, purtroppo assente. Provai a calcare il tono su “amica della mia compagna” volendo far sottintendere la verità, ma non sono sicuro che tutti colsero, salvo giusto il padrone di casa che mi sorrise, così almeno a me parve, in modo sornione. Poi lasciai la parola a Beatrice che da gelida che era stata fino ad allora si alzò sorridente e gioiosa per saltare al centro della stanza e quasi gridare :”sono Beatrice, so servire ai tavoli, so fare molte cose belle ma che qualcuno giudica peccaminose” e rise di una risata squillante e contagiosa, tutti risero e tutti applaudirono.
L’incantesimo ormai era partito e chi ci cadeva dentro, da quel momento, rischiava.
E mentre il personale di servizio ci serviva da bere Beatrice si avvicinò al padrone di casa per sussurrargli qualcosa all’orecchio, poi, prima di sedersi accanto a me, mi infilò la lingua in bocca sedendosi a gambre aperte sulle mie ginocchia. Era davvero un teatro perché l’”ooohhh” di meraviglia di tutti fu seguiti da un altro applauso.
Bea era ormai la star assoluta della serata.
Passarono un paio di minuti e il padrone si avvicinò a noi facendo a lei un cenno di assenso.
Lei si alzò e tornò al centro della sala giusto mentre si alzava una musica che riconobbi immediatamente, Gotan Project, e lei, quasi urlando: “tango! chi balla il tango con me?”.
Si catapultarono in tre, lei ne afferrò uno trascinandolo a sé. Ballava divinamente, del resto l’avevo già vista in un’occasione simile un paio di mesi prima danzare sulle note della Carmen di Bizet.
Ma questo partner non la soddisfaceva, lo respinse per avvinghiarsi a un giovanotto non più giovanotto, ma elegante e sottile quasi da assomigliare ad un tanghero, per chi avesse voluto essere di bocca buona. Questo sapeva farci.
La danza diventò elegante e molto sensuale, in alcuni movimenti il vestitino non fu più sufficiente a nascondere le chiappe nude di Beatrice e non solo, né lei fece nulla per impedirlo.
Lei sembrava guidare l’andatura e, così facendo, trascinò il partner nella zona d’ombra. Cercavamo tutti di vedere, erano lì a pochi metri ma nulla, solo ombre avvinghiate ma questa volta immobili e asimmetriche, Io intravedevo come gli altri ma vedevo tutto senza bisogno degli occhi, sapevo, Beatrice era in ginocchio e avrebbe fatto piegare le gambe del maschio ballerino. Non passò tanto ma sembrò un’enormità, uscirono dall’ombra ancora ballando. Beatrice imperturbabile, lui, stravolto, si precipitò a sedersi.
Betarice continuò a ballare, questa volta sulle note di Libertango di Grace Jones, altra musica sensuale.
Il vestitino si sollevava e lei lo aiutava sollevarsi finché giusto una delle ragazze urlò “nuda” e subito gli altri tutti dietro “nuda nuda”.
Lei si fermò, immobile, corrucciata, guardando tutti in cagnesco e….. oplà con un gesto si tolse il vestito per lanciarlo al padrone di casa
Nuda completamente nuda sotto gli occhi di tutti, compreso il personale di servizio Girava attorno a tutti danzando lieve, sfiorando i corpi finché non porse la mano giusto alla ragazza che per prima aveva gridato “nuda”. Quella si alzò esitante , Beatrice le girò attorno, le accarezzò i capelli, poi si mise di fronte a lei, naso contro naso, per qualche secondo, quella non si mosse e Beatrice la baciò sulle labbra, tra le labbra, nella bocca, stringendola a sé con le mani sul suo culo. L‘altra corrispose e si avvinghiò a sua volta.
Rimasero così un po’, ma Beatrice non aveva ancora finito lo spettacolo e tornò a ballare sola al centro della sala.
Il padrone di casa le si avvicinò per toccarle proprio la fica, lei lo respinse con uno schiaffo tanto forte quanto sonoro. Sembrò cadere il gelo e fui lei a scioglierlo avvicinandosi all’anfitrione col ditino che faceva “no, no”, ma lui era imbufalito e arrapato, una combinazione esplosiva.
Io ero vigile e sarei intervenuto se fosse stato il caso, ma sapevo che non sarebbe stato in alcun modo necessario. Beatrice stava provocando una reazione e quello reagì, la prese per i capelli e la trascinò sul tavolo più vicino, a faccia in giù, il culo all’aria, oscenamente pronta a subire le voglie di chiunque.
Io mi avvicinai a lei solo per eccesso di scrupolo; ero eccitato anche io e avrei voluto scoparla per primo, ma avevo dalla mia parte il tempo. Le sussurrai nell’orecchio che se faceva la puttana sarebbe stata trattata da puttana, lei mi grugnì e fece per divincolarsi; io le sussurrai ancora “smettila cazzo, prenditi questi cazzi e godi tanto lo so che vuoi più cazzi che puoi”. E lei ancora provò a divincolarsi finchè giusto il padrone di casa si abbassò i pantaloni e senza nessuna preparazione la impalò violentemente, lei lanciò un urlo che voleva sembrare di rifiuto ma era di gioia e ancora di più mugolò quando altre due mani le spinsero la faccia verso il bordo del tavolo dove l’aspettava un cazzo di tutto rispetto che lei ingoiò famelica
Quello le spingeva il cazzo nella fica e l’altro le riempiva la bocca.
Poi il primo tirò fuori il cazzo dalla fica e la rigirò come uno straccio sul tavolo, questa volta a spalle in giù
Le spalancò le gambe e si tirò da parte lasciando il posto ad un altro maschio, anche lui senza la minima esitazione le infilò il cazzo dentro
E ora c’era ancora un maschio, il terzo, si era completamente denudato di lato le succhiava le tette e sembrava volesse baciarle la bocca che però era occupata a succhiare l’altro cazzo
Beatrice urlava di piacere ma, incredibile, era ancora vigile perché con la mano a tentoni cercò il cazzo di chi le baciava i capezzoli, lo trovò e lo impugnò e prese a segarlo al punto che quello smise di baciarla, si drizzò, si inarcò all’indietro e, in un attimo, godette poggiando il cazzo sul fianco di Beatrice e subito dopo, quasi all’unisono, godettero gli altri due, uno sulla pancia e l’altro nella bocca. Lei ingoiò ma lo sperma era così tanto che le fuoriusciva dalle labbra; lei si pulì con le mani per poi leccarsi le dita.
Stette qualche secondo immobile, riprese un po’ di forze e si guardò attorno; tutti erano silenziosi e fermi, anche il padrone di casa che però aveva il cazzo ancora in tiro. I loro sguardi si incrociarono e lui le disse “ora mi darai il culo”, lei reagì scattando in piedi cercando di allontanarsi, ma quello la bloccò.
Io mi avvicinai e le dissi “fallo, dopo ti piacerà, fallo, il tuo culo lo ha già provato, non fare storie, sappiamo entrambi che ti piace”.
Non ci fu pietà alcuna: quello la impalò in un attimo, lei urlò di dolore, poi il dolore diventò piano piano piacere e grida “sì, sì, spingi, sfondami, lo voglio tutto, inculami ti prego”
Godette dentro di lei con un grugnito bestiale.
Lei pure ebbe un orgasmo galattico che la fece quasi svenire.
Era sfatta, mi guardai attorno, non mi ero accorto che anche le altre tre ragazze erano nude e scopavano con i quattro maschi che non avevano toccato Beatrice.
La festa per noi era finita. Lei si rivestì calma. Altera, gelida, sembrava venisse via da un concerto di musica classica a teatro, tanto era imperturbabile. Salutammo con un cenno della mano. All’ingresso un dei camerieri che aveva pure assistito a tutto ci chiamò un taxi. Era un bel ragazzo davvero e aveva una faccia così languida da fare tenerezza.
Entrammo in auto ma Beatrice ne uscì immediatamente per avvicinarsi a quel ragazzo e bisbigliargli qualcosa.
Le chiesi cosa gli avesse detto e lei “gli ho detto dove stiamo di hotel e che lo aspetto domani, perché sarò contenta di far godere anche lui, se lo merita, poverino”!
Impagabile, meravigliosa Beatrice!
Beatrice, Monica ed io decidemmo di passare un fine settimana lungo a Firenze. Io ci avevo vissuto 5 anni, la conoscevo bene e avevo mantenuto contatti e qualche amicizia. Purtroppo dopo un giorno Monica fu costretta a rientrare per questioni di famiglia.
Ho già scritto in un precedente racconto come avevo conosciuto Beatrice. Era stata compagna di vacanza di Monica, in barca, dove era nato tra loro un legame più che sospetto, cosa che non poté che sfociare nell’invito a passare il resto delle vacanze con noi in montagna.
Quel legame forte tra le due si era trasformato in un ménage à trois in perfetta sintonia e complicità. Certo il legame più forte era tra le due donne, ma io non sfiguravo come terzo per niente incomodo.
Il venerdi sera decisi di portare Beatrice nel ristorante di proprietà di un mio amico, in centro storico sì, ma non per turisti. Era (è ancora) un posto esclusivo, molto chic, se non proprio snob, riservato al punto di essere quasi per soli soci. Solo 7 tavoli, numero che il mio amico proprietario considera scaramantico per un motivo mai capito.
Quella sera fummo ospitati giusto per amicizia perché il locale era praticamente riservato a un gruppo di una decina di persone, tutti uomini di età varia, tranne tre sole giovani donne Non altri. Gente cosiddetta “bene” e sicuramente facoltosa.
Beatrice aveva comprato nel pomeriggio l’abito adatto per l’occasione e aveva scelto, con tutta la mia seppure inutile approvazione, un vestitino leggero, molto corto e svolazzante e soprattutto tanto aperto sul davanti che bastava un niente, un semplice chinarsi leggermente in avanti, per scoprirle gli splendidi, acerbi, eccitantissimi seni. E molto divertente era stato assistere agli sforzi professionali del giovane commesso per cercare di non mostrare l’eccitazione di cui era diventato presto vittima. Ma questa non era che l’ennesima prova e testimonianza dell’esibizionismo patologico della mia giovane compagna.
Il mio amico ci accolse come meglio non avrebbe potuto, interessato a me, certo, ma immediatamente rapito dalla figura di Beatrice che normalmente sprizzava sensualità solo a star ferma , se poi decideva, come quella sera aveva deciso, di essere seducente allora era certo che anche il David di Piazza della Signoria sarebbe sceso dal piedistallo per poterla avvicinare.
Mangiammo in un’atmosfera di sensualità incredibile, il tavolo degli altri commensali era distante ma non così tanto da impedir loro di apprezzare Beatrice e questo ci eccitò.
Le nostre mani si cercavano sul tavolo, lei si chinava in avanti e io le sfioravo i capezzoli, indugiando finché qualcuno non notasse il gesto. Lei era seduta con le gambe in bella vista e scoperte quasi fino all’inguine finché non si chinò per sfilarsi gli slip e poggiarli come un leggero soffice batuffolo sul tavolo!
Al mio amico che si avvicinò per scambiare due parole lei lanciò uno sguardo dritto negli occhi per poi poggiarli sul tavolo, a indicargli la direzione da seguire. Incredibile seduttrice. Ero allo spasimo.
Fosco, appunto l’amico proprietario, era venuto anche a scusarsi per il servizio che sarebbe diventato anche più lento perché in cucina una sventurata disattenzione aveva provocato un incidente a una delle due sole cameriere presenti.
Io dissi di non preoccuparsi affatto di noi ma di dare l’assoluta precedenza agli altri ospiti e guardai Beatrice. Tra noi c’era un tale sintonia che non servirono parole e lei fu prontissima a dire: “ma se vuoi vi dò una mano io,; da studentessa ho lavorato tanto nei ristoranti e sono bravissima” e senza neanche aspettare la risposta si diresse verso la cucina. Fosco e io ci guardammo con un sorriso di intesa senza profferire verbo.
Lui si diresse al tavolo degli altri commensali per notificare loro la novità che, sembrava di stare a teatro, fu accolta da un sonoro applauso. Applauso ancora più fragoroso quando al tavolo arrivò giusto Beatrice, bottiglia di vino tra le mani, vestitino che sembrava si fosse accorciato ancora di più, cosce stratosferiche, apertura sul seno al limite della nudità totale.
Andò avanti così per una buona mezz’ora, lei serviva in tavola, sparecchiava, versava il vino chinandosi il giusto per mostrare i suoi capezzoli senza alcun ostacolo e gli uomini le cingevano i fianchi con le loro braccia, indugiando senza che lei mostrasse la seppur minima ritrosia. Eppure gelida, professionale, precisa. Perfetta.
Al dolce i festanti presero a farsi foto tra loro, chiesero a Beatrice di scattarne lei al gruppo intero, poi chiesero che lei entrasse nel gruppo, poi a gruppetti o in singolo vollero farsi una foto con lei. Un’apoteosi e lei sempre gelida e professionale, salvo strizzarmi l’occhio e sorridermi appena possibile.
Recitava sì per sé, per la sua inguaribile smania di esibizionismo, ma anche per me, sperando e sapendo che avrei escogitato qualcosa per rendere la serata memorabilmente memorabile.
Non ci fu bisogno che facessi nulla perché uno di quei commensali mi si avvicinò presentandosi e chiedendomi di unirci a loro alla successiva festa a casa sua. La strada era spianata, Beatrice avrebbe fatto il resto. Ovviamente accettai senza un attimo di indugio.
Arrivammo in una villa appena sopra Fiesole in pochissimi minuti.
Non c’era nessuno tranne il personale di servizio.
Entrammo in una sala grande, divisa in zone più in ombra, meno in ombra o del tutto illuminate. Uno strano effetto costruito da chissà quale mago delle luci visto che, appunto, c’erano angoli quasi al buio, dove ci si poteva nascondere senza essere visti a un metro da una zona illuminata a giorno. Mai vista una cosa del genere.
Tutti prendemmo posto su ampi divani al centro della stanza. Beatrice aera accanto a me, compita come una brava studentessa in commissione d’esame, salvo avere le cosce totalmente scoperte, il seno in bella vista e la fica nuda!
Il padrone di casa fece una sorta di presentazione che a me sembrò inopportuna, salvo poi scoprire che oltre Beatrice e me altri 3 o 4 ospiti erano stati fino ad allora estranei al gruppo. Io mi presentai da me brevemente, introdussi Beatrice come mia amica e, soprattutto, amica della mia compagna, purtroppo assente. Provai a calcare il tono su “amica della mia compagna” volendo far sottintendere la verità, ma non sono sicuro che tutti colsero, salvo giusto il padrone di casa che mi sorrise, così almeno a me parve, in modo sornione. Poi lasciai la parola a Beatrice che da gelida che era stata fino ad allora si alzò sorridente e gioiosa per saltare al centro della stanza e quasi gridare :”sono Beatrice, so servire ai tavoli, so fare molte cose belle ma che qualcuno giudica peccaminose” e rise di una risata squillante e contagiosa, tutti risero e tutti applaudirono.
L’incantesimo ormai era partito e chi ci cadeva dentro, da quel momento, rischiava.
E mentre il personale di servizio ci serviva da bere Beatrice si avvicinò al padrone di casa per sussurrargli qualcosa all’orecchio, poi, prima di sedersi accanto a me, mi infilò la lingua in bocca sedendosi a gambre aperte sulle mie ginocchia. Era davvero un teatro perché l’”ooohhh” di meraviglia di tutti fu seguiti da un altro applauso.
Bea era ormai la star assoluta della serata.
Passarono un paio di minuti e il padrone si avvicinò a noi facendo a lei un cenno di assenso.
Lei si alzò e tornò al centro della sala giusto mentre si alzava una musica che riconobbi immediatamente, Gotan Project, e lei, quasi urlando: “tango! chi balla il tango con me?”.
Si catapultarono in tre, lei ne afferrò uno trascinandolo a sé. Ballava divinamente, del resto l’avevo già vista in un’occasione simile un paio di mesi prima danzare sulle note della Carmen di Bizet.
Ma questo partner non la soddisfaceva, lo respinse per avvinghiarsi a un giovanotto non più giovanotto, ma elegante e sottile quasi da assomigliare ad un tanghero, per chi avesse voluto essere di bocca buona. Questo sapeva farci.
La danza diventò elegante e molto sensuale, in alcuni movimenti il vestitino non fu più sufficiente a nascondere le chiappe nude di Beatrice e non solo, né lei fece nulla per impedirlo.
Lei sembrava guidare l’andatura e, così facendo, trascinò il partner nella zona d’ombra. Cercavamo tutti di vedere, erano lì a pochi metri ma nulla, solo ombre avvinghiate ma questa volta immobili e asimmetriche, Io intravedevo come gli altri ma vedevo tutto senza bisogno degli occhi, sapevo, Beatrice era in ginocchio e avrebbe fatto piegare le gambe del maschio ballerino. Non passò tanto ma sembrò un’enormità, uscirono dall’ombra ancora ballando. Beatrice imperturbabile, lui, stravolto, si precipitò a sedersi.
Betarice continuò a ballare, questa volta sulle note di Libertango di Grace Jones, altra musica sensuale.
Il vestitino si sollevava e lei lo aiutava sollevarsi finché giusto una delle ragazze urlò “nuda” e subito gli altri tutti dietro “nuda nuda”.
Lei si fermò, immobile, corrucciata, guardando tutti in cagnesco e….. oplà con un gesto si tolse il vestito per lanciarlo al padrone di casa
Nuda completamente nuda sotto gli occhi di tutti, compreso il personale di servizio Girava attorno a tutti danzando lieve, sfiorando i corpi finché non porse la mano giusto alla ragazza che per prima aveva gridato “nuda”. Quella si alzò esitante , Beatrice le girò attorno, le accarezzò i capelli, poi si mise di fronte a lei, naso contro naso, per qualche secondo, quella non si mosse e Beatrice la baciò sulle labbra, tra le labbra, nella bocca, stringendola a sé con le mani sul suo culo. L‘altra corrispose e si avvinghiò a sua volta.
Rimasero così un po’, ma Beatrice non aveva ancora finito lo spettacolo e tornò a ballare sola al centro della sala.
Il padrone di casa le si avvicinò per toccarle proprio la fica, lei lo respinse con uno schiaffo tanto forte quanto sonoro. Sembrò cadere il gelo e fui lei a scioglierlo avvicinandosi all’anfitrione col ditino che faceva “no, no”, ma lui era imbufalito e arrapato, una combinazione esplosiva.
Io ero vigile e sarei intervenuto se fosse stato il caso, ma sapevo che non sarebbe stato in alcun modo necessario. Beatrice stava provocando una reazione e quello reagì, la prese per i capelli e la trascinò sul tavolo più vicino, a faccia in giù, il culo all’aria, oscenamente pronta a subire le voglie di chiunque.
Io mi avvicinai a lei solo per eccesso di scrupolo; ero eccitato anche io e avrei voluto scoparla per primo, ma avevo dalla mia parte il tempo. Le sussurrai nell’orecchio che se faceva la puttana sarebbe stata trattata da puttana, lei mi grugnì e fece per divincolarsi; io le sussurrai ancora “smettila cazzo, prenditi questi cazzi e godi tanto lo so che vuoi più cazzi che puoi”. E lei ancora provò a divincolarsi finchè giusto il padrone di casa si abbassò i pantaloni e senza nessuna preparazione la impalò violentemente, lei lanciò un urlo che voleva sembrare di rifiuto ma era di gioia e ancora di più mugolò quando altre due mani le spinsero la faccia verso il bordo del tavolo dove l’aspettava un cazzo di tutto rispetto che lei ingoiò famelica
Quello le spingeva il cazzo nella fica e l’altro le riempiva la bocca.
Poi il primo tirò fuori il cazzo dalla fica e la rigirò come uno straccio sul tavolo, questa volta a spalle in giù
Le spalancò le gambe e si tirò da parte lasciando il posto ad un altro maschio, anche lui senza la minima esitazione le infilò il cazzo dentro
E ora c’era ancora un maschio, il terzo, si era completamente denudato di lato le succhiava le tette e sembrava volesse baciarle la bocca che però era occupata a succhiare l’altro cazzo
Beatrice urlava di piacere ma, incredibile, era ancora vigile perché con la mano a tentoni cercò il cazzo di chi le baciava i capezzoli, lo trovò e lo impugnò e prese a segarlo al punto che quello smise di baciarla, si drizzò, si inarcò all’indietro e, in un attimo, godette poggiando il cazzo sul fianco di Beatrice e subito dopo, quasi all’unisono, godettero gli altri due, uno sulla pancia e l’altro nella bocca. Lei ingoiò ma lo sperma era così tanto che le fuoriusciva dalle labbra; lei si pulì con le mani per poi leccarsi le dita.
Stette qualche secondo immobile, riprese un po’ di forze e si guardò attorno; tutti erano silenziosi e fermi, anche il padrone di casa che però aveva il cazzo ancora in tiro. I loro sguardi si incrociarono e lui le disse “ora mi darai il culo”, lei reagì scattando in piedi cercando di allontanarsi, ma quello la bloccò.
Io mi avvicinai e le dissi “fallo, dopo ti piacerà, fallo, il tuo culo lo ha già provato, non fare storie, sappiamo entrambi che ti piace”.
Non ci fu pietà alcuna: quello la impalò in un attimo, lei urlò di dolore, poi il dolore diventò piano piano piacere e grida “sì, sì, spingi, sfondami, lo voglio tutto, inculami ti prego”
Godette dentro di lei con un grugnito bestiale.
Lei pure ebbe un orgasmo galattico che la fece quasi svenire.
Era sfatta, mi guardai attorno, non mi ero accorto che anche le altre tre ragazze erano nude e scopavano con i quattro maschi che non avevano toccato Beatrice.
La festa per noi era finita. Lei si rivestì calma. Altera, gelida, sembrava venisse via da un concerto di musica classica a teatro, tanto era imperturbabile. Salutammo con un cenno della mano. All’ingresso un dei camerieri che aveva pure assistito a tutto ci chiamò un taxi. Era un bel ragazzo davvero e aveva una faccia così languida da fare tenerezza.
Entrammo in auto ma Beatrice ne uscì immediatamente per avvicinarsi a quel ragazzo e bisbigliargli qualcosa.
Le chiesi cosa gli avesse detto e lei “gli ho detto dove stiamo di hotel e che lo aspetto domani, perché sarò contenta di far godere anche lui, se lo merita, poverino”!
Impagabile, meravigliosa Beatrice!
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