I figli del pizzaiolo
di
Steve Milton
genere
incesti
Lavoravo come garzone, in quella pizzeria d’asporto.
La paga non era un granché, ma vista la situazione che mi trovavo, era una vera manna dal cielo.
Leone, il proprietario, un sessant’enne che assomigliava vagamente a Robert De Niro, aveva due figli, tutti e due sulla ventina.
Già dal primo giorno, avevo messo gli occhi su Lucilla.
Lucilla era la tipica bella ragazza, che all’inizio fa la schizzinosa, ma poi, alla fine, se la sai prendere dal verso giusto di da confidenza e non solo.
Era bella Lucilla. Alta, di un biondo castano con due occhi celesti come il cielo.
Labbra sottili, un seno ne piccolo ne grande, e un culo che non potevi fare a meno ad appoggiarci sopra gli occhi.
Le prime sere non mi chiamava nemmeno per nome, dandomi solo del garzone. Poi, le cose tra noi, si sono fatte decisamente più confidenziali.
Con Salvatore invece, il figlio maschio, fu amicizia e simpatia dal primo istante.
Ridavamo e scherzavamo come amici di vecchia data.
Aveva una specie di ammirazione per me, mi vedeva quasi come un fratello maggiore. I suoi occhi scintillavano, quando gli raccontavo delle mie avventure.
Comunque, tempo tre settimane e mi ero fatto la bella sorellina schizzinosa.
A Lucilla piaceva le sveltine, fatte sul banco della pizzeria.
Lei appoggiata e io di dietro, a spingermi dentro di lei, sentendo i suoi glutei marmorei sbattermi sul pube ad ogni colpo.
Più di una volta, tentai di metterglielo in culo.
Ma lei non voleva.
E poi, c’era Salvatore.
A Salvatore piaceva guardare, mentre mi facevo Lucilla sua sorella.
Di nascosto ci spiava e si masturbava.
Io lo sapevo, me l’aveva detto lui, e la cosa non mi dava fastidio.
Una sera, finito con sua sorella, lo beccai ancora con i pantaloni abbassati e il piffero in mano.
Era ancora eccitato.
Mi chiese di fargli un pompino.
“Ma sei matto!” risposi io.
“Allora te lo faccio io a te!” ribatté lui.
“Tu sei fuori!” fu la mia risposta.
“Ti do duecentomila lire!” rilanciò lui.
A quel punto, visto il bisogno di soldi che avevo, mi abbassai i pantaloni e me lo lasciai succhiare.
Dopo un po’, Salvatore si alzò, si appoggiò a un tavolo e dandomi di spalle mi chiese di metterglielo al culo.
Mi promise addirittura altri soldi.
Io, ero indeciso se farlo o No.
A quel punto, alle mie spalle, o meglio alle nostre spalle, un improvviso battito di mani.
Lucilla di nascosto aveva assistito al tutto.
Questa volta, la guardona l’aveva fatto lei.
Si avvicinò a noi sorridente, e mi chiese di soddisfare la richiesta di suo fratello.
“Fanculo!” risposi io. Lei mi propose più soldi.
Ma io a quell’ennesima offerta in denaro mi sentì offendere.
Mi sentì praticamente trattato come una puttana, e me ne uscì con una frase del tipo :
“Non me frega dei vostri soldi!” o qualcosa del genere.
Lei mi sorrise.
“Se lo fai mi faccio scopare da tutti e due!” fu la sua risposta.
Ci fu un attimo di silenzio. Salvatore sollevò il capo.
La cosa lo eccitava, ed eccitava pure me.
Ma io non ci credevo.
Scoppiai a ridere, e me ne uscì con una battuta.
E lei, a quella mia battuta, iniziò a spogliarsi.
Ci fu di nuovo silenzio in quel magazzino.
Lucilla si avvicinò, completamente nuda e afferrata una bottiglia d’olio extra vergine innaffiò il sedere del fratello.
“ Adesso inculalò!” mi sussurrò. Ed io obbedì.
Non avevo mai fatto una cosa simile prima.
No ero e non sono tutt’ora gay. Ma in quel momento, dentro quella perversa situazione, godevo come un matto a incularmi quel ragazzo.
Lucilla poco dopo, mi ordinò di chinarmi, afferrare il cazzo di suo fratello, e iniziare a menarlo.
Io obbedì. Ormai ero totalmente succube, di lei, e di quel perverso gioco.
Il tempo di salire sul bancone, e divaricare le gambe davanti a suo fratello.
“Leccami la fica ! Fratellino!” gli sussurrò quasi con dolcezza.
E lui, lentamente, chinò la testa tra le sue cosce, mentre il mio cazzo continuava a spingersi dentro di lui, e la mia mano sinistra lo segava.
Questa storia non finisce qui.
Se volete sapere il seguito …fatemelo sapere.
La paga non era un granché, ma vista la situazione che mi trovavo, era una vera manna dal cielo.
Leone, il proprietario, un sessant’enne che assomigliava vagamente a Robert De Niro, aveva due figli, tutti e due sulla ventina.
Già dal primo giorno, avevo messo gli occhi su Lucilla.
Lucilla era la tipica bella ragazza, che all’inizio fa la schizzinosa, ma poi, alla fine, se la sai prendere dal verso giusto di da confidenza e non solo.
Era bella Lucilla. Alta, di un biondo castano con due occhi celesti come il cielo.
Labbra sottili, un seno ne piccolo ne grande, e un culo che non potevi fare a meno ad appoggiarci sopra gli occhi.
Le prime sere non mi chiamava nemmeno per nome, dandomi solo del garzone. Poi, le cose tra noi, si sono fatte decisamente più confidenziali.
Con Salvatore invece, il figlio maschio, fu amicizia e simpatia dal primo istante.
Ridavamo e scherzavamo come amici di vecchia data.
Aveva una specie di ammirazione per me, mi vedeva quasi come un fratello maggiore. I suoi occhi scintillavano, quando gli raccontavo delle mie avventure.
Comunque, tempo tre settimane e mi ero fatto la bella sorellina schizzinosa.
A Lucilla piaceva le sveltine, fatte sul banco della pizzeria.
Lei appoggiata e io di dietro, a spingermi dentro di lei, sentendo i suoi glutei marmorei sbattermi sul pube ad ogni colpo.
Più di una volta, tentai di metterglielo in culo.
Ma lei non voleva.
E poi, c’era Salvatore.
A Salvatore piaceva guardare, mentre mi facevo Lucilla sua sorella.
Di nascosto ci spiava e si masturbava.
Io lo sapevo, me l’aveva detto lui, e la cosa non mi dava fastidio.
Una sera, finito con sua sorella, lo beccai ancora con i pantaloni abbassati e il piffero in mano.
Era ancora eccitato.
Mi chiese di fargli un pompino.
“Ma sei matto!” risposi io.
“Allora te lo faccio io a te!” ribatté lui.
“Tu sei fuori!” fu la mia risposta.
“Ti do duecentomila lire!” rilanciò lui.
A quel punto, visto il bisogno di soldi che avevo, mi abbassai i pantaloni e me lo lasciai succhiare.
Dopo un po’, Salvatore si alzò, si appoggiò a un tavolo e dandomi di spalle mi chiese di metterglielo al culo.
Mi promise addirittura altri soldi.
Io, ero indeciso se farlo o No.
A quel punto, alle mie spalle, o meglio alle nostre spalle, un improvviso battito di mani.
Lucilla di nascosto aveva assistito al tutto.
Questa volta, la guardona l’aveva fatto lei.
Si avvicinò a noi sorridente, e mi chiese di soddisfare la richiesta di suo fratello.
“Fanculo!” risposi io. Lei mi propose più soldi.
Ma io a quell’ennesima offerta in denaro mi sentì offendere.
Mi sentì praticamente trattato come una puttana, e me ne uscì con una frase del tipo :
“Non me frega dei vostri soldi!” o qualcosa del genere.
Lei mi sorrise.
“Se lo fai mi faccio scopare da tutti e due!” fu la sua risposta.
Ci fu un attimo di silenzio. Salvatore sollevò il capo.
La cosa lo eccitava, ed eccitava pure me.
Ma io non ci credevo.
Scoppiai a ridere, e me ne uscì con una battuta.
E lei, a quella mia battuta, iniziò a spogliarsi.
Ci fu di nuovo silenzio in quel magazzino.
Lucilla si avvicinò, completamente nuda e afferrata una bottiglia d’olio extra vergine innaffiò il sedere del fratello.
“ Adesso inculalò!” mi sussurrò. Ed io obbedì.
Non avevo mai fatto una cosa simile prima.
No ero e non sono tutt’ora gay. Ma in quel momento, dentro quella perversa situazione, godevo come un matto a incularmi quel ragazzo.
Lucilla poco dopo, mi ordinò di chinarmi, afferrare il cazzo di suo fratello, e iniziare a menarlo.
Io obbedì. Ormai ero totalmente succube, di lei, e di quel perverso gioco.
Il tempo di salire sul bancone, e divaricare le gambe davanti a suo fratello.
“Leccami la fica ! Fratellino!” gli sussurrò quasi con dolcezza.
E lui, lentamente, chinò la testa tra le sue cosce, mentre il mio cazzo continuava a spingersi dentro di lui, e la mia mano sinistra lo segava.
Questa storia non finisce qui.
Se volete sapere il seguito …fatemelo sapere.
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