L'orgasmo di Angela

di
genere
prime esperienze

Non ne eri consapevole.

A dispetto del lavoro che fai, a dispetto del fatto che il sesso lo avrai esplorato molto più di me, incredibilmente, ne eri all’oscuro.
Ed io, tuo cliente saltuario, come potevo sapere? Quello che sapevo e so, è che mi piace leccarla. Tanto.

A te, apparentemente non faceva né caldo né freddo, ma quella sera mi sentivo determinato a cavarti come minimo qualche sospiro profondo.

Mi metto quindi di buona volontà a fare quello che più mi piace in un rapporto sessuale, cioè donare piacere alla mia partner. Bacio, lecco, stuzzico, introduco un dito, poi due, continuo imperterrito a leccare, mentre tu apparentemente non fai una piega.
Finché noti che quella sera qualcosa è diverso. Probabilmente noti la mia determinazione, e la noti dalla lingua più agile del solito, che guizza ovunque, dal monte di venere alle grandi labbra, al fatto che le dita si muovono con più fretta ed impazienza del solito.
Sei sdraiata a pancia in su, con la schiena poggiata alla testiera del letto, ma dopo un po’ decidi di goderti questo cambiamento e ti sdrai del tutto, ti godi il momento.
Dal canto mio capisco che forse posso osare di più e comincio a concentrare i miei sforzi unicamente sul clitoride, faccio quindi su e giù con la lingua in maniera incessante, inesorabile, e quando smetto è per succhiarlo, forte. Cominci ad ansimare ed io porto il ritmo al massimo delle mie possibilità, sia di lingua sia di dita. Quelle della mano sinistra dentro di te, quelle della mano destra a torturarti il fine capezzolo che incornicia la tua terza non abbondante ma perfetta. Ad un certo punto ti rimetti con la schiena dritta, mi allontani la mano e mi fai capire di continuare solo di lingua. Ormai sono passati 15, forse 20 minuti. La mia lingua è stanca ma io non mollo, voglio vederti godere, arrenderti. È lì che s’insinua in me il sospetto che forse mi sono spinto già oltre a quello che conoscevi del tuo corpo, perché senza parlare mi inciti a continuare, con la tua mano che, saltuariamente, accompagna la mia testa verso di te e soprattutto quando mi aiuti e spalanchi per me le grandi labbra per consentirmi migliore accesso al clito che si vuole nascondere.

Sei al limite.
Lo sento, e lo senti anche tu.
Non riesci però ad oltrepassarlo, e per ben 10 minuti ti vedo soffrire della frustrazione di vedere il traguardo ma di non riuscire a raggiungerlo. Ormai non ce la faccio più, è passata oltre mezz’ora dove io non ho mai smesso di stimolarti e non mi sento più la bocca. La mascella fa male, la lingua non la sento più.
Ansimi, forte. Mi guardi, quasi disperata, ma leggo nei tuoi occhi quello che voglio anch’io. Non smettere sinché non sia finita davvero. E la tua frustrazione diventa la mia. Mordo!
Mai prima di allora avevo addentato un clitoride. Non si fa. Lo facessero a me sul glande probabilmente prenderei a calci la sventurata.

È un morso breve, ma il tuo corpo risponde come dovrebbe rispondere al massimo godimento. Un urletto di sorpresa, poi un gemito di piacere, prolungato.
Riprovo. Passo i denti sopra il clitoride e tu quasi miagoli dal piacere. Mi prendi la testa con entrambe le mani, mi imprigioni, quasi non respiro. Circondo il clitoride coi denti e succhio più forte che posso. Dopo nemmeno due secondi, mi si riempie la bocca dei tuoi umori, fuoriusciti come acqua dagli argini di un fiume e ti sento godere come mai prima di allora. Tremi, ti dimeni, cerchi di allontanarmi, ma io da sadico quale sono ti blocco le mani e continuo a torturarti.
Me lo merito, cazzo!
Quando vedo che non ce la fai davvero più ti lascio andare. Il tuo corpo si abbandona, sei priva di forze. Ansimi come se avessi corso a perdifiato, occhi chiusi. Mi stendo di fianco a te, ti guardo sorridendo. Tu apri gli occhi e sorridi a tua volta.
“Stai bene?” chiedo.
Sono le prime parole da quando abbiamo cominciato, e probabilmente sei ancora persa nelle sensazioni perché non capisci subito quel che ti dico e devo ripetermi.

“Stai bene?”

“Stronzo” Rido. Fortissimo.

“Non mi era mai successo, grazie”

“E di cosa? Grazie a te. Mica mi era mai capitato di leccarla fino a non sentire più la faccia!”

“Dammi qualche minuto, non credo di farcela a continuare”

“Per me possiamo anche concludere qui”

“Davvero?” Mentre lentamente scivoli su di me e porti la testa all’altezza del mio inguine.

“Davvero” Anche se so che adesso toccherà a me implorarti pietà.
scritto il
2023-08-05
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