Innocenza
di
VVVVV
genere
prime esperienze
Mi chiamo Arianna e ho 26 anni. Per lavoro mi capita spesso di lavorare fuori città, anche di notte. Quel giorno ero stata chiamata per una emergenza dall'altra parte della città e dovetti restare lì fino alle tre di notte. Durate la strada di ritorno la macchina si spense, finii la curva con l'inerzia che avevo e accostai. Provai ad accenderla un paio di volte ma nulla da fare, fu allora che mi accorsi che l'indicatore della benzina era rotto e che segnava il serbatoio a metà nonostante la macchina fosse spenta. Comunque conoscevo bene quella strada e sapevo che un paio di chilometri più avanti c'era una stazione di servizio. Così mi incamminai, la strada era deserta e si sentivano solo i rumori della campagna che circondava la tangenziale. Questa tranquillità venne interrotta da una macchina che si avvicinava da dietro di me, appena la vidi mi spostai dalla strada e gli feci segno di fermarsi. La macchina mi superò di qualche metro, si fermò e fece retromarcia. Bussai al finestrino e il guidatore lo abbassò, era un ragazzo giovane appena maggiorenne, aveva dei capelli biondi ricci e un viso quasi infantile.
«Salve! Mi scusi, la mia-»
Mi interruppe.
«Mi chiamo Federico.»
«Arianna.»
«Vuoi... un passaggio?»
«Grazie mille.»
Salii in macchina e il ragazzo iniziò a parlare.
«Non sono mai stato bravo in queste cose.»
Mi parlò del suo rapporto con le ragazze e della sessualità. Capii che mi aveva scambiata per una prostituta e la cosa mi fece sorridere. Era un ragazzo dolce e si capiva, non aveva mai avuto rapporti con delle ragazze per via del suo carattere introverso e aveva deciso di fare questo passo con una prostituta, per non essere giudicato. Ogni tanto mi guardava con gli occhi di un bambino e in quello sguardo c'era qualcosa di strano che però non riuscivo ad isolare.
Comunque la situazione mi metteva tensione e l'unica cosa che riuscii a dire fu.
«C'è una stazione di servizio più avanti.»
Il ragazzo partì senza dire una parola. Guardai il buio fuori dal finestrino per tutto il viaggio pensando a quello che mi aveva detto e spesso mi chiesi come sarebbe stato dargli ciò che voleva. Ripensai anche alla mia prima volta e a quanto terribile fosse stata, lui sudato e sporco che si dimenava su di me come un cinghiale ed io troppo pensierosa per provare piacere. La stazione di servizio era deserta anche se illuminata, il ragazzo di fermò sul retro in una zona non illuminata e nascosta da bancali e altra immondizia ammucchiata. Restammo in silenzio per un po' per scaricare la tensione. Non sapevo cosa fare così iniziai a parlare e a raccontare della mia prima volta. Lui mi guardava con della tristezza negli occhi, compassione forse.
«Mi venne dentro e, senza dire nulla, si vestì e se ne andò. Io andai in consultorio e presi la pillola del giorno dopo.» Lui continuó a non dire nulla.
«Hai mai baciato una ragazza?»
«Si... anche se anni fa.»
Mi allungai su di lui e gli sfiorai le labbra con le mie. Sii lasciò ogni timore alle spalle e mi baciò. Le sue labbra erano morbide e tremavano per l'ansia. Gli appoggiai una mano sul petto e sentii il suo cuore pulsare sempre più forte. I suoi baci mi riportarono ai bagni del liceo dove pomiciavo di nascosto con la mia prima ragazza durante l'ora di religione. Mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e continuai a baciarlo. In quella posizione riuscivo a sentire il suo cazzo premere sulle mie gambe. Più lo baciavo e più si induriva e più si induriva e più lo baciavo. Quando mi staccai vidi il suo volto completamente in estasi. Mi infilai ma mano sotto la maglia e mi tolsi il reggiseno, poi alzai la maglietta.
«Le hai mai toccate?»
Fece un cenno con la testa come per dire "no". Allora gli afferrai una mano e la portai al petto.
«Allarga la mano e afferrala, senti come sono morbide?»
Mi afferrò il seno con delicatezza così gli strinsi la mano per fargli vedere come si palpano.
«Tranquillo, non fa male.»
Il quel momento mi resi conto di quanto avesse da imparare e di che ruolo ricoprivo nella sua vita, mi sentii una artista e lui era la mia tela bianca.
Tornai sul mio sedile e lo guardai per alcuni secondi. Poi gli abbassai il sedile e gli slacciai i pantaloni. Infilai una mano nelle mutande e lo tirai fuori, era durissimo e tremante. Sfiorai la cappella con un dito e lui sussultò.
«Teanquillo tranquillo.» Sorrisi.
Iniziai a massaggiarlo dalla base guardando le espressioni del ragazzo cambiare ad ogni tocco. Non sarebbe durato molto così decisi di lasciare che si sfogasse. Mi abbassai e lo infilai in bocca serrando le mie labbra attorno alla cappella, poi iniziai a leccarlo e a succhiarlo dolcemente. Nemmeno due minuti e il ragazzo mi inondò la bocca di sborra.
«Mi dispiace, non volevo.»
Ci mise un po' a finire e nel mentre lo sentivo gemere e ansimare. La sua sborra era spessa e dolce come un budino. Mi alzai e ingoiai.
«Tranquillo, è normale.»
Aspettai qualche minuto che si riprendesse.
«Hai un preservativo?»
Lui tirò fuori dal portaoggetti un pacchetto sigillato di goldoni e lo aprì. Le mani gli tremavano e non riusciva ad infilarlo.
«Vuoi che faccia io?»
«Grazie.»
Presi il preservativo e lo appoggiai alla cappella ma non riusciva a scendere perché troppo stretto. Si era sottovalutato e trovavo la cosa adorabile.
«È troppo piccolo, aspetta qui.»
Uscì dalla macchina e mi sistemai come potevo. Entrai nell'area di servizio e mi guardai intorno. Non c'era nessuno neanche dietro al bancone.
«C'è nessuno?»
Da dal retro arrivò un uomo di mezza età scazzato.
«Cosa le serve?»
Esitai per un secondo e guardai le taniche di metallo alle spalle dell'uomo e ripensai alla macchina.
«Dei preservativi... medi.»
L'uomo mi guardò per un instante e notai nei suoi occhi la lussuria, emozione che non avevo notato negli occhi di Federico o almeno non in questa forma perversa.
Mi porse i preservativi continuando a fissarmi e mi fissò fino alla fine.
Quando tornai Federico aveva abbassato il sedile e aveva messo una coperta in modo che stessi il più comoda possibile. Gli infilai il preservativo e mi sdraiai. Poi mi tolsi i pantaloni e la maglia e lui mi imitò. Aveva un bel fisico nonostante non fosse particolarmente allenato. Si mise sopra di me e io gli afferrai il cazzo e lo infilai nella figa. Lui iniziò a muoversi lentamente così anche io iniziai a spingere con ritmo, dopo poco accelerò sempre di più. Il suo cazzo si incastrava perfettamente nella mia figa e andava a toccare ogni parte più sensibile. Era incredibile, nonostante la sua poca esperienza riusciva a farmi godere senza sforzo. Iniziai a gemere dal piacere e nonostante provassi a trattenermi non ci riuscivo.
«Tappami la bocca.»
«No, voglio sentirti.»
Lo baciai e lo strinsi a me con le gambe.
Durò poco ma riuscì a farmi godere come non mi succedeva da anni. Restammo attaccati per un po' e quando uscì vidi il preservativo completamente pieno. Quel ragazzo si deve essere trattenuto per mesi. Glielo sfilai e gli pulii il cazzo con la lingua, lui sussultò e tremò. Mi rivestii e mi sistemai i capelli mentre lui rimase nudo sul sedile del guidatore a riprendere fiato, era sfinito. Si tirò su i pantaloni e io gli diedi una mano a rimettersi la maglia, poi mi strinse un braccio.
«Resta ancora un po'.»
Io sorrisi e lo baciai.
Restammo sdraiati sui sedili per un po' di tempo.
«Ci sono dei soldi nel cruscotto, prendine quanti te ne servono.»
Poi cadde, sfinito, in un profondo sonno.
Aprii il cruscotto, afferrai un pezzo di carta e ci scrissi il mio numero, poi lo chiusi e me ne andai.
«Salve! Mi scusi, la mia-»
Mi interruppe.
«Mi chiamo Federico.»
«Arianna.»
«Vuoi... un passaggio?»
«Grazie mille.»
Salii in macchina e il ragazzo iniziò a parlare.
«Non sono mai stato bravo in queste cose.»
Mi parlò del suo rapporto con le ragazze e della sessualità. Capii che mi aveva scambiata per una prostituta e la cosa mi fece sorridere. Era un ragazzo dolce e si capiva, non aveva mai avuto rapporti con delle ragazze per via del suo carattere introverso e aveva deciso di fare questo passo con una prostituta, per non essere giudicato. Ogni tanto mi guardava con gli occhi di un bambino e in quello sguardo c'era qualcosa di strano che però non riuscivo ad isolare.
Comunque la situazione mi metteva tensione e l'unica cosa che riuscii a dire fu.
«C'è una stazione di servizio più avanti.»
Il ragazzo partì senza dire una parola. Guardai il buio fuori dal finestrino per tutto il viaggio pensando a quello che mi aveva detto e spesso mi chiesi come sarebbe stato dargli ciò che voleva. Ripensai anche alla mia prima volta e a quanto terribile fosse stata, lui sudato e sporco che si dimenava su di me come un cinghiale ed io troppo pensierosa per provare piacere. La stazione di servizio era deserta anche se illuminata, il ragazzo di fermò sul retro in una zona non illuminata e nascosta da bancali e altra immondizia ammucchiata. Restammo in silenzio per un po' per scaricare la tensione. Non sapevo cosa fare così iniziai a parlare e a raccontare della mia prima volta. Lui mi guardava con della tristezza negli occhi, compassione forse.
«Mi venne dentro e, senza dire nulla, si vestì e se ne andò. Io andai in consultorio e presi la pillola del giorno dopo.» Lui continuó a non dire nulla.
«Hai mai baciato una ragazza?»
«Si... anche se anni fa.»
Mi allungai su di lui e gli sfiorai le labbra con le mie. Sii lasciò ogni timore alle spalle e mi baciò. Le sue labbra erano morbide e tremavano per l'ansia. Gli appoggiai una mano sul petto e sentii il suo cuore pulsare sempre più forte. I suoi baci mi riportarono ai bagni del liceo dove pomiciavo di nascosto con la mia prima ragazza durante l'ora di religione. Mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e continuai a baciarlo. In quella posizione riuscivo a sentire il suo cazzo premere sulle mie gambe. Più lo baciavo e più si induriva e più si induriva e più lo baciavo. Quando mi staccai vidi il suo volto completamente in estasi. Mi infilai ma mano sotto la maglia e mi tolsi il reggiseno, poi alzai la maglietta.
«Le hai mai toccate?»
Fece un cenno con la testa come per dire "no". Allora gli afferrai una mano e la portai al petto.
«Allarga la mano e afferrala, senti come sono morbide?»
Mi afferrò il seno con delicatezza così gli strinsi la mano per fargli vedere come si palpano.
«Tranquillo, non fa male.»
Il quel momento mi resi conto di quanto avesse da imparare e di che ruolo ricoprivo nella sua vita, mi sentii una artista e lui era la mia tela bianca.
Tornai sul mio sedile e lo guardai per alcuni secondi. Poi gli abbassai il sedile e gli slacciai i pantaloni. Infilai una mano nelle mutande e lo tirai fuori, era durissimo e tremante. Sfiorai la cappella con un dito e lui sussultò.
«Teanquillo tranquillo.» Sorrisi.
Iniziai a massaggiarlo dalla base guardando le espressioni del ragazzo cambiare ad ogni tocco. Non sarebbe durato molto così decisi di lasciare che si sfogasse. Mi abbassai e lo infilai in bocca serrando le mie labbra attorno alla cappella, poi iniziai a leccarlo e a succhiarlo dolcemente. Nemmeno due minuti e il ragazzo mi inondò la bocca di sborra.
«Mi dispiace, non volevo.»
Ci mise un po' a finire e nel mentre lo sentivo gemere e ansimare. La sua sborra era spessa e dolce come un budino. Mi alzai e ingoiai.
«Tranquillo, è normale.»
Aspettai qualche minuto che si riprendesse.
«Hai un preservativo?»
Lui tirò fuori dal portaoggetti un pacchetto sigillato di goldoni e lo aprì. Le mani gli tremavano e non riusciva ad infilarlo.
«Vuoi che faccia io?»
«Grazie.»
Presi il preservativo e lo appoggiai alla cappella ma non riusciva a scendere perché troppo stretto. Si era sottovalutato e trovavo la cosa adorabile.
«È troppo piccolo, aspetta qui.»
Uscì dalla macchina e mi sistemai come potevo. Entrai nell'area di servizio e mi guardai intorno. Non c'era nessuno neanche dietro al bancone.
«C'è nessuno?»
Da dal retro arrivò un uomo di mezza età scazzato.
«Cosa le serve?»
Esitai per un secondo e guardai le taniche di metallo alle spalle dell'uomo e ripensai alla macchina.
«Dei preservativi... medi.»
L'uomo mi guardò per un instante e notai nei suoi occhi la lussuria, emozione che non avevo notato negli occhi di Federico o almeno non in questa forma perversa.
Mi porse i preservativi continuando a fissarmi e mi fissò fino alla fine.
Quando tornai Federico aveva abbassato il sedile e aveva messo una coperta in modo che stessi il più comoda possibile. Gli infilai il preservativo e mi sdraiai. Poi mi tolsi i pantaloni e la maglia e lui mi imitò. Aveva un bel fisico nonostante non fosse particolarmente allenato. Si mise sopra di me e io gli afferrai il cazzo e lo infilai nella figa. Lui iniziò a muoversi lentamente così anche io iniziai a spingere con ritmo, dopo poco accelerò sempre di più. Il suo cazzo si incastrava perfettamente nella mia figa e andava a toccare ogni parte più sensibile. Era incredibile, nonostante la sua poca esperienza riusciva a farmi godere senza sforzo. Iniziai a gemere dal piacere e nonostante provassi a trattenermi non ci riuscivo.
«Tappami la bocca.»
«No, voglio sentirti.»
Lo baciai e lo strinsi a me con le gambe.
Durò poco ma riuscì a farmi godere come non mi succedeva da anni. Restammo attaccati per un po' e quando uscì vidi il preservativo completamente pieno. Quel ragazzo si deve essere trattenuto per mesi. Glielo sfilai e gli pulii il cazzo con la lingua, lui sussultò e tremò. Mi rivestii e mi sistemai i capelli mentre lui rimase nudo sul sedile del guidatore a riprendere fiato, era sfinito. Si tirò su i pantaloni e io gli diedi una mano a rimettersi la maglia, poi mi strinse un braccio.
«Resta ancora un po'.»
Io sorrisi e lo baciai.
Restammo sdraiati sui sedili per un po' di tempo.
«Ci sono dei soldi nel cruscotto, prendine quanti te ne servono.»
Poi cadde, sfinito, in un profondo sonno.
Aprii il cruscotto, afferrai un pezzo di carta e ci scrissi il mio numero, poi lo chiusi e me ne andai.
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