Laura

di
genere
masturbazione

Eccomi qui davanti allo specchio. Tra poco porterò i miei bambini a scuola. Mio marito è al lavoro. La casa è silenziosa, finalmente! Mi merito un premio mattutino. D’altronde nell’ultimo periodo sono andata in palestra. Ho ancora indosso il body da notte. Un pezzo unico di estrema eleganza. Mi volto e ammiro il mio rotondo fondoschiena. Fin da giovane ho concigliato il mio femminismo con la mia voglia di piacere e primeggiare nell’arte della seduzione. Ma non è tempo di raccontare questa storia. Come ho detto è mattino e quel che resta della casa dorme. Io non dormo, io sono qui davanti allo specchio con una voglia mattutina. Gli impegni mi hanno un po’ allontanato da mio marito.
Quindi la mia mano sfiora il mio seno e lo fa uscire. Il capezzolo turgido non è la sola cosa che si riflette guardandomi. Si può facilmente intravedere la voglia nei miei lucenti occhi neri. Mi sistemo i lunghi capelli neri, legandoli con una coda di cavallo. Mi sistemo nel letto e comincio ad usare il mio ovetto personale. Discreto e potente solo quanto un amante perfetto può esserlo. Peccato sia muto. Alle volte credo di tradire mio marito con questo aggeggio.
Il piccolo aggeggio rosa entra freddo nella mia intercapedine gocciolante. All’inizio la sensazione è fredda ma via via la vibrazione aumenta la mia voglia cresce al massimo. La mia testa si lascia trasportare da idee che sanno di sesso, sudore, forza, accoglienza.
Quello che mi piace del vibratore è che posso controllare la velocità. Mi piace partire piano e sentire il movimento che si crea nelle mie morbide pareti. La mia voglia cresce sempre di più e con lei cresce il ritmo del mio stuzzichevole passatempo. Mi mordo un dito ma vorrei che mi tirassero i capelli, che mi facessero sentire una puledra domata con vigore e forza. I secondi passano, il mio amante senz’anima non tarda a fare effetto. Glaciale, spietato, lui sa ciò che vuole: lui vuole il mio orgasmo. Non tarda.

Penso al sudore dei corpi e vengo contorcendomi su me stessa, devo trattenere il grido. I bimbi si potrebbero svegliare.
Mi alzo faccio una doccia e fasciata dal mio accappatoio vesto i bambini. Comincio a truccarmi mentre loro si vestono. Al mattino una giovane studentessa mi aiuta con i bambini. Gli accordi sono che io li faccio alzare e cambiarsi e lei prepara la colazione e porta i bimbi a scuola. Facendo così sono libera di prepararmi. Oggi è free code in ufficio. Decido di indossare pantaloni a righe sottili nere e dolcevita bianco. Oggi voglio sentirmi fasciata. Mio marito era bravo nel farmi sentire protetta. Alla fine è quello che deve fare un maschio di casa: proteggere la sua famiglia. Purtroppo ultimamente gli impegni non ci fanno incontrare spesso. Alle volte ci vedavamo nel mio ufficio perché la nostra ditta è il suo principale cliente. Praticamente il direttor Rossi è il suo capo.

Indosso i miei tacchi a spillo. Guardandomi allo specchio aggiusto il polsino del mio orologio d’oro. Salgo in macchina e parto con calma verso il lavoro.
La mattina sembra normale: i soliti saluti di rito, un caffè con Emanuela, due chiacchere e poi via al lavoro.
In pausa caffè vengo approcciata da Paolo. Devo dire che è un ragazzo che profuma e si veste in modo elegante. Ma c’è qualcosina di viscido nei suoi occhi che non mi è mai piaciuto. Arrogante come sempre si avvicina mentre sto parlando con Manu. CI interrompe e con tono sicuro mi intima di passare nel suo ufficio durante la pausa pranzo. Aggiunge pure che è importante per me e per la mia famiglia. Nominandola ha voluto assicurarsi che io mi presenti. MI conosce bene e sa che farei di tutto per la famiglia o per lo meno mi sono sempre presentata in questo modo. Proprio per questo alle 12:05 mi ritrovo a bussare alla porta dell’ingegner Paolo. “probabilmente suo padre ha pagato la laurea” penso. Vengo invitata ad entrare mi siedo nella poltroncina davanti alla scrivania e con aria di superiorità chiedo il motivo del perché sia stata nominata la mia famiglia in un luogo di lavoro.

Dondolando sulla sedia mi lancia un fascicolo minuto. CI sono solo pochi fogli ma la cosa è chiara: ha scoperto il giochetto di mio marito.
Quando mio marito me ne parlò non ne fui per nulla entusiasta. In pratica voleva gonfiare i prezzi di mercato per rivenderli ad un prezzo leggermente superiore. La cosa non metteva assolutamente in pericolo l’economia dell’azienda dove lavoro, ma naturalmente aver fatto tutto questo “in nero” avrebbe potuto costare una sospensione del contratto. In poche parole mio marito si sarebbe trovato senza il cliente n*1.
La situazione è grave ma non gravissima. Cerco di convincere il viscido Paolo con soldi, ma ben presto si fa chiara la sua risposta. Vuole scoparmi. Naturalmente non accetterei mai. Mio marito si sarebbe ridimensionato ma alla fine l’accaduto poteva benissimo essere dimostrato come errore davanti a dei giudici. Ma il viscido non demorde con una serie di buone battute della serie: “ma ti piace piacere” riesce a farmi arrossire. Lui è disposto a perdere il suo posto pur di uscire con in mano qualcosa! Un’idea mi balza alla testa e mi dico “se vuole qualcosa diamogli qualcosa”. Offro il mio reggiseno, lui aumenta la posta. Io pretendo di togliermi l’indumento in bagno. Lui rifiuta e io rilancio con il regalo di reggiseno e perizoma tolti in bagno in cambio del silenzio. Lui non accetta asciugandosi la bava. Rischia tutto e devo cedere. Mi alzo e con un gesto è meccanico mi svesto e mi rivesto senza intimo davanti al suo sguardo libidinoso. Mentre lo faccio lo vedo strofinarsi i pantaloni all’altezza del glande. Consegno la merce. Lui sorride ed accenna ad un bacio sulla guancia. Rifiuto. Mi dirigo in infermeria con un senso di vomito. Chiedo di andare a casa. Sono le 12:50.

Entro nella mia villetta. Vado verso la stanza da letto che è collegata con un bagno interno. Lascio la mia borsa nel corridoio. Mi svesto in fretta. Entro nella doccia e apro l’acqua cerco di lavare via la vergogna ma non appena l’acqua scorre sui miei capezzoli l’eccitazione entra inaspettatamente in gioco. I miei pensieri vanno in un mondo generico. In questo momento un uomo che non è mio marito si sta sicuramente segando annusando le mie mutandine. Sentendo il profumo del mio dolce sesso. Sentendo gli umori di una donna messa alle strette. Annusando l’odore di una femmina impaurita.
La mia mente come per magia riflette l’immagina di un fallo ritto pronto a scoppiare. Scoppio io al pensiero. Mi sono sempre piaciuti gli schizzi. Mi è sempre piaciuta la sborra che cola sulla cappella.
Mi ricompongo. Mi adagio sul letto. Quando la mia famiglia ritorna mi trova in condizioni semi normali. Ammetto di essere debole e mi corico presto e senza nemmeno leggere spengo la luce. Cerco di non pensare. Non è facile ma mi addormento.
scritto il
2023-09-13
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