Laura si fa spiare
di
Succubus
genere
feticismo
Eccomi qui davanti allo specchio. Tra poco porterò i miei bambini a scuola. Mio marito è al lavoro. La casa è silenziosa, finalmente! Mi merito un premio mattutino. D’altronde nell’ultimo periodo sono andata in palestra. Ho ancora indosso il body da notte. Un pezzo unico di estrema eleganza. Mi volto e ammiro il mio tonico fondoschiena. Fin da giovane ho concigliato il femminismo con la mia voglia di piacere e primeggiare nell’arte della seduzione. Ma non è tempo di raccontare questa storia. Come ho detto è mattino e quel che resta della casa dorme. Io non dormo, io sono qui davanti allo specchio con una voglia mattutina. Gli impegni mi hanno un po’ allontanato da mio marito.
Quindi la mia mano sfiora il mio seno e lo fa uscire. Il capezzolo turgido non è la sola cosa che si riflette guardandomi. Si può facilmente intravedere la voglia nei miei lucenti occhi neri. Mi sistemo i lunghi capelli neri, legandoli con una coda di cavallo. Mi sistemo nel letto e comincio ad usare il mio ovetto personale. Discreto e potente solo quanto un amante perfetto può esserlo. Peccato sia muto. Alle volte credo di tradire mio marito con questo aggeggio.
Il piccolo arnese rosa entra freddo nella mia intercapedine gocciolante. All’inizio la sensazione è fredda ma lentamente la vibrazione aumenta e la mia voglia cresce con lei. I miei pensieri diventano idee che profumano di sesso, sudore, forza e infine accoglienza.
Quello che mi piace del vibratore è che posso controllare la velocità. Mi piace partire piano e sentire il movimento che si crea nelle mie morbide pareti. La mia voglia cresce sempre di più e con lei cresce il ritmo del mio stuzzichevole passatempo. Mi mordo un dito ma vorrei che mi tirassero i capelli. I secondi passano, il mio amante senz’anima non tarda a fare effetto. Glaciale, spietato, lui sa ciò che vuole: lui vuole il mio orgasmo e non tarda a darmelo.
Penso al sudore dei corpi e vengo contorcendomi su me stessa, devo trattenere il grido, ma il mio corpo non può fermare gli spasmi. La mia intimità è stata violata con piacevole vigore. I bimbi si potrebbero svegliare.
Mi alzo faccio una doccia e fasciata dal mio accappatoio vesto i bambini. Comincio a truccarmi mentre loro si vestono. Al mattino una giovane studentessa mi aiuta con i bambini. Gli accordi sono che io li faccio alzare e cambiarsi e lei prepara la colazione e porta i bimbi a scuola. Facendo così sono libera di prepararmi. Oggi è free code in ufficio. Decido di indossare pantaloni a righe sottili nere e dolcevita bianco. Oggi voglio sentirmi fasciata. Mio marito era bravo nel farmi sentire protetta. Alla fine è quello che deve fare un maschio di casa: proteggere la sua famiglia. Purtroppo ultimamente gli impegni non ci fanno incontrare spesso. Alle volte ci vedavamo nel mio ufficio perché la nostra ditta è il suo principale cliente. Praticamente il direttor Rossi è il suo capo.
Indosso i miei tacchi a spillo. Guardandomi allo specchio aggiusto il polsino del mio orologio d’oro. Salgo in macchina e parto con calma verso il lavoro.
La mattina sembra normale: i soliti saluti di rito, un caffè con Emanuela, due chiacchere e poi via al lavoro.
In pausa caffè vengo approcciata da Paolo. Devo dire che è un ragazzo che profuma e si veste in modo elegante. Ma c’è qualcosina di viscido nei suoi occhi che non mi è mai piaciuto. Arrogante come sempre si avvicina mentre sto parlando con Manu. CI interrompe e con tono sicuro mi intima di passare nel suo ufficio durante la pausa pranzo. Aggiunge pure che è importante per me e per la mia famiglia. Nominandola ha voluto assicurarsi che io mi presenti. MI conosce bene e sa che farei di tutto per la famiglia o per lo meno mi sono sempre presentata in questo modo. Proprio per questo alle 12:05 mi ritrovo a bussare alla porta dell’ingegner Paolo. “probabilmente suo padre ha pagato la laurea” penso. Vengo invitata ad entrare. Mi siedo nella poltroncina davanti alla scrivania e con aria di superiorità chiedo il motivo del perché sia stata nominata la mia famiglia in un luogo di lavoro.
Dondolando sulla sedia mi lancia un fascicolo minuto. CI sono solo pochi fogli ma la cosa è chiara: ha scoperto il giochetto di mio marito.
Quando mio marito mi parlò della sua idea non ne fui per nulla entusiasta. Davide ha una discreta ditta Hight Tech e la mia compagnia gli sollecitò un cambio di softuer. Applichere su larga scala il vecchio trucchetto di gonfiare i prezzi di mercato. In pratica rivendette alla mia ditta qualcosa che avevano già comprato. Cercai di convincerlo, il guadagno non giustificava il rischio. Ma lui volle provarci. Le cose andarono bene tant’è che Davide e il suo staff stanno concorrendo per un altro contratto arricchirà ancora di più la sua ditta. La cosa non metteva assolutamente in pericolo l’economia dell’azienda dove lavoro, ma per uno strano zelo Paolo e i suoi due amici avevano scoperto la cosa.
La situazione è grave ma non gravissima. È una cosa del passato. Non c’è il rischio di perdere i soldi ma quasi sicuramente si può perdere il prossimo appalto. Cerco di convincere lo squallido Paolo con una discreta somma di denaro, ma ben presto si fa chiara la sua risposta. Vuole scoparmi. Naturalmente non accetterei mai. Mio marito si ridimensionerebbe ma alla fine l’accaduto può benissimo essere dimostrato come errore davanti a dei giudici. E poi diciamocelo Paolo non mi piace. Allora devo giocare con la mia femminilità per uscirne vincitrice. Ma la poca lucidità e l’effettiva voglia di piacere a tutti mi porta ad una serie di piccoli errori. Lui è disposto a perdere il suo inutile ma ben pagato posto di lavoro pur di uscire con in mano qualcosa! Questa sua inedita sicurezza mi cogli di sorpresa. Non ho altre alternative se non quella di offrire uno dei miei reggiseni in cambio del silenzio. Lui si fa rigido. Ha capito che vincerà qualcosa, ma non è per nulla ciò per cui rischiare una denuncia per molestie sul posto di lavoro. Decide di aumentare la posta pretendendo il mio attuale perizoma. Senza pensarci alzo la voce: “OK DOMANI LO PORTO” rispondo stizzita. Gli ho dato un assist, non si grida tra colleghi. Rischio un richiamo. Lui pretende con fermezza il perizoma tolto e consegnato in sua presenza. Rimango di sasso. Ho perso la mano con un enuco del suo calibro. Non ci posso credere. Non posso rischiare di perdere anche il reggiseno. I colleghi non hanno mai visto i miei abbondanti seni liberi di strofinarsi sull’esile maglioncino. Il reggiseno va indossato! Allora mi alzo e accenno a sfilarmi la gonna. Ma lui mi ferma. Penso che desideri meno fermezza. Ma mi intima di trovarci in bagno alle 14:30. Mi da semplici indicazioni. Io devo solo entrare in bagno e denudarmi nel bagno centrale al resto ci penserà lui. Mi assicura il massimo riserbo. In bagno non ci sono telecamere e lui sa come nascondersi in bagno. Si vocifera sia riuscito a farsi una canna in bagno senza essere scoperto. Devo accettare!
Sono le 14:25. Fra cinque minuti sarò in un bagno in uno stabilimento qualsiasi. Mostrerò il mio sinuoso corpo nudo ad un porco che sicuramente si fermerà a masturbarsi sulle mie mutandine che ora sono bagnate dal pensiero. Cammino verso il bagno indicato entro e con un gesto meccanico guardo verso l’alto. Lui è lì che guarda. Cerco di fare un sorriso. Non ci riesco mi svesto e mi rivesto senza intimo davanti al suo sguardo libidinoso. Mentre lo faccio sento che si sta abbassando i pantaloni. Consegno la merce. Lui sorride e mi lancia un ripugnante bacio.
Sono le 14:50 chiedo al mio capo di staccare prima. “Ho il ciclo in arrivo” esclamo. Lui mi chiede semplicemente se l’assenza sarà prolungata. Rispondo di no. CI salutiamo. Una quindicina di minuti dopo entro nella mia villetta. Vado verso la stanza da letto che è collegata con un bagno interno. Lascio la mia borsa nel corridoio. Mi svesto in fretta. Entro nella doccia e apro l’acqua cerco di lavare via la vergogna ma non si stacca dalla mia pelle
Mi ricompongo. Mi adagio sul letto. Quando la mia famiglia ritorna mi trova in condizioni semi normali. Ammetto di essere debole e mi corico presto e senza nemmeno leggere spengo la luce. Cerco di non pensare. Non è facile ma mi addormento.
Sono di nuovo le 8. Solita rutine ma oggi non chiamerò in aiuto il mio amante. Mi sento spenta. Tolgo la camicia da notte nera. È molto sexy ma anche molto comoda. In pratica è una canottiera con mutande. Ma il dettaglio è curato al massimo. Il seno è completamente sostenuto da un’avvolgente coppa e la forma della camicetta si fa stretta sui fianchi per poi allargarsi sui fianchi come una campanellina. La sua stoffa si ferma a ridosso dell’inguine coprendo a malapena il tanga nero. Adoro questa camicia e oggi mi piace ancor di più perché è nera come il mio umore. Per fortuna è il giorno bianco/nero in ufficio. Quindi opto per una semplice camicia bianca e una gonna con colori scuri. I quadrati presenti sulla stoffa s’intravvedono appena. Fascio le mie gambe con delle classiche calze nere ricoprendole fino al ginocchio con la gonna. Prendo la borsetta nera con chiavi e cellulare. Sono pronta. Indosso tacco 8 nero e esco di casa. Il viaggio in macchina è tranquillo. Ascolto un podcast dove si parla della pressione psicologica da parte della società verso le madri.
Arrivo in ufficio, solite cose: saluti e caffè con Manu. L’unica differenza è il ribrezzo nel vedere lo sguardo di Paolo che si sofferma guardandomi. “Segaiolo” penso! La giornata scorre lenta. Sembra tutto normale tranne una strana occhiata da parte del mio capo: Giacomo Costa mentre parlava con il gruppetto degli amici di Paolo. La cosa mi ha preoccupato un po’ ma poi non ci ho più pensato. Tutto segue i piani fino ad arrivare a letto. Lì avrei preferito sentire la carne nodosa di mio marito entrarmi dentro con forza ed inondandomi ancora una volta con il suo dolce seme. Avrei preferito addormentarmi con il suo dolce seme che scorre tra le mie cosce. Purtroppo, lo trovo addormentato. “farò la doccia da sola” penso sollevando le ciglia. Sono rassegnata.
Entro in doccia. Nuda. Non appena l’acqua scorre sui miei grandi capezzoli rosa, l’eccitazione entra inaspettatamente in gioco. Immagino un uomo generico che non è mio marito. Lo immagino segarsi annusando le mie mutandine, sentendo il profumo del mio fragile sesso. Lo vedo inebriato dai miei umori di donna, di una donna che ha ceduto al piacere. La mia mente come per magia riflette l’immagina di un fallo ritto pronto a scoppiare. Come un obelisco si erge verso il celo. Le immagini sono vivide. Mi sembra di sentirlo scoppiare. Immagino quei poderosi schizzi che m’inondano. Mi è sempre piaciuta la sborra. E pensandoci non tardo ad attorcigliarmi su me stessa. Gli spasimi della mia vagina non sono sufficienti a colmare la voglio che ho di gridare. Ho bisogno di gridare.
“Davide aiutami tu”. Glielo sussurro abbracciandolo da dietro, o meglio nascondendomi sotto la sua larga schiena e mi addormento come una bimba con il suo papà.
All’indomani mi sveglio meglio. È venerdì. Al venerdì tutto è più bello. Persino le proteste dei bambini sono divertenti oggi. Mi preparo con cura per andare in ufficio. Oggi mi sento meglio e decido per un colore più caldo. Come sempre prima di uscire mi do una controllata allo specchio.
Capelli raccolti da una moletta, occhiali neri per nascondere in parte l’ormai vaga tristezza nei miei occhi. Un leggero make-up. Maglioncino granata, leggero ed attillato. Si può notare il segno del push-up: ho bisogno di qualcosa che mi sostenga anche se sono già ben allenata. Il perizoma anch’esso rosso viene coperto da un’elegante gonna alle ginocchia con spacco posteriore. Le mie gambe sono ben depilate. Le stiletto che indosso richiamano rigorosamente il colore degli indumenti intimi e del maglioncino. Sono pronta per partire. Salgo in macchina. Parcheggio e devo fare un piccolo vialetto pullulante di persone. Noto gli sguardi. Mi piace essere ammirata, tranne quando l’occhiata è critica e cattiva. Entro nello stabilimento, i soliti sorrisi di rito e poi finalmente il caffè con Munu. La mia è bella. Forse un po’ troppo vistosa ma lei sa controllare gli eccessi. Io, al contrario, mi lascio trasportare. Sembro difficile da piegare, ma la verità è che trovo piacere nell’essere guidata. Manu ha sempre la parola giusta per farmi stare con la schiena dritta, ma questa volta non mi può aiutare. Non le posso confidare che Davide è stato scoperto. Lo so, ho avuto problemi in passato. Non riesco a capire il perché il fatto successo con il bavoso mi crei così tanto danno. Forse, alcuni piccoli dettagli che ho notato mi mettono in guardia o forse mi sento solamente in colpa con mio marito.
Non appena saluto Manuela il mio capo si avvicina. Sento il cuore battere, spero non centri Davide. Non lo saprò fino alle 16. Il dottor Rossi mi vuole vedere nel suo ufficio perché vuole parlarmi in modo confidenziale e senza fretta. Sento il fuoco divamparmi dentro
Quindi la mia mano sfiora il mio seno e lo fa uscire. Il capezzolo turgido non è la sola cosa che si riflette guardandomi. Si può facilmente intravedere la voglia nei miei lucenti occhi neri. Mi sistemo i lunghi capelli neri, legandoli con una coda di cavallo. Mi sistemo nel letto e comincio ad usare il mio ovetto personale. Discreto e potente solo quanto un amante perfetto può esserlo. Peccato sia muto. Alle volte credo di tradire mio marito con questo aggeggio.
Il piccolo arnese rosa entra freddo nella mia intercapedine gocciolante. All’inizio la sensazione è fredda ma lentamente la vibrazione aumenta e la mia voglia cresce con lei. I miei pensieri diventano idee che profumano di sesso, sudore, forza e infine accoglienza.
Quello che mi piace del vibratore è che posso controllare la velocità. Mi piace partire piano e sentire il movimento che si crea nelle mie morbide pareti. La mia voglia cresce sempre di più e con lei cresce il ritmo del mio stuzzichevole passatempo. Mi mordo un dito ma vorrei che mi tirassero i capelli. I secondi passano, il mio amante senz’anima non tarda a fare effetto. Glaciale, spietato, lui sa ciò che vuole: lui vuole il mio orgasmo e non tarda a darmelo.
Penso al sudore dei corpi e vengo contorcendomi su me stessa, devo trattenere il grido, ma il mio corpo non può fermare gli spasmi. La mia intimità è stata violata con piacevole vigore. I bimbi si potrebbero svegliare.
Mi alzo faccio una doccia e fasciata dal mio accappatoio vesto i bambini. Comincio a truccarmi mentre loro si vestono. Al mattino una giovane studentessa mi aiuta con i bambini. Gli accordi sono che io li faccio alzare e cambiarsi e lei prepara la colazione e porta i bimbi a scuola. Facendo così sono libera di prepararmi. Oggi è free code in ufficio. Decido di indossare pantaloni a righe sottili nere e dolcevita bianco. Oggi voglio sentirmi fasciata. Mio marito era bravo nel farmi sentire protetta. Alla fine è quello che deve fare un maschio di casa: proteggere la sua famiglia. Purtroppo ultimamente gli impegni non ci fanno incontrare spesso. Alle volte ci vedavamo nel mio ufficio perché la nostra ditta è il suo principale cliente. Praticamente il direttor Rossi è il suo capo.
Indosso i miei tacchi a spillo. Guardandomi allo specchio aggiusto il polsino del mio orologio d’oro. Salgo in macchina e parto con calma verso il lavoro.
La mattina sembra normale: i soliti saluti di rito, un caffè con Emanuela, due chiacchere e poi via al lavoro.
In pausa caffè vengo approcciata da Paolo. Devo dire che è un ragazzo che profuma e si veste in modo elegante. Ma c’è qualcosina di viscido nei suoi occhi che non mi è mai piaciuto. Arrogante come sempre si avvicina mentre sto parlando con Manu. CI interrompe e con tono sicuro mi intima di passare nel suo ufficio durante la pausa pranzo. Aggiunge pure che è importante per me e per la mia famiglia. Nominandola ha voluto assicurarsi che io mi presenti. MI conosce bene e sa che farei di tutto per la famiglia o per lo meno mi sono sempre presentata in questo modo. Proprio per questo alle 12:05 mi ritrovo a bussare alla porta dell’ingegner Paolo. “probabilmente suo padre ha pagato la laurea” penso. Vengo invitata ad entrare. Mi siedo nella poltroncina davanti alla scrivania e con aria di superiorità chiedo il motivo del perché sia stata nominata la mia famiglia in un luogo di lavoro.
Dondolando sulla sedia mi lancia un fascicolo minuto. CI sono solo pochi fogli ma la cosa è chiara: ha scoperto il giochetto di mio marito.
Quando mio marito mi parlò della sua idea non ne fui per nulla entusiasta. Davide ha una discreta ditta Hight Tech e la mia compagnia gli sollecitò un cambio di softuer. Applichere su larga scala il vecchio trucchetto di gonfiare i prezzi di mercato. In pratica rivendette alla mia ditta qualcosa che avevano già comprato. Cercai di convincerlo, il guadagno non giustificava il rischio. Ma lui volle provarci. Le cose andarono bene tant’è che Davide e il suo staff stanno concorrendo per un altro contratto arricchirà ancora di più la sua ditta. La cosa non metteva assolutamente in pericolo l’economia dell’azienda dove lavoro, ma per uno strano zelo Paolo e i suoi due amici avevano scoperto la cosa.
La situazione è grave ma non gravissima. È una cosa del passato. Non c’è il rischio di perdere i soldi ma quasi sicuramente si può perdere il prossimo appalto. Cerco di convincere lo squallido Paolo con una discreta somma di denaro, ma ben presto si fa chiara la sua risposta. Vuole scoparmi. Naturalmente non accetterei mai. Mio marito si ridimensionerebbe ma alla fine l’accaduto può benissimo essere dimostrato come errore davanti a dei giudici. E poi diciamocelo Paolo non mi piace. Allora devo giocare con la mia femminilità per uscirne vincitrice. Ma la poca lucidità e l’effettiva voglia di piacere a tutti mi porta ad una serie di piccoli errori. Lui è disposto a perdere il suo inutile ma ben pagato posto di lavoro pur di uscire con in mano qualcosa! Questa sua inedita sicurezza mi cogli di sorpresa. Non ho altre alternative se non quella di offrire uno dei miei reggiseni in cambio del silenzio. Lui si fa rigido. Ha capito che vincerà qualcosa, ma non è per nulla ciò per cui rischiare una denuncia per molestie sul posto di lavoro. Decide di aumentare la posta pretendendo il mio attuale perizoma. Senza pensarci alzo la voce: “OK DOMANI LO PORTO” rispondo stizzita. Gli ho dato un assist, non si grida tra colleghi. Rischio un richiamo. Lui pretende con fermezza il perizoma tolto e consegnato in sua presenza. Rimango di sasso. Ho perso la mano con un enuco del suo calibro. Non ci posso credere. Non posso rischiare di perdere anche il reggiseno. I colleghi non hanno mai visto i miei abbondanti seni liberi di strofinarsi sull’esile maglioncino. Il reggiseno va indossato! Allora mi alzo e accenno a sfilarmi la gonna. Ma lui mi ferma. Penso che desideri meno fermezza. Ma mi intima di trovarci in bagno alle 14:30. Mi da semplici indicazioni. Io devo solo entrare in bagno e denudarmi nel bagno centrale al resto ci penserà lui. Mi assicura il massimo riserbo. In bagno non ci sono telecamere e lui sa come nascondersi in bagno. Si vocifera sia riuscito a farsi una canna in bagno senza essere scoperto. Devo accettare!
Sono le 14:25. Fra cinque minuti sarò in un bagno in uno stabilimento qualsiasi. Mostrerò il mio sinuoso corpo nudo ad un porco che sicuramente si fermerà a masturbarsi sulle mie mutandine che ora sono bagnate dal pensiero. Cammino verso il bagno indicato entro e con un gesto meccanico guardo verso l’alto. Lui è lì che guarda. Cerco di fare un sorriso. Non ci riesco mi svesto e mi rivesto senza intimo davanti al suo sguardo libidinoso. Mentre lo faccio sento che si sta abbassando i pantaloni. Consegno la merce. Lui sorride e mi lancia un ripugnante bacio.
Sono le 14:50 chiedo al mio capo di staccare prima. “Ho il ciclo in arrivo” esclamo. Lui mi chiede semplicemente se l’assenza sarà prolungata. Rispondo di no. CI salutiamo. Una quindicina di minuti dopo entro nella mia villetta. Vado verso la stanza da letto che è collegata con un bagno interno. Lascio la mia borsa nel corridoio. Mi svesto in fretta. Entro nella doccia e apro l’acqua cerco di lavare via la vergogna ma non si stacca dalla mia pelle
Mi ricompongo. Mi adagio sul letto. Quando la mia famiglia ritorna mi trova in condizioni semi normali. Ammetto di essere debole e mi corico presto e senza nemmeno leggere spengo la luce. Cerco di non pensare. Non è facile ma mi addormento.
Sono di nuovo le 8. Solita rutine ma oggi non chiamerò in aiuto il mio amante. Mi sento spenta. Tolgo la camicia da notte nera. È molto sexy ma anche molto comoda. In pratica è una canottiera con mutande. Ma il dettaglio è curato al massimo. Il seno è completamente sostenuto da un’avvolgente coppa e la forma della camicetta si fa stretta sui fianchi per poi allargarsi sui fianchi come una campanellina. La sua stoffa si ferma a ridosso dell’inguine coprendo a malapena il tanga nero. Adoro questa camicia e oggi mi piace ancor di più perché è nera come il mio umore. Per fortuna è il giorno bianco/nero in ufficio. Quindi opto per una semplice camicia bianca e una gonna con colori scuri. I quadrati presenti sulla stoffa s’intravvedono appena. Fascio le mie gambe con delle classiche calze nere ricoprendole fino al ginocchio con la gonna. Prendo la borsetta nera con chiavi e cellulare. Sono pronta. Indosso tacco 8 nero e esco di casa. Il viaggio in macchina è tranquillo. Ascolto un podcast dove si parla della pressione psicologica da parte della società verso le madri.
Arrivo in ufficio, solite cose: saluti e caffè con Manu. L’unica differenza è il ribrezzo nel vedere lo sguardo di Paolo che si sofferma guardandomi. “Segaiolo” penso! La giornata scorre lenta. Sembra tutto normale tranne una strana occhiata da parte del mio capo: Giacomo Costa mentre parlava con il gruppetto degli amici di Paolo. La cosa mi ha preoccupato un po’ ma poi non ci ho più pensato. Tutto segue i piani fino ad arrivare a letto. Lì avrei preferito sentire la carne nodosa di mio marito entrarmi dentro con forza ed inondandomi ancora una volta con il suo dolce seme. Avrei preferito addormentarmi con il suo dolce seme che scorre tra le mie cosce. Purtroppo, lo trovo addormentato. “farò la doccia da sola” penso sollevando le ciglia. Sono rassegnata.
Entro in doccia. Nuda. Non appena l’acqua scorre sui miei grandi capezzoli rosa, l’eccitazione entra inaspettatamente in gioco. Immagino un uomo generico che non è mio marito. Lo immagino segarsi annusando le mie mutandine, sentendo il profumo del mio fragile sesso. Lo vedo inebriato dai miei umori di donna, di una donna che ha ceduto al piacere. La mia mente come per magia riflette l’immagina di un fallo ritto pronto a scoppiare. Come un obelisco si erge verso il celo. Le immagini sono vivide. Mi sembra di sentirlo scoppiare. Immagino quei poderosi schizzi che m’inondano. Mi è sempre piaciuta la sborra. E pensandoci non tardo ad attorcigliarmi su me stessa. Gli spasimi della mia vagina non sono sufficienti a colmare la voglio che ho di gridare. Ho bisogno di gridare.
“Davide aiutami tu”. Glielo sussurro abbracciandolo da dietro, o meglio nascondendomi sotto la sua larga schiena e mi addormento come una bimba con il suo papà.
All’indomani mi sveglio meglio. È venerdì. Al venerdì tutto è più bello. Persino le proteste dei bambini sono divertenti oggi. Mi preparo con cura per andare in ufficio. Oggi mi sento meglio e decido per un colore più caldo. Come sempre prima di uscire mi do una controllata allo specchio.
Capelli raccolti da una moletta, occhiali neri per nascondere in parte l’ormai vaga tristezza nei miei occhi. Un leggero make-up. Maglioncino granata, leggero ed attillato. Si può notare il segno del push-up: ho bisogno di qualcosa che mi sostenga anche se sono già ben allenata. Il perizoma anch’esso rosso viene coperto da un’elegante gonna alle ginocchia con spacco posteriore. Le mie gambe sono ben depilate. Le stiletto che indosso richiamano rigorosamente il colore degli indumenti intimi e del maglioncino. Sono pronta per partire. Salgo in macchina. Parcheggio e devo fare un piccolo vialetto pullulante di persone. Noto gli sguardi. Mi piace essere ammirata, tranne quando l’occhiata è critica e cattiva. Entro nello stabilimento, i soliti sorrisi di rito e poi finalmente il caffè con Munu. La mia è bella. Forse un po’ troppo vistosa ma lei sa controllare gli eccessi. Io, al contrario, mi lascio trasportare. Sembro difficile da piegare, ma la verità è che trovo piacere nell’essere guidata. Manu ha sempre la parola giusta per farmi stare con la schiena dritta, ma questa volta non mi può aiutare. Non le posso confidare che Davide è stato scoperto. Lo so, ho avuto problemi in passato. Non riesco a capire il perché il fatto successo con il bavoso mi crei così tanto danno. Forse, alcuni piccoli dettagli che ho notato mi mettono in guardia o forse mi sento solamente in colpa con mio marito.
Non appena saluto Manuela il mio capo si avvicina. Sento il cuore battere, spero non centri Davide. Non lo saprò fino alle 16. Il dottor Rossi mi vuole vedere nel suo ufficio perché vuole parlarmi in modo confidenziale e senza fretta. Sento il fuoco divamparmi dentro
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Laura
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