Io e Marco

di
genere
gay

Con Marco ci divertiamo. Voglio dire… era piacevole stare con lui. Un amico insomma. Era inverno, faceva un freddo cane e battevamo i piedi tutti e due fermi ad aspettare il tram che non arrivava. Una parola tira l’altra. Scopriamo così di abitare vicini. Lui in una modesta villetta dove i proprietari avevano affittato una dépendance di due camere, io in un monolocale poco distante. Entrambi profughi dal sud per lavoro. Iniziamo a frequentarci. Entrambi 30 anni al primo impiego. Passioni in comune: bici, nuoto, cinema e pizza naturalmente. Marco è anche un bel ragazzo, capelli neri, alto, fisico modellato e fascino. Parecchio. In piscina tutte le ragazze lo guardano, anche perché la sua principale dote è il carisma. Gli basta sorridere o aprire bocca per catturare l’attenzione di chiunque. Uomo o donna che sia. Me compreso naturalmente. Lui non sembra farci caso, ma ha un carattere dominatore.
Oggi piove a dirotto. Naturalmente è sabato. Uno di quei giorni che ti viene spontaneo chiederti se non sia arrivato il diluvio universale. Così… senza dir nulla o avvisare. Il cielo è plumbeo, il paesaggio è tetro. Piove senza nemmeno un lampo o un tuono a rompere la monotonia. Squilla il cellulare. E’ Marco.
Pizza? -Mi chiede non appena apro la conversazione
Sicuro – rispondo senza pensarci.
Ok! Metti la cerata da pescatore stivali compresi tira fuori la canoa e vieni da me. La pizza la ordiniamo.
Arrivo – dico io e chiudo.
Indosso una giacca a vento da tempesta artica (non ho la cerata) e salto dentro la mia Panda d’antiquariato. Arrivo al cancello e avviso Marco con il cellulare. Mi apre ed entro con la macchina nel vialetto che porta sul retro della villetta, al fabbricato annesso dove vive. Parcheggio dietro la sua e corro dentro.
Cavolo che tempo infame – dico appendendo la giacca sgocciolante e togliendomi le scarpe.
Diavola per te? Si grazie - rispondo. Digita l’ordine sull’app. Dodici minuti e arriva - annuncia.
Accendo la TV faccio un po’ di zapping e mi fermo su un incontro di boxe. La mia pasione segreta. Sono due pesi massimi. Un bianco e un pugile di colore. Siamo al 10 round. Il bianco è in difficoltà, annaspa, indietreggia è ormai fermo sulle gambe, incassa un destro al mento e un sinistro allo stomaco sbatte contro le corde. Abbassa la guardia incassa un destro e un sinistro al volto poi un diretto che lo spedisce al tappeto con violenza.
Senza dire una parola ma profondamente turbato cambio canale. Marco mi osserva in silenzio. Poi suonano alla cancello e si precipita fuori sotto l’acqua a prendere le pizze.
Rientra bagnato, ma le pizze sono salve. Si toglie i pantaloni, infila una tuta si cambia la maglia e si mangia.
Le pizze sono squisite, le birre deliziosamente fresche e dal gusto aromatizzato, ma io più che mangiare mi trastullo oziosamente con il cibo rimanendo in silenzio malgrado gli sforzi di Marco per conversare.
Bene! - esclama alla fine dopo l’ennesimo tentativo di avviare un dialogo. - Dimmi cosa c’è che non va. - chiede con un tono che non ammette.
Visto quell’incontro di boxe che davano in TV poco fa? Beh non ci crederai ma quando quel tizio è andato giú con quell’ultimo uppercut al mento io… io… e mi blocco con lo sguardo basso.
Tu? - mi chiede con la voce suadente che usa con chiunque per ottenere qualcosa…
Si... insomma, io mi sono eccitato. Mi sarebbe piaciuto essere li al posto suo in pantaloncini e guantoni.
Al posto del perdente. Ho capito bene? - la risposta era chiara ma io non dico una parola, piuttosto abbasso di nuovo lo sguardo. Invece di pormi di nuovo la domanda Marco si alza prende un mazzo di chiavi da un vassoio sul tavolo e mi invito a seguirlo.
Usciamo fuori, ora pioviggina leggermente Una breve tregua. C’è un magazzino accanto al garage un edificio senza finestre e con una sola piccola porta di lato. Marco armeggia un po’ con la serratura e la maniglia e apre. Entriamo, trova la l’interrutore e acccende. Rimango a bocca aperta. All’interno c’è una vera e propria palestra con panche e pesi per esercizi e in angolo un ring sicuramente. Non regolare ma più chesufficiente a livello amatoriale.
Ma come hai fatto? - Chiedo meravigliato
Marco sorride compiaciuto. Beh gli attrezzi come vedi non sono nuovissimi, è tutta roba rimediata e riciclata, il ring l’ho fatto io con materiale comprato su internet.
Ti piace? - mi chiede. Fantastico. - rispondo.
Bene. Vuoi provare? - chiede lui con uno dei suoi sorrisi affascinanti
Cosa? Risposi io
I guantoni sono li in quell’armadietto, possiamo fare qualche round tanto per smaltire la pizza.
Ma non ho niente da mettere - dissi io titubante ma non troppo
Non devi mettere - ribatte lui - devi togliere. Possiamo combattere in slip e i guantoni a piedi nudi. Che ne pensi?
Va bene. - Rispondo stavolta senza esitare. Vai a vedere che avevo ragione su Marco, così bello e affascinante ma sempre solo e riservato, mi dico sorridendo mentalmente.
Ci spogliamo rapidamente, maglioni, jeans, scarpe tutto finisce ammucchiato sopra ad una panca. Ci Infiliamo i guanton ed entriamo dentro al ring in slip e guantoni. A piedi nudi. In piscina eravamo sempre in costume e quando ci cambiavamo negli spogliatoi eravamo nudi, ma stavolta era diverso. Si avverte tra di noi un’atmosfera diversa, cone ci fosse una diversa intimità tra di noi. Una tensione sessuale palpabile. Intrigante. Non dichiarata ma evidente.
Ci guardiamo, ci studiamo ognuno dal proprio angolo. Marco ha un fisco quasi perfetto, in boxer grigi e guantoni rossi e un pacco tra le gambe di dimensioni raguardevoli evidente sotto il tessuto dei boxer. Naturalmente nemmeno io sfiguro all’angolo opposto in slip neri in microfibra e guantoni neri con il cazzo leggermente in tiro. A proposito mi chiamo Andrea.
Non l’ho avevo mai guardato in questo modo anche se spesso mi ero dilungato con lo sguardo sul suo corpo ammirandone senza invidia le spalle larghe, le braccia robuste, gli addominali definiti e le gambe muscolose. Siamo più o meno uguali in altezza, lui 1,85 io 1,83 leggermente più leggero di lui di qualche kilo. 78 contro 80. Più lo guarda più mi rendo conto che siamo entrambi eccitati. Più guardo Marco tra le gambe e più mi sembra che il suo cazzo si ingrossi.
Marco mi osserva e sorride con uno sguardo complice che mi intimidisce. Non ero mai entrato in un ring, ne mai avrei immaginato di farlo con il mio migliore amico, oltretutto in slip e a piedi nudi. Di sicuro nelle mie fantasie tante volte avevo immaginato di trovarmi in una situazione simile. In un ring con i guantoni a fronteggiare un avversario sicuramente più forte di me, contro il quale non sarei stato in grado di competere e che sicuramente mi avrebbe inflitto una severa lezione sfinendomi un pugno dopo l’altro sino a mandarmi steso al tappeto privo di sensi .
Sento l’adrenalina scorrere dentro me ed sono pronto al match. Anche Marco lo è.
Non c’è gong quindi quando lui avanza a centro ring mi feccio sotto anche io. Guardia alta e ben chiusa, leggermente piegato in avanti come avevo visto fare ai pugili veri quando studiavano il proprio avversario.
Marco invece si fa subito sotto iniziando a girarmi intorno per colpirmi con dei fastidiosissimi e rapidi jabs ai fianchi che non riesco ad evitare e mi piegano di lato, ora a destra ora a sinistra ad ogni pugno, sbuffando e grugnendo. E’ veloce. Mi colpisce e si allontana. Provo ad allungare il destro mentre si avvicinava per colpirmi con un nuovo jab ma faccio una cavolata. Il suo sinistro rapido e deciso si stampa sulla mia guancia facendomi roteare la testa di scatto. Confuso cerco di proteggere il viso con i guantoni chiudendo la guardia ma un destro allo stomaco m piegs in due facendomi boccheggiare. Cavolo! Penso tra di me. Picchia forte!
Marco si allonta prendendo la distanza, pronto ad attacare di nuovo.
Mi raggiunge con un sinistro al volto e un diretto al mento passando attraverso la mia guardia. Mi ritrovo con le spalle alle corde intontito e incredulo con la testa che mi rotea furiosamente e lo sguardo leggermente appannato. Malgrado lo stordimento momentaneo vafo all’attacco trovando la forza di replicare con un destro allo stomaco. Marco ha degli addominali incredibili. E’ come colpire una tavola di legno massello. Sgomento cerco di colpirlo con un sinistro al volto ma lui è più veloce, mi spinge contro l’angolo e inizia a colpirmi ai fianchi e sulle braccia.
Cerco di resistere a quell’attacco pressante. Voglio uscire dall’angolo ma Marco mi respinge con un uno due al corpo e al torace ribbuttandomi di nuovo all’angolo.
Mi pressa colpendomi senza tregua ai fianchi per spezzarmi il fiato e mi colpisce sulle braccia. Dopo un po’ le braccia indolenzite non rispondo efficacemente e provare a portare un pugno mi costa fatica e dolore.
Chiuso a riccio e piegato in due dal dolore, continuamente bersagliato da una fitta pioggia di pugni, l’unica cosa che vedo davanti a me sono i suoi addominali tesi e il cazzo che ora improvvisamente tende la stoffa dei boxer facendo chiramente intuire una poderosa e turgida verga. Come nelle mie più sfrenate fantasie, la vista del suo cazzo duro come il marmo, il dolore, la fatica e lo stordimento, mi stavano portando ad uno stadio di eccitazione mai provata. Marco mi sta dominando totalmente e questo mi mette in uno stato di eccitazione totale. Mi rendo conto di avere il cazzo duro come non mai.
IL dolore alle braccia mi fa abbassare la guardia per un solo istante ma sufficiente per farmi colpire da un violento destro che atterra rovinosamente contro il mio stomaco. Con un gemito agnizzante mi ritrovo sbattuto contro l’angolo con le braccia lungo i fianchi ed i polmoni suotati. Poi una serie rapida e precisa di sx e dx mi martella gli addominali e si concluse con un sinistro al plesso solare. Rimango senza fiato e inizio a boccheggiare fischiando come un mantice bucato nela fetta di riuscire a respirare di nuovo. Crollo a terra in ginocchio agonizzante. Il cazzo completamente fuori dagli slip che pulsa. Gli addominali, in fiamme che mi bruciano ad ogni minima contrazione.
Cado sulla ginicchia aggrapppandomi ai fianchi di Marco per non finire lungo al tappeto. Davanti alla mia bocca ho il suo cazzo. Duro. Che pulsa e pompa. Due grosse vene rigonfie lo attraversano. Gli conferiscono un aspetto minaccioso. Lo sfioro con le labbra, con la lingua. Duro come il marmo, ma caldo e invitante. Umido in punta. Lo lecco con goduria dalle palle alla capella poi mi alzo e stringo Marco che mi lascia fare, in clinch.
A stretto contatto. Pettorali contro pettorali, i capezzoli tesi entrambi. Rimania fermi abbracciati per un lungo istante. Cazzo contro cazzo. Quello di Marco è duro, durissimo. Caldo, umido e sudato come lo siamo noi. Coperti da un velo di sudore. Spinge contro il mio, preme, si struscia, lo accarezza dolcemente ma con vigore. E mentre tra le gambe accade tutto questo sento i suoi pettorali e i suoi capezzoli che scivolano madidi di sudore contro i miei.
Allento l’abbraccio e spingo via Marco. Per avere qualche speranza di batterlo non mi devo fare distrarre, anche se ormai praticamente nudi uno di fronte a l’altro non è molto facile. Siccome abbiamo il cazzo tutti e due fuori dale mutande e queste mezze calate ci impediscono i movimenti decidiamo di sfilarcele.
Ora siamo nudi, uno di fronte all’altro, con i corpi coperti di sudore.
Vado all’attacco con una finta al volto di sinistro per poi cercare di centrarlo al viso con un destro, ma non cade nel tranello. Ignora completamente il sinistro parando con facilità il destro quindi approfitta della mia guardia aperta per raggiungermi al mento con un diretto destro che mi spedisce contro le corde. Mi accascio sulle corde stordito e lui mi centra nuovamente allo stomaco con un sinistro, poi un destro e ancora un sinistro. Tutti nello stesso punto. Il dolore mi paralizza. Poi quando penso che questo attacco sia terminato mi centra con un destro sulla bocca dello stomaco. Un pugno che sembra una martellata. Un sinistro al mento che non vedo arrivare fa schizzare via la mia testa poi un nuovo destro allo stomaco mi piega in due. Sono stordito, la vista annebbiata, confuso. Marco mi colpisce allo stomanco sempre nello stesso punto, il dolore è continuo. La testa mi gira e respiro a fatica. Marco non mi da il il tempo di riprendermi. Finisco con il culo per terra ma mi rialzo velocemente aggrappandomi alle corde. Non faccio in tempo a tirarmi su completamente che Marco mi colpisce di nuovo. Destro e sinistro allo stomaco. Sempre nello stesso punto. Stavolta non ho fatto in tempo nemmeno e prepare gli addominali. Scosse di dolore miste a brividi di piacere. Più mi colpisce, più soffro piu provo piacere. Siamo entrambi coperti di sudore. La sua pelle brilla. I muscoli guizzano sotto la sua pelle. Il cazzo dritto e rigido come una spranga di ferro è puntato contro di me. Quando si avvicina durante un corpo a corpo mi si pianta nel basso ventre o sciabola con il mio cazzo.
Scuoto la testa ancora una volta per schiarirmi. Con un guantone cerco di proteggermi il viso con l’altro lo stomaco. Marco mi colpisce allo stomaco da un angolo impossibile, poi una volta trovata la strada usa i miei addominali martoriati come fossero un sacco da allenamento. Mi colpisce una volta, due, tre. Ogni mi piego su me stesso sempre più con un grugnito di dolore. Sto per sborrare.
Ora sono inerme. In suo potere. Non so nmmeno come faccio a stare in piedi. Mi afferra il viso tra i guantoni e mi tira su, poi mi sistema con le spalle contro le corde. Ho le braccia stese lungo i fianchi. I guantoni sono diventati pesantissimi. Un destro sullo zigomo sinistro. Secco, impietoso. Un sinistro potente al mento. La testa mi rotea di scatto prima a destra poi a sinistra. Il montante dal basso vrso l’alto mi spinge la testa all’indietro. Con un flebile lamento crollo al tappetto. Passa qualche secondo, forse qualche minuto, riesco a mettermi carponi ancora intontito e la prima cosa che sento è il suo cazzo caldo e duro tra le mie natiche, che istintivamente stringo per sentirlo meglio. Mi afferra per i fianchi. Lo sento che preme contro il mio culo. Ora mi sfonda penso, e invece sono pronto ad accoglierlo. Mi penetra lentamente per farmi assaporare ogni centimetro del suo enorme battocchio. Lo sento scivolare lentamente dentro di me aiutato dal fluido per-cum che bagna il suo cazzo nerboruto.
Il suo cazzo enorme mi riempe. E’ puro piacere. Muvo i fianchi lentamente per sentirlo meglio. Poi inizia a stantuffarmi. Lentamente prima come dovesse prendere velocità e potenza, poi più velocemente, sempre più veloce da senza esagerare. Ogni colplo è un colpo di maglio nel mio sedere, che mi “sderena” – è il caso di dirlo, ma mi regala sensazioni di immensa goduria. Le sue palle gonfie mi sbattono contro il culo ad ogni colpo di reni. Cerco di togliermi i guantoni e così facendo mi ritrovo faccia a terra e culo all’aria. In questa posiszione mi sento ancor pìù dominato. Sento oltretutto che riesce a penetrarmi meglio messo cosi. Ora che ho le mani libere mi afferro il cazzo e lo tengo bello stretto alla base. Sto per godere ma voglio aspettare Marco. Sento che sbuffa, geme, sospira… si inarca e con un’ultima botta di reni che mi penetra ancora di più, mi sborra dentro il culo godendo. Allento la stretta intorno al mio cazzo e vengo con lui sborrandomi copiosamente sul petto e in faccia.
Marco si accascia su di me con un gran sospiro e io crollo di fianco con lui ancora dentro di me ancora duro. Cosi sdraiati di fianco allunga una mano tra le mie gambe e me lo stringe accarenzzandolo.
Pero! - Esclama maliziosamente – niente male il tuo arnese.
Già!
scritto il
2023-09-27
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