Le cambiali si pagano, capitolo sei
di
GiaNI
genere
sadomaso
Papà era un fanatico degli aghi e mi cbiese di pungerla in profondità. Ok
La domestica, con un panno di seta color panna, le pulì la vulvetta dallo sperma e dal sangue, dunque la massaggiò per bene con un olio delicato, perché fosse poi in grado di sopportare il supplizio senza perdere i sensi troppo spesso. La massaggiò molto a fondo, entrando dentro con le dita. Dunque la fece bere e mangiare della buona frutta. Si congedò baciandola sulla fronte e dicendole "povera piccolina". Stella,dimostrava molti anni di meno dei suoi quasi venti, infatti.
Quando vide gli aghì, cercò di slegarsi con forza, urlando, e dovetti intervenire con una pallina nella bocca, anche per evitare che si mordesse la lingua e aggiunsi alle corde, le manette. Spostai papà e iniziai a leccarle forte, poi mi spostò lui e la morse forte. La crudeltà con cui la tormentò con gli aghi, fu incredibile e non nego che provai un po'di pietà, ma sapevo che così, il mio conto schizzava alle stelle. Quando aveva aghi in ogni anfratto della fighetta,e le grandi labbra erano serrate da uno spillone, prese di nuovo la cucchiarella e la picchio fino a farle, nuovamente, perdere i sensi.
Poi partì e la piccola era tutta per me. Due settimane dopo la portai in una spa lussuosimma prenotata solo per noi, in modo che lei potesse muoversi agevolmente senza che nessuno restasse terrorizzato dai segni sul suo corpo di ragazza. Mi divertii a farla camminare sui sassi dopo che il giorno prima aveva saggiato il nervo sulle piante, cadde più volte sulle pietre, ma ogni volta fu costretta a rialzarsi e a terminare il percorso. In un bagno turco rovente, la feci mettere a cavalcioni di uno sgabello rovente e quando fu su, con un guanto in silicone, per non scottarmi, le aprii le labbra perché potesse apprezzare il calore fin nelle viscere. Urlò così tanto e così a lungo che dovetti far intervenire la domestica venuta con noi perché con un po'd'acqua fresca le desse sollievo. Dopo circa un'ora, mi implorò di perdonarla per aver reagito al dolore in modo così prepotente: le permisi di farmi un pompino e quindi le sfondai la fighetta bruciata, sempre a secco, sempre a sangue, abbandonandomi sul suo petto che pizzicai forte e morsi. Le ci volle più di un mese per riprendersi.
Forse continua...
La domestica, con un panno di seta color panna, le pulì la vulvetta dallo sperma e dal sangue, dunque la massaggiò per bene con un olio delicato, perché fosse poi in grado di sopportare il supplizio senza perdere i sensi troppo spesso. La massaggiò molto a fondo, entrando dentro con le dita. Dunque la fece bere e mangiare della buona frutta. Si congedò baciandola sulla fronte e dicendole "povera piccolina". Stella,dimostrava molti anni di meno dei suoi quasi venti, infatti.
Quando vide gli aghì, cercò di slegarsi con forza, urlando, e dovetti intervenire con una pallina nella bocca, anche per evitare che si mordesse la lingua e aggiunsi alle corde, le manette. Spostai papà e iniziai a leccarle forte, poi mi spostò lui e la morse forte. La crudeltà con cui la tormentò con gli aghi, fu incredibile e non nego che provai un po'di pietà, ma sapevo che così, il mio conto schizzava alle stelle. Quando aveva aghi in ogni anfratto della fighetta,e le grandi labbra erano serrate da uno spillone, prese di nuovo la cucchiarella e la picchio fino a farle, nuovamente, perdere i sensi.
Poi partì e la piccola era tutta per me. Due settimane dopo la portai in una spa lussuosimma prenotata solo per noi, in modo che lei potesse muoversi agevolmente senza che nessuno restasse terrorizzato dai segni sul suo corpo di ragazza. Mi divertii a farla camminare sui sassi dopo che il giorno prima aveva saggiato il nervo sulle piante, cadde più volte sulle pietre, ma ogni volta fu costretta a rialzarsi e a terminare il percorso. In un bagno turco rovente, la feci mettere a cavalcioni di uno sgabello rovente e quando fu su, con un guanto in silicone, per non scottarmi, le aprii le labbra perché potesse apprezzare il calore fin nelle viscere. Urlò così tanto e così a lungo che dovetti far intervenire la domestica venuta con noi perché con un po'd'acqua fresca le desse sollievo. Dopo circa un'ora, mi implorò di perdonarla per aver reagito al dolore in modo così prepotente: le permisi di farmi un pompino e quindi le sfondai la fighetta bruciata, sempre a secco, sempre a sangue, abbandonandomi sul suo petto che pizzicai forte e morsi. Le ci volle più di un mese per riprendersi.
Forse continua...
7
voti
voti
valutazione
3
3
Commenti dei lettori al racconto erotico