Taylor & Devon
di
Ally's writing
genere
sentimentali
Mamma è sempre stata una tipa taciturna. Ricordo che girovaga per casa con un libro in mano e delle cuffiette nelle orecchie come una ragazzina. Amava rappresentare, poi, le sue scene preferite dei romanzi che leggeva con la pittura. A casa nostra un'enorme stanza ospitava i suoi quadri e quando lei non c'era io vi entravo perdendomi nei corpi che si univano in maniera oscena, nelle labbra che si cercavano disperatamente, nelle mani le cui dita si intrecciavano e nelle fronti che entravano in collisione mostrando gli occhi che scopavano con un solo sguardo.
Quei quadri sembravano rappresentare tutto ciò che desiderava. Mamma non mi aveva mai nascosto la verità che si celava dietro argomenti delicati come il sesso.
Una volta mi aveva trovata intenta ad osservare uno dei suoi quadri più spinti che raffigurava un uomo che stringeva tra le falangi la folta chioma bruna della donna, inginocchiata ai suoi piedi. La bocca di quest'ultima avvolgeva la pelle dura del pene ed il capo dell'uomo era gettato all'indietro, le sue labbra dischiuse e l'espressione contorta dal piacere.
Avevo dieci anni mentre inclinavo il capo tentando di capire cosa quell'atto significasse.
"Si chiama fellatio"
La voce di mamma mi aveva portata a sobbalzare spaventata temendo di suscitare una reazione furibonda. Non mi aveva mai rimproverata quelle volte che mi aveva beccata dentro la sua stanza dell'arte -come amavo chiamarla io-, ma sentivo di star guardando qualcosa che non avrei nemmeno dovuto scorgere.
"Cosa?" avevo chiesto confusa.
Aveva detto una parola strana che non avevo ben compreso.
"Il fellatio è una pratica sessuale che mettono in atto le donne per dare piacere agli uomini. Tuttavia quest'ultimi possono riceverla anche da parte di altri uomini. Vedi?" mi aveva chiesto afferrando un'altra tela mostrandomi il suo contenuto.
Un ragazzo giovane era nella stessa posizione della donna del quadro precedente mentre un secondo ragazzo, che sembrava più adulto, digrignava i denti osservando la lingua del primo che leccava il suo pene.
Sapevo quali fossero le parti anatomiche del corpo umano, ma avevo difficoltà a dare un nome a tutte le pratiche rappresentate da mia madre.
"Questa stimolazione viene comunemente definita preliminare"
Annuivo guardando incuriosita e allo stesso tempo inorridita le immagini che mi mostrava la mamma.
Lei aveva sempre avuto un'indole ribelle che aveva dimostrato nelle piccole cose: l'aver inseguito la sua passione per la medicina, il suo eterno amore per l'arte erotica che non aveva mai voluto nascondere nemmeno quando era una bambina, essere scappata di casa quando i miei nonni volevano persuaderla ad abortire perchè troppo giovane per tenermi.
Papà tantissime volte mi ripeteva che mi voleva bene e che teneva a me, ma l'essere diventata madre all'età di sedici anni l'ha portata a rincorrere quella giovinezza che le era sfuggita tra le dita come un palloncino volava via tra le grinfie di un bambino e questo, inevitabilmente, scoppiava a piangere disperato.
Mi ribadiva sempre che non era colpa mia, volendo a tutti i costi che questo concetto si radicasse per bene nella mia testa. Ma non riesco a non pensare che se solo non fossi nata mia madre non avrebbe mai lasciato mio padre e quest'ultimo non avrebbe mai sofferto.
Stringo il cuscino del divano al mio petto volendo soffocare il più possibile il mio dolore. Guardo la televisione distrattamente, butto un'occhiata all'orologio elettrico che è posto proprio sotto lo schermo e vedo che indica le quattro del mattino.
Mi ero rigirata tra le lenzuola così tanto che avevo temuto di svegliare Devon così avevo deciso di scendere in cucina e prepararmi una camomilla, ma nemmeno quella era valsa a qualcosa.
A quel punto l'unica soluzione rimasta a mia disposizione sembrava stare sul divano finchè il sonno non mi avrebbe preso con sè.
Sono ormai più di quaranta minuti che cerco disperatamente un briciolo di stanchezza in me, tuttavia sembro più sveglia di un grillo.
Quando avverto un rumore dalla porta del salotto, sobbalzo e getto un urletto notando Devon che mi guarda.
"Gesù!" esclamo mettendomi seduta di scatto e portandomi una mano al petto.
"Perchè sei qui?" mi chiede con voce roca ed impastata.
Si avvicina con passi pigri a me mentre sbadiglia e si passa una mano sulla faccia tentando di reprimere il sonno e la spossatezza che minacciano di divorarlo.
Questi piccoli movimenti lo fanno sembrare così tenero che lo bacerei per ore intere.
Mi metto nuovamente comoda e lui si posiziona con la testa sul mio stomaco ed il resto del corpo ad occupare il divano in attesa di una mia risposta.
"Non riesco a dormire" confesso prendendo ad accarezzargli i capelli con movimenti lenti, godendo della morbidezza che li caratterizza.
"Sei arrabbiata con me?"
Sarà la decima volta che mi porge questa domanda nell'arco della serata.
"No, so che non mi hai detto nulla per proteggermi anche se non approvo" accompagno le ultime parole assestandogli un leggero scapellotto.
Devon afferra la mia mano e ne bacia il dorso dolcemente portandomi a sorridere.
Ci rilassiamo avvertendo il calore l'uno dell'altro mentre le nostre dita si accarezzano dolcemente. Ansimo quando volta il viso per stamparmi un bacio sulla coscia nuda. Ignoro il fremito che avverto in mezzo alle gambe, ma questo si intensifica quando Devon si gira mettendosi completamente su di me e schiacciandomi leggermente con il suo corpo, ma reggendosi sui gomiti così da non farmi male.
Sfiora la punta del suo naso con la mia guardandomi negli occhi così intensamente da farmi avvertire un soffietto al cuore.
Avvertendo l'esigenza di avere un contatto più veemente con lui gli afferro le guance e unisco le nostre labbra. La sua lingua pretenziosa e impaziente preme contro la mia bocca pretendendo l'accesso al suo interno. Nel frattempo le mie anche cominciano a muoversi lentamente ed impercettibilmente.
Avvolgo le braccia intorno al collo di Devon e le nostre labbra si muovono all'unisono mentre lo schiocco dei nostri baci rieccheggia nella casa silenziosa (eccetto per il lieve vociare dei personaggi della televisione).
Improvvisamente Devon si alza sedendosi sui talloni per potersi sfilare la maglietta. Mi fa cenno di mettermi seduta e così facendo mi ritrovo a pochi centimetri dal suo addome, dopodichè le sue mani si allungano per levarmi la canottiera bianca trasparente che lascia intravedere i capezzoli duri. Quando quest'ultimi vengono sottoposti allo sguardo colmo di desiderio del mio ragazzo presto si induriscono ancora di più fino a raggrinzirsi dolorosamente.
I suoi occhi luccicano, le labbra gonfie vengono attraversate dai suoi respiri irregolari dati dal'eccitazione che aumenta ad ogni occhiata sensuale.
"Hai intenzione di rimanere a fissarmi in quel modo?" chiedo imbarazzata.
Stiamo insieme da nove anni eppure le farfalle che sento nel mio stomaco -da ragazzina ero fermamente convinta che non le avrei mai avvertite- sono le stesse del primo giorno in cui i nostri occhi si sono incrociati.
"Potrei farlo" sentenzia con un sorrisetto divertito.
Mi afferra i fianchi per farmi sdraiare nuovamente.
"Ma?" chiedo ricambiando il sorriso e allungando le mani per poggiarle sul suo petto mentre Devon estende le sue per sfilarmi i pantaloncini corti del pigiama, tirando in contemporanea anche il lembo degli slip.
Il mio sesso bagnato adeso è esposto completamente e noto che le pupille di Devon si allargano alla visione. Con il pollice dilata le labbra per poi poggiarlo sul clitoride ed esercitare una forte pressione che mi fa contorcere sotto il suo tocco.
Devon sghignazza abbassandosi fino a ritrovarsi in mezzo alle mie cosce che subito si allargano per permettergli di introdurvisi meglio. La sua maledetta lingua mi lecca facendomi roteare gli occhi all'indietro e portandomi ad emettere un gemito sommesso. Stringo i suoi capelli nelle mie dita tirandoli di tanto in tanto, alzo i fianchi andandogli incontro mentre la sua bocca avida e assetata dei miei umori mi bacia.
"Devon, ti prego"
Lo sento ridacchiare contro il mio sesso facendo crescere dentro di me il desiderio di schiaffeggiarlo.
"Non fare lo stronzo" lo intimo tra un ansimo e l'altro.
"E come fanno gli stronzi, piccola?" mi provoca riprendendo a leccarmi mentre con una mano premuta sul mio stomaco mi tiene ferma e con l'altra mi da piacere, accompagnando i movimenti sensuali della sua lingua con le dita.
Urlo inarcando la schiena e sentendo l'eccitazione squassarmi persino le viscere.
Poggio un piede sulla sua spalla per aprire ancora di più le gambe. I suoi polpastrelli affondano dentro di me senza remore accarezzando le piaghe bagnate del mio centro.
"Amo i tuoi versi" afferma Devon soffiando sulla vulva.
Gemo e percepisco la voglia di avere un'unione totale con lui così forte da alzare la testa e puntargli i miei occhi addosso.
"Muoviti" gli dico minacciosamente pungolandogli la spalla con il piede.
"E perchè dovrei?"
Ecco come fanno gli stronzi, vorrei dirgli. Tuttavia mi trattengo temendo che il mio insulto possa indurlo a negarmi l'orgasmo. Ne sarebbe perfettamente capace.
"Perchè ti voglio" affermo tentando di ammorbidirlo con tanto di sguardo da cane bastonato.
Devon scoppia a ridere scuotendo la testa.
"Non funziona così con me, dovresti saperlo ormai"
Sbuffo avvertendo l'eccitazione trasformarsi in una pulsazione continua e fastidiosa.
Mi ributto a peso morto sul divano guardando il soffitto con vaga irritazione.
Quando Devon schiaffeggia il mio interno coscia urlo dalla sorpresa. Una goccia dei miei umori attraversa proprio quel punto.
Spalanco la bocca rialzando la testa e guardando il mio ragazzo incredula. Non so perchè io sia tanto sorpresa dal suo gesto dal momento che la sua indelicatezza si ripresenta prontamente quando scopiamo. Ad ogni modo ciò mi fa sentire estremamente su di giri, quasi in estasi.
Lui, notando la mia rezione, ghigna malignamente alzando di nuovo la mano e, prima che io possa fermarlo, un altro schiaffo si abbatte su di me questa volta più leggero in quanto il bastardo mi ha colpito proprio al centro. Il bruciore, come conseguenza del suo gesto, mi porta a chiudere gli occhi mentre un'onda di piacere e dolore mi travolge provocandomi dei brividi che portano il mio corpo a tremare.
Sento uno spostamento e quando alzo le palpebre per capire cosa stia succedendo, vedo Devon intento a raccogliere qualcosa da terra.
La mia canottiera è stretta nella sua mano destra e l'avvicina al mio viso con un'epressione che non promette niente di buono. Quando l'appoggia sui miei occhi, dopo averla arrotolata per bene, capisco che vuole bendarmi.
Sospiro fremendo e ritrovandomi ad assecondare un'altra della sua tante fantasie.
Devon mi ha sempre detto che quando una persona è impossibilitata ad utilizzare uno dei suoi cinque sensi, gli altri quattro inevitabilmente si acuiscono.
Non è la prima volta che mi benda e le sensazioni non cambiano di certo.
Capto lo spostamento di poco prima e dopo qualche istante i miei polsi sono legati da quella che è, con molta probabilità, la sua maglietta. Gemo quando lui mi bacia dopo aver fatto un nodo senza stringerlo troppo. Ansimo come una vera scema quando lo sento sistemarsi sulle ginocchia dopo aver aperto le mie.
Per qualche istante non sento più il suo tocco portandomi a dedurre che si stia abbassando i boxer. Mi contorco sotto di lui come una forsennata sentendo una sorta di agonia sopraffarmi.
Mi lecco le labbra percependole secche e subito queste vengono separate dall'intrusione del dito di Devon.
"Succhialo" ordina con un ringhio mentre con l'altra mano strofina la punta del suo cazzo sulla mia entrata che gocciola vergognosamente.
Piagnucolo quando il suo dito arriva a sfiorare la mia gola ed io lo succhio come farei con la parte più intima di lui.
"Sh..." mi intima minaccioso prendendo a sbattere il cazzo sul mio clitoride. Il suono osceno rimbomba tra le pareti del salotto.
Devon mi ha fatta sentire bene fin da subito. Non so se sono stati gli occhi o le sue battutine a farmi sorridere per prima. E' come il riparo dopo lo scoppio di un temporale, è il sollievo alla vista dalla riva dopo aver corso il rischio di annegare, è quell'abbraccio di conforto dopo una giornata di merda.
Devon Wellson per me è tutto.
Il suo indice smette di torturarmi la bocca.
"Devon..." mormoro ansimando.
I miei seni si alzano e abbassano convulsamente a ritmo del mio respiro, mozzato non solo dal desiderio sessuale che mi avvolge come un'aura trasparente, ma anche grazie alla presenza di Devon che rende sempre tutto indimenticabile.
"Allarga bene le gambe, piccola" mi suggerisce.
"Non posso, la spalliera me lo impedisce"
Dopo qualche istante di silenzio sento dei fruscii e poco dopo vengo issata e depositata sul pavimento.
"Adesso puoi" sentenzia ridacchiando.
Trattengo una risatina e faccio come dice. Lui, in tutta risposta, afferra le mie caviglie portandole sulle sua spalle. Quando avverto il suo pollice cominciare a stimore il mio ano, spalanco la bocca liberando un gemito.
Devon si abbassa per prendere uno dei miei capezzoli in bocca facendo roteare la lingua intorno alla pelle dura e tesa, succhiandola con avidità.
Il suo pollice entra lentamente dentro il mio orfizio facendo attenzione a non forzare l'ingresso, temendo di provocarmi dolore mentre sento il suo sguardo addosso che scruta ogni mia espressione, godendo nel vedermi così immersa nel desiderio di averlo dentro.
Poggio i palmi sul suo petto facendo pressione per allontanarlo. Lui obbedisce ai miei comandi silenti e sento che alza nuovamente il busto mentre le mie gambe sono ancora poggiate sulle sue spalle e il mio ano ancora pressato dal suo polpastrello.
Afferro la sua erezione alla cieca con entrambe le mani a causa dei polsi legati tra di loro, dimostrando tutta la mia impazienza. La indirizzo alla mia intimità strusciandola un paio di volte. Dopo aver udito un delizioso mugolio di Devon, lascio che entri dentro di me del tutto sentendo ogni suo centimetro riempirmi tanto da regalarmi una sensazione inebriante che mi squassa lo stomaco.
Fletto le gambe lasciando che si muova al ritmo da lui stabilito che fin da subito si presenta martellante e dannatamente forte. Il rumore delle nostre pelli che entrano in collisione è così indecente che mi mordo il labbro inferiore mentre l'estasi del momento mi agguanta le budelle, lasciando che queste si torcano tra di loro.
Devon libera il mio sedere dalla sua invasione, ma solo per sostituire il pollice con la presenza dell'indice e del medio così da potermi penetrare più a fondo.
Nel frattempo le sue spinte si fanno sempre più forti e il suo pene arriva a toccarmi parti che non ha mai raggiunto. Presa dall'eccitazione mi tocco il clitoride volendo venire al più presto, ma Devon mi anticipa afferrandomi i polsi e impedendomi di darmi piacere. D'un tratto le sue labbra sono vicine al mio orecchio e il suo respiro affannoso mi riscalda la guancia sinistra.
"Decido io quando devi venire" sentenzia burbero per poi mordermi il collo per punire la mia azione precedente.
Annaspo quando le energie abbandonano il mio corpo e quest'ultimo fatica a stargli dietro.
I suoi testicoli sbattono contro le sue nocche e così facendo porta le sue dita ad andare in una zona più profonda.
Urlo per una fitta di dolore che, però, viene subito sostituita da uno spasmo di piacere delle mia intimità che comincia a stringersi intorno al suo cazzo lentamente, risucchiandolo così da lasciargli intendere che il mio orgasmo non è poi così lontano.
Devon libera un gemito mascolino.
Ad ogni sua spinta la potenza aumenta portandoci a spostarci sul tappeto.
"Rallenta..." sussurro.
Lui non sembra aver sentito e improvvisamente la mia gola viene circondata dalle sue dita. Stringe appena, quanto basta per mostrare la sua dominanza su di me. Inarco la schiena urlando e pregandolo di farmi venire.
Rimango inerme mentre Devon si prende tutta me stessa lasciando tra le mie mani solo frammenti addolorati della mia vita. La sofferenza si fonde con il piacere e il piacere si fonde con l'amore.
In fondo di cos'altro ho bisogno se non questo?
Amo Devon e ho bisogno di lui. Sempre.
Quei quadri sembravano rappresentare tutto ciò che desiderava. Mamma non mi aveva mai nascosto la verità che si celava dietro argomenti delicati come il sesso.
Una volta mi aveva trovata intenta ad osservare uno dei suoi quadri più spinti che raffigurava un uomo che stringeva tra le falangi la folta chioma bruna della donna, inginocchiata ai suoi piedi. La bocca di quest'ultima avvolgeva la pelle dura del pene ed il capo dell'uomo era gettato all'indietro, le sue labbra dischiuse e l'espressione contorta dal piacere.
Avevo dieci anni mentre inclinavo il capo tentando di capire cosa quell'atto significasse.
"Si chiama fellatio"
La voce di mamma mi aveva portata a sobbalzare spaventata temendo di suscitare una reazione furibonda. Non mi aveva mai rimproverata quelle volte che mi aveva beccata dentro la sua stanza dell'arte -come amavo chiamarla io-, ma sentivo di star guardando qualcosa che non avrei nemmeno dovuto scorgere.
"Cosa?" avevo chiesto confusa.
Aveva detto una parola strana che non avevo ben compreso.
"Il fellatio è una pratica sessuale che mettono in atto le donne per dare piacere agli uomini. Tuttavia quest'ultimi possono riceverla anche da parte di altri uomini. Vedi?" mi aveva chiesto afferrando un'altra tela mostrandomi il suo contenuto.
Un ragazzo giovane era nella stessa posizione della donna del quadro precedente mentre un secondo ragazzo, che sembrava più adulto, digrignava i denti osservando la lingua del primo che leccava il suo pene.
Sapevo quali fossero le parti anatomiche del corpo umano, ma avevo difficoltà a dare un nome a tutte le pratiche rappresentate da mia madre.
"Questa stimolazione viene comunemente definita preliminare"
Annuivo guardando incuriosita e allo stesso tempo inorridita le immagini che mi mostrava la mamma.
Lei aveva sempre avuto un'indole ribelle che aveva dimostrato nelle piccole cose: l'aver inseguito la sua passione per la medicina, il suo eterno amore per l'arte erotica che non aveva mai voluto nascondere nemmeno quando era una bambina, essere scappata di casa quando i miei nonni volevano persuaderla ad abortire perchè troppo giovane per tenermi.
Papà tantissime volte mi ripeteva che mi voleva bene e che teneva a me, ma l'essere diventata madre all'età di sedici anni l'ha portata a rincorrere quella giovinezza che le era sfuggita tra le dita come un palloncino volava via tra le grinfie di un bambino e questo, inevitabilmente, scoppiava a piangere disperato.
Mi ribadiva sempre che non era colpa mia, volendo a tutti i costi che questo concetto si radicasse per bene nella mia testa. Ma non riesco a non pensare che se solo non fossi nata mia madre non avrebbe mai lasciato mio padre e quest'ultimo non avrebbe mai sofferto.
Stringo il cuscino del divano al mio petto volendo soffocare il più possibile il mio dolore. Guardo la televisione distrattamente, butto un'occhiata all'orologio elettrico che è posto proprio sotto lo schermo e vedo che indica le quattro del mattino.
Mi ero rigirata tra le lenzuola così tanto che avevo temuto di svegliare Devon così avevo deciso di scendere in cucina e prepararmi una camomilla, ma nemmeno quella era valsa a qualcosa.
A quel punto l'unica soluzione rimasta a mia disposizione sembrava stare sul divano finchè il sonno non mi avrebbe preso con sè.
Sono ormai più di quaranta minuti che cerco disperatamente un briciolo di stanchezza in me, tuttavia sembro più sveglia di un grillo.
Quando avverto un rumore dalla porta del salotto, sobbalzo e getto un urletto notando Devon che mi guarda.
"Gesù!" esclamo mettendomi seduta di scatto e portandomi una mano al petto.
"Perchè sei qui?" mi chiede con voce roca ed impastata.
Si avvicina con passi pigri a me mentre sbadiglia e si passa una mano sulla faccia tentando di reprimere il sonno e la spossatezza che minacciano di divorarlo.
Questi piccoli movimenti lo fanno sembrare così tenero che lo bacerei per ore intere.
Mi metto nuovamente comoda e lui si posiziona con la testa sul mio stomaco ed il resto del corpo ad occupare il divano in attesa di una mia risposta.
"Non riesco a dormire" confesso prendendo ad accarezzargli i capelli con movimenti lenti, godendo della morbidezza che li caratterizza.
"Sei arrabbiata con me?"
Sarà la decima volta che mi porge questa domanda nell'arco della serata.
"No, so che non mi hai detto nulla per proteggermi anche se non approvo" accompagno le ultime parole assestandogli un leggero scapellotto.
Devon afferra la mia mano e ne bacia il dorso dolcemente portandomi a sorridere.
Ci rilassiamo avvertendo il calore l'uno dell'altro mentre le nostre dita si accarezzano dolcemente. Ansimo quando volta il viso per stamparmi un bacio sulla coscia nuda. Ignoro il fremito che avverto in mezzo alle gambe, ma questo si intensifica quando Devon si gira mettendosi completamente su di me e schiacciandomi leggermente con il suo corpo, ma reggendosi sui gomiti così da non farmi male.
Sfiora la punta del suo naso con la mia guardandomi negli occhi così intensamente da farmi avvertire un soffietto al cuore.
Avvertendo l'esigenza di avere un contatto più veemente con lui gli afferro le guance e unisco le nostre labbra. La sua lingua pretenziosa e impaziente preme contro la mia bocca pretendendo l'accesso al suo interno. Nel frattempo le mie anche cominciano a muoversi lentamente ed impercettibilmente.
Avvolgo le braccia intorno al collo di Devon e le nostre labbra si muovono all'unisono mentre lo schiocco dei nostri baci rieccheggia nella casa silenziosa (eccetto per il lieve vociare dei personaggi della televisione).
Improvvisamente Devon si alza sedendosi sui talloni per potersi sfilare la maglietta. Mi fa cenno di mettermi seduta e così facendo mi ritrovo a pochi centimetri dal suo addome, dopodichè le sue mani si allungano per levarmi la canottiera bianca trasparente che lascia intravedere i capezzoli duri. Quando quest'ultimi vengono sottoposti allo sguardo colmo di desiderio del mio ragazzo presto si induriscono ancora di più fino a raggrinzirsi dolorosamente.
I suoi occhi luccicano, le labbra gonfie vengono attraversate dai suoi respiri irregolari dati dal'eccitazione che aumenta ad ogni occhiata sensuale.
"Hai intenzione di rimanere a fissarmi in quel modo?" chiedo imbarazzata.
Stiamo insieme da nove anni eppure le farfalle che sento nel mio stomaco -da ragazzina ero fermamente convinta che non le avrei mai avvertite- sono le stesse del primo giorno in cui i nostri occhi si sono incrociati.
"Potrei farlo" sentenzia con un sorrisetto divertito.
Mi afferra i fianchi per farmi sdraiare nuovamente.
"Ma?" chiedo ricambiando il sorriso e allungando le mani per poggiarle sul suo petto mentre Devon estende le sue per sfilarmi i pantaloncini corti del pigiama, tirando in contemporanea anche il lembo degli slip.
Il mio sesso bagnato adeso è esposto completamente e noto che le pupille di Devon si allargano alla visione. Con il pollice dilata le labbra per poi poggiarlo sul clitoride ed esercitare una forte pressione che mi fa contorcere sotto il suo tocco.
Devon sghignazza abbassandosi fino a ritrovarsi in mezzo alle mie cosce che subito si allargano per permettergli di introdurvisi meglio. La sua maledetta lingua mi lecca facendomi roteare gli occhi all'indietro e portandomi ad emettere un gemito sommesso. Stringo i suoi capelli nelle mie dita tirandoli di tanto in tanto, alzo i fianchi andandogli incontro mentre la sua bocca avida e assetata dei miei umori mi bacia.
"Devon, ti prego"
Lo sento ridacchiare contro il mio sesso facendo crescere dentro di me il desiderio di schiaffeggiarlo.
"Non fare lo stronzo" lo intimo tra un ansimo e l'altro.
"E come fanno gli stronzi, piccola?" mi provoca riprendendo a leccarmi mentre con una mano premuta sul mio stomaco mi tiene ferma e con l'altra mi da piacere, accompagnando i movimenti sensuali della sua lingua con le dita.
Urlo inarcando la schiena e sentendo l'eccitazione squassarmi persino le viscere.
Poggio un piede sulla sua spalla per aprire ancora di più le gambe. I suoi polpastrelli affondano dentro di me senza remore accarezzando le piaghe bagnate del mio centro.
"Amo i tuoi versi" afferma Devon soffiando sulla vulva.
Gemo e percepisco la voglia di avere un'unione totale con lui così forte da alzare la testa e puntargli i miei occhi addosso.
"Muoviti" gli dico minacciosamente pungolandogli la spalla con il piede.
"E perchè dovrei?"
Ecco come fanno gli stronzi, vorrei dirgli. Tuttavia mi trattengo temendo che il mio insulto possa indurlo a negarmi l'orgasmo. Ne sarebbe perfettamente capace.
"Perchè ti voglio" affermo tentando di ammorbidirlo con tanto di sguardo da cane bastonato.
Devon scoppia a ridere scuotendo la testa.
"Non funziona così con me, dovresti saperlo ormai"
Sbuffo avvertendo l'eccitazione trasformarsi in una pulsazione continua e fastidiosa.
Mi ributto a peso morto sul divano guardando il soffitto con vaga irritazione.
Quando Devon schiaffeggia il mio interno coscia urlo dalla sorpresa. Una goccia dei miei umori attraversa proprio quel punto.
Spalanco la bocca rialzando la testa e guardando il mio ragazzo incredula. Non so perchè io sia tanto sorpresa dal suo gesto dal momento che la sua indelicatezza si ripresenta prontamente quando scopiamo. Ad ogni modo ciò mi fa sentire estremamente su di giri, quasi in estasi.
Lui, notando la mia rezione, ghigna malignamente alzando di nuovo la mano e, prima che io possa fermarlo, un altro schiaffo si abbatte su di me questa volta più leggero in quanto il bastardo mi ha colpito proprio al centro. Il bruciore, come conseguenza del suo gesto, mi porta a chiudere gli occhi mentre un'onda di piacere e dolore mi travolge provocandomi dei brividi che portano il mio corpo a tremare.
Sento uno spostamento e quando alzo le palpebre per capire cosa stia succedendo, vedo Devon intento a raccogliere qualcosa da terra.
La mia canottiera è stretta nella sua mano destra e l'avvicina al mio viso con un'epressione che non promette niente di buono. Quando l'appoggia sui miei occhi, dopo averla arrotolata per bene, capisco che vuole bendarmi.
Sospiro fremendo e ritrovandomi ad assecondare un'altra della sua tante fantasie.
Devon mi ha sempre detto che quando una persona è impossibilitata ad utilizzare uno dei suoi cinque sensi, gli altri quattro inevitabilmente si acuiscono.
Non è la prima volta che mi benda e le sensazioni non cambiano di certo.
Capto lo spostamento di poco prima e dopo qualche istante i miei polsi sono legati da quella che è, con molta probabilità, la sua maglietta. Gemo quando lui mi bacia dopo aver fatto un nodo senza stringerlo troppo. Ansimo come una vera scema quando lo sento sistemarsi sulle ginocchia dopo aver aperto le mie.
Per qualche istante non sento più il suo tocco portandomi a dedurre che si stia abbassando i boxer. Mi contorco sotto di lui come una forsennata sentendo una sorta di agonia sopraffarmi.
Mi lecco le labbra percependole secche e subito queste vengono separate dall'intrusione del dito di Devon.
"Succhialo" ordina con un ringhio mentre con l'altra mano strofina la punta del suo cazzo sulla mia entrata che gocciola vergognosamente.
Piagnucolo quando il suo dito arriva a sfiorare la mia gola ed io lo succhio come farei con la parte più intima di lui.
"Sh..." mi intima minaccioso prendendo a sbattere il cazzo sul mio clitoride. Il suono osceno rimbomba tra le pareti del salotto.
Devon mi ha fatta sentire bene fin da subito. Non so se sono stati gli occhi o le sue battutine a farmi sorridere per prima. E' come il riparo dopo lo scoppio di un temporale, è il sollievo alla vista dalla riva dopo aver corso il rischio di annegare, è quell'abbraccio di conforto dopo una giornata di merda.
Devon Wellson per me è tutto.
Il suo indice smette di torturarmi la bocca.
"Devon..." mormoro ansimando.
I miei seni si alzano e abbassano convulsamente a ritmo del mio respiro, mozzato non solo dal desiderio sessuale che mi avvolge come un'aura trasparente, ma anche grazie alla presenza di Devon che rende sempre tutto indimenticabile.
"Allarga bene le gambe, piccola" mi suggerisce.
"Non posso, la spalliera me lo impedisce"
Dopo qualche istante di silenzio sento dei fruscii e poco dopo vengo issata e depositata sul pavimento.
"Adesso puoi" sentenzia ridacchiando.
Trattengo una risatina e faccio come dice. Lui, in tutta risposta, afferra le mie caviglie portandole sulle sua spalle. Quando avverto il suo pollice cominciare a stimore il mio ano, spalanco la bocca liberando un gemito.
Devon si abbassa per prendere uno dei miei capezzoli in bocca facendo roteare la lingua intorno alla pelle dura e tesa, succhiandola con avidità.
Il suo pollice entra lentamente dentro il mio orfizio facendo attenzione a non forzare l'ingresso, temendo di provocarmi dolore mentre sento il suo sguardo addosso che scruta ogni mia espressione, godendo nel vedermi così immersa nel desiderio di averlo dentro.
Poggio i palmi sul suo petto facendo pressione per allontanarlo. Lui obbedisce ai miei comandi silenti e sento che alza nuovamente il busto mentre le mie gambe sono ancora poggiate sulle sue spalle e il mio ano ancora pressato dal suo polpastrello.
Afferro la sua erezione alla cieca con entrambe le mani a causa dei polsi legati tra di loro, dimostrando tutta la mia impazienza. La indirizzo alla mia intimità strusciandola un paio di volte. Dopo aver udito un delizioso mugolio di Devon, lascio che entri dentro di me del tutto sentendo ogni suo centimetro riempirmi tanto da regalarmi una sensazione inebriante che mi squassa lo stomaco.
Fletto le gambe lasciando che si muova al ritmo da lui stabilito che fin da subito si presenta martellante e dannatamente forte. Il rumore delle nostre pelli che entrano in collisione è così indecente che mi mordo il labbro inferiore mentre l'estasi del momento mi agguanta le budelle, lasciando che queste si torcano tra di loro.
Devon libera il mio sedere dalla sua invasione, ma solo per sostituire il pollice con la presenza dell'indice e del medio così da potermi penetrare più a fondo.
Nel frattempo le sue spinte si fanno sempre più forti e il suo pene arriva a toccarmi parti che non ha mai raggiunto. Presa dall'eccitazione mi tocco il clitoride volendo venire al più presto, ma Devon mi anticipa afferrandomi i polsi e impedendomi di darmi piacere. D'un tratto le sue labbra sono vicine al mio orecchio e il suo respiro affannoso mi riscalda la guancia sinistra.
"Decido io quando devi venire" sentenzia burbero per poi mordermi il collo per punire la mia azione precedente.
Annaspo quando le energie abbandonano il mio corpo e quest'ultimo fatica a stargli dietro.
I suoi testicoli sbattono contro le sue nocche e così facendo porta le sue dita ad andare in una zona più profonda.
Urlo per una fitta di dolore che, però, viene subito sostituita da uno spasmo di piacere delle mia intimità che comincia a stringersi intorno al suo cazzo lentamente, risucchiandolo così da lasciargli intendere che il mio orgasmo non è poi così lontano.
Devon libera un gemito mascolino.
Ad ogni sua spinta la potenza aumenta portandoci a spostarci sul tappeto.
"Rallenta..." sussurro.
Lui non sembra aver sentito e improvvisamente la mia gola viene circondata dalle sue dita. Stringe appena, quanto basta per mostrare la sua dominanza su di me. Inarco la schiena urlando e pregandolo di farmi venire.
Rimango inerme mentre Devon si prende tutta me stessa lasciando tra le mie mani solo frammenti addolorati della mia vita. La sofferenza si fonde con il piacere e il piacere si fonde con l'amore.
In fondo di cos'altro ho bisogno se non questo?
Amo Devon e ho bisogno di lui. Sempre.
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