Umiliazioni universitarie

di
genere
feticismo

Chiara era in piedi e ripeteva il paragrafo relativo ad obbligazioni e contratti, mentre io ero sdraiato sul divano e fingevo svogliatamente di seguirla sul libro. Mia madre era riuscita a raccomandarmi con la professoressa titolare di cattedra di diritto civile, la temibile Camarata, per cui ero sicuro di passare l'esame e non avevo interesse a studiare. Chiara aveva notato il mio scarso impegno e mi aveva rimproverato più volte ma io continuavo a distrarmi.
Abitavamo insieme in un bivani a pochi passi dall'università e studiavamo insieme ogni materia. Ci conoscevamo dai tempi del liceo ed era nata subito una profonda amicizia e un'intensa alchimia fra due persone molto particolari e poco popolari. Lei omosessuale, con comportamento da maschiaccio ribelle e io feticista dei piedi e delle scarpe femminili, sempre succube delle donne.
La mia amica finì di ripetere il paragrafo è mi chiese di parlarle dei diritti reali, ma le risposi che non avevo ancora approfondito quella parte.
"Non hai ancora approfondito?" -rispose Chiara furibonda - "mancano due settimane all'esame e tu non hai approfondito? Ora ti faccio approfondire io".
Così dicendo la ragazza sali' sul divano dove ero sdraiato e mi saltò letteralmente sulla faccia, rimanendo in piedi sul mio viso .
"Ahi Chiara mi fa male , scendi . Ma che ti è saltato in mente?" supplicai disperato.
La mia amica rimaneva immobile sulla mia faccia e aveva un sorrisetto sadico e compiaciuto.
"Ma come? Dici che ti piacciono i piedi ? Bene, te li sto spalmando sulla faccia. Ti dovrebbe piacere" - "ma non così, ho tutto il tuo peso sul viso, mi faccio male. Ti prego, scendi ".
Finalmente la mia coinquilina scese dalla mia faccia e premette un piede sul mio collo. "Se non ti impegni a studiare la prossima volta ti salgo sulla faccia coi tacchi a spillo". " va bene studierò "
"Inoltre stasera, per farti perdonare, cucinerai , laverai i piatti e mi farai un massaggio ai piedi". "Va bene boss, obbedisco".
Quella sera, Chiara era sdraiata sul letto e si beava del massaggio ai piedi che le stavo facendo da cira 20 minuti.
Finalmente mi liberò dai miei incombenti e, per premiarmi dei miei servigi, mi permise di concludere la serata con un paio delle sue scarpe. Scelsi quelle che preferivo, un paio di scarpe da ginnastica molto consunte e odorose, e scomparvi nella mia stanza per bearmi di quell'aroma e masturbarmi.
La mattina seguente, andai all'università per seguire la lezione della professoressa Camarata. Al termine del corso mi presentai al suo cospetto per farmi riconoscere e non avere sorprese il giorno dell'esame. La professoressa mi scrutò per qualche secondo. Era una donnetta di bassa statura, con capelli corti e scuri, due glaciali occhi azzurri e labbra sottilissime. Indossava una giacca grigia, un maglione grigio a collo alto e una gonna grigia, un paio di calze di nylon color carne e delle scarpe ballerine nere.
"Tu sei il figlio di Eleonora?"
"Si professoressa"
"Bene. Seguimi , ti devo parlare".
Ci recammo nel dipartimento di diritto civile ed entrammo in una enorme stanza colma di librerie, volumi giuridici e scartoffie. La prof si sedette su una poltrona posta davanti ad una delle librerie e mi chiese di chiude la porta.
"Mi sono impegnata con tua madre per farti passare l'esame e io rispetto sempre la parola data. Ma la Camarata non fa mai niente per niente". "Cosa dovrei fare prof?"- risposi incuriosito.
"Silenzio. Quando parlo io devi stare zitto"- "mi scusi" - "Se vuoi darti la materia dovrai essere il mio schiavo fino all'esame". "Schiavo ?" - "proprio così, schiavo. Ho molti schiavi e schiave al mio servizio qui all'università. Tu non sei il primo e non sarai l'ultimo. Allora accetti?".
Io ero sorpreso, spaventato, attonito, sconvolto , ma anche incuriosito e desideroso di sottomettermi a lei.
"Va bene prof , accetto".
"Bene, allora prostrati a terra dinanzi a me". Obbedii all'ordine e mi ritrovai per terra, sdraiato a pancia sotto sul freddo marmo.
"Ora alza la faccia". Alzai il viso verso la Camarata e mi ritrovai il suo piede sulla faccia . "Ora ripeti: da oggi e fino all'esame di diritto civile sarò schiavo della Camarata e obbedirò a qualsiasi suo ordine". Ripetei quell'assurda frase in preda ad una forte eccitazione, tanto che il mio membro era divenuto durissimo. Poi fui costretto, con sommo piacere, a baciare i piedi della prof e, infine, fui congedato, non prima di averle dato il mio numero di telefono.
L'unica cosa che seppi fare quando tornai a casa fu di chiudermi in bagno e masturbarmi pensando alle meravigliose umiliazioni che avevo appena subito.
Di pomeriggio, mi recai alla lezione della professoressa Adonica, di diritto costituzionale comparato. La materia non rientrava nel mio piano di studio, ma ero lì per Ludovica. Quanto amavo quella ragazza. Alta, bionda, con gli occhi azzurri , un fisico statuario e una quarta di seno. Durante tutta la lezione non facevo che ammirare la sua straordinaria bellezza. Quando la professoressa ebbe finito provai a raggiungere Ludovica, ma mi sentii chiamare per nome e cognome dalla Adonica. Mi stupii che mi conoscesse e la raggiunsi per sentire cosa volesse.
"Salve professoressa , cosa desidera?".
"Seguimi, ti devo parlare". Sembrava un deja vu dell'esperienza della mattina.
Ci recammo nel suo ufficio, lei chiuse la porta e si sedette su una poltroncina in pelle. Aveva un viso molto espressivo, dei vividi occhi verdi, dei capelli color oro tirati all'indietro con la coda da cavallo. Notai che indossava calze di nylon color carne e delle décolleté nere.
"Ti ho convocato al mio cospetto perché ho visto cosa è successo stamattina con la Camarata" . "L'ha visto?" - "chiesi terrorizzato" - "si l'ho visto. Mi trovavo al dipartimento e ho visto tutto, ma voi non vi siete accorti della mia presenza".
"Cosa vuole da me prof?"
"Semplice, voglio che tu serva me come servi la Camarata. Quella stronza si crede la numero uno della facoltà , ma non sa con chi ha a che fare . Io sono l'Adonica!. Ho più servitori di lei e tu sarai il prossimo. Ora prostrati ai piedi dell'Adonica!"
Nella sua espressione vi era un misto di follia e sadico compiacimento.
Assecondai la strana prof , mi sdrai per terra e mi ritrovai anche i suoi piedi sulla faccia. L'odore che sprigionavano le sue estremità era paradisiaco e il mio membro divenne di nuovo enorme e durissimo.
Quando la prof mi permise di rialzarmi, notò la mia erezione.
"Ah sporcaccione che non sei altro! Ti piace essere umiliato ai piedi dell'Adonica. Bravo. Ora baciali". Mi prostrai nuovamente ai piedi della donna e presi a baciarli avidamente più e più volte. Fui interrotto da un calcio in faccia, fui costretto a comunicare alla prof i miei recapiti e fui congedato.
Neanche a dirlo, terza umiliazione in meno di 24 ore e terza super sega in bagno.
I whatsapp delle professoresse non tardarono ad arrivare . La Camarata mi inviava la li lista della spesa, che avrei dovuto comprare e portarle a domicilio, mentre l'Adonica mi convocava a casa sua per ricevere un massaggio rilassante.
A proposito di massaggi, quella sera, mentre carezzavo delicatamente i piedi di Chiara appena incremati, pensavo a Ludovica. Cosa avrebbe pensato di me nel vedermi calpestato da Chiara, umiliato ai piedi dalla Camarata, soggiogato ai piedi dell'Adonica? Dopo varie riflessioni, capii che non me ne importava nulla. Io sono quello che sono e quelle appena trascorse erano state le 24 ore più belle della mia vita.


scritto il
2024-02-12
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