Elsa
di
Elia
genere
pissing
Quella mattina mi svegliai prima che suonasse la sveglia, era puntata alle 6,13, questo come al solito per dare pari opportunità a tutti i numeri, decido di alzarmi lo stesso, tanto il display mostrava le 6,09.
Sarei dovuto andare da Milano a Venezia, lungo la strada mi sarei fermato a Vicenza per fare visita ad un amico ex compagno di scuola che non vedevo da anni, il quale lavorava a Londra ma che sarebbe tornato per qualche giorno facendo base a casa della madre a Vicenza appunto.
Prendo l'auto in garage, mi ero imposto di passare prima al lavaggio, era proprio indecente, in realtà non ne avevo tanta voglia, decisi comunque di fare almeno un lavaggio veloce esterno al rapido.
In attesa dentro l'auto con gli spazzoloni che ricordano i cipressi di Bolgheri alti e schietti che ti vengono incontro, le luci colorate che ti portano a viaggiare con la mente, pensai a quella donna che avevo incontrato la settimana precedente, aveva un viso particolare, uno sguardo penetrante, molto attraente con delle forme un po' spigolose, bella donna, affascinante soprattutto per la sua intelligenza, finimmo quasi a letto dopo una serata in un locale della movida milanese. Mi fece entrare in casa con la scusa di farmi vedere la copertina che aveva disegnato per un libro che aveva intenzione di finire di scrivere dopo tre anni. Non feci in tempo ad entrare che chiusa la porta alle mie spalle si attacco alle mie labbra, mi succhiava il labbro inferiore con avidita, la cosa mi coinvolse, iniziai a palparla e passando le dita sotto i suoi slip sentì tanta umidità, assaggiai prima io e poi passai il mio dito sulle sue labbra e venne risucchiato dalla sua bocca, tanto avida, mi inginocchiai lì davanti a lei, alzai la gonna che lei subito slacciò lateralmente e spostando gli slip spinse la sua vulva verso le mie labbra, la mia lingua si fece spazio tra le grandi labbra, trovai un clitoride turgido ad attendermi, degli umori colavano copiosamente, cominciai a leccarlo, in modo dolce ed ogni tanto lo succhiavo per capire dalle sue reazioni quale fosse per lei il modo migliore di trattarlo, inserisco un dito e poi il secondo, mi feci strada dolcemente seguendo la parete anteriore trovai un piccolo promontorio rugoso e fu lì che si fermarono i miei polpastrelli, facevo delle leggere pressioni mentre godevo del suo clitoride che andava dalle mie labbra alla mia lingua, ad un certo punto le sue mani strinsero la mia testa iniziò a tremare ed ebbe un orgasmo molto forte ed intenso, al punto che mi spostò subito dopo, mi allontanò e mi disse fermati fermati perfavore, mi fermai subito, restai giù a guardare il suo viso, anche preoccupato, non conoscendola bene non capivo cosa avesse, i suoi occhi erano chiusi e la sua bocca serrata, le gambe erano diventate rigide, dopo circa un minuto si rilassò, mi disse: scusami, scusami tanto, fermiamoci qui, aveva cambiato espressione ed atteggiamento, sembrava fredda e distaccata, mi alzai in piedi e di fronte a lei mi invitò ad andare, ci sentiamo domani scusami, la copertina del libro te la faccio vedere un'altra volta. Non ho insistito, la salutai e andai via. Il giorno dopo mi chiamò dicendo che purtroppo lei è fatta cosi, dopo l'orgasmo non sopporta più nessuno e vuol stare da sola, intanto il clacson di un auto dietro mi sveglia dai miei ricordi per farmi capire che il lavaggio era terminato ed avrei dovuto lasciare il passo agli altri, misi in moto e andai a prendere l'autostrada per Venezia.
La giornata era di quelle classiche di metà marzo, tempo incerto, sole e qualche nuvola, si stava bene e le giornate si erano finalmente allungate, esco al casello Vicenza ovest e dopo aver pagato mi accosto per leggere l'indirizzo di casa della madre di Alfredo, inserisco l'indirizzo sul navigatore e strada facendo mi fermo a mangiare qualcosa, la signora sapeva che sarei arrivato attorno alle 15,00.
Quando sono nei pressi all'orario stabilito, sto percorrendo il viale con delle villette, cerco il numero 15, è un cancelletto rosso con a fianco il cancello grande per il garage, parcheggio l'auto fuori, scendo e suono il campanello, quasi immediatamente si sente: "arrivo", un attimo dopo si sente che dà l'impulso per sbloccare il cancelletto ed apre contemporaneamente la porta. Non avevo mai conosciuto la madre di Alfredo, sapevo fosse vedova da quando io e suo figlio andavamo a scuola insieme a Milano, poi dopo le superiori si trasferirono in veneto per ragioni di lavoro della madre. Ciao sei Elia vero? Esclamò;
Buongiorno, si esatto, risposi; vieni accomodati, scusa se ti dò del tu, diamoci del tu, sono Elsa! D'accordo, risposi, anche se non mi veniva subito facile.
Elsa era una donna di 52 anni, dal carattere aperto, simpatica, faceva l'insegnante di Italiano presso un liceo, aveva avuto Alfredo figlio unico all'età di 22 anni e dopo un anno suo marito ebbe un incidente mortale.
Ci accomodiamo in cucina, prepara un caffè e si chiacchiera sul lavoro del figlio, lei mi confessa di essere molto contenta ed orgogliosa della carriera del figlio e che così avrebbe finalmente potuto visitare Londra, sua grande aspirazione che non aveva ancora realizzato.
Si sa un discorso tira l'altro, si fanno le 16,30 quando le squilla il telefono, era Alfredo che le dice di avere un problema con il volo, in quanto è stato sospeso e che purtroppo a causa di altri impegni sarebbe riuscito ad arrivare in Italia la settimana successiva, chiede di parlare con me, mi spiega la situazione e chiede se potessi ripassare, rispondo di sì, al mio ritorno da Venezia gli promisi che sarei passato ad attenderlo.
Elsa dispiaciuta per l'imprevisto, mi chiede di restare, ormai sei qui, andare a Venezia a quest'ora non ha senso, fermati a dormire stasera e vai via domani, accetto anche perché il mio primo appuntamento di lavoro a Venezia sarebbe stato nel primo pomeriggio del giorno dopo.
Mi fa mettere l'auto in garage, porto giù la valigia e mi accompagna in camera degli ospiti per sistemarmi, intanto lei sarebbe uscita per delle commissioni.
Rientra per la cena e porta due pizze e delle patatine, ti piace la pizza Elia? Si certo, rispondo, la mangerei tutti i giorni, ci sediamo sul divano del soggiorno e le pizze già tagliate a spicchi sul tavolino, mette un vecchio film di Alberto Sordi, Il Vigile, così passa la serata, ci salutiamo con una buonanotte, faccio una doccia e mi metto a letto. Prima di addormentarmi pensavo alla serata, che persona piacevole è Elsa, mi dicevo, è anche attraente, come tutti i trentenni mi affascinava l'idea di andare a letto con una donna più grande, lei era alta più o meno un metro e settanta, una taglia cinquanta credo, seno piccolo, forse una seconda spalle strette e fianchi larghi, forse, pensai, avrà una 42 come maglia ed una 50 come pantaloni, aveva le cosce grosse ma ben disegnate, mi addormentai facendo questi pensieri.
La mattina dopo mi svegliò il rumore di un trattore che passava lì vicino, erano le sei e mezza, sentii il rumore della doccia, Elsa era già in piedi, infatti mi aveva detto che alle nove doveva essere a scuola e che a me sarebbe bastato aprire il cancello col telecomando tirarmi dietro la porta e andar via. Sento bussare alla porta, era lei, io ancora sdraiato sul letto, avanti, dico; e lei, scusami, volevo salutarti, vedo che sei già sveglio, faccio per alzarmi e mi dice no tranquillo rimani lì, si avvicina ancora con i capelli bagnati e con su un accappatoio bianco, un po' strettino che faceva vedere bene le forme, davanti dal pube in giù si apriva ad ogni passo e si vedevano le sue cosce morbide con dei punti di cellulite sul lato interno del ginocchio, si siede sul letto, dice che le ha fatto piacere che io sia rimasto lì a dormire, hai delle belle labbra carnose, mi dice tutto ad un tratto nascondendo male un po' di imbarazzo, te lo hanno mai detto? Mentre faccio per rispondo, lei si alza, mette il ginocchio sinistro sul bordo del letto, poi l'altro e senza dire niente, guardandomi negli occhi viene piano piano su mentre si slaccia l'accappatoio e si mette a cavallo sulla mia bocca, con le mani poggiate sulla testata del letto per tenersi e inizia a strofinare la sua vulva sulle mie labbra, sento un fortissimo brivido che passa tutta la mia schiena, il mio pene è già turgido, lei continua strofinando la sua figa sulla mia bocca, metto fuori la lingua, il suo sapore è buono, poco acre ed è bagnatissima, vedo le sue cosce gonfie e morbide metto le mani e le accarezzo mentre lecco con gusto ed eccitazione, ad un certo punto lei si ferma, mette la mano sinistra sulla mia fronte e con la destra tiene aperte le grandi labbra, si allontana di circa dieci centimetri mentre io cercavo di avvicinarmi ancora con la lingia fuori, capisco la misura perché la mia lingua è molto grande e lunga va oltre i 12 cm, in quel momento lei improvvisamente mi fa uno schizzo di pipì in bocca, io sposto la testa di scatto e la guardo come per dirle ma che c..zo fai, lei riprende la mia testa la mette dritta e dice apri la bocca e bevi, con fare imperativo, io non capivo il perché, era una cosa nuova, tengo la bocca chiusa, lei inizia a farla lo stesso sulle mie labbra dicendo apri la bocca e bevi, porco! Quell'odore e calore che arrivava sul mio viso stranamente non mi nauseava come avrei immaginato se me lo avessero chiesto, ho avuto come un sussulto di eccitazione, ho schiuso le labbra facendo penetrare un po' di pipì, lei alza la voce, apri bene tutta la bocca,! mi ordina, apro e lei aumenta la potenza del getto, ingoia adesso, mi dice, io ingoio un po' ed un po' esce fuori dai lati della bocca facendo schiuma, è tanta ed infinita, mi sento sempre più inebriato, mi avvicino e mi attacco alla fonte per non farne perdere neanche una goccia ed ingoio direttamente, la mia eccitazione è a mille, sento come se fosse la cosa più bella del mondo, si ferma, mi dice, l'ultimo sorso non lo bere, tienilo lì con la bocca aperta, lo faccio, lei si avvicina e fa colare nella mia bocca piena della sua pipì, la sua saliva, adesso devi ingoiare, mando giù tutto, lei si mette più giù e si impala sul mio pene, appena entra ha un orgasmo ed io la seguo a ruota, un'esplosione di sensi. Dopo di ciò, si alza dal letto dicendo, è tardissimo devo scappare, sei stato meraviglioso, è da ieri sera che penso di svuotare la mia vescica nella tua bocca, sento che ti è piaciuto, lo faremo ancora e va via.
Io sono rimasto a letto come un rimbambito, senza pensieri anzi mi ritornavano in mente le immagini, dopo circa un'ora mi alzo e vado in doccia, li non resisto, continuo a rivivere la scena mentalmente e mi masturbo, ho avuto un altro orgasmo come se fossi ancora con lei, l'odore della sua pipì non mi aveva lasciato. Faccio la doccia mi vesto e vado via, verso Venezia.
Sarei dovuto andare da Milano a Venezia, lungo la strada mi sarei fermato a Vicenza per fare visita ad un amico ex compagno di scuola che non vedevo da anni, il quale lavorava a Londra ma che sarebbe tornato per qualche giorno facendo base a casa della madre a Vicenza appunto.
Prendo l'auto in garage, mi ero imposto di passare prima al lavaggio, era proprio indecente, in realtà non ne avevo tanta voglia, decisi comunque di fare almeno un lavaggio veloce esterno al rapido.
In attesa dentro l'auto con gli spazzoloni che ricordano i cipressi di Bolgheri alti e schietti che ti vengono incontro, le luci colorate che ti portano a viaggiare con la mente, pensai a quella donna che avevo incontrato la settimana precedente, aveva un viso particolare, uno sguardo penetrante, molto attraente con delle forme un po' spigolose, bella donna, affascinante soprattutto per la sua intelligenza, finimmo quasi a letto dopo una serata in un locale della movida milanese. Mi fece entrare in casa con la scusa di farmi vedere la copertina che aveva disegnato per un libro che aveva intenzione di finire di scrivere dopo tre anni. Non feci in tempo ad entrare che chiusa la porta alle mie spalle si attacco alle mie labbra, mi succhiava il labbro inferiore con avidita, la cosa mi coinvolse, iniziai a palparla e passando le dita sotto i suoi slip sentì tanta umidità, assaggiai prima io e poi passai il mio dito sulle sue labbra e venne risucchiato dalla sua bocca, tanto avida, mi inginocchiai lì davanti a lei, alzai la gonna che lei subito slacciò lateralmente e spostando gli slip spinse la sua vulva verso le mie labbra, la mia lingua si fece spazio tra le grandi labbra, trovai un clitoride turgido ad attendermi, degli umori colavano copiosamente, cominciai a leccarlo, in modo dolce ed ogni tanto lo succhiavo per capire dalle sue reazioni quale fosse per lei il modo migliore di trattarlo, inserisco un dito e poi il secondo, mi feci strada dolcemente seguendo la parete anteriore trovai un piccolo promontorio rugoso e fu lì che si fermarono i miei polpastrelli, facevo delle leggere pressioni mentre godevo del suo clitoride che andava dalle mie labbra alla mia lingua, ad un certo punto le sue mani strinsero la mia testa iniziò a tremare ed ebbe un orgasmo molto forte ed intenso, al punto che mi spostò subito dopo, mi allontanò e mi disse fermati fermati perfavore, mi fermai subito, restai giù a guardare il suo viso, anche preoccupato, non conoscendola bene non capivo cosa avesse, i suoi occhi erano chiusi e la sua bocca serrata, le gambe erano diventate rigide, dopo circa un minuto si rilassò, mi disse: scusami, scusami tanto, fermiamoci qui, aveva cambiato espressione ed atteggiamento, sembrava fredda e distaccata, mi alzai in piedi e di fronte a lei mi invitò ad andare, ci sentiamo domani scusami, la copertina del libro te la faccio vedere un'altra volta. Non ho insistito, la salutai e andai via. Il giorno dopo mi chiamò dicendo che purtroppo lei è fatta cosi, dopo l'orgasmo non sopporta più nessuno e vuol stare da sola, intanto il clacson di un auto dietro mi sveglia dai miei ricordi per farmi capire che il lavaggio era terminato ed avrei dovuto lasciare il passo agli altri, misi in moto e andai a prendere l'autostrada per Venezia.
La giornata era di quelle classiche di metà marzo, tempo incerto, sole e qualche nuvola, si stava bene e le giornate si erano finalmente allungate, esco al casello Vicenza ovest e dopo aver pagato mi accosto per leggere l'indirizzo di casa della madre di Alfredo, inserisco l'indirizzo sul navigatore e strada facendo mi fermo a mangiare qualcosa, la signora sapeva che sarei arrivato attorno alle 15,00.
Quando sono nei pressi all'orario stabilito, sto percorrendo il viale con delle villette, cerco il numero 15, è un cancelletto rosso con a fianco il cancello grande per il garage, parcheggio l'auto fuori, scendo e suono il campanello, quasi immediatamente si sente: "arrivo", un attimo dopo si sente che dà l'impulso per sbloccare il cancelletto ed apre contemporaneamente la porta. Non avevo mai conosciuto la madre di Alfredo, sapevo fosse vedova da quando io e suo figlio andavamo a scuola insieme a Milano, poi dopo le superiori si trasferirono in veneto per ragioni di lavoro della madre. Ciao sei Elia vero? Esclamò;
Buongiorno, si esatto, risposi; vieni accomodati, scusa se ti dò del tu, diamoci del tu, sono Elsa! D'accordo, risposi, anche se non mi veniva subito facile.
Elsa era una donna di 52 anni, dal carattere aperto, simpatica, faceva l'insegnante di Italiano presso un liceo, aveva avuto Alfredo figlio unico all'età di 22 anni e dopo un anno suo marito ebbe un incidente mortale.
Ci accomodiamo in cucina, prepara un caffè e si chiacchiera sul lavoro del figlio, lei mi confessa di essere molto contenta ed orgogliosa della carriera del figlio e che così avrebbe finalmente potuto visitare Londra, sua grande aspirazione che non aveva ancora realizzato.
Si sa un discorso tira l'altro, si fanno le 16,30 quando le squilla il telefono, era Alfredo che le dice di avere un problema con il volo, in quanto è stato sospeso e che purtroppo a causa di altri impegni sarebbe riuscito ad arrivare in Italia la settimana successiva, chiede di parlare con me, mi spiega la situazione e chiede se potessi ripassare, rispondo di sì, al mio ritorno da Venezia gli promisi che sarei passato ad attenderlo.
Elsa dispiaciuta per l'imprevisto, mi chiede di restare, ormai sei qui, andare a Venezia a quest'ora non ha senso, fermati a dormire stasera e vai via domani, accetto anche perché il mio primo appuntamento di lavoro a Venezia sarebbe stato nel primo pomeriggio del giorno dopo.
Mi fa mettere l'auto in garage, porto giù la valigia e mi accompagna in camera degli ospiti per sistemarmi, intanto lei sarebbe uscita per delle commissioni.
Rientra per la cena e porta due pizze e delle patatine, ti piace la pizza Elia? Si certo, rispondo, la mangerei tutti i giorni, ci sediamo sul divano del soggiorno e le pizze già tagliate a spicchi sul tavolino, mette un vecchio film di Alberto Sordi, Il Vigile, così passa la serata, ci salutiamo con una buonanotte, faccio una doccia e mi metto a letto. Prima di addormentarmi pensavo alla serata, che persona piacevole è Elsa, mi dicevo, è anche attraente, come tutti i trentenni mi affascinava l'idea di andare a letto con una donna più grande, lei era alta più o meno un metro e settanta, una taglia cinquanta credo, seno piccolo, forse una seconda spalle strette e fianchi larghi, forse, pensai, avrà una 42 come maglia ed una 50 come pantaloni, aveva le cosce grosse ma ben disegnate, mi addormentai facendo questi pensieri.
La mattina dopo mi svegliò il rumore di un trattore che passava lì vicino, erano le sei e mezza, sentii il rumore della doccia, Elsa era già in piedi, infatti mi aveva detto che alle nove doveva essere a scuola e che a me sarebbe bastato aprire il cancello col telecomando tirarmi dietro la porta e andar via. Sento bussare alla porta, era lei, io ancora sdraiato sul letto, avanti, dico; e lei, scusami, volevo salutarti, vedo che sei già sveglio, faccio per alzarmi e mi dice no tranquillo rimani lì, si avvicina ancora con i capelli bagnati e con su un accappatoio bianco, un po' strettino che faceva vedere bene le forme, davanti dal pube in giù si apriva ad ogni passo e si vedevano le sue cosce morbide con dei punti di cellulite sul lato interno del ginocchio, si siede sul letto, dice che le ha fatto piacere che io sia rimasto lì a dormire, hai delle belle labbra carnose, mi dice tutto ad un tratto nascondendo male un po' di imbarazzo, te lo hanno mai detto? Mentre faccio per rispondo, lei si alza, mette il ginocchio sinistro sul bordo del letto, poi l'altro e senza dire niente, guardandomi negli occhi viene piano piano su mentre si slaccia l'accappatoio e si mette a cavallo sulla mia bocca, con le mani poggiate sulla testata del letto per tenersi e inizia a strofinare la sua vulva sulle mie labbra, sento un fortissimo brivido che passa tutta la mia schiena, il mio pene è già turgido, lei continua strofinando la sua figa sulla mia bocca, metto fuori la lingua, il suo sapore è buono, poco acre ed è bagnatissima, vedo le sue cosce gonfie e morbide metto le mani e le accarezzo mentre lecco con gusto ed eccitazione, ad un certo punto lei si ferma, mette la mano sinistra sulla mia fronte e con la destra tiene aperte le grandi labbra, si allontana di circa dieci centimetri mentre io cercavo di avvicinarmi ancora con la lingia fuori, capisco la misura perché la mia lingua è molto grande e lunga va oltre i 12 cm, in quel momento lei improvvisamente mi fa uno schizzo di pipì in bocca, io sposto la testa di scatto e la guardo come per dirle ma che c..zo fai, lei riprende la mia testa la mette dritta e dice apri la bocca e bevi, con fare imperativo, io non capivo il perché, era una cosa nuova, tengo la bocca chiusa, lei inizia a farla lo stesso sulle mie labbra dicendo apri la bocca e bevi, porco! Quell'odore e calore che arrivava sul mio viso stranamente non mi nauseava come avrei immaginato se me lo avessero chiesto, ho avuto come un sussulto di eccitazione, ho schiuso le labbra facendo penetrare un po' di pipì, lei alza la voce, apri bene tutta la bocca,! mi ordina, apro e lei aumenta la potenza del getto, ingoia adesso, mi dice, io ingoio un po' ed un po' esce fuori dai lati della bocca facendo schiuma, è tanta ed infinita, mi sento sempre più inebriato, mi avvicino e mi attacco alla fonte per non farne perdere neanche una goccia ed ingoio direttamente, la mia eccitazione è a mille, sento come se fosse la cosa più bella del mondo, si ferma, mi dice, l'ultimo sorso non lo bere, tienilo lì con la bocca aperta, lo faccio, lei si avvicina e fa colare nella mia bocca piena della sua pipì, la sua saliva, adesso devi ingoiare, mando giù tutto, lei si mette più giù e si impala sul mio pene, appena entra ha un orgasmo ed io la seguo a ruota, un'esplosione di sensi. Dopo di ciò, si alza dal letto dicendo, è tardissimo devo scappare, sei stato meraviglioso, è da ieri sera che penso di svuotare la mia vescica nella tua bocca, sento che ti è piaciuto, lo faremo ancora e va via.
Io sono rimasto a letto come un rimbambito, senza pensieri anzi mi ritornavano in mente le immagini, dopo circa un'ora mi alzo e vado in doccia, li non resisto, continuo a rivivere la scena mentalmente e mi masturbo, ho avuto un altro orgasmo come se fossi ancora con lei, l'odore della sua pipì non mi aveva lasciato. Faccio la doccia mi vesto e vado via, verso Venezia.
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